Posts written by Jotaro Jaku

  1. .

    Dopo il Tramonto


    Epilogo dell'attacco a Kiri



    Era passato ormai molto tempo dall'attacco suicida a Kiri da parte di Shiro e del suo piccolo drappello di uomini; uomini che l'Oni non aveva esitato a sacrificare per guadagnare un minuscolo diversivo, e per dare dimostrazione della sua risolutezza. A seguito di quell'attacco, orchestrato per entrare in possesso di un solo, singolo oggetto, Kiri era stata in parte ricostruita. Le esplosioni generate dalla datonazione dei soldati, assieme alle cannonate delle navi da guerra avevano assestato un colpo durissimo al villaggio, forse tra i più devastanti dalla fondazione del villaggio stesso. L'ospedale, l'amministrazione, buona parte dei quartieri abitativi e dei vari clan erano stati completamente spazzati via. I corpi erano sparsi un po' ovunque; la popolazione del villaggio, già provata da una misteriosa epidemia, venne ridotta all'osso. In quel momento, dopo la ritirata di Shiro, conquistare Kiri sarebbe stato un gioco da ragazzi, con un Kage assente e uno ucciso dagli stessi Kiriani non appena nominato; situazione peggiore forse non si era mai vista nel continente dai tempi della grande guerra dei ninja. Grazie agli sforzi congiunti di tutti i sopravvissuti, le condizioni del villaggio restarono occultate per alcuni giorni, prima che la Zanna, tradita da Shiro, per cercare di vendicarsi di quanto aveva perso durante l'attacco, non mise in giro tutte le informazioni riguardo quello che era successo. Chiunque avesse voluto assaltare la Nebbia, l'avrebbe trovata pronta su un piatto, ma questo non avvenne mai.

    I mesi successivi furono dedicati non solo alla ricostruzione, ma anche all'analisi di quello che era accaduto; sebbene Shiro non fosse un bersaglio facilmente raggiungibile, il villaggio era stato indebolito anche dall'interno, e quella era un'altra storia. Il Daimyo, spalleggiato da una donna che ne controllava le scelte, aveva nominato immediatamente un nuovo Mizukage, durante l'assenza di Itai, senza aspettare minimamente i termini di attesa, e senza avere alcuna notizia relativa alle condizioni del Kage in carica, scegliendo, oltretutto, come nuovo capovillaggio, un individuo particolari, poco amato da gran parte della forza militare di base, detestato dai suoi vertici. Questo frammentò le difese del villaggio e portò a uno scontro, proprio durante l'attacco di Shiro, un perfetto diversivo, generato dai Kiriani stessi, senza che si rendessero conto di quanto stava accadendo nelle loro acque. Il Daimyo aveva poi incontrato il suo fato durante l'attacco stesso, ma della sua "compagna" non sembravano esserci tracce da nessuna parte, e la situazione non sembrò cambiare per settimane, mesi. Le forze della Nebbia si avvalsero di tutti gli agenti sotto copertura che possedevano, ingaggiarono informatori, inviarono messaggeri, ma nessuno sembrava aver mai visto la persona in questione, o non ne ricordava minimamente i dettagli. Se nessuna strada "ordinaria" aveva portato a un successo, Itai avrebbe dovuto convocare i suoi migliori guerrieri per prepararli a quella che sarebbe potuta essere la missione più complessa della loro vita, e rivolgersi al suo asso nella manica finale, l'unica "risorsa" nelle mani della Nebbia, in grado di esulare dai metodi normali, e per buona ragione. Sanjuro.

    OT
    Benvenuti a quella che potrebbe per alcuni di voi essere la prima, o la seconda, quest Jonin. Il preambolo è semplice ma di effetto. Dovete trovare una persona così abile da poter controllare il capo di una intera nazione, e non potete farlo coi metodi tradizionali, vi serve un professionista. Dal momento della partenza,
    tenete sempre traccia del vostro status, io cercherò di segnalare lo scorrere del tempo relativo al recupero di chakra e salute. Qualora ci fossero delle mancanze, avvisatemi che le correggerò. La missione è aperta ai chunin Meika,
    Akira e Kensei.
  2. .

    Portarsi il lavoro sulla Legend


    Umizaki [2]



    Quando Sanjuro fece per rimettersi in piedi, nemmeno il tempo di impugnare il suo bastone, che una marmaglia di persona gli era già appresso, come se non avessero mai visto un atterraggio sciamanico prima di allora. Cosa che lasciò per un attimo Sanjuro impietrito, poi emozionato, poi armadillo. Con il mento che ormai poteva grattare il cielo dalla boria, Sanjuro pensò di essere stato finalmente riconosciuto come il mistico messia dell'isola, e stava per chiamare qualcuno per farlo accompagnare nella struttura che probabilmente avrebbe ospitato il suo nuovo laboratorio mistico. Eppure le energie all'opera quel giorno erano così forti, che non ebbe bisogno di farlo; due ragazzotti si avvicinarono sincerandosi delle sue condizioni, e cercando di afferrarlo sotto le braccia, mente un terzo gli continuava a chiedere se stesse bene.
    Sanjuro, che non solo non aveva capito nulla, ma nemmeno sapeva di avere davanti Densen, rispose a cenni del capo, più interessato alla cerimonia di investitura della sua persona, che altro.
    Non solo non si oppose affatto al TSO, ma si mise pure comodo mentre i due guardiani lo conducevano dentro la struttura. Avrebbe potuto ribellarsi, liberarsi, avrebbe potuto dire che era la seconda carica amministrativa del villaggio della Nebbia, ma il rimbambito era seriamente convinto di essere arrivato a salvare quell'epidemia che si era difettata. Mentre gli operatori lo accompagnavano nuovamente nella sua nuova dimora, chiese più volte ai due..

    Perdonate sacerdoti del luogo, dove posso trovare questa epidemia da riparare? Non dovrei metterci troppo, così potremo dedicarci a involare misticamente questo luogo e i suoi abitanti più prossimi.

    Sicuramente Sanjuro non doveva sforzarsi più di tanto per essere scambiato per uno spostato, e il suo non cercare minimamente di divincolarsi, rassicurò abbastanza i presenti sui suoi problemi di salute mentale. Quando furono nella zona adeguata della struttura, e Sanjuro fosse stato portato al cospetto di un responsabile per sincerarsi della sua identità, stavolta Sanjuro si sarebbe presentato a dovere, sparandosi in piedi allontanando i due operatori come si fa con un mantello da far cadere a terra e assumendo la posizione del Pescegatto di Palude. [Stat Rossa] Ovvero in piedi, un inchino, è semplicemente un inchino; ma siccome lo fa Sanjuro è mistico e via dicendo.

    SANJURO,
    CONSIGLIERE DI PRIMA SCELTA DEL VILLAGGIO DELLA NEBBIA, SCIAMANO DI KIRI E PROTETTORE DELLE MISTICHE COLONNE MISTICHE DEL MISTICISMO.
    Questo è Gassan.
    Terminò battendo il bastone a terra, e facendo entrare una capra da una finestra sfondando il vetro e andando a posizionarsi accanto allo sciamano, il quale dava per scontata la sua presenza e non ne venne minimamente distratto. Sono qui per l'epidemia. Mostratemi il problema.


    << Beeeeehhheeeeeee >>



    Chakra: 40/40
    Vitalità: 14/14
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 350
    Velocità:  400
    Resistenza: 400
    Riflessi: 400
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 525
    Agilità: 400
    Intuito: 400
    Precisione: 400
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Bomba Gelo × 3
    • Accendino × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Respiratore × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Tonico Coagulante Medio × 1
    • Tonico Coagulante Minore × 1
    • Tonico di Recupero Medio × 1
    • Tonico di Ripristino Medio × 1
    • Gassan × 1

    Note
    ///



  3. .

    Shulva [8]




    Non fu l'assalto al preoccupare il giovane Riwa, ma le parole del jonin riguardo il catturare uno dei nemici. Subito intervenne tagliando la frase di Hohe per chiarirgli un concetto che per lui era così evidente e chiaro, da non essergli venuto in mente al momento del briefing.

    - Catturarli? No no no non possiamo catturali, non possiamo nemmeno avvicinarli, quelle cose se minacciate ESPLODONO !! -

    Decisamente una informazione vitale che per una svista di attenzione, il ragazzo non aveva pensato di trasferire. Fortunatamente però il Sunese era abbastanza esperto da lasciar fare ad un clone il lavoraccio di intavolare un primo contatto con il nemico. Jotaro rispose con un cenno del capo alla divisione dei pani e dei pesci del suo ex allievo, e strattonò Riwa in mezzo a loro due, se il ragazzo non si fosse posizionato autonomamente tra i due ninja. Il fronte sarebbe stato liberato abbastanza in fretta: le capacità fisiche e marziali del jonin e dei suoi cloni non lasciarono nemmeno un centimetro alle azioni degli avversari, tanto il simulacro d'argilla era possente. Un colpo secco di spadone e i due nemici caddero a terra divisi in due, senza che nemmeno avessero provato a difendersi. I loro riflessi potevano essere rallentati, oppure semplicemente non c'era storia nel divario tra loro e il giovane ninja della Sabbia, ed effettivamente, una volta abbattuti, i corpi si squagliarono rilasciando un gas verdastro tutto attorno a loro, in circa 1 metro quadro. Respirarlo sarebbe stato molto considerato.
    Quanto a Jotaro invece, l'assalto degli Shulviani infami si rivelò molto infido, essendo lui il primo a dover difendere. Il nemico ripose il primo assalto in uno shuriken gigante che il ronin nemmeno aveva visto sulla schiena del suo avversario, a causa del buio della grotta; questo saettò rapido verso di lui, e la scelta era se deviarlo o lasciare che colpisse Riwa dietro di lui, entrambe le opzioni non soddisfacevano l'uomo. Dal momento che non aveva idea di cosa questo primo assalto potesse nascondere, Jotaro tirò fuori dalla manica uno strano paletto oscuro, simile alla grafite, cilindrico, terminante a punta. Parte del contenuto della strana sacca forse?
    Sacrificio - 1 Basso = 1 LeggeraSacrificio: L'utilizzatore può convertire la propria Vitalità in chakra, una volta al round. Ogni leggera incrementa di Basso il chakra posseduto. Gli occhi di Jotaro si iniettarono di rosso sangue e il ricevitorePot 10 Dur 3 ruotò nella mano destra, mentre il ronin calcolava il tempo esatto per l'azione che stava per compiere. Arrivato alla giusta distanza, scattò appena di lato e descrisse una rotazione sul posto, sollevando i piedi da terra. Durante la rotazione, spinse verso l'esterno il ricevitore, facendolo conficcare nel foro centrale dello shuriken gigante in rotazione. [1/2Basso Riflessi 450][Difesa 1]
    Terminando la rotazione rivolgendosi nuovamente verso il nemico, con l'intenzione di rilanciare indietro lo shuriken gigante, che nel frattempo continuando a ruotare sul ricevitore, generando scintille che venivano emesse in ogni direzione; Jotaro si accorse degli shuriken nascosti nell'ombra solo perchè questi si infransero contro il grande cerchio rotande posto a mo di scudo, sebbene l'intenzione iniziale non fosse quella. [Difesa 2] Il suono metallico degli shuriken che si schiantavano contro l'arma gigante echeggiò nella cavità.

