Posts written by OldCannella

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    Fratelli


    Parte Quarta
    Rivelazione

    L'umano si avvicina, del tutto rilassato, almeno per quanto possono capirlo i due lupi. Il ragazzo, terrorizzato per la pozza nera che imprigiona il suo doppio, cerca conforto nel fratello, che però non sembra interessato. Lo rimprovera con un ringhio per essergli caduto addosso, poi si alza e parte in esplorazione del resto della tana. È convinto di aver sentito odore di cibo, ed ha una certa fame.
    Nel mentre, l'umano si è seduto vicino al ragazzo, che lo lascia fare. In fondo non è una minaccia, o suo fratello se ne sarebbe accorto. Ma non sembra essere più neppure spaventato. Forse conosce davvero le regole della convivenza civile, e sa di aver perso il dominio sulla sua tana. Quindi adesso si comporta con deferenza e senza paura, come si addice ad uno sconfitto onorevole. Il ragazzo non ha neppure intenzione di scacciarlo, visto che non sembra pericoloso.
    Pericolose sono le cose che fa, però.
    Di colpo, il piccolo se stesso annegato nella pozza nera (se ne stava quasi dimenticando, perso nell'osservazione dell'umano dal pelo bianco) scompare, sostituito da una miriade di immagini colorate in movimento, di suoni incomprensibili. Un intero piccolo mondo dentro quel piccolissimo laghetto, e l'umano non sembra battere ciglio.
    Il ragazzo vede un coniglio dentro quel piccolo mondo e, anche se gli sembra un po' strano, la reazione istintiva è provare a prenderlo. Suo fratello sarebbe così fiero se riuscisse a prenderlo! Sicuro, si lancia verso la piccola pozza, deciso anche a bagnarsi per entrare in quel mondo ristretto. Non si aspettava certo quello che invece succede. Sbatte una violenta manata sulla pozza, che sembra essere ghiacciata, ma più dura, e meno fredda. Gli animali del piccolo mondo non sembrano spaventarsi all'arrivo del lupo. Al contrario, continuano le loro attività come se nulla fosse.
    Completamente confuso, il ragazzo si ritira dietro all'umano, in cerca di protezione da tutte quelle cose assurde.
    Non si aspettava che le tane degli umani fossero così bizzarre. Eppure, per l'umano tutto quanto sembra perfettamente normale. In un angolo del suo animo, invidia quella tranquillità, vorrebbe averla anche lui, anche se non rinuncerebbe al suo essere lupo.

    Nel mentre, l'umano continua a emettere quei suoi suoni incomprensibili, ma piano piano nella mente del ragazzo-lupo si affaccia un'idea bizzarra: che forse quei versi non sono solo versi, ma un modo, l'unico a disposizione degli umani, per comunicare. Il problema è che non riesce a trovarci nessun collegamento da cui partire per tradurre.
    Poi, l'umano fa una cosa bizzarra, ma che almeno è possibile interpretare: gli mette le zampe sulle spalle. Un contatto fisico, finalmente, quelli si possono capire! L'impressione è che voglia che gli dia la sua completa attenzione, e a quel punto gli viene un'idea. Forse, se fossero più simili, potrebbe provare a imitare quello che fa l'altro, e magari stabilire un contatto!

    Con il semplice movimento delle dita che conosce bene, il ragazzo scompare e al suo posto...compare un altro umano, perfettamente identico al primo. Il ragazzo appoggia le mani sulle spalle del suo doppio e, sforzandosi al massimo, prova a riprodurne i suoni, che gli rotolano innaturalmente sulla lingua.

    Wiesh. Awahirwi. Wowe. Wi. Wahwhi

    [Alla tenuta degli Inuzuka]


    Shiba Inuzuka si sveglia di soprassalto, con la convinzione che c'è qualcosa che non va. Ci mette un paio di secondo per realizzare che ci sono due figure accovacciate sul suo letto. Non appena si rende conto che sono Haimaru e Fujiko, i due capibranco del nuovo gruppo di lupi, capisce cos'è succeso. Suo nipote. Dev'essere fuggito, o loro non sarebbero lì.
    Vestendosi in fretta, un po' esasperato, Shiba Inuzuka si rivolge ai due lupi, ai quali si è aggiunta anche la sua Momoko.

    Portatemi da lui. E speriamo non abbia fatto danni.

    Non sarà facile, si dice, crescere quel ragazzetto.
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    Insonnia


    Parte IV - In Giro per Oto


    Il bizzarro (leggi: completamente fuori di testa) cannibale che mi sono trovato come compagno per la serata sembra davvero in vena di socializzazione. Da qualche minuto mi ha abbrancato le spalle, e camminiamo come vecchi compari in giro per le strade. Puzza dannatamente, e sono quasi sicuro che dovrò passare a smacchiare i vestiti. Nel mentre parla cordialmente, come se niente di quello che l'ho visto fare fosse mai successo. Come se fosse del tutto normale mangiare la gente per strada, in mutande e cravattino.

    Oh, mi sembra un ottimo consiglio...ehm...insomma, non morire mi sembra la base della riuscita di una missione, no? Se muori non serve a molto, no? E i souvenir dicevi, eh? Posso vedere di portarteli, sì, cioè, non credo di dover uccidere nessuno, in realtà. Devo solo consegnare una lettera. Ma se dovessi trovare dei cuori te li porto!

    Sì, come no. Mi è bastato quello che sei in grado di fare da solo, Minoru, non voglio alimentare ulteriormente la tua follia. Battuta di pessimo gusto, lo riconosco.
    Il folle coniglietto non accenna a zittirsi, ed attacca a parlare del suo Dio, che ho come l'impressione sia in realtà un prodotto della sua mente malata. Un modo per giustificare a se stesso gli atti atroci che compie. Non l'ho mai sentito, questo Somujo, ma di sicuro non sembra un buon Dio. Neppure una buona voce in testa, se ti dice di mangiare altre persone. Devo smetterla di pensarci, o rischio che qualcos'altro mi torni a gola.
    Però è strano, stare qui a braccetto con questo tipo, conversare in tono leggero di cannibalismo con uno sconosciuto coperto di sangue mi sta stranamente calmando, e mi sta aiutando a superare lo shock di poco fa. E, cosa più strana, Minoru non mi fa per nulla paura.

    Oh, sembra un dio interessante, questo Somujo. Certo, magari sarebbe meglio ti dicesse altro, no, invece di farti venire solo fame, no? Vuoi sapere una cosa?

    Non so perché, ma mi sento di dirglielo, a lui soltanto.

    Anche io seguo una specie di Dio, anche se in realtà non è esattamente tale. Io sono un Uomo-Onda, e seguo il Fato. Di fatto non saprei spiegarti come funziona, ma più o meno il concetto è che io, e quelli come me, ci lasciamo trasportare dagli eventi, convinti che il destino ci porterà sempre esattamente dove dobbiamo andare. Osteggiare il Fato è proibito, perché chi si oppone allo scorrere della corrente causa la propria distruzione, come la roccia che tenta invano di resistere alle onde.

    I dubbi che mi sono venuti negli ultimi due giorni affiorano tutti, e non riesco a non parlarne con quello sconosciuto coperto di sangue.

    Ma ultimamente non mi sembra molto giusto, sai? Il Fato a volte è un infame, ti mette in situazioni che non vorresti mai affrontare. Eppure ti tocca, se sei un Uomo-Onda, non puoi opporti. E io sinceramente mi sono un po' stancato. Dovrei fare cose cehe davvero preferirei evitare. Come te con il mangiare, credo, magari ogni tanto non avresti voglia di seguire Somujo, e invece ti tocca, dico bene?

    Siamo arrivati al Cancello. Mi sento stordito e confuso. Davvero mi sono appena aperto in confessione ad un pazzo cannibale vestito da stripper? A quanto pare sì, e questa è la dimostrazione, mio malgrado, che il Fato mi porta davvero dove devo andare.

    Io allora devo andare, Minoru. È stato un...piacere...conoscerti. Spero di rivederti, prima o poi.

    E poi, faccio una cosa gravissima.

    Senti, nel caso volessi venire a trovarmi, il nascondiglio degli Uomini-Onda si trova...

    Glielo dico. Gli rivelo il nostro più grande segreto. La sede del luogo dove risiede il Maestro, rivelata ad un mostro assassino. Dio, che casino ho combinato? Ma, stranamente, l'averlo fatto mi fa sentire meglio.
    Sento il Fato che mi tira da una parte all'altra, burattino nelle sue mani.
    Non so se adesso mi sto comportando esattamente come si aspetta che mi comporti, o sto iniziando a recidere i fili che mi controllano.
    Non lo so, e non so se voglio saperlo.
    Saluto Minoru con una mano, e mi avvio verso il Cancello.
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    Fratelli


    Parte Terza
    Appropriazione

    Il ragazzo non riesce a capire bene il comportamento dell'umano, che continua a ignorarlo, prendendo nelle zampe davanti un pezzo della cosa che poco prima aveva prodotto quel rumore assordante. Continua a concentrarsi sul fratello, senza degnare lui di uno sguardo. Come se la minaccia venisse soltanto dal lupo argentato.

    Poi, all'improvviso, mentre arretra, gli inciampa addosso, e cade rovinosamente a terra. I due fratelli rimangono totalmente esterrefatti: chi sarebbe così poco sveglio da cadere adosso ad un nemico? E soprattutto, perché gli umani si ostinano a muoversi su due zampe sole, quando potrebbero camminare normalmente ed essere molto più stabili? Deve anche essersi fatto male, perché si tiene la testa, e fa di nuovo quegli strani versi.
    Con la testa inclinata di lato, il ragazzo abbaia una volta, e il lupo lo segue all'interno, fermandosi per alzare la gamba all'ingresso. Ora la tana è Marcata, il proprietario sconfitto. Non hanno più nulla da temere.

    Avvicinandosi al piccolo trotto, il lupo si avvicina all'umano, ed inizia ad annusarlo. Incuriosito, anche il ragazzo si avvicina, ed imita il fratello. L'umano odora, beh, di umano, più o meno. Gli sembra di riconoscere qualcosa di diverso, però, ma non riesce a capire cosa. Guarda il lupo, che ha iniziato lievemente ad uggiolare. Allora anche a lui sembra che quel tipo abbia qualcosa di strano. Nessuno dei due riesce a capire cosa, però.
    Ad ogni modo, non sembra minaccioso, ed il lupo perde quasi subito interesse, dirigendosi più all'interno, annusando e curiosando in giro.
    Il ragazzo avrebbe voglia di seguirlo, ma è troppo affascinato dall'umano. Visto da vicino, sembra davvero giovane, e spaventato. Avvicinando il muso al suo, prova a tirargli su il morale leccandogli una guancia. Vuole fargli capire che non gli verrà fatto del male, che la tana spetta loro di diritto, ma lui potrà continuare a starci, se farà il bravo. Suo Padre sarebbe fiero per come si sta comportando, visto che non sta bene infierire sugli sconfitti.

    Woof!, esclama il ragazzo, per mettere coraggio all'umano. Dopodiché, si allontana trotterallando verso l'interno della tana. Poco più avanti, il fratello si è sdraiato sopra una specie di pelliccia sul pavimento, morbida e calda. Anche lui si gode per qualche momento la soffice sensazione sotto le zampe, poi la sua attenzione viene attirata da un qualcosa di colore grigio, con sul davanti una parte nera lucida, che somiglia ad una pozza d'acqua in una notte di luna. Affascinato, si avvicina e...dentro la pozza vede se stesso! Un piccolo se stesso prigioniero dentro una pozza d'acqua in verticale!

    Terrorizzato per quella diavoleria, scatta indietro, finendo addosso al fratello, in un caos di zampe e pelo, uggiolando disperato.
    Gli umani, pensa, mentre tenta di districarsi dal fratello, sono davvero creature mostruose! E come potrebbe mai liberare quel piccolo se stesso che sta annegando nella pozza?
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    Fratelli


    Parte Seconda
    Incursione

    Il rumore rimbalza diverse volte tra le tane degli umani, per poi affievolirsi. Il ragazzo e il suo peloso fratello non fanno in tempo a reagire, che la tana alle loro spalle si apre, un rettangolo netto dal quale provengono luce e calore, e un umano corre fuori. È piccolo, probabilmente un cucciolo, nonostante abbia la pelliccia completamente bianca, come Papà sul muso. Evidentemente il ragazzo si era sbagliato. Forse gli umani difendono davvero le proprie tane, come i lupi.
    Se sono queste le sue intenzioni, però, non sta facendo un gran lavoro. Ha lasciato l'ingresso completamente sguarnito, nonostante le case degli umani si possano chiudere, e si è messo volontariamente tra i due fratelli. Nessun lupo sarebbe così stupido da farsi accerchiare di proposito. Sbigottito da quel comportamento, il ragazzo si guarda alle spalle, dentro la tana. Forse un altro membro del suo branco sta per venirgli in soccorso. No, la tana è vuota. E invitante, con tutte quelle cose strane che gli umani mettono nelle loro tane. Il ragazzo si domanda perplesso a cosa servano. Gli stessi pensieri gli sono già venuti in mente vedendo la tana del Fratello umano, della quale ha avuto però una visione solo fugace. La curiosità lo rode. Deve capirci di più.

    Nel mentre, il piccolo umano si è voltato verso di lui, e gli rivolge alcuni di quei suoi incongrui che quelli come lui si ostinano a produrre. Alza una zampa anteriore, e sembra indicargli l'interno della tana. Che voglia dire che quella è la sua, e che loro devono andare via? Né lui né il fratello percepiscono il forte odore della Marcatura, però, e l'umano ha un modo ben strano di difendere il territorio. Non solo si è messo da solo in mezzo a loro, ma non ringhia, non mostra nemmeno i denti, non ha neppure assunto una qualsiasi posizione offensiva riconoscibile. Anzi, a dire la verità, sembra piuttosto spaventato, almeno a giudicare dal suo muso. Il ragazzo lancia uno sguardo al fratello, che gliene dà la conferma: a quanto pare l'umano è davvero spaventato. Il lupo argenteo sente bene la paura, una cosa che l'olfatto limitato del ragazzo non è mai riuscito a percepire. A quel punto gli viene un'idea. Forse l'umano sa di non poter competere con loro, e sta rinunciando al proprio controllo sulla tana! Con un basso ringhio e un lieve latrato, il ragazzo comunica al fratello di iniziare a minacciare l'umano, per farlo arretrare verso l'ingresso. Lui stesso inizia ad arretrare, tenendosi basso sulle quattro zampe. Insieme, sperano di riuscire a spingerlo dentro, ad entrare a loro volta. Il lupo, dal canto suo, non capisce bene cosa abbia intenzione di fare il fratello, ma è abituato alle sue stranezze, e comunque si fida. Nel branco, tutti si fidano di tutti.

