Posts written by Jotaro Jaku

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    La classe non è acqua





    Mentre il kage parlava, spiegando accuratamente la situazione, e chiedendo ai presenti quali fossero le loro aree di spicco, Gassan, che ricordiamo per i nuovi arrivati è il bastone di Sanjuro, stava ascoltando con attenzione. Toru invece, il gabbiano semi-morto sulla testa dello sciamano, continuava a fissare con occhi infidi Fudoh, mentre Sanjuro stava animatamente conversando, nella sua testa, con una pellicina che aveva sul naso, per questo i presenti lo avrebbero potuto notare con gli occhi incrociati a fissare il centro del suo volto. Il primo a rispondere fu Akuraguri, un acquisto relativamente nuovo per Kiri, che per sua sfortuna, non aveva ancora avuto il piacere di un addestramento con lo sciamano del villaggio, il quale, sentendo che il ragazzo era uno spadaccino, e provando una forte mancanza per il suo spadino preferito, rispose al giovane.

    Ohhh un ragazzo di spada! Sarò lieto di fabbricare per te una lama prodigiosa per questa missione! Il che, detto da una personalità di spicco, poteva sembrare un vero e proprio colpo di fortuna, ma in questo caso, era più un colpo della strega, come il Mizukage ricordava bene. Le creazioni dello sciamano erano...particolari. Il nostro nobile capo porta sempre con sè la temibile spada che creai per lui quando era ancora un giovane combattente in erba.

    Quindi fu il turno di Ryuu, il ragazzo che aveva assistito Akira e Kensei nella rimozione forzata del precedente mizukage ad interim. Sanjuro era convinto che il giovane avesse qualcosa dentro di sè, che nascondesse un temibile segreto. Sicuramente Ryuu era il contenitore di qualcosa oltre la normale concezione di potenza, doveva essere un talentuoso campione di lancio del formaggio, e col tempo, sarebbe riuscito a smascherare questa sua manfrina. Per questo, lo sciamano iniziò a fissarlo a occhi stretti, come Toru fissava Fudoh.
    L'unica cosa che permise a Sanjuro di distrarre il suo sguardo da Ryuu, era l'alone di Misticismo che Etsuko stava emanando. Evidentemente aveva delle capacità sciamaniche latenti, oppure il suo desiderio di unirsi a Sanjuro durante la missione era così denso da diventare palpabile. Questo divenne ancora più evidente per lo sciamano, quando l'Akuma prese a metaforizzare il suo evidente sbilanciamento mentale, cosa che lo fece prendere in simpatia dall'anziano consigliere, che in realtà era più giovane del Kage. Quello che nessuno dei due sapeva in realtà, era che Sanjuro, prima di diventare....beh, Sanjuro, era stato varie volte in presenza di Etsuko, ma essendo sotto copertura per Tsunade, non era riconoscibile.
    Dal canto suo, nessuno sapeva cosa frullasse nella mente dello sciamano, quindi probabilmente non ricordava affatto il volto dell'Akuma.
    Quanto a Fudoh, beh lui era il prescelto quindi poteva dire e fare quello che gli pareva, almeno secondo lo sciamano. Youshi invece, fece emergere qualcosa dalla mente di Sanjuro, forse un vecchio ricordo, forse qualcos'altro, ma quando il giovane descrisse le sue capacità, immediatamente Sanjuro rispose a voce piana:

    Propongo uno scontro mortale tra il giovane Youshi e l'abile spadaccino Akuraguri. Il vincitore avrà l'onore di essere addestrato alle arti del misticismo. Per un istante, la serietà delle parole dello sciamano, e la tranquillità con cui furono pronunciate, fecero cadere un certo gelo nella stanza. Dopotutto era cresciuto all'epoca della nebbia di sangue, e qualcosa doveva averglielo ricordato. Quando tutti ebbero finito di esprimere le loro perplessità sul perchè non fosse già mercoledi pomeriggio, lo sciamano ebbe il suo turno di parlare, oltre che di illuminare i presenti con i suoi commenti, oltre che con la candela accesa che aveva sempre avuto in mano fin dal momento del suo arrivo, ma che solo adesso i presenti avrebbero notato.

    Mizukage-sama, al momento la mia potenza nelle arti del Misticismo ha raggiunto un livello critico, sarebbe saggio che io muovessi squadra da solo. Altrimenti rischierei di eliminare i nostri giovani ninja. Dopotutto siete a conoscenza delle mie terribili capacità in quanto a previsioni del tempo e di cottura degli infusi. Quello che non sapete è che da quando Akira-san ci ha lasciati per ritrovare se stesso nella valle dei Kamabakka, ho dovuto allenarmi perchè il nostro trio ( Sanjuro-Gassan-Akira) diventasse un duo. Questo mi ha reso troppo potente.

    Disse prima di deambulare col suo bastone verso la porta dell'ufficio, ma prima di uscire aggiunse:

    Ci vedremo al porto

    Quindi una volta uscito, i presenti videro lo sciamano attraverso la porta a vetri alzare un braccio, e subito un suono di demolizione non controllata sopraggiunse nel palazzo. Pochi istanti dopo, la capra arrivò davanti a Sanjuro, portandosi dietro uno spostamento d'aria pieno di fogli, piante, mobilio e commessi dell'amministrazione. Lo sciamano salì su di essa, e scattò via verso l'orizzonte.


    E l'orizzonte...








    ...era il vano scale, per scendere, e recarsi nel villaggio. Dal momento che essendo venerdì, Sanjuro doveva preparare una zuppa di funghi delle nebbie.


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    Soma, Somatos


    Quest A, Parte III







    Aveva ricevuto molti ospiti in passo. Meno, in tempi più recenti, ma sempre più di quelli che avrebbe dovuto. Questo luogo, dimenticato dagli dei e fortunatamente ignorato dagli uomini, aveva ancora molte storie da raccontare, per coloro che avessero avuto qualcosa in più di semplice coraggio, per introdursi al suo interno.
    Il laboratorio sotterraneo del S.O.M.A. situato circa a metà strada tra Kiri e Konoha, nell'oceano, aveva visto due spedizioni congiunte dai due villaggi, in due momenti diversi. La prima volta questo luogo era stato sottovalutato, e le sue sale si erano macchiate del sangue di due persone, che avevano stupidamente accompagnato un giovane Keiji. La seconda volta i turisti erano stati più fortunati, nessuno era rimasto indietro, ma nessuno era riuscito ad andare avanti, e i segreti del laboratorio sottomarino erano rimasti appunto, segreti. Il corpo di Ryo, terribilmente mutato a causa delle influenze di qualunque cosa abitasse quel posto, giaceva mutilato a terra, in pochi centimetri d'acqua, e lì stava marcendo. Il corpo di Torke invece era scomparso negli abissi sottomarini assieme a tutto il reparto medico. Per quanto i ninja sapessero, la roccaforte subacquea restava sempre lì, placida in attesa di ingurgitare altri visitatori. Adesso uno di questi visitatori era il capo di un villaggio, e forse qualcosa avrebbe fatto. Il S.O.M.A. era un edificio, per quanto terrificante e abbandonato, ma sempre un edificio, quindi non aveva capacità in senso stretto, eppure chiunque lo avesse visitato, non avrebbe mai più dimenticato le ferite della mente che quel luogo gli aveva inflitto. Di tanto in tanto, in un suono, in un incubo, si riaffacciava il ricordo di quel posto nella mente di chi vi aveva messo piede, e non avrebbe mai smesso.
    Sebbene il riaffacciarsi in superficie fosse la sensazione più bella, per chiunque avesse respirato l'aria fetida del laboratorio, continuare a pensare di tornarci sarebbe stato un chiodo fisso nella mente di colui che una volta era Keiji.