    Il ronin rilanciò lo shuriken gigante verso il ponte, ma in una direzione casuale dato che l'assalto degli shuriken lo avevano sbilanciato [Non offensivo] Il nemico passò senza problemi sotto l'arma e fu addosso al ronin in un attimo; troppo veloce per evitarlo, doveva essere parato. Poco prima di essergli addosso però, lo Shulviano non cercò di colpirlo ma di afferrarlo, e a giudicare da quello che aveva detto Riwa, un abbraccio da quei tizi era da evitare assolutamente. Jotaro spinse il bacino indietro, e usando un avambraccio interponendolo in obliquo, quasi verticale, ancora impugnando il ricevitore, deviò gli arti superiori del nemico, abbastanza da evitare che i punteruoli gli graffiassero il volto. [Difesa 3] Da quella posizione di vantaggio, Jotaro avrebbe provato a liberarsi del nemico in modo quantomai definitivo. Senza attendere che il nemico si ritirasse, Jotaro lo caricò a distanza zero, cercando di colpirlo con una sonora spallata verso il bordo del ponte per guadagnare spazio [Azione 1 - stat Rossa] Se l'azione avesse avuto successo, avrebbe quindi caricato un calcio per farlo volare giù dalla balaustra; altrimenti si sarebbe distanziato lui spostandosi all'indietro. [Azione 2 - Stat Rossa]
    Se non fosse riuscito ancora a liberarsi del nemico, avrebbe caricato un ulteriore calcio rotante per avere ancora più energia cinetica a disposizione, per colpire al petto il nemico ed essere quantomai sicuro di farlo volare nel vuoto [Azione 3 - Stat Rossa] Se invece dopo il primo calcio il nemico fosse già stato in caduta libera, avrebbe estratto due shuriken legati al filo di nylon e li avrebbe lanciati specularmente con tutte e due le mani, nascondendo il ricevitore durante l'azione [Gratuita]. La direzione degli shuriken era indirizzata alla ginocchia dell'ultimo nemico rimasto, perchè il filo cingesse le gambe e causasse la caduta dell'avversario.
    [Azione 3 - Stat Rossa - Attacco Doppio]

    [...]

    Quello che però era sfuggito a Jotaro, era che pochi istanti prima, uno degli shuriken nascosti nell'ombra, era passato attraverso la rotazione dello shuriken gigante, un caso più unico che raro, permettendo all'arma di arrivare a destinazione indisturbata. Nessuno se ne sarebbe accorto, nel fragore della lotta, meno Riwa, che avrebbe ricevuto quello shuriken proprio in una coscia. Il ragazzo non era ancora mai stato in azione e non si era mai realmente ferito con un'arma nemica.
    Il ragazzo strinse i denti per il dolore, e poco dopo il termine degli assalti, afferrò con forza lo shuriken e lo strappò dalla carne e dalle vesti.
    A quel punto, un ruggito terrificante avrebbe fatto tremare tutta la grotta, così assordante e così possente da obbligare tutti i presenti, ninja e Shulviani, a restare sulle ginocchia per non finire distesi a terra. Terminato il terremoto, che avrebbe fatto crollare grosse porzioni del soffitto della grotta, tutto tornò al silenzio, per qualche istante; poi un fruscìo sommesso prese a diffondersi per tutta la cavità. Come un suono di passi svelti, misti a voci sussurrate, ma in misura esagerata per la grandezza della grotta. Jotaro si rivolse a Riwa.


    << Riwa, quanto manca alla fine del ponte ? >> - Non saprei, penso pochi minuti ormai, perchè ? -

    Jotaro si guardò attorno per qualche istante, fissando il vuoto dietro di loro, da dove erano arrivati, prima di rivolgersi a Hohe senza mai smettere di fissare un punto casuale nel nulla più oscuro. <<...Correte. >>

    Si girò verso Hohe, e afferrò Riwa per rimetterlo in piedi e spingerlo in avanti, ripetendo nuovamente la frase, ma stavolta con gli occhi sgranati e alzando decisamente il tono della voce. << CORRETE!! >> Pochi istanti dopo infatti, non solo sul ponte, ma anche sulle pareti della cavità, decine e decine di figure iniziarono a farsi strada come insetti, a perdita d'occhio, bruciando rapidamente la distanza tra loro i ninja, come una marea velenosa.
    Hohe avrebbe potuto rapidamente disfarsi di gran parte di loro, e se avesse provato, usando l'argilla, avrebbe notato che per ogni gruppo di nemici abbattuti e fatti precipitare, il doppio ne appariva dall'oscurità; e la cosa peggiore era che non si trattava di un'illusione, erano davvero braccati dall'intera caverna!
    Sfruttando tutta la stamina a loro disposizione, o altri espedienti, avrebbero raggiunto la fine del primo ponte nel giro di una decina di minuti di corsa a perdifiato. A quel punto avrebbero notato chiaramente una persona, vestita come Riwa, fare dei cenni, come a volerli far smuovere per raggiungere prima il pilastro. Quando fossero arrivati, la persona in questione avrebbe attivato un sigillo su una parete del pilastro, rendendolo traslucido ed entrandovi, facendo chiaramente capire al gruppo che quella era la loro unica salvezza. (Oltretutto la figura in questione non era solo una bella donna, ma non aveva nemmeno pustole addosso, almeno apparentemente). Al loro passaggio, la parete sarebbe tornata ad essere solida, e i ninja avrebbero chiaramente udito i tonfi sordi dei nemici che si schiantavano contro il muro dietro di loro, fracassandosi le ossa come capi da macello.


    [Il cunicolo]

    Erano in un corridoio stretto e Riwa era per terra e respirava a pieni polmoni, quella corsa improvvisa lo aveva praticamente distrutto. Era la prima volta che la vedeva con i suoi occhi...

    - Quella.....merda ma allora esiste davvero, esiste non era una storia per farmi paura, quella è la "marea di Shulva" è il sistema di allarme del primo pilastro, è....coff coff...composta dai cadaveri dei nemici che abbiamo sconfitto nei decenni, non diminuisce mai, può solo aumentare, e si arrampica ovunque come una nebbia che....uff...non lascia scampo....e tu chi cavolo saresti me lo spieghi? -

    La donna che li aveva salvati si stava prendendo cura della coscia di Riwa, avvolgendo delle bende imbevute di balsamo sulla sua ferita, come una madre premurosa. Era a sua volta molto scossa, non si aspettava di dover avere a che fare con la Marea, quel giorno, e non certo per Riwa e due stranieri. Alla domanda di Riwa sorrise, e rispose.

    - Sono Yada, piccolo Riwa, noi ci siamo già visti, ma eri poco più di un fanciullo quando io e mia sorella partimmo per il pilastro. Mia sorella Yen, sono sicura che siate qui per lei. Voi due chi siete? Non portate gli emblemi delle Scolopendre. Siete stranieri ? Come siete entrati a Shulva? - Sebbene le parole della donna sembrassero guardinghe e dimostrassero poca fiducia, questa apparenza venne immediatamente ribaltata quando la donna prese per mano entrambi i ninja per ringraziarli, e offrì loro delle gallette di riso assieme ad alcune bende curative da riporre e usare in caso di avvelenamento da taglio. Jotaro era diffidente, non per i modi gentili della donna, ma perchè lui era diffidente di natura.

    << La sorella di Riwa, Akemi, ci ha informato che non ci sono scolopendre nel primo pilastro. Porti i loro vessilli, perchè? Che cosa ci fai qui. >> La donna sorrise, era abituata all'atteggiamento che il ronin le aveva messo davanti. E aveva imparato a conviverci. - La sorella di Riwa si chiama Surwa, astuto ninja, e io non sono affatto una Scolopendra infatti. Appartengo alla fazione delle Lucciole, e sono qui per salvarvi la vita a quanto pare. L'armatura che ho addosso è riciclata, non abbiamo un magazzino accademico a disposizione per sostituirle in caso di danneggiamento. - Terminò tagliente. Non aveva tutti torti. - Questa in particolare l'ho strappata dal cadavere di mio fratello ormai quasi un decennio fa al temine di una battaglia, durante la quale ho scelto di recuperare la sua armatura e non il suo corpo, che oggi probabilmente era in mezzo a quella marmaglia. L'armatura mi ha da allora salvato la pelle molte volte. - Jotaro chinò il capo in segno di scuse e di rispetto


    Chakra: 0/40
    Vitalità: 12.5/13.5
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 425
    Velocità:  375
    Resistenza: 375
    Riflessi: 400
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 400
    Agilità: 400
    Intuito: 400
    Precisione: 400
    Slot Difesa
    1: Shuriken Intercettato
    2: scudo con shuriken gigante
    3: deviazione nemico
    Slot Azione
    1: spallata
    2: calcio
    3: 2° calcio o attacco doppio
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 10
    • Accendino × 1
    • Tirapugni con Lama × 2
    • Tonico di Recupero Medio × 1
    • Shuriken × 5
    • Filo di Nylon Rinforzato [10m] × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Fumogeno × 1
    • Tonico di Ripristino Medio × 1
    • Tonico Coagulante Medio × 1
    • Cartabomba II × 1
    • Mantello × 1
    • Parabraccia in Cuoio × 1

    Note
    ///


  4. .

