Posts written by Historia

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    Spade


    Post 1

    Il silenzio assoluto nella piccola stanza fu rotto dal grattare sordo della cote sul filo della lama. Ad ogni passaggio scintille si alzavano dal metallo, brillando nell'aria della sera prima di morire sole come erano nate e tornare all'oblio. Il ragazzo ripose lo strumento ed inclinò la spada per verificare il lavoro eseguito. Perfetto. Non che avesse dovuto faticare molto: Luglio si era rivelata piuttosto difficile da scalfire e il suo morso rimaneva crudele indifferentemente da quante volte affondasse nella carne delle sue vittime. Con un movimento lento, lasciò scorrere l'arma dentro il fodero e la ripose sull'apposito supporto. A quel punto afferrò la lettera posata sul tavolo e la lesse nuovamente.

    La missiva di per sé non aveva nulla di strano. Aveva ricevuto comunicazioni ben più strane nel corso della sua carriera da shinobi accademico. L'unica nota che stonava era quella richiesta di uno spadaccino esperto per ciascun Villaggio. Shin si grattò la testa, pensieroso. Era vero che in effetti brandiva spesso una spada in battaglia, ma definirsi un esperto gli sembrava eccessivo. Non avevano nessuno di meglio da mandare a Konoha? L'arte della spada era caduta così in basso in quel Paese? Forse era semplicemente l'unico disponibile con i requisiti minimi. Certo, la ricompensa era allettante, ma si intuiva dalla lettera che il vero obiettivo fosse il fodero piuttosto dell'arma. Anche il nome del committente suonava artificioso, ma il giovane immaginava che avesse i suoi buoni motivi per nascondere la propria identità.

    Shin Kinryu lasciò Konoha carico di aspettative. Principalmente era curioso di scoprire i compagni mandati dagli altri Villaggi. Gli unici spadaccini degni di quel nome che gli venivano in mente erano tutti da Kiri. Con uno di essi, Akira Hozuki, aveva in sospeso un ramen da lungo tempo. Forse sarebbe stata l'occasione per saldare quella vecchia promessa. Da Oto invece non sarebbe certo giunto Kato, non ricordava di averlo mai visto brandire una spada, il suo stile di combattimento era basato sui tirapugni invece. Quanto a Suna, non conosceva nessuno degno di nota, eccezion fatta per Shunsui. Era da un po' che non sentiva il marionettista, ma dubitava che le sue strade si sarebbero incrociate in quel frangente.

    Il chunin si guardò intorno, cercando di individuare gli altri convitati. Ben curioso stabilire come ora dell'appuntamento il momento che precede l'alba e come luogo il fitto della foresta. Strofinando le mani, vi soffiò sopra per scacciare il freddo pungente tipico della stagione ormai avanzata. Strano anche il fatto che fosse stato il primo ad arrivare. Improbabile che tutti a parte lui fossero dei ritardatari, considerando l'ambiente di lavoro in cui operava. Socchiuse gli occhi mettendo a fuoco le tenebre circostanti, alla ricerca di non sapeva bene cosa [Abilità]. Tuttavia non ve ne sarebbe stato bisogno. Una voce distorta lo chiamò, e poteva appartenere ad una sola persona.

    Oh, guarda guarda se non è il nostro Kensei Hito.

    Shin si voltò in direzione del suono e lo osservò piroettare nel vuoto con grazia, ma l'atterraggio fu accompagnato da un clangore metallico per quanto soffocato. Il foglioso era scivolato pochi metri più in là per lasciarli spazio, ma fu una precauzione inutile perché il ninja della Nebbia sembrava aver calcolato alla perfezione la traiettoria. L'avrebbe fissato senza proferire parola per un po' dopo che l'uomo aveva soggiunto una frase alquanto sibillina. Il loro ultimo incontro non si poteva definire amichevole, ma molte cose erano cambiate nel frattempo e forse c'erano ora le premesse per un dialogo. Inoltre, non sapeva quanto si ricordasse di lui. Il Kinryu non era l'unico ad essersi vincolato con poteri al di là della sua portata sull'isola dove non si può morire.

    Suppongo che le congratulazioni siano d'obbligo, Mizukage. Ma ho il sospetto che non sia qui in quanto rappresentante di Kiri nella missione, e temo che a questo punto sarebbe naïve attendere gli altri partecipanti. Perciò che ne direbbe di trovare un posto più comodo dove farmi la sua proposta? Qua fuori si gela e sono stato in piedi tutta la notte per arrivare in orario.