    [...]

    Il volto di Ryo, dilaniato dalla spada del Kiriano avrebbe svegliato di soprassalto il Mizukage, lasciandolo molto poco a suo agio nel resto della nottata. I suoi pensieri si erano soffermati più volte su quel ricordo, ma mai in maniera così vivida. Per un momento gli era sembrato di soffocare, come se il metallo che componeva ora il suo corpo non fosse presente, e si trattasse sempre del suo vecchio io, bloccato là sotto, con l'altro ninja della foglia sulle spalle mentre scappava dal reparto medico che gli stava collassando sotto i piedi, poco prima di abbandonarlo e salvarsi la vita. Forse i rimpianti, fosse la sofferenza di ripensare a quel luogo, a si suoi suoni e le sue immagini, o forse l'idea di stare ospitando il figlio a Kiri proprio in quel periodo, o l'assenza di Akira del villaggio, scomparso da un pezzo, tutte queste cose gli avrebbero impedito il sonno.

    Ricordava solo un dettaglio. Una mappa, un disegno, la struttura di quell'edificio, così enorme, eppure ancora da svelare. E nonostante ci pensasse, non riusciva a ricordare dove avesse visto una mappa simile. Nonostante questo era come convinto. Ne conosceva la struttura, e voleva saperne di più, al punto da diventarci matto.



    Offgame
    Benvenuti, Kensei chiamerà i partecipanti e spiegherà loro la situazione.
    Prima di prendere parte, ricordatevi che il Soma è situato a grande profondità e in caso di danneggiamento della struttura, se i personaggi finissero all'esterno, verrebbero schiacciati dalla pressione.


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    Scelte Definitive




    Quello che Hayate diceva su Mataza era certamente vero, il lanciere aveva sempre avuto mancanze sul piano fisico, come il suo scontro con Ayato avevano messo in risalto, ma aveva sempre bilanciato con una grande forza di volontà; non che questa gli sarebbe servita più a molto...Quindi Hayate rivolse parole simili anche al ronin, il quale al contrario, senza rivolgere il volto all'immortale, rispose:

    L'ho perso per vincere una scommessa con una divinità e interrompere una falsa promessa di immortalità. Era stato proprio Jashin a privare Jotaro della sua riserva di chakra quando lo aveva liberato dal suo contratto. Hayate più di tutti avrebbe dovuto capire il significato di quel gesto. Essere eternamente schiavo di qualcuno non è certo da considerarsi immortalità. Quello che accadde un istante dopo, Jotaro se lo perse, non riuscì a vedere il bagliore di verità nel volto di Hayate, era preso dal modo in cui era conciato Mataza.

    Quanto al modo per incontrarlo, fece sorridere Jotaro. La teatralità di Hayate era sempre la stessa, e nè il tempo nè le imprese avevano cambiato questo suo aspetto. Non che il ronin avesse un reale motivo per incontrare Hayate, non per il momento almeno. Però sapere come comunicare con lui poteva avere i suoi benefici, dopotutto erano due uomini d'affari, con interessi molto, molto distanti, il che poteva giovare ad entrambi, a diverso titolo, senza il rischio di pestarsi i piedi a vicenda, dato che, essendo sinceri, Hayate avrebbe potuto estinguere Jotaro 20 anni prima, figurarsi adesso. In compenso, un gesto della mano dell'"uomo" riportò Febh alla presenza di tutti, con sollievo di Jotaro, sebbene sembrasse molto molto spaventato. E la cosa non quadrava, ma ci avrebbe pensato in seguito.

    [...]

    Quanto ad Hayate, lui e Jotaro erano davvero simili nonostante tutto, da una domanda ne era nata una filippica, che il ronin ascoltò volentieri, sebbene non avesse idea di cosa fosse il Lupo Siderale, però da quando l'Hokage aveva ricevuto il Pungiglione di Jotaro e lo teneva nelle sue armerie a prendere polvere a mo di trofeo, una nuova arma degna di tal nome non sarebbe stata una brutta idea.

    Se ne hai addirittura due, sì, non mi dispiacerebbe averla, puoi farla lasciare piantata a terra dove mi hai detto di attenderti, consideralo il conto per le informazioni, in nome della nostra vecchia amicizia. Rispose Jotaro, accettando di essere deriso dall'uomo.

    Quanto all'ingombrante presenza che si palesò dietro la porta, stavolta l'Antico non aveva la forma di un mollusco, nè c'era un abisso in attesa, ma un giovane, un normalissimo individuo, una presenza effimera assieme a Jotaro e Mataza; e questo disturbò il ronin più di qualunque altra apparizione. L'idea che Egli potesse giocare con la sua mente lo rendeva disturbante. Non solo, di solito Indra non parlava affatto. Figurarsi, stavolta stava discorrendo più di Hayate e Jotaro messi assieme, due tra i più grosso egocentrici nella storia del continente ninja.
    Che fosse il luogo a rendere l'incontro così particolare?
    In ogni caso, il metodo di Indra era semplice ma efficace, egli aveva libero accesso ai pensieri di Jotaro, ma solo a quelli, c'erano cose del ronin che nemmeno lui poteva comprendere, specialmente quelle emotive e quelle spirituali.

    Non trattarmi come farebbe un demone. Questo luogo non mi spaventa, riconosco la tua superiorità, non serve ribadirla. Quanto ad Hayate, lui è necessario a questo mondo, e mi stupisco che una creatura illuminata come te non lo capisca.

    Ma lo scambio di opinioni passivo aggressivo durava sempre poco, giusto il tempo per due amanti di ribadire la loro relazione prima di indulgere nell'annodarsi nel loro edonismo mentale. Indra rivelò dettagli importanti per la crescita mentale di Jotaro, ed egli ebbe solo a ringraziarlo di questo. Poi gli mostrò l'utilizzo di una tecnica che non aveva mai visto, forse qualcosa di nuovo, forse una sua capacità personale. Conosco la tecnica di cui parli solo di nome, una volta concluso vedrò di colmare questa mia ignoranza. Grazie per il consiglio. Vediamo cosa possiamo avere da Mataza prima di esagerare, non voglio sia distrutto se non è necessario. La sua dannazione è già stata superiore ai suoi peccati.

    Effettivamente, c'era un altro dettaglio di Mataza che forse era sconosciuto ai più. Solo un altro ninja, prima di Jotaro, era stato privato dell'utilizzo del tantien, e si era ridotto a vagabondare privo delle sue capacità prima di venire catturato e giustiziato, quel ninja era proprio Mataza. In un certo senso, Jotaro era solo un Mataza che non si era mai arreso.
    L'intromissione parziale permise di accedere a dei concetti, ricordi, immagini, sensazioni, ma niente di definitivo. Solo dettagli. Sicuramente Hayate avrebbe avuto le risposte a questi dettagli, ma probabilmente anche lui aveva avuto accesso alle stesse informazioni, se voleva ottenere più certezze rispetto all'immortale, doveva attingere a metodi che il Lupo non aveva. E il sommesso lamentarsi incomprensibile del lanciere non aveva il minimo senso. Avrebbe potuto creare una illusione, fargli incontrare un giovane Jotaro e fargli vuotare il secco, ma questo lo avrebbe lasciato lì in eterno a soffire ancora, e secondo Jotaro, questo era molto più crudele.

    Quindi arrivò una richiesta, ma non fu quella che Indra si aspettava.
    Fallo. Ma non danneggiare la sua mente o la sua anima fai di più, so che ne sei capace, lo hai già fatto alla Villa e hai quasi ucciso Diogene e la portatrice del Nibi, solo la mia intromissione ha interrotto il processo, ma ho visto cosa sarebbe successo. Inceneriscilo, prendi tutto. Ricordi, immagini, sensazioni, tutto ciò che è Mataza Kabane Tsumuji, e inseriscilo dentro di me, che di questo palanchino restino solo le lance. Continuerò io la sua strada.

    [...]

    Quanto a Febh, che aveva atteso tutto quel tempo accanto a Jotaro, a cose fatte avrebbe dovuto dare una spiegazione, più tempo passava, più Jotaro non riusciva a far quadrare la situazione. Aveva visto Febh alla riunione dei Kage, nemmeno un mese prima, e quello che aveva davanti era fin troppo spaventato e accondiscendente per essere la stessa persona. Molto presto i due avrebbero dovuto fare una chiacchierata.

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    Morti





    CITAZIONE

    Hai ragione, non dovrei essere qui, ma un mio sottoposto ha pensato bene di sacrificarsi e agire da ponte per concedermi l'ingresso. Io non sono destinato a giungere in questo posto. Sorrise, con gli occhi che brillavano d'ambizione nonostante l'aspetto sciatto. Mai.


    Jotaro fece spallucce. Guarda che non è così male. Ci sono già stato diverse volte, una volta abituato più essere stimolante.
    Hayate era certamente cambiato, anche se il suo carattere di fondo era rimasto pressochè lo stesso. Era giunto in quel luogo sacrificando qualcuno, un metodo può adatto allo stile di Jotaro che al Tamasizu, ma il tempo cambia le persone...Quanto a Mataza, l'idea che Hayate lo stesse torturando per avere informazioni era decisamente una novità, il Jaku non immaginava che Mataza avesse delle informazioni utili per un bel nulla, ma a quanto pareva, stando all'apparizione del vecchio amico, era in contatto con chissà quali spiriti di quel luogo. Quanto al discorso del cuore, anche Hayate sembrava essere a conoscenza dell'entità che si muoveva alle spalle di Shiro, e la cosa per un momento rallegrò Jotaro. L'idea che un nemico comune fosse tenuto d'occhio anche da uno come Hayate era positivo. Sebbene egli non fosse in cima alla lista dell'immortale, almeno c'era, questo non era un dettaglio da poco.
    Quindi Febh pose una domanda legittima ma prima che Jotaro potesse rispondergli, venne scaraventato via da Hayate in malo modo.

    Non...non trattarmelo così per favore, non so nemmeno perchè sia qua dentro. No comunque, a dirla tutta ora che ti ho qui davanti non sono nemmeno così sicuro di volerlo portare via, ad essere sincero.

    Ogni storia aveva una fine, prima o poi, e quella di Mataza era finita da un bel pezzo. Oltretutto, essere torturato, da morto, da Hayate, sicuramente avrebbe causato dei danni al suo spirito, considerevoli, e l'idea di avere un vegetale attorno, non emozionava Jotaro più di tanto.

    CITAZIONE

    Potrei lasciarti Mataza, ovviamente. Ma solo se mi aiuterai a farti dire ciò che voglio sapere da lui. Sorrise. Non potrei fidarmi di nessuno a parte te per un compito simile. Quanto al creare un posto sicuro per quelli come noi... mpf! Ridacchiò. Jotaro, Jotaro, Jotaro. Io non sono più come te. E certo non come lui. Non ci sono altri come me. Io sono Hayate, non lo capisci? Ho già un posto per me, e una serie di servitori che cercano solo di portarmi ancora più in là, così che apra la via per tutti loro. Non insultare la mia intelligenza chiedendomi di unirti alla mia organizzazione: tu sei un freelancer. Non puoi far parte di nessun gruppo, e nessun gruppo potrebbe mai accettarti davvero, Jotaro.


    No..no, ti prego ero sarcastico, non ti vedo da un milione di anni e non conosco i tuoi obiettivi, così come non mi interessa la tua setta, così come non interessa nemmeno a te, tu hai il tuo scopo e i mezzi per raggiungerlo, io voglio dare una pulita prima di andare in pensione. Quanto a Mataza, la voglia di portarlo con me sta passando, ma dal momento che chiaramente nell'immensa cesta delle tue conoscenze, quella di come trattare con i morti decisamente non è presente, ti darò una mano ugualmente. In cambio di un favore ovviamente.

    Quindi Hayate rivelò del suo interesse riguardo gli Uzumaki, un antico clan di potenti sigillatori, di un drago, e persino di una pergamena di Indra. Almeno su un argomento poteva dire di essere ferrato. Annotò nella sua mente tutte le informazioni necessarie per completare l'incarico, quindi rispose.

    Si ho bene in mente la pergamena di cui parli, ho avuto anche io a che fare con questo...Indra, anche se diversamente; in ogni caso, otterrò quello che cerchi. Non hai bisogno di dilungarti qui più del dovuto. Un paio di cose, come potrò trovarti nel mondo di sopra, quando verrò a consegnarti direttamente quest'anima? Non voglio avere a che fare con uno dei tuoi leccapiedi...E...gentilmente, puoi riportare qui Febh ?

    Il metodo per tornare in superficie lo aveva, e a questo punto, considerato anche Febh, doveva fare una scelta, non avrebbe potuto portare tutti, quindi Mataza sarebbe dovuto restare nel luogo che lo aveva reclamato. Avrebbe quindi rivolto la sua attenzione a Mataza, restando a disposizione di Hayate fino a quando il vecchio compagno fosse rimasto nei paraggi. Prima di iniziare però, si sarebbe rivolto di nuovo all'immortale, come per un ultimo saluto.

    Hey dì un po', è vero quello che si dice in giro, hai tu la Tagliateste? Sorrise




    Quanto a Mataza, le torture non avevano senso nel mondo dei morti, per quanto Hayate fosse terrificante o esperto, danneggiare un corpo in quel luogo non serve a niente, e danneggiare un'anima ancora meno, ci sono cose peggiori in agguato nell'oscurità, ben peggiori di Hayate. Quindi l'unico modo per avere delle informazioni da lui, era che le rilasciasse spontaneamente, oppure rubandogliele. Se Hayate non se ne fosse andato, a questo punto, Jotaro lo avrebbe avvisato.

    Da questo momento io farò quello che devo, ma se resti su questo piano, ci resterai del tutto, non è saggio stare nei paraggi.

    A quel punto Jotaro si sarebbe seduto a terra, se Febh fosse stato vicino a lui, gli avrebbe chiesto di restare tranquillo e non preoccuparsi, avrebbe risolto la questione e una volta trovati gli Uzumaki, avrebbe fatto in modo di riportarlo al mondo. A questo punto il problema era Akira; poteva richiamare Tamashi a sè e usarla per estrarre quello che voleva da Mataza usandola, ma se l'avesse tolta al ragazzo, lui sarebbe rimasto in quel mondo chissà per quanto, e ritrovarlo non sarebbe stata una passeggiata. L'altro metodo era lasciare che fosse direttamente l'Antico a entrare nella mente di Mataza, ma il rischio che lo riducesse a una polpetta era molto elevato.
    Beh, a mali estremi. Jotaro si rimise in piedi e si avvicinò a Mataza; poggiò una mano su lui ( se avesse potuto arrivarci direttamente sulla testa, altrimenti sul corpo)

    Vediamo di fare una cosa veloce...

    Jotaro chiuse gli occhi e rilassò le spalle, un suono come di chiavistello che veniva attivato risuonò tutt'attorno. Con Indra, una volta aperta la porta, non comunicava. Nessuno di loro pronunciava parole, le loro menti erano in connessione, e potevano sapere sempre cosa pensavano l'uno e l'altro. Jotaro avrebbe colto l'occasione anche per aggiornare Indra sulle novità riguardanti Hayate, e che per l'uscita sarebbe servita una pergamena per far uscire Febh.
    L'Antico aveva proposto tempo a dietro la possibilità di creare ad hoc delle pergamente, di funzione molto ridotta, e solo se Jotaro non avesse avuto pretese particolari. Questa era la prima volta, che ne richiedeva una, e sperava fosse l'ultima. L'idea di chiedere favori a quell'entità non lo stimolava, e Indra ne era al corrente.

    L'unica cosa che premeva era di fare in fretta, l'idea di commutare la propria stabilità mentale con il potere di Indra non era il massimo; farlo in quel luogo era però un'incognita. Anche perchè in lontananza si cominciavano a udire degli strani suoni, come dei sibili.



  5. .

    Fonte


    1



    Ad essere sinceri, non fu proprio del tutto colpa sua. In parte.
    Non aveva mai preso parte a una missione, o ad un allenamento, o a qualsiasi altra cosa fuori dal villaggio; anzi a dirla tutta non era quasi mai uscito dal palazzo Yakushi; ogni tanto sgattaiolava nel bosco a guardare le stelle, ma non immaginava certo che la vecchia, senza dirgli nulla, lo avesse iscritto ad una missione per iniziare a fargli fare le ossa. Quindi quando il messo del villaggio si presentò a palazzo a consegnare la missiva, la prese, ringraziò, chiuse la porta e lanciò il rotolo sul tavolo dove stavano tutti i documenti che arrivavano per Ogen e per Febh, convinto fosse roba per loro. Riprese la sua coperta e tornò a farsi il quinto pisolino della giornata. Nemmeno si era accorto che sul rotolo c'era chiaramente impresso il suo nome.

    3 Giorni dopo, mentre girava per il palazzo, si rese conto con la coda dell'occhio che il tavolo, che solitamente ospitava la pila dei documenti, era stato completamente ripulito, eccezion fatta per un solo rotolo, si avvicinò e lo prese tra le mani.


    cooooooosaaa ?!?!?



    Ma nonna Ogen andiamo non ha senso, perchè proprio io, come sarebbe devo andare. Ogen non perse nemmeno tempo a discutere, lo prese letteralmente a bastonate con un comodino di legno massiccio. Lo seguì fino alla sua stanza, corcandolo di mazzate, e continuò a lanciargli roba fino a che non avesse preso la sua roba e fosse uscito dal palazzo. E questo fece. Demoralizzato e con le spalle basse.
    Quando uscì dai confini della tenuta Yakushi, pensò che quella sarebbe stata una camminata decisamente lunga e noiosa, e che probabilmente si sarebbe perso per la strada innumerevoli volte.

    Ufffff, almeno non c'è fretta. In realtà era in ritardo di 3 giorni, ma a questo non aveva pensato.
    Ovviamente si perse, più di una volta, e non cercò affatto di arrivare per tempo, perchè era troppo distratto e aveva dimenticato il rotolo a casa con le informazioni; ricordava solo che la destinazione era il porto di Kocha nel paese del Tè.
    Quando arrivò, era in realtà in ritardo, arrivando il giorno dopo quello previsto, e chiaramente non trovò nessuno ad aspettarlo. Quindi cominciò a girare per il porto, alla ricerca di qualcuno che nemmeno conosceva. Fermando persone di tanto in tanto per chiedere informazioni.

    Hem..salve, sono di Oto, sto cercando...uhm, non so chi in realtà, qualcuno ci ha chiamato per una missione? E avrebbe ripetuto quella litania un po' a tutti, nella speranza che qualcuno sapesse aiutarlo.

    Chakra: 10/10
    Vitalità: 8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Shuriken × 5
    • Dadao × 1
    • Bende Rinforzate × 1
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Accendino × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Specchietto in Metallo × 1

    Note
    ///


  6. .

    La missione




    Il Mizukage, che ancora in realtà non era Mizukage dato che non aveva ricevuto la benedizione di rito, ma questo lui non lo sapeva, illustrò la situazione ai presenti. Itai e Meika erano bloccati in un brutto posto, e dovevano essere recuperati. Una persona non informata avrebbe potuto chiedere come mai Itai semplicemente non avesse evocato i suoi draghitengu per andarsene dall'isola, ma Sanjuro non era una persona qualsiasi, lui sapeva la verità, e anche il Kage, essendone ampiamente informato, avrebbe dovuto accettarla. Lo sciamano poggiò una mano sulla spalla del Kenkichi, e disse, con tono severo.

    E' difficile da accettare, lo so. Ma Itai è morto.

    Per i presenti, quella frase poteva sembrare come fatalismo, in realtà Sanjuro intendeva dire che Itai era morto da anni. Gli aveva persino celebrato un funerale con tutti gli onori nel tempio della nebbia anni addietro; e sebbene Kiri fosse stata infestata dal suo spirito per molto tempo, Itai era ormai trapassato, e quello che si trovava con Meika, poteva essere unicamente il suo spirito che non riusciva ad abbandonare le vestigia terrene. Quindi si allontanò dal Kage e si diresse versi i presenti, nel farlo tirò fuori delle corone di aglio da sotto il gonnellino, e si apprestò a cingere il collo di ognuno dei presenti con una corona. Quando si soffermò davanti a Fudoh, il gabbiano sulla sua testa, smise di rantolare, e iniziò ad agitarsi come un forsennato, tanto da obbligare lo sciamano a colpirlo con il bastone per farlo stare calmo.

    Per tutti i saggi di Azumaido, Toru lascia in pace Fudo della stella del nord. Perdonalo saggio guardiano, non so perchè ogni tanto faccia così. Comunque, questa missione di esorcismo richiede una mano esperta, ovviamente verrò con voi.

    Effettivamente Sanjuro non partiva in missione da molto tempo, l'ultima volta che era uscito dal villaggio, si era recato con Akira e Samoru nella valle segreta, e lì il giovane Hozuki aveva scoperto il passato dello sciamano. Da allora non aveva compiuto alcun compito fuori dalle mura di Kiri, per fortuna di chi vi viveva oltre. Per questa ragione, aveva pronta la sacca da viaggio da molti mesi; in realtà l'aveva preparata circa un anno prima, o quasi, senza toccarla più, e se consideriamo che metà del contenuto sono beni deperibili...beh. In molti si erano lamentati dell'odore proveniente dalla palude di Kiri, più acuto del solito negli ultimi tempi, nessuno però immaginava che tali odori provenissero proprio dalla borsa da viaggio di Sanjuro.

    Lo sciamano oltretutto notò che sui volti di alcuni dei presenti, si era dipinta una certa preoccupazione, erano più che altro preoccupati per la sua presenza, ma lui questo non lo comprese manco per sbaglio, incolpò la difficoltà del compito che doveva essere svolto.


    Non abbiate timore servi della Nebbia, avrete un accompagnatore di tutto rispetto, e le collane mistiche che vi ho appena donato, vi proteggeranno dagli spiriti più ostili.

    Erano collane d'aglio. Per di più puzzavano di rancido.

    ...

    Sarebbe rimasto, era sottinteso.

  7. .

    Durezza d'animo




    Ne stavano accadendo di cose peculiari, sebbene l'incontro fosse appena iniziato. Dopo la non troppo velata minaccia del Kage, per la quale Ieyasu si era spaventato non poco, l'altra tipa, la consigliera, tirò letteralmente fuori dalla bocca una spada decisamente lunga. Il ragazzo sentì la crostata restargli ferma in mezzo alla gola e per poco non soffocò, dopo essere diventato bluastro in volto. Qualche colpo allo sterno e con fatica riuscì a mandare giù il boccone. In compenso la nonna non aveva fatto a meno di umiliarlo davanti ai presenti quando lo aveva presentato.

    Gne gne gne non mi alleno nelle arti del clan, dannata vecchiarda lo sa benissimo che non sono capace. *linguaccia immaginata*

    Subito dopo quei pensieri, Ieyasu ricevette un'occhiataccia dalla vecchia Ogen, cosa che lo spaventò non poco; per un momento temette che la nonna potesse leggergli nella mente. Se così fosse stato, sarebbe morto! Nel frattempo il Kage aveva preso tra le mani la spada della ragazza e la stava analizzando. Doveva essere un'arma molto importante se tutte queste cerimonie venivano perpetrate al suo riguardo, eppure lui non aveva idea di cosa fosse. O meglio, diciamo che non aveva mai prestato troppa attenzione alle lezioni della vecchia Ogen a riguardo. Quindi il Kokage prese a parlare con la vecchia, che ovviamente intimò a Ieyasu di ascoltare, che magari avrebbe imparato qualcosa.

    CITAZIONE

    " Ci sarà sicuramente modo di parlare del secondo Garth, Ogen-dono. Mio padre non era solito parlare molto della storia del clan ma so per certo che i Mikawa sono arrivati nel Suono solo con la terza generazione, quindi se ha conosciuto Kodan per qualche motivo la sua storia l'ha portata nella Rosa d'Acciaio. Non che la cosa mi stupisca visto che fino a dieci anni fa l'Accademia era solita organizzare gli esami chunin con i ninja di quel villaggio. A dire il vero non ho trovato molto riguardo il III Rīdā, il ninja d'Acciaio...so solo che fosse un vero combattente, un uomo dal polso ferreo e dal cuore di pietra. Qualunque dettaglio possa aggiungere sulla sua persona sarà accolto con entusiasmo da parte mia. "


    A quel punto Ieyasu, distrattamente, molto distrattamente, dato che era impegnato a ficcare generosi cucchiai di torta in bocca, mentre aveva il viso ancora piegato sul piattino disse, a voce piuttosto bassa, come se parlasse tra sè e sè in realtà.

    Gnam gnam Uhm, mia nonna Yuria gnam gnam era una Mikawa.

    E riprese a conficcare dolce in bocca con grande abilità di polso, era evidente che era molto pratico nell'arte nell'ingozzarsi rapidamente per non farsi sgamare dalla vecchia. Poi raggelò. La nonna gli aveva ESPRESSAMENTE proibito di parlare dell'unico, piccolo dettaglio della sua discendenza di cui era a conoscenza, ovvero che sua nonna, quella vera, quando era ancora in vita, era effettivamente un membro del clan Mikawa, beh, non un membro a caso, era la scomparsa sorella maggiore di Ferrid. Ieyasu non aveva mai sentito il nome di questo tizio, nè sapeva se Diogene fosse a conoscenza dell'esistenza della sorella maggiore del padre, è una storia che i Mikawa non raccontano. Ovviamente lui questo non lo sapeva, sapeva però che la nonna lo aveva legato e buttato in un pozzo per aver raccontato a un tizio a caso, anni prima, delle generalità della nonna, quella vera. E il tizio a caso era un semplice fornaio che gli aveva ingenuamente chiesto chi fossero i suoi genitori. Figurarsi se qualcuno avesse capito a chi si riferiva realmente...
    Nulla però sembrò cambiare, probabilmente, presi dalla conversazione, i presenti nemmeno lo avevano sentito, quindi lui continuò a mangiare il dolce come se nulla fosse.

    CITAZIONE

    In ultimo, ho necessità di comprendere il legame che ha con Febh e l'influenza che ha su di lui."


    Pffffff Ieyasu riuscì a fatica a trattenere una risata. Per lui Febh-sama era un vero e proprio idolo, un combattente incredibile e un capo saggio, ma la verità, oltre a quello che aveva idealizzato, era che il 90% delle volte, lo vedeva assieme a Ogen, e di solito la vecchia gli tirava dietro qualcosa.


  8. .

    Di nuovo tutti assieme




    Quando Febh arrivò addosso agli ultimi ospiti, una fitta nebbia si fece strada tra loro, obbligando istintivamente Jotaro a coprirsi il volto, nonostante non fosse nemmeno certo che la nebbia fosse realmente un problema, oltre che realmente presente. Quando riprese coscienza di ciò che aveva attorno, Jotaro si rese conto quasi immediatamente che Akira non era più tra loro, e con lui era ovviamente scomparsa anche Tamashi. L'uomo sospirò.

    Sinceramente...speravo non succedesse così presto. Il ragazzo però sa badare a se stesso, tornerà, prima o poi. Quanto a te, Febh, sei davvero Febh ? Che ci fai quaggiù ? E il molto remoto allievo, ormai decisamente oltre il maestro, non risultò affatto essere la persona che Jotaro ricordava; era insicuro, spaventato, esausto. Sembrava in fuga da qualcosa o da qualcuno, fece anche un nome, che l'uomo però non sembrò ricordare, non gli veniva in mente nessun ninja degno, con tal nome. Subito chiese al ronin di portarlo via con sè; sebbene non fosse quello il piano di Jotaro.

    Sarò ben felice di.... Delle grida interruppero la piacevole conversazione che stavano avendo, rivelando ulteriori paure che albergavano nell'animo di Febh. Come stavo dicendo, sarò ben felice di accompagnarti lungo la strada, ma la mia conduce là, prima di andare. Concluse l'uomo indicando proprio la collina dalla quale provenivano le grida.
    Nonostante tutto, quel posto gli sembrava stranamente normale, sebbene non lo fosse affatto; come se ormai fosse di casa.
    Oltretutto, la via d'uscita più veloce è sparita col ragazzo che era con me; quindi dovrai seguirmi per forza. Aggiunse; senza che gli fosse chiaro se il Febh con cui stava parlando, sapesse chi lui fosse. Quindi riprese a camminare, aspettandosi che l'Otese lo seguisse. Non aveva la lanterna, ma era determinato a trovare Mataza, quindi avrebbe proseguito, a costo di consumare quel piano di esistenza un passo alla volta sotto il peso dei suoi passi. Indra, quaggiù, non sembrava aver mai messo piede in compenso. Nessuna voce nella mente.

    Pur senza la luce di Tamashi, giungere sull'altopiano si rivelò stranamente poco complesso, sebbene il paesaggio tutt'attorno fosse del tutto cambiato rispetto a quando erano arrivati. Ora, almeno agli occhi di Jotaro, si trovavano su una collina al chiaro di luna, un paesaggio tranquillo e nostalgico, che gli ricordavano i tempi passati. I tre si giurarono fratellanza proprio in una notte come quella. Al centro di una radura delimitata da alberi rinsecchiti, un particolare artificio si stagliava verso la luna. Una sorta di patibolo consunto, al quale era attaccato quello che un tempo doveva essere un uomo. Jotaro si fermò ad osservarlo, ma la sua espressione non cambiò, come se si stesse aspettando proprio una visione di quel genere.

    Non c'è voluto molto, pensavo di trovarti conciato peggio.
    Oltre il patibolo però, una seconda figura. Inizialmente Jotaro non l'aveva notato, essendo coperto dal relitto fisico di Mataza, poi il ronin inclinò un momento la testa e aguzzò la vista, come per capire meglio a chi appartenesse. Quando lo capì si irrigidì. Eccome stavolta. Alla domanda di Febh, Jotaro non rispose, non subito almeno, perchè inizialmente non sapeva nemmeno lui come rispondere.

    ...Qualcuno decisamente in anticipo... Non tornava niente, perchè lui era lì ? Era morto? O era finito là sotto come lui e Akira? Aveva sentito che ora capeggiava la setta di immortali, ed era il motivo stesso per il quale aveva bisogno di incontrarlo, ma non pensava certo di trovarlo...Lì. Si avvicinarono, osservando Mataza durante il processo.

    Io sono Hayate.



    Ecco la risposta alla tua domanda, Febh.


    Jotaro gli si fermò davanti, come se qualcosa lo stesse tenendo lì nel momento, dandogli un senso di profonda insicurezza.
    Penso...penso sia lui si, anche se non so perchè sia qui. Quindi ripensò alle parole appena dette da Hayate, al trio.
    Mataza ha scelto il suo fato e io sono sempre stato vittima del mio. Tu però...Non dovresti essere qui. Non ha senso. L'uomo aveva sempre cercato di essere più avanti degli eventi che gli capitavano, ma stavolta era rimasto letteralmente con le mani in mano.

    Pensavo che Mataza potesse aiutarmi a trovarti, non immaginavo certo... in questo modo.

    Data la situazione, non aveva preparato niente di particolare, quindi lasciò andare quello che aveva in testa. Forse quello non era davvero Hayate, forse sì, ma non aveva il tempo di verificarlo con certezza.

    Ho bisogno del tuo aiuto per creare nel concreto un posto per quelli come noi. So che sei un uomo pragmatico, o almeno lo eri, quindi andrò subito al punto. Un tempo sognavamo un villaggio, l'accademia ha perso il villaggio della Nuvola. E' abitato da ribelli e rivoluzionari. Aiutami a lavare via quell'impudicizia, non importa come, se devi rendermi uno dei tuoi o se devo darti il mio cuore, mi sta bene tutto, ma ho bisogno di portare Mataza con me.

    Quindi, così come aveva avanzato richieste, sebbene avesse già offerto di unirsi a lui, magari come una delle sue..come le chiamava lui, virtù era il momento delle vere offerte.

    Lo scopo è avere il potere necessario per abbattere colui che al momento ha il tuo cuore.

  9. .
    Ieyasu, studente bianca
  10. .

    Benedire è meglio che curare


    [1]



    Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete *suono di frenata in curva*
    Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete *rantolii di sofferenza come se un animale venisse tirato per il collo*
    Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete




    CRASH



    Il controsoffitto dell'ufficio del Mizukage venne letteralmente giù. Davanti a tutti i presenti.
    I ninja avevano appena finito di presentarsi rispondendo alla chiamata del Kage quando un suono come di cavalcatura aveva invaso il corridoio antistante l'ufficio, prima di scomparire, per ripresentarsi poi sotto forma di oggetto non identificato che entrava nella stanza passando dal controsoffitto, in maniera del tutto incomprensibile.
    Dal polverone che ne seguì, e che avrebbe ovviamente investito tutti i presenti, Kage compreso, fece la sua apparizione un uomo, il quale si rimise in piedi ( era col sedere per terra, doverosa precisazione secondo lui) e come se niente fosse appena successo, si sarebbe diretto verso Kensei, restando in piedi al suo fianco. Non solo il tizio appena apparso aveva lasciato LETTERALMENTE in mezzo alla sala una capra a terra in stato semi vegetativo, ma nello spostarsi aveva trascinato con sè parte della polvere, mostrandosi come un uomo seminudo, con addosso solo un gonnellino, una maschera da sciamano e una ciabatta infradito gialla.
    Aveva anche un discreto strato di polvere e cartongesso ancora addosso, come se niente fosse.
    Sembrava non avere alcun equipaggiamento con sè, eccezion fatta per un bastone che sembrava sorreggerlo, piuttosto che il contrario, e un gabbiano morto sulla testa, dalla quale partivano lunghi capelli argentei finissimi, che giungevano ben oltre le natiche. Dalla fisicità, poteva sembrare un vecchietto, o un quarantenne molto poco in forma, tra il rachitico e l'anoressico, in una scala che va da 0 a 10 dove 0 sarebbe Samoru e 10 Kensei il giorno che decise di fermare un'esplosione con la sua presenza, rendendo necessaria la creazione di un paio di mistiche protesi, poi totalmente ignorate dal Kage in questione.

    La capra intanto, rialzatasi, se ne scappò via, passando in mezzo ai presenti e sfondando la porta con una testata, sparendo nel corridoio e seminando il panico, prima che la porta, per via del colpo, tornasse indietro e si richiudesse.

    Nel silenzio imbarazzante, i presenti avrebbero chiaramente notato l'uomo allungare un foglietto verso il Kage, essendogli praticamente accanto. Quello che non avrebbero notato sarebbero state le annotazioni.


    Per i danni. Disse serio l'uomo. Il foglietto era in effetti un assegno, anche se recava chiaramente le destinazioni bancarie di Itai. Come ne fosse entrato in possesso, sarebbe rimasto un mistero per i posteri.

    Bene arrivati figli di Kiri. Per coloro che già mi conoscono, il mio nome è Sanjuro, e sono il consigliere, lo sciamano, il primo medico, il primo erborista, il maestro vasaio, il gran pellettiere, il primo esperto di pesca, il mistico fabbro, il vice ammiraglio, il postino nelle domeniche alterne, il badante di Akira, il sommo sacerdote, il mistico guardiano, il mentore del Kage, e ovviamente il primo servo.....della Nebbia. Per coloro che invece non mi conoscessero, sono sempre Sanjuro, e sono il consigliere, lo sciamano, il primo medico, il primo erborista, il maestro vasaio, il gran pellettiere, il primo esperto di pesca, il mistico fabbro, il vice ammiraglio, il postino nelle domeniche alterne, il badante di Akira, il sommo sacerdote, il mistico guardiano, il mentore del Kage, e ovviamente il primo servo.....della Nebbia

    Non disse altro, ma soprattutto non fece, altro. Insolito. Attese che fosse il capovillaggio a parlare. Decisamente insolito.

  11. .

    Gente importante


    a casa della vecchia



    Quando la vecchia Ogen si prostrò alla presenza del tipo enorme, Ieyasu cominciava ad avere qualche vago sospetto che si trattasse di una persona importante.
    Quando poi la nonna lo presentò come il capo del villaggio del Suono, il volto del ragazzo assunse quell'espressione particolare come a dire: "ahhhhhhh ma certo ma certo." Quindi si inchinò pure lui, anche se stando in piedi, e contemporaneamente allungò in avanti la mano per stringerla alla personalità che aveva davanti; un po' un misto, per non sbagliare, dato che non aveva la minima idea di come comportarsi in quella situazione.

    La voce di Ogen quindi riportò Ieyasu sulla terra, mentre lui sempre inchinato si allungava verso il mobile coi biscotti, indietreggiando.

    CITAZIONE

    Ragazzo


    Il giovane si voltò, scorgendo nel proprio campo visivo un particolare oggetto, la cui presenza gli stava bloccando la visuale sulla vecchia. Si trattava di un particolare blocco di pregiato marmo, praticamente apparso dal niente, forse dagli abiti di Ogen, e adesso in volo verso il volto dello Yakushi, il quale, ormai abile ed allenato ad evitare i colpi segreti della vecchia, assunse la posizione della tigre stratega, sollevando gli occhiali (che non aveva) con un gesto del dito medio della mano destra, quindi si precipitò a ricevere in piena faccia il blocco di marmo, avendo del tutto sottovalutato la forza di una decisamente irritata Ogen.

    STOMP



    In seguito, dopo essersi rialzato e aver infilato due fazzoletti nel naso per bloccare il sangue, Ieyasu si dette da fare, chiedendo scusa alla nonna per aver mancato di rispetto a lei e agli ospiti. In poco tempo l'acqua nella teiera sarebbe arrivata alla seconda ebollizione, permettendo una adeguata preparazione del thè richiesto dalla capoclan, che sarebbe stato servito poco dopo con le stoviglie richieste.
    Quando si stava avvicinando al tavolo con i piattini in mano, l'apparizione della ragazzina dalle vesti del Kokage lo fece bloccare.

    vaaa bene, un piatto in più. E ne rimediò un quinto.
    Servì i presenti, ovviamente senza seguire un protocollo, dato che per la testa aveva solo il sonnellino che era stato rovinato proprio dall'arrivo del capovillaggio.
    Ovvimente Ieyasu non fece complimenti, e affondò la faccia nella sua porzione di torta.

    CITAZIONE
    " Scommetto che un po di sangue velenoso in quella marmellata verrebbe immediatamente rilevato dal suo corpo. O forse preventivamente ha già impiegato dei batteri per accertarsene...al contrario tuo, ovviamente, che saresti morta stecchita nel giro di qualche secondo."

    Ieyasu si bloccò di colpo con la bocca ancora piena e i gomiti alti, pronti ad affondare in un nuovo boccone come un rapace su una preda. Il suo volto si fece bianco, le sue occhiaie divennero violacee e i suoi occhi fissarono il nulla.
    O cacchio. Mi ha fregato. Sto per morire come un babbeo. Morire mangiando dopotutto non è così male, quasi come morire dormendo. Ohhh come vorrei dormire fino a morire...

    L'idea che da lì a pochi secondi sarebbe morto, gli fece entrare in un orecchio tutto il discorso del Kokage, e glielo fece uscire dall'altro come una ventata d'estate.

    CITAZIONE

    ...240 anni prima della fondazione dell'Accademia.


    gnam gnam uhmpf? EHmm ? Disse con la bocca piena, fissando uno alla volta tutti i presenti.


  12. .
    Vedo il nick di etsuko e mi scende una lacrima
  13. .

    La vecchia


    ...e la serpe



    CITAZIONE
    " Signore...non sai chi sono, vero? Fa nulla, la padrona è in casa? Desidererei parlarle. "

    Ieyasu era ancora col sedere per terra quando la montagna che aveva davanti gli rivolse la parola entrando, senza bisogno di attendere convenevoli dal ragazzo.
    Lui dal canto proprio non aveva effettivamente idea di chi fosse quel tizio, dopotutto era sempre uscito dal palazzo solo per sgattaiolare nel bosco per appisolarsi in giro; non conosceva i ninja del villaggio, e tutta la solfa degli allenamenti non gli aveva mai ispirato gran che, quel poco che sapeva lo aveva scoperto spiando i membri del clan attorno al palazzo, o Febh quando gli capitava l'occasione, ovvero molto poco. Per questo non aveva la minima idea di avere il suo Kage sulla porta. Dopo essersi rimesso in piedi e aver scosso i pantaloni, rispose con un inchino.

    Prego entrate pure... Uhm si vedo che già lo avete fatto...da dove è saltato fuori questo tizio, sarà uno degli esperimenti del signor Febh andato storto ? Venite pure, prego seguitemi la vecchia, hem, la signora Ogen vi attende. In realtà Ieyasu non aveva la minima idea di chi fosse l'ospite, nè tantomeno se la vecchia Ogen lo stesse aspettando realmente. E se fosse stato un sicario? Magari un nemico degli Yakushi che era riuscito con furbizia ad introdursi nel villaggio e a raggiungere il palazzo, sarebbe stato proprio lui a condurlo dal suo bersaglio? Sarebbe stato coperto di vergogna e il suo nome tramandato negli annali del clan come l'idiota degli Yakushi. Non poteva permetterlo.
    Stava infatti giusto per tendere una trappola alla montagna spropositata che lo stava seguendo, quando uno dei vecchi precettori, sbucato da una saletta laterale, riportò il ragazzo alla realtà fissandolo severo, sapendo benissimo che Ieyasu si stava già distraendo alla ricerca di chissà quali pensieri senza senso, come suo solito.

    CITAZIONE
    Scortalo da Ogen

    Sospirando e facendo spallucce, come se non avesse il suo capovillaggio a circa mezzo metro, si fece coraggio e si trascinò dietro Diogene per un paio di sale, prima di capire dove si trovasse Ogen. Per essere la sua prima volta nel palazzo, il Kage aveva pure rimediato un rapido tour non richiesto della casa.
    Una volta arrivato nella sala da tè/cucina/ripostiglio dei biscotti di Ieyasu, il giovane fece cenno al Kage di entrare, per poi seguirlo e ritrovarsi non solo con lui e la vecchia, ma pure con un'altra tizia.

    Uh? E questa chi sarebbe, quando diamine è entrata. Ma cosa succede oggi qua dentro ?

    Si schiarì la gola e con fare solenne disse:

    Signora Ogen è qui giunto il signor... Quindi si fermò, voltandosi verso Diogene e sbattendo gli occhi un paio di volte.

    ...Scusi ma lei chi è ? Attendendosi pure una risposta. Beh, prego si accomodi. Faccia come a casa sua.

    Avrebbe salutato anche la donna con un rapido inchino, probabilmente si era ritrovato in mezzo ad uno dei tanti affari di Ogen; capitava spesso ad Ieyasu di irrompere in una delle riunioni della vecchia, magari con mercanti o con personalità politiche, di solito per arraffare biscotti o per cercare una coperta ( Ieyasu andava matto per le coperte da sonnellino, ne aveva oltre 500 disseminate in tutto il palazzo) e di solito queste sue irruzioni finivano con Ogen che gli lanciava dietro il primo oggetto che aveva a portata di mano.
    Quando era più piccolo veniva sgridato, poi la vecchia capì che avrebbe potuto risparmiare la voce e allenare allo stesso tempo i suoi riflessi lanciandogli di tutto. Dai fermacarte alle zanbato, davanti agli sguardi attoniti degli ospiti.
    Quella situazione non faceva eccezione, invitò il nuovo ospite a sedersi e cominciò ad arrampicarsi sulle credenze, cercando di raggiungere pensili e cassetti come un polipo, alla ricerca di biscotti zenzero e cioccolato.

    Fino a che, con la coda dell'occhio, notò che l'ospite aveva estratto quella che sembrava essere una torta, e le sue mani sembravano desiderose di lasciarla in custodia a qualcuno. Ovviamente Ieyasu non si fece pregare, in un attimò abbandonò la ricerca dei biscotti e si occupò del dono dell'ospite, l'avrebbe servita a breve ai presenti.

    Scusatemi, nonna Ogen, vuoi che prepari del tè particolare da servire con la torta ?

  14. .

    Il gigante


    ...e il maggiordomo



    Ieyasu. Questo il nome con cui ero venuto al mondo 15 anni fa, più o meno.
    Nel senso che c'ero 15 anni fa, quando sono nato, ma non ricordo gran che, non ho mai conosciuto mio padre, e mia mamma è morta quando sono arrivato io. Mi ha cresciuto nonna Ogen, e non ho mai visto il mondo al di fuori di Oto. In realtà ho visto ben poco pure del villaggio; secondo la nonna non era saggio uscire dal palazzo, quindi ho sempre passato le mie giornate a oziare e a cercare di spiare il maestro Febh per imparare a essere un tipo giusto come lui.
    A volte non dormo, spesso anzi, e quando succede scappo dal palazzo e vado a stendermi sull'erba appena fuori dal maniero o mi intrufolo nel Bosco dei Sussurri a guardare le stelle. Non so bene cosa voglio fare, so solo che mi rilassa parlare con gli animali, e a loro piace la mia compagnia, o almeno penso.
    Non ho molto altro di me da raccontarvi, nonna Ogen mi ha sempre chiamato Oji-kun, il principino, ma non mi ha mai voluto spiegare il perchè, penso sia perchè passo le giornate a ciondolare e a far niente come un nobile, senza che questo mi venga mai a noia. Eppure da quanto mi fa sgobbare non si direbbe affatto che io sia un nobile. Tranne oggi, oggi avrei dormito tutto il giorno senza il minimo dubbio...

    TONF!

    Un tonfo fortissimo, come una cannonata svegliò Ieyasu dal suo sonnellino prepomeridiano. Pensando di aver fatto solo un brutto sogno, il ragazzo si distese di nuovo su uno dei divani del castello, concentrandosi sulla brezza che entrava da una finestra per addormentarsi in fretta...

    TONF!

    Ma questo non avvenne affatto! Una cannonata ancora più forte lo fece quasi cadere dalla sua postazione di relax. All'inizio non aveva pensato alla porta, quale ospite busserebbe con una veemenza tale da quasi sfondarla? In ogni caso cadde rovinosamente dal divanetto, allontanando la copertina in pile e correndo giù per le scale in fretta. L'ultima volta che aveva lasciato troppo tempo un ospite fuori dalla porta, la vecchia Ogen lo aveva tenuto in ginocchio sui ceci per una mezza giornata. Ovviamente lui non poteva sapere che proprio quella volta avrebbero ricevuto un ospite importante, nemmeno se nonna Ogen e tutti gli altri ne avevano parlato per circa un mese. Nemmeno se lui stesso si era offerto per restare quel giorno di guardia. Il riposo era importante. Comunque, lasciamo questa vecchia storia per un altro giorno.

    Stavolta la corsa giù per le scale finì con un salto felino e una caduta rocambolesca che permise alla sua fronte di fare l'intima conoscenza di un mobiletto in legno nel salone, facendogli crescere molto rapidamente un bernoccolo violaceo in mezzo alla faccia.

    Tonf

    Un terzo colpo, più delicato. Era davvero nei guai. Non si sarebbe voltato, già sentiva il fiato della vecchia megera sul suo collo. Già i tremori lungo la schiena gli lasciavano immaginare un imminente attacco ninja con un mestolo sulla nuca. Doveva aprire la porta rapidamente!
    Con un guizzo maestoso e una prodezza atletica fu alla porta e con un rapido movimento la aprì, portando avanti il corpo come a volersi imporre sul suo ospite ( come se guadagnare quel millisecondo in più gli permettesse di cancellare l'attesa a cui aveva obbligato il poveretto).
    Solo che, beh, quando si lanciò nella porta aperta del palazzo, si schiantò contro un muro di cemento, e rimbalzò indietro di un paio di metri, dopo aver sbattuto la faccia contro suddetto muro, finendo quindi col sedere per terra, a fissare quel "qualcosa" contro cui si era schiantato.



    Ma cosa diavolo era quella persona?

    Sa..sa...sa..salve, come po...po...po..posso aiutarla signore?

    Davanti a Gene, un ragazzetto di 15 anni, decisamente secco, decisamente spaventato dall'incontro con il colosso più colosso che ci sia, eppure, sebbene non avesse mai visto da nessun'altra parte quegli occhi color ambra, simili al sole poco prima del tramonto che sembra stia per incendiare il cielo, per un attimo avrebbe avuto una sfuggente sensazione se non di conoscerli, quantomeno di averli già visti.

  15. .

    Una Promessa dal Passato


    [3]



    Quando la luce pervase nuovamente gli occhi di Akira, il ragazzo si ritrovò in un luogo...strano. Persino per lo standard delle premesse poste da Jotaro. Quel luogo non aveva nome e non aveva forma, ma ne avrebbe assunta una, o cento, in base alle esperienze di Akira; sebbene difficilmente il Bonshuno avrebbe assunto la forma di un ricordo piacevole per il ragazzo. Inizialmente sarebbe sembrato per entrambi una landa rocciosa, grigia e desolata, illuminata da nessun sole; tutto sarebbe sembrato in bianco e nero, senza una vera fonte di luce. La terra che calpestavano sarebbe sembrata grigia, così come le rocce. Non vi erano animali, non inizialmente, nè piante, nè individui come loro. I loro stessi corpi, a una rapida, distratta occhiata, sarebbero sembrati grigi, privi di qualunque colore, privi della scintilla della vita che avevano, beh, in vita. L'unica nota diversa era la Lanterna. Il suo bagliore, sebben flebile, era l'unico dettaglio che stonava in quella landa priva di passato e di futuro. Non solo, ma il bagliore verdastro emesso da Tamashi, sembrava brillare con particolare foga in una precisa direzione, luogo che i due avrebbero dovuto raggiungere.

    << Ora ricordo...sono già stato qui, in passato. Forse più di una volta. Prepara la tua arma, potrebbe non essere una gita di piacere, e non oso immaginare quanto tempo ci vorrà a trovare Mataza. >>

    Jotaro avrebbe preceduto il ragazzo, sebbene fosse lui ad avere con sè la fonte di luce, nonchè l'unica bussola. Qualcosa sembrava guidare Jotaro, ricordi forse, o istinto. Non era la prima volta che crepava, ma la prima a farlo per finta. Forse aveva reminiscenze del passato da morto che poteva essere ricordato solo nel Bonshuno stesso. A volte Akira avrebbe potuto chiaramente vederlo avanzare con fatica, come se stesse proseguendo in salita, sebbene fosse un passo avanti a lui.
    Dopo l'ennesimo sforzo, la "guida" si voltò verso Akira, per rassicurarlo:

    << Questo luogo è diverso per ognuno. Quello che vedi tu non è quello che vedo io. Non lasciarti spaventare da quello che vedrai qui, si tratta di illusioni, ricordi del tuo passato che prendono forma per tormentarti, quello che hai attorno non è reale; ma lo diventerà se restiamo qui troppo a lungo. >>

    Che forma avrebbe assunto la landa desolata per il giovane Akira? Sarebbe stata Kiri in fiamme? Un paesaggio della sua infanzia? Il luogo della sua prima battaglia? O un'unione di tutti questi luoghi? Quello che sarebbe stato presto chiaro allo spadaccino, era che la dovizia di particolari non sarebbe stata lesinata in quel posto; persino le sagome di alcuni individui, uscite dai suoi ricordi, avrebbero preso forma, sebbene quasi trasparente, in quel luogo dannato.

    Alle domande di Akira, il Jaku avrebbe risposto sempre in maniera vaga, non per arroganza, ma per totale mancanza di sicurezza; ad una soltanto avrebbe risposto ad occhi chiusi e con un largo sorriso bonario, per rassicurare il ragazzo: "Cosa vedi tu?"

    <<...Una spiaggia. Una placida...bellissima spiaggia di casa. >>




    ----

    Quando si trovarono ai piedi del promontorio, senza che niente si fosse frapposto tra loro e il sentiero che stavano percorrendo, dei passi in rapido avvicinamento sarebbero saltati alle orecchie di entrambi.

    << I morti non corrono. Preparati! >>

    Akira si sarebbe accorto che tutto il suo equipaggiamento si trovava con lui, se non lo avesse controllato in precedenza, mentre Jotaro avrebbe estratto e impugnato entrambi i suoi tirapugni, in attesa di ricevere quello che stava per saltare fuori da quella dannata landa piena di sorprese; quello che si palesò davanti ai loro occhi però, non aveva alcun senso.
    Quello che sembrava essere del tutto Febh Yakushi era apparso dal nulla, piuttosto trafelato. Le possibilità di incappare in lui, per caso, erano già di per sè flebili, ma incontrarlo nell'oltretomba? Quale scherzo del destino si era materializzato davanti ai due ninja? Un'illusione? O il capo del Suono era realmente riuscito a lasciare la pelle da qualche parte, proprio durante la loro gita? Era passato poco tempo dalla riunione dei Kage, e il suo vecchio allievo sembrava in ottima salute, che Shiro avesse attaccato il suono? O uno scontro con il Mikawa? L'uomo sembrava morto, più o meno, anche se non proprio.


    << ... Febh? >>


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