    Addii e arrivederci




    La stanza del tesoro rivelò molti segreti per chi era in grado di carpirli. Ovviamente Densen non era tra questi. Jhin quasi non prestò più ascolto al ragazzo, tanto era impegnato a scavare tra i pezzi alla ricerca di chissà che cosa. Quanto a Gado invece,
    sembrava finalmente serena. Andò a colpo sicuro davanti all'idolo del serpente, e prese ad accarezzarlo come con il volto di un vecchio amico. Quando si rese conto che Densen le si era avvicinato, deluso per non aver trovato alcun tesoro, sarebbe stata lei stessa a indicargli la pergamena in questione. Come lei stessa avrebbe rivelato, era quello il tesoro in grado di valere una montagna d'oro, anche se non aveva idea di cosa si celasse in quel rotolo.


    - Quando sono arrivata al monastero, pensavo che i monaci di metallo nascondessero ricchezze di ogni genere, ma non avevo capito che la verità era diversa; in realtà sono custodi di immondizia, e di quella pergamena. Da come ne parlavano con rispetto e omertà, deve trattarsi di un manufatto rarissimo, forse unico nel suo genere, e una volta compresa la sua natura potrebbe valere una fortuna... -

    La voce della donna divenne malinconica sul finire della frase, ma non indugiò, rispondendo subito alla curiosa domanda di Densen riguardo la misteriosa città tra le montagne. Gado rivelò le sue origini, rifiutando la richiesta del ragazzo. A quanto lei sapeva, la sua patria, pur essendo una vera e propria meraviglia era afflitta da un terribile male, sul quale però non aggiunse molti dettagli. Inoltre era assente da casa da..una vera e propria eternità, e non aveva idea in quale stato versasse la città al momento.


    - Shulva, mi manca la mia casa, e il suo odore di muschio umido, ora potrò tornarci finalmente... -

    Poi accadde qualcosa di inaspettato. La donna afferrò con entrambe le mani le guance del giovane Densen, e lo baciò sulle labbra come fosse l'ultimo bacio che avrebbe donato in quella vita, lo guardò negli occhi, e poggiò la mano sull'idolo del serpente. Questo si illuminò per un attimo, prima che lunghe crepe trasversali comparissero sulla statua, rovinandola in maniera permanente, e facendo scomparire la luce verdastra che emanava. Allo stesso tempo, la ragazza, sorridente, divenne completamente di polvere, e scomparve dissolvendosi nell'aria della sala. A quanto pareva, aveva vissuto troppo a lungo, per poter essere liberata mantenendo una forma fisica.


    - Hey MARMOTTA ma dove è finita quella SMEGMA serpentosa? - [Jhin prende a sbinoccolare le dita in maniera spasmodica]


    Così sarebbe terminata la prima avventura di Densen e Jhin, in una sala piena di rottami, prima che altre epiche imprese comparissero sulla strada del loro destino. Al termine della giornata, sarebbero nuovamente stati sulla costa, e in memoria di quel giorno fuori dal normale, Jhin avrebbe svitato una delle sue dita, e l'avrebbe donata a Densen, svelandogli che se avesse avuto bisogno di lui, avrebbe semplicemente dovuto lanciare quel dito in mare. E che ora erano amici per la pelle. Il cecchino zoppo sarebbe quindi scomparso nell'orizzonte, lasciando il ragazzo col cuore spezzato per il mancato amore, solo con il suo nuovo tesoro. Quanto a questo, quando Densen avesse portato la pergamena da un esperto, avrebbe potuto scoprire con incredibile sorpresa, di essere in possesso di una ricetta per i funghi Shitake brasati al miele. Ricetta semplice ma di impatto. Quanto al valore, dato che la ricetta era disponibile ad ogni baracchino, e il rotolo non era altro che foglio di pergamena macchiato di olio motore, beh, lasciamo perdere questa parte...



  5. .

    Inflitrazione [1]



    Era una mattina piovosa sul confine del paese del Fuoco. Hachigoro, un risoluto nukenin con il desiderio di unirsi al gruppo del leggendario Hayate, si stava introducendo nel territorio della Foglia, come ordinato dai suoi superiori, come ultimo tentativo di ammissione. Aveva già compiuto altre missioni, ma la sfortuna, o l'inesperienza, erano sempre state dalle sua parte, e fino a quel momento, non aveva ancora mai portato a termine una missione con la M maiuscola per il suo gruppo. Quel giorno tutto sarebbe cambiato, quel giorno la fortuna si sarebbe voltata verso di lui e lo avrebbe benedetto. I suoi superiori avevano richiesto la sua infiltrazione ad Otafuku, non gli avevano nemmeno indicato un corpo preciso di controllo, di polizia, di guardie, o di qualche gruppo particolare in cui inserirsi, tanto erano esigue le speranze che nutrivano per lui. Persino prendere il posto di un contadino sarebbe andato bene, anche un pescatore. Che diamine anche un barbone poteva essere accettabile, se questo avrebbe permesso il passaggio di informazioni dal territorio del fuoco al gruppo di Hayate.
    Lì si trovava Hachigoro, addentratosi appena oltre il confine del Fuoco, sul limitare del primo centro abitato, dove i controlli erano presenti, ma molto, molto lasciati al caso. Forse proprio quello sarebbe stato il problema per l'uomo.

    Quel giorno, in quello stesso luogo, era di servizio Shigeaki, un ninja della Foglia dal carattere particolare. Era diventato famoso nei ranghi delle reclute per il suo bisogno costante di lamentarsi di ogni situazione; sempre vestito di nero, sembrava portasse rogna ad ogni missione. Non che fosse incapace o altro, anzi, raramente falliva un compito che gli veniva assegnato, anche perchè convinto che le cose sarebbero andate in vacca, sfruttava qualunque vantaggio, anche poco onorevole, per portare a casa il lesso. Dato il suo comportamento, uno dei suoi superiori, scocciato, lo aveva sbattuto di guardia ad Otafuku, a lamentarsi dove non avrebbe potuto sentirlo, e il caso voleva che proprio quel giorno, Shigeaki fosse di guardia a poche centinaia di metri da Hachigoro.


    OT
    Controlli anche Shigeaki, oltre al tuo pg. Trova una motivazione valida per essere in zona.
  6. .

    Segnale debole




    Forse almeno uno tra loro tre avrebbe pensato che quell'esperimento sarebbe stato un nulla di fatto; forse un giorno sarebbe accaduto di fallire, ma non era quello, il giorno. Quando il collegamento tra le tre menti fosse divenuto stabile, realmente stabile, Oda avrebbe potuto ritrovarsi come ospite in una realtà che comprendeva altri demoni, altri portatori; Raizen sarebbe comunque apparso in quella situazione, sebbene in forma quasi-spettrale, sottile, i suoi colori quasi accennati, ma qualcosa di Kurama era rimasto in lui, e quel qualcosa gli permetteva la permanenza, non solo, dava anche un "colore" alla presenza di Kurama.
    Si sarebbero trovati al centro di "qualcosa" totalmente estraneo per Oda ma non per Itai o Raizen, avvezzi alla dimensione dei portatori, eppure, nella zona dove di solito si manifestava l'essenza di Kurama, non vi era traccia della volpe, al suo posto, una pozza scura, la cui superficie era ricolma di bolle scoppiettanti, chissà per quale processo di ebollizione.
    Quella visione avrebbe immediatamente riportato alla mente di Raizen il suo incontro col cinque code assieme a Sho, era la stessa "corruzione", qualunque cosa vi fosse dietro a Kokuo quella volta, era collegata alla situazione attuale, a Kurama, a Shiro.

    Il tempo in quel luogo non era una manifestazione chiara, non sarebbe stato evidente da quanto "tempo" si sarebbero trovati lì dentro, ma non appena la mente di Oda avesse cercato di indagare la pozza, si sarebbe sentito scomparire la terra sotto ai piedi. Come in un battito di ciglia, Oda, o almeno una sua manifestazione fisica, si sarebbe trovato in caduta libera, come se fosse stato teleportato a qualche decina di km di altitudine e fosse stato lasciato cadere. Ne' Raizen ne' Itai sarebbero stati presenti fisicamente, ma sensorialmente dentro allo Yamanaka.




    La cosa allucinante era che il ragazzo avrebbe potuto percepire la gravità, la velocità, l'aria che sbatteva e strusciava contro il suo corpo completamente nudo. Si trovava così in alto da poter vedere la conformazione del continente, ed era chiaramente sopra il Paese del Fulmine, a di Kumo. Avrebbe continuato a precipitare dritto su un punto, come se fosse stato indirizzato. Quando fosse stato a pochi km di altezza, sopra il gruppo di isolette a nord della capitale Cremisi, uno dei tanti battiti di ciglia gli avrebbe mostrato tutta un'altra zona.
    Era di nuovo in aria, e stava nuovamente cadendo, stessa situazione, ma stavolta sentiva chiaramente che qualcosa della sua robusta "essenza" si stava come consumando, come se stesse precipitando attraverso un roveto particolarmente fitto. Era a nord del villaggio delle Sorgenti; ma non si schiantò.




    Mentre precipitava, sebbene la difficoltà nel tenere gli occhi aperti, dato l'attrito dell'aria, gli fu chiaro che una massa informe del color del petrolio si emanava dall'oceano, a sud-est. Qualcosa di primordiale, che non aveva nulla a che fare con l'energia di Kurama, o dei due ospiti, o dell'Altro che abitava i suoi recessi, era qualcosa di diverso.
    Nel giro di pochi istanti aveva coperto tutto l'oceano dei Kaiju, e come una nube che corrompeva l'aria e ricopriva con il suo limo le acque, sarebbe arrivato a lui, a loro, persino prima che fosse stato in grado di schiantarsi.