    Il ragazzo arretra ancora, fino ad entrare nella tana. Tutto tranquillo, non ci sono altri umani. Ora non gli resta che aspettare che anche l'umano e il fratello entrino dentro. Non vuole che vada a chiamare altri umani, potrebbero essere pericolosi. In un lampo di ispirazione, però, si ricorda della chiusura della tana, quel grosso pezzo di legno squadrato, e vi si piazza davanti. Non vuole essere separato dl fratello. È già brutto abbastanza avere quell'umano in mezzo a loro. Non si sa mai cosa aspettarsi, con gli umani.

    Il ragazzo si prepara ad abbaiare forte, aspettando di essere tutti dentro, per dare al fratello il segnale che la tana è loro. Solo allora questi potrebbe procedere alla Marcatura dell'ingresso. Se l'umano conoscesse anche solo un minimo le regole della proprietà, a quel punto sarebbe costretto a starsene buono in un angolo, e loro potrebbero esplorare la loro nuova conquista. Non è sicuro però, che gli umani siano in grado di capire queste cose, o di comportarsi civilmente. Meglio non rischiare.
    Per buona misura, si acquatta in posizione di attacco, nel caso l'umano facesse qualche mossa strana. Davvero meglio non rischiare.


    Edited by OldCannella - 15/2/2018, 17:59
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    Ciao bestia! Per il solo fatto di avermi fatto questa buona pubblicità, non ti spiegherò un cazzo e ti lascerò a marcire tra i casini del regolamento e la chat u_u no, comunque, benvenuto finalmente, vedi di spicciarti a fare il pg, e se hai bisogno per le tecniche e roba simile chiedimi, tanto il mio numero ce l'hai!
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    Fratelli


    Parte Prima
    Evasione

    Due lupi si aggirano per il Villaggio. La notte, fresca, porta una miriade di odori e suoni interessanti. Il più grande, dal pelo argenteo, guida il più piccolo, che ha il manto di un tenue color nocciola. Si fermano spesso, annusando ora un cespuglio, ora un muro. Così tanti odori. Il Villaggio non è affatto come la foresta. Là gli odori erano chiari, noti. Familiari.
    Il lupo color nocciola sa di non avere un olfatto buono quanto quello del fratello. Tra i figli di Mamma e Papà, lui è sempre stato quello con l'olfatto, la vista e l'udito peggiore. È anche il più lento, il meno forte e, in generale, il più strano. Mamma e Papà non glielo hanno mai fatto pesare, e neppure il Fratello che ora cammina con lui. Gli altri, però, soprattutto le Sorelle, a volte lo escludono. Ma ora le cose sono cambiate.
    Il lupo nocciola si ferma, perso nei propri pensieri. Gli avvenimenti degli ultimi tempi sono stati duri da mandare giù.
    Il fratello se ne accorge. Torna indietro, sfrega il muso conto il suo. Lo incoraggia a proseguire. Il più piccolo dei due uggiola la propria pena, e si sdraia a terra. Suo fratello capisce, si accuccia e inizia a leccargli il pelo sul collo. Una piccola nuvola di fumo, e il lupo castano scompare, sostituito da un ragazzo, nella stessa esatta posizione. Suo fratello non si scompone: ha visto diverse volte quel cambiamento repentino nel più immaturo del branco, e ci è abituato. Continua a leccarlo, mentre il ragazzo piange, continuando a uggiolare.
    Solo dopo un po' riesce finalmente a smettere. Si rialza, acquattandosi sui quattro arti. Il fratello argentato lo spinge, e insieme si rimettono in cammino.
    La notte porta con sé tanti odori, e ognuno è un'avventura da esplorare.

    [Un po' prima, alla tenuta degli Inuzuka]


    L'umano che, gli è stato spiegato da Papà, è una specie di Fratello, anche se in un modo che non ha capito bene, sta producendo quei suoni senza senso che continua a fare da quando si è presentato da loro, nella foresta. Il ragazzo si domanda spesso perché non parli come parlano tutti loro. Non vuole farsi capire? Eppure, Mamma e Papà sembrano capirlo. Come adesso, che dirigono il branco verso la zona adibita a tana. Con basso ringhio, Papà comunica che l'umano desidera che rimangano lì per la notte. Lo dice ogni sera. Come se potessero andare da qualche parte. Certo, la tana dell'umano è grande, ha anche una specie di foresta tutta sua (anche se puzza terribilmente di altri lupi, un altro branco forse), ma attorno alla foresta ci sono delle specie di montagne perfettamente lisce e verticali. Il ragazzo non ne ha mai viste di simili. Disobbedendo a Papà e Mamma, alcuni dei Fratelli e delle Sorelle hanno provato a scalarle, ma senza riuscirci. Nessun lupo si arrampica così bene. Un orso forse, o un animale più piccolo, ma non un lupo. Ad ogni modo, i Fratelli che ci hanno provato sono stati morsi da Papà.
    Ora, disteso al caldo accanto al fratello argenteo, il ragazzo ripensa alle cose che sono capitate nell'ultimo mese. L'arrivo dell'umano. La gioia di Papà e Mamma nel vederlo. Le spiegazioni, non del tutto chiare, sul perché quell'uomo e la sua lupa fossero membri del branco. I suoi genitori, i capibranco, si erano comportati in maniera strana da allora, e avevano deciso di spostare il branco in quel posto terribile, lontano dalla foresta e in mezzo agli umani.
    La rivelazione più terribile, però, era stata scoprire, grazie alle spiegazioni di Papà e all'aiuto di una pozza d'acqua, che lui e l'umano si somigliavano molto. Gli era venuto il dubbio, mai smentito, che potesse essere un umano anche lui. Aveva chiesto a Papà e Mamma, che avevano risposto semplicemente che lupi e umani, questi umani, erano un branco. Non c'era stato nient'altro da aggiungere. Il branco è il branco.
    Ma ora, nella notte, gli viene la curiosità di scoprirne di più su questi umani. Vuole capire come mai somiglia tanto agli umani, pur essendo un lupo. In silenzio si alza. Non riesce a fare neppure un passo, che un paio di zanne gli si chiudono attorno alla caviglia. Non stringono però. È suo fratello. I due si guardano, in silenzio, poi il lupo argentato si alza e segue il fratellino. Bastano pochi sguardi, per intendersi. Il branco funziona così.
    Le montagne lisce saranno anche invalicabili per un normale lupo, ma lui non è un lupo normale. Le sue zampe sono diverse, e sanno fare cose diverse. Solo ora si rende conto di quanto. Unendo le anteriori forma un appoggio per il fratello, che si dà lo slancio. Lui lo accompagna, e in un balzo il lupo più grande si ritrova di là dalle montagne. Il ragazzo, allora, prende la rincorsa, salta e si aggrappa alla cima delle montagne. Scalciando un po', riesce a issarsi sulla cima, strettissima, e a cadere dall'altra parte.
    Unisce le unghie come gli hanno mostrato Mamma e Papà, e due lupi, uno argentato e uno rossiccio, si avviano nella notte.

