Votes taken by Jotaro Jaku

  1. .

    La prova dell'Antico


    Villa [6]



    Quando Gene scese nella sala portò con sè anche tutta la sua sicurezza, una figura tronfia e determinata. La barriera era tenuta sempre in piedi da Eiatsu e dai suoi colleghi, nulla sembrava minacciare la sicurezza dei presenti, sebbene la strana figura non sembrasse affatto minacciarla. Il gigante si fermò davanti al muro di energia, a pochi centimetri, e fissò l'intruso.

    CITAZIONE

    " Indra "


    La creatura alzò il volto, mostrando degli occhi incavati e incredibilmente dilatati, ma soprattutto, un sorriso esagerato e forzato, da un orecchio all'altro; ma non rispose, nè mosse alcuna parte del corpo.

    CITAZIONE

    " Non te lo dirò più di una volta: riporta Jotaro indietro, ora. "


    La creatura piegò il capo su un lato, senza rinunciare a quel sorriso forzato, sempre fissando Gene, quindi iniziò a roteare gli occhi e ad avere tic sconnessi della testa, sembrava tremasse. Quindi tornò completamente serio, uno specchio neutro senza espressioni.

    vA bEnE.

    La pelle e le strutture anatomiche del volto di Jotaro iniziarono a contorcersi, a plasmarsi, a venire stravolte, assumendo movimenti circolari come l'acqua che in forma di cono viene risucchiata da uno scarico, quindi tutto tornò alla normalità, ma davanti al Colosso, c'era un ragazzino, sempre chiuso dentro al solito completo scuro di pochi istanti prima, sempre con le braccia sigillate. Solo il volto e i capelli erano cambiati; avevano assunto l'esatta forma di Jotaro quando aveva più o meno 15 anni. I capelli erano molto corti, dritti e nerissimi. Il volto privo di cicatrici o segni del tempo, e gli occhi non erano più rossi, ma neri anch'essi, sembrava la copia carbone di Ayato, ma molto più giovane e immaturo. Quindi sorrise di nuovo, esageratamente. Prima di distorcere nuovamente la sua forma e tornare quello di prima, un Jotaro consumato, dalla lunga chioma grigia.

    A quel punto la reazione di Gene non fu più diplomatica, dopo essere stato deriso, controllò la spada, che rispondendo al comando del suo padrone, riapparve dal corpo, uscendo con fatica, come se stesse venendo risucchiata, per restare conficcata. Venne quindi mossa e manipolata per scavare una discreta ferita nel corpo dell'intruso, dal quale schizzi di sangue si fecero strada ovunque a terra e contro la barriera, venendo in breve vaporizzati, lasciando un odore di sangue cotto tutto attorno a Jotaro.
    Ma non ci fu dolore, non ci fu reazione, la creatura riprese a emettere suoni sconnessi, sospiri, come a schiarirsi la gola, quindi riprese a fissare Gene, e strappò via i sigilli di contenimento dalle braccia, come fossero fili d'erba.

    mDeQTi7





    Avvertendo la minaccia, Gene manipolò nuovamente la spada, la quale avrebbe sollevato di peso l'intruso, facendo spruzzare altro sangue a terra, per poi sbatterlo contro la parete energetica, in modo da schiacciare il suo volto contro di essa. La cosa assurda però, fu che lui non solo non smise mai di sorridere, ma una volta contro la parete, vi puntò i piedi, e vi conficcò le dita, come la parete fosse di carne, nonostante queste avessero iniziato a friggere contro il chakra di Eiatsu. Non per restare lontano, non per divincolarsi, ma per avere presa migliore....e iniziare a colpire la barriera a testate.

    La risata iniziò a manifestarsi, e in breve tempo echeggiò in tutta la villa, intervallata unicamente dai tonfi sordi scanditi dalla sua testa che sbatteva contro la parete. Gene lo avrebbe subito percepito, qualcosa di grosso stava montando dentro quella figura, qualcosa di inconsueto, e non meno pericoloso di un demonio. La minaccia non sarebbe arrivata ad un eventuale crollo della barriera però, infatti, in una maschera di sangue, con parte dell'arcata dello zigomo destro che mostrava la formazione ossea, un ulteriore colpo avrebbe creato una piccola crepa nella barriera, e il colosso a quel punto avrebbe finalmente percepito il reale suono che da dentro la scatola di chakra sembravano sospiri e catarri in gola, la vera voce di Indra.

    Lui non smise mai di colpire la barriera, nonostante le dita arrivate ormai all'osso, fossero immerse nella barriera, ma dal momento in cui l'integrità della difesa era venuta meno, un milione di voci, come un trapano che ti entra nel cervello, si sarebbe fatto strada nelle menti di tutti i presenti. Eiatsu e gli altri avrebbero preso ad urlare come forsennati, con le lacrime agli occhi tendosi la testa così forte da conficcarsi le unghie nella cute, mentre la bestia afferrava a morsi ciò che restava della barriera, per poi strapparla via come un trancio di carne.
    Era immobile, in piedi, con metà del volto carbonizzato, che emetteva vapore per la parte liquida dei tessuti che avevano abbandonato il loro status. Le dita erano bruciate, solo qualche tendine usciva da quello che restava delle parti ancora sane delle mani, per tenere assieme ossa e quel poco di cartilagine.

    Con i gregari di Gene che sbattevano la testa contro i muri, ed Eiatsu che aveva preso a sanguinare dai dotti lacrimali, solo Gene avrebbe avuto la forza per resistere all'intrusione mentale, anche se non sarebbe stata un'impresa facile. Davanti a lui non aveva più l'amico, ma qualcos'altro, qualcosa che lo stava minacciando non su un piano fisico, dove il colosso aveva ben pochi avversari in grado di metterlo in difficoltà, ma nei recessi della sua mente. Muscoli, chakra e sangue non lo avrebbero aiutato contro quel nemico, non quel giorno.

    Quindi la bestia afferrò l'elsa della spada estendendo un braccio, per lanciarla contro Gene, lentamente, con la lama orizzontale, chiaramente non per colpirlo con essa, ma per restituirla, come se non ne avesse alcun interesse.

    SEi prOntO per QueLlo che arRiVeRà oRFanO deLLe SAbbIe....nON soPraVvivErAi a quEsTa tEmPEsta...sE noN sARai neMmEno In gRaDo di FErmAre...nOi..

    E dal niente, le parti del corpo di Jotaro devastate dalla barriera, si distorsero, come il suo volto pochi minuti prima, e quando tornarono "dritte" della loro forma, erano completamente ripristinate, come se nulla avesse toccato la sua pelle. Sembrava...normale...dall'esterno. Rise, di nuovo.

  2. .

    Un passo verso il fondo [5]



    [Alcune ore dopo il rituale]

    A seguito del rituale, la fragilità del colosso gli avrebbe fatto perdere i sensi. Al suo risveglio, i suoi assistenti si sarebbero trovati tutti attorno a lui, era in una sala della villa con le apparecchiature mediche e si trovava in un normale letto, a riposo. Sebbene il suo corpo fosse attraversato da fitte di dolore, si sarebbe sentito perfettamente in forma, come se si fosse appena svegliato dopo una lunga e ristorante dormita. Ad una prima occhiata, si sarebbe accorto che tutti si trovavano lì (anche Kato, se avesse voluto) ad eccezione di Eiatsu. Il collega non si trovava vicino al letto, nè nella stanza. Sarebbe stato Fyodor il primo a rivolgersi a Diogene.

    - Come ti senti. Dovresti stare bene stando a cosa ha detto Eiatsu. -

    L'espressione del cadavere non sembrava affatto preoccupata, ma era chiaro che le sue parole nascondevano altro; se da una parte il colosso non aveva riportato danni permanenti, dall'altra, qualcosa era andato storto.
    Se fosse stato il gigante del suono a chiedere, la carcassa avrebbe risposto, altrimenti sarebbe stato lui stesso a farsi avanti.

    - A quanto dice l'eliminatore, il tuo chakra è riapparso dal nulla, e le tue ferite..beh non hai alcuna ferita, anche se non abbiamo idea di come sia possibile. Il dolore che senti dovrebbe essere unicamente a causa dello stress, sul genere del dolore fantasma quando si perde un arto...il problema, è che dopo che sei svenuto, abbiamo dovuto prendere il ragazzo.. - Disse indicando Kato, se fosse stato presente - ...E portarvi via di corsa dal bunker del rituale. -

    A questo punto, Diogene avrebbe avuto chiaro che erano due le figure assenti nella sala. A quel punto, Fyodor si sarebbe grattato il mento con fare preoccupato, e ricordiamo che quell'uomo era stato per tre secoli in una pergamena infernale a subire torture. Quindi avrebbe tagliato corto:

    - Eiatsu è di sotto, non siamo troppo esperti di sigilli di contenimento, ma abbiamo fatto il possibile, lo abbiamo sigillato, ed Eiatsu ha eretto una barriera attorno a lui per tenerlo confinato, ma ho come la sensazione che si sia solo prendendo gioco di noi. Il problema è che Mumei è conficcata dentro di lui, e non siamo riusciti a tirarla fuori, quindi lo abbiamo rinchiuso. -
    Eppure non sarebbe dovuto essere un problema, Jotaro era si esperto, ma la sua condizione fisica era piuttosto mediocre al momento, e non aveva alcun chakra, come era possibile che due ninja come lo erano loro non fossero stati in grado di dominarlo? A questo avrebbe risposto lo stesso Fyodor.

    - Mi spiace capo, abbiamo provato, ma ci ha quasi massacrati, e non gli abbiamo strappato nemmeno un capello nel mentre. Eiatsu pensava che essendo geneticamente un Mikawa impuro, la comunione con la Spada avesse causato qualche problema, quindi ha provato ha richiamarla, ma è come se fosse scomparsa nel nulla. - In quel momento, le parole di Fyodor assunsero un significato più strano. Stando a quando diceva, la spada non era più conficcata nel corpo del nukenin, ma era stata come risucchiata dentro di lui.

    - Non solo, ma quel tizio ha più chakra di te boss, e non abbiamo idea del perchè. Sembrava in coma, con la faccia piena di pece, quando all'improvviso dopo che sei svenuto, la sua riserva ha iniziato a riempirsi. Eiatsu lo ha contenuto come poteva, ma quello si è liberato delle costrizioni come fossero di carta, e ci è letteralmente saltato addosso. -


    [Molti piani sotto]

    Eiatsu si trovava seduto a terra, a gambe incrociate, in posizione di meditazione, mentre, davanti a lui, una barriera energetica separava un angolo della stanza dal resto del volume. Al suo interno, una figura dai lunghi capelli era seduta a terra col capo reclinato. Le braccia erano confinate da un sigillo, e i paletti oscuri erano ancora conficcati nel corpo, dal momento del rituale.
    Quello che doveva essere Jotaro non parlava, non si muoveva, ma ogni tanto emetteva suoni sconnessi, alternava emissioni gutturali a risate sottovoce, a sospiri. Qualunque cosa gli fosse successa, non era proprio in sè.

    - Sai...che non potrai tenermi qui per sempre....Sai, che posso uscire quando voglio... -

  3. .

    La quiete prima della tempesta



    Lo sciamano accolse con attenzione e con una buona dose di orgoglio il saluto del suo capo villaggio, non solo ma dentro di lui albergavano emozioni discordanti: era sia convinto che Itai fosse effettivamente contento di vederlo, sia che quel fantasma si stesse rivelando più furbo del previsto.

    - Grazie, Itai-sama, Non si pentirà della sua scelta. -

    Che il Poveretto non avesse operato alcuna scelta era un dettaglio che lo sciamano non aveva ben compreso. Ma di una cosa sanjuro era convinto, il suo capo villaggio invidiava terribilmente la sua capra; lo si capiva dallo sguardo colmo di invidia che il ragazzo fantasma rivolgeva al meraviglioso animale, non solo per la Peluria fluente ma anche per l'incredibile potere mistico che il misticismo stesso evacuava dagli occhi della capra.
    A quel punto il terrore di ritrovarsi Sanjuro come effettivo consigliere spinse ita a ridurre al minimo i danni cercando quantomeno di assicurarsi che lo sciamano fosse almeno contenuto. Dire che il santone fosse entusiasta era estremamente riduttivo, infatti dal momento in cui Sanjuro aveva saputo della notizia, la sua mente aveva iniziato a vagare per mettere a frutto la nuova carica nella maniera migliore.
    Tutta la parentesi del poveretto che cercava di spiegare all'attempato mistico che tutta la situazione non era altro che un errore venne completamente obliata dall' apparato uditivo dello sciamano virgola quantomeno Gassan era stato in grado di recepire il messaggio ma per non ferire i sentimenti del compagno di avventure, il bastone tenne per sè l'amara verità.
    Sanjuro però volle rassicurare l'individuo che aveva davanti in modo che il fantasma non si adirasse e potesse essere esorcizzato una volta per tutte magari più avanti.

    - Ohhhhh, non si preoccupi, ho tutto il tempo per svolgere questo compito, ma è certamente gentile da parte sua preoccuparsi della mia agenda in modo che possa svolgere questa carica sciamanica nel migliore dei modi. adesso che sono consigliere del Nobile e rispettabile villaggio della nebbia sarà mio compito assicurarmi che la vita nel villaggio prosegua tranquilla è sicura come solo uno Sciamano del mondo sarebbe in grado di fare. -

    Possibile che lo sciamano parlassi seriamente? Per quale ragione Sanjuro Era diventato così sicuro di se, non solo ma aveva persino espresso un discorso di senso compiuto, forse era davvero arrivato il momento in cui Sanjuro aveva ripreso coscienza di sé, ma ci era tornato lucido. Itai non aveva niente di cui preoccuparsi.
    Povero ragazzo virgola se avesse avuto modo di scorgere nei pensieri dell'uomo... in realtà tutto il preambolo emesso da Sanjuro aveva un significato ben preciso, o meglio i significati erano molti e probabilmente nessuno di questi sarebbe piaciuto a Itai, considerato che il pensiero era di assicurarsi che tutti i Kiriani vivessero in armonia con il Misticismo, che il regno oscuro del Signore dei calli fosse sconfitto, e che la palude venisse arredata come si confaceva agli incarichi di un consigliere. Ovviamente questo sarebbe rimasto nelle sinapsi dello sciamano, senza che il giovane capovillaggio potesse avere niente di più di una strana sensazione.
    A quel punto lo sciamano avrebbe chiesto al suo superiore:

    - Nobile Mizukage, sono pronto per servire Kiri Ma potrò farlo al meglio solo dalla palude quindi se non c'è altro è il momento per me è il fido Gaassan di metterci all'opera. -

    A quel punto lo sciamano avrebbe composto i sigilli della tecnica del Richiamo utilizzando la testa quasi pelata della capra come superficie di evocazione e dalla nuvoletta che ne sarebbe conseguita sarebbe uscito un molto vistoso rotolo di colore porpora misto a blu scuro. Non era chiaro come ma lo sciamano era in grado di tenere sotto un'ascella, con un solo braccio, il suddetto rotolo nonostante si trattasse di un drappo di tessuto arrotolato di svariate decine di kg di peso. Cosa fosse il rotolo? Era per adesso un mistero ma un occhio attento avrebbe potuto intuire la destinazione circense dell'oggetto.
    Forse, se ancora in possesso della sanità mentale, Itai non avrebbe compreso che quello strano oggetto sciamanico sarebbe stato in realtà il nuovo ufficio del nuovo consigliere.
    Quindi Sanjuro attese ulteriori disposizioni dal Mizukage.


  4. .

    Chiamate aiuto



    Sanjuro era consigliere da qualche settimana. Un ufficio per lui era stato predisposto in una stanzetta salubre nel palazzo amministrativo della Nebbia, ma lui questo non lo aveva mai saputo; non perchè nessuno lo avesse avvertito, aveva avuto almeno due avvisi a voce e uno cartaceo, ma li aveva del tutto ignorati. Che non volesse o non gli interessasse comprenderli, non era risaputo.
    Aveva comunque bisogno di espletare quei compiti propri di un consigliere, qualunque fossero. La carica era importante e certamente alcune incombenze dovevano essere risolte, per liberare il Kage di quei compiti amministrativi che potevano essere svolti da altri, individui fidati, ma comunque altri.
    Più che altro questioni economiche che esulavano il governo militare, o la gestione di risorse secondarie, argomenti certamente importanti per il villaggio, ma che potevano passare sotto l'occhio di coloro che erano stati ritenuti fidati dal Daymio. Beh, Sanjuro ricopriva questo ruolo, e dal momento che non voleva rinunciare all'influsso che la palude gli offriva, aveva predisposto una sorta di "ufficio" sul pontile di legno presso la palude, alcuni metri prima della sua capanna.


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    (Così, ma più grande.)



    Chiamarlo ufficio era in effetti forse un eufemismo, dal momento che a voler essere fiscali, si trattava più che altro di una grossa tenda a cono, di colore blu-kiri. Una struttura interessante e certamente degna di un consigliere, ma era la locazione ad essere alquanto strana, e il fatto che al suo interno, la disposizione aveva ancora meno senso. La tenda era abbastanza grande da bloccare quasi del tutto l'accesso alla palude; quindi per raggiungere la casa di Sanjuro era necessario passarvi dentro, oppure attorno, rischiando di cadere nelle acque limacciose. Nella tenda, al centro esatto, era presente un braciere, perennemente acceso, dove lo sciamano trascorreva il suo tempo da indovino, da oracolo, da esperto delle previsioni del tempo, e da podologo.
    Sul lato sinistro della grande tenda era presente un banco di legno che ricordava più una bancarella malmessa di un mercato molto infame. La bancarella era circondata di libri, rotoli e documenti vari. In quel luogo, Sanjuro svolgeva i suoi compiti di consigliere, firmava moduli, osservava autorizzazioni, e controllava missioni che i messi accademici portavano lì, oltre che presso l'ufficio di Itai.
    Fortunatamente per Kiri, era Gassan ad occuparsi di questo spazio, e considerate le stranezze di Sanjuro, i messaggeri del villaggio e dell'accademia, erano molto contenti di trovare un bastone di legno appoggiato al banco ad accoglierli, e non lo sciamano pazzo.


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    (Così, ma senza il negretto)



    Era sabato mattina. Le 18 di sera del giorno prima erano passate, e Sanjuro stava facendo un bagno in mare sul pontile della palude, quando un commesso di Itai fece il suo ingresso nella tenda dello sciamano, muovendosi con circospezione, non solo perchè il suo consigliere stava dando bracciate come se nuotasse, stando disteso sul pavimento, che era appunto il pontile di legno, ma poichè era la prima volta che entrava nella tenda.
    E si, si trattava proprio del poveretto che era stato "caprizzato" durante il primo incontro di Sanjuro con Itai, dopo la sua nomina.
    Il ragazzo si avvicinò al banco, lasciò una cartelletta su di esso, fissando Gassan, CON UNA GIUSTA PAURA, e abbandonò la tenda.
    Sanjuro interruppe la nuotata, e notando l'aria preoccupata di Gassan, si recò presso il bancone, tenendo un asciugamano addosso dopo la nuotata.


    - Uhmmmm come dici? Un'epidemia? E cosa hanno aspettato a chiamare l'unico in grado di risolvere il problema? Andiamo Gassan, c'è un'epidemia da riparare! -

    E così, convinto che un'epidemia fosse un problema di manutenzione a chissà quale congegno sciamanico, Sanjuro si sistemò la maschera, afferrò Gassan, e uscì dalla tenda, lasciando un cartello affisso, con una lunga ed epesegetica spiegazione sul motivo della sua assenza.

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    (Così, ma senza le ciambelle)



    Quindi, lo sciamano inserì Gassan sotto il proprio sedere, e convogliò abbastanza potere sciamanico da partire con uno scoppio, lasciando solo un residuo di ceneri e capelli di pelato bruciacchiati, nel punto in cui si trovava, scomparendo alla vista dei presenti. Non se ne seppe più nulla.

    CITAZIONE
    Fulcro del Potere
    Abile: L'utilizzatore può volare posizionando Gassan tra le natiche e mantenendo il contatto con esso. La velocità degli spostamenti in volo è pari alla Concentrazione dell'utilizzatore aumentata di 3 tacche .[Da chunin in su]

    [Alcuni giorni alterni dopo]

    Mentre altri accademici si trovavano probabilmente sull'isola di Umizaki, una strana figura sembrò oscurare il cielo sopra la formazione di terra in mezzo all'oceano, qualcosa che ricordava vagamente un gabbiano, o uno sciamano in fiamme; ma qualunque cosa fosse, tagliò le nuvole a metà con terrificante maestria, dirigendosi verso la cittadina come una meteora.

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    Con il vento nei fluenti capelli biancoargento, lo sciamano del mondo era appena giunto ad Umizaki utilizzando per la prima volta il potere che aveva scoperto dentro Gassan per caso, dopo il ritorno da Azumaido; ma non sapeva ancora come atterrare. Per questo dopo un arrivo degno dell'ultimo dei supereroi, andò a conficcarsi, in fiamme, nelle fronde di un albero situato nel cortile dell'edificio che era stato adibito a lazzeretto. Ora che era sul posto poteva riparare l'epidemia.


    Edited by Jotaro Jaku - 30/11/2017, 13:41
  5. .

    La via del sigillo [4]



    Jotaro ascoltò con molta attenzione le risposte di Kato, appuntandosi segni incomprensibili a matita su di un foglietto. Informazioni vitali per la riuscita del rituale furono riportate, quanto al misterioso sciamano descritto da Kato, un giorno sarebbe stato interessante fare la sua conoscenza.

    << Impronta di fulmine...può essere un bene per la sincronia..potevamo essere più fortunati, ma poteva andare molto peggio, so cosa farti fare. >>

    Quanto a Gene, il colosso del Suono si sarebbe allontanato per buona parte del tempo trascorso dagli altri due ninja nella stanza, per poi riunirsi con loro, e Fyodor; il quale rivolse a Jotaro una domanda strana per chiunque non fosse a conoscenza delle ultime notizie che giravano per il Suono.

    << Non mi lamento nobile Otese, e ti rinnovo i miei ringraziamenti per l'ultima volta. Quanto all'approccio, non credo serva ripetere quanto la via medica non sia il mio forte; se la soluzione dell'enigma si nasconde nel bisturi, non sarò io a trovarlo. >>

    Quando tutto fu DAVVERO pronto, la scena vedeva Kato ricoperto di libri, Jotaro seduto a terra coperto di post-it attaccati sul pavimento tutti attorno a lui, Gene praticamente automacellato, e Fyodor con in mano una strana spada molto rossa, di cui Jotaro ignorava le proprietà. Il Jaku quindi invitò Diogenes a sedersi a terra davanti a lui, ad un paio di metri, a gambe incrociate, e a rilassarsi chiudendo gli occhi. Quindi si sarebbe avvicinato a lui con in mano una boccia di vetro contenente semplice inchiostro e un pennello. Nei minuti successivi avrebbe passeggiato attorno a lui, riportando simboli di ogni tipo sulla sua pelle, mentre conversavano.

    << Non voglio mentirti, non abbiamo la certezza che questo tentativo funzioni, nè esiste la certezza che sarai ancora vivo una volta finito. La tua volontà è leggenda, quindi non ti chiederò nuovamente se sei sicuro, per non mancarti di rispetto, ma sappi che in caso di ripensamenti, questo è il momento amico mio. >> Una volta terminata la preparazione, avrebbe iniziato a dipingere cerchi e simboli sul pavimento, attorno al ninja; prima di tornare seduto a terra nella zona originale. Jotaro aveva creato un grosso circolo di kanji attorno a Gene, che si collegavano a due cerchi più piccoli posti davanti a lui. In uno avrebbe seduto Jotaro, nell'altro, vicino a lui, Kato.

    << Stiamo per cominciare. Il sigillo trasporterà il chakra di Kato a me, e io lo utilizzerò per manipolare il tuo corpo Diogenes. Il concetto fondante sarà creare una piccola tasca dimensionale dove dividere ogni tuo singolo apparato per tentare manipolazioni. In questo modo "qui" il tuo corpo resterà integro. Dal momento che la riserva di Kato non è estesa come farebbe comodo, ho aggiunto un sottosigillo che trasporterà la mia energia vitale a lui, convertendola nel suo chakra, così avremo molta più benzina a disposizione. In questo modo aumentiamo le possibilità di riuscita, o almeno il tempo a disposizione, rischiando la pellaccia in due, ma senza che Kato ci resti secco. Ho aggiunto altre fasi al fuuinjutsu, una per rendere la sua impronta di chakra favorevole alla mia, e altre cose inferiori per evitare di far esplodere mezza Oto, o evocare una scimmia gigante. Gene, tu dovrai fare il possibile per non abbandonare il sigillo prima che sia chiuso, altrimenti rischierai di lasciare parti del tuo corpo dentro il sigillo, e uscire da qui senza qualcosa. Kato, tu dovrai restare il più possibile in concentrazione, senza preoccuparti di quello che senti o vedi. Sei la batteria, se tu abbandoni, rischiamo di tagliare via a Gene parti del suo corpo. Quanto a te Fyodor, resta a distanza, e stai pronto a piantarmi quella spada nel cuore, in caso le cose diventassero problematiche. >>

    L'ultima parte sarebbe stata strana persino per Fyodor. Forse solo Gene poteva intuire a cosa il sigillatore si riferisse. Infatti fissando il colosso, Jotaro aggiunse:

    << Se le cose non dovessero andare, cercherò di chiudere tutto. Nel caso non ne fossi in grado per qualunque motivo, dovrò ricorrere alla batteria di emergenza....>> L'espressione del ronin era chiara per chiunque fosse stato con lui durante la cena tra Jotaro, Gene, e il loro amico nukenin misterioso.


    [...]



    Quando Jotaro attivò il sistema di fuuinjutsu complementari, la stanza si sarebbe trasformata in una vera e propria tempesta energetica. Per chi non era avvezzo ad un sistema di sigilli di quel genere, la cosa sarebbe apparsa apocalittica. Kato avrebbe distintamente sentito il suo chakra venire strappato via molto più rapidamente di quanto lui riuscisse a generarlo, rendendo di fatto la concentrazione molto più complessa del previsto. L'energia di color azzurro, sfrigolate di piccole scosse elettriche sarebbe giunta fino a Jotaro tramite i kanji sul terreno, facendo risplendere di un azzurro chiaro gli occhi del ronin, che contemporaneamente stava convertendo l'elemento del chakra di Kato nel suo, cercando di non diventare una bruschetta troppo bruciata.
    L'operazione era disumana, parte della concentrazione doveva andare a mantenere attivo il rituale, che non aveva una persona preposta, tenendo anche questo sulle spalle di Jotaro, il quale, durante la procedura, cambiava spesso posizioni magiche, saltando da semplici sigilli, a gesti teoricamente a caso, nella direzione di Gene, o Kato, per far confluire più energie verso il Jonin, o per aumentare la richiesta di chakra dal ragazzo. La prima parte del rituale, che nel migliore dei casi avrebbe richiesto circa 20-25 minuti, sarebbe servita a creare una tasca dimensionale di un volume pari a una decina di volte quello del corpo di Diogenes, per eseguire tutta l'operazione sperimentale. Solo questa operazione avrebbe richiesto metà della riserva di Kato. Riguardo al ragazzo, Jotaro non lo conosceva, e sebbene fosse fidato per Gene, non lo era per lui, quindi aveva ridotto al minimo le problematiche dovute alla codardia generata dai nuovi metodi di addestramento di Oto.

    Infatti, tra i sigilli minori, Jotaro ne aveva inserito uno di paralisi totale, infatti, se Kato avesse cercato, per la paura, o il dolore, o il semplice cambio di cuore di abbandonare la sua posizione anzitempo, uno dei kanji circolari si sarebbe illuminato, bloccando sul posto il ragazzo, totalmente.

    § Non avere timore ragazzo, non sei tu quello in pericolo, resta fermo e lasciami lavorare...§

    Tutto questo ovviamente non sarebbe avvenuto se Kato fosse rimasto al suo posto. Nei vari sigilli erano poste anche delle difese dalle minacce esterne. Se il gruppo fosse stato attaccato, o interrotto, qualunque manifestazione esterna che fosse entrata in contatto con i Kanji, si sarebbe trovata rallentata nei movimenti e nelle emissioni, per dare il tempo a Jotaro di chiudere tutto quanto in tempo utile. Era presente un Kanji di assorbimento e imprigionamento, nel caso il rituale avesse generato manifestazioni elementali, confinando la produzione energetica in uno dei rotoli presenti a terra sopra i vari sigilli sul terreno. Alcuni Kanji servivano ad allacciarsi a eventuali teletrasporti che fossero giunti in mezzo al rituale, rispendendoli indietro in locazioni casuali, mentre un altro fuuinjutsu, serviva a rendere tutta l'operazione, occultata dall'esterno, sfruttando la sua stessa energia come schermatura. Tutto il procedimento era stato lungamente programmato, e stava richiedendo molta fatica.


    Quindi Jotaro passò a manipolare il corpo di Gene. I suoi occhi divennero estremamente più luminosi, e il chakra di Kato venne assorbito più lentamente, ma in maniera più complessa, filtrandolo in modo che fosse più puro, e più leggero sulla componente mentale; risultando in uno stress fisico maggiore per il ragazzo, ma lasciando quasi a zero lo sforzo mentale. Jotaro avrebbe pensato a quello, essendo la sua mente più robusta di quella dello Yotsuki. Ogni goccia di energia doveva essere controllata e utilizzata con attenzione, per rendere il rituale più sicuro e duraturo possibile. Una distrazione avrebbe privato Diogenes della sua vita, e i presenti della salute.
    Fu in quel momento, che le cose iniziarono a complicarsi. Sebbene il ronin eseguisse alla perfezione i passaggi che aveva in mente, e sebbene i simboli fossero corretti, per qualche motivo, non riusciva a carpire i vari apparati del jonin per trasferirli nella tasca. Inizialmente Jotaro pensò si trattasse di una parte errata nel rituale, o che forse il chakra dell'otese stesse facendo resistenza, ma qualcosa nel suo istinto gli diceva che doveva essere per un altro motivo. Proseguì, cercando altre soluzioni al problema.
    Dapprima aggiunse un ulteriore passaggio, cercando di convertire il chakra in uscita da sè in altri elementi, per essere più simile a quello di Gene, ma nemmeno questo sembrava funzionare. Provò allora ad aumentare l'energia emessa, o a raccogliere parti di materia inferiore dal corpo di Gene, ma nemmeno questo sembrò funzionare. Stava diventando frustrato.

    Era sicuro, certo, che avrebbe trovato intoppi, ma non certo in questo passaggio iniziale. Sebbene tutto il rituale fosse una teoria, il processo si basava su altri rituali realmente esistenti, ed era impossibile che stesse fallendo nel passaggio più elementare di tutta l'operazione, come se il corpo di Gene non fosse presente nel luogo dal quale cercava di afferrarlo....

    << Idiota di un Mikawa! >> Jotaro gli urlò contro, senza interrompere il processo. Il ronin aveva capito il problema. Era stata la strana spada in mano a Fyodor a farglielo capire. Ogni volta che Jotaro cercava di afferrare il corpo di Gene, la spada brillava di un rosso più acceso, come se rispondesse lei stessa al tentativo del ronin. La soluzione era semplice, ma tutt'altro che banale. Diogenes non aveva più alcun apparato da afferrare, tutto il suo corpo era composto da sangue! Il ninja aveva lasciato volutamente o meno un'informazione così importante fuori dal discorso, senza pensare che fosse una cosa di vitale importanza, rendendo le cose molto più grigie del previsto, per tutti, soprattutto per se stesso!

    Con non poco sudore che gli calava dai lati del viso, Jotaro proseguì, cambiando tutto il rituale sul momento, ma continuando a sfruttare la struttura del disegno prevista. Questo, decisamente, avrebbe reso le cose molto più lunghe, e dolorose, anche per lui. Avrebbe cercato di tenere Kato fuori dal problema, in ogni modo possibile, ma probabilmente il ragazzo avrebbe passato parecchi giorni a letto una volta finito, o sarebbe addirittura finito in coma, se Diogenes avesse tenuto altri segreti per sè, più avanti.
    Jotaro sospirò, rilassandosi e giungendo ad un livello di concentrazione ancora più profondo. Lo scherzetto di Gene aveva fatto bruciare a Kato chakra per niente, portando il ragazzo a solo 1/4 della riserva rimanente; una % decisamente inferiore a quella necessaria per completare il rituale.
    Secondo i suoi calcoli, Jotaro aveva previsto un consumo pari a tre volte la riserva completa di Kato, e dal momento che i tonici generano un tipo di chakra "sporco" per i rituali così complessi, ricaricare una sola volta la riserva del ragazzo avrebbe consumato oltre la metà dell'energia vitale del ronin. A questo punto, mancava la benzina, e una quantità piuttosto elevata per giunta.
    Il Jaku iniziò il trasferimento.

    Estraendo uno strano oggetto simile ad un paletto, da sotto il mantello, Jotaro lo avrebbe letteralmente conficcato nel suo stesso corpo, nel bicipite sinistro, senza scomporsi di un millimetro. In quel momento, il braccio interessato, avrebbe iniziato impercettibilmente a restringersi, come se il ninja stesse dimagrendo improvvisamente; nello stesso momento, Kato avrebbe sentito come una ventata di energia fluire nel suo tantien da una fonte esterna.
    Contemporaneamente, Jotaro stava trasferendo fluido cremisi nella tasca operativa, dal corpo di Gene, cercando di manipolarne la struttura, come si fa con uno di quei giocattoli a forma di cubo, con le facce colorate da inter-cambiare. Sebbene la manipolazione non fosse così complessa come l'uomo aveva previsto, più materia aggiungeva all'impasto, più era difficile agire su di essa; non solo, una volta manipolata, non doveva essere riconcretizzata, ma lasciata duttile, e trasferita a Gene in modo che fosse lui stesso a poterla nuovamente manipolare a piacimento. La cosa stava diventando ben oltre le possibilità del ronin, e in cuor suo, Jotaro iniziava a diventarne consapevole.

    Jotaro aveva in esame il 30% circa della massa cremisi di Gene, quando il suo cervello iniziò ad essere ghermito da sensazioni particolari, ma non impreviste. Fyodor avrebbe potuto percepire come il ronin, improvvisamente avesse accellerato il processo, conficcando altri paletti oscuri nel proprio corpo: uno per quadricipite e un terzo nel bicipite destro, tornando quindi nel sigillo della capra. Kato avrebbe ricevuto un'esplosione di chakra, ben superiore a quella che fosse stato in grado di mantenere, e avrebbe dovuto impegnarsi per non esplodere, letteralmente, in una nuvola di chakra. fortunatamente per lui, Jotaro aveva previsto il problema e aveva impostato dei sigilli in grado di fungere da "trasformatori" per evitare che il tantien del ragazzo esplodesse come una cassa di tritolo.
    Il corpo di Jotaro era sempre più esile, e ormai molto vicino al collasso, dato lo sforzo richiesto per trasferire tutta quella vitalità in chakra per Kato; ma questo non avrebbe fermato comunque l'uomo, intenzionato a non portarsi dietro Gene; conficcò un ultimo paletto nel proprio addome, con quello che fu probabilmente più un grido di rabbia, che di concentrazione.




    I suoi occhi cessarono di brillare di azzurro, e divennero vitrei, con delle strane circonferenze concentriche al loro interno, prima di oscurarsi completamente di un nero innaturale. Il corpo aveva raggiunto il limite di energia donabile a Kato prima di spegnersi senza vita, ma chiaramente, la vitalità trasferita non era stata nemmeno lontanamente sufficiente a ricaricare nuovamente la riserva del ragazzo. Jotaro aveva estratto nella tasca, e manipolato, circa l'80% della materia fisica di Diogenes, ma non era ancora tutta, non solo, se anche lo fosse stata, mancava ancora 1/3 del rituale, ovvero la riconversione della nuova "tecnica" appena nata, in una capacità di Diogenes; ovvero la parte che avrebbe richiesto più energia da parte di Jotaro e Kato. Era quindi il momento del dilemma. Usare l'ultima goccia di energia per chiudere tutto, ben oltre la sicurezza, dato che Jotaro già si era spinto oltre quello che poteva definire "sicuro" interrompendo il rituale in malo modo e mandando Kato in coma, uccidendo probabilmente Diogenes, e probabilmente morendo a sua volta......o....

    [Nell'Abisso]

    Quando i suoi occhi si erano oscurati, Jotaro era tornato nuovamente nel mare oscuro, contro la sua volontà, ma non senza aspettarsi che accadesse. Come quando era risorto dall'Edo, si trovava su una piccola roccia, in mezzo ad un mare completamente piatto, senza onde, senza schiuma, senza riflessi, completamente nero come la pece. Solo un profilo molto simile ad un enorme polipo si stagliava nell'acqua già nera sotto di lui. Il ninja, completamente smagrito e privo di forse fisiche, ma non mentali, fissava senza espressione la superficie dell'acqua.

    << Abbiamo un lavoro da fare. >> Disse a bassa voce, prima di lasciarsi cadere in avanti, precipitando verso la superficie del liquido, ma non ci fu impatto, tutto divenne nero.


    [Nella stanza]



    Il corpo di Jotaro si irrigidì, e divenne ancora più pallido. Ammesso che fosse sempre suo. La solita, pece nera che componeva il grande Abisso, iniziò a fluire dai suoi occhi come gelatina, gocciolando sul suo corpo e a terra. Nessuno dei presenti, se ne fossero stati in grado, avrebbero più percepito attività mentale da parte del ronin, il quale sembrava come in trance. Improvvisamente, la mano sinistra, si rivolse verso Kato, compose alcuni sigilli, e il ragazzo venne circondato da alcuni fasci neri a spirale, che lo avrebbero stretto, ma non senza strangolarlo, e lo avrebbero trascinato fuori dal rituale, fino all'angolo opposto della stanza. Kato avrebbe potuto percepire chiaramente che la cosa non lo stava attaccando, ma proteggendo.
    Sempre fissando Diogenes, Jotaro avrebbe rivolto quindi la mano destra a Fyodor, con due dita rivolte verso di lui, e Mumei avrebbe iniziato a vibrare, per cercare di abbandonare la mano della Carcassa. Se fosse stata lasciata andare, sarebbe letteralmente volata verso il ronin, conficcandosi nel suo fegato da parte a parte, ma non sarebbe uscito sangue, solo la stessa pece nera che gocciolava dai suoi occhi.
    A quel punto, Gene avrebbe sentito letteralmente rientrare nel suo corpo tutta la materia che era stata trasportata altrove, e la tasca dimensionale si sarebbe chiusa. Non era chiaro come, ma Jotaro aveva improvvisamente compreso come manipolarla tutta assieme....direttamente dentro Gene...e senza chakra!
    Il jonin avrebbe sentito tutto il suo essere, fisico e mentale, contorcersi e sconvolgersi, come se avesse un enorme senso di vomito e di dolore contemporaneamente.

    Ogni centimetro del suo corpo avrebbe causato dolore, e Gene sarebbe esploso in una vera e propria nuvola di sangue, fluttuante a mezz'aria!
    La quale, avrebbe assunto quindi fattura liquida, cambiando di forma, da oggetti ad animali, per poi assumere le sembianze proprie di Diogenes, seduto a terra come pochi istanti prima. A quel punto Jotaro avrebbe posizionato le mani nel sigillo del cane, e Diogenes avrebbe fatto lo stesso, come se non fosse più padrone dei suoi movimenti. Entrambi avrebbero composto gli stessi sigilli, nello stesso momento, all'unisono, a decine, tentativi, combinazioni teoricamente a caso, quindi Gene avrebbe nuovamente cambiato forma divenendo una versione molto più magra di Shinken. Quindi sarebbe divenuto Ayato, quindi Shinodari, Yashimata, lo stesso Jotaro, poi sarebbe tornato se stesso. A quel punto, tutta l'energia sarebbe cessata, gli occhi di Jotaro sarebbero tornati del loro colore, con la pece che ancora sporcava il viso, e con tutti i paletti ancora conficcati, sarebbe scivolato all'indietro, finendo disteso, fissando il vuoto senza emettere un fiato.
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    Loool X3
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    [7] La fine del tunnel



    Quando i due giganti si incrociarono, Sho si sarebbe svegliato. Era esattamente uguale a prima, come era quando l'uomo misterioso lo aveva portato via dalla Foglia, ma nudo. Si trovava seduto a terra, poggiato su di una pozza di liquido scuro, con attorno a sè una dozzina di monaci in preghiera. Accanto a lui un uomo estremamente magro, alto e longilineo, ma con la massa muscolare quasi del tutto assente. La sua magrezza era tale che le ossa erano visibili sotto il sottile strato di pelle che le cingeva, per tutto lo scheletro. Poteva scorgere i suoi organi interni, tanto l'epidermide e gli strati sottostanti erano sottili; al punto che i pigmenti erano diventati quasi assenti. Sembrava più un velo di sashimi su di una polpetta di riso, che una persona; non solo, ma per tutta la lunghezza del corpo, una grande quantità di oggetti simili a bastoni erano conficcati nella pelle, fin dentro l'esile corpo. Solo i lunghi capelli neri, che coprivano quasi totalmente quella che sembrava proprio una salma, tradivano l'umanità dell'individuo accanto al ninja, il quale, pochi istanti dopo il risveglio del ragazzo, volse la testa verso di lui, pur restando disteso; mostrando occhi di un rosso sbiadito, tendente al rosa.
    I monaci si affrettarono a prelevare il corpo dell'individuo e a portarlo come fosse un tappeto fin dentro il monastero; mentre altri si avviarono con grandi sorrisi verso Sho, porgendogli degli abiti puliti, mentre il liquido nero rapidamente si ritirava sotto al ragazzo, scomparendo.
    Dove si trovasse, sarebbe stato un dubbio rapidamente chiarito, ma altro sarebbe rimasto misterioso; avrebbe ricordato tutto; sia di se stesso, sia di quello avvenuto fino a pochi istanti prima. Per qualche motivo, Shiro gli aveva fottuto la mente, ma senza successo. Quella era la spiegazione più probabile, qualunque cosa gli stessero facendo, non era andata a buon fine, era stato aiutato da alleati misteriosi, e tutto si era risolto. Kokuo era sempre dentro di lui, e stava bene. Si, Kokuo; per qualche motivo però, pur percependolo esattamente come prima, Sho nel mondo interiore avrebbe visto un enorme lupo nero, non il solito Kokuo. Il quale, avrebbe risposto sempre allo stesso modo, come se niente fosse cambiato, ignorando la visione che Sho avrebbe avuto di lui. Per qualche motivo, lui solo aveva questa strana visione del demone, che discostava, e avrebbe discostato, da quella di chiunque altro.

    Quanto ai suoi ricordi, tutto era tornato. Coi giorni a venire avrebbe avuto alcuni fastidi, e frequenti mal di testa che con il passare delle nottate sarebbero scomparsi, senza lasciare alcuna traccia di quanto successo. Sarebbe stato ospite dei monaci, per recuperare le forze, per circa 3 giorni, prima che gli fosse permesso di girare per il monastero da solo, anche perchè in ogni caso, era così stremato che forse solo dopo il secondo giorno, sarebbe riuscito a reggersi in piedi, sempre comunque per arrivare al bagno, dal letto, e tornarci.

    Quello di cui Sho non era cosciente, era che non solo aveva perso la quasi totalità delle sue conoscenze ninja, restando molto più simile a un civile, che a un combattente della foglia, ma anche tutti i ricordi che erano legati alle sue tecniche, al suo contratto, e alle esperienze di allenamento, erano scomparse, in modo tale che per lui, tutto sarebbe stato normale, come un mese prima. Facendo credere al ragazzo, di essere perfettamente in forma.
    Un esame approfondito dei ricordi infatti, avrebbe confermato la cosa. Nessun ricordo pareva strappato via dalla sua mente. Qualunque fosse il rituale a cui era stato sottoposto, o non aveva avuto effetto come doveva, o era qualcosa di molto potente.

    [...]

    Allo scoccare del terzo giorno di riposo, se Sho avesse voluto esplorare il monastero, avrebbe avuto libero accesso a ogni area del monastero, e in una delle sale di questo, avrebbe scovato lo stesso individuo accanto al quale si era svegliato, chiuso in un kimono nero, in posizione del loto, in meditazione con un paio di candele accanto, apparentemente in trance. Il corpo dell'uomo non sembrava più provato e strimizzito come tre giorni prima, ma pareva tornato alla normalità.
  8. .

    Dentro la Città infame [5]



    Jotaro si limitò ad un cenno di assenso verso il ragazzo, quando questo si voltò verso di lui come a cercare un'approvazione.
    Le parole di Hohe, e il tono con cui furono pronunciate, causarono un ulteriore abbassamento delle armi dei padroni di casa, che già non tenevano sotto tiro i ninja. La donna fece cenno ai ninja di avvicinarsi, e ripose la grande balestra sulla schiena. Nel farlo compì qualche passo verso i due visitatori, da sola, per favorire la creazione di un incontro basato sulla fiducia, sebbene flebile, data la situazione. Quando tutti e tre furono a portata di conversazione non urlata, fu lei la prima a parlare, sempre in modo perentorio, ma stavolta il suo scopo non era ordinare, ma dare consigli.

    - Finalmente siete qui, presto seguitemi. -

    In quel momento, forse, Hohe avrebbe potuto intuire la motivazione del tono precedente: per qualche ragione erano i padroni di casa ad attendere i ninja, ed erano piuttosto irritati dal loro...ritardo. Mentre la donna si premurava di farsi seguire verso il resto del gruppo dai due ninja, aggiunse:

    - Il mio nome è Surwa, sono il capoclan delle Scolopendre, e comando la resistenza a Shulva. Molti mesi fa ho inviato mio fratello Riwa presso il villaggio della Nebbia nostro antico alleato, ma lui è tornato senza aiuto. -

    Le parole della donna erano colme di amarezza. Il fratello le aveva raccontato di cosa era successo a Meika una volta giunta a Shulva, e dell'obbligo degli accademici di dover tornare indietro, ma ignorando l'invasione di Cantha, la donna si aspettava quantomeno l'invio di nuovi aiuti. Invio che ovviamente non avvenne mai. Sia perchè Itai era assente, sia perchè Kiri era stata invasa e rasa praticamente al suolo; ma dal momento che Shulva era chiusa in se stessa, queste notizie non erano mai giunte, e loro avevano atteso, invano.
    Il drappello di uomini avrebbe accompagnato i due ninja fino oltre le grandi porte, assieme alla capoclan e al giovane Riwa.

    [...]

    Superate la grandi porte, che si sarebbero richiuse al loro passaggio, Hohe e Jotaro avrebbero notato come la grande città non fosse ancora davanti a loro, non solo, pur essendo dentro una grande cavità scavata nel terreno, non c'era oscurità, ma una luce spettrale che filtrava dalle rocce sopra di loro. Avrebbero camminato in una sorta di grotta dall'alto soffitto, per circa una decina di minuti, verso il basso, notando come rocce e pavimentazione fossero coperte di un fitto strato di lussureggiante vegetazione di ogni tipo. Il verde era così presente e denso, da far pensare che l'intera conformazione rocciosa fosse composta unicamente da piante; era uno spettacolo incredibile, non paragonabile a nulla nel loro continente.
    Finalmente, giunsero alla vera porta di Shulva, un portone grande la metà di quello appena attraversato, e molto meno maestoso persino nelle decorazioni, ma come avrebbero presto scoperto, molto più resistente.
    La capoclan infatti, dovette avvicinarsi di persona alla porta, procurarsi una ferita sulla mano e poggiarla sulla grande porta di pietra verde, perchè questa iniziasse a pulsare, e si aprisse lentamente, rivelando un grande buio.
    Surwa si voltò, prima di di dare il permesso di passaggio, e in quel momento, tutti i presenti, Riwa compreso, sfoderarono le armi, e si avviarono uno alla volta nella grande oscurità.

    - Come avrete notato non siete stati disarmati. Anche se foste nemici, non sareste voi la minaccia più grave a Shulva. Armatevi, e prestate attenzione nella nostra amata città; quindi anche le rocce cercheranno di uccidervi. -

    Disse prima di oltrepassare la porta.
    Dentro, i ninja avrebbero trovato davanti a loro unicamente un lungo ponte di pietra, largo circa 10 metri, e lungo a perdita d'occhio. Ogni due metri, da entrambi i lati, era posto un braciere acceso, che permetteva una visione crepuscolare a pochi metri, come se un'oscurità innaturale impedisse alla luce di espandersi, e attorno a loro, unicamente il buio. Con le loro capacità, i ninja avrebbero potuto rendersi conto di trovarsi in una cavità sotterranea spropositata, un enorme foro nel sottosuolo, attraversato dal ponte in questione, sotto il quale si estendeva un vuoto incalcolabile.
    Il ponte stesso era veramente immenso, pur camminando per alcune decine di minuti, nemmeno avrebbero potuto vederne la fine, solo altre torce che illuminavano i pochi metri che precedevano la coppia di bracieri successiva.

    << Sta attento..qualcosa ci osserva..da ogni lato. >>

    Quella sarebbe stata la sensazione per tutta la traversata, come essere immersi in una nuvola di creature che volevano il loro cuore, e fossero a portata di artiglio.
    Se Hohe avesse provato a lanciare nel vuoto qualcosa di luminoso, avrebbe potuto osservare come la fonte di luce potesse illuminare solo pochi centimetri oltre il suo oggetto fisico, e avrebbe continuato a cadere per metri, metri e metri...ma senza mai udirne il suono di arrivo sul fondo della grotta. Non solo, il posto era ben più terrificante, dal momento che molto presto, il ninja si sarebbe accorto che sulla pietra che formava il ponte, un materiale grigio-verde simile al marmo, il chakra veniva completamente repulso, rendendo impossibile usufruire delle arti ninja per scalarlo, o danneggiarlo.

    [...]

    Alla fine, dopo quasi mezz'ora di passo svelto, sarebbero giunti ad una barricata in legno, improvvisata, ad una prima occhiata, ma con attenzione maggiore avrebbero notato come fosse stata organizzata con materiale riciclato, ma costruita con tutti i crismi. Vennero accolti da altri Shulviani vestiti come i primi che li avevano invitati a entrare, ma in maniera molto diversa. Furono tirati e abbracciati, alcuni avrebbero lanciato loro delle birre, altri li avrebbero salutati come fratelli tornati dal fronte. In quel clima di cameratismo, avrebbe fatto di nuovo capolino Surwa, dalla calca di persone.

    - Benvenuti a Shulva, sono dispiaciuta di non potervi accogliere come la città avrebbe fatto un tempo, ma ormai la situazione è questa. Seguitemi prego. -


    [Il Primo Pilastro]



    La città era particolare. Al termine del grande corridoio sospeso, superata la barricata di legno, si arriva al primo pilastro dei 4 che compongono la città. Dietro di esso è presente il secondo, accanto al quale è situato il terzo. Questi tre pilastri sono collegati tra loro da numerosi ponti di pietra lunghi circa cento metri, posti ogni 30 metri verticali. Dal terzo pilastro, posto non simmetricamente accanto al secondo, ma leggermente più in avanti nella caverna, è possibile accedere al quarto e ultimo pilastro. A eccezione del primo, che resta attaccato unicamente al soffitto della grotta, gli altri sono tutti inglobati nelle pareti di pietra della cavità. La donna avrebbe condotto i due al limitare della barricata, proprio davanti al primo pilastro, superando l'avamposto della resistenza, che era situato nella grande piazza di pietra posta tra il grande ponte e il primo pilastro a forma di ziggurat. La piazza, che non aveva alcuna protezione o balaustra contro il grande vuoto sotto di essa, era stata circondata di mura di legno e vi erano state allestite infrastrutture di fortuna sempre col legname, lì, in quel quadrato di poche centinaia di metri quadri, erano ammassati tutti, o quasi, gli abitanti rimasti della città; in un quartiere baracca creato per necessità. Diametralmente opposto al grande ponte, c'era un camminamento sospeso per raggiungere il primo pilastro.

    Questa è Shulva, ogni pilastro è diviso in zone, la zona più alta è quella commerciale, quella sottostante è abitativa, quella inferiore è militare, l'ultima è detentiva. Lo schema si ripete per i primi tre pilastri; essi dividono anche le caste della città, infatti ogni abitante possiede sia la sua casa che la sua attività commerciale nello stesso pilastro, manda i figli a studiare o ad allenarsi sempre nello stesso pilastro, e nel caso fosse colpevole di un crimine, sarebbe detenuto sempre nel suo stesso pilastro. L'unico che differisce è il quarto, che non possiede nè una zona militare, nè una detentiva, le sue zone inferiori sono riservate al tempio.

    Quindi, la donna avrebbe invitato i due a seguirla nel suo "fortino", una piccola base di un paio di stanze, al centro della piazza-avamposto, per poter parlare in privato. Avrebbe offerto loro delle sedie, delle coperte, e da bere, poichè data la profondità della cavità, il freddo faceva da padrone; motivo per il quale tutti i presenti avevano grosse pellicce sulle spalle, tranne forse il giovane Riwa.
    Quando si fossero messi a loro agio, Surwa avrebbe ripreso a parlare, dopo essersi seduta a sua volta e aver tirato un sospiro di sollievo. Contando anche il giovane fratello della capoclan, erano soli.

    - Il motivo per il quale siamo costretti qui in questa fortezza di fortuna, fatta di legno marcio, coperte di pelle d'orso e liquore scadente, è dovuto al fatto che la città è ormai persa. Alcuni decenni fa, un cataclisma di cui ignoriamo i natali, ha estirpato la vita da questo posto, lasciando solo ombre di quello che c'era un tempo. Tutti gli uomini e le donne che vedete qui, erano fuori da Shulva quando questo avvenne, o non erano nati. Ormai, tutti e 4 i pilastri sono infestati da quelli che un tempo erano gli abitanti, ma ridotti peggio. -

    In quel momento il volto della donna si oscurò, non perchè non volesse rivelare un segreto, ma perchè quello che stava per rivelare le dava molto dolore.

    - Nella città hanno sempre vissuto due clan, le Scolopendre, ovvero la milizia, e le Lucciole, ovvero i ninja esperti. Quando accadde il fatto, i membri dei due clan vennero corrotti, ora si fanno chiamare rispettivamente, i seguaci del Veleno e dell'Ombra. Sono molti più di noi, e molto meno preoccupati della loro sorte, questo li rende molto più temibili di noi. Alcuni membri del vero clan delle Lucciole, che come noi si trovavano fuori dalla città quando persero tutti gli amici e i parenti, sono rintanati nei vari pilastri, in delle sacche di resistenza, per fungere da spie, e sabotatori, ma sono poche decine, e stremati. Raramente riusciamo a metterci in contatto con loro, sia perchè la città è quasi impraticabile, sia perchè esporsi per cercare un contatto significa rimetterci la pelle di qualche uomo, e non possiamo permettercelo. -

    La situazione, era più complessa del previsto, ed era solo l'inizio.
  9. .

    L'altro [5]



    La notte fu agitata per Jotaro, estremamente. Il suono gli stava massacrando i timpani e non c'era verso di farlo smettere, o di diminuirne l'intensità. Stava diventando così presente da risuonare tutto intorno al ronin, da fargli tremare le ossa e sanguinare il naso. Il gran maestro dell'ordine aveva preso a vegliarlo di persona, poichè gli erboristi del tempio non sapevano più come fare a calmare la sua fatica mentale e fisica; era come se il suo corpo stesse combattendo un'infezione, senza che ce ne fossero sintomi di alcun tipo; erano circa le 2 di notte, e la pioggia flagellava le mura di pietra del grande monastero, l'oceano di Cantha era spaventoso, le onde spazzavano le colline più basse dell'isola di Shing Jea, e i venti sollevavano gli arbusti più bassi.



    << Un respiro....sott'acqua..possente, senza fine... >>

    Furono le parole che il ronin, con le lacrime agli occhi rivolgeva a Sura, con l'espressione di chi sa fin troppo bene che faccia abbia la morte, e la riconosce quando se la ritrova nuovamente davanti gli occhi. Il gran maestro cessò il mantra che stava recitando da ore, aprì gli occhi, e fissò il vecchio amico dall'alto in basso, non solo per la posizione seduta dell'uomo e quella distesa di Jotaro, ma anche per accentuare quello che il gran maestro stava sentendo dentro di sè, voleva allontanarsi, fissava il ronin come si fissa un uomo maledetto, come un pellegrino osserva il leone che ha appena incontrato al crocevia.

    - Lui....senti....Lui....Che cosa sei... -

    In quel momento gli occhi di Jotaro iniziarono a vibrare di un luccichio che tendeva al fucsia, tutto il suo corpo si irrigidì e iniziò ad urlare, un urlo unico e potente, come se stesse cercando di espellere una maledizione da ogni singolo capillare del suo corpo, come se sapesse cosa fare, ma senza il chakra per riuscirci, fosse chiuso in una gabbia che diventava sempre più piccola.
    L'Antico lo stava forzando, voleva fargli fare qualcosa contro la sua volontà, o senza che Jotaro sapesse come eseguirla, cosa che lo stava obbligando ad opporsi. Sura non aveva la minima idea di come poter aiutare l'amico urlante, tanto che quando accorsero gli altri monaci, iniziarono tutti a guardarsi in volto preoccupati. Intuivano, ma non volevano prendersi una responsabilità come quella che forse era richiesta loro.

    - Come posso aiutare....fammi capire, fatti capire, cosa dobbiamo fare ??? -


    In quel momento, Jotaro smise di urlare, serrò i denti con grande fatica, e sbavando a denti stretti, afferrò il bavero dell'amico, tirandolo a se, e fissandolo negli occhi a pochi centimetri di distanza, con furore, ma grande lucidità.
    Sura allora si voltò, indicò tre dei monaci più corpulenti, e li chiamò a sè con un gesto. Afferrò Jotaro per un braccio, e lo trascinò fuori dalla celletta con l'aiuto degli altri tre. Tenendolo in quattro lo trasportarono fino alla sala grande del tempio, mentre altri due monaci correvano altrove, e tutti i restanti si precipitavano a svuotare la grande sala meditatoria. Sembrava che tutti sapessero cosa fare, senza che fosse stata pronunciata una parola; che razza di tempio era quello? Nel giro di pochi minuti, Jotaro venne spogliato, fatta eccezione della biancheria più intima, e disteso con le braccia lungo il corpo nel centro esatto della sala. Il gran maestro si sedette nella posizione del loto dietro il suo capo, mentre gli altri due monaci facevano ritorno con due grossi cilindri, che a giudicare dall'andatura dei suddetti, dovevano essere parecchio pesanti.

    - In qualche modo sei collegato a quell'Essere che aleggia su queste terre da molto, troppo tempo, e qualunque cosa stia accadendo, ti aiuteremo a raggiungerlo. -

    Sura, senza abbandonare la sua posizione, dette disposizioni facendo dei gesti ai suoi discepoli, e questi estrassero degli oggetti scuri, dei tubolari appuntiti dai due grossi cilindri, e li conficcarono senza troppi complimenti nel corpo del ronin!


    [Presso la valle a 5 vie]

    Quando il grande Lupo si fiondò su Kokuo, questo dimostrò ancora parecchio fervore per essere una bestia praticamente fatta a pezzi, infatti quando Sho vibrò il gigantesco colpo che voleva trafiggergli il petto, il demone cavallo spostò violentemente la testa e grazie al lungo e possente collo, impattò contro la zampa del lupo, deviando il colpo nel nulla, senza farsi un beneamato niente. [Slot Difesa I][Rifl 750 - Resistenza 800 - Nat 40] Il secondo colpo invece, il grande cavallo non lo parò affatto, era già con le ossa esposte, praticamente morto, e lasciò che il lupo affondasse le zanne nel suo collo.
    Per colpirlo in testa con le code, e con uno zoccolo, per spingerlo via dopo avergli fracassato il cranio. [Ferita Grave][S&M][For 750 - Vel 750][Potenza code 40][Potenza zoccolo 40][Attacco doppio]

    Che lo avesse preso o meno, Sho si sarebbe sentito trattenere via preso per il collo, da qualcosa dietro di lui; avrebbe potuto notare che lo strano tizio aveva un braccio disteso verso di lui, in qualche modo lo aveva strattonato via dal cinque code. Ma perchè ?
    Lo stesso Shiro si voltò bruscamente verso il suo Maestro, per comprendere il motivo del suo gesto, quando egli stesso, con l'altra mano, indicò un punto ben preciso ai piedi del cinque code. L'Oni aguzzò lo sguardo, e notò come in mezzo alle rocce magmatiche, ci fosse qualcosa che all'inizio del rituale nella dimensione interna, non era presente. Una pozza. Una pozza di un azzurro scuro molto simile al colore del liquido che era fuoriuscito da Sho a causa dello stesso individuo, ma leggermente più blu oceano. Ora, supponendo che fosse l'Uomo senza nome a generare per sua manifestazione quella cosa limacciosa, e data la sua presenza in quel luogo, lui stesso si pose domanda su cosa stesse accadendo. Per la prima volta in molti secoli, era apparso qualcosa che lo fece dubitare, non perchè si sentisse in pericolo, ma perchè un potere gemello al suo era apparso dal nulla, in una dimensione che lui aveva creato per Sho, per far soggiogare il cinque code.


    [Al tempio]

    - Molto tempo fa hai provato questo rituale, e hai fallito, spero tu sappia quello che fai. Se dovessi trovare quell'abominio senza nome nè anima, portagli i nostri saluti. -

    Jotaro sentì distintamente la scintilla della vita affievolirsi, e il tantien, che nemmeno aveva più, infiammarsi di chakra, come se improvvisamente fosse tornato dal nulla, in cambio di qualcos'altro.


    [Nella valle]

    Venne catapultato in un corridoio violaceo, così velocemente in maniera eterea attraverso terra e acqua, da trovarsi faccia a faccia, per un solo istante, con l'Uomo senza volto. I due erano così vicini da poter quasi sfiorare i loro volti a vicenda. La somiglianza era impressionante. Gli occhi soprattutto, praticamente identici.
    Quindi lo spirito fatto di chakra andò a conficcarsi dentro il cinque code, i cui occhi si illuminarono dello stesso bagliore violaceo. La pozza sotto Kokuo si espanse, così in fretta, e furiosamente, da diventare una palude, poi un lago, quindi con sbattere di onde e schiaffare di schiuma andò a ricoprire tutta la valle di zolfo. Decine di grossi tentacoli pieni di zanne acuminate fuoriuscirono da quell'oceano nero, e avvolsero Kokuo dalla testa ai piedi, fondendosi con il demone cavallo. Con un suono di risacca spinto a velocità supersonica, tutta l'acqua limacciosa tornò indietro, come assorbita da quello che un tempo era Kokuo, ora ricoperto da una fitta armatura color blu oltremare, lasciando dietro di se una valle di rocce fumanti, senza zolfo, senza fiamme.

    Shiro e il suo Maestro erano scomparsi da quella dimensione.
    Il cavallo, o ciò che ne possedeva le carni parlò al grande lupo.





    - DEVI ESSERE SHO. -



    Il grande cavallo da guerra non era solamente coperto di piastre formate da chissà quale energia, sembrava anche più grosso, parecchio più grosso (50 slot) e piegò le zampe, chinando leggermente la testa, schizzando in avanti verso il grande Lupo, caricando energia nelle fauci [Slot azione movimento][Vel 700 + 2 TS +2 Controllo + 4 Furia][-2 Riflessi][Totale 900] arrivato addosso al lupo, il grande cavallo chinò del tutto la testa, facendo volare in avanti le code, tutte e 5 contro Sho all'altezza del petto [Azione 2][For 750 - Vel 900][Potenza code 40][Attacco Doppio] In realtà il cavallo aveva ripreso le forze, le aveva riprese eccome, come se non fosse affatto Kokuo, ma un'altra entità lo stesse controllando. Se Sho avesse avuto controllo di sè, persino senza capacità da sensitivo, avrebbe percepito lo stesso tipo di energia confluire sia dall'Uomo misterioso, sia da Kokuo, come la stessa energia sarebbe uscita dalle sue fauci, nella direzione di Sho: davanti a lui se avesse parato o deviato, oppure rivolgendosi alla nuova posizione del lupo, se avesse evitato le code.
    La sfera di energia caricata durante la cavalcata, sarebbe uscita dalla bocca, devastando le rocce fino a impattare contro qualcosa, altrimenti sarebbe finita in aria, esplodendo dopo un po' di secondi. [Azione Rapida][Vel 900][Potenza aumentata +30][Medio extra][Slot tecnica]


    - MI SENTI RAGAZZO? DEVI TORNARE -



    La voce non arrivava da Kokuo, ma dall'armatura, ed era possente come una campana gigantesca, in grado di rimbombare nella mente del lupo come la spada di giada di Shiro aveva fatto poco prima di tutto quello che stava accadendo.

    CITAZIONE
    Bijuudama
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (7)
    L'utilizzatore, se attivata la tecnica speciale, può accumulare una grossa quantità di chakra compresso e rotante di colore scuro di forma sferica larga 3 metri, emettendolo subito dopo. Il costrutto esplode a contatto. La gittata è pari a 24 metri, ha velocità pari ad una statistica a scelta dell'utilizzatore. La potenza è pari a 60 entro un raggio di 6 metri, l'esplosione causerà un danno di potenza pari a 40. Se attivata tecnica "Demone" è possibile incrementare la potenza diretta e dell'esplosione di 30 con un consumo Medio extra.Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: Alto)
    [Richiede Chakra del Demone III]
    [Da chunin in su]

    E se il grande lupo avesse schivato anche questo colpo, restando vicino al cavallo demoniaco? A quel punto una coda di chakra, o meglio, un tentacolo di chakra, sarebbe uscito da un lato dell'armatura, come fatto di pura energia [Stessi slot di una coda di chakra] e avrebbe volato, estendendosi, fino verso la nuova posizione del lupo, per colpirlo con un diretto. La cosa particolare, era che sulla sommità, il tentacolo avvolgeva qualcosa simile ad un tubolare, grande quanto il tentacolo stesso, completamente nero.[Vel 800][Ricevitore di chakra potenza 50][Azione 3]

    - NON TI LASCERO' DISTRUGGERE IL DEMONE, NE' TE STESSO. -



    [Altrove]

    Intanto, il corpo di Sho era scomparso dal pozzo di Shiro. Lasciando al suo posto una sedia vuota, uno Shiro spaesato, e il suo Maestro molto incuriosito. Si grattava il mento, il grande architetto, cercando di capire come mai quell'apparizione, così simile a lui, era arrivata dal nulla, sbattendolo fuori da quella realtà per un solo istante, ma sufficiente a privarlo del ragazzo.

    ...pare che abbia lasciato una briciola di troppo. Richiama l'esercito, abbiamo un lavoro da fare...

    Offgame
    Il nuovo Kokuo ha trovato un alleato misterioso dentro Jotaro, è curato, salito di energia, e ti prenderà a schiaffi fino a che non ti sarà passato l'appetito. Piega l'ambientazione come preferisci, per accumulare quanti più poteri da "Kokuo" senza preoccuparti troppo del realismo, cercando di restare comunque in linea con gli slot, e le regole della ts

    Edited by Jotaro Jaku - 12/10/2017, 01:34
  10. .

    Il fu Kokuo [4]



    Quando il Lupo e Shiro apparvero davanti a Sho, lui li accolse con una domanda, ma fu una terza voce a rispondere, sebbene il giovane non avesse nemmeno mai sentito quella del Lupo. La voce arrivò dalla sua spalla sinistra, e se si fosse voltato appena, avrebbe visto chi era presente accanto a lui, lo stesso individuo dalla voce dolce che lo aveva condotto in quel luogo.
    L'Uomo misterioso era in piedi accanto a lui, e lo fissava.

    ...sono per sicurezza, la tua.


    Non era severo, era calmo, come sempre, come un nonno che parla ad un nipote. Schioccò le dita, e Sho si trovò improvvisamente in un altro luogo. Era sempre nudo, ma in piedi su una roccia, in quella che sembrava una grossa vallata di roccia magmatica, sconfinata, con geyser che sputavano vapore, zolfo, e un calore allucinante, da farlo sudare semplicemente restando fermo. Venti terribili sferzavano la sua pelle, e cercavano di trascinarlo via, mentre tutto intorno, vapori e fuoco liquido ribollivano sotto di lui, tra le insenature di roccia nera. Al centro della grande vallata, una bestia incatenata, qualcosa di simile a un equino ma con delle grosse placche di metallo inchiodate a fuoco sulle sue ossa; da queste placche si estendevano km di catene con anelli grandi come una piccola capanna, che andavano a bloccarsi con le grandi rocce che componevano la valle.
    La bestia gigantesca era appoggiata al suolo, sembrava morente, più che addormentata; doveva aver passato grandi sofferenze, e respirava a fatica. Tra gli spazi che separavano le fessure, grossi getti di vapore uscivano in ogni direzione, come se la bestia stessa fosse fatta di vapore. A intervalli regolari, il vapore era cadenzato dalla fuoriuscita di un liquido nero pece che ormai Sho conosceva molto bene.

    Improvvisamente, in quel luogo ben poco piacevole, apparve anche l'uomo che aveva dato inizio a tutto questo, con Shiro accanto a sè. Erano in piedi su una roccia poco distante da quella di Sho, e sembravano completamente risparmiati dai venti sferzanti di quel luogo.
    Che fosse tutta un'illusione? Forse sarebbe potuto essere il primo pensiero del ninja, ma di lì a poco, Sho avrebbe capito che il luogo in cui si trovava, non era reale, ma nemmeno una illusione; era il suo mondo interiore, come appariva al momento, un luogo distrutto, e completamente modificato per rispecchiare l'animo del demone. Nuovamente l'individuo senza nome schioccò le dita, e una dopo l'altra, le catene vennero fatte frustare all'indietro, strappando le placche inchiodate dalle carni di Kokuo, generando altre urla terrificanti, ma non solo, infatti, dal terreno apparvero nuovamente le stesse mani giganti che Sho aveva intravisto nel rituale precedente, che iniziarono, con i loro artigli, a strappare brandelli di carne dal demone, come uno stormo di corvi famelici.
    Fu in quel momento che una serie di catene, uscite dalla roccia, bloccarono polsi e caviglie del ninja, costringendolo ginocchia a terra sulle rocce bollenti.
    Le grandi mani oscure, a turno, lasciavano il corpo martoriato del demone, e schizzavano a folle velocità verso il ninja, entrandogli in bocca, cavità che si era serrata aperta senza che Sho ne avesse il controllo.
    Le carni sanguinolente di Kokuo gli stavano venendo spinte nello stomaco contro la sua volontà, fino a che una buona metà del corpo del grande cavallo non fu altro che tessuto macellato; sebbene a parità di volume, non avrebbero mai potuto entrare nel corpo del giovane ninja.

    A operazione ultimata, Sho avrebbe avvertito qualcosa di potente crescere dentro di lui, unita ad un tremore crescente, che avrebbe preceduto qualcosa di più oscuro. Il suo corpo avrebbe iniziato a crescere, con una grossa pelliccia nero pece che ricopriva la pelle. La sua conformazione ossea e i suoi lineamenti avrebbero mutato, dandogli un'espressione da canide. Le catene si sarebbero presto spezzate, e dopo qualche minuto, sulla roccia dove era prima presente il ninja della Foglia, ci sarebbe stato un grosso lupo nero, con gli occhi di fuoco, e con grossi vapori che fuoriuscivano dalla cavità orale. Non solo, anche la sua gabbia toracica era in parte esposta all'aria di quel luogo, con una possente luce rossa pulsante, e ulteriori vapori che fuoriuscivano. Era divenuto grande come Kokuo, che ora cercava a fatica di alzarsi in piedi, come una preda che avesse appena scoperto la presenza di un predatore. L'aria attorno a quello che un tempo era Sho si fece incandescente, cambiando spettro di colore e andando sempre più sul rosso del tramonto. I vapori che uscivano anche dalla sua pelliccia dietro il collo, uniti agli altri, stavano riscaldando l'aria a livelli insopportabili. La bestia guardò il suo padrone, e l'Uomo senza nome per tutta risposta, indicò il demone ferito nella vallata davanti.



    ...vai.



    Preannunciando l'inizio della caccia.

    L'unico perplesso era Shiro, che con le sopracciglia corrugate non sapeva se porre al suo maestro la domanda che gli frullava in testa, o restare in silenzio; ma quest'ultimo rispose ugualmente, leggendo nei segni che il corpo di Shiro emanava tutt'attorno.

    ...stolto canthiano, non puoi obbligare un lupo a comportarsi da iena....


    Che qualcosa non era andato secondo i piani, era ormai evidente a tutti, tranne forse a Sho, che ormai aveva in testa solo la carcassa che gli dondolava davanti, di quello che un tempo era il demone a cinque code, e ora era un cavallo macellato che chiuso all'angolo dal grande lupo, cercava la fuga.

    [Altrove]

    Jotaro si trovava ormai al monastero di Shing Jea da quasi un mese. Quando era giunto sull'isola era stato colto da una febbre insopportabile, che lo aveva costretto a terra, impossibilitato a muoversi, ed era stato soccorso dai monaci che abitavano quel piccolo paradiso, così vicino all'isola dell'Oni.
    Lì, aveva incontrato una persona che non vedeva da tanti anni, dall'epoca della guerra civile di molti decenni prima.
    Quando era appena un fanciullo, e aveva combattuto nel conflitto, era entrato in contatto con il gran maestro dell'ordine, molto anziano, e con i suoi allievi; lì aveva perfezionato le sue arti ninja, ma soprattutto, aveva stretto amicizia con uno degli allievi, Sura, che ora risiedeva sul seggiolone dei gran maestri, essendo morto il suo predecessore, e avendo lui guadagnato il posto successivo. Alla vista dell'antico amico, Sura aveva fatto ricoverare Jotaro in una delle sale, sperando di poter combattere la sua febbre, ma senza troppo successo, almeno in un primo momento.
    Quando la temperatura scese, e i legamenti del ronin si sbloccarono, facendogli cessare i deliri notturni, e dandogli nuovamente lucidità, il gran maestro si recò da lui con una boccia di sakè, per sincerarsi dell'identità effettiva del ninja. Lì, i due si riunirono come vecchi amici, e Sura chiese il perchè della presenza di Jotaro in quelle terre dopo così tanto tempo.

    Divenne scuro in volto, il gran maestro, sapendo di cosa Shiro aveva causato al continente, rattristandosi per il fato delle molte vittime alla Foglia, e alla Nebbia, ma cercando di convincere Jotaro che se davvero uno dei loro era stato rapito da molti giorni, ormai il suo destino doveva essere segnato.

    << No io sono sicuro sia vivo, avrebbero potuto privarlo del demone come è successo all'Hokage, invece lo hanno portato via, e continuo a udire questo maledetto suono, non esce mai dalla mia testa; soprattutto ora che sono qui, è snervante. >> Stupito, e incuriosito da tale suono, il gran maestro chiese ulteriori informazioni, ma dal momento che Jotaro non era in grado di descriverlo con precisione, paragonandolo a qualcosa che conoscesse, la conversazione terminò lì. L'unica cosa importante, era far passare la febbre.



    OffGame
    Da questo momento sei il cinque code. Considerati Jonin viola con la riserva carica, come se fossi sotto l'effetto della trasformazione del demone, con livello 4 attivo. Considera i post da questo come combattimento, il tuo avversario è Kokuo, il tuo scopo è divorarlo. Al momento non possiedi alcuna altra tecnica o capacità, comprese competenze o abilità, all'infuori del corpo base della TS e la tecnica avanzata Demone.
  11. .

    [3]



    << Gin dei venti, l'ho incontrato una sola volta, durante il "problema" di Mataza, quel tizio apparve dal nulla portato da una folata di vento. Non ho avuto il piacere di vederlo in azione quella volta, e non me ne sono pentito; se questo Hoshi è suo allievo, sono sicuro sarà un portentoso guerriero. >>

    Jotaro non commentò riguardo il binomio "patto di sangue" e "chiedere" era sempre stato contrario a quel genere di contatti. Ne aveva avuto uno in passato, con il padre, e in cambio del potere aveva dimenticato chi fosse come individuo. Non avrebbe mai più scambiato la sua identità per la brama, di nessun tipo. Quanto al volo, il ronin guardò il gigante dal basso verso l'alto con gli occhi spaesati di chi ne racconta una di troppo in una gara tra ragazzi che giocano a chi lo ha più lungo. Sapeva che Garth volava alto, ma qui a volare sul serio, erano al limite della barzelletta. Non che non fosse possibile intendiamoci, casomai strampalato.

    << Iwa...non sono mai stato in quel postaccio in vita mia, mi ha sempre messo addosso inquietudine. >>

    Quindi una breve digressione sul Nidaime avrebbe concluso il discorso prima di passare alla zona segreta. Jotaro scosse la testa sulla domanda retorica di Diogenes. Ma annuì bofonchiando riguardo i metodi del Nidaime.

    << Purtroppo dopo il rituale con Eiatsu ho perso tutto ciò che mi legava all'Edo, non ne ho il minimo ricordo, non so se sia un bene o un male, piuttosto, anche se è argomento per un altro giorno, non credi sia il caso di avere un Sandaime qua al Suono? Non so come se la passino alla Sabbia ultimamente, ma siete rimasti praticamente l'ultimo villaggio senza un capo; se quello che mi dici sulla forza di questo Hoshi è vero. >>

    Quindi Gene passò a spiegare a modo suo il perchè della loro presenza lì.
    Il tutto semplicemente tirando su una spiegazione strampalata basata sulle sue conoscenze....

    << terra terra..>> (pensò a voce alta Jotaro alzando un sopracciglio)....dei flussi del chakra.

    Jotaro prese a grattarsi il mento coperto dalla fitta barba scura tenuta corta. Come tutte le nuove tecniche, la teoria era effettivamente semplice, era la pratica il problema; non solo, c'era prima da tradurre in maniera comprensibile gli appunti di Kabuto, adattandoli ai presenti.

    << Per come la vedo io, farti a pezzi è l'ultimo dei nostri problemi. Orochimaru e Kabuto erano i più grandi sperimentatori di arti ninja che abbia mai conosciuto, che forse il mondo intero abbia conosciuto, eppure nemmeno loro hanno completato, per quanto ne sappiamo, una tecnica del genere. Anche fosse per un problema di tempo, se non sono arrivati ad una conclusione, probabilmente era il metodo ad essere sbagliato. >>

    Jotaro ragionava in un modo molto semplice quando si trattava di creare un'arte ninja. Di base, nulla era impossibile da fare. Se cose come la morte potevano essere frenate o controllate, allora non esisteva nessuna idea che non poteva essere convertita in jutsu. Il problema era appunto il metodo.

    << Quando ero piuttosto giovane, poco prima che Ayato passasse alla foglia, ho avuto a che fare con quei due, avevano un approccio molto medico alle arti ninja, a volte anche troppo; non per nulla, le più grandi arti utilizzate da Orochimaru, per le quali è divenuto famoso, non erano farina del suo sacco, vedi l'Edo Tensei. Oltretutto il loro approccio era basato sull'utilizzo di cavie, che poi diventavano cadaveri, pur restando cavie. Dal momento che tu hai tutta l'intenzione di restare vivo, immagino, dobbiamo provare qualcosa di diverso, e lasciarci la parte "medica" come ultima risorsa. >>

    "Dato che proprio non è il mio campo"



    Il Ronin riprese a sfogliare il diario di Kabuto, girando per la sala scelta da Diogene come laboratorio di prova, sfogliando pagina dopo pagina, annuendo, o emettendo grugniti. Quello che diceva Aloysius era corretto, una tecnica di quel genere avrebbe veramente "in teoria" potuto modificare un ninja in un altro in maniera completa, arrivando a copiare anche le capacità innate, una versione estremamente più finalizzata della Manipolazione del Corpo che Oto tanto gelosamente custodiva. Quindi, dopo una buona mezzora di lettura, Jotaro si sedette da qualche parte, su una pila di libri.

    << Ma non si può fare....>>

    Fece una pausa prima di continuare, e se imbeccato dal jonin avrebbe continuato. << Intendo dire che manca un ingrediente, mi spiego meglio. Supponiamo che io sia in grado, a comando, di modificare completamente il tuo corpo, mi segui? Potrei darti un altro aspetto, un altro odore, magari persino una diversa natura elementale di chakra, ma per quanto riguarda le capacità innate, non si può fare, e ti spiego perchè non si può.
    Una cosa del genere è fattibile in due modi: possedendo un campione biologico, da replicare, e inserire nel codice genetico del tuo corpo, cadendo così nel metodo medico, oppure prendendolo da un sapere mistico e fare lo stesso, senza passare dalle arti degli eliminatori. Il che converrai con me, se non svegliandosi come un dio onnisciente, non è possibile. >>


    C'erano in realtà delle inesattezze nella spiegazione di Jotaro, sia perchè Orochimaru lo aveva conosciuto molto, molto prima, quando era infante nel SOMA, ma non ne aveva ricordo, sia perchè un "qualcosa" di antico e ancestrale, dentro lo aveva davvero, sebbene non sapesse ancora come sfruttarlo.

    [...]

    In quel momento, Kato Yotsuki fece il suo ingresso nella zona segreta, forse invitato da Gene, forse smarritosi nella villa. Jotaro attese un momento prima di parlare, cercando uno sguardo di approvazione del padrone di casa, quindi riprese, più tranquillo di come si era fermato.

    << MA, questo non significa che non ci proveremo. Prima di toglierti i vestiti però, ci sono alcuni preparativi da fare. Dal momento che come sai io non posso impastare, ma abbiamo qui un'ottima batteria che è giunta nel momento del bisogno, le cose già si volgono al meglio. Servono oggetti in ogni caso. Per degli esperimenti del genere ne servono sempre, e se vuoi restare vivo, a maggior ragione. Avrei bisogno che tu mandassi uno dei tuoi a recuperare delle cose per me alla vecchia magione, hai presente no, quell'enorme voragine fuori Oto che un tempo ospitava casa mia. Ho ripulito molto tempo fa, ma a circa un km verso nord, nella boscaglia, c'è una sorta di botola nascosta tra due alberi secchi. Là sotto c'è un mio nascondiglio, è grande circa come un paio di stanze come questa messe assieme. Non serve la lista della spesa, è molto facile, dato che ci sono solo due cose dentro: un grosso container che per l'amor del cielo deve restare chiuso, e un grosso rotolo, grande quanto una persona, mi servirebbe quel rotolo. Intanto io e Kato iniziamo a preparare il tutto. Per ora Diogenes, ho bisogno che tu consumi il tuo chakra il più possibile, impastando a vuoto. Sarà molto più facile fare delle prove preliminari senza la tua energia che ci combatte contro. Tienine una minima percentuale giusto per non svenire; se poi dovesse succedere ti tireremo su. >>

    Quindi Jotaro si sarebbe rivolto al ragazzo appena giunto, per sapere un attimo cosa entra in grado di fare, e come poteva essergli d'aiuto. Un apprendista sigillatore era qualcosa che non aveva da molto tempo, e quella era un'arte estremamente più precisa e poco incline al perdono sugli errori, delle altre tre arti principali.

    << Togliti tutta la chincaglieria ragazzo, poggiala all'altro capo della stanza, non vogliamo oggetti strani che si mettano in mezzo a certe cose te lo assicuro. Rimani solo con gli abiti e presta attenzione a cosa ti chiedo. >>

    Quindi, prendendo un foglio da un blocco, Jotaro prese a fare delle domande a Kato, che a rigor di logica, non avevano alcun senso rispetto a quello che stavano facendo, ma solo perchè erano degli ignoranti.

    << Mi serve sapere quale è la tecnica per prima hai utilizzato nella tua vita, quanto tempo impieghi a generare l'elemento primario del tuo chakra e di che elemento si tratta. Quanto pesi e ogni quanto ti tagli le unghie di mani e piedi. >> Dalla serietà del suo volto, era estremamente concentrato.

    [Una volta giunto il grande rotolo]

    Jotaro ne aprì non senza fatica un buon metro e mezzo, rivelando una impressionante serie di simboli e sigilli, intervallati da spazi bianchi abbastanza grandi da porci le mani. Invitò Kato ad appoggiare la mano in uno di questi spazi vuoti, dal quale partivano alcune linee composte da piccoli kanji che andavano a circondare un ulteriore spazio bianco, dove Jotaro poggiò la sua.
    Quando il ronin avesse richiamato il contenuto del rotolo, sarebbe stato il chakra del ragazzo a venire consumato al posto del suo, permettendo la buona riuscita della tecnica.

    << E' stato utile pensare all'eventualità, non c'è che dire. >>

    Il rotolo rivelò altri 3 rotoli, molto più piccoli, ognuno chiuso con un filo piuttosto spesso. Ognuno di colore diverso, con una scritta in kanji posta al centro.

    CITAZIONE

    "Tomi"
    "Colonne"
    "Kanji"


    Ignorando i presenti, Jotaro aprì il rotolo "Tomi" sfilando il legaccio, e lo lanciò ad un angolo della stanza. Dal rotolo, fuoriuscirono un buon centinaio di libri più o meno antichi, alcuni molto consumati, altri recenti; dalle rilegature più diverse tra di loro. Erano molto eterogenei anche nella grandezza, alcuni grandi come un bambino di 3 anni, altri con poche decine di pagine.
    Quando i libri cessarono di uscire dal rotolo, 1/4 della stanza ne era stato invaso. Nuovamente Jotaro si rivolse a Kato.

    << Ottimo, qui dentro ci sono 237 tomi, e hanno tutti lo stesso soggetto, fuuinjutsu. A noi ne servono soltanto 13 del totale, dammi una mano a cercarli, ti faccio una lista. Abbiamo: 1-3) Discorsi sui flussi 4-5) Enciclica delle sovrapposizioni 6-9) Triade Fuuin 10) Triangenel 11) Koto sorikami 12) Ichifuuin 13) Akadokomi e hanno tutti disegni strambi sopra, alcuni sembrano avere degli occhi incastonati nelle copertine e ti consiglio di non metterci le dita, per il tuo bene. Altra cosa, se ne maneggi alcuni che ti danno una sensazione di calore, buttali a terra o prenderai fuoco, quelli chiusi con delle fibbie invece, lasciali chiusi e non avrai problemi. Una volta trovati tutti e 13, ci occuperemo del resto. >>
  12. .

    [5]



    [Terme - Continua]

    Il sovrano delle sorgenti termali non fu eccessivamente difficile da piegare alle informazioni, ma Jotaro attribuì la cosa al suo nome, piuttosto che alla sua abilità; ma indipendentemente dal metodo, le novità furono interessanti. A quanto pareva, l'accademia aveva stabilito legami molto molto stretti con il suo paese, da sempre molto neutrale. Ai piani alti stavano stringendo con chi era rimasto nella zona d'ombra delle alleanze, per tagliare Fulmine e Terra in loro stessi; forse c'era molto di più dietro a questo matrimonio, di un semplice interesse economico. Era anche vero, che il Daimyo stesso delle Sorgenti avrebbe potuto avere da guadagnare da un eventuale scontro tra i Kondo e Asuma. Se le due forze si fossero scontrate per una qualche tragedia durante le nozze, sprecando le loro risorse, le Sorgenti avrebbero avuto un grosso vantaggio commerciale.
    Più tempo passava in quel villaggio, più diventava chiaro a Jotaro, che erano in molti a guadagnare da un matrimonio andato a rotoli il giorno seguente. In troppi forse. La discussione sul denaro si chiuse con un'analisi economica dell'uomo sulle proposte monetarie del ronin, invitandolo ad abbandonare il legname, per dedicarsi a qualcosa di più sostanzioso, dopotutto coi tempi che correvano, uno o più conflitti erano inevitabili, e lui stesso, appena entrato con forza nell'alleanza accademia, aveva interesse ad espandere i suoi affari.
    In futuro, le Sorgenti sarebbero potute essere un buon punto di inizio per mettere in piedi qualcosa, con il benestare del Daimyo lì presente.
    Quanto al nostro curioso inventore, ben più attento nelle risposte, ma non nel tenere a freno il narcisismo, si lasciò scappare qualcosa di interessante, e altrettanto pericoloso. Si stava delineando una descrizione di questa principessa che al ronin piaceva sempre meno. Eppure da esperto di sigilli, la parola preparativi poteva significare qualunque cosa, per questo le parole pronunciate in seguito furono espulse con un misto di curiosità, e sfida.

    << Preparativi? Che genere di preparativi? Dubito che la principessa abbia ritenuto di rendere pubblico a chiunque certi meccanismi, significherebbe possedere una fiducia, e un'importanza di un certo livello rispetto a tutti gli altri. >> Jotaro si voltò per un istante verso il Daimyo, sul finire della frase. Aveva appena sfidato l'inventore a dimostrare di essere davvero così importante e nelle grazie della principessa, al punto da avere informazioni superiori a un Daimyo.
    Concluse, l'inventore, affermando di essere stato invitato dalla stessa principessa, non solo alla festa, ma di essere stato convito a sedersi in un palco molto esclusivo, preparato appositamente per lui. Ecco, questo si che era strano. Un noto inventore che viene invitato personalmente dalla persona che sta gettando nel delirio mentale il villaggio, e che dopo essere stato messo al corrente di parte, delle stranezze che stanno avvenendo, viene posto in un luogo particolare, riservato solo a lui, scavalcando le priorità nobiliari.
    Nella mente di Jotaro si delinearono due possibilità, entrambe poco buone.

    1] La principessa voleva causare un attentato, e aveva bisogno di un cecchino di qualità, in grado di eseguire il compito, ma che non desse nell'occhio come guerriero. Un famoso inventore avrebbe fatto al caso suo, magari con qualche marchingegno. In questo caso, il ninja avrebbe dovuto sapere assolutamente la posizione dell'uomo durante la festa, per poter reagire ad una sua mossa.

    2] L'inventore aveva realizzato qualcosa per la principessa, o sapeva qualcosa, e lei gli aveva preparato una seduta imbottita di esplosivo dove farlo comodamente sedere. In questo caso avrebbe dovuto convincere l'uomo a cambiarsi di posto, ma non sarebbe stato facile offrire qualcosa in più di una principessa.

    In entrambi i casi, un colloquio con suddetta principessa era sempre più necessario.


    [Dal principe]

    Dopo un riposo molto particolare, con lo scorrere del tempo ormai perso rispetto alla "sera" precedente, Jotaro, ovviamente accompagnato dalla guardia che non lo mollava un istante, si sarebbe recato alla reggia reale, per avere un incontro con il principe. Prima di recarvisi, il ninja avrebbe curato particolarmente il suo aspetto, come non aveva potuto fare durante il loro primo incontro.
    La reggia si rivelò degna del suo nome, il palazzo reale era maestoso, e addobbato in maniera fuori dal comune; non solo per via dell'illusione che continuava a indebolirgli e a confondergli le idee, ma Jotaro restò molto sorpreso dal quel luogo.
    Durante la camminata verso il palazzo, l'uomo non parlò mai, nemmeno col ragazzo che lo accompagnava; era troppo concentrato sui suoi pensieri. Questa principessa, dal talento fuori dal comune, in grado di generare un rituale che tenesse schiavi le menti di tutti i presenti, era famosa in realtà non per questo, ma per le sue doti mediche, che dovevano essere qualcosa di leggendario; ma con un padre malato, non riusciva a fare nulla. E questo fantomatico morbo di cui non aveva mai sentito parlare, era così sconosciuto perchè raro, o perchè molto recente? Che fosse stata lei stessa a contagiare il padre, e ora cercasse di liberarsi del fratello?
    Una possibilità del genere era terrificante, persino per lui, e avrebbe dovuto avere alle spalle una motivazione estremamente forte, così forte che uno dei due presenti alle terme avrebbe dovuto sapere qualcosa, a meno che la ragazza non fosse stata vittima di abusi domestici dal padre e dal fratello; ma quest'ultimo, almeno ad una prima analisi durante il loro incontro, sembrava estremamente cordiale e di buon cuore.

    Perchè dunque tutto questo? Sempre ammesso che fosse stata lei a contagiare il padre, perchè cercare di devastare le nozze? Per colpire la famiglia nemica? Che fosse gelosa del fratello? Magari il padre sapeva di una relazione incestuosa tra i due...altra possibilità da vagliare, e non così rara nelle corti nobiliari dove fratelli e sorelle sono spesso tenuti a stretto contatto e lontani da tutti gli altri.
    Oppure, la portentosa principessa davvero non era in grado di liberarsi di quella malattia sconosciuta che teneva il padre sigillato a letto.

    Improvvisamente Jotaro si fermò sul posto, fissando il vuoto.
    E se la ragazza non riuscisse a curare la malattia del padre, in quanto non una malattia? Si rivolse alla guardia, prima di procedere ad incontrare il principe.

    << Ragazzo, perdonami, ho bisogno di chiederti alcune cose piuttosto strane, ma ti prego di rispondere con estrema precisione, è molto importante. >>

    Jotaro tirò fuori un piccolo blocco note dal suo abito, oggetto che non mancava mai nei suoi viaggi, e prese a scrivere. << Vorrei che tu mi riportassi con ESTREMA precisione quando il nobile Kondo si è ammalato, e con estrema non intendo solo il quando, ma anche dove si trovava, dove si trovava nei pochi giorni precedenti, chi era presente con lui, e qualunque cosa tu sappia dirmi sulla regina sua moglie, madre dei due nobili eredi. >> Ad una minima, improvvisa impressione di reticenza, Jotaro avrebbe incalzato il ragazzo.
    << Forse penso di poterlo aiutare. >> Non era una menzogna in realtà, lo pensava davvero.
    Avrebbe appuntato tutto con minuziosità, quindi avrebbe aggiunto solo un altro paio di domande. << Escludendo la moglie, di cui nessuno o quasi mi ha parlato, il principe e la principessa, chi altri hanno stretto contatto con il nobile regnante? Molto stretto, tipo consiglieri, indovini, assistenti personali, insomma, rapporti più stretti di un semplice membro della servitù ? >>

    In tutto ciò, Jotaro fu molto attento a mantenere il tono della conversazione molto riservato; fino al momento di incontrare il principe.

    Una volta in presenza del ragazzo, Jotaro fu in realtà attirato da un'altro individuo, il maggiordomo. Tipo molto particolare, coi capelli argentei e una serie di simboli sul volto. Molto singolare per essere il maggiordomo di una famiglia reale. Forse troppo. Lo avrebbe tenuto d'occhio, cercando qualunque cosa fuori posto. Lo avrebbe colpito con delle occhiate d'analisi [Occhio di Falco] cercando di scoprire la presenza di armi occultate, cicatrici particolari, camuffamenti, e avrebbe prestato attenzione ai palmi delle mani dell'uomo, dato che le mani rivelano molto più di una persona, di una vita di racconti.


    [Il Principe]

    Quando fu al cospetto del principe dei Kondo, nuovamente, Jotaro notò la differenza con le persone che aveva incontrato lungo la strada. Mentre loro mangiavano a caso, come fossero a pranzo, colazione o cena, il principe era chiaramente a suo agio, e rivelò di stare facendo colazione, per sua stessa ammissione. Jotaro accettò l'invito ad unirsi al tavolo. Solitamente non si univa mai ad un pasto con sconosciuti, ma quella volta avrebbe rischiato; altrimenti non avrebbe ottenuto informazioni utili, e data l'agenda ricolma del ragazzo, quello era forse l'unico momento per provare il tutto per tutto.

    Che il giovane non fosse addentro all'illusione? O era stato addestrato a conviverci? Non sapevo ancora se quel ragazzo era una vittima o un carnefice in quella situazione, ma ero certo che il suo reale culo sarebbe saltato molto in fretta se il caso fosse stato il primo.

    << Sono onorato che lei abbia trovato il tempo da dedicarmi in un giorno così importante altezza. >> E si sarebbe seduto, mostrando più abitudine all'etichetta, di quanto forse lo stesso principe si sarebbe aspettato. Era molto cambiato dai tempi di Jashin, e aveva preso in mano le redini del suo nome fino in fondo.
    La discussione rapidamente cambiò registro. Il giovane era chiaramente ancora un ragazzo, ben lontano dall'essersi impostato come un ottuso nobile, e aveva ben altre preoccupazioni in testa, prima tra tutte, con chi avrebbe diviso il letto per il resto della vita. Jotaro aveva molti più anni del ragazzo e scelse la via della saggezza pur restando rispettoso per non infrangere l'etichetta.

    << Non ho ho avuto il piacere di conversare con lei, ma la bellezza della principessa a cui siete promesso è leggendaria la neve di queste terre, non abbiate timore, saprà servirvi bene, e troverete in suo padre, un padre per voi tutti. >> Terminò Jotaro, con un sorriso bonario [Recitazione]

    Quindi, non appena il principe si alzò per salutare i presenti, Jotaro fece lo stesso, e tese la mano al principe per salutarlo, sorridendo e inchinandosi mentre gli stringeva la mano destra. << Le auguro dei buoni preparativi altezza, sarete così impegnato oggi da non avere un istante...per mettervi da solo a riflettere..ne sono certo. Chiamatemi per qualunque bisogno, qualunque; sapete dove alloggio. >>

    Quindi Jotaro si inchinò nuovamente e lasciò la sala assieme alla guardia che lo accompagnava.
    Il gesto appena compiuto in realtà, nascondeva molto di più. Il ronin aveva preparato un biglietto molto piccolo subito dopo la visita alle terme, e approfittando della colazione, lo aveva estratto e nascosto nella sua mano destra. Mentre mangiava, o mentre beveva tè, o mentre raccoglieva un tovagliolo da terra, o si aggiustava il vestito; se anche il maggiordomo fosse stato un nemico, auguri a mettere nel sacco un ex nukenin navigato come lui.

    Le sue parole al principe, erano chiare, fermarsi un minuto a riflettere, da solo, per leggere. Il ragazzo non era stupido, e avrebbe chiaramente sentito il biglietto nella mano. Abituato come era alle conversazioni tra nobili, sapeva sicuramente distinguere una conversazione sincera da una impostata.
    Qualora avesse letto il biglietto segreto, avrebbe trovato le seguenti parole:

    CITAZIONE

    " Il tuo nuovo padre è un uomo orribile. Attento. Si prenderà tutto.
    salva il Gelo, salva Xii. Sai dove trovarmi."


    Se quel ragazzo era davvero una vittima, avrebbe perso padre, sorella e amata nel giro di 48 ore. Gli conveniva più darsela a gambe.
    Quanto al ronin, avrebbe atteso due o tre ore in una delle sale della villa, sempre in compagnia della guardia che non lo mollava mai; intento a prendere appunti su appunti riguardo sigilli vari. Era in realtà il suo passatempo di una vita, disegnare sigilli, per gli utilizzi più disparati. Quando e se la guardia lo avesse interpellato, Jotaro avrebbe risposto: << Sto cercando di salvare il padre del principe. >>


    [...]

    Verso le 13.00 circa, Jotaro chiuse il blocco, e si rivolse al ragazzo che aveva appresso. Il suo volto era serio e deciso.

    << Ho trovato un modo. Dove si trova il nobile Kondo? Portami lì, attenderò con le guardie che sicuramente si trovano con lui che arrivi la principessa. Corri a chiamarla una volta che mi avrai accompagnato, dille che posso salvare suo padre e che ho bisogno delle sue capacità per farlo, ma che deve sbrigarsi. Non c'è tempo da perdere. >>


    Davanti ad una bomba di notizia come quella, Jotaro dubitava che il ragazzino avrebbe scelto di opporti, la responsabilità di un'occasione come quella andata in fumo, sarebbe stata ben peggiore di una nota sul suo registro...
    Quanto alla principessa, se davvero teneva al padre, sarebbe corsa; se invece avesse cercato di ucciderlo lei stessa, sarebbe giunta lo stesso, per impedirmi di salvarlo. In quel caso, avrei avuto qualche problema, senza chakra.
    Avrei atteso il suo arrivo, speranzoso, nel luogo dove riposava il nobile, o subito fuori, assieme alla, o alle, guardie presenti.


    Le intenzioni di Jotaro non erano nè semplici, nè di facile attuazione. Aveva basato tutto su alcune teorie che aveva steso nelle ultime ore mentre bivaccava alla magione. Oltretutto non aveva chakra per eseguire alcun tipo di sigillo, quindi aveva bisogno di quello di qualcun altro per fare dei tentativi. Il tutto, sperando che LUI non si mettesse di traverso. Questa storia del padre bloccato da una malattia si scontrava troppo con la fama di medico leggendario della figlia, una figlia che evidentemente, era più che talentuosa, quindi doveva esserci sotto qualcosa. Le possibilità erano due, almeno le due maggiori: il padre era davvero stato colto da un morbo misterioso, in quel caso curarlo era fuori dalle sue capacità, e di parecchio; ma avrebbe potuto provare una cosa molto diversa e molto più complessa. In passato suo padre aveva iniziato ad ideare un jutsu in grado di mettere in "pausa" una determinata porzione di materia, era rimasto solo una teoria, ed era un ninjutsu; lui voleva provare ad usarne una versione molto grezza tramite sigilli, per provare a stoppare la malattia per dargli il tempo necessario a racchiuderla tutta in un sigillo e toglierla dal corpo del nobile. Almeno temporaneamente, o di spostarla su un altro bersaglio.
    Doveva avere il tempo di parlare con quell'uomo in uno stato di salute, doveva avere delle risposte a domande che gli frullavano in testa.

    Se invece, possibilità più attuabile, ma dai risvolti peggiori, il nobile non fosse stato malato, ma bersaglio di una tecnica in grado di farsi credere una malattia, cosa che avrebbe potuto ingannare un abile metodo, tale tecnica DOVEVA essere un fuuinjutsu, e allora avrebbe avuto pane per i suoi denti.
    Aveva altri piani in testa Jotaro, per trarre il massimo da quella situazione. Alla fine qualcosa sarebbe successo, positiva o negativa che fosse.

    Nell'attesa, prese a disegnare simboli sul suo blocco, in scala ridotta.
  13. .
    Ben arrivata in questo branco di vecchiardi X3
  14. .

    Il Soldato dell'Oni [1]



    Presso l'attacco di Shiro Tagachi alla Foglia, la follia propria dell'Impero dell'Oni aveva lasciato una grossa traccia nel villaggio, ma non solo. Un individuo apparso dal niente, e considerato da pochi, proprio durante la sua apparizione, se ne era andato portando con sè uno delle nuove leve della Foglia, possessore del cinque code. Nessuno dei presenti aveva mai visto prima di allora, a quanto sapesse, l'individuo in questione, eppure non era del tutto sconosciuto agli shinobi.
    L'influenza dello strano Uomo era presente eccome nelle vite di tutto il continente, solo che, almeno fino a quel momento, non era mai stato evidente; qualcosa aveva cambiato questo equilibrio, e lo aveva spinto a mostrarsi in prima persona, ignorando ogni logica, arrivando a farsi vedere in mezzo alla piazza della Foglia per portare via di peso Sho col suo demone.
    In realtà c'era qualcuno che lo conosceva, o meglio, seppur senza averlo mai visto, era convinto di avere un qualche collegamento con quell'individuo; e questo qualcuno aveva appena lasciato Raizen sul monte degli Hokage per cercare di aiutare nel villaggio, quando apparve l'Uomo in questione.
    Jotaro si buttò a terra nella boscaglia, preso come da un senso primordiale di paura, esattamente come i primi uomini quando assistevano agli eventi temporaleschi e si nascondevano nelle grotte, scambiando i fulmini per divinità. Quando quell'individuo apparve nel suo campo visivo, non potè fare altro che appiattirsi contro il terreno, e sperare che il temporale passasse in fretta; ma nonostante questo, ne era anche attratto in maniera singolare. Non potè fare a meno di scendere dalla fiancata della montagna fino nel villaggio, poichè quando l'Uomo apparve nella piazza, il suo istinto gli fece comprendere esattamente dove si trovasse. Ammesso che fosse opera dell'istinto.
    Quando Jotaro fu testimone delle azioni del misterioso estraneo, si rese conto che quello che pensava essere solo un remoto collegamento, doveva essere molto di più. Quella strana pece nera che fuoriusciva dal ragazzo come risposta dell'attacco dell'Uomo, era molto simile a quella che Oboro aveva riportato come seguito dell'iniziazione del cinque code, e non solo, era estremamente simile all'enorme Mare presente nella dimensione interiore dello stesso Ronin. In più, c'era quel dannato suono che l'individuo emetteva senza sosta dal momento della sua apparizione.




    Cosa diavolo era quel suono emanato costantemente da quell'uomo, tanto da entrargli nella testa e farlo quasi impazzire? Nessun altro sembrava farci caso? Forse era quel suono che aveva causato la follia nel gruppo di shinobi che si erano lanciati contro il misterioso estraneo, per finire con la faccia strappata.
    Quando lui portò via Sho in quella che sembrava una pozza palustre, e il suono cessò, fu chiaro al ronin che la risposta alle sue domande era proprio davanti a lui, doveva trovare quel tizio. C'era un altro fatto; passato il momento di estremo fastidio, si rese conto di aver già udito quel suono, quando era bambino, dentro il S.O.M.A.
    Udirlo nuovamente gli aveva riportato alla mente altri ricordi della sua prima infanzia; era certo di essere stato sottoposto a quella dannata fonte sonora molto a lungo in passato, ma per qualche motivo lo aveva rimosso dalla memoria. Non aveva trovato risposte al Soma, nè a Shulva, rimaneva un solo posto, un posto dove non si recava da decenni. Lo aveva visitato l'ultima volta durante una guerra civile, tornarci non sarebbe stato uno scherzo, soprattutto senza poter usare le sue capacità; ma forse quello era l'unico modo per arrivare sulle coste di Cantha senza dare nell'occhio.


    [La Fossa]

    Dei 14 giorni di navigazione tra Kiri e Cantha, sono gli ultimi 3 i più particolari. Il 12° un'imbarcazione è costretta a passare sopra la Fossa. Questo particolare luogo è un avvallamento nel fondale oceanico che circonda completamente l'arcipelago. E' spesso caratterizzato da forti piogge, ma per qualche strana ragione, la superficie dell'acqua resta fondamentalmente piatta, indipendentemente dai venti. Il 13° e il 14° giorno servono ad attraversare la coltre di densa nebbia, dentro la quale, i normali mezzi di navigazione magnetica, cessano di funzionare, e diventa impossibile stabilire i punti cardinali con metodi marittimi classici. Persino utilizzare un recipiente con acqua e un oggetto galleggiante, risulta inefficace. L'unico modo per raggiungere Cantha, dall'esterno, è avere "qualcosa" all'interno, che indichi la strada. Come il ronin pensasse di arrivare nell'arcipelago, era cosa nota unicamente a lui; e forse nemmeno più di tanto.

    [La deriva di Sho Saitama]

    Durante il "viaggio" Sho non si rese conto di nulla, fu rapido come un battito di ciglia, e una volta dall'altra parte, un forte senso di nausea lo avrebbe investito con forza, obbligandolo a rimettere. Si trovava in uno sterminato palazzo di architettura orientale, gigantesco. Tutte le superfici erano costruite in legno, un legno meraviglioso con una gradazione rossastra, intervallato da colonne e bassorilievi di giada. Sembrava non il palazzo di un nobile, ma la reggia di un imperatore; adornata con materiali che il chunin forse non aveva nemmeno mai sognato nei suoi migliori sogni; ma quel luogo aveva qualcosa di particolare. Persino un chunin esperto come lui, nonostante le ferite, sarebbe stato capace di rendersene conto, tutto il posto era completamente vuoto, come se fosse stato abbandonato. Non c'erano servi, nè oggetti di alcun tipo.
    Erano presenti unicamente lui, l'Uomo, e Shiro, che si comportava più come un cane che era appena stato bastonato, che come il guerriero terrificante che gli shinobi avevano potuto ammirare in battaglia sul continente.
    Lo strano individuo lasciò andare il ragazzo dalla sua presa sul volto, che non si era mai placata, nemmeno durante l'episodio di vomito, causando una serie di spruzzi in direzioni casuali, dato il palmo che copriva la cavità orale.
    Colui che lo aveva rapito, lo lasciò a terra, e compose una ventina di sigilli, prima di puntare il palmo della mano destra al ragazzo, sul cui ventre (privo di abiti a caso dell'attacco subito alla Foglia) apparve il sigillo di estrazione demoniaca.

    ...vai.

    Rivolto a Shiro. L'Oni estrasse una delle sue due spade più grandi, e con un colpo estremamente preciso [Statistiche 1000] recise la testa del ragazzo con un solo fendente, esattamente sotto il pomo d'Adamo, facendola rimbalzare un paio di volte a terra, prima che si fermasse in una pozza di sangue.
    Dal corpo di Sho, dal collo per la precisione, iniziò a defluire lo stesso liquido nero di cui erano stati testimoni alla Foglia, e per qualche strana ragione, il chunin non perse coscienza, nonostante la sua testa si trovasse ad un buon metro di distanza dal corpo.


    - Maestro, col vostro sigillo il demone sarebbe dovuto uscire, perchè non accade? -



    L'Uomo osservò il ragazzo per qualche secondo, stringendo appena gli occhi, come a volerlo analizzare a fondo. Quindi si portò una mano al mento, scoperto dal tessuto rispetto al resto della testa, assieme al volto, e iniziò a grattarsi in quel punto. Non era confuso, era più seccato, come se sapesse benissimo cosa stesse succedendo, ma sperasse di essere in torto.
    Quanto a Sho, il ninja avrebbe perso ogni percezione del momento presente, restando come in una specie di limbo. Avrebbe avuto la sensazione di tornare in quel corridoio. Il corridoio infinito dove era capitato durante il rituale del cinque code. Quella lunga linea retta, piena di voci impossibili da localizzare, luce soffusa, e niente altro, per chilometri.
    Pochi istanti dopo, avrebbe avuto nuovamente pieno controllo di sè. La sua testa era nuovamente sul suo collo, attaccata, come se niente fosse accaduto, ma il ricordo del taglio era rimasto, così come il ricordo della sensazione fisica del taglio. Mentre era in quel corridoio dovevano averlo riparato in qualche modo, anche se lui non aveva avvertito assolutamente nulla.

    ...di nuovo.

    E un suono sordo si sarebbe ripetuto, con la testa del chunin che rimbalzava per terra, spiattellandosi sul sangue ancora presente sul pavimento; senza che Sho potesse farci nulla. Il suo corpo era distrutto all'inverosimile dopo gli eventi di Konoha, e Shiro troppo forte o veloce perchè potesse opporsi.
    Quanto all'Uomo lì presente, si limitava ad osservare, con una mano dietro la schiena, e una sul mento, come stesse osservando una cavia, o un motore che cerca di accendersi, bofonchiando tra sè. E ci fu di nuovo solo il corridoio. Per altre due, tre, dodici, trentotto volte.
    Quando Sho apparve nel palazzo, dalle finestre aveva potuto notare come, dalla luce del sole, fosse prima dell'alba; e sarebbe rimasto lì, a farsi decapitare dall'Oni per un giorno intero.
    Solo dopo il tramonto, senza pause, senza una parola per lui, l'individuo interruppe il loop di esperimenti.

    ...che seccatura, si è davvero guastato.

    In quel momento, se Sho ne fosse stato in grado, avrebbe potuto percepire come un brivido di insicurezza nel modo in cui Shiro stava impugnando la sua spada, un istinto come quello del cane bastonato a ritrarsi in sè stesso, alla vista del bastone. Fu appena impercettibile, ma presente.


    - Cosa ne dobbiamo fare? Sembra essere legato a voi, forse a caus.. -

    ...al Serraglio. Occupatene, mandami il Cervo.

    Shiro ripose la lama, e chinò la testa. Avrebbe afferrato Sho per la collottola, o per un braccio o una gamba, in base alla resistenza del ragazzo. Lo avrebbe preso a calci in faccia se avesse provato a muoversi, in ogni caso lo avrebbe trascinato via, e durante l'uscita da una delle grandi sale del palazzo, Sho avrebbe chiaramente potuto notare come una figura conosciuta li stesse incrociando, per recarsi dall'Uomo misterioso, era il Cervo. Molto simile a come lo aveva incontrato nelle fogne del palazzo, ma con qualche dettaglio differente, nel vestiario, e nell'energia che emanava. Sembrava reale.
    Pochi istanti dopo, Shiro lo avrebbe gettato in un pozzo, o qualcosa di simile. Un foro circolare fondo una cinquantina di metri, completamente in pietra, sul fondo del quale, Sho si sarebbe sfracellato, perdendo i sensi, ma inspiegabilmente vivo.


    Ot
    Ha inizio la giocata per dare una sistemata al tuo pg. Sei già un torturatore, e lo splatter non avrebbe il minimo effetto. Quindi con l'aiuto di Shiro, distruggeremo la tua mente. La tabella di fine post non sarà necessaria.
  15. .

    Il Lungo Percorso delle Nuove Generazioni [8]



    Il giovane Yato fu il primo a rivolgersi ai due nuovi arrivati, richiedendo cure immediate per il "jonin" che aveva davanti a sè, adducendo al fatto che Raizen avesse abbandonato il suo ruolo. La donna dal volto mostruoso si chinò in ginocchio e poggiò le mani sullo stomaco del grande guerriero martoriato, e si rese conto di come "qualcosa" mancasse al suo interno. Oboro era l'unica, forse di tutto il villaggio, ad aver sviluppato un forte legame energetico con Raizen e la Volpe, tanto da rendersi conto della sua assenza. Fissò il kage, preoccupata, quasi nel panico, chiedendosi come potesse essere ancora vivo se lo avevano privato della bestia che portava con sè.
    Di tutto altro avviso Jotaro, che rispose a Yato poco prima che Kairi arrivasse.


    << Grazie delle informazioni, soccorsi sono già in arrivo. >>
    Il ronin fissò a lungo quello che un tempo era stato il suo allievo, senza dare segni di alcuna reazione; qualunque cosa gli vorticasse nella mente, era unicamente affar suo. In quel momento arrivò Kairi, la quale si rivolse nuovamente a Jotaro, e poco dopo fece la sua comparsa anche Oda.
    Lo Jaku non rispose, guardò un'ultima volta Raizen riverso a terra, intento a rivolgersi ai suoi ninja, spiegando cosa era successo e come aveva forzato il rituale. Voltò le spalle e se ne andò verso la foresta. Sparendo.


    [...]

    Quando Oda utilizzò le sue capacità, non rilevò alcuna presenza oltre a quelle presenti, e a quelle dei ninja che si avvicinavano al monte dei Kage. Quando, improvvisamente, qualcosa a circa 50 metri dal gruppo, cambiò. Nella radura, dalla parte opposta al villaggio, praticamente dove era atterrato Raizen, o poco più avanti, una sorta di parete invisibile sembrò sfaldarsi, come un foglio di carta che viene dato alle fiamme. Dietro di essa era presente una strana costruzione alta un paio di metri, una sorta di totem di legno con attaccati alcuni oggetti del tutto simili alle maschere che i loro avversari portavano sul volto. Assieme al totem, tutto il Serraglio era lì.
    Taka era lì.
    Shiro era lì.


    A 50 metri da loro



    L'Oni di Cantha si voltò incuriosito, verso il gruppetto; era sempre stato lì, nascosto da una barriera, forse in preparazione per una sorta di teletrasporto, ma qualcosa aveva interrotto la loro concentrazione. Shiro guardò i presenti, il suo sguardo passò in rassegna gli occhi di tutti i ninja presenti, l'occhio che ancora sanguinava per la nuova aggiunta ricevuta da Taka; quindi si alzò verso il cielo, e fissò la luna, che aveva preso a sanguinare copiosamente, inondando Konoha di una pioggia rosso sangue.

    [Contemporaneamente...]

    La furia cieca di Sho aveva investito il Cervo come un bisonte in carica potrebbe investire un cocomero, trasformando l'uomo in una vera e propria nuvola di sangue, rendendo impossibile distinguere tra le carni, le frattaglie e il vestiario. Nel momento stesso in cui il Cervo smise di essere integro, e la sua maschera si frantumò sul totem presente nelle fogne, qualcosa sarebbe cambiato per Sho, Shin, e Asami. Avrebbero sentito come una forza che li sollevava dal suolo, con il pavimento allontanarsi lentamente dalle suole delle loro scarpe.
    Sho e Shin, sempre nelle fogne [Le ipotetiche non sono necessarie] sarebbero stati sollevati fino a restare a contrasto con il soffitto più vicino, che fosse un agglomerato di tubi fognari, o un blocco di cemento; mentre Asami, se non avesse trovato un appiglio, avrebbe percepito semplicemente il suolo allontanarsi da lei.
    Non solo, non si trattava semplicemente di venire sollevati, stavano anche chiaramente cadendo, ma dato il cambiamento improvviso del terreno di battaglia, forse i loro sensi sarebbero stati ingannati. Stavano cadendo.
    Precipitavano. E con loro, tutto il maniero del Daimyo.
    Sho aveva interrotto il rituale appena in tempo, non erano finiti a Cantha, erano tornati a casa; e certamente l'aria di casa avrebbero respirato di lì a poco.

    Nel giro di pochi secondi, avrebbero probabilmente realizzato di essere in caduta libera, e che ogni appiglio entro parecchie decine di metri, stava cadendo assieme a loro. Se utilizzando il chakra adesivo o altre capacità od oggetti, avessero raggiunto un luogo dal quale era possibile vedere l'esterno ( cosa già chiara ad Asami) avrebbero calcolato un'altezza di circa 2mila metri rispetto al suolo effettivo. Dove pochi istanti prima era presente una gargantuesca luna rosso sangue, ora c'era solo il palazzo del Daimyo, con tutte le sue dependance, in caduta libera sul villaggio. Dritto sulla piazza centrale di Konoha.
    Con l'interruzione del rituale, il Cinghiale e il Lupo erano scomparsi, e con loro anche i simboli sui corpi dei ninja, ma essendo ormai tutti alla Foglia, non erano stati trasportati in alcun luogo. Stavano solo cadendo; e quando fossero atterrati, con tutti gli edifici che costituivano il palazzo, non sarebbe rimasto nulla di loro.


    [...]

    - Questo non e' uno spettacolo a cui si assiste molto spesso. Hanno finito per distruggersi il villaggio da soli. HA! -

    Ma il palazzo non impattò mai al suolo. Quando i civili, in fuga, o riuniti in preghiera, erano pronti a ad accettare il loro destino, gran parte delle macerie, del terreno, e delle infrastrutture, semplicemente scomparve. Certo, detriti caddero, e ci furono feriti, probabilmente qualche morto, sfortunato per essere rimasto sotto al poco che era sfuggito alla misteriosa sparizione, ma oltre il 99% di quello che doveva distruggere il centro del villaggio, semplicemente svanì. Quanto a Sho, Asami e Shin, si ritrovarono seduti a terra, al centro del luogo di impatto che non si verificò mai. Coperti di sangue, e con le ossa rotte, come se la quasi totalità dei danni che avrebbero dovuto subire fosse scomparsa; ma vivi. [ Tutti e 3 restate con 2 Leggere di Vitalità. Gli arti inferiori e superiori sono [Rotti] in più punti. Eventuali svenimenti sono a vostra scelta.]

    Stupito, dalla piega degli eventi, Shiro immaginò che i ninja della Foglia fossero stati in grado di risolvere il danno da loro stesso creato, quindi cambiò idea, e compose i sigilli della tecnica del richiamo, evidenti per chiunque lo stesse guardando. Quindi protese una mano aperta, col palmo rivolto verso il villaggio, e su questa comparve un ideogramma. "Oto"


    - Oh beh, pare proprio che per voler una cosa fatta bene, debba per forza farla in prima persona. -

    "Tap"

    dVrrAdN



    Un individuo, che fino a un istante prima non era minimamente sul radar di nessuno, poggiò la mano sulla spalla destra di Shiro, come se fosse apparso dal nulla. Oda non avrebbe percepito alcun chakra fluire da quel tipo, nè suoni, nè odori. Chiunque, o qualunque cosa fosse, non emetteva alcun segno degno di un uomo, nemmeno il suo cuore, per quanto la distanza fosse siderale per le capacità sensoriali del chunin, sembrava udibile.

    Shiro raggelò, terrorizzato



    ....basta.

    Una sola parola, pronunciata con voce piana, quasi dolce, come un sussurro nella notte, e l'Oni bloccò la sua tecnica di evocazione senza utilizzarla; il Serraglio compose alcuni sigilli, e tutti i presenti, tranne lo strano individuo, scomparvero in una nuvola di fumo, lasciandolo solo il totem al suo posto, con le misteriose maschere attaccate.


    kjLyEAm


    L'uomo aveva una fisicità particolare, il suo corpo era coperto da abiti originali, come non usavano da decenni, portava una sorta di cappuccio più simile ad un foulard, con cui copriva quasi totalmente il volto, aveva le braccia scoperte fin dalle spalle, e portava scarpe da passeggio, non da combattimento. Sembrava più un turista, che un guerriero, eppure era alto quanto Raizen, forse di più, ma più longilineo, meno muscoloso, sebbene le sue braccia e il suo tronco fossero di tutto rispetto anche per un combattente.
    Un istante dopo scomparve, riapparendo davanti a Sho, nella piazza del villaggio, circondato da chi era presente.

    ...non ti appartiene.

    Disse soltanto, dolcemente, prima di conficcare tutto il braccio, fino al gomito, nelle viscere del chunin, così rapidamente che il ragazzo avrebbe giurato di aver percepito il fatto solo dieci secondi dopo che si fosse verificato. Non era un colpo atto ad ucciderlo, non nell'immediato, era più una sorta di sigillo, molto simile a quello che aveva strappato la volpe a Raizen.
    Dal corpo di Sho, più precisamente dagli orifizi presenti sulla testa, e dagli occhi, sembrò uscire un orribile liquido nero, simile a pece, causando grande sofferenza al ragazzo. In quel momento, un gruppetto di ninja della Foglia si avventò sull'uomo, il quale continuò la sua opera sul chunin, senza nemmeno voltarsi verso gli assalitori, che, arrivati a due metri dall'uomo, presero ad ammazzarsi tra loro, in preda ad una follia omicida che non aveva sede nel villaggio; arrivando a tagliarsi via la faccia reciprocamente con i kunai.

    ...si è guastato...un peccato.

    L'uomo tirò fuori il braccio dal ventre di Sho, rivelandosi completamente nero e coperto del medesimo liquido nero; quindi, con la stessa mano, afferrò il chunin per il volto, stringendo così forte da contrarre i lineamenti facciali, e causando una eventuale reazione del chunin solo dopo una manciata di secondi. Prima di esplodere con lui in una nuvola del colore del fango di palude. Nel nulla.

    [...]

    Entro breve, Raizen sarebbe stato trasportato in ospedale, il suo volto in pietra ripulito, e i danni, minimi, al villaggio, ripristinati. Allo stesso modo i morti della piazza e della notte di follia, sarebbero stati tumulati e pianti, tutto, nel giro di una settimana sarebbe tornato alla normalità, come se nulla fosse successo. Un attacco molto diverso da quello di Kiri. Stavolta Cantha aveva distrutto qualcosa di diverso, qualcosa di più difficile riparazione di qualche muro o qualche vetrata, e durante il funerale del nobile Kazutoshi, questo sarebbe stato molto evidente. Molte personalità importanti sarebbero state assenti. Gli stessi presenti,
    seppur senza motivo, si sarebbero guardati attorno, alla ricerca di una qualche sicurezza. Shiro li aveva attaccati con la paura, dimostrando loro che chi li guidava non aveva la forza di farlo, e che in qualunque luogo in qualunque momento, non sarebbero stati al sicuro. Specialmente ora che la Volpe era a piede libero, chissà dove, nelle mani del nemico. Specialmente ora che il Kage non era più certo di essere un kage, rotto nel corpo e nello spirito; con il suo successore scomparso, forse rapito, assieme al cinque code. La potenza militare della Foglia non aveva forse mai subito un colpo simile dai tempi della grande guerra, senza nemmeno rimetterci un muro. Quanto a Raizen, se avesse davvero scelto di abbandonare il suo ruolo, gli sarebbe stato chiesto di nominare un amministratore in attesa delle elezioni di un nuovo Kage, altrimenti sarebbe stato nominato d'ufficio Oda Saitama, come amministratore.
    In compenso, nell'ufficio di Raizen, rimasto sigillato per quasi una settimana, un baule aspettava che qualcuno aprisse la porta, e dispensasse i suoi tesori a chi ne sarebbe stato degno. Un amico della Foglia aveva raccolto le maschere e le aveva lasciate ai suoi ninja, prima di lasciarsi il villaggio alle spalle, forse per sempre.



    OT
    CITAZIONE
    Vi ringrazio per la giocata; come avrete a questo punto intuito, siamo giunti alla fine appena in tempo, sebbene con discreti sacrifici. Complimenti a tutti i partecipanti, e a presto con le novità che questa trama ha permesso di rivelare. Vi invito ad un altro giro di post, quindi potete proseguire tra di voi come più vi aggrada. Assegnerò gli stemmi fino a questo punto, poi sarà una giocata aperta a chiunque lo desideri.
339 replies since 24/9/2014
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