    La cosa peggiore era che se Oda avesse tentato, la connessione non si sarebbe interrotta. Quel "qualcosa" che stava per entrare in contatto con loro tre, era molto più forte dello Yamanaka, e non gli permetteva di divincolarsi fuori da quella realtà. Oda avrebbe potuto concentrarsi però, arrivare quasi a spappolarsi il cervello per rallentare l'avanzata della massa tumorale che stava per colpirli, ma prima o poi li avrebbe raggiunti...o nel caso migliore, si sarebbe schiantato prima che questo avvenisse. Senza avere idea di cosa avrebbe significato nella realtà.


    LA cOrRenTE cONsUma iL sAsSo





    Una mano. Non una mano normale, ma una mano palmata, o qualcosa del genere, afferrò Oda da sopra il capo, stringendolo con forma, tanto da fermare la sua caduta libera quasi istantaneamente. Lo sollevò in aria dove si trovava, come per caricare un lancio, e lo scagliò MOSTRUOSAMENTE più veloce di quanto stesse cadendo fino a poco prima, in una direzione a caso davanti a lui, dove un foro nel cielo, di colore blu-viola, apparve poco prima che il ragazzo ci finisse dentro, ad una velocità tale che il ragazzo avrebbe potuto sentire la sua stessa energia mentale allungarsi. Attraversato il foro, tutti e tre si sarebbero risvegliati, spaventati, ma incolumi.

    Forse senza che nemmeno loro sapessero come, avevano trovato Kurama, o qualcosa di simile, ma in due punti diversi, qualunque cosa significasse. Però erano stati scoperti, e quasi afferrati, se non fosse stato per quella strana mano apparsa dal nulla;

    Altre due cose sarebbero rimaste impresse nella loro memoria, la prima era che lì, nella realtà, Oda aveva una impronta di una sostanza simile al muco, o all'inchiostro, sulla testa, della forma di una mano palmata; la seconda invece sarebbe stata solo nella mente del giovane Yamanaka. In una frazione di secondo avrebbe visto suo fratello, sano e salvo, forte; ma completamente coperto di quel liquido oscuro che gocciolava dalle sue mani, dalle sue ginocchia, dal suo mento, dai capelli, e con gli occhi di un verde spettrale, da fargli gelare il sangue...



    Un presagio ?
  7. .

    La stanza del Tesoro




    La strategia di Densen si rivelò letale per l'equilibrio del vecchio monaco danneggiato, infatti grazie alle sue corde, il ragazzo fece volare per terra l'uomo fatto di ferraglia, il quale cadde rovinosamente alla sua destra, per altro modificando il percorso della nube velenosa. Al momento della caduta, per via dei danni all'articolazione del collo, la testa non venne minimamente protetta, e lo schianto generò un rumoroso CRACK all'altezza della prima vertebra. Il vecchio rimase bloccato a terra, con gli occhi semi chiusi e l'espressione sbarrata, con la bocca dischiusa in maniera innaturale. Quanto al povero Jhin, finito in pezzi, era in realtà ben lontano dall'essere stato sconfitto, ma Densen non poteva saperlo, e prese a raccogliere pezzi in giro per la stanza. Estrarre da sotto quello che restava della statua l'ultimo pezzo non sarebbe stata una cosa facilissima, ma con un po' di fatica e dolori alla schiena, il ragazzo sarebbe riuscito nell'intento. Una volta raccolti tutti i pezzi e tenuti vicini, le mani di Jhin si sarebbero animate dal nulla, dimenandosi come un pazzo con la Tourette potrebbe dimenarsi dentro una gabbia piena di palline di plastica, afferrando e incastrando pezzi. Per farla breve, nel giro di una decina di secondi, il cecchino sarebbe stato nuovamente in forma, rimontato e con la testa e un piede girati di 180 gradi rispetto alla direzione giusta. Jhin strinse la testa con le mani all'altezza delle tempie, e sistemò il problema.




    - Non temere TRATTORE mio, ci vuole ben altro per mettere fuori CONTRATTOil leggendario TRAMEZZINOquale sono io. - [Jhin non si accorge del piede rivoltato e cade rovinosamente a terra dopo un singolo passo finendo nuovamente in pezzi.]


    A quel punto, le statue rimanenti, almeno 3, si animarono, iniziando a volare in cerchio sopra i nostri eroi, pronti a sferrare un attacco. Non solo, dal corridorio iniziarono a sciamare fuori monaci, almeno una decina, tutti molto simili, come fossero prodotti in serie. Avevano tutti armi in mano, alcuni delle spade, altri delle mazze, altri ancora dei falcetti da orto. Erano accorsi tutti quanti, forse l'intero monastero si trovava attorno a Densen, Gado e Jhin, e non sembravano affatto essere amichevoli. Sarebbe dunque finita lì, in quel mercoledi mattina, la vita di Densen e dei suoi amici? Praticamente naufragato in una discarica a cielo aperto, scambiato per un bersaglio da un uomo smontabile che lo aveva poi condotto in un tempio con la speranza di un tesoro, dove una bellissima donnaserpente sarebbe stata l'ultima vagina che il ragazzo avrebbe visto? Che fine orribile. Non orribile però quanto le palle degli occhi di Jhin, che presero a smuoversi spasmodicamente in ogni direzione, come se il cecchino fosse in preda a una crisi psicotica. Il monco tirò fuori tutti e due i balestrini, carichi di munizioni fino all'orlo, e cessò di tremare.


    - Dens, un passo alla tua destra. -


    fo1gkgl



    Il monco mosse rapidamente le braccia tutte attorno a sè, muovendosi di pochi passi sempre nello stesso metro quadro, avviluppando le articolari come se non avesse le limitazioni dei tendini, e prese a sparare in ogni direzione, apparentemente senza il minimo senso logico. L'ultimo venne sparato in aria. Il suono dei quadrelli che venivano espulsi CLANG CLANG CLANG continuava imperterrito, mentre i nemici saltavano addosso ai 3 eroi. Poi, accadde l'impensabile. Rimbalzando sulle pareti, sulle rocce, su loro stessi, i quadrelli colpirono tutti i bersagli, in testa, non una ma più volte, con una precisione fuori dall'umana comprensione, al punto che i primi quadrelli vennero spinti dentro le teste dei nemici dai quadrelli successivi che avrebbero colpito i primi, come se avessero previsto il movimento di ogni singolo nemico. Le statue, che erano scese in picchiata, vennero abbattute, sbattendo l'una contro l'altra, cadendo sui monaci che erano stati spinti sotto di esse da altri quadrelli, facendo capitolare tutti i nemici praticamente nello stesso momento, come un quadro di domino che cade all'ultimo istante disegnando una figura. Solo un monaco era sopravvissuto, con un quadrello conficcato dall'alto in basso nella testa, il quale si stava lanciando contro Densen, per trafiggerlo con un pugnale, ma quando fu a circa un passo alla sinistra del ragazzo, un ultimo quadrello arrivato dall'alto, cadendo verticalmente, andò ad impattare su quello conficcato a metà, abbattendo a terra il monaco cibernetico; facendolo spegnere esattamente dove Densen aveva i piedi, prima che Jhin gli chiedesse di spostarsi. Gado non si mosse, la sua bocca si spalancò. Così come la porta alla fine del corridoio, rivelando una luce fortissima...


    [La Sala del Tesoro]

    Indagando oltre la porta che si era aperta come per magia, con Gado in testa, il gruppetto entrò in quella che doveva essere senza dubbio la sala del tesoro. Quello che però Densen si sarebbe trovato davanti, lo avrebbe lasciato senza parole. La sala era invasa di immondizia. O meglio, quella che per lui, era immondizia. Rottami, montagne di rottami fino al soffitto, quasi del tutto invendibili; e tantissime batterie chimiche ormai consumate, ammassate in ogni dove. Le uniche due cose che spiccavano, erano un rotolo di pergamena appoggiato su un mobiletto rotto, e un idolo di giada a forma di serpente situato in un angolo della stanza, mezzo coperto dai rottami. Gado si recò immediatamente verso quest'ultimo. Jhin ovviamente sembrava nel paese del balocchi, e prese a scavare tra i rottami metallici...


  8. .

    Sabotaggio missione di protezione


    [4]



    Kensei non si lasciò ingannare dalla trasformazione della vecchia nukenin; infatti, consigliato dal suo alleato volante, si lanciò sul bambino, che un infante non era affatto, afferrandolo con forza, abbastanza, e abbastanza in fretta, da interrompere la trasformazione che stava mostrando la nemica dei ninja di Kiri come un bambino spaventato. Il clone del Kiriano aveva impedito che il guardiano della famigliola venisse distratto, riuscendo così a colpire nel segno e impedire la fuga della nemica, o peggio. Quanto alla recluta dell'Inquisitore, la ragazza era forse più spaventata dei presenti nella sala conferenze. Le guardie del corpo sunesi si strinsero attorno al loro signore e lo portarono via immediatamente, quanto alla Nukenin, quando venne bloccata da Kensei, non solo non rivelò un bel nulla, ma cominciò a frignare istericamente, continuando a ripetere la solita cantilena, dondolando la testa e cercando di divincolarsi verso il figlio del maestro affilatore.

    - Mio figlio...è mio figlio....lasciate il mio bambino BASTARDI LASCIATEMI ANDARE DAL MIO BAMBINO UUAAAARGRGHHHHHH -

    Fino a Kensei, stanco, non la mise fuori combattimento trasformandola in un sacco di patate facilmente trasportabile.
    Quanto alla giovane moglie, spaventata per quanto stava succedendo, sembrò colpita da ulteriore spavento, quando riconobbe l'anziana donna; avrebbe rivelato a Kensei un dettaglio importante, che al momento delle domande non era venuto a galla. Aveva visto quella strana donna più di una volta durante il viaggio da Kiri a Suna. In una di queste situazioni, l'aveva scorta vicino a suo figlio intenta ad accarezzarlo; ma non aveva dato peso alla cosa, scambiandola semplicemente per un'anziana bisognosa di affetto...
    Quanto al Kiriano, avrebbe riportato Tokiyo a Kiri per eventuali interrogatori, dove probabilmente avrebbe scoperto di aver semplicemente a che fare con una spostata. Quanto a Hisae e al resto della missione...