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    il trono vuoto


    4

    Harumi fissò lo shinobi della Nebbia cercando di capire chi avesse davanti. Parlava dei kage, alcune delle più importanti persone del Continente, con una tono tale da lasciar intendere una certa familiarità. Non per questo tuttavia l'avrebbe guardato meno torvo ogni qual volta avesse mancato di rispetto a Diogene Mikawa, quale che fosse la scusa. La ragazza si limitò a scuotere la testa, proseguendo con il discorso. A quanto pareva il sospetto che iniziava a insidiarsi nel suo petto era più che giustificato, perché ciò che lei vedeva non corrispondeva a quanto le stava descrivendo Akira. Eccezion fatta per la sua immagine. Innocentemente, Harumi tirò un sospiro di sollievo, non accorgendosi dell'imbarazzo di cui l'uomo era stato vittima.

    No, non sono pazza. Non credo almeno. Ma è quello che direbbe anche un pazzo, suppongo.

    Quando il ragazzo rifiutò la ricompensa, enunciando il suo credo ninja e offrendosi di aiutarla senza nulla in cambio, avrebbe ricevuto un sorriso modesto, ma nella sua semplicità probabilmente il più bello da quando si trovava di fronte alla kunoichi. Considerando il suo passato e la sua vita ad Oto, una affermazione del genere non poteva che sorprenderla positivamente, e non aveva motivo di dubitare della sua sincerità. Harumi si sarebbe limitata ad un grazie, ma profondamente sentito. Poi avrebbe congiunto le mani a formare il sigillo.

    Il sangue colava dal braccio, scivolando tra le dita e, una goccia alla volta, cadendo sul pavimento malmesso in un ticchettio appena percettibile. La giovane però non se ne curava, occupata com'era ad osservare l'ambiente circostante. Da quanto era sotto quell'illusione? L'espressione sul suo volto più che sofferente per la ferita auto inferta era estremamente arrabbiato, un cambiamento tanto repentino rispetto ai modi di fare precedenti che probabilmente avrebbe preso in contropiede perfino il kiriano, salvo poi scomparire un istante dopo. La ragazza aveva fatto un respiro profondo, tornando alla sua espressione naturalmente sorridente nei confronti di Akira che le porgeva un panno sporco.

    La ringrazio, ma non si preoccupi per me, le mie ferite guariscono in fretta. Se proprio vuole fasciarla, devono esserci delle bende pulite in un kit medico dentro quel mobiletto. Questa...dovrebbe essere una delle nostre basi di appoggio nel Bosco.

    La ragazza esitò un attimo nel confermare quando effettivamente il ninja della Nebbia era andato affermando fino a quel momento, quasi si sentisse in colpa ad ammettere di essere in torto nonostante non fosse palesemente colpa sua. Una volta che l'uomo ebbe terminato con le medicazioni, la ragazza si alzò ed uscì dalla porta, facendogli cenno di aspettare un momento. Con un paio di balzi felini, aiutata dal chakra che controllava alla perfezione, fu sulla cima di un grosso albero e da lì scrutò oltre la coltre della vegetazione per orientarsi. Riatterrò a fianco del nebbioso con un tonfo ovattato e si rassettò le vesti.

    Come ricordavo, le mura sono in quella direzione.

    Non si sarebbe però mossa, fissando invece l'uomo negli occhi, come se stesse cercando di leggergli dentro.

    Akira-san, lei è forte?

    La domanda a bruciapelo poteva indurlo in confusione, ma probabilmente lo spadaccino aveva visto abbastanza del mondo per capire cosa intendeva il suo interlocutore. Che qualcosa non andasse lì era chiaro già da un po', ma probabilmente la situazione non sarebbe migliorata proseguendo, anzi. Se avesse deciso di seguirla lo avrebbe fatto consapevole dei possibili rischi. A modo suo la ragazza stava cercando di dimostrare la sua premura, per evitare di coinvolgere una persona che aveva appena conosciuto nei suoi problemi. Akira l'aveva già aiutata tantissimo ed il pensiero di abusare della sua gentilezza la preoccupava. Poteva osare chiedergli di più? Poteva di nuovo fare una richiesta così egoista?

    Akira-san, per favore mi aiuti.




    Superare le mura del Villaggio per l'Hozuki non sarebbe stato un problema. Uno sguardo intimidente da parte della sua accompagnatrice, un semplice lui è con me, e le guardie del gate si sarebbero scansate per lasciarli passare senza aggiungere altro. All'andatura sostenuta dettata da Harumi non ci avrebbero messo molto prima di arrivare di fronte al vialone che conduceva a Villa Mikawa. Prima di tutto doveva accertarsi che gli altri stessero bene. Se si fosse scoperto che si trattava dell'ennesima prova di Eiatsu o di uno scherzo particolarmente elaborato la faccenda si sarebbe risolta con una risata, al massimo qualche pugno ben assestato sul cranio del responsabile, e poi avrebbe potuto accompagnare Akira dal capovillaggio se fosse stato in casa. Altrimenti...

    La fanciulla avrebbe fatto un paio di passi verso il cancello d'ingresso, quando il suo accompagnatore l'avrebbe vista arrestarsi improvvisamente come se avvinta da una forza invisibile. Gli occhi si sarebbero fatti vacui per alcuni secondi, poi si riscosse e si voltò, cominciando a percorrere la strada a ritroso. Se il kiriano l'avesse fermata o interrogata a riguardo, lei l'avrebbe fissato come se non si fosse accorta della sua presenza prima, ma poi gli avrebbe risposto con un tono di voce sospettosamente tranquillo mentre dava le spalle all'edificio monumentale.

    Dobbiamo andare a Villa Mikawa no? Da questa parte.

    Fortunatamente, la kunoichi non avrebbe dovuto sacrificare un altro braccio per tornare in sé, ma sarebbe bastato un intervento energico da parte del kiriano per farla rinsavire. L'illusione non si era ancora radicata profondamente, e il suo flusso del chakra tornò normale in poco tempo. Era palesemente legata alla casa, a questo punto era inevitabile pensarlo. Il solo avvicinarvisi l'aveva riattivata, perciò il medium doveva trovarsi entro il perimetro della proprietà. Con suo sommo sgomento però il genjutsu non sembrava avere effetto sul suo compagno. Mentre studiava la situazione, l'occhio allenato della ragazza scorse una serie di impronte sul ghiaino del vialone, almeno altre due o tre persone si erano dirette verso la Villa di recente [Abilità]. Qualcuno, o qualcosa, stava cercando di tenerla fuori da casa sua. Chi poteva avercela specificatamente con lei?

    Akira-san, sembra che io non possa proseguire oltre. Dovrò affidarmi ai suoi occhi e alle sue orecchie per il momento, cerchi di capire cosa mi impedisce di entrare, la prego.


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    Il lago del mistero


    Post 5 ~ Pagliaccio

    Dopo l'ennesimo invito ad aprire la porta caduto nel vuoto, il duo di Konoha fece irruzione nella casupola, pronti al peggio. Solo che la cosa più pericolosa che poteva succedere là dentro era che i pancake fossero bruciacchiati ai lati. Un individuo dall'aria quantomeno bizzarra infatti si stava esibendo nella cottura dei soffici dolci con invidiabile destrezza. Waru, tale era il suo nome, li accolse con una gentilezza quantomeno sospetta, considerando che erano entrati nella sua dimora con la stessa grazia di un elefante in un negozio di cristalli.

    Il suo compagno Senju squadrò lo stramboide da capo a piedi, sentenziando a voce alta che non stava così bene come dava a vedere, e lo stesso Kinryu non poté che constatarlo dopo che glielo aveva fatto notare. Un combattimento probabilmente era l'ultima cosa che tutti volevano, quindi per il momento sarebbe stato al gioco. Ritirò la mano dall'impugnatura della spada e si fece da parte mentre Yato riparava la porta d'ingresso con il mokuton. A giudicare da come stava apparecchiando in tavola li stava aspettando, e il compagno non evitò di mostrare il suo acume sottolineando l'ovvio.

    Tuttavia fu solo quando effettivamente il piatto fu davanti a lui che le ultime reticenze abbandonarono il giovane. Il lupo disegnato con un'attenzione quasi artistica con lo sciroppo d'acero era l'indizio mancante per unire i puntini, o per lo meno alcuni. Con un sospiro, lo shinobi si accomodò, prendendo una sedia e invitando il compagno a fare altrettanto. Ma le presentazioni non erano ancora finite, e prima di arrivare al nocciolo della questione rimaneva un interrogativo su qualcosa che il collega pareva conoscere, ma che lui ignorava. Interpellato dal neo chunin annuì e si inserì nella conversazione.

    Il mio nome è Shin Kinryu, da Konoha. La ringrazio per l'ospitalità, Waru-san. Il nome di Kusa non mi è nuovo, ma temo di non saperne molto. Se non sono troppo indiscreto, potrebbe spiegarmi di che si tratta, prima di tornare alle nostre faccende?

    Quale che fosse stata la risposta del Pagliaccio, il giovane avrebbe annuito, mettendo da parte il desiderio di approfondire la questione per un secondo momento. Se da una parte era vero che non si poteva sapere quando un'informazione sarebbe potuta diventare utile, dall'altra andava stabilito un'ordine di priorità. E decisamente la situazione del villaggio in cui si trovavano era più urgente di qualsiasi altra cosa. Shin avrebbe iniziato a sezionare il pancake, nonostante l'ostilità di Yato, lasciando che il loro anfitrione condividesse ciò che sapeva.

    Per fortuna fu il Senju a portare avanti la conversazione, visto che il giovane aveva la bocca piena. La situazione era piuttosto preoccupante visto che per cadere sotto l'influsso di quelle creature, qualsiasi cosa fossero, era sufficiente un singolo sguardo distratto a detta del Pagliaccio. Ma al peggio non c'era fine, e la notizia che perfino uno come lui ne era rimasto vittima lo spaventò veramente per la prima volta. Anche se in cuor suo un poco era sollevato: significava che quel mostro non era imbattibile.

    Alla menzione del Coraggio il ragazzo non sollevò il capo dal piatto, inforcando anzi un altro pezzo di frittella. Il Pagliaccio era stato sottile, ma dava ormai assodato che fosse per lo meno legato ad Hayate e sapesse di loro. D'altronde non erano gelosi, e anche se gestiva quella fantomatica Corte ciò non gli avrebbe impedito un impiego part time presso l'organizzazione. Shin si prese il suo tempo per finire il pasto prima di prendere la parola, dirimendo la divergenza di opinione tra gli altri due.

    Uscire di notte senza un'adeguata preparazione mi sembra deleterio, Yato, perciò rimarremo qui e ci riposeremo, in modo da essere operativi subito, alle prime luci dell'alba. Mi dispiace per gli altri, ma sono sicuro che in qualche modo se la caveranno.

    In realtà non ne era per niente certo, anzi temeva che fossero già spacciati. Pericoli ignoti a parte, era del Coraggio che stavano parlando. Averlo come alleato era già sufficientemente difficile, ritrovarselo come avversario un vero incubo. Lo shinobi lo aveva scoperto sulla sua pelle. La tentazione di abbandonarlo alla follia lo sfiorò, ma non era fattibile. Si sarebbe rivelato un ostacolo alla missione assegnata dall'Accademia senza ombra di dubbio, ma non solo. Il pensiero che avesse il suo cuore lo spronava ad aiutarlo per poter sperare di recuperarlo. Inoltre, aveva appoggiato la loro causa dietro la promessa che l'avrebbero reso più forte, e il ragazzino con la mazza era un pazzo, ma ci sapeva fare. Avrebbe riscosso quanto gli era dovuto, un addestramento lacrime e sangue da parte del migliore, prima di disfarsi di quell'ingombrante casinista.

    A proposito, sei sicuro che quello non lo vuoi? Dovresti sempre mangiare quando se ne ha l'opportunità, in missione non si sa mai cosa può accadere. Certo, è bene anche non fidarsi degli sconosciuti, ma hai detto tu stesso che il capo della Corte di Kusa deve essere una persona di parola, e poi mi sembra che i nostri interessi coincidano, perciò non credo farà scherzi. Allora se permetti lo prendo io.

    Il ninja della Foglia avrebbe sottratto il piatto dal collega se non si fosse opposto, iniziando a tagliarne il contenuto in piccoli quadratini. In ogni caso il lago sembrava il centro di tutto, quindi avrebbero dovuto iniziare da lì. Sperando che nel frattempo Etsuko e Mugen non finissero per liberare il Coraggio dalla Villa dove era confinato, il che sarebbe potuto essere un poco problematico. Shin masticò per un po', meditabondo, prima di iniziare a fare una serie di domande al Pagliaccio per delineare meglio il quadro della situazione. Tanto avevano tutta la notte davanti.

    Allora, vediamo se ho capito bene. Quelle cose escono solo di notte, ma vale anche per le persone contagiate? Ora che ci penso, hai detto che risucchiano le energie, ma invece il tuo amico è impazzito. Devo dedurne che la causa sia diversa? E chi li incontra non può parlarne, quindi ci devono essere dei sopravvissuti. Hai avuto modo di incontrarli? Che tipo di ferite hanno? Quanti morti ci sono stati, a proposito? E il coprifuoco vero e proprio l'hanno imposto le autorità, o c'è il vostro zampino in mezzo? Gli abitanti sembravano troppo persuasi a doverlo rispettare per trattarsi di una semplice ordinanza.

    Avrebbero potuto continuare a conversare ancora a lungo, mentre si preparavano ai turni di guardia e a riposare. Yato non transigeva su cose del genere immaginava, ed era pur sempre lui il comandante ufficiale della missione per quanto riguardava la Foglia. Shin era lì come supporto e si sarebbe adeguato al ruolo. Anzi, stava facendo anche troppo a ben vedere. Un misto di curiosità e interesse nell'essere preparato a ciò che sarebbe loro successo e quindi a riportare indietro la pellaccia presumibilmente.

    Ah giusto, quasi dimenticavo. Ci siamo imbattuti in un samurai dall'aria sospetta mentre ispezionavamo le banchine. Come ha detto di chiamarsi, Yato? In ogni caso, è con voi? Penso che vi siate incrociati, la sua barca è ormeggiata proprio di fronte alla tua base.

    Non avrebbe fatto cenno per ora a spade o altro, un po' perché non sapeva quanto al corrente fosse il Pagliaccio della faccenda, un po' perché le orecchie indiscrete del Senju erano troppo attente per i suoi gusti. Così come avrebbe evitato di chiedergli quale fosse il motivo che aveva spinto i due, o per lo meno il Coraggio, a venire in quel posto prima di finire invischiati in quella storia. C'era comunque da tirare le fila e progettare come comportarsi l'indomani, anche se forse le informazioni che avrebbe ricavato potevano modificare in parte i suoi piani.

    I punti di interesse sembrano fondamentalmente il centro del lago e la Villa. Sarei curioso di sapere dove si trovano le campane che udiamo, non mi sembra di aver visto edifici prima. Temo che dovremo immergerci per indagare, e sarà meglio farlo di giorno. Magari potremmo prendere in prestito una barca. Per quanto riguarda la Villa... Secondo te il tuo amico può agire anche di giorno o solo di notte come le creature? Se i sigilli che hai imposto reggono potremmo in ogni caso rimandare la faccenda, in caso contrario... Beh ci penseremo quando sarà il momento. Non ne sappiamo abbastanza ancora.

    C'era da augurarsi a quel punto che i due kiriani non finissero per compromettere l'esile barriera che teneva confinata la calamità con la mazza dentro il maniero degli Akuma. Anche se questo avrebbe messo a rischio la loro di esistenza. C'era stato un tempo in cui si sarebbe preoccupato della sorte dei suoi alleati, anche se non li conosceva prima di quella missione, ma ne era passata di acqua sotto i ponti nel frattempo. La sua concezione di giusto e sbagliato era sbiadita fino a fargli dubitare che esistesse qualcosa come il bene e il male. Un mondo di grigio indistinto si stendeva davanti ai suoi occhi, dove le stesse decisioni assumevano connotazioni diverse a seconda del momento e del tornaconto personale. E con quell'adamantina convinzione, chiese al padrone di casa qualcosa di caldo per mandare giù gli eccellenti dolci che gli aveva servito, dilungandosi in complimenti.


  4. .

    il trono vuoto


    3

    La ragazza fu lesta a sostituire il bicchiere di tè solubile di fronte ad Akira con un altro pulito riempito di semplice acqua. In quel frangente il ninja della Nebbia avrebbe potuto osservare come il liquido provenisse da alcuni boccioni di plastica, simili a quelli in uso negli accampamenti. Poco eleganti forse, ma di certo poteva tirare un sospiro di sollievo riguardo alla potabilità.

    Piacere di conoscerla, Akira-san. Allora, cosa la porta ad Oto?

    La conversazione che seguì fu per certi tratti surreale. Mentre ascoltava l'ospite Harumi iniziò a seguire con il dito il bordo del bicchiere e non avrebbe smesso fintanto ché non ebbe terminato di parlare. L'espressione sul suo volto si era fatta tesa, la carnagione pallida e il sorriso appena accennato. Era chiaro che aveva molto da rispondere alle affermazioni dell'Hozuki, ma quando aprì bocca l'avrebbe probabilmente sorpreso per il tono freddo, apparentemente fuori posto considerando la sua apparenza cortese.

    Akira-san, la pregherei di astenersi dall'offendere Diogene-sama.

    Lo sguardo deciso sul volto della kunoichi nascondeva a stento un moto d'ira dietro ai suoi occhi. Sarebbe tuttavia durato appena un'istante, e lo shinobi sarebbe stato dissolto dall'osservazione dal picchiettare ritmico della punta del dito della giovane sulla superficie di legno logoro. Harumi rimase in silenzio per quasi un minuto, nel tentativo di fare mente locale e articolare un discorso compiuto per evitare di essere considerata pazza. Quel pensiero l'aveva sfiorata in effetti dopo quanto aveva udito, e le alternative d'altronde non erano molte. O mancava una rotella al kiriano, o l'uomo la stava prendendo in giro. Oppure... Inattesa, una risatina nervosa riempì la stanza.

    Se non sapessi che è impossibile sembrerebbe quasi uno di quei romanzi di fantascienza in cui il protagonista incontro viaggiatori provenienti da linee temporali alternative o attraversa zone della realtà instabili, dove le cose sono diverse a seconda di chi le osserva... Per fortuna non esistono cose tanto spaventose, altrimenti la nostra intera esistenza avrebbe la stessa consistenza del sogno di un'antica divinità addormentata...

    Harumi avrebbe ispirato profondamente, cercando di calmarsi, dando eventualmente tempo ad Akira di replicare. Subito dopo però avrebbe ripreso le redini della discussione. Il suo pensiero logico avrebbe ripreso il sopravvento, ma aveva bisogno di un altro punto di vista. Non sapeva più se poteva fidarsi dei suoi sensi. O dei suoi ricordi, ma cercò di scacciare quell'idea inopportuna.

    Mi dispiace farle perdere tempo, ma potrebbe rispondere brevemente ad un paio di domande? Cosa sto stringendo tra le mani?

    Tra le mani la ragazza aveva, almeno secondo il suo punto di vista, una tazza di porcellana di un servizio da tè riservato agli ospiti. Nulla di troppo costoso, ma comunque elegante, degno di un potente pragmatico quale era il Mikawa. Ascoltando la risposta, le dita della giovane si sarebbero strette intorno all'oggetto, fino a deformarlo se fosse stato composto di un materiale più delicato, come la carta o la plastica.

    E questa sala, può descrivermela concisamente?

    Fuori dalla porta indicatale dallo shinobi lei non vedeva altro che il giardino antistante alla Villa, ma lui l'aveva raffigurata come la foresta selvaggia che circondava il Villaggio. Non aveva senso. Però ora che ci faceva caso, era da un po' che non incontrava i suoi compagni. Da quando esattamente non riusciva però a ricordarlo. Aveva sempre pensato che fosse dovuto ai suoi orari e ai molti impegni che i sottoposti del capoclan dovevano sobbarcarsi in sua assenza, ma anche così era strano. Almeno Yachiru si sarebbe fatta viva per giocare ogni tanto.

    Un'ultima domanda. Io... Come appaio ai suoi occhi?

    Harumi deglutì. Non era sicura di voler sentire la risposta, ma doveva. Facendosi forza si aspettò di sentire il peggio, ma comunque avesse replicato l'uomo non avrebbe vacillato. Si sarebbe limitata a annuire con la testa, prima di fissare il ninja della Nebbia negli occhi. Poteva fidarsi della parole dell'uomo? Era irrilevante. Doveva sapere se c'era qualcosa che non andava in lei, oppure aveva solo avuto sfortuna ad incontrarlo.

    Grazie. So che sto abusando della sua pazienza, ma non credo di essere pazza, né che lo sia lei... Quindi potrebbe darmi una mano a capire cosa sta succedendo? Potrebbe dare un'occhiata alla Villa...cioè alla baracca, o quello che è per lei, e dirmi se trova qualcosa fuori posto o sospetto. Se fosse veramente la casa del Mikawa ci metterebbe ore, ma se invece ha ragione lei penso che le porterà via al massimo cinque minuti. Per favore...

    La fanciulla non sapeva se Akira era quel genere d'uomo da intenerirsi di fronte agli occhi da cerbiatto di una damigella in ambasce, ma non avrebbe esitato a giocare quella carta più o meno consciamente. Se avesse accettato, avrebbe approfittato della sua assenza per chiudere gli occhi ed immergersi nel suo mondo interiore. Voleva sentire cosa aveva da dire il Nibi a riguardo. Il posto era stranamente silenzioso. Nella penombra le parve di vedere che oltre al cancello costituito dal sigillo che Eiatsu aveva imposto su di lei il demone a due code se ne stesse acciambellato a dormire.

    ...Matatabi, lo so che sei sveglio. I bijuu non hanno bisogno di dormire. Allora, cosa ne pensi?

    Il nekomata sbuffò, ma non si mosse dalla sua posizione. Aveva ragione, non stava dormendo, ma stava comunque comodo così. L'unica cosa a brillare nel buio furono le code che oscillavano ritmiche nell'oscurità. La jinchuuriki sospirò. Che il demone fosse lunatico lo sapeva, ma raramente l'aveva visto così poco collaborativo. Quasi che la cosa non lo riguardasse personalmente. E che fine aveva fatto il Gatto?

    Mah, forse c'è qualcosa di strano...

    Proprio quando il bakeneko aveva deciso di sbottonarsi un poco, Harumi riaprì gli occhi sul mondo esterno, attirata dal rumore di passi di Akira che tornava. L'avrebbe accolto con un sorriso stanco, appena accennato, ma sarebbe stata tutta orecchi per il risultato della sua indagine. Nel caso non avesse trovato nulla di rilevante avrebbe abbassato la testa prima di parlare, leggermente abbattuta.

    Akira-san, mi vengono in mente solo una possibilità plausibile, tra le decine di improbabili. Un'arte illusoria, ma non una qualsiasi, altrimenti me ne sarei accorta prima. Temo che dovrò chiederle ancora una volta il suo aiuto per cercare di rilasciarla, ma le assicurò che mi sdebiterò abbondantemente per questo. La prego.

    L'uomo avrebbe percepito per la prima volta una vena di angoscia nella voce della giovane. La preoccupazione però non era per lei, bensì per la sua famiglia. Se lei era lì, nel mezzo del Bosco dei Sussurri a quanto diceva il kiriano, da chi sa quanto tempo, perché nessuno era venuto a cercarla? O ce l'avevano mandata loro, e quello era l'ennesima prova a cui la sottoponeva il Mikawa, oppure... Harumi non voleva pensarci. Ma l'angoscia che fosse successo loro qualcosa la spronava a fare in fretta. Doveva assicurarsi che stessero tutti bene.

    Al mio segnale...

    La kunoichi avrebbe infuso nel suo sistema circolatorio una discreta dose di chakra, per spezzare eventuali manipolazioni esterne in atto, spingendosi al massimo delle sue possibilità e facendosi coadiuvare dall'Hozuki [Tecnica]Potenza 30 [3 Bassi] + eventuale Rilascio di Akira. Se quello non fosse bastato, avrebbe arrotolato una manica e, afferrato un kunai, l'avrebbe piantato nel bicipite, facendo scorrere un rivolo copioso di sangue mentre soffocava un gemito. Riunite nonostante il dolore le mani a formare la posizione magica, avrebbe fatto un cenno all'uomo davanti a lei [Tecnica]Potenza 70 [3 Bassi + 4 Leggere] + eventuale Rilascio di Akira.

    Ancora una volta.

    Non si sarebbe fatta fermare da così poco. Diogene le aveva affidato un compito quando aveva accettato la sua richiesta egoista di ricevere un cognome. E lei l'avrebbe portato a termine. A qualsiasi costo.
  5. .

    il trono vuoto


    2

    Diogene pronunciò un'unica parola, che rischiò di andare perduta tra i singhiozzi della ragazza. Un'unica parola, ma di un valore inestimabile, in grado di cambiare interi destini.

    Scemo...

    Harumi si pulì il volto con la manica, cercando di darsi un contegno. Si era lasciata andare all'emotività, come una bambina. Non succedeva da... Quando era stata l'ultima volta che si era comportata così? Che aveva lasciato trasparire ciò che provava veramente? Non riusciva a ricordarlo.

    ...l'importante è che tu abbia capito.

    Un silenzio imbarazzato sarebbe sceso nella stanza, interrotto solo dal soffiare su un fazzoletto della giovane. Aveva accumulato tensione per giorni e alla fine era inevitabilmente esplosa. Ed incredibilmente ora si sentiva meglio. Le veniva quasi da ridere al pensiero, ma a giudicare dall'atmosfera nella camera sarebbe stata fraintesa. Ora che si era ricomposta, poteva finire di dirgli quello che aveva meditato nel profondo del suo cuore durante quei lunghi giorni di veglia, in cui il tempo pareva immobile e che ora sembrava aver finalmente iniziato a scorrere anche per lei.

    Io... Sono sempre stata sola. Voi per me siete le prime persone che possa chiamare una famiglia. Eiatsu, Yachiru, Matsumoto, gli altri...e tu.

    Seguì una breve pausa in cui abbassò la testa, impacciata, prima di continuare con una battuta per stemperare il clima che lei stessa aveva contribuito a rendere pesante.

    Come una specie di severo padre poco presente... O forse un nonno? Giovane però eh!

    Una risatina cristallina avrebbe spezzato almeno in parte la tensione. Per qualche assurdo motivo la paura reverenziale che provava per il grande ninja era momentaneamente stata messa a tacere. Forse era impazzita del tutto, oppure lo stato pietoso in cui versava il kokage la stava inconsciamente manipolando.

    In fin dei conti sei pur sempre il capofamiglia, e sei stato tu a decidere di accogliermi ed io... Non potrò mai essertene abbastanza grata!

    Quasi di riflesso, la ragazza si sarebbe inchinata profondamente di fronte all'uomo. Non lo aveva mai ringraziato prima per tutto quello che aveva fatto per lei, non ce n'era stata l'occasione o meglio la necessità. Eppure ora sentiva di doverlo fare e non si trattenne al costo di sembrare ridicola. Solo in atteggiamento di umile preghiera, poteva dare voce alla sua supplica.

    Io vorrei solo... io vorrei...

    No. Non vorrei. Harumi ispirò profondamente. Per la prima volta nella sua vita stava per esprimere un desiderio egoistico. Non c'era spazio per un condizionale. Si rialzò e rivolse i suoi occhi innocenti al volto di Diogene.

    Io voglio avere un cognome. Il tuo cognome. Voglio un segno che dimostri che faccio parte di questa famiglia. Che questa è la mia casa.

    Harumi si volse verso la finestra. Nel cielo ormai nero brillava un sottile falce di luna. Solo un frammento, ma sufficiente a dare speranza e rischiarare il cammino di chi si affidava alla sua flebile luce. Senza distogliere lo sguardo dal corpo celeste, riprese a parlare.

    Miyazaki non è il mio vero cognome, l'ho scelto quando è stato il momento di compilare i moduli per l'arruolamento. Mi sono ispirata all'autore di uno dei miei libri preferiti, Kaguya e il castello nel cielo. Uno dei pochi ricordi felici della mia infanzia. Ve lo consiglio, è una bella storia.

    Il suo sorriso si era fatto triste, ma non aveva intenzione di arretrare di un passo. Non avrebbe ceduto proprio alla fine, dopo che aveva messo se stessa. Essere morta e risorta aveva messo molte cose in prospettiva, dando a ciascuna il giusto valore. Era stata ridotta in frantumi, ma da quel giorno in avanti poteva ricostruirsi come meglio credeva, basandosi solamente su ciò era importante per lei, e non sul giudizio degli altri. La ragazza si portò una mano al cuore. In fin dei conti il sangue del capoclan scorreva già nelle sue vene. Dall'indomani avrebbe ripreso a trattarlo con il rispetto che gli era dovuto, ma in quel momento la fanciulla fece un ultimo passo verso di lui, superando tutte le barriere che li separavano.

    Qual è la tua risposta, Diogene?




    [...]



    Bussavano alla porta. Nulla di strano, se la porta in questione non fosse appartenuta a una baracca dispersa all'interno del Bosco dei Sussurri, uno degli angoli più pericolosi dell'intera Oto. Il che era tutto dire. La foresta selvaggia pullulava di mostri nati dalla fantasia della natura o dalla perversione dell'uomo. Ma anche le piante stesse di cui era costitutita sembravano concepite appositamente per attentare alla vita di chiunque avesse la malsana idea di avventurarsi tra le spire. Eppure lo shinobi in attesa davanti alla soglia della casupola di tutto ciò non si curava, e a ragione. Pochi nell'intero Continente avrebbero osato confrontarsi con colui che aveva rinunciato al cappello da Mizukage per motivi noti solo a pochi. Le fiere in agguato ignoravano le faccende dei kiriani, ma percepivano distintamente il tremendo potere che emanava il jonin e se ne tenevano istintivamente alla larga.

    I minuti passarono, abbastanza perché l'uomo iniziasse a pensare che la baracca fosse vuota, ma non a sufficienza perché si decidesse ad andarsene. Ad un certo punto, preceduto da una serie di rapidi passi proveniente dall'interno, la porta si spalancò, rivelando una scompigliata ragazza. Non molto alta, ma decisamente ben formata, sarebbe bastato un rapido sguardo per capire che la fretta era dovuta dal tentativo di indossare rapidamente l'uniforme del Villaggio. Il viso accaldato sfoggiava un sorriso cordiale, sebbene gli occhi che vagavano all'intorno, come alla ricerca di qualcosa, tradivano una certa confusione.

    Scusi l'attesa, pensavo si sarebbe occupato Anteras di accoglierla, ma deve essere occupato... Prego, si accomodi.

    L'ospitalità a Villa Mikawa era sacra. D'altronde, chi mai si sarebbe sognato di attaccare la residenza del Kokage? Harumi fece strada per quelli che furono non più di pochi metri agli occhi di Akira fino ad un tavolo robusto, ma bisognoso di una riverniciatura, indicandogli una delle uniche due sedie presenti nella stanza. Se a quel punto il ninja della Nebbia si fosse guardato intorno, avrebbe constatato lo stato di decadenza in cui versava lo stabile, sebbene sembrasse abitabile, a patto di non essere schizzinosi con i coinquilini che abitavano le intercapedini dei muri. La ragazza nel frattempo si affaccendava davanti ad una scansia, tornando alcuni minuti dopo con due bicchieri di carta. Ne adagiò uno di fronte al suo ospite, che a quel punto ne avrebbe riconosciuto il contenuto come un tè solubile di qualità appena passabile.

    Mi chiamo Harumi, e le do il benvenuto a Villa Mikawa. Se cercava il Kokage non è in casa, ma posso provare ad aiutarla lo stesso. Spero che gradisca il tè, anche se Anteras lo prepara di certo meglio. Chi sa dove si è cacciato, e dire che è il maggiordomo...

    La ragazza avrebbe poggiato una guancia sulla mano, pensierosa, mentre oscillava sovrappensiero il bicchiere economico. Perfino Fudoh si sarebbe accorto che qualcosa era chiaramente sbagliato in quella situazione. Eppure finché il jonin non avesse fatto nulla, quella sceneggiata sarebbe continuata come se fosse la realtà, tanto la giovane si impegnava a rendere coerente la sua narrazione.

    Perché mi fissa così? Ho i capelli in disordine? Stavo riposando, poi devo andare in Amministrazione per portare dei documenti, nella speranza che nel frattempo Febh-sama non li abbia usati per costruirsi un cappello da imbianchino... Ma mi sembrava che stesse dicendo qualcosa mentre attendeva fuori, vuole ripetere le sue domande?

    Se Akira l'avesse accontentata, la giovane avrebbe annuito, però avrebbe posato la bevanda e avrebbe posato i suoi occhi sull'ospite, quasi lo stesse valutando. O meglio come se fosse stato lui a dire qualcosa di strano, e non la ragazza. Tuttavia avrebbe mantenuto l'espressione benevolente e avrebbe replicato con fare accondiscendente, soprattutto alla sua domanda che gli venisse indicata la strada per entrare al Villaggio.

    Akira-san, lei è già dentro Oto. Non ha forse passato le mura per venire fin qui?

    A quel punto si sarebