Posts written by Historia

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    Le parole del tradimento


    II

    A quanto pareva la presenza di Shin non corrispondeva alle aspettative dell'allievo, che non mancò di esprimere il proprio disappunto. Mi dispiace di non essere né un prigioniero né un ospite importante. Dal tono usato, era chiaro che al Kinryu non dispiaceva per niente, ma avrebbe non di meno continuato a reggere il gioco del kiriano sconosciuto. Oh no, se l'avessi scelto da solo sarebbe stato qualcosa di più figo... Si fermò un attimo, dando l'impressione di essere sul punto di sparare qualche esempio roboante. Invece, riprese a parlare del nome del suo clan, lasciando cadere la questione. Forse perché il primo nome che gli era venuto in mente era Hayate, che suonava bene, certo, ma al contempo non godeva di grandi simpatie a causa di chi lo aveva reso celebre. La mia non è una famiglia di shinobi, non nelle ultime generazioni almeno. Leggendo gli archivi di famiglia aveva scoperto che non era sempre stato così, e Anzu ne era la prova vivente. Sentiva la mancanza della volpe antica sempre di più ogni giorno che passava. Era sempre stata al suo fianco fin da quando era nato, sebbene all'epoca fosse sigillata dentro una moneta tramandata come amuleto. Sono un clan di mercanti con innumerevoli ramificazioni, puoi trovare dei membri o dei loro dipendenti quasi ovunque nel Continente. Forse anche a Kiri hanno degli agenti commerciali, ma non mi sono informato a dire il vero. La merce più preziosa che i Kinryu scambiavano erano in realtà le informazioni. Per questo pur essendo immigrati da poche generazioni molti Paesi li trattavano con un occhio di riguardo, sopportandone la presenza. Se c'era una cosa che sapevano fare bene era patteggiare. Sulla faccia di Shin comparve un sorriso ironico. Non poteva sfuggire al destino del suo sangue a quanto pareva.

    La conversazione tornò però ben presto sulla cena che il foglioso iniziava a desiderare più per principio che per effettiva necessità. Se non hai il permesso di accompagnarmi in giro, cosa è venuto a fare esattamente qui, Minarai-san? Questa volta il giovane non era scherzoso, ma piuttosto pressante, quasi inquisitorio nei confronti dell'uomo mascherato. Sono abbastanza sicuro che il Mizukage non tema una mia fuga... Anche perché dubito che sarebbe in grado di impedirla indipendentemente da quanto siano capaci i suoi seguaci. Anche le guardie sono qui più per proforma che... Il ragazzo si interruppe quando il suo interlocutore, sorpreso, disse di non aver trovato nessuno fuori dalla stanza. Sicuro? Questo è bizzarro... Shin percepì la sensazione di disagio nel suo interlocutore, e a sua volta il suo sguardo corse alla finestra e poi alla porta, da cui quasi li avesse evocati si udirono dei distinti colpi. D'istinto il Kinryu portò la mano all'elsa della spada, che aveva raggiunto con un rapido passo laterale quasi impercettibile all'altro occupante della stanza. Se quest'ultimo non avesse aperto, la soglia si sarebbe comunque spalancata, rivelando due facce che l'ospite della Nebbia aveva avuto modo di memorizzare in precedenza. Parli del diavolo e spuntano i Kenchiki. Shin si rilassò un poco, togliendo la mano dall'impugnatura dell'arma, ma rimanendo vigile.

    A quanto pareva conoscevano Minarai, che era effettivamente chi diceva di essere, ma la cosa non era reciproca, stranamente. Ci pensò dunque il Kinryu a spezzare l'atmosfera. Questi sono i miei angeli custodi, mmm....ecco... Potreste ricordarmi i vostri nomi, ragazzi? In realtà non era il foglioso ad esserseli dimenticati, ma i due kiriani a non essersi mai presentati. Posta così la domanda però li avrebbe evitato eventuali imbarazzi. Lasciò totalmente perdere il loro fare intimidatorio, che non gli faceva né caldo né freddo. Se pensavano di poterlo impensierire probabilmente Kensei non li aveva istruiti a dovere su chi si trovavano davanti. Facendo buon viso a cattivo gioco Shin accettò la comunicazione che i due gli porgevano e la rigirò un poco tra le mani, in modo che anche Minarai potesse osservarne se l'avesse voluto il sigillo. Indispettito dal fare fin troppo entusiasta, il Kinryu annuì alla sua proposta, ma fece passare un paio di secondi prima di aprire il plico a sua volta, giusto per vedere prima la sua reazione. Accertato che non sarebbe esploso, ne lesse il contenuto. Man mano che proseguiva, gli si sarebbe inarcato un sopracciglio e giunto alla fine avrebbe nascosto a stento un'espressione di fastidio esistenziale. Dopo rituali arcani, rotture dello spazio tempo ed esseri immortali, gli mancavano giusto delle criptiche profezie. Certo, non si aspettava che a Kiri sarebbe stata una vacanza, ma per lo meno sperava di scamparla quella volta. E invece no, si ritrovava di nuovo coinvolto in qualcosa di assurdo che sfidava ogni logica. Shin sospirò sonoramente.

    E poi si mise a ridere. Che cos'è sta roba? Il Mizukage si è dato alla poesia? Beh lasciatemelo dire, non è un granché bravo. Aveva deciso che non lo pagavano abbastanza per tutto quello, perciò avrebbe fatto l'idiota fingendo di non capire. Parte che quando si metteva d'impegno gli riusciva benissimo. Il riferimento al fodero in realtà l'aveva inquietato, perché proprio pochi giorni prima Kensei aveva usato quella metafora per definirlo. Nessun altro sarebbe dovuto essere a conoscenza di quella conversazione, e ciò faceva pendere la bilancia dalla parte dell'autenticità. D'altro canto il Kinryu faticava a credere che l'Inquisitore fosse effettivamente l'autore del cartiglio perché gli sembrava decisamente lontano dal suo stile. Tralasciando la questione per il momento, molti altri pezzi sarebbero andati al loro posto da soli. L'allievo era chiaramente Minarai, non si era neanche sforzato di renderlo difficile da intuire. Se i due spadaccini della Nebbia non avessero mentito sui propri nomi anche l'uccello rosso e il passero erano spiegati. Rimanevano fuori il Teschio e il Paria. Il Fuoco nero pareva essere un'arma a dar bado ai due latori della missiva. Tutto il resto era letteralmente avvolto nella nebbia. E per quanto riguardava il Kinryu avrebbe potuto continuare a restarci.

    Lo shinobi della Foglia avrebbe continuato la sua recita da stupido disinteressato. Sì sì tutto bellissimo, ma io non sono venuto a Kiri per fare le parole crociate. Quindi visto che è ora di cena voi ora mi portate al miglior ramen bar che il vostro Villaggio può offrire. Anche se non sarebbe mai stato al livello di quelli di Konoha stava per aggiungere. Poi visto che non ho di meglio da fare e vi vedo agitati potremmo tagliare la testa al tonno... Avrebbe osservato le loro espressioni, probabilmente soddisfatte, convinti che li avrebbe seguiti al misterioso veliero. A quel punto avrebbe invece sorriso e terminato la frase. ...e andare direttamente dal Mizukage per chiedere spiegazioni. O per consigliargli di partire con gli haiku, che sono più semplici secondo mio modesto parere. Avrebbe quindi cercato l'approvazione di Minarai, con gli occhi socchiusi a mezzaluna simili a quelli di una kitsune. Non era sopravvissuto a minacce di ogni tipo dando corda ai primi due sconosciuti che sventolavano parole misteriose come pescatori che agitano un'esca di fronte ad un salmone. Il Kinryu alzò gli occhi al cielo, preoccupato. Anche le sue metafore erano state contagiate dall'amore dei kiriani per il pesce. Ma stava divagando. Ciò di cui era assolutamente certo era che se Kensei voleva fargli fare qualcosa doveva essere chiaro e conciso, se proprio non voleva scomodarsi a spiegarglielo personalmente.
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    Il lago del mistero


    Post 8 ~ Magazzino

    Le parole di Shin avevano raggiunto il loro obbiettivo, convincendo il Senju a seguire il loro compagno veterano, che in effetti aveva avuto nei loro confronti degli atteggiamenti sospetti che andavano oltre il suo carattere orribile. Rimasti soli i tre si suddivisero i compiti. Al Kinryu toccò la parte facile, che si rivelò piuttosto noiosa per fortuna perché nessuna minaccia si profilò all'orizzonte per tutto il tempo in cui il kiriano rimase concentrato ad espandere il raggio delle sue abilità. Le ore passarono placide, con il chunin della Foglia sempre più irrequieto per l'assenza di attività. Quando finalmente Etsuko tornò presente a se stesso il giovane fu lesto a voltarsi verso di lui, attendendo con impazienza che lo aggiornasse sulle sue scoperte.

    Farfalle. Ora che l'Akuma glielo aveva fatto notare i lepidotteri svolazzanti si materializzarono nel campo visivo dello shinobi, che fino a quel momento li aveva esclusi in quanto irrilevanti. Ai suoi occhi apparivano come semplici insetti, non diversi da molti altri che popolavano quel paesino sperduto, ma le parole del compagno lo costrinsero a ricredersi. Se non ne erano responsabili, per lo meno fungevano da tramite a qualsiasi cosa stesse colpendo gli abitanti, perpetuandone gli effetti. Inoltre i cittadini sembravano, agli occhi magici del kiriano, risucchiati della loro vitalità, tutti e senza eccezione.

    Non mi piace per niente. Se devo tirare a indovinare sembra una sorta di rituale che utilizza gli abitanti come batterie per raccogliere l'energia necessaria. E deve servirne parecchia considerando il numero e che li stanno lasciando in vita per continuare a rifornirsi.

    Purtroppo con gli elementi in suo possesso non poteva azzardare di più, ma le esperienze pregresse a cui era a stento sopravvissuto gli davano la sensazione che fossero incappati in qualcosa di grosso. Grosso e pericoloso. Anche Etsuko pareva brancolare nel buio nonostante le sue abilità, perciò i due procedettero per tentativi. Shin cercò di collaborare al meglio delle sue possibilità, senza tuttavia scoprirsi troppo con l'alleato che non conosceva abbastanza bene da potersi fidare al cento per cento.

    Non credo che sia utile, da quello che so le spade hanno in comune il fabbro, ma le loro abilità sono tutte differenti. Questa permette di creare un clone temporaneo di chi la brandisce, ma richiede un prezzo.

    Shin non specificò in cosa consistesse il tributo, ma era chiaro dal tono di voce che preferiva non toccare l'argomento. Meku doveva essere un sadico per aver dato a Luglio una personalità tanto malata e si domandò se anche le altre sue creazioni erano così o si trattasse di un prodotto difettoso. Tuttavia la spada gli aveva dato in precedenza un indizio, che, ammesso si potesse fidare, scompigliava non poco le carte in tavola.

    In ogni caso è assodato che le farfalle sono collegate ad un'arma simile alla mia, ma in città potrebbe essercene un'altra a parte quella del samurai. Tuttavia è solo una speculazione, quindi al momento limitiamoci a considerare lui il responsabile di tutto questo. Per lo meno del suo svolgimento.

    L'idea che ci fosse una mente occulta a muovere il guerriero non gli usciva di testa. Inoltre probabilmente la terza lama era in mano al Coraggio, e sarebbe stato logico pensarlo visto il modo superficiale in cui gli aveva affidato Luglio. Su richiesta dell'Akuma la sfoderò, puntandola diritta davanti a sé e attendendo che il compagno vi posasse delicatamente sopra una delle farfalle incriminate. Fosse stato per lui le avrebbe fatte interagire affettandone una a mezz'aria. Nonostante la ritrosia, mentre l'esperimento proseguiva, Shin chiuse gli occhi cercando di entrare in comunicazione con la spada maledetta [Abilità]Arma Senziente
    Speciale: L'utilizzatore può percepire una coscienza all'interno dell'arma. L'arma ha la capacità di comunicare con chi la impugna e può percepire l'ambiente intorno a sé in un raggio di 3 metri. Ha Percezione 6. Se Accompagnamento da Battaglia è attivo, l'arma non è Senziente.[Da genin in su]
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    Uso, riconosci queste farfalle o il chakra ad esse collegato? Sono legate una delle tue sorelle?

    Il giovane non faceva molto affidamento sulla buona volontà dell'arma, ma tentar non nuoce diceva il detto. Nel frattempo l'Akuma avrebbe cercato tracce di interazione tra la spada e la farfalla, ma difficilmente sarebbe saltato fuori qualcosa di risolutivo. Non restava che una pista da seguire, una macchia nera nella percezione perfetta del kiriano. Shin aveva già avuto a che fare con qualcosa del genere, anche se era passato veramente molto tempo da allora. Anche durante la missione alla diga c'era un punto cieco che il sensitivo che li accompagnava non era riuscito a penetrare.

    Il magazzino potrebbe essere avvolto da una barriera anti individuazione. Può darsi che il samurai sia all'interno della struttura, non può essere semplicemente sparito. A meno che non abbia abbandonato l'abitato ovviamente. In ogni caso dobbiamo investigare, non ci sono alternative. Però prima vorrei riunirmi almeno con Kato.