    [Adesso]


    Il ragazzo ferma il fratello ringhiando lievemente. Si trovano davanti alla tana di un umano, simile a quella del Fratello umano, ma più piccola. È da un po' di tempo che è incuriosito da quelle strane tane, che a prima vista sono così scomode per un lupo. Vuole capire come vivono, cosa fanno in quelle piccole tane dalle pareti innaturalmente regolari. Con un cenno del capo indica al fratello l'apertura della tana. O meglio, l'apertura nelle rocce lisce che la circondano. Sembra che tutte le tane umane abbiano qualche tipo di strana montagna intorno, pensa. Interessante. Entrano, silenziosi, acquattandosi nelle ombre.
    Non ha idea di come entrare, però, all'interno. Non sa neppure come reagirebbero gli umani. Con un lupo non avrebbe mai tentato di farlo, sa che è sbagliato e pericoloso entrare nella tana di un altro branco. Ma gli umani sono così diversi. Per quello che ha visto, non hanno paura dei lupi, né temono che possano rubargli la tana (non che i lupi vorrebbero farlo, vista la scomodità). Ma per ora ha interagito direttamente solo col Fratello umano della Mamma, e lui è del branco. Rimangono all'erta, annusando gli odori. Il fratello fa per Marcare, ma il ragazzo lo ferma. Non vuole entrare subito in competizione. Lo rimprovera con un basso ringhio, e l'altro abbassa le orecchie. Sa che, anche se il fratello è fisicamente più piccolo, in realtà è più anziano. Gli altri ignorano la cosa, com'è giusto che sia, ma lui è il più giovane, e rispetta l'autorità del fratello.
    Il ragazzo si rimette in cammino, verso il retro della tana, e nel farlo urta contro qualcosa. Qualcosa che manda odori fortissimi di cibo e altri ancora, e che nel ribaltarsi fa un rumore terribile, come quando cadono le rocce in montagna.
    Il primo incontro del ragazzo con un bidone dell'immondizia non potrebbe avvenire in un momento peggiore.

    Nota BeneQuesta giocata sarebbe pensata tra me e Waket (col suo pg Youkai il fantasmino), ed infatti il giardino in cui si infila il mio pg è il suo. Ciò non toglie che chi volesse può partecipare, basta che teniate presente che Tadashi e il lupo sono nel giardino di Youkai, quindi un intervento diverso dal suo dovrebbe provenire dalla strada, e non da dentro casa (a meno che non foste lì con lui :guru:)


    Edited by OldCannella - 15/2/2018, 15:01
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    Seguire la Corrente


    Parte IV - Al Cancello Est di Oto


    Improvvisamente, tutto cambia. Nessuno viene ad interrogarmi. Siamo solo io e il Guardiano. Ci metto qualche secondo a realizzare che, probabilmente, si è trattato di un bluff. Rimango letteralmente a bocca aperta per il colpo di fortuna sfacciata che ho avuto: ormai mi consideravo praticamente spacciato. La corrente, a volte, porta in direzioni impreviste. Cambia repentinamente. Ancora sorpreso, sento Kato che mi chiede la lettera. Mi ricompongo e gliela consegno.

    Tenete, Signore.

    Sei libero di andare, ovunque tu voglia. Non hai colpe nei confronti di Oto. Io, Chunin Kato Yotsuki, ti esonero ufficialmente da qualsiasi responsabilità legata a questa missiva. Puoi rimanere qui, se vuoi, e aspettarmi. Magari ritornerò con la lettera e potrai riprendere il tuo viaggio.

    L'unica cosa che mi sento di rispondere, in un contesto del genere è:

    La ringrazio, Signore. Lascio a voi la valutazione della situazione. Ma avete ragione: qualunque sia il contenuto di quella lettera, non credo di essere la persona più adatta a consegnarla. Dovrò guadagnarmi la fiducia in un altro modo.

    Faccio una breve pausa, e in quei pochi secondi molte cose si fanno chiare.

    Signore, chiedo il permesso di recarmi a Kiri un'ultima volta. Voglio mettere in chiaro le cose con la mia famiglia, e possibilmente anche col Villaggio, visto che mi stabilirò qui e prima o poi qualcuno lo verrà a sapere. Quanto alla vostra domanda, sì, Signore, Hebiko mi ha detto di non aprirla. Non so se lei abbia ricevuto l'ordine da un suo superiore.

    Non è esattamente la verità, ma ormai non conta più. Ho realizzato una cosa, e molte cose sono cambiate.

    Arrivederci, allora, Signore. Tornerò il prima possibile.

    So già che non sarà così.
    Senza voltarmi esco finalmente dai Cancelli di Oto. Per l'ultima volta.

    [Due settimane dopo, da qualche parte]


    Il Maestro siede come sempre a gambe incrociate. Il volto è coperto dal solito ventaglio.

    Maestro, temo di aver fallito. Non sono stato in grado di seguire la corrente.

    Eppure sei qui, davanti a me. Vivo.

    Sì, ma cos'è cambiato? Persone si sono fidate di me, ho tentato di seguire la corrente, di muovermi lungo le trame del Fato, e non è cambiato niente.

    Ne sei sicuro? Gli effetti di quello che hai fatto potrebbero vedersi tra un po'.

    Il problema allora credo di essere io. Non mi piace dove mi porta il Fato.

    Il Fato non deve piacere o dispiacere. Deve essere accettato, e assecondato. E tu lo hai fatto egregiamente. Spero tu sia pronto per ripartire. Non sono affatto arrabbiato con te.

    Non sono sicuro di voler ripartire, Maestro.

    Come, prego?

    Ho detto che non credo di voler ripartire. Non voglio un'altra missione, Maestro.

    Non essere ridicolo, Reiji. Devi seguire la corrente. È questo il tuo destino.

    Questo è il destino che voi mi avete imposto. Magari non è quello che voglio.

    Attento, ragazzo, stai molto attento. Stai camminando su un terreno pericoloso. Sembra quasi che tu voglia impugnare il tuo Fato. Come gli sciocchi che noi disprezziamo.

    Che voi odiate, Maestro. Una di quelle persone l'ho messa in pericolo. Non voglio vivere così.

    Ti dispiace per quei pezzenti? Reiji, tu mi deludi.

    Mi dispiace, Maestro, ma non voglio più essere un'Onda. Non fa per me. Temo di essere troppo buono. E mi è venuta voglia di rivedere la mia famiglia.

    Il Maestro sembra sul punto di esplodere, ma si controlla. Sospira, sorride e allarga le braccia.

    Se questa è davvero la tua decisione. non posso ostacolarla. Vuol dire che il tuo destino non era questo. Anche io posso sbagliare. Se vuoi andare vai pure.

    Mi inchino, e mi volto. Non c'è bisogno di aggiungere altro. Mi ritirerò, cheiderò scusa a Papà, vivrò una vita normale. Sì, è questo quello che farò. Forse è quello che ho sempre voluto; forse è per questo che sono fuggito dall'Accademia. Volevo solo avere una vita normale e tranquilla.
    Sono già sulla porta, quando sento un lieve fruscio, e una presenza dietro di me.

    Purtroppo non posso rischiare che tu parli dell'Organizzazione. Mi dispiace Reiji, eri il mio preferito.

    Il panico mi attanaglia, e non riesco a reagire in nessun modo. Uno scatto lampeggiante.
    Per primo sento il sangue che mi scorre, caldo, sul petto.
    Solo dopo arriva il dolore.
    Ma dura poco.

    A Minoru sarebbe dispiaciuto vedere tutto questo spreco.

    Il buio prende il sopravvento.
    Poi, il nulla.

    Nota BeneChiedo scusa se ho aggiunto questa parte finale, ma non sapevo dove altro metterla. E chiedo scusa anche se ho fatto perdere tempo a te Cube, a tutti quelli che si sono letti la giocata, e l'hanno seguita su Discord. Questo finale forse inaspettato è dovuto al fatto che cambierò pg, perché con questo proprio non mi ci sono trovato. Qui a Oto terrò l'altro (il gigante metallico) e con il nuovo andrò a Konoha, a fare un ninja normale (più o meno).
    Ci tengo a specificare che il cambio non è stato causato né da questa giocata, né da chi vi ha partecipato o ha partecipato alle discussioni su Discord. Anzi, io mi ci sono divertito parecchio, era da un po' che non mi teneva così sulle spien giocare a un gdr!
    Detto questo, Cube non importa che mi stemmi, ma metti la timeline nondimeno, così stemmo io te! Ci becchiamo in altre giocate con l'altro otese!

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    Insonnia


    Parte III - In Giro per Oto


    Ma che belle immagini che crei, amico mio. Bambini come pecorelle al pascolo. In chi diavolo mi sono imbattuto? Questo viaggio ad Oto sta precipitando sempre più in una direzione che non mi piace. Non lascia ben sperare per il futuro, ecco.
    Con le bende del braccio mi pulisco la bocca, e guardo il mio nuovo...amico. Almeno, lui sembra considerarmi tale. A suo modo, sembra emanare una sincerità che in questo Villaggio non ho ancora trovato. Nonostante sia palesemente un mostro folle e sanguinario, è anche stranamente innocente. Un animale, feroce certo, ma non malvagio in sé. Privo di morale, piuttosto. Il suo modo di parlare, quasi bambinesco, per un po' mi fa quasi dimenticare che ci troviamo sulla scena di un efferato omicidio, che lui stesso a compiuto. Le parole, in fondo gentili, che mi rivolge riescono quasi a farmi ignorare il sangue che lo copre come una calzamaglia appiccicosa.

    Mmm, forse hai ragione, amico Minoru. Devo aver mangiato pesante, e mi sa che l'acqua non farebbe altro che farmi sciacquare le budella. Forse è meglio se prendo un po' d'aria fresca, visto che è una bella nottata. E sì, devo andare in missione tra poco, quindi non posso spostarmi troppo. Però se vuoi puoi accompagnarmi a fare un giro, ti va?

    Col cavolo che vengo con te in una villa, Minoru caro. Non me la sento di finire sul menù. E anche se non sono stato proprio un figlio modello, la lezione di non accettare inviti dagli sconosciuti me la ricordo. Sono sicuro che valga ancora di più nel caso lo sconosciuto sia un cannibale.

    Insomma, Minoru, ehm, dimmi di te! Dicevi che sei bravo con le missioni? Per me sarebbe la prima, quindi magari puoi darmi qualche consiglio! O puoi parlarmi del tuo, ehm, Dio, o delle voci che senti, se vuoi.

    Tutto, purché si distragga da me. Mi è sembrato di vedergli qualcosa brillare negli occhi, e non vorrei avesse ancora fame.
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    Parte III - Al Cencello Est di Oto


    Merda. Ma quanto devi essere paranoico per pensare queste cose? Ma vivitela tranquilla, amico, rilassati. Così ti viene un male al fegato. Senza contare la schizofrenia di uno che prima mi chiede la verità, poi non ci crede. Tecnicamente è vero che la lettera me l'ha data Hebiko, così come è vero che i suoi reali obiettivi potrebbero non essere quelli che ha rivelato a me. Bel Chunin dei miei stivali, che teme di essere ingannato da un signor nessuno come me. Ma vabbé.
    Solo che è una tale seccatura avere a che fare con gente del genere.
    A volte, tipo adesso, mi viene voglia di mandare a quel paese il Fato, il Maestro e tornare a casa, chiedere scusa a papà, ritornare alla vita di prima. Trovarmi un lavoretto e vivere la mia vita tranquilla, lontano da questo mondo.
    Perché poi ho voluto ritornarci?
    Ad ogni modo, non me la sento di tradire Hebiko. Fosse anche solo per far dispetto a questo zelante portinaio.
    Mi rialzo, mi asciugo la lacrima.

    Vi chiedo scusa, Signore, non intendevo arrecare alcuna offesa a voi, né insinuare alcunché su Hebiko-san. Nè vedo quali informazioni avrei potuto usare contro di voi. Mi avete detto di non fidarmi di Hebiko-san, e non l'ho fatto. Mi sono limitato a fare quello che mi ha chiesto, senza peraltro nascondere a voi la lettera affidatami. Non ho nulla da nascondere, io.

    Non voglio fargli vedere che ho, in fondo, un po' di paura. Potrebbe anche volerle davvero portare a compimento le sue minacce. Lo ascolto mentre prosegue, e quello che sento non mi piace. Se davvero ha a sua disposizione una persona del genere, potrei passare dei guai. Certo, mi domando comenon gli sia venuto in mente di domandare direttamente ad Hebiko, visto che basterebbe chiedere a lei per scoprire qual'è la finalità della lettera. Non può davvero essere convinto che io nasconda segreti importanti per il Villaggio. Alla fine, neppure io so esattamente cosa possa implicare il vero messaggio della rossa. Mi ha solo detto, in sostanza, che vuole mettersi in contatto con l'Hokage, che non credo sia un reato, di per sé.
    Ad ogni modo, ormai il corso degli eventi è deciso, e non mi resta altro che piegarmi ad esso.
    Affronterò l'interrogatorio, e sarà quel che sarà.
    Oh, e chissà come mai non tengono il tizio che legge il passato direttamente al cancello. Ci fosse stato lui, non mi avrebbe fatto entrare direttamente, e sarebbe stato tutto più semplice.

    Come desiderate, Signore. Non ho niente da nascondere, a voi, al vostro inquisitore e al Villaggio. Mi sottoporrò a qualunque prova vogliate, per dimostrarvi che sono sincero. Ma non dubitate che uscirò da qui con tutti i pezzi attaccati, Signore. È la verità quella che ho detto.

    Lo osservo creare una copia di se stesso e mandarla a cercare il suo sottoposto. Avanti, fallo arrivare, Kato, e chiudiamo questa faccenda. Il Fato mi protegge, e anche dovessi morire, avrò fatto quelli che erano i suoi desideri.
    Con tranquillità, gli parlo per l'ultima volta. Non ho intenzione di sprecare altro fiato.

    Possiamo entrare, Signore? Vorrei mettermi a sedere, e bere un bicchier d'acqua, in previsione della chiacchierata col vostro inquisitore.
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    Insonnia


    Parte II - In giro per Oto


    Questa non me la aspettavo. Con in bocca il sapore acido del vomito, guardo quel mostro, che si è appena rialzato dal cadavere. Cerco di non guardare dietro di lui. Non voglio sapere. Sospetto già abbastanza.
    Quello che non mi aspettavo è l'aspetto di questo tizio. Immaginate, se ci riuscite, un uomo adulto, muscoloso, nudo, eccetto un grazioso paio mutandine da donna nere, orecchie da coniglio e papillon. Condite il tutto con una bella spruzzata di sangue, pezzi di visceri sparsi e uno sguardo folle, e vi avvicinerete alla creatura inquietantemente ridicola che mi trovo davanti adesso. Oh, e puzza anche, di interiora, carne cruda, morte.
    BLEARGH!!!
    Mh, lo stomaco non era ancora del tutto vuoto. Che gioia. Ora sì.

    Prima che possa rendermene conto, mi ritrovo quel mostro accanto. Mi poggia una mano viscida sulla spalla, lasciandovi un'impronta disgustosa. Poi inizia a parlare, ridendo come il folle che è. Non sembra curarsi molto di quello che ha fatto. Vuole solo fare amicizia, povero. Anche io voglio essere tuo amico, coniglietto pazzo, esattamente come voglio essere amico del batterio della peste.
    Al quadretto di follia completa mancavano giusto le voci nella testa e strani dei sconosciuti. Ora tutto ha decisamente più senso, no? Quante sono le possibilità, nella vita di una persona, di incappare in piena notte in un cannibale adoratore di un dio oscuro intento a divorare un...qualcuno...vestito come una coniglietta dei locali zozzi? Quante, dannatissimo Fato?

    Ma ora sono qui, e devo fare buon viso a cattivo gioco. Questo è palesemente in grado di farmi fuori, e non ci tengo a diventare la cena di qualcuno, almeno non nel prossimo futuro. Forse devo fare come si fa normalmente coi matti: assecondarlo. Pregando dentro di me di non peggiorare la mia situazione (cosa che, come sempre, temo profondamente), gli rispondo, con la voce più stabile che riesco a tirare fuori dagli abissi del panico.

    Ah-ah, certo, certo che voglio essere tuo amico, Minoru-san! Io sono Reiji, comunque. Molto lieto. Ehm...eh-eh...dovevi avere fame, eh? Ci credo che ora ti è venuta sete! Ma sì, sì, andiamo a bere qualcosa, perché no. Niente sangue per me, né di bambini né di bambine. I bambini mi piacciono vivi, nei prati, a distanza di sicurezza dalle loro manine appiccicose. Però un po' d'acqua mi aiuterebbe, sì, a mandar via questo saporaccio in bocca...

    Questo è completamente fuori. Ovviamente non c'è una guardia in giro quando serve. Anche la brutta faccia con ciuffo annesso del mio amico Kato sarebbe una vista gradita in questo momento. Ma in giro non c'è nessuno. Non che mi aspettassi altro. Questo è il modo carino dell'universo per dirmi che mi odia.

    Allora, sai già dove andare? Io starei in zona, eh, che tra poco devo andare via dal Villaggio per una missione!

    Con ripulsa, afferro la mano, viscida di sangue e brandelli di carne che Minoru mi sta tendendo, e mi tiro su.
    Pessima idea.
    Toh, pensavo fossi vuoto, stomaco.
    BLORCH!!!
    Spero di non avergli vomitato sui piedi. O che non se la prenda se l'ho fatto.
    Con un filo di voce cerco di scusarmi.

    Perdonami, non sto tanto bene.
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    Parte II - Al Cancello Est di Oto


    E chi lo faceva così sveglio, il nostro Guardiano del Ciuffo? In effetti quella della lettera non era stata la mossa più saggia da parte di Hebiko. Nella mia profonda ignoranza del mondo ninja, non avevo pensato alle possibili implicazioni del pretendere di avere una lettera per un'alta carica di un altro Villaggio. Non che, se anche ne fossi stato a conoscenza, avrei fatto qualcosa per impedirlo. Gli altri scelgono il proprio destino, io mi limito ad assecondarlo.
    In questo caso, però, mi trovo in una posizione spiacevole. Intendiamoci, non avrei problemi a raccontargli tutto. Hebiko mi piace, ma alla fine, questo è ciò che può succedere a chi prova a piegare le trame della propria vita. C'è sempre il rischio di venire spazzati via dalla corrente. No, il mio problema è che voglio davvero andarmene da questo posto. Ho visto abbastanza, diciamo. Consegnare Hebiko non renderebbe più propenso questo bellimbusto a lasciarmi partire. Sembra prendere parecchio sul serio il suo lavoro di portinaio.
    Facciamo un altro piccolo tentativo, va'.
    Sfodero la faccia più deferente che mi riesce di trovare.

    Signor Guardiano, voi sapete certamente il fatto vostro! In effetti, confesso che anche a me era venuto il sospetto che questa cosa fosse strana. Insomma, io non sono un esperto, è da quando sono piccolo che sono lontano dal mondo ninja, ma mi era parso che l'Hokage fosse una personalità un po' troppo importante per essere raggiunta da me. E allora mi è venuta in mente una cosa.

    Gli allungo la lettera, che la prenda.

    E se fosse un test? Un modo per mettere alla la mia determinazione ad entrare davvero a far parte del vostro Villaggio, intendo. Pensateci: mi viene assegnata una missione praticamente impossibile, perché dubito che i vostri omologhi della Foglia sarebbero meno sospettosi di voi, vedendomi arrivare, povero straccione senza coprifronte del Suono, alla loro porta. Già passare da questo cancello si sta rivelando difficilissimo. Hebiko-san, perché lei è stata a darmi questa missione, doveva sapere che voi avreste fatto scrupolosamente il vostro lavoro. Mi ha messo di proposito in una situazione difficile, per spronarmi a dimostrare fino a che punto sono disposto a spingermi!

    Assumo un'aria pensierosa, ignorando l'atteggiamento minaccioso di Kato.

    Ha senso, considerando anche che mi ha chiesto di riportare una prova della consegna della lettera. Sono un bel po' di rischi, come avete fatto notare voi, ma nel caso ci riuscissi, allora mi si potrebbe davvero considerare degno di fiducia. Oh, e dubito che la lettera contenga davvero qualcosa di importante, potrebbe anche essere vuota. Nessuno sarebbe così folle da affidarmi davvero dei segreti del Villaggio, considerato che sono uno sconosciuto di cui ancora non ci si può fidare. Ma il punto è proprio questo: devo guadagnarmela, la fiducia. L'importante è che io credessi che mi era stata affidata una missione importantissima, per sottopormi al carico della responsabilità, e vedere come avrei reagito!

    Lo guardo con occhi entusiasti, poi mi rabbuio di colpo.

    Ma voi sospettate che io voglia semplicemente battermela, non è così? E cosa avrei da guadagnarci? Se non tornassi più mi sarei fatto dei nemici decisamente potenti, visto che oltre a voi, adesso anche l'Amministrazione si aspetta che ritorni qua. La mia fuga da Kiri non ha portato a conseguenze gravi, perché è avvenuta prima che diventassi uno shinobi. Ma qui, ora, uscire dal Villaggio per non tornare più, quando mi è stato ordinato di farlo, vorrebbe dire estromettermi per sempre dalla possibilità di collaborare con l'Accademia. Mi verrebbe messa una taglia sulla testa come un comune bandito, e addio rientro nella civiltà. Sono cinque anni che vivo da eremita, Signor Guardiano, non voglio tornare a vivere nei boschi...

    Questo è vero, almeno. A non tornare più rischio di beccarmi un avviso di cattura, ma ci penserò poi. Ed è vero anche che i boschi, dopo un po', stufano.

    Signore, vi prego. Controllate pure la lettera, anche se mi era stato ordinato di non farla aprire a nessuno. È giusto che voi facciate il vostro lavoro al meglio. Ma se, come sospetto, la lettera non conterrà niente di importante, vi chiedo di lasciarmi partire, affinché possa provare la mia fedeltà al Villaggio e guadagnarmi il diritto a portare le vostre insegne. Al mio ritorno, vi giuro solennemente che troverò il modo di sdebitarmi per la fiducia che mi vorrete accordare.

    Cado in ginocchio, e una lacrima mi scorre sulla guancia. Non è difficile evocare un po' di pianto, considerata la mia situazione. Piango di disperazione, per quella via che il Fato mi sta mettendo davanti.

    Vi supplico, Signore, non voglio disobbedire ad un ordine, né vostro, né dell'Amministrazione. Voglio solo dimostrarmi degno di fiducia. Se vorrete investigare ulteriormente sulla Serpe, non sta a me dirvi di non farlo. Ma vi prego, fatemi partire. Arriverò a Konoha, tenterò probabilmente senza successo, di consegnare questa lettera, poi tornerò indietro. Vi scriverò, una volta arrivato là, se gradite. Ci fosse davvero qualcosa di strano dietro questa lettera, potrei indagare per voi a Konoha!

    Rimango inginocchiato, a capo chino. Andiamo, Ciuffo, lasciami partire! Che te ne frega se un povero disperato lascia il Villaggio, eh? Sei tu che mi hai fatto entrare, dannato! Dovessi scappare potresti davvero mettermi una taglia sulla testa, non te ne rendi conto?
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    Parte I – Al Cancello Est di Oto


    Di nuovo qui, dopo appena qualche ora dal mio arrivo. Non era destino che rimanessi a Oto più a lungo, e dopo la nottata insonne, la mia voglia di andarmene non può che essere aumentata. Spero che il Guardiano, Kato-san, mi permetta davvero di uscire. Non sono sicuro di avere voglia di affrontare le conseguenze di quello che potrebbe succedere se le cose si complicassero. Certo, io probabilmente non avrei troppi problemi, ma l'idea di rimanere qui ancora a lungo mi disgusta. E, in fondo, mi dispiacerebbe un po' per Hebiko. Non la conosco, praticamente, ma ci deve essere un motivo se ci siamo incontrati. Ad ogni modo, non ho troppo controllo su ciò che accadrà da qui in avanti. Non ce l'ho, e non devo avercelo. Seguo la corrente, lei sa dove andare.

    Mi dirigo di nuovo verso la porta da cui sono uscito ieri. Spero che Kato sia lì dentro, nonostante sia decisamente presto. L'aria che precede l'alba è fredda e umida. Non posso più esitare. Devo immergermi nella corrente.

    Busso, due rapidi colpi.

    Signor Guardiano, perdonatemi l'ora. So che è molto presto, ma ho ricevuto ordini precisi. Ho fatto come mi avete detto, sono stato in Amministrazione. Purtroppo non sono stati comprensivi come voi, e mi hanno subito rifilato un incarico.

    Attendo che compaia. Spero lo faccia.
    So già cosa dirò quando aprirà la porta. Ho avuto il tempo di rifletterci a lungo.

    Signore, dirò, so che mi avevate detto di fare rapporto a voi per un lavoretto, ma all'Accademia hanno pensato bene di sfruttarmi per questo compito. Appena ho detto che sono un viandante, hanno pensato bene di rimettermi immediatamente in cammino. A quanto pare devo portare una lettera al Villaggio di Konoha. Una bella rottura, eh? Ho avuto appena il tempo di riposarmi, mi hanno detto di partire il prima possibile.

    Sì, dirò proprio così, accompagnando il tutto dalla mia faccia più scocciata. Per tutto il discorso terrò la lettera in mano, in bella vista. Non ho nulla da nascondere, io.

    Purtroppo suppongo che essere un ninja sia anche questo, no, obbedire agli ordini? Beh, prima parto prima potrò tornare. A quel punto spero che non mi facciano ripartire subito, così potrò riposare finalmente come si deve e provare ad ambientarmi un po'. E ovviamente sarò pronto a sdebitarmi con voi per l'ospitalità. Anzi, ora che ci penso, avete anche voi qualche incarico che potrei svolgere a nome vostro a Konoha? Visto che tanto ci devo andare, perché non approfittare?

    Gli sorriderò, e attenderò una risposta.

    Ripenso alla piega che hanno preso gli eventi. Devo fidarmi del Maestro.
    Qualsiasi luogo finirò per raggiungere, sarà quello il posto giusto.
    Dura la vita dell'Uomo Onda.
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    Insonnia


    Parte I – In giro per Oto


    Chissà perché mi ero illuso di riuscire a dormire, dopo tutto quello che è successo con Hebiko. Almeno sono riuscito a mangiare un boccone. Meglio di niente. Quando ho provato a mettermi a letto, però, su uno scomodo pagliericcio (tutto quello che le mie magrissime finanze sono riuscite a procurarmi), il sonno ha deciso che aveva di meglio da fare che venirmi a visitare. Pensieri, troppi pensieri, che mi affollano la testa. Sono rimasto per un po' a rigirarmi, attanagliato dai dubbi, poi mi sono ricordato le parole del Maestro. «Quando sei in dubbio su qualcosa, e temi che il Fato ti abbandoni, l'unica cosa sensata da fare è partire. Non importa dove, come sai. Le tue gambe sanno dove dirigersi». E così ho fatto. Mi sono alzato, ho raccolto le mie poche cose, e sono uscito in strada.

    Ed ora eccomi qui, in piena notte, a vagare per le strade di un Villaggio che fino ad ora non mi ha mostrato che il suo lato peggiore. Faide, persone-serpente e colossi ricuciti solo vagamente femminei. Fato, mio caro, perché mi prendi per il culo? Cosa potrebbe andare storto? Se di giorno questi sono matti, di notte immagino diventino tutti agnellini, penso, con rassegnazione.

    Le nuvole che mi hanno accompagnato al Cancello si sono diradate, rivelando una grande luna lucente. Una moneta d'argento nel cielo, o un occhio pallido che mi fissa. Ripenso alle maree. Dove mi stai attirando stasera, Luna?

    Oh, ecco dove. Ovvio. Ovvio! OVVIO!!! Come diamine ho fatto a non vederlo, come? Non è che si a proprio nascosto, eh. È lì, a pochissimi metri da me, chino su di una piccola figura supina a terra. Rumori sgradevoli, umidi, gocciolanti si levano dalle due sagome contornate di luce lunare. Sembra che qualcuno stia masticando qualcosa di viscido, di...carnoso.
    Oh no, oh no, oh no. Ti prego, Fato, dimmi che non era qui che volevi arrivassi. Dovunque, ma non qui! Questi non sono matti, sono mostri! Bestie immonde. Sento le gambe abbandonarmi. Vorrei correre, verso il Cancello, verso il resto del mondo, quello normale. I problemi e i dubbi che mi hanno impedito di dormire ormai sembrano cosette de niente.
    Cosa cazzo sto vedendo?!?
    Un conato, acido per il poco cibo ingerito ultimamente, mi scuote il petto. Vomito sul selciato la magra cena di iersera. Forse un po' troppo rumorosamente.
    Uh-oh.
    Mi sa che mi ha sentito.
    Merda.
    Merdissima.
    Cervello, Fato, che so io, fate qualcosa!
    La mia bocca si apre di nuovo, e non per rimettere. La mia voce suona stranamente piatta, lontana, come se non fossi io a parlare.

    Ehi, ehi, amico. Senti, non ho visto nulla io, ok. Cioè, sì, ma no. Niente di niente. Me ne sto andando, lascio il Villaggio. Non dirò niente, giuro. Ah-ah, ognuno è libero di fare quello che vuole, no? Starò zitto. Prometto. Oh dei, ti prego, non farmi del male…

    Stupidamente come sono arrivate, le parole mi abbandonano.
    Grazie Fato, grazie mille.
    Maestro, giuro che se riesco a trovarti questa te la faccio pagare!
    Se riesco a uscirne vivo, intendo.
    Se, quanti se.
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    La Serpe, la Bestia ed Io


    Parte V – Amministrazione di Oto


    Mi sa che l'ho messa in difficoltà. Per un attimo, uno soltanto, la sua freddezza mi sembra abbia lievemente vacillato. Chissà se la vedrò di nuovo. Di sicuro è molto carina, e rivederla non mi dispiacerebbe davvero.
    Ad ogni modo, mi ha detto ciò che mi serviva. Spero di non dover arrivare al punto di parlare di qualcuno che non conosco affatto. Dovrò inventarmi qualcosa, rimanere vago. Non ho idea dei guai che potrebbe farmi passare Kato se mi scoprisse. Ma, alla fine, che cosa cambia? Forze più grandi di me mi guidano. Sarà quel che sarà.

    Grazie mille, Hebiko-san. Apprezzo molto quello che state facendo per me, che alla fine sono uno sconosciuto. Spero di non tradire la vostra fiducia. A preso, allora, e possano i nostri cammini incrociarsi di nuovo. Chi può dirlo? Di sicuro mi ricorderò del mio seppur breve soggiorno a Oto!

    Nel dire questo, mi rendo conto che non ho ancora fatto quello per cui, in fondo, ero venuto qui. Lo stomaco mi brontola, e di botto la stanchezza mi piomba addosso. Le palpebre iniziano a calarmi. Sbadiglio, in maniera molto poco formale, prima di riuscire a fermarmi.
    Stropicciandomi gli occhi, mi alzo e mi avvio alla porta.

    Scusatemi, Hebiko-san. Sono veramente distrutto, e avrei bisogno di riposare un po', prima di ritornare da dove sono venuto. Se non vi dispiace, vorrei dormire almeno qualche ora, e mangiare qualcosa magari. Credo che mi troverò un posticino tranquillo, e partirò non appena sarò un po' più in forze. Sono abituato a muovermi costantemente, ma sono davvero al limite. Io vado allora...ehm...arrivederci Hebiko-san.

    Varco la porta schiantata dalla colossale donna uscita poco fa. Sembra passato un secolo.
    Esco dall'Amministrazione e mi dirigo in città, in cerca di un posto dove riposare.
    Ha smesso di piovere, almeno.
  15. .

    La Serpe, la Bestia ed Io


    Parte IV – Amministrazione di Oto


    La sensazione che i miei passi mi portino sempre nella direzione giusta si fa più forte, mentre ascolto Hebiko parlare. La direzione giusta, certo, ma non vuol dire che mi piaccia. Questa storia improvvisamente sta diventando molto più grossa di quanto avessi preventivato. Speravo davvero di venire ad Oto per ripararmi un po', per riposare. Non che mi aspettassi qualcosa di diverso, siamo chiari. Le cose hanno questa spiacevole tendenza, per me, ad andare esattamente dove devono andare, ed esattamente dove non vorrei che andassero.
    Rimango in silenzio mentre mi propone un modo per uscire dal Villaggio, la osservo mentre scrive una lettera che, mi spiega, dovrà servire a depistare il Guardiano. Il vero messaggio, quello che dovrebbe aiutarla, è diretto nientemeno che all'Hokage stesso. La direzione giusta. Il piano non è complicato, ma questa volta forse il destino mi sta spingendo un po' troppo in là.
    Osservo la sua mano tesa, quando mi porge la lettera. Esito, indeciso se prenderla o no.
    Devo assecondare il Fato, anche questa volta?
    Un memoria mi si affaccia alla mente.


    […]


    Due anni prima – Da qualche parte, in una stanza



    L'uomo, a gambe incrociate davanti a me, ha il volto coperto da un ventaglio, come sempre.

    Il Fato, Reiji, è ciò che guida tutti noi. Nei suoi continui flussi e riflussi è come la marea. Forze esterne a noi lo muovono, eppure ci influenza e ci dirige. Sapevi che senza la luna, e le maree che provoca, probabilmente la vita non esisterebbe? Rifletti su ciò che una forza invisibile può fare.

    Comprendo, Maestro. Noi siamo come i flutti mossi dalla marea?

    C'è un motivo per cui, anticamente, eravamo chiamati Uomini Onda, Reiji.

    Ma allora, Maestro, c'è un modo per controllare lo scorrere del Fato? È questo che dovete insegnarmi?

    Sciocco è colui che prova ad imbrigliare il Fato. Lascia l'illusione di poterlo controllare agli stolti che affollano il mondo. No, Reiji, tu, noi, non tentiamo di comandare lo scorrere delle cose. Noi ci abbandoniamo ad esso.

    Che è più o meno il modo in cui sono arrivato qui.

    Perché pensi che ti abbia accolto, figliolo? Tu hai il potenziale per diventare un Uomo Onda, un Agente del Fato.

    Il nome suona bene, Maestro, ma di preciso cos'è che dovrei fare?

    Niente, Reiji, è questo il punto. Devi abbandonarti al flusso. La grande scogliera resiste al mare solo quando diventa sabbia. Non resistere. Lascia che le cose vadano dove devono andare.

    Ma non è rischioso? Cioè, non ci tengo particolarmente a farmi ammazzare prematuramente.

    Non succederà. Sulle prime potrà sembrarti che il Fato ti spinga dove non vorresti andare, ma è proprio là che devi andare. Piegati alla corrente, e arriverai esattamente dov'è scritto che devi arrivare.

    Ci proverò, Maestro. Messa così sembra che io debba solo assecondare il momento. Non mi pare difficile.

    Sembra, in effetti. Non è detto che non lo sia davvero. Ma non è semplice come credi.

    Me la immaginavo una risposta del genere.

    Imparerai, non temere. Ti addestrerò io.

    Mi inchino, fino a toccare il pavimento freddo con la fronte. Si è alzato, mi tende una mano. La afferro, ed inizio la mia nuova vita.


    […]


    La mano del Maestro si sovrappone a quella di Hebiko, mentre prendo la lettera. Anche stavolta non ho ostacolato la marea, ma non è stato facile. Stavolta temo davvero che finirà male. Devo avere fiducia nel Fato, però. È questo che mi è stato insegnato. Ogni tanto mi viene il sospetto che il Maestro non mi abbia insegnato altro che cavolate, eppure continuo a comportarmi come sempre. Credo che sia così che dev'essere. Sono fatto così, non posso farci nulla. Sono un Uomo Onda, un rōnin dei tempi andati.

    Sorrido a Hebiko, cercando di non far trapelare il dubbio che mi ha assalito nell'accettare il suo incarico. Mi ficco la lettera sotto la mantella. Improvvisamente so che è di lei che mi devo fidare, anche se è un serpente.

    Oh, non temete, Hebiko-san, non ho intenzione di giocarvi un brutto tiro. Mi sembrate davvero preoccupata, e anche se non ho idea di quali problemi abbiate. A me interessa soltanto uscire da questo posto, ma non mi costa nulla compiere questo piccolo incarico per voi. Porterò la lettera e il vostro messaggio all'Hokage. Anche se non ho idea di come riuscirò ad arrivare a lui. Insomma, un modo lo troverò. Intanto spero di riuscire a passare il controllo di Kato. Ditemi un po', questo Febh Yakushi che tipo è? Potete descrivermelo, fisicamente e caratterialmente, nel caso il Guardiano decida di interrogarmi?

    Ormai è fatta. Anche questa volta il Fato ha mi ha indirizzato sulla giusta via, e non c'è modo di tornare indietro adesso.
    Sospiro, grattandomi il capo.

    Se tutta questa storia andrà per il meglio mi piacerebbe rivedervi, Hebiko-san.

    E questa, da dove mi è uscita?
54 replies since 30/8/2014
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