    [Nella tenda di Sanjuro]

    Giovane e inesperta questa Kiriana è, Elmetto di ferro-san ci penseremo io e Gassan a rimetterla in riga,
    niente può forgiare lo spirito come un mese di pulizie nella palude del villaggio. Quanto alla capra che hai dimenticato di portare al pascolo prima di andare via, dato che sei volato sul pipistrello prima di ascoltare tutte le mie direttive...la porterai adesso, mangia solo l'erba che cresce sulle scogliere fuori da Kiri, e occhio perchè sputa.
    Riguardo la missione, avete purtroppo difeso due bersagli su tre e Kiri ha perso un maestro affilatore, ma avete assicurato una pericolosissima mente criminale alla giustizia, senza contare che quantomeno il maestro affilatore aveva pagato in anticipo quindi non sentirti troppo responsabile per l'esito della missione, non è interamente colpa tua, sei sempre stato un allievo cocciuto nell'impiego del Misticismo. Questo non ti esime comunque dai tuoi obblighi verso la mia capra.


    OT

    Tokiyo la Madre viene catturata da Kiri
    Hisae l'Arrendevole viene assegnata alla sgrassatura del fondale della palude di Kiri
    La Capra di Sanjuro viene assegnata al pascolo sulle scogliere
    Kensei Hito viene assegnato alla Capra

  9. .

    Sabotaggio missione di protezione


    [3]



    Il gruppo era riunito nella sala, le cui porte furono chiuse dalle guardie sunesi, per sicurezza. Assieme a loro, ai due mercanti e al proprietario dell'albergo, c'erano anche il Pipistrello Bianco di Azumaido, e la studentessa di Kiri. Kensei invece, restò nella hall per controllare situazioni sospette.
    A turno, i mercanti si scambiarono un segno di pace, per assicurare il buon andamento delle contrattazioni. Il Sunese donò al Maestro affilatore un rotolo di pergamena vuoto, creato con un particolare composto di paglia e cotone, molto raro, mentre il Maestro, ringraziò donando al suo vecchio amico, una penna di onice che lui stesso aveva intagliato con arabeschi molto particolari. Quindi il proprietario dell'albergo ringraziò entrambi per aver scelto la sua umile locanda per questo importante scambio, e abbracciò il mercante sunese, quindi si voltò, e arricciando le mani come se volesse scrocchiarsi le dita, sospirò, e abbracciò anche il Maestro affilatore.
    In quel momento, dall'abbraccio dei due, venne generata una fortissima luce.
    [Slot tecnica 1]

    Illusione Accecante
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'illusione si attiva se osservato l'utilizzatore e presente entro 9 metri da esso. Le vittime vedranno generarsi alle spalle dell'utilizzatore una luce intensa che renderà Accecate le vittime per 1 round oppure finché non subito un attacco. L'efficacia è pari a 10.Tipo: Genjutsu -
    (Consumo: Medio)
    [Da studente in su]

    Quanto al Maestro affilatore, fece in tempo a discostare leggermente la testa e a socchiudere gli occhi, che la vita lo avrebbe abbandonato nel giro di un istante.
    La lama di una dadao gli avrebbe penetrato la testa dal basso verso l'alto, [Slot azione 1] impugnata da quella che non era affatto un uomo, ma una anziana donna, che gli sussurrò:


    - Dannato tu e tua moglie non mi priverete di mio figlio... -

    Era ormai troppo tardi per correggere errori di percorso.

    [Contemporaneamente]

    Un urlo spaventato avrebbe attirato l'attenzione di Keiji, una delle cameriere, oltre le cucine, stava gridando. Accanto alle cucine c'era l'ufficio del proprietario, dove si trovava l'uscita di servizio indicata sulla mappa. Se fosse corso a controllare, Kensei avrebbe potuto scoprire il corpo del proprietario dell'albergo, riverso in una pozza di sangue, con una decina di matite conficcate nella testa. Morto sicuramente da qualche ora. La cameriera era entrata per caso alla ricerca di un modulo e lo aveva scoperto lì.

    Quanto alla sala conferenze, approfittando dell'istante di accecamento, Tokiyo avrebbe abbandonato la sala lasciando sul posto la sua arma, ancora conficcata nella testa del maestro affilatore, e sarebbe corsa verso la hall, trasformandosi in un bambino in lacrime che singhiozzava di paura, una volta abbandonata la sala conferenze e aver percorso qualche metro.
    [Slot azione 2][Slot tecnica 2]

    Tecnica della Trasformazione - Henge no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Capra (1)
    L'utilizzatore può cambiare il proprio aspetto. Le dimensioni possono essere maggiorata o diminuita al massimo del 50% rispetto le proprie dimensioni reali. La trasformazione permette di assumere le caratteristiche tecniche dell'oggetto in cui trasformati oppure ottenere armi naturali se possedute dall'animale trasformato. Le potenzialità devono essere parigrado l'utilizzatore, non è possibile ottenere una protezione fisica e non è possibile ottenere capacità di movimento non possedute dallo shinobi. È possibile applicare questa tecnica anche in combinazione con un altro shinobi, unendo i due in uno stesso aspetto fittizio. Solamente uno dei due shinobi avrà il controllo delle nuove sembianze ma entrambi dovranno pagare il costo di attivazione. Subire un danno pari o superiore a leggera causerà lo scioglimento della tecnica. Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: Basso )
    [Da studente in su]

  10. .

    Sabotaggio missione protezione


    [2]



    La ragazza fu più spaventata che altro, dall'intervento di Kensei, egli era già molto famoso nel villaggio della Nebbia, come una delle figure più misteriose e letali a disposizione del Mizukage; sebbene nessuno sapesse chi si celasse sotto l'elmo di metallo. Il maestro affilatore si fece avanti porgendo la mano al ninja, per presentarsi, sorridendo, sconsolato.

    - Nobile Kensei-sama sono dispiaciuto che la mia richiesta abbia scosso il vostro ufficio a tal punto da assegnarmi una scorta così importante, dubito fortemente ci saranno problemi, si tratta solo di una formalità; nessuno mi ha recato minaccia, è mia abitudine farmi accompagnare quando mi allontano da Kiri con la famiglia, tutto qua. -


    Alla successiva richiesta di Keij..Kensei, la ragazza rispose con solerzia, andando a parlare con il proprietario dell'ostello, che le fornì di buon grado una pergamena arrotolata con la planimetria dell'edificio. Il foglio riportava la realtà, c'erano solo tre accessi: la porta principale, l'accesso dalle cucine, e quello di servizio. Per la sorveglianza notturna, il maestro affilatore avrebbe accettato, così come a tutte le altre richieste del ninja, ma a condizione che Kensei, o chi per lui, fosse rimasto nella stanza del figlio, accanto alla sua, o nel corridoio davanti alla porta della loro due-stanze, la motivazione fu piuttosto, evidente...

    - Capisco le preoccupazioni, ma non c'è un vero pericolo, è la prima volta della mia giovane moglie in un misterioso paese esotico, sono sicuro che saprete difendere mio figlio mentre io penso a lei... - I gesti dell'uomo furono eloquenti.

    Quanto all'incontro, si sarebbe tenuto nella sala conferenze, solo un ingresso e due finestre che davano su una strada posteriore ben controllabile. Restava solo l'attesa per il giorno successivo.


    [Il giorno dopo]

    La nottata sarebbe passata in tranquillità, anche se Keiji, con le sue doti da ninja, avrebbe potuto udire chiaramente quanto il suo compaesano non fosse abile ad affilare solo le lame. Confermato anche dal sorriso sgargiante della giovane moglie la mattina seguente, la quale, assieme al figlio, avrebbe accompagnato il marito a fare colazione.
    Verso le dieci, la delegazione del mercante di Suna sarebbe arrivata, 5 persone. Il mercante, facilmente riconoscibile, anche per gli abbracci tra lui e il maestro affilatore, e 4 guardie del corpo. Forse ninja, forse solo mercenari, ma tutti con pesanti calzamaglie color sabbia per ingannare il sole. Entrambi i gruppi avrebbero conversato per un paio d'ore nella sala principale, prima del pranzo.
    Terminato il pasto delle due delegazioni, dal momento che il mercante sunese e i suoi avrebbero passato il proprio tempo dedito al pranzo in camera, che il maestro affilatore, assieme al proprietario dell'albergo e al mercante sunese, si sarebbero avviati presso la sala conferenze. Accompagnati dalle guardie del secondo, ed eventuali Kiriani.
    La moglie del Kiriano, assieme al figlio, sarebbero rimasti nella hall dell'ostello.


  11. .

    Mandare Kensei in missione senza dire che è Keiji


    Perchè è segreto e nessuno lo sa tranne me



    Questo era l'appunto che Sanjuro aveva scritto su un post-it, e che aveva attaccato sulla sua stessa faccia, ovvero sulla maschera, per non dimenticarlo.
    Ovviamente non avendo sensibilità alla maschera, si era dimenticato dell'appunto, ed aveva vissuto con un post-it sulla fronte per tre giorni.
    Fortunatamente per la segretezza di Kensei, lo sciamano era rimasto nel suo ufficio (la tenda davanti alla casupola nella palude, per tutto quel tempo).
    Sanjuro si accorse della nota non quando si tolse la maschera, ma dietro sospirato intervento di Gassan, il quale si premurò anche di far chiamare il chunin, facendolo avvisare da un messaggero, che una missione era pronta per lui presso la tenda del consigliere.
    Quando fosse arrivato...


    Ohhh amico mio, avevo bisogno di riferirti una cosa importantissima da giorni! Ho preparato una zuppa di funghi molto particolari, decisamente buona, a basso contenuto di grassi, ma che ti permetterà di fare il pieno di energia. Ne avrai bisogno per portare in giro quella masnada di ferraglia che tieni addosso. Oltretutto come effetto collaterale, a volte indurisce la pelle, così non dovrebbero nemmeno venirti delle piaghe da decubito sotto tutto quel metallo. Lo sciamano stava per congedare l'Inquisitore, dopo aver poggiato sul tavolinetto pieno di cose strambe il sacchetto con la zuppa in questione, congelata, quando si voltò verso il bastone.

    AH SI, E poi ci sarebbe una missione da fare, un maestro affilatore ci ha assoldato per fornire protezione a lui, alla moglie e al piccolo figlio, durante un incontro commerciale che si terrà a Suna. Hanno già una recluta con loro, ma ritengo sia più saggio che te ne occupi tu, l'incontro sarà dalla parte opposta del continente, nella regione desertica a nord di Suna, all'incirca due giorni fa. Troverai una locanda, penso, e un'accademica di Kiri, Hisae, trattala bene,
    deve ancora pagarmi la pompata per le verruche intime che le ho preparato un paio di settimane fa. BUON VIAGGIO E PORTATI LA CREMA SOLARE.


    [In Loco]

    Fortunatamente per Kensei, il gruppetto aveva ritardato lungo il percorso, arrivando presso l'ostello in questione molto in ritardo. Di fatto avrebbero aspettato il ninja in aggiunta, solo qualche ora.
    Hisae era una donna sui 30 anni, che accompagnava come un'ombra l'artigiano Kiriano, che non sembrava affatto preoccupato, o disturbato dalla presenza della scorta. Aveva circa 50 anni e doveva essere abituato a quel genere di compagnia. La moglie ne aveva una decina in meno, forse 15. Il figlioletto, Huro, aveva appena 4 o 5 anni, e stava sempre appresso alla madre.
    La locanda era piuttosto grande, quasi un albergo vero e proprio, che conteneva, oltre ai suddetti ospiti, una trentina di persone.
    L'entourage del mercante sunese, sarebbe invece arrivato il giorno seguente, e la riunione si sarebbe svolta in una delle sale dell'albergo.


    OT
    Ti lascio il controllo di Hisae, io controllerò tutti gli altri png, sia Tokiyo sia i bersagli.

  12. .

    L'Ombra del gigante


    [3]



    Quando la nave impattò nuovamente con la superficie dell'acqua, venne in parte danneggiata, e si inabissò per alcuni metri, prima di tornare a galla per l'effetto opposto. Una volta terminato di vomitare, se ne avesse avuto bisogno, Akira avrebbe notato come attorno a lui, l'oceano fosse scomparso. L'imbarcazione si trovava infatti in quello che sembrava un lago; molto grande certo, ma comunque un lago. Lo specchio d'acqua in questione si trovava alle pendici di altissime montagne, così alte da rendere impossibile vederne la fine, dato che essa si ergeva sopra le nuvole. Solamente a nord il lago in questione non era circondato da montagne, ma si estendeva una valle, una pianura verde così sconfinata, ma così sconfinata, da rendere quasi impossibile il vederne la fine, con altre montagne oltre ad essa.
    Samoru, che con lo schianto era finito a pancia all'aria, raccolse prima una bottiglia di liquore da una feritoia nel legno della sua cabina, e prese a bere, quindi raccolse il suo corpo, e si rimise in piedi; il tutto senza mai smettere di mandare giù il liquido in questione, che puzzava più di olio bruciato che di alcool; solo i kami sapevano cosa ci fosse in quella bottiglia.
    Quanto a Sanjuro, lo sciamano era appollaiato sull'estremità nord della barchetta, ammirando la grande vallata.


    Ahhh, finalmente, mi mancava l'aspro sapore di questa valle meravigliosa.

    E senza troppi convenevoli si gettò in acqua. Akira però lo avrebbe visto pochi istanti dopo, correre letteralmente sull'acqua come su una palude, in direzione della riva nord. Non che Sanjuro stesse usando il chakra adesivo, da quando era divenuto sciamano, aveva dimenticato cosa fosse il chakra adesivo; semplicemente quel lago era così salato, ma così salato, che i corpi solidi, anche molto pesanti, potevano galleggiare su di esso. Al massimo i piedi sarebbero entrati dentro le acque dense per un paio di centimetri. Il chunin avrebbe udito Sanjuro sbraitare qualcosa durante la corsa; qualcosa di incomprensibile, ma che fu chiarissimo a Samoru, non si sa bene come.

    - Seeehhhh, tengo la nave pronta per ripartire, riparo i danni, e disegno qualche faccina buffa sulla chiglia, tutto chiaro Sanjuro-san !! -

    Se Akira avesse chiesto spiegazioni al lupo di mare, avrebbe ottenuto in realtà una descrizione fin troppo accurata. Infatti, ad eventuali domande, Samoru avrebbe risposto voltandosi con degli occhialini da dotto sul naso e una pipa in bocca, sebbene non li avesse sul viso fino a quel momento, per darsi un'aria più da intellettuale ( la pipa era spenta e gli occhiali senza le lenti ) e avrebbe risposto.

    - Ragazzo ma cosa vi insegnano all'accademia in questi ultimi 40 anni. Questa è la leggendaria valle proibita di Dormin. In un tempo molto remoto era una delle isole che circondavano Kiri. Qui l'uomo che poi sarebbe divenuto il nonno del primo Mizukage, combattè la sua ultima battaglia contro un terribile Oni, il padre di tutti gli Oni dell'Est, Dormin l'innominabile, e lo uccise in questa stessa valle che vedi davanti a te. Poi, per non rischiare che le sue terre, pregne del sangue del demonio potessero essere raggiunte da altri inconsapevoli, convinto dagli abitanti dell'isola, la sigillò con il loro aiuto. Da allora, non compare su nessuna carta, e non è raggiungibile con nessuna rotta. Si dice che solo chi vi abbia già messo piede sia in grado di raggiungerla nuovamente e che solo un uomo che sia tornato dal regno degli Oni possa, attraverso un oggetto di incredibile potenza, una bussola generata da un limone che sia cresciuto da un albero antico almeno quanto l'isola stessa, possa tracciare una rotta per le sue sponde. Sono già stato qui anni fa.
    Ormai solo una tribù vive nella valle. Nella parte opposta dell'isola. Verso nord. -


    Sanjuro era ormai quasi sulla riva del lago salato.

    [Sulla terraferma]

    Lo sciamano avrebbe accompagnato Akira nella valle, e il ragazzo avrebbe potuto constatare come il posto fosse incredibilmente ameno. Non una traccia di civiltà, non una traccia umana, se non qualche rovina di tanto in tanto risalente a chissà quale epoca. Colonne consumate per lo più, ma nessun insediamento. Persino gli animali erano pochi, qualche volpe delle praterie, lucertole, e insetti di vario tipo, ma non molto di più; nessun volatile.
    La camminata sarebbe proseguita per almeno un'ora, quindi con il sole che batteva su di loro, sebbene non fosse visibile in nessuna direzione, in lontananza Akira avrebbe potuto scorgere una costruzione. Molto alta.
    Avvicinandosi, quello che sembrava un tempio in rovina in pietra levigata, si rivelò esattamente come appariva da lontano.


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    Sulla struttura erano cresciute piante e piccoli arbusti, per simboleggiare quanto quel luogo fosse antico, e senza nessuno che se ne prendesse cura.
    Oltre il tempio, Akira avrebbe potuto notare come le montagne che sembravano lontanissime, in realtà erano adesso più vicine del previsto, cosa che avrebbe destato dei sospetti nel ragazzo. Era impossibile che avessero percorso tutta quella distanza in appena un'ora di cammino, poco più; forse c'erano altri dettagli all'opera in quella valle misteriosa.
    Per tutta la tratta, Sanjuro avrebbe continuato a ripetere ad Akira la storia della valle così come l'aveva narrata Samoru, ma aggiungendo un altro particolare: " Ogni luogo può avere un solo sciamano, è una regola per mantenere l'equilibio del mondo, e nessuno sciamano era presente nella valle di Dormin, anni fa.
    Quando fossero entrati nel tempio, avrebbero notato come non ci fosse alcun tipo di illuminazione, ma che il tempio, per sua struttura, fosse stato costruito in modo da essere illuminato in penombra in ogni sua zona, senza bisogno di luce, per una serie di feritoie nella pietra. La struttura avrebbe avuto senso di giorno, e solo se il sole fosse rimasto alto nel cielo come a mezzogiorno, ma non certo di notte.
    La conformazione interna era del tempio era molto particolare. Fondamentalmente era una grande scala a chiocciola, gigantesca, con soli due piani. Dal piano terra, la grande scalinata saliva fino in cima, dove, a circa 30 metri, era presente il primo e uno piano oltre a quello base.


    [Il piano terra]

    Sul piano a terra, era presente una sola grande sala, di forma rettangolare. Loro sarebbero entrati da uno dei lati lunghi.
    Davanti a loro, sull'altro lato lungo, c'erano delle statue. Grandi statue, degli idoli grandi come 5, forse 6 uomini, molto alti. Erano 16 in totale, e raffiguravano uomini particolari, stilizzati. Alcuni senza mani, altri con le zanne; più simili ad animali che antropomorfi.
    Quanto ai due lati corti, alla loro destra e alla loro sinistra, alla loro destra, per intenderci a Est, guardando la mappa dall'alto, c'era una stanza rotonda, con 10 cm di acqua limpidissima.
    A Ovest, alla fine della grande sala, e dopo l'ultimo idolo, un grande altare sopraelevato da alcuni scalini.


    [Il piano primo]

    Salendo, per un bel po' di scalini, si arrivava al primo piano, che altro non era che una sola balconata, rivolta a nord, verso le montagne, a cui si agganciava un ponte di pietra, alto quanto il tempio, sorretto da colonne, che si estendeva, a occhio, fino alle montagne stesse.

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    Le zone più alte del tempio, semplicemente non erano abitabili nè raggiungibili; solo un ammasso senza logica di pietre e colonne.

    Quello che però Akira avrebbe potuto DECISAMENTE notare, era la presenza di qualcuno, presso il grande altare. Qualcuno verso cui Sanjuro si stava recando. Un ragazzo di circa 20 anni, piuttosto magro ma atletico, dai corti capelli castani. Assieme al suo cavallo; la proprietà era evidente dalle bardature. Il giovane aveva con sè una ragazza, forse della stessa età, che era stata distesa sul grande altare, forse addormentata.
    Quando i due, sicuramente Sanjuro, si fossero avvicinati; il giovane si sarebbe voltato, estraendo una spada bastarda dalla lama bianca come la neve, con dei simboli sconosciuti per Akira, puntandola agli stranieri.


    - Chi siete, cosa ci fate qui nel tempio di....Sanjuro? Siete...siete davvero voi ? -

    Il giovane allungò la testa in avanti, come per vedere meglio, quindi ripose la spada e chinò la testa in segno di scuse. Lo sciamano si fece avanti e lo colpì violentemente sulla nuca usando l'estremità stondata di Gassan, abbastanza da farlo squittire.

    EBBENE,
    COSA SAREBBE QUESTA NOVITA', EH JUNPEI, E' COSì CHE RICHIAMI IL NOBILE SCIAMANO DELLA NEBBIA?! FACENDOGLI VENIRE GLI INCUBI MENTRE SI LIMA LA PUNTA DEI CALCAGNI ?!


    Il ragazzo sbiancò, chiaramente a disagio e in colpa, pure con le lacrime agli occhi, ma probabilmente causate dal colpo datogli col bastone. Si precipitò indietro di un paio di metri, frapponendo le sue mani e gesticolando come per prendere tempo, per scusarsi, come fosse un malinteso.

    - IO...IO...ECCO SCUSATE, è sacro rituale chiedere il permesso allo sciamano della valle per entrare nel dominio dell'Innominabile, ho dovuto farlo...PADRE. -

    hFeHO1W



    VEDO, INFATTI, COME HAI ATTESO IL MIO PERMESSO. PERMESSO NEGATO, ORA TORNATENE A CASA.

    Già. Proprio così.



    Edited by Jotaro Jaku - 8/3/2018, 12:03
  13. .

    L'Ombra del gigante


    [2]



    Quando Akira giunse al molo, ebbe una incredibile apparizione. Davanti a lui si ergeva la maestosa Spirito Indomito, la nave che lo aveva accompagnato a Genosha molto tempo prima; durante quel viaggio aveva non solo rafforzato i suoi rapporti intimi con Meika, ma aveva anche avuto l'immensa fortuna nell'incrociare il suo destino con quello dello sciamano più potente del continente della nebbia. Pensandoci a fondo, molto a fondo, Akira aveva davanti a sè l'unica cosa in grado di generargli un terribile mal di stomaco.
    Eccola lì, la pinaccia a vela che aveva solcato le peggiori tempeste da Kiri ai peggiori bar di Sanbashi, completamente rinnovata, completamente uguale a prima, e senza un graffio.
    Alla domanda di Akira, seguì una voce mistica accanto al ragazzo.


    Foglie di Felce.
    Sentenziò Sanjuro, appena apparso alla sua destra. Qualuque cosa intendesse. Riprese lo stesso Samoru, in arrivo lungo il porticciolo alla sinistra di Akira, ripetendo l'antifona. - Foglie di felce ragazzo mio, foglie di felce. - Rise, supportato nella risata gaglioffa dallo stesso Sanjuro, forse nel primo manifestarsi della sua risata che Akira aveva mai udito.

    3IM6SeC



    I due non avrebbero preso in troppa considerazione la reazione del ragazzo a quel loro teatrino e sarebbero rapidamente saliti sulla barca. A quel punto, Sanjuro, dopo aver appoggiato Gassan ad una delle paratie, chiese e ottenne da Samoru due bicchieri, entrambi con dell'acqua, quindi si rivolse in modo serio ad Akira, che a quel punto doveva averli seguiti. Hai portato il limone. Si?
    Quando Akira avesse ceduto il limone allo sciamano, Samoru sarebbe entrato nella conversazione, chiedendo all'amico di Genosha quale fosse la loro rotta, solo per ottenere un cenno di calma e silenzio, con una mano, da Sanjuro. Il mistico avrebbe tagliato in due il limone, porgendo nuovamente ad Akira una delle due metà, con sguardo serio, qualunque fosse sotto la maschera:
    Non, perderlo.
    Mi raccomando.
    Per poi dedicarsi alla metà di agrume che aveva tenuto per sè. Ne strizzò il contenuto in uno dei due bicchieri pieni di acqua, per poi depositare delicatamente la metà priva di polpa nell'altro bicchiere, in modo che galleggiasse sulla superficie del liquido.
    Afferrò il bicchiere con l'acqua e il succo, e lo bevve.
    Ahhhh, la sete.

    Quindi, ponendo entrambe le mani sul bicchiere che conteneva il limone strizzato in galleggiamento, cominciò a emettere suoni fissando l'oggetto giallo che roteava sull'acqua, cullato dalle leggere onde del porto.
    Samoru trasalì, avendo finalmente compreso che cosa stesse facendo Sanjuro. Si girò sul posto, roteando di 180° nemmeno fosse una trottola, e corse verso il timone:
    - HO CAPITO SAGGIO AMICO, SI VA NELLA VALLE, SIA FATTA LA ROTTA DELLA LIMONBUSSOLA. - LIMONBUSSOLAAAAA Completò la frase Sanjuro, come posseduto da un'estasi mistica.
    Qualunque cosa fosse accaduta su quella barca, era facilmente riassumibile con due tizi che osservano un limone strizzato e decidono dove andare. Quasi sicuramente c'era una spiegazione scientifica, o almeno quantomai sensata a quello appena accaduto, ma nessuno dei presenti ritenne importante informare Akira della questione.
    Per la durata del viaggio, quasi tutta la durata, i due matti non dettero troppo spago ad Akira; Samoru era intento a fissare l'orizzonte e non staccava mai le mani dal timone, infatti il ragazzo avrebbe potuto notare un particolare che gli era forse sfuggito durante il primo viaggio col capitano. C'era una particolare bottiglietta di vetro, con un imbuto, incastrata poco sotto il timone. Difficile capire perchè Samoru avesse praticamente incastrato una bottiglia in quel punto del legno e del metallo che componevano la nave, poi però, quando Akira avesse riflettuto sul fatto che per 12 ore il capitano non aveva lasciato mai la sua postazione, forse gli sarebbe stato chiaro il suo utilizzo.
    Quanto allo sciamano, Sanjuro era sempre lì, sul ponte, seduto su un panchetto vicino alla porticina che dava nella cabina del capitano, ad osservare il limone che galleggiava sul bicchiere. Avrebbe risposto con dei muggiti ai tentativi di Akira di instaurare un discorso, e se non fosse bastato, avrebbe indicato cose a caso al ragazzo: la cabina per dormire, il piatto con l'arrosto avanzato di Samoru, e la bottiglietta di cui ho narrato in precedenza.


    A circa 20 ore di viaggio verso sud-est, quando ormai il sole aveva abbandonato tutti per nascondersi dietro l'orizzonte, Sanjuro avrebbe improvvisamente afferrato Gassan e una corda che a quanto pare teneva nascosta sotto le natiche, lanciandola ad Akira, se fosse stato vicino a lui, oppure legandogliela ai piedi, e alla nave, se fosse stato addormentato da qualche parte. Il limone improvvisamente, cadde a picco sul fondo del bicchiere, come attratto da una forza misteriosa.

    LIMONEEEEEEEE - HYYAAAAAAAAAAAHOOOOOOOO-
    Rispose Samoru, e con un rapido colpo di timone, la barca compì una rapida sferzata come per invertire la rotta, poco prima di precipitare da una cascata. In mezzo all'oceano. Nei 54 secondi che la nave si trovò in caduta libera, Samoru era stato schiacciato sul soffitto della sua cabina e ne stava approfittando per urinare, avendo tirato fuori il batacchio, ridendo nel farlo, e cercava di mirare all'imbuto rosso incastrato nella bottiglia incastrata sotto al timone. Sanjuro stava all'esterno, reggendosi a Gassan, e reggendo la nave con l'altra mano, in modo che non gli scappasse e non finisse in cielo.
    E Akira?



  14. .

    L'ombra del gigante


    Viaggio romantico



    Era una mattina come tante altre, il sole non era ancora sorto, ovvero non era ancora trapassato tra le nebbie che avvolgevano la valle paludosa dove sorgeva Kiri, ma qualcuno era già in piedi, intento a fare i bagagli. Gassan aveva quasi terminato di confezionare la borsa di Sanjuro, mentre questi ancora scrutava il futuro controllando la disposizione dei fagioli che lui stesso aveva lanciato nel piatto, pratica comune tra li sciamani, per prevedere i segni del tempo che doveva ancora arrivare. Aveva avuto una notte agitata lo sciamano, qualcosa aveva disturbato il suo sonno, come se qualcuno stesse cercando di conversare con lui attraverso l'attività onirica, o almeno questo era quello che pensava Gassan, da buon bastone. Il Kiriano albino quindi posizionò la maschera da viaggio sul capo, con il buon Toru che non aveva mai smesso di dimenarsi su di essa, e afferrato Gassan, prese il sacchetto che il fido alleato aveva preparato per lui, e dopo averlo caricato su una spalla, lasciò la catapecchia nella palude, superando il tendone da circo che aveva adibito a ufficio privato del consigliere. Sanjuro si diresse quindi in amministrazione.

    Nel palazzo della burocrazia di Kiri, Sanjuro avvisò uno degli addetti che sarebbe partito per una missione segreta, e in caso di bisogno, Itai avrebbe trovato un fascicolo della missione in questione nella sua scrivania, in uno dei cassetti. Ovviamente diceva il vero, e il Kage avrebbe trovato un fascicolo, ma semplicemente si trattava di una cartelletta di carta gialla umida, con al suo interno delle alghe secche, un occhio di capra e un disegno della mano destra di Sanjuro, che lo sciamano aveva effettuato ricalcando i contorni nella sua mano, utilizzando dei pastelli. In caso di ulteriori richieste, il consigliere avrebbe semplicemente osservato l'orizzonte, in quel caso la parete dietro l'addetto in questione, pronunciando parole incomprensibili, non distinguibili dai suoni di sofferenza del gabbiano che portava in testa.
    Abbandonando il palazzo del potere della Nebbia, con il suo fido bastone e un sacchetto da immigrato sulla spalla, Sanjuro si diresse nell'unico posto a Kiri, dove poteva sentirti a casa, se non si contava la palude. E il negozio di caramelle, e l'estetista, e lo studio dell'esperto di rimozione verruche.
    Casa di Akira.
    Non fu chiaro se aveva oltrepassato volontariamente la sicurezza del quartiere Hozuki, o se furono i membri del clan stesso a lasciarlo passare a quell'ora nel timore di beccarsi chissà qualche malattia sessuale o la diarrea, a ostacolarlo, fatto sta che alle 6.15 del mattino si trovava davanti alla porta di casa di Akira.
    Bussò la prima volta lo sciamano, senza ottenere risposta, quindi bussò una seconda volta. Nuovamente non ottenne risposta.
    Quindi, preoccupato che il ritardo del ragazzo nel rispondere potesse provocare uno scompenso nell'equilibrio alimentare di ciò che era rimasto della popolazione dei Dodo, Sanjuro manipolò l'acqua nell'impianto della casa, avvicinando una mano ad uno dei tubi che arrivavano dall'acquedotto, e iniziò a ghiacciare parte dell'impianto. Circa 30 secondi dopo, i giunti iniziarono a scoppiare per la pressione, trasformando la casa in un campo minato su cui un Otese ubriaco giocava a paintball. A quel punto, con i tubi in frantumi e l'acqua che stava allagando buona parte della dimora, Sanjuro riprese a bussare, fino a che Akira non fosse comparso alla porta, o da una finestra.

    A quel punto, quando il ninja fosse stato finalmente pronto a mostrarsi, Sanjuro gli avrebbe rivolto poche criptiche parole, il cui senso probabilmente non avrebbe avuto significato per nessuno, tranne per uno shinobi esperto come Akira che ormai aveva avuto a che fare con lo sciamano più di una volta. Oltretutto, vennero pronunciate in maniera estremamente seria.

    Andiamo, missione segreta, porta un limone.

    Non disse altro. Semplicemente si girò e iniziò ad incamminarsi, con i tombini accanto alla casa di Akira che avevano preso a saltare per aria. Il misticismo era palpabile nell'aria come una torta al cioccolato che veniva tagliata da un uomo la cui fame era stata plasmata da una cavalcata a pelo di pecora per 72 ore.
    Uscendo dal quartiere Hozuki, Sanjuro aveva lasciato un bigliettino a uno dei piantoni, con i codici bancari per addebitare i danni al Mizukage. Non era chiaro come ne fosse venuto in possesso, ma dopo la festa per il nuovo anno doveva aveva praticamente ipotecato il villaggio, Sanjuro aveva sempre lasciato in giro coordinate bancarie che avrebbero generato fatture all'indirizzo di Itai, che il Kage non se ne fosse accorto o che non controllasse minimamente la sua situazione finanziaria, era un altro paio di maniche.
    La destinazione era il porto, l'imbarcazione, fin troppo nota ad Akira.



  15. .

    Il primo ponte [7]



    Con un sospiro affranto, Surwa accettò l'offerta del jonin della Sabbia. Sapeva bene che il fratello era in grado di aiutare i ninja, e che ogni aiuto sarebbe stato vitale data la situazione disperata, ma in qualche modo cercava di proteggere il più possibile il fratello dalla città, quella città infame che le aveva tolto tutto. Riguardo la domanda di Hohe, il giovanotto rispose di buon grado aiutando il jonin a capire meglio le abitudini e le tattiche nemiche.

    - Dunque signor ninja, gli infami della Peste usano tutti lame cosparse di sostanze acide. Non necessariamente si tratta sempre di agenti tossici o infettanti, a volte semplicemente corrosivi. Diversa questione per le armi da lancio più o meno grandi. Quelle sono sempre coperte di tossine che agiscono per via ematica. Per quanto riguarda le loro capacità invece, arrivare vicino ad uno di questi nemici non è una buona idea, sono in grado di generare nubi di gas tossico. Per quanto riguarda i soldati dell'Ombra invece, quelli che un tempo erano lucciole, si vedono raramente, dovete stare attenti agli angoli bui, se sono celati dall'oscurità sono molto più forti, per questo abbiamo disseminato questa zona di torce. -

    Dalle parole del ragazzo si capiva che non era mai stato direttamente in battaglia con questi nemici, le sue conoscenze erano sia vaghe, sia molto estese negli argomenti. Probabilmente era stato tenuto nelle retrovie per curare i feriti, ma aveva attinto ad ogni racconto e ogni libro a cui aveva accesso, per poter aiutare i suoi alleati il più possibile pur senza aver avuto esperienza diretta. Quello che invece era chiaro, era che Riwa conosceva dei passaggi, o semplicemente era in grado di muoversi dentro Shulva con più successo delle altre Scolopendre.
    Il gruppo avrebbe ricevuto una torcia a testa e alcune provviste, sufficienti a 3 giorni di viaggio, contanto due pasti al giorno per ognuno dei presenti. La città era grande, ma non abbastanza da tenerli via 3 giorni, il significato di quel pacchetto "standard" era infatti dovuto ai "blocchi".
    Come Surwa avrebbe infatti spiegato, il loro rischio più grande era di trovarsi davanti ad un "blocco di Shulva": per come era conformata la città, con poche, pochissime vie per procedere, se per qualche ragione la strada davanti o dietro a loro fosse stata inaccessibile, non avrebbero avuto molte alternative, e sarebbero rimasti intrappolati o incapacitati a proseguire. Il pacco doveva servire a resistere fino all'arrivo dei rinforzi, o nell'attesa di trovare il coraggio di porre fine alla propria vita.

    Gli altri, tutti riuniti alla barricata esterna, in un religioso silenzio, con le torce in mano, li avrebbero osservati allontanarsi, dopo qualche secondo, se i ninja si fossero voltati, avrebbero notato Riwa osservare alle loro spalle, dove tutte le Scolopendre, si trovavano in piedi con il pugno destro alzato in segno di saluto, al quale il ragazzo rispose prontamente, conscio che forse, non avrebbe rivisto nessuno di quegli uomini. Era la prima volta che lasciava Surwa per una missione dentro la città, senza di lei.
    Il ponte iniziale che portava al primo pilastro, era una meraviglia dell'ingegneria Shulviana, si estendeva per km senza tiranti, nè strutture particolari, aveva semplicemente una colonna ogni tanto, che scendeva nell'oscurità del baratro della città infame. Presto, le luci alle loro spalle scomparvero, lasciando che i tre fossero illuminati unicamente dalle loro torce e da quelle presenti una volta ogni 50 metri sul ponte: dei bracieri non troppo grandi ma sufficienti per tenere tutta la struttura, più o meno illuminata. Attorno a loro, il nulla. A parecchie decine di metri, si potevano scorgere le pareti della cavità, coperte di muschio, ma il silenzio e il buio regnavano sovrani.
    Dopo circa 1 ora di cammino, Jotaro avrebbe interrotto il passo, facendo un cenno se fosse stato in cima alla comitiva, o con la voce, se fosse stato in qualunque altra posizione.

    << Problemi. >>

    Nel giro di pochi instanti infatti, davanti e dietro di loro, a circa 10 metri, sarebbero sorte dal terreno 4 figure di forma gelatinosa; una sorta di teletrasporto. In breve avrebbero assunto forma "umana".
    Il ponte era abbastanza largo da ospitare 3 persone poste una accanto all'altra, e in quel momento, due si trovavano dietro ai ninja per impedire la fuga, mentre altre due sbarravano il cammino.
    Dietro di loro due soldati dall'insolita armatura, con una maschera che ricordava il volto di un volatile stilizzato. La tuta era da combattimento, ricordava vagamente quella delle Scolopendre, ma decisamente meno logora, e modernizzata. Sulla giacchetta e sui pantaloni erano presenti tasche esterne contenenti fiale di vetro di chissà quale sostanza. Gli occhi erano invece illuminati da una strana fonte luminosa verde. Difficile comprendere se si trattasse di un dispositivo o di una energia emessa dagli avversari.




    Questi uomini, di cui un terzo si trovava davanti a loro, avevano tutti una wakizashi riposta sulla schiena, e dei chiari contenitori porta-armi sulle gambe, erano molto più simili ai ninja che i continentali conoscevano, che agli stessi Shulviani appena incontrati.
    L'ultimo uomo invece, il quarto, era situato davanti a loro con uno dei soldati accanto a sè. Questo era diverso. Quasi completamente nudo, aveva solo un paio di occhiali storti e una gonnella a coprire il sesso. La cosa più strana però, era che possedeva un bastone con una grossa cisti di carne che pulsava sulla cima, per non parlare della sua pelle coperta di pustole marce. Strati tumorali ingrossati si estendevano al di fuori dell'epidermide, creando una grossa escrescenza sulla sua spalla destra, tanto da farlo sembrare un esperimento del Suono andato male. Tutta la pelle era chiaramente malata, lo scheletro era deformato al punto da impedirgli la postura eretta, e dalle smorfie di cui era dipinto il volto, sembrava perennemente immerso in dolori terribili. Non aveva altro con sè, se non il disprezzo che suscitava negli altri.




    Riwa trasalì leggermente, strinse i pugni e si rivolse sottovoce ai due accompagnatori, per informarli della situazione. Lui conosceva i nemici, di nome almeno, se non per averli incontrati.

    - Attenti...i due dietro di noi sono Adepti della Peste, come quello davanti uguale agli altri. Il tizio deforme è un Monaco della Peste, un caposquadra, non avvicinatevi troppo, pare che la stessa aria sia malata attorno a loro...sono tutti ex membri delle Scolopendre e saranno sicuramente portatori di malattie e veleni...Sono qui per capire le nostre intenzioni e studiarci per poterci attaccare in massa più avanti, non dobbiamo permettere che fuggano! -

    I primi avversari erano giunti, come avrebbero reagito i ninja?
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