    Il Kinryu aveva collaborato con lo Yotsuki in talmente tante occasioni che, avendolo disponibile, non se ne sarebbe privato volontariamente. I due avevano un'ottima coordinazione, tale da permettergli di agire liberamente al massimo delle sue possibilità sicuro che l'amico gli avrebbe coperto le spalle. Fortunatamente le indagini dell'otese avevano richiesto meno tempo di quanto era servito ad Etsuko per analizzare l'intera cittadina ed era già sulle loro tracce. Sapendo a grosse linee dove si trovavano e avendo possibilità l'Akuma di rintracciarlo non sarebbe passato molto prima che lo shinobi del Suono o una sua copia si ricongiungesse con loro e li aggiornasse di quanto aveva scoperto fino a quel momento e viceversa.

    Ben fatto. Gioielli hai detto... Potrebbe trattarsi di houseki majutsu, un'arte magica che fa uso delle pietre preziose come catalizzatori. Se lo uniamo al resto, la tua supposizione potrebbe non essere così errata... Però la situazione potrebbe essere perfino peggiore. Se tutta questa energia vitale gli servisse per cercare di fornire un corpo fisico agli Imbattuti? In forma di carne, o magari dei costrutti, come dei golem o marionette. Sarebbero l'arma definitiva.

    Lasciò sedimentare quelle parole nella mente dei presenti, prima di passare alla parte propositiva del piano. Era chiaro a tutti che non disponevano di tempo illimitato e avrebbero dovuto fare la loro mossa il prima possibile. E al momento non avevano che una traccia da seguire. Una ricognizione di persona del sito non aggiunse molto allo studio attento dell'Akuma, né ottennero informazioni utili dall'interrogare i passanti. Il magazzino sembrava semplicemente un ricovero in disuso, almeno da fuori. Trovare un punto debole non fu difficile, le stesse farfalle li avevano indicato la via. Se la porta principale appariva sbarrata, non così le numerose finestre. Se l'animale poteva transitare liberamente forse significava che non c'erano allarmi. Oppure si trattava di una trappola. In ogni caso non avevano idee migliori.

    Io entro in ricognizione per verificare se qualcosa sta ingannando la tua vista Etsuko. Visto che sei un ninja di supporto, hai qualche tecnica di potenziamento da infondermi? Intanto Kato cerca sul retro se ci sono altre uscite, non vorrei che ci scappasse da sotto il naso. Se non la trovi torna davanti all'ingresso principale e preparati a sfondarlo. In caso di emergenza vi darò un segnale affinché interveniate.

    Il samurai si era già dileguato in precedenza appena avevano distolto lo sguardo, e il Kinryu temeva che la sua premura non sarebbe stata sufficiente, ma ciò non di meno la rendeva necessaria. Dopo che il kiriano ebbe effettivamente tracciato su di lui un fuunjutsu [Tecnica]Concordato off GdR per evitare ad Etsuko di fare un minipost. Shin prese le misure dello stretto passaggio. Con un balzo ben calcolato poteva carambolare dentro l'edificio senza neppure sfiorare le pareti, in caso avrebbe aggiustato la traiettoria con il chakra repulsivo [Abilità].

    Prese la rincorsa e saltò, portando le mani in avanti come un provetto tuffatore per prepararsi all'impatto con il pavimento. Se non vi fossero stati imprevisti avrebbe rotolato per qualche metro finendo l'acrobazia con un ginocchio a terra e la mano stretta sull'elsa della spada, pronto a qualsiasi evenienza. Si aspettava un magazzino più o meno vuoto, quindi un ambiente tendenzialmente aperto anche se ingombro. Lo shinobi avrebbe quindi spinto i suoi sensi in ogni direzione, facendo affidamento anche sulla percezione di Luglio [Abilità]Arma Senziente
    Speciale: L'utilizzatore può percepire una coscienza all'interno dell'arma. L'arma ha la capacità di comunicare con chi la impugna e può percepire l'ambiente intorno a sé in un raggio di 3 metri. Ha Percezione 6. Se Accompagnamento da Battaglia è attivo, l'arma non è Senziente.[Da genin in su]

    Missione: Esplorazione del magazzino
    Bonus +2 Riflessi
    . Quali sorprese lo attendevano li dentro?
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    Il legno della vita


    8

    Mentre il gruppetto discuteva il da farsi Harumi grattò la sommità del capo di Koinu, che emise un verso acuto, probabilmente gradendo le attenzioni della ragazza. Giunti a poca distanza dalla seconda cerchia decisero di dividersi in due gruppi invece di avanzare baldanzosi verso la non remota possibilità di uno scontro. In fin dei conti erano ninja, addestrati a muoversi nell'ombra, o per lo meno a tastare il terreno con una prudente ricognizione. Questo almeno in teoria, perché nella pratica la maggior parte dei grandi uomini che la circondavano dovevano essere stati assenti a quella lezione. Senza neanche pensarci le venivano immediatamente in mente Febh e Diogene, ma fermandosi a riflettere un momento gli esempi si sarebbero moltiplicati. Richiamata all'attenzione alzò lo sguardo dal suricata e annì un paio di volte. Tutto chiaro, noi rimaniamo qui a proteggere il fortino. Chiamate se avete bisogno di supporto.

    Quel commento generico dovette attivare le sinapsi del sunese perché, non appena ebbe assunto le fattezze di cervo si mise a parlare con lei tramite un sottile filo di chakra. La scenetta fu abbastanza comica da provocare uno sbuffo di risa da parte della jinchuuriki, che provvide prontamente a coprirlo portando il dorso della mano sulle labbra. Scusami, è che non mi era mai capitato di parlare con un cervo. Anche se non poteva esserne sicura vista la sua forma animale, le parve che il giovane stesse sorridendo, e così fece lei in risposta alla sua battuta. Ci conto, e tieni d'occhio anche gli altri mi raccomando. Youshi era già svanito tra le ombre come solo lui sapeva fare, mentre la Vipera, assunta a sua volta forma bestiale, fece strada. Mentre li osservava allontanarsi, Harumi si chinò per raccogliere Koinu e posarlo delicatamente sopra la sua testa. Ora io e te facciamo la guardia a Ukoi e Kiko, se percepisci qualcosa di strano avvisa. Sarebbe stato divertente osservare la faccia di Fudoh, che era rimasto con loro, se si fosse accorto di essere stato escluso dal computo dei presenti.

    Il segnale, simile a quello di una radio, giunse forte e chiaro ad Harumi qualche tempo dopo. Avevano raggiunto il villaggio e si apprestavano ad investigare. La ragazza condivise l'informazione con il compagno kiriano, che aveva provveduto a distrarre la sopravvissuta evocando una tartarughina piuttosto ciarliera. In effetti, facile avesse preso dal suo padrone, che la presentò come figlia di un grosso tizio di Oto. La giovane inclinò lievemente la testa, facendo ondeggiare il suricata, perplessa per il commento. Non aveva mai conosciuto suo padre, e di sua madre ricordava a mala pena il viso, e solo per un miracolo evocato da un demone. Che intendesse Etsuko? O forse Diogene? Mi chiamo Harumi, piacere di conoscerti Myk. Ehm Fudoh-san, cosa intendi con... Non ci fu però tempo di approfondire la faccenda, perché proprio lo shinobi di Kiri si mise sull'attenti, percependo una presenza. La stessa kunoichi appena glielo fece notare si voltò nella direzione dello scricchiolio.

    Davanti a loro era apparso un ragazzino che tutto sembrava fuorché perso. L'espressione sul suo viso non prometteva nulla di buono e d'istinto Harumi fece radunare i cloni illusori a formare una mezzaluna tra loro e il nuovo venuto, fiancheggiandolo con uno per parte. Tuttavia si trattenne dall'afferrare un'arma per evitare di essere percepita definitivamente come una minaccia. Se la connessione con Masayoshi fosse stata ancora valida avrebbe sussurrato poche parole, in modo assolutamente non sospetto vista la situazione, ma a beneficio del collega in remoto. Abbiamo compagnia. Quando quello aprì bocca un brivido freddo corse lungo la schiena della fanciulla all'udire le sue inquietanti parole. Per fortuna con loro c'era Fudoh che, per nulla intimidito, tentò un approccio diplomatico quasi altrettanto non convenzionale. La jinchuuriki riprese fiato, calmandosi, e cercò di indossare la sua maschera più conciliante, per quanto continuasse a percepire pericolo da quell'essere.

    Seguendo l'esempio del kiriano, avrebbe iniziato presentandosi. Io sono Harumi, del Villaggio del Suono. Siamo qui perché è stato chiesto il nostro aiuto. Il ragazzino aveva usato il nome Foresta Sacra, diversamente sia dagli abitanti locali che la chiamavano Foresta della Vita sia dal libro che usava l'appellativo Foresta della Morte. La giovane aveva vissuto abbastanza eventi fuori dall'ordinario da credere all'esistenza degli spiriti guardiani, e le sfuggì un pensiero a voce alta. Sei un kami della Foresta? Un loro emissario umano? Poteva sentire gli sguardi persi dei suoi compagni di fronte alla sua esternazione, ma nel caso avesse avuto ragione si sarebbe pentita di non aver approfondito le leggende di quel luogo quando ne aveva avuto l'occasione. In ogni caso avrebbe tentato di rassicurarlo, e l'avrebbe fatto con la massima sincerità. Non è assolutamente nostra intenzione danneggiare la Foresta in alcun modo. Siamo sulle tracce di chi sta turbando la serenità di chi vi abita e dell'equilibrio che hanno raggiunto con questo luogo. Se avesse fatto parte dei misteriosi assalitori sarebbe stata una autodenuncia. Vero però che era superflua, visto che accompagnavano gli abitanti del luogo, che la giovane osservò con la coda dell'occhio, curiosa di vedere la loro reazione all'apparizione.
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    Le parole del tradimento


    I

    Shin era a Kiri da soli due giorni e già iniziava a pentirsi della sua scelta. Per quale motivo? Perché era in assoluto il luogo più noioso dove fosse stato nella sua vita. Perfino un paesino disperso nel nulla con strane sparizioni e un coprifuoco al tramonto era più movimentato e allegro del Villaggio nascosto tra la nebbia. Certo, la sua peculiare posizione influiva in parte sulla percezione del giovane. Il Mizukage gli aveva assegnato una scorta, ma era abbastanza sicuro che non fossero lì per compagnia quanto piuttosto per tenerlo costantemente d'occhio. Aveva paura che scappasse, dopo tutto quello che aveva detto per convincerlo a venire lì? Il ragazzo sospirò lasciandosi cadere sul letto. Un'altra giornata era finita senza che Kensei lo degnasse di una visita. Forse il suo ruolo lo chiamava a faccende più urgenti. O forse semplicemente si divertiva a lasciarlo sulla graticola in attesa di solo i kami sanno cosa.

    La televisione kiriana non fece che confermare la sua impressione precedente. Il prodotto di punta sembravano i noir in bianco e nero con misteriosi detective avvolti dal fumo e dalla nebbia. Forse la scelta era dettata dall'impossibilità di girare scene in esterno senza la pervasiva foschia. Non che i varietà comici di Konoha fossero tanto meglio, con le loro coppie di conduttori caricaturali simpatici come esattori del fisco e i concorrenti con un quoziente intellettivo che non superava la temperatura della stanza. Un Villaggio al Sole, la telenovela di punta a Suna, almeno aveva avuto l'accortezza di scegliere delle attrici che valeva la pena guardare, anche se non certo per le loro capacità attoriali rasentanti quelle di una piastrella. Shin rotolò sul materasso troppo duro, pentendosi di non essersi portato un libro. Visto le premesse di quella visita non credeva ne avrebbe avuto bisogno.

    Aprendo la porta senza attendere risposta al suo annunciarsi, Minarai avrebbe trovato di fronte a sé il giovane con la testa a penzoloni oltre il bordo del letto e le braccia distese a sfiorare il pavimento. Il nuovo venuto si sarebbe taciuto d'improvviso né Shin aprì bocca limitandosi a fissarlo al contrario. I due sarebbero rimasti a guardarsi per alcuni istanti in silenzio prima che il Kinryu lentamente alzasse la mano in cui stringeva ancora il telecomando, puntandolo verso lo sconosciuto e premendo il tasto di accensione. Passarono dei secondi senza che nessuno dei due si muovesse, poi infine lo shinobi della Foglia avrebbe sospirato. No eh?

    Il giovane contrasse gli addominali e si rialzò, mettendosi seduto a gambe incrociate sul giaciglio. Ora che poteva osservare con più attenzione il tizio, in effetti poteva essere un apprendista del Mizukage, almeno a giudicare dal vestito. Era simpatico, gli ricordava i bambini che vanno alle feste travestiti dal loro eroe preferito, o i ragazzi che fanno cosplay della loro serie del cuore. Ci aveva messo impegno, se non altro. Doveva ammirarlo un sacco. Ehhh, l'apprendista del Mizukage, ma non mi dire... Shin, fintamente sorpreso, lasciò andare il telecomando e si sistemò i capelli che si erano arruffati mentre poltriva. Mi dispiace averti deluso, ma sappi che è reciproco. Dimmi, chi ti aspettavi di trovare esattamente? Scrutò Minarai con falso disinteresse, domandandosi cosa ci facesse lì in realtà visto che non sembrava sapere nulla. Ti dirò, io speravo che fossi il fattorino per la consegna in camera. Ma sarebbe stato altrettanto strano visto che non avevo ancora ordinato nulla. Il foglioso si alzò, rassettando i vestiti spiegazzati per essere stato buttato troppo tempo e sgranchendosi le braccia. Comunque certo che ho nome, sarebbe bizzarro se non ce lo avessi, no? Il silenzio cadde nella stanza dopo quella battuta tanto da soap che il ninja poté giurare di aver sentito dei grilli in lontananza nonostante non vi fossero a Kiri in quella stagione.

    In ogni modo non è certo un segreto, sono Shin Kinryu e sono qui su invito del Mizukage. Il Kinryu riprese a parlare come se nulla fosse, evitando però di aggiungere l'appunto come dovresti sapere. A quanto pare aveva un lavoro da farmi fare, ma non mi sembra abbia particolare fretta, anzi. Forse Kensei Hito lo riteneva una marionetta nelle sue mani, ma quel pensiero avrebbe significato un fraintendimento di fondo. Era più corretto affermare che si stessero usando a vicenda. Il capovillaggio si sarebbe avvicinato ad Hayate tramite il chunin, che a sua volta sarebbe stato ricompensato per il suo servizio. Un do ut des puro e semplice. Io in ogni caso ho veramente fame. O forse sono solo annoiato e ho voglia di mangiare. In ogni caso visto che sei qui potresti renderti utile e accompagnarmi in un ristorante che non serva pesce, per una volta. Buono eh, ma la mancanza di varietà uccide la qualità. Shin si era pentito di aver chiesto ai suoi angeli custodi sushi la prima volta che glielo avevano domandato perché da quel momento non gli avevano servito altro. In effetti, col senno di poi, si era già pentito di un sacco di cose in quei due giorni. Non dovrebbe essere un problema, vero, apprendista del Mizukage? Il Kinryu avrebbe sorriso, lasciando che fosse Minarai ad interpretarne il significato. A proposito, che fine hanno fatto le mie guardie del corpo? Avrebbe detto indicando con il pollice dietro di sé in direzione della finestra mentre cercava con lo sguardo presenze oltre la porta. Possono unirsi a noi, sai come si dice, più si è più ci si diverte. A tavola almeno.

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    La famiglia Igashi


    Capitolo 10

    Harumi osservò dalla posizione ai piedi del nuovo venuto come la sua recita, nonostante il travestimento e la voce sufficientemente convincente, non aveva attecchito. Certo, l'intervento totalmente sconclusionato del collega del Suono non avrebbe certo aiutato a reggerle il gioco ed anzi affondò definitivamente le sue velleità di passare come inoffensiva. Senza scomporsi si rialzò, rassettandosi gli abiti da popolana come se nulla fosse. Almeno finché Tasaki non allungò impunemente le mani, facendola saltare in avanti.

    Se lo sguardo avesse potuto uccidere, il pervertito sarebbe morto due volte e mezza. La jinchuuriki fu tentata per una frazione di secondo di assecondare il suo istinto omicida lasciando assaggiare al Nekomata la carne di quell'essere che si autoproclamava umano, ma si trattenne per il bene del Villaggio. E perché le macchie di sangue sono difficili da lavare. In ogni caso Tasaki riusciva a fare bene almeno una cosa: la distrazione. Mentre tutti ridevano di lui, la kunoichi poté osservare la situazione intorno a lei con relativa calma, lasciando che il terzetto di idioti spifferasse l'intera faccenda davanti a loro come se nulla fosse.

    L'aveva sospettato alla vista dei cadaveri. Le ricordava alla lontana la manipolazione dei corpi che di tanto in tanto utilizzava Eiatsu, una sorta di marionettismo. Per quanto il custode della ragazza fosse bravo però non credeva fosse in grado di controllarne così tanti contemporaneamente, né con tale precisione. Che si trattasse di Edo Tensei? L'arte proibita del Suono avrebbe spiegato quel piccolo esercito. Quando però vide il rituale di sangue, comprese. Era uguale, o per lo meno molto simile esteriormente, al patto cremisi che Diogene stringeva con alleati di dubbia lealtà. Un Mikawa quindi, con ogni probabilità. Un traditore di Oto quasi sicuramente. Harumi lasciò che le due fazioni si accordassero senza intervenire. Ora aveva un motivo in più per affiancare Ketsueki nella ricerca del Sarto. Osservare per poi riferire al capoclan.

    Mentre l'uomo su rotelle introduceva l'ennesima fazione alla caccia di Dorian in quella storia ingarbugliata, facendo venire il dubbio alla genin che forse l'obiettivo che dovevano recuperare un qualche valore doveva pur avercelo, venne anticipata dal pervertito di Kumo che iniziò a sproloquiare prima che potesse rispondere alla domanda di Mazuri. Lasciò spaziare lo sguardo su quei poveretti costretti a subirsi le farneticazioni di Tasaki, intervenendo solo alla fine prima che emanassero il verdetto. Giusto per dovere di cronaca, non sono sua moglie e non lo sarò mai. Un'occhiata gelida trafisse il chunin, che purtroppo non schiattò sul colpo. Tralasciando le farneticazioni del mio... collega, che deve essere caduto da piccolo, ripetutamente, di testa, contro uno spigolo... Sì, dicevo, ignorandolo per la maggior parte, ha detto una cosa mezza vera. A noi serve solo sapere che Dorian stia bene e riaccompagnarlo a Oto. Prima o poi, in realtà non ci hanno dato una scadenza. Quindi potremmo collaborare, aspettare che sistemi quella cosetta per voi e poi quell'altra cosetta per voi e quando non vi servirà più ce lo riportiamo a casa. Con calma e senza spargimenti di sangue. Spostò lo sguardo sul probabile manipolatore, ma per un solo istante prima di fissare a turno anche gli altri.

    Non abbiamo motivi per combattere tra di noi, considerando che nessuno ha in custodia il Sarto. Ed io sono stanca, perciò direi di chiuderla qui per il momento. Vi va? Avrebbe inclinato lievemente la testa di lato, sorridendo amorevolmente e congiungendo le punte delle dita in preghiera.

    Aveva provato a salvare il salvabile dall'intervento del pervertito, insinuandosi nel patto tra Igashi e Aimedacca. Avrebbe funzionato? Ah ovviamente io andrò con lui, mentre voi vi portate dietro questo... individuo. Non aveva trovato un termine più conciliante, anche se il primo che le era venuto in mente era un invertebrato molto utile ad arieggiare il suolo, mentre con il dito indicava rispettivamente il cattivone circondato da morti e sangue per quanto riguardava lei e gli altri due casi umani per Tasaki. Pregava che accogliessero la sua richiesta quasi più che ritrovare Dorian.

    Chakra: 69/75
    Vitalità: 15/16
    En. Vitale: 29/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 500
    Velocità: 500
    Resistenza: 500
    Riflessi: 500
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 7
    • Kaiken × 1
    • Wakizashi × 1
    • Bolas × 1
    • Makibishi × 1
    • Corpetto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Cartabomba I × 1
    • Fumogeno × 1
    • Bomba Sonora × 1

    Note
    ///


  6. .

    Lezioni di spada


    2

    Harumi si stava ancora orientando nell'ampio stanzone che ospitava la competizione quando la scena venne rubata da un nuovo arrivato. Questi spinse letteralmente giù dal palco l'uomo con la maschera suina che l'aveva accolta poco prima e che fino a quel momento credeva fosse l'organizzatore, facendo calare il sipario su di lui. La voce, il cui proprietario rimaneva celato dietro le quinte, illustrò brevemente le modifiche al torneo introducendo delle prove, ma non solo: sarebbero dovute essere affrontate in coppia!

    La giovane otese inclinò la testa, confusa. Era un po' diverso da quello che si aspettava, ma sarebbe andato bene comunque per il suo scopo. Anzi, il pensiero di non dover combattere contro qualcuno, almeno per il momento, la sollevava. Poteva benissimo studiare le mosse di un alleato, anziché di un nemico. O per lo meno quella era la sua pia illusione.

    L'accoppiamento la sorprese quasi altrettanto. Sebbene le possibilità fossero basse, ammesso che qualcuno della regia non vi avesse messo lo zampino, venne designata per fare squadra per l'unica altra ragazza presente. La kunoichi sorrise, sebbene non sarebbe stato percettibile dietro la maschera che indossava, e si avvicinò alla compagna provvisoria porgendole una mano.

    Piacere! Cerchiamo di fare del nostro meglio per arrivare del fino in fondo, cara...

    L'avrebbe invitata a ripetere il suo nome d'arte, che probabilmente sarebbe uscito tra un balbettio e l'altro. Doveva essere tesa, circondata com'era da uomini mezzi nudi dallo sguardo truce, e Harumi non ci diede peso lasciandole tutto il tempo di cui aveva bisogno.

    Toka? To-ka... To-ka-ge...



    Ah ho capito! Piacere allora, Toka-chan!

    La maschera che la fanciulla indossava assomigliava decisamente di più a una rana che a una lucertola, ma la jinchuuriki non ci mise che alcuni istanti a fare il collegamento tra il suo aspetto e il nome, d'arte evidentemente, che si era data. Questa la poneva di fronte allo stesso dilemma. Vista tutta l'enfasi sulla segretezza, ed il fatto che fosse effettivamente venuta lì di nascosto, forse sarebbe stato meglio se si fosse adeguata. Si raddrizzò dunque ergendosi in tutta la sua scarsa altezza e, puntate le mani sui fianchi in una posa che ostentava sicurezza, si presentò a sua volta.

    Puoi chiamarmi Neko! Mi sembra di capire che dobbiamo solo scegliere dove andare per ora... Che ne diresti della stanza numero...

    Haurmi ci pensò un attimo, prima di sorridere sorniona, sempre non vista ovviamente, ed alzare due dita davanti a Toka, molto simili al segno della vittoria. O alle code di un nekomata.

    La due! Sai, è il mio numero fortunato~nya!



    CITAZIONE
    Scheda di Neko - Harumi

    Armi:
    - Kaiken x2 [0.5 x2]
    - Wazikashi x2 [1 x2]
    [Totale 3/5]

    Abilità:
    - Azione Rapida [1]
    - Prestigiatore [1]
    - Occhio di Falco [1]
    - Percezione (Base) [1+1]
    - Fintare Migliorato [1]
    - Scatto Migliorato [2]
    - Disarmo Migliorato [1+1]
    - Movimento Migliorato [2+1]
    - Tecnica Immobile [2+1]
    - Percezione (Intermedia) [2+1]
    [Totale 19/20]

    Conoscenze:
    - Attacco Concatenato del Drago [2]
    - Smania Sanguinea [2]
    - Arte della Contusione [2]
    - Taglio dell'Aria [2]
    - Colpo Vibrante [2]
    [Totale 10/10]


  7. .

    Lezioni di spada


    1

    Otogakure no Sato, sette giorni prima

    Soifon abbassò la coppia di pugnali e fece cenno che per quel giorno poteva bastare così. La ragazza davanti a lei si inchinò educatamente, ringraziandola per il suo tempo, e la osservò allontanarsi. Dopo che fu scomparsa oltre la soglia della maestosa magione, gli occhi di Harumi si spostarono sulla wakizashi che ancora stringeva tra le mani. I membri della famiglia più versati nelle arti marziali facevano a turno per supervisionare i suoi progressi nella scherma, ma nessuno di loro era una esperto nell'uso delle spade.

    La giovane sentiva di trovarsi davanti ad un limite nel suo sviluppo e temeva che non sarebbe riuscita a superarlo da sola. Rinfoderando Canto del Delfino si diresse a grandi passi verso la sala privata del capofamiglia. Forse sperava che, quasi per magia, Diogene Mikawa fosse rientrato dal suo ennesimo viaggio e di trovarlo, come se nulla fosse, seduto sulla sua poltrona preferita a sorseggiare il pregiato vino cremisi della sua cantina segreta.

    Lo studio era ovviamente deserto. Harumi si sentì stupida per averci sperato. C'erano molti motivi per cui avrebbe desiderato rivedere il capovillaggio, e di certo non era l'unica ad attendere il suo ritorno. Il motivo per cui i suoi piedi l'avevano portata lì, quasi dotati di vita propria, era però molto specifico. Tra gli abitanti di Villa Mikawa uno spadaccino c'era, ed era proprio il Mikawa. La giovane si soffermò davanti al supporto vuoto dove stava adagiata Mumei quando Diogene era in casa. Chi meglio di lui avrebbe potuto spiegarle come impugnare la lama che le aveva affidato?

    Quel pensiero ne richiamò un altro, e poi un altro ancora, finché l'idea prese forma. Se non poteva contare sul Kokage, forse poteva rivolgersi al Mizukage. Kensei le aveva permesso di tenere la spada, originariamente forgiata per i genin più promettenti del Villaggio della Nebbia, come segno di collaborazione con il Suono. Inoltre apparteneva al clan Kenkichi, che condivideva il dono del sangue e lo sfruttava proprio attraverso le spade. Più ci pensava, più le sembrava una decisione sensata. Tempo un'ora ed era pronta per partire.


    Kirigakure no Sato, cinque giorni prima

    Il viaggio era stato piacevole, e per una volta se l'era presa comoda, fermandosi di tanto in tanto a visitare luoghi che non aveva mai visto, pressata com'era di solito dall'urgenza di raggiungere il luogo della missione. Al Villaggio delle Sorgenti Termali di dedicò un pomeriggio di relax, provando diversi tipi di onsen e uscendone rigenerata e di buon umore. Una volta raggiunta la costa non ci mise molto a trovare una nave mercantile carica di merci pronta a ripartire alla volta dell'arcipelago della Nebbia. Per il capitano una ragazzina in più a bordo non faceva assolutamente la differenza e la mattina successiva erano già in vista dei bastioni del Villaggio nascosto. A quel punto la fortuna che l'aveva accompagnata fino ad allora l'abbandonò completamente.

    Aveva fatto affidamento di ricevere un'accoglienza simile a quella riservatele durante la sua ultima visita, quando era giunta lì al seguito del Kokage. Certo, magari non proprio uguale, con la pompa magna e il banchetto, ma per lo meno amichevole. Invece le guardie del molo non fecero altro che squadrare con sospetto quella giovane otese che si era presentata alle loro porte come se nulla fosse. Harumi aveva chiesto che fosse avvertito il Mizukage, o per lo meno Youshi, che iniziava a farsi strada tra le gerarchie del villaggio dopo la promozione a chunin. Fu ignorata e lasciata ad attendere in piedi, senza neanche un bicchiere di té, non si sa bene cosa. Quando ormai iniziava a perdere la speranza, il cancello si aprì.

    La giovane jinchuuriki riuscì a parlare con il Mizukage per ben due minuti. A quanto pareva questioni urgenti richiedevano la sua attenzione a Genosha e avrebbe portato Youshi con lui. In qualche modo, nonostante la maschera e il tono freddo, sembrò apprezzare la scelta della ragazza di rivolgersi a lui come un riconoscimento alle due doti. Tuttavia quel bagliore scomparve nell'istante stesso in cui la invitò a tornare a casa e a mandare una lettera la prossima volta, in modo che potessero organizzarsi meglio. E così, abbattuta, fu costretta a fare dietro front. Però non si era ancora arresa e approfittò della lunga traversata per mettere a punto il suo piano B.


    Amegakure no Sato, due giorni prima

    Sebbene se lo domandasse ogni volta, non aveva ancora trovato una risposta. Perché ad Ame pioveva sempre? Una maledizione? Un antico rituale ninja? La geografia del terreno che tratteneva le nuvole? Mistero. Infiltrarsi nel Villaggio nascosto, quando si hanno i contatti giusti, è incredibilmente semplice. Eiatsu le aveva insegnato che fili tirare, a chi lasciare la bustarella e qual era il dolce preferito della moglie del funzionario di turno. Per fortuna che il Mikawa non aveva intenzioni ostili e i suoi sottoposti tenevano sempre un basso profilo, altrimenti diverse teste sarebbero saltate tra i ranghi della Pioggia. Coperta da un impermeabile enorme, Harumi si fece strada tra le calli intricate, cercando di ricordare dove doveva svoltare. Alla fine la locanda comparve di fronte a lei.

    Tendora le aveva portato subito una bevanda calda per aiutarla a riscaldarsi e un asciugamano per i capelli, forse per solidarietà femminile o istinto materno, ma non poté dedicarle molto tempo presa com'era dai suoi doveri. Le promise tuttavia che avrebbe avvisato il proprietario non appena possibile. Ru Wai era il fabbro di fiducia del Mikawa, ma ad Harumi era giunta voce che fosse anche un esperto combattente e oltre a forgiarle brandisse le sue armi in battaglia con pochi eguali. Magari non sarebbe stato specializzato nelle spade, ma di certo aveva molto da imparare da lui. Ammesso che si fosse mai fatto vivo. Fuori dalla finestra la pioggia continuava a cadere incessante, e non sarebbe potuto essere diversamente. La ragazza stava iniziando a ponderare cosa ordinare per cena, quando finalmente dal retrobottega scorse la chioma splendente dell'uomo. Doveva avere all'incirca la stessa età di Diogene, ma di certo gli anni con lui erano stati molto più clementi.

    Gli fece l'onore di condividere un frugale pasto con lei, ma a giudicare dagli sguardi che lanciava continuamente alla porta era chiaro che attendesse qualcuno da un momento all'altro. Si informò di come se la passassero a Oto, mettendosi a ridere quando Harumi si finse imbronciata per le continue assenze del kokage. Non appena la jinchuuriki arrivò al nocciolo della questione alzò la mano davanti a lei, interrompendola. Aveva degli affari che stavano per andare in porto e si sarebbe dovuto allontanare per un poco. Quasi l'avesse evocato, al loro fianco sarebbe comparso inudito Janki, che annuì in segno di conferma. La ragazzina si lasciò sprofondare sulla sedia per lo sconforto mentre il suricata con la benda sull'occhio faceva il suo rapporto. L'uomo in tutta risposta balzò in piedi ed indossò il suo mantello, salutandola con un sorriso smagliante e si volatilizzò nella notte. L'animale si grattò la pelliccia ispida dietro la testa e fece per seguirlo, ma un istante dopo tornò sui suoi passi e lasciò sul tavolo una busta. Ammiccò alla ragazza con l'occhio buono e corse dietro a Ru Wai.


    Sunagakure no Sato, oggi

    Harumi si era quasi persa nel deserto, ma era riuscita ad arrivare appena in tempo. La lettera che il suricata le aveva allungato conteneva un invito per un non meglio specificato torneo di spada. L'autore aveva lusingato il fabbro, a cui era originariamente diretta, con la promessa di un lauto premio e la possibilità di confrontarsi con avversari da ogni luogo. A giudicare dal tono confidenziale, nonostante non fosse firmata i due dovevano conoscersi bene. Dentro la busta poi c'era anche un sottile biglietto d'oro con tanto di istruzioni sul da farsi. Con estrema circospezione la giovane aprì la porta del bagno, trovandolo deserto. Una volta lì iniziò ad avere dei ripensamenti sull'intera faccenda, ma era ormai troppo tardi. La porta si stava aprendo.

    L'uomo con la maschera da maiale non le ispirava una grande fiducia. Inoltre, per qualche strano motivo, aveva l'impressione di averlo già visto, o meglio di averne già sentito la voce, molto tempo prima, ma per quanto si sforzasse non riusciva a farsi venire in mente dove. In ogni caso le regole non erano poi così complicate e non temeva di sparire nel nulla. Si era premunita di mandare una lettera ad Eiatsu avvisandolo della sua breve vacanza, ma se non si fosse fatta viva sapevano dove cercarla. Si preparò seguendo le sue istruzioni, dopo aver ottenuto con un'occhiataccia che lasciasse la stanza ovviamente. La maschera richiamava, ironicamente, un gatto, e ne celava completamente l'identità. Di certo chiunque avesse organizzato quella farsa ci aveva messa impegno.

    L'unico motivo per cui Harumi si trovava in quel luogo, che definire sospetto era un eufemismo, era per poter imparare l'arte della spada direttamente dai migliori. Le era sembrato di capire che teoricamente solo persone molto dotate o con un incredibile potenziale erano state invitate a partecipare. In questo lei era un'eccezione, essendosi imbucata scambiandosi di posto con il destinatario originale del biglietto, ma non sembravano essersene accorti fino a quel momento e la kunoichi si augurava che la fortuna continuasse ad assisterla. Di certo vedere da vicino nuovi stili di combattimento le avrebbe giovato, e già poteva immaginare Eiatsu lodarla per la sua iniziativa. Ammesso che tornasse a casa incolume e non combinasse qualche disastro, nel qual caso avrebbe fatto meglio a non presentarsi a Villa Mikawa finché non si fosse calmato.

    Io sono pronta! ~nya!


  8. .

    Il legno della vita


    7

    Erano delle persone orribili. Tutte loro. Passasse mentire ad Ukoi, ma illudere la ragazza poco più giovane di lei che i suoi cari potessero essere ancora vivi era troppo crudele. E tuttavia Harumi tacque. La missione lo richiedeva, almeno nel caso del falegname. Per Kiko invece il motivo era diverso. L'otese aveva deciso di non negare quanto detto dai compagni per compassione. Quel dolore sarebbe stato troppo devastante per una persona così fragile come pareva essere la sopravvissuta. Kiko era diversa da lei. Non aveva subito fin da giovanissima esperienze traumatiche tali da renderla insensibile verso qualsiasi tipo di sofferenza, fosse fisica o mentale, completamente disinteressata perfino della propria sopravvivenza. Nonostante la giovane avesse trovato finalmente un posto da chiamare casa e delle persone che poteva considerare la sua famiglia, i suoi sentimenti rimanevano intorpiditi quando si parlava di lutto. Perciò preferì non prendere parte a quella recita, né si fece avanti per consolarla. Le mancavano le parole adatte e temeva di peggiorare la situazione.

    In disparte rispetto al resto del gruppo che accerchiava la sopravvissuta, Harumi e Masayoshi scambiarono poche parole e molti sguardi. Dopo una prima risposta, la ragazza inclinò lievemente il capo in attesa che il sunese dicesse qualcosa, ma lui si limitò a fissarla pensieroso. La portatrice dei Due Code a sua volta studiò il volto del ragazzo. I capelli di due colori distinti svettavano su tutto il resto, ma la giovane non li trovava poi così strani. Lei stessa da quando aveva rilasciato il potere del Nibi aveva ciocche argentee mescolate alla sua chioma corvina, solamente che le tingeva su indicazione di Matsumoto. Ad attrarla erano invece gli occhi dello shinobi, che non avrebbero sfigurato su un gatto con il loro verde brillante. Ma forse non era solo quello. Non lo vedeva, ma aveva la sensazione che qualcosa si muovesse dentro l'oscurità delle pupille, un'ombra più scura del nero assoluto. O magari era solo suggestionata dalla situazione in cui si trovavano, con tutti i sensi tesi all'estremo.

    Si riscosse di soprassalto quando lo shinobi si schiarì la voce. A quanto pare erano entrambi strani. Harumi accennò una risatina imbarazzata, ma la soffocò per non mancare di rispetto al lutto di Kiko. Fu Masayoshi a riprendere il filo della conversazione, ponendo alla ragazza una domanda non del tutto inattesa. Il ninja della Sabbia avrebbe visto l'espressione sul viso della kunoichi farsi più affilata, felina, sebbene continuasse a sorridere. Gli occhi guizzarono per un istante in direzione della loro autoproclamata caposquadra senza tuttavia che la testa si muovesse. Verificato che Hebiko fosse fuori portata d'orecchio l'otese incrociò le braccia sotto il petto generoso, facendolo involontariamente risaltare, e si avvicinò al ragazzo di qualche passo per potergli parlare a bassa voce.

    Non è qui per proteggere me. Lo fa per il Villaggio, immagino. Non si fida che sia in grado di cavarmela da sola. Eppure il Kokage la pensa diversamente... Ma tu non devi preoccuparti, Masayoshi-kun, non hai niente da temere... Finché fai il bravo.

    Il discorso, abbastanza cupo all'inizio, terminò con un tono allegro, palesemente scherzoso sia nella voce che nell'aspetto. Un largo sorriso aveva accompagnato la battuta finale e la ragazza sembrava essersi rilassata, né proveniva nessuna sensazione di pericolo dal suo esile corpo. Rimaneva il mistero delle parole della Vipera, ma se il giovane non avesse fatto domande più puntuali o fossero stati costretti a rivelare i loro poteri per far fronte a qualche minaccia difficilmente avrebbe fatto progressi. Nel frattempo Matatabi sonnecchiava tranquillo, fedele fino in fondo alla sua natura di demone gatto.


    Tornati sui loro passi per seguire le tracce, di fianco alla fossa comune Harumi gettò un ultimo sguardo alla montagna di corpi che l'intervento del falegname aveva risparmiato dalle fiamme. Non provava nessuna tristezza per loro. D'altro canto se ne erano andati oltre abbandonando quella valle di lacrime, a voler essere ottimisti. Semmai compativa i vivi che avrebbero dovuto continuare a lottare e a cui era stato aggiunto un nuovo fardello con quella tetra perdita. L'aver trascorso gli ultimi anni a fianco dell'eliminatore del Suono aveva reso flebile in lei la già sottile distinzione tra i due lati del velo. Però finalmente poteva capire la sofferenza di chi rimaneva indietro, ora che aveva trovato qualcuno che desiderava proteggere. Se appena arriva a Oto era pronta a gettare la sua vita, convinta che non avesse né valore né significato, adesso aveva un motivo per cui sopravvivere aveva un senso.

    Grazie alla loro guida, e al fatto che il gruppo che stavano seguendo non aveva fatto nulla per celare il loro passaggio, avanzarono rapidamente nell'intricata foresta. Probabilmente non erano consapevoli che qualcuno stesse seguendo le loro tracce. Avevano ripulito l'insediamento, nonostante li fosse fuggita una persona, e loro erano un elemento estraneo, imprevisto. Certo, fare affidamento su quel pensiero sarebbe stata una leggerezza intollerabile per qualunque ninja degno di quel nome, perciò proseguirono con la massima prudenza, occhi attenti ad ogni ombra e orecchi tesi ad ogni suono sospetto nel folto degli alberi.

    Harumi ebbe però anche di riflettere su quanto aveva udito da Kiko e dalle informazioni ottenute dall'interrogatorio dei compagni. Il vantaggio di essere in un gruppo numeroso stava anche nel privilegio di poter apprendere molto senza aprir bocca. Il loro nemico, perché tale andava considerato, era una figura bizzarra, ma dal potere tangibile. La mente della ragazzina non poté che correre alla riunione, dove era stata mostrata loro la potenzialità del legno vivo. Che anche l'ombrello fosse stato ottenuto con lo stesso materiale? Che fosse in grado di trasmettere o amplificare un'abilità legata al fuoco...o al sangue? Non poteva dirlo con solo gli elementi che aveva a disposizione. E i prigionieri, sempre basandosi sulle parole di Kiko, stavano obbedendo dietro ricatto o sotto qualche forma di costrizione mentale? Centrava qualcosa con il rischio che si dimenticassero della loro missione? La giovane non riusciva ad unire i puntini e questo la rendeva ansiosa. Ukitake ad ogni loro lezione insisteva che la conoscenza permetteva di vincere le battaglie prima ancora di combatterle, ma lei in quel momento si sentiva tremendamente ignorante.

    Giunsero infine in vista del secondo cerchio, come l'aveva definito il falegname. La divisione in squadre venne decisa dalla Vipera, ma Harumi non aveva nulla da ridire, a parte la sua insistenza a farsi accompagnare da Masayoshi, che a lei non sembrava particolarmente versato per la ricognizione. Aveva come l'impressione che desiderasse tenerlo costantemente sott'occhio, ma le sfuggiva il motivo. Tuttavia non espresse i suoi dubbi, limitandosi ad augurare loro buona fortuna.

    Masayoshi-kun, Youshi-kun, fate attenzione per favore, e se avete bisogno di aiuto non esitate a chiamarci. Noi faremo la guardia qui intanto.

    Avrebbe atteso che si allontanassero un poco, poi avrebbe sistemato in mezzo agli zaini Kiko e, unite le dita a formare alcuni sigilli magici [Tecnica]. Quattro copie illusorie si disposero intorno l'accampamento, formando un perimetro a una decina di metri dal centro. Non potevano fare molto, ma avrebbero attirato l'attenzione di eventuali aggressori che per raggiungerli avrebbero dovuto superarle, facendole svanire e rivelando così la loro posizione. O almeno quella era l'idea nella testa della jinchuuriki, la quale sperava vivamente di non averne bisogno. Per ogni buon conto lei sarebbe rimasta a fianco della ragazzina, con i sensi tesi a captare ogni possibile minaccia, come l'improvviso zittirsi della fauna selvatica ad esempio [Abilità]. Nella speranza di non udire grida provenire dal villaggio. O ancora l'odore di morte.

  9. .

    Il lago del mistero


    Post 7 ~ Ricerche

    La notte era passata senza che le speranze del Senju trovassero compimento. Di malumore forse anche per quel motivo, oltre la veglia condivisa col clone, Yato si rivelò particolarmente pungente non appena il duo della Foglia fu lontano dal loro anfitrione. Shin sospirò, più profondamente del solito. Sebbene avesse tentato di dissimularlo con uno sbadiglio, al compagno non dovette sfuggire quanto fosse scocciato per quelle continue frecciatine. Nessuna sorpresa quindi per la risposta a tono che ne seguì.

    E di solito tu sei più bravo a fare amicizia. C'è un motivo, ovviamente. Ma se non ci arrivi da solo è tempo sprecato tentare di spiegartelo. Magari quando sarai più grande ne riparliamo, ok?

    Come suo solito il Kinryu se l'era cavata con una battuta di scarsa levatura, ma credibile come ripicca. Per fortuna al molo trovarono la coppia di Yotsuki ad attenderli ed ogni ulteriore replica di Yato non avrebbe trovato spazio. Tuttavia il neo chunin non era l'unico ad essersi svegliato con il piede storto e Zoruto sembrava ancora meno comprensivo. Per l'opposizione del compagno di Konoha alla fine il giovane si trovò ad esporre quella teoria che prima si era rifiutato di spiegare proprio al Senju rompiscatole.

    Quel Pagliaccio è l'artefice della corte di Kusa, non un esibizionista qualsiasi. Io ritengo che i vantaggi nel curarlo siano maggiori dei demeriti. Innanzitutto, non credo che saremmo comunque in grado di rimetterlo a nuovo, ma sarà sufficiente a dimostrare la nostra buona volontà. Non sappiamo per quale motivo lui o il suo amico si trovino qui, e questo mi infastidisce, ma di certo non lo scopriremo mostrandoci ostili, anzi. Se invece collaborassimo, o fingessimo di farlo, potremo osservarlo più da vicino suscitando meno sospetti. Fino ad ora è il nostro unico appiglio e ritengo sia meglio tenercelo buono. Inoltre se il tipo che stava cercando è abbastanza forte da poterlo ridurre in quel modo ci servirà la sua conoscenza del bersaglio se decidessimo di recarci alla Villa. Infine possiamo sempre usarlo come diversivo se le cose si mettono male, ma deve essere almeno in grado di camminare per seguirci. Altre domande?

    Con quella che era chiaramente una domanda retorica chiuse la sua filippica. I presenti avrebbero avuto poco tempo per esporre le loro remore perché ad un certo punto uno dei kiriani si sarebbe fatto vivo. E proprio il fatto che fosse da solo sarebbe stata la prima cosa a saltare all'occhio. Anche se già il fatto che fosse tutto intero era qualcosa su cui Shin personalmente non avrebbe scommesso molto. Le informazioni riportate furono molto illuminanti, soprattutto perché combaciavano da una parte con quanto aveva raccontato loro la Liberalità e dall'altra con i nome carpiti da Kato.

    Quando Yato propose di affrontare il nemico alla villa Shin ebbe un tremito. Sei contro uno? Neanche in dieci contro uno avrebbero avuto una speranza. Prima che fosse costretto ad intervenire inventando una scusa, come il fatto di dover consultare il Pagliaccio a riguardo, fortunatamente Zoruto lo zittì con un'altra uscita delle sue. Sebbene grato, il giovane iniziava a credere che lo Yotsuki fosse un piantagrane ben peggiore del Senju e ogni volta che lo sentiva parlare gli prudevano le mani pur non essendo parte in causa. Così quando, dopo aver atteso inutilmente il ritorno del Maestro, il jonin decise di andarsene per i fatti suoi, ne fu segretamente sollevato.

    Anzi, la sua improvvisa uscita di scena diede un'idea allo shinobi di Konoha, che la formulò nel poco tempo disponibile prima che l'energumeno scomparisse alla vista.

    Probabilmente sta andando a sbronzarsi in qualche bettola, ma da quando siamo arrivati quel tizio ha avuto un comportamento sospetto per quanto mi riguarda e si è rivelato utile come della sabbia a Suna. Forse ci nasconde qualcosa...

    Avrebbe atteso un istante, il tempo che il dubbio si insidiasse nei presenti. Spostò lo sguardo su Kato, alla ricerca di una sponda, poi su Etsuko ed infine su Yato. E proprio rivolgendosi a lui avrebbe chiuso il discorso.

    Ieri mentre seguivamo il samurai hai detto che saresti stato in grado di pedinarlo senza farti scoprire. Credo che dovremmo tenere d'occhio Zoruto, ma tu sei l'unico che può riuscirci tra noi. Yato, potresti assicurarti che non sia un pericolo per la missione?

    Blandì il collega con null'altro che la verità, senza usare un finto tono mellifluo, ma un crudo realismo. D'altro canto se fosse riuscito a togliersi dai piedi il Senju lo stesso Kinryu avrebbe potuto agire in modo più libero, condividendo con l'amico del Suono una parte delle notizie non irrilevante che fino a quel momento aveva taciuto. Certo, rimaneva sempre Etsuko, ma fino a quel momento si era dimostrato decisamente meno interessato a far loro le pulci su qualsiasi cosa. In qualche modo poteva collaborare, o almeno sperava.

    Se Yato avesse colto il suggerimento e si fosse messo all'inseguimento dello Yotsuki ribelle, Shin si sarebbe finalmente seduto, quasi svuotato dalla tensione. Lasciato trascorrere mezzo minuto si riprese e si voltò per osservare il centro del lago e poi alzò lo sguardo verso il sole che iniziava a raggiungere la sommità del suo percorso nel cielo. Per colpa della scomparsa del corvo avevano perso diverso tempo, ma non era ancora troppo tardi. Se le creature lasciavano il fondale solo con il coprifuoco, quindi al tramonto, potevano rimandare l'esplorazione della loro tana almeno fino alle due, nelle stime più ottimistiche del Kinryu. In effetti c'era qualcosa di cui avrebbe preferito occuparsi prima.

    Etsuko-san, scusa se torno sull'argomento, ma hai avuto modo di vedere bene la persona posseduta alla villa? Potresti descrivercela per favore?

    Shin avrebbe annuito alle parole del kiriano, fissando l'amico per vedere se aveva compreso di chi si trattasse dagli indizi che aveva sparso fino a quel momento. In ogni caso gli avrebbe tolto l'ultimo dubbio con una battuta sibillina, ma chiarificatrice per chi conoscesse il personaggio.

    Un lupo sguaiato insomma... Certo che il Pagliaccio deve averne di coraggio per essere suo compagno. Da quello che ci hai raccontato non mi sentirei sicuro di affrontarlo in questo momento, contando che non sappiamo ancora né di cosa sia vittima né come liberarlo. Penso che ci convenga lasciarlo confinato nella villa al momento. Se riesce ad uscire...

    Il giovane non concluse la frase, ma era chiaro che si aspettava il peggio. Qualcosa del livello da dover costringere i cartografi a cancellare quel ridente borgo di pescatori dalle mappe per intendersi. Tuttavia ciò li fece sovvenire un'altra informazione che sia lui che Yato avevano omesso di riportare.

    Ah dimenticavo, oltre all'uomo nella villa il nostro nuovo amico variopinto ha nominato anche un'altra persona.

    Avrebbe riportato il più fedelmente possibile il dialogo avuto la sera prima, sia per quanto verteva l'aspetto del terzo elemento sia per la sua possibile posizione, se c'era da dar credito alla pronta risposta fornita dal Pagliaccio alla domanda insidiosa del Senju.

    Tornando a noi, un discorso simile a quello della villa vale per il tempio sotto il lago. Sembrerebbe il fulcro del rituale, ma anche ammesso che non trovassimo resistenza, il che già di per sé è abbastanza improbabile, qualcuno di voi ha idea di come fermarlo? Distruggere le statue potrebbe aiutare secondo te Etsuko-san?

    Il Kinryu non poté che domandarsi, ancora una volta, perché ci fosse sempre qualche strano rituale in mezzo. A Città di Pietra se l'erano cavata per il rotto della cuffia, ma avevano investigato decisamente più a fondo di quanto non avessero fatto fino a quel momento lì. Decisamente mancavano loro dei pezzi per risolvere quell'enigma. Alcuni probabilmente li avrebbero trovati sul fondale, ma stavano dimenticando la parte più importante.

    Quel samurai... Non credo sia qui per caso. La spada che porta al fianco è tutto fuorché una banale katana.

    Che Yato fosse stato ancora in mezzo a loro oppure no avrebbe comunque soggiunto, dopo una pausa ben studiata, il motivo di quell'affermazione tardiva a mo' di giustificazione.

    Ci ho messo un po' per farmelo venire in mente perché lo vista solo per un istante, ma credo che sia stata forgiata dallo stesso artefice della mia. Quindi se lo affrontate cercate di disarmarlo il prima possibile, è pericolosa.

    Non avrebbe aggiunto altro per il momento, anche perché non sapeva veramente cosa potesse fare, ma lo sguardo serio nei suoi occhi era piuttosto convincente.

    Mitsuhide Akechi potrebbe essere il Portatore che hai nominato, ma ritengo più probabile che sia invece un suo sottoposto, forse una specie di guardia del corpo o tuttofare. Potremmo non avere ancora incrociato le strade con il vero responsabile di tutto ciò. E se dobbiamo farlo, sarà meglio affrontarlo lontano dal tempio sommerso dove ha preparato chi sa quali trappole. Questo ci riporta però ad un'altra questione: come troviamo il samurai?

    Quello sarebbe stato un buon momento per Etsuko di menzionare il potere secondario dei suoi occhi diabolici, ma non per questo meno utile. O per lo meno di fare presente al gruppo di avere doti da sensitivo. Shin non avrebbe trovato nulla da ridire su eventuali proposte da parte del kiriano, mancando di alternative. Anzi, l'avrebbe spronato a dare un'occhiata alla sua lama se poteva essere utile come traccia per quella dell'uomo che stavano cercando.

    Direi che abbiamo un piano allora, o per lo meno dei compiti da svolgere. Io scorterò Etsuko-san e lo proteggerò mentre usa le sue doti, tu intanto Kato potresti battere la zona con i tuoi cloni. Potremmo allestire una battuta di pesca, con le tue copie a fare da rete per spingerlo verso di noi, o per controllare i confini del villaggio. Se non salta fuori niente ci sposteremo sui dintorni. Ah e visto che ci sei è meglio se ci portiamo avanti, inizia a vedere in giro se saltano fuori dei respiratori per tutti. Volenti o nolenti temo che un tuffo ci toccherà farlo prima o poi.


  10. .

    Il lago del mistero


    Post 6 ~ Liberalità

    Lo sguardo del giovane si spostò dal Senju al Pagliaccio, mentre questi descrivevano la mirabolante Corte di Kusa. Il compagno sembrava conoscerla piuttosto bene, tanto che gli venne da chiedersi se vi fosse effettivamente stato. Quanto all'Hayate, perché tale era oltre ogni ragionevole dubbio, il suo rango lo poneva in qualche modo alla pari con il suo obiettivo, il più terribile avversario che avesse mai affrontato e al contempo una possibile fonte del potere che tanto cercava. Peccato solo che nel frattempo questi fosse impazzito.

    Sembra un luogo piuttosto interessante, mi piacerebbe ricevere uno di quegli inviti prima o poi. Non si sa mai nella vita quando qualcosa può tornare utile. Ma restiamo concentrati sulla situazione attuale...

    L'aveva buttata lì, un po' per stuzzicare Yato, un po' per studiare la reazione del Pagliaccio. Quale che fosse il risultato avrebbe proseguito con la raccolta di informazioni, cercando di fare il punto. Le notizie più interessanti sembravano vertere sul fantomatico samurai. Uso asseriva che mentiva sul motivo per cui si trovava lì, e ciò che portava con sé, sempre a fidarsi della Menzogna, né sarebbe stata una prova. La storia raccontata dalla Liberalità coincideva, per quanto non aiutasse in verità a dipanare le tenebre sul misterioso figuro. Ripensando al loro incontro, gli tornò in mente una frase pronunciata dall'uomo.

    Mitsuhide ha detto che stavate cercando un vostro amico o contatto, l'avete più trovato?

    Quanto ai rinforzi di cui parlava, si trattava senza dubbio di altri Hayate, perciò decise di evitare di sottolineare la cosa in modo che il suo compagno di Konoha non vi prestasse attenzione. Alla fine non avevano scoperto nulla, ma per lo meno avevano un indiziato. Una terza parte stava agendo dietro le quinte per i kami solo sapevano cosa. Restava da capire se erano i responsabili della situazione, oppure ne erano stati attratti come era successo a loro. Dovevano riunirsi agli altri prima di prendere iniziative, nella speranza che avessero raccolto altri pezzi del puzzle. E che fossero ancora vivi ovviamente.

    [...]

    Il rendez-vous avvenne senza troppi intoppi. Pensò Yato a sincerarsi dell'identità di quelli che sembravano Kato e il suo becero compagno di clan. Etsuko arrivò in ritardo, ma sembrava tutto intero, cosa che lasciò incredulo, ma anche sollevato, il Kinryu. Considerando l'avversario che aveva, presumibilmente, avuto davanti non era cosa da poco. Il giovane guardò brevemente l'amico, ma c'erano troppe orecchie indiscrete all'intorno, perciò pesò le parole con cura.

    Ben ritrovati. Permettetemi di mettervi al corrente di quanto abbiamo appreso. Innanzitutto, ci sono almeno tre gruppi attivi in città. Oltre a noi, abbiamo incontrato un...Pagliaccio, e no non è una presa in giro. Quando lo vedrete capirete cosa intendo. In ogni caso stava indagando sulle creature che compaiono la notte e potrebbe offrirci supporto, solo che è ferito. A questo proposito Kato, se non ricordo male una delle tue evocazioni ha delle arti curative, perciò ti chiederei di inviarla da lui.

    Avrebbe combattuto le eventuali resistente ed atteso che la creatura fosse convocata prima di spiegare brevemente dove trovarlo. Quindi continuò, riprendendo da dove si era interrotto.

    C'è poi un samurai dall'aria sospetta, che risponde al nome di Mitsuhide Akechi. Ci abbiamo parlato, ma non si è dimostrato altrettanto collaborativo come il Pagliaccio e ha fatto perdere le sue tracce subito dopo. A quanto pare ha visitato il lago con la sua barca ieri, ma non escludiamo l'abbia fatto anche nei giorni precedenti.

    Se fosse stata visibile dalla loro posizione avrebbe indicato l'imbarcazione, altrimenti l'avrebbe descritta così come avrebbe fatto un quadro il più possibile dettagliato dell'uomo.

    Prendete la mia supposizione con le pinze, ma potrebbe trattarsi di un abile spadaccino in cerca di vendetta. Forse si trova qui perché spera di trovare qualcosa in grado di aiutarlo. E questo ci porta al luogo di fronte a cui ci troviamo. Se abbiamo un possibile colpevole, abbiamo anche una possibile scena del crimine. Al centro del lago c'è sicuramente qualcosa, il problema è: come raggiungiamo il fondale?

    Avrebbe spostato lo sguardo squadrando i presenti. Magari il kiriano, più affine all'acqua aveva qualche idea. O forse i pescatori locali potevano metter loro a disposizione strumenti per l'immersione. La fotografia appena intellegibile procurata loro dal tengu non faceva che rafforzare la sensazione che non potevano esimersi dall'andare a dare un'occhiata, per quanto non sembrasse un'idea particolarmente allettante. Per ora le opzioni erano due, arrischiarsi in una gita dagli scarsi margini di successo o cercare di rintracciare un uomo in grado di volatilizzarsi appena distoglievano lo sguardo. Ma forse quanto stava per dire Etsuko avrebbe cambiato le carte in tavola.


  11. .

    Proposte


    Post 3

    Kensei Hito era il peggior genere di illuso: quello convinto di essere dalla parte del giusto. Il Kinryu sorrise lievemente mentre udiva le parole del kage della Nebbia. Potevano capirsi e trovare un punto d'accordo. Essersi vicendevolmente utili e, perché no, perfino amichevoli. Ma la loro visione sul mondo non sarebbe mai stata uguale. L'illuminazione che aveva raggiunto Shin non era stata concessa all'Inquisitore.

    Giusto e sbagliato non esistevano. Non potevano esistere. La natura umana non era niente più che un caotico guazzabuglio di emozioni primordiali ricoperte da una patina di civilizzate bugie. La moralità di cui lo spadaccino si faceva araldo non era nulla di più che una semplice convenzione, un prisma dalle infinite facce. Bastava ruotarlo appena per avere una prospettiva completamente capovolta, uguale e contraria.

    Sebbene lo spadaccino di Kiri avesse già preso la sua decisione e quella conversazione fosse nella sua testa una mera comunicazione di cortesia, sembrava in vena di conversare e il giovane della Foglia fece ciò che gli riusciva meglio, seguì il flusso, assecondandolo e deviando gli ostacoli senza prenderli di petto, ma sfiorandoli appena.

    Non è poi così male, una volta che ci prendi la mano. Per quanto non lo nego sia piuttosto gravosa da brandire. E poi non ho trovato di meglio al momento, quindi mi adeguo.

    Una stoccata, per la verità piuttosto lieve e vaga, al motivo per cui era costretto a quel ripiego, ben presente ad entrambi. Rimasto confinato nel Villaggio, la questione era rimasta irrisolta, ma involontariamente il Mizukage gli aveva aperto una porta offrendogli una finestra nella quale agire.

    Il chunin lasciò correre la frecciatina sulla sua presunta ignoranza. Sapeva bene chi fosse Miyamoto Musashi, ma l'aveva ritenuto uno scherzo da parte del mittente della lettera, uno pseudonimo scelto per celare la propria identità dietro quella del più famoso spadaccino del passato. Ed in effetti era proprio così, ma non serviva controbattere. Poteva lasciare i giudizi di valore al kiriano. Tuttavia il giovane si sentì in dovere di replicare all'affondo successivo. Quell'uomo era convinto di averlo capito, e poteva anche essere vero in parte, ma non lo conosceva.

    La tua metafora è calzante, ma non credo sia del tutto esatta. Anzi, mi permetto di rubartela e rovesciarla. Ciò che io sono non è che un fodero vuoto necessitante di essere riempito. Ho la forma, ma mi difetta la sostanza. Mi manca la forza.

    Il Kinryu chiuse una mano davanti a sé, quasi ad afferrare qualcosa che solo lui poteva vedere. Alzato lo sguardo su Kensei sorrise mestamente, scuotendo la testa.

    O forse stiamo parlando della stessa cosa, chiamandola con due nomi diversi. Il linguaggio è uno strumento terribilmente potente quanto imperfetto. Ma in qualche modo sembra che riusciamo ad intenderci.

    Alzò ancora la mano e offrì il sacrificio richiesto senza esitare. Sopportò il miserabile dolore che provò mentre la lama apriva un solco rosso nella sua pelle. Non era nulla rispetto a quanto aveva subito allora.

    Il mio sangue, per lavare i peccati del mondo...

    Se Kensei avesse chiesto spiegazioni per quelle parole incomprensibili, sussurrate a voce talmente bassa da essere sommerse dalla brezza e rese intellegibili, Shin avrebbe scosso ancora la testa. Neppure lui sapeva cosa volessero dire, né perché le avesse pronunciate.

    Ricordati che il mio sangue ha un prezzo, ed è quello della tua promessa.

    E se non fosse stata rispettata, gli interessi sarebbero stati letteralmente dissanguanti.

  12. .

    il trono vuoto


    5

    Harumi torse le labbra per il dolore, ma non lasciò andare nessun suono. Un atteggiamento stoico, difficile dire se derivato dall'orgoglio per la sua adozione o dal suo passato atroce che l'aveva lasciata sorda a sofferenze di poco conto. Inoltre la giovane sapeva di poter fare affidamento sul potere del demone gatto. Mentre ancora Akira armeggiava con le bende, dimostrando una palese scarsa dimestichezza, le sue straordinarie capacità rigenerative erano all'opera ed il sangue aveva smesso di scendere, anche se probabilmente il kiriano non se n'era accorto.

    L'uomo aveva risposto alla sua domanda senza un briciolo di esitazione, strappando un sorriso alla ragazza da tanto era serio il suo cipiglio. Doveva essere veramente sicuro di sé. Oppure molto borioso. La kunoichi tuttavia allontanò quella seconda opzione. Non lo conosceva, ma a pelle sentiva di potersi fidare. D'altro canto se non fosse stato per lui sarebbe stata ancora vittima di quell'illusione maledetta. Si avvicinò a lui e lo prese sottobraccio. Per il breve istante in cui rimase appoggiata Akira avrebbe percepito un'opprimente morbidezza contro il corpo.

    Allora è assunto come guardia del corpo, Akira-san. Mi affido a lei!

    L'Hozuki era molto ciarliero, e per tutto il percorso verso la Villa non smise di interrogare la giovane otese, che fece del suo meglio per soddisfarne la curiosità.

    Sì, faccio anch'io parte della famiglia... No, siamo in molti! Il Kokage ha molti seguaci che abitano nella magione... In che senso troppo vecchio?

    Mentre cercava di decifrare quell'ultimo quesito, troppo ambiguo per la sua innocente mente, raggiunsero il limitare dell'aria d'influenza del rituale che l'aveva fatta cadere vittima del terribile genjutsu. Solo la prontezza di spirito del suo accompagnatore impedì che gli sforzi compiuti fino a quel momento si rivelassero vani e che la ragazza tornasse a vagare tra i boschi convinta che tutto andasse bene. Akira la fece oscillare con forza, facendo sobbalzare visibilmente i doni che aveva ricevuto da madre natura.

    Akira-san ci sono, può smetterla di scuotermi... Per fortuna che ero con lei, altrimenti sarei ripiombata in quell'incubo! Ho fatto proprio bene a portarla con me!

    Alcuni minuti dopo, quella sua certezza vacillò. Pezzi di rampicanti, uniti a frammenti di mattoni, schegge di marmo e un gran polverone, si levarono nel cielo insieme al boato dei colpi. Il kiriano stava demolendo una parete della Villa! Dimenticandosi per un istante del pericolo costituito dal jutsu sconosciuto, Harumi fece un paio di passi in avanti, ma si fermò subito dopo maledicendosi della sua distrazione. Chiuse gli occhi, ma non si ripresentò alcuna ricaduta. Il sollievo durò però poco, perché dovette correre a brancare il braccio dello spadaccino prima che arrivasse alle fondamenta.

    Akira-san si fermi un momento! Vede, la tecnica è spezzata! Ha fatto un buon lavoro, ma ora si calmi!

    Il tono della fanciulla era conciliante, ma le unghie piantate nel braccio dell'uomo davano tutta un'altra impressione. Anche se considerando lo stato di furia in cui si trovava e la differenza di forza tra i due, probabilmente non se ne sarebbe neppure reso conto. Però era vero che grazie al suo intervento finalmente poteva rimettere piede a casa. Anche se lo spettacolo che le si presentava davanti era piuttosto desolante e Harumi non poté che ripetere la parole pronunciate poco prima da Akira.

    Che cosa è successo qui?



    Chi è Tensai-Jin?

    La voce della kunoichi era fredda e i suoi occhi ferali. Si aspettava delle spiegazioni da Akira, dettagliate e alla svelta. Non sapeva ancora con chi o che cosa aveva a che fare, ma era certa che l'avrebbero pagata cara. Li avrebbe trovati e fatti a pezzi, a costo di impiegarci una vita intera. L'aura omicida veicolata dal flusso di chakra demoniaco che aleggiava intorno alla ragazza avrebbe fatto rizzare i peli di chiunque si fosse trovato nelle vicinanze, ma sarebbe durato un istante soltanto. Harumi prese un respiro profondo e si calmò. Per il momento.

    Furono interrotti dal frullare di ali proveniente dall'alto. Un'ombra scura calò su di loro, rivelandosi un unico essere composto da infiniti esseri. Dieci, cento, mille occhi, ed una sola vita. Le sue molteplici voci risuonarono all'unisono, coprendo ogni altro suono. Lo sguardo gelido che la kunoichi restituì all'essere, del tutto fuori luogo sul suo bel viso ed in completo contrasto con quanto Akira aveva visto fino a quel momento, lasciava intendere che aveva gradito ben poco le parole dell'enorme pipistrello.

    Andiamo Akira-san.

    La coppia avrebbe varcato le porte spalancate della dimora. L'ultimo che era passato di lì non si era preso neppure la briga di chiuderle. La vista dell'interno era deprimente quanto l'esterno. Uno spesso strato di polvere e ragnatele copriva ogni cosa, fatta eccezione per le due tracce di impronte che si potevano distinguere a fatica [Abiltà]. Qualcuno, oltre al Mizukage, era stato lì meno di recente. Non v'erano però segni in senso contrario. Dovevano essere usciti da un altro punto. Oppure si trovavano ancora nella Villa.

    Ignorando le indicazioni del mostro, Harumi si sarebbe diretta prima verso lo studio di Diogene alla ricerca del Kokage, o quanto meno di una qualche traccia o indizio. In effetti lo scompiglio e ancora la doppia serie di impronte indicava che si trovava sulla strada giusta. Non che si aspettasse di veder comparire il capoclan come se nulla fosse seduto sulla sua poltrona, ma vedendo la stanza vuota le prese un morso al cuore. Facendosi forza, la ragazza studiò con attenzione la scrivania del capoclan e i suoi cassetti, alla ricerca di qualsiasi cosa che potesse spiegare lo stato di abbandono in cui versava l'edificio.

    Alla fine le impronte li condussero comunque al primo piano, dove ad aspettarli era presente un gruppetto piuttosto variegato. L'unica persona che Harumi riconobbe senza indugio era Kensei Hito, kage della Nebbia. Il ragazzo con gli occhiali di fianco a lui aveva un'aria familiare, ma non ricordava dove l'aveva già visto. Il terzo invece era per lei un totale sconosciuto. La giovane li squadrò con aria sospettosa. Poi il suo sguardo si spostò sulla pendola che ticchettava in modo fastidioso alle loro spalle. Stranamente non v'aveva fatto caso fino a quel momento, ma il rumore era piuttosto insistente e si insinuava nella testa.

    Signori, se non vi dispiace vorrei una spiegazione di cosa ci facciate nella mia casa. E di quello che avete scoperto: ho sentito parlare di jutsu temporale.

    Ascoltato quanto avevano da dire, avrebbe lasciato le pubbliche relazioni ad Akira prima di rimettersi in marcia. Lì non sarebbe stata di alcuna utilità, a meno che la parola in codice lasciata dal Mikawa non avesse risvegliato in lei quale strana memoria. Tutto si poteva trovare nella Villa fuorché un teatro. Anche il riferimento alla pagina strappata dal libro poteva forse farle suonare qualcosa, sebbene non fosse un'esperta di storia otese. Sapeva solo quello che le aveva insegnato Ukitake. Certo, se avesse potuto vedere il libro magari un dubbio sarebbe potuto sorgerle. Forse aveva già visto il tomo. Che si trattasse di un diario?

    In quanto infine a rituali arcani, poteva dire la sua su quelli legati al sangue per averne subito gli effetti in prima persona, ma quanto a jutsu spazio temporali era completamente sperduta. Avevano già mandato Hebiko in avanscoperta, o forse era più corretto dire retroscoperta, ma non era ancora tornata, né si erano verificati altri cambiamenti. Che le fosse successo qualcosa o dovessero semplicemente attendere, in cinque bloccati ad aspettare erano decisamente troppi.

    Le tracce, come aveva già appurato Kensei, proseguivano fino all'ala ovest. Il kiriano era tornato sui suoi passi dopo essersi ritrovato in un vicolo cieco, ma Harumi sapeva già dove erano dirette prima ancora di arrivarvi. L'arazzo le mise soggezione come la prima volta che si era soffermata ad osservarlo con i suoi colori cupi e sanguigni. Una battaglia dell'era antica, sospesa tra leggenda e storia. La giovane si voltò, verificando chi l'avesse seguita. Non glielo avrebbe impedito, ma a quel punto li avrebbe costretti a fare un passo indietro.



    Akira-san, potresti voltarti ed assicurarti che lo siano anche i nostri amici?

    Era una richiesta solo di facciata poiché finché non fosse stata certa di non avere nessuno vicino sarebbe rimasta immobile. Se qualcuno avesse fatto il furbo poi non sarebbe stata l'unica a cui rendere conto, ma anche al padrone di casa. Nella speranza di trovarlo da qualche parte, prima o poi. Si sarebbe quindi avvicinata alla parete, nel punto dove tempo prima Yachiru le aveva aperto la strada, e avrebbe mosso rapidamente le dita a sfiorare i meccanismi celati [Abilità]. A differenza di allora, Harumi era parte della famiglia a pieno titolo ed aveva accesso ai segreti del Mikawa. O per lo meno a quelli che Diogene sceglieva di condividere. Con uno scatto, il passaggio verso il covo si sarebbe rivelato. Le impronte procedevano all'interno.

    Se volete seguirmi prestate attenzione a dove mettete i piedi.

    La jinchuuriki si sarebbe inoltrata nell'oscurità, da sola se necessario, disattivando man mano le trappole sul percorso ed accendendo le fiaccole sui porta torce. Se nulla si fosse frapposto tra lei e la sua meta sarebbe infine giunta alla cripta del sangue. Provava sentimenti contrastanti per quel luogo, ma in quel momento l'unico suo pensiero era trovare i membri della sua famiglia. O gli invasori responsabili di quella situazione assurda.
  13. .

    Proposte


    Post 2

    Freddo eppure al tempo stesso ribollente d'odio. Kensei Hito era proprio come Shin se lo ricordava. Sull'isola dove non si può morire avevano incrociato spade e ideologie, ma se quegli eventi li avevano segnati, l'avevano fatto in modo differente. Il Kinryu si era arreso al cinico realismo di cui aveva a lungo rifiutato le lusinghe con scuse sempre più logore.

    Il tempo che tutto divora le aveva spezzate, liberandolo dalle catene illusorie di bene e male, giusto e sbagliato. Il mondo non era solo di due colori, o bianco o nero, ma dipinto di un'indistinta gamma di grigi. Avrebbe lasciato il giudizio finale agli dei che li osservavano incuranti dai cieli e dagli inferi. Fato e destino erano per i deboli. La sua strada l'avrebbe scelta da sé.

    Il Mizukage parlò e parlò, senza lasciargli spazio di replica tra un'affermazione e l'altra. D'altronde, non v'erano domande nel suo discorso, se non una sola, implicita, alla fine. Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, coprendosi il volto. Gli veniva da ridere. Aspirò la fredda aria dell'ora che precede l'alba ed espirò piano, formando una nuvola di vapore che si dissipò sospinta dalla lieve brezza. Il suo interlocutore aveva messa troppa carne al fuoco e non sapeva neanche da dove cominciare.

    Una cosa però si appuntò mentalmente il giovane: la parola data per Kensei non valeva nulla. Da quel che gli risultava aveva fatto un patto con Hayate, ma era palese che non l'aveva rispettato. C'era da domandarsi come l'avrebbero presa, ma in realtà non gli interessava poi molto. Erano affari suoi, a meno che la cosa non potesse tornargli utile chiaramente. Shin sospirò di nuovo.

    Ahh, Kensei-san, dovresti essere meno equivoco. Quando hai parlato di proposta per un secondo ho temuto che tirassi fuori un anello. Beh meglio così, sarebbe stato imbarazzante.

    Il Kinryu smise di scompigliarsi i capelli e infilò la mano in tasca, dismettendo l'aria canzonatoria ed assumendo un'espressione che forse definire seria era eccessivo, ma per lo meno concentrata. Tra le parole pronunciate dallo shinobi della Nebbia c'era della verità, ma soprattutto il giovane intravedeva delle nuove possibilità. Improvvisare, adattarsi, superare gli ostacoli. Quella era sua filosofia. Qualcuno l'avrebbe ritenuta disprezzabile, ma prendere le cose come venivano giorno dopo giorno gli risparmiava un sacco di scocciature.

    Ma sì, perché no?


    La risposta buttata là con superficialità verosimilmente avrebbe sconcertato perfino Kensei, che già aveva una scarsa reputazione del foglioso. Il quale aveva alzato un angolo della bocca in un sorriso difficile da decifrare.

    Hai ragione, non mi interessa nulla di immortalità o stronzate del genere. Ho scelto di seguirli per una questione di tempismo: erano nel posto giusto al momento giusto. O forse nel posto sbagliato al momento sbagliato. La sostanza però non cambia. Mi hanno mostrato una possibilità, ed io ho allungato la mano per coglierla. E lo stesso farò con te, Kensei Hito.

    L'arroganza non mancava al kiriano. Pensava davvero di essere superiore alle Virtù di Hayate? Di certo, non del Coraggio, ma probabilmente una qualsiasi di loro sarebbe stata di in grado di schiacciarlo. Almeno per il momento. Però se poteva dispensare anche solo una goccia di potere all'assettato shinobi, sarebbe stata una scelta stupida rifiutarla.

    Il miglior spadaccino dici? Suona bene. Al momento lo sono solo di nome. Brandire una spada non fa di me un vero spadaccino. Quindi se devo imparare, è meglio farlo dal migliore. E poi sai come si dice, se vuoi apprendere come giocare con il fuoco va a Konoha, se vuoi studiare come impugnare una spada va a Kiri, no?

    Ancora una volta, aveva preso la sua decisione, e l'aveva fatto senza tanti tentennamenti. Di certo l'uomo che aveva di fronte intendeva usarlo in qualche modo. Ma la cosa era reciproca. La sua fedeltà? Shin Kinryu era fedele solo a se stesso. Ma ciò non gli impediva di piegarsi quando fosse stato necessario per sopravvivere o conseguire il suo scopo. Senza potere, era destinato ad essere schiacciato dal più forte. Da morto, era tutto finito. Punto.

    Mantieni la tua promessa ed avrai la mia lama al tuo servizio, quando verrà il momento.

  14. .

    giochi di guerra


    1

    Harumi finì di preparare i bagagli con estrema attenzione. L'opportunità era di quelle che capitava una volta ogni morte di kage per un otese: visitare il Villaggio della Nebbia. I rapporti tra le due potenze accademiche erano stati tesi in passato, stando alle lezioni che le aveva impartito Ukitake, ma dall'elezione di Kensei Hito a nuovo capovillaggio il vento era mutato. Legati nel sangue, era proprio il caso di dirlo, dalla comune ascendenza Mikawa, lui e Diogene avevano rispolverato antichi piani mai accantonati, aspirazioni di grandezza mal viste dagli altri alleati. Kiri ed Oto scalpitavano, bramando vendetta e gloria.

    La giovane portatrice del Due Code avrebbe avuto l'onore di assistere ad un giorno storico, e non solo: si sarebbe potuta sedere a quello stesso tavolo dove le decisioni venivano prese. Se un anno prima le avessero chiesto dove immaginava di trovarsi in futuro, non le sarebbe mai venuta in mente una posizione tanto prestigiosa. Nessun altro accompagnava infatti il Colosso dei Mikawa. Né il fido Eiatsu, che rimaneva a farne le veci al Villaggio, né la piccola Yachiru. Harumi si sentiva un po' in colpa per averle rubato il posto di mascotte a fianco del capoclan, ma il motivo era chiaro. Diogene stava investendo su di lei per renderla una risorsa preziosa. Forse era meglio definirla una scommessa.

    L'unico risultato accettabile era il successo, e l'uomo non avrebbe evitato di sottolinearlo facendole pesare la promozione del pupillo del Mizukage a chunin prima di lei. A differenza del Tokugawa, negli ultimi mesi la kunoichi era rimasta incastrata in numerose questioni spinose all'interno delle mura di Oto, e più specificatamente di Villa Mikawa. Non aveva mancato di dare il suo contributo, almeno in un'occasione fondamentale. Tuttavia si trattava di cose che non dovevano assolutamente raggiungere le orecchie dell'Accademia e per le quali quindi nessuno l'avrebbe mai lodata. Ciò nonostante, quella situazione non le pesava. Ogni sua scelta era stata per il bene della sua nuova famiglia e l'aveva fatta di sua spontanea volontà. Non sarebbe stata un promozione mancata a farle cambiare idea.

    Sarà il caso che mi sbrighi allora, altrimenti mi lascerà indietro.

    Una risata solare ed un sorriso respinsero lo sguardo severo del capovillaggio. La ragazza approfittò del viaggio, che trascorse tutto sommato rapido, per osservare il modo in cui Diogene interagiva con le persone che incontravano, annotando mentalmente dettagli anche insignificanti, ma per lei nuovi, come i piatti ordinati durante le soste alle locande. L'aura di terrore e rispetto lo precedeva, sebbene potesse dissimulare quando fosse stato strettamente necessario. Particolarmente impressa le rimase l'accoglienza riservata loro nella cittadina di Durai.

    L'industria cantieristica prosperava anche grazie alle generose commesse del Mikawa. Il Kokage aveva fatto fabbricare, pagandole di tasca propria, numerose navi da guerra di grandi dimensioni. Oltre ai carpentieri sfamava direttamente o indirettamente un mare di marinai, dal più umile dei mozzi agli ufficiali al comando, oltre a una lunga lista di fornitori dell'indotto. Di fatto era il signore del luogo, e si era letteralmente comprato quel ruolo inondandoli di denaro. Harumi annotò tutto mentalmente. Avrebbe fatto uso di quell'informazione più avanti.

    Il viaggio in mare verso nord trascorse tranquillo. Nonostante fosse inverno, l'Oceano di Kanashi era placido e la temperatura rimaneva piacevole, al contrario delle fitte nebbie che li accolsero poco prima di avvistare le isole dell'arcipelago kiriano. I marinai capirono di essere arrivati anzi proprio dalla sfumarsi dell'orizzonte in lontananza. Così come Konoha era circondata da foreste, Kiri lo era dalla foschia. L'enorme bastimento manovrò con un'agilità insospettabile tra le cale, facendo infine il suo ingresso nel porto fortificato del Villaggio sotto l'occhio vigile delle pattuglie di ronda.

    I bastioni bianchi, il cui colore era forse tale proprio per confondersi con il muro di vapore che costituiva la prima difesa da intenzioni ostili, si ergevano a strapiombo tutto intorno al tratto di costa a cui erano giunti, incombendo su di loro come lame pronte ad infliggere la suprema punizione. Risalirono la scalinata fino al cancello nero. La pesante inferriata di freddo ferro brunito era calata, ben diversa dai Gate perennemente aperti del Suono. La giovane otese si fece avanti, aspirando l'aria umida a pieni polmoni.

    Aloysius Diogenes Mikawa, Kage di Oto, annuncia il suo arrivo a Kirigakure no Sato!

    Harumi aveva formulato la frase con oculatezza. In primo luogo il nome, a sottolinearne l'importanza a prescindere dal proprio ruolo. In secondo luogo, una affermazione al posto di una domanda per rendere conclamato l'evidente: lui non aveva bisogno di chiedere il permesso di entrare, l'avrebbe fatto con o senza il loro permesso. Il Colosso non avrebbe mai supplicato qualcuno. Tuttavia era buon uso presentarsi una volta arrivati, soprattutto considerando che erano giunti lì come ospiti, invitati dal capo della Nebbia in persona. Qualcuno sarebbe dovuto essere doppiamente pazzo per decidere di ostacolarli.

    Per fortuna il Mizukage doveva aver previsto quella possibilità, perché ad aprire loro il cancello fu proprio il giovane Tokugawa di cui avevano parlato qualche giorno prima. Harumi l'accolse con un sorriso, portando istintivamente la mano allo zaino come se volesse controllare di averlo ancora con sé, ma fu Diogene il primo a parlare. I due guerci si sarebbero studiati per alcuni secondi, dando alla kunoichi la curiosa impressione che fossero in qualche modo imparentati. Sarebbe toccato a lei rompere il ghiaccio, permettendo al gruppo di avviarsi verso la loro meta.

    Felice di rivederti, Youshi-kun, e congratulazioni per la tua promozione! Facci strada per favore.

    L'atmosfera nel Villaggio della Nebbia era più allegra di quanto Harumi avesse immaginato. Il capovillaggio non aveva lesinato nelle decorazioni per accogliere al meglio i suoi ospiti, segno di quanto ci tenesse a fare bella figura come padrone di casa. Ed a proposito di casa, la magione del Kenchiki ricordava da vicino Villa Mikawa, per lo meno nell'aspetto esteriore, tanto da lasciare stupefatta la giovane otese. La sua attenzione fu però attratta dall'uomo davanti all'edificio, di cui ricambiò l'inchino di saluto.

    L'interno della magione se possibile era ancora più sfarzoso, come principesco il banchetto allestito per loro. Prima di consegnare lo zaino al guardarobiere, la giovane ne estrasse un involucro di pelle scura. Si sarebbe quindi avvicinata a Youshi, porgendole il pacchetto. Se avesse sciolto il laccio esterno, si sarebbe rivelato essere un astuccio porta oggetti, con all'interno un set di cinque affusolati coltelli da lancio. La lama dei dardi era di un affilato acciaio reso nero come la pece dalla brunitura, l'impugnatura era avvolta in strisce di cuoio nero notte. Non riflettevano un singolo barlume di luce nel salone illuminato a festa ed anzi sembravano assorbirla. Più li si osservava più i loro contorni diventavano sfumati e difficili da cogliere.

    Si tratta di un piccolo pensiero per il grado chunin, non è niente di che, sul serio! Quando li ho visti ho pensato che ti sarebbero stati utili visto che combatti tra le ombre!

    La ragazza strinse le spalle in un atteggiamento umile. In realtà aveva pensato per giorni a cosa avrebbe potuto fargli piacere ricevere, trovando quella soluzione poco prima di arrendersi. La kunoichi guardò di sottecchi il giovane nella speranza di scorgere almeno un pizzico di felicità nel suo volto, o per lo meno un segno di gradimento. Poco dopo il loro anfitrione si rivelò, o forse li stava già osservando e non se ne erano accorti, facendo gli onori di casa. Diogene rispose giustamente per primo, in tono piuttosto familiare. La fanciulla al suo seguito avrebbe a sua volta chinato la testa in segno di rispetto.

    La ringraziamo per l'invito, Mizukage-sama, e per la calorosa accoglienza.

    C'era ancora tempo per delle chiacchere prima che iniziassero le conversazioni serie, che come da tradizioni andavano aperte con un brindisi. Il bicchiere del Kokage sarebbe stato riempito da lesti attendenti, mentre Harumi avrebbe prima declinato educatamente, poi si sarebbe rassegnata a farsi versare poche dita di liquido ambrato. Imitando gli altri avrebbe levato il calice, ripetendo le parole di buon augurio e sorbendo un piccolo sorso di vino. Era dolce.

  15. .

    La famiglia Igashi


    Capitolo 9

    Harumi ad un certo punto pensò, no ne ebbe la certezza, che avrebbe preferito essere in qualsiasi altro posto tranne quello. Il continuo battibecco tra Mazuri e Tasaki era una tortura psicologica che neppure ad Oto sarebbe stata considerata accettabile, e la giovane jinchuuriki aveva già ponderato almeno quindi modi diversi per far stare zitti i due. Per sempre. Nell'attesa che si dimenticasse di controllare per sbaglio il demone dentro di lei e ai suoi accompagnatori succedesse uno sfortunato incidente il tempo continuava però a scorrere, e così la strada sotto i loro piedi. La notte era quasi del tutto trascorsa quando un'esplosione sovrastò le voci del Senju e dell'otese, alleviando la pene della ragazza che l'accolse con evidente sollievo.

    La kunoichi scartò rapidamente l'idea di nascondersi vista l'assenza di copertura e la velocità dell'entità sconosciuta ed assunse una posizione difensiva all'avvicinarsi del nuvolone polveroso, ma la loro guida sembrava aver già capito di cosa si trattasse e li rassicurò, facendoli giusto scansare un poco dalla traiettoria di quello che si rivelò essere un uomo dal volto maturo, decisamente in contrasto con i giovanili rollerblade che calzava ai piedi. Ora che era fermo l'otese poté osservarlo meglio notando, a parte il generoso girovita, il pacco di esplosivo che con nonchalance aveva nascosto dietro la schiena al suo arrivo [Abilità]. Diversi punti interrogativi sorsero nella testa del genin soprattutto a seguito della conversazione tra i due, ma l'evolversi degli eventi le avrebbero impedito di risolvere la maggior parte di essi.

    A differenza dell'uomo che si era preannunciato con chiasso, la pioggia di armi li colse alla sprovvista. Harumi gettò un grido acuto, ma ebbe la prontezza di riflessi, di gettarsi contro la schiena di Mazuri davanti a lei, sfruttando almeno in parte la copertura del suo enorme martello. Il resto lo fecero il corpetto e il chakra infuso nei muscoli per renderli più coriacei, ma diverse piccole ferite sanguinanti si aprirono sul suo corpo [Difesa x2]Schivata Rif. Blu+3
    [Impasto] Basso +3 Rif.

    Parata Res. Blu+3, Prot. 25
    [Impasto] Basso +3 Res.

    Danni 1 Leggera sparsa
    . Sarebbe rimasta abbracciata al foglioso per alcuni lunghi istanti, premendo contro di lui le grazie che madre natura le aveva generosamente fornito, lasciandolo andare una volta che si fosse assicurata del cessato pericolo. Peccato che insieme ad armi assortite fossero caduti dal cielo anche dei cadaveri. Ma per affrontare quelli era meglio lasciare le mani libere al Senju.

    Il loro padrone non si sarebbe fatto attendere, confermando la sua passione per gli ingressi a sorpresa. A quanto pareva non era un grande fan di Mazuri, quindi forse sarebbe andato d'accordo con Tasaki. Quando poi leccò il coltello, un unico pensiero attraversò la mente della giovane: perfetto, un altro psicopatico. Harumi si prese alcuni istanti per studiare la situazione. Da una parte, due Igashi dalle dubbie priorità, dall'altra un membro dell'Aimedacca con un'arma di non morti, in mezzo Tasaki, il cui unico scopo in quella missione sembrava essere rimorchiarla. Tralasciando l'opzione di suicidarsi, che avrebbe risolto molti problemi, ma non tutti, doveva inventarsi qualcosa in fretta per cavarsi dallo scannatoio che si preannunciava.

    Improvvisamente Harumi ebbe un'illuminazione. Agli occhi di Ketsueki, come l'aveva appellato il Senju, lei appariva come una giovane popolana sporca e sanguinante, con un sacco da lavoro sulle spalle. Per fortuna non aveva utilizzato arti ninja per difendersi dall'attacco precedente, e anzi aveva reagito in maniera piuttosto scomposta, quindi poteva provare a giocarsela. Infine il tipo per sua stessa ammissione era deputato alla sorveglianza di Dorian, la descrizione non lasciava adito a nessun dubbio, quindi poteva evitargli di girare a vuoto per rintracciarlo. Sì, valeva la pena fare un tentativo [Abilità].

    Kyaa! Mi aiuti la prego! Mi hanno rapito!

    Avrebbe fatto un piccolo scatto verso l'ultimo arrivato, senza l'atleticità tipica di un ninja, ma bensì come ruzzolando sui propri piedi in preda alla disperazione. Se nessuno si fosse mosso per impedirglielo o con intento ostile si sarebbe posizionata dietro di lui, dando l'impressione che, spaventata, volesse usarlo per ripararsi dal terzetto male assortito. Con la voce rotta ad arte e un'esitazione che le veniva piuttosto naturale, avrebbe rincarato la dose, ingigantendo quelle che erano solo cattive impressioni.

    Hanno detto...hanno detto che gli serviva una guida, ma poi...hanno iniziato ad allungare le mani e...per favore mi porti con sé, ovunque è meglio che con loro!

    Il modo migliore per mentire era non mentire affatto, e l'ultima frase era decisamente vera. Restava da capire se gli altri l'avrebbero lasciata andare così facilmente, e soprattutto se Tasaki avrebbe capito quale era il suo piano, coprendola ed evitando di mandarlo a rotoli. In caso contrario prima si sarebbe proeccupata di sopravvivere, poi di trovare un modo di fargliela pagare, a costo di sguinzagliargli contro tutta Villa Mikawa.

    Chakra: 69/75
    Vitalità: 15/16
    En. Vitale: 29/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 500
    Velocità: 500
    Resistenza: 500
    Riflessi: 500
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
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    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
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    Slot Tecnica
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    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 7
    • Kaiken × 1
    • Wakizashi × 1
    • Bolas × 1
    • Makibishi × 1
    • Corpetto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Cartabomba I × 1
    • Fumogeno × 1
    • Bomba Sonora × 1

    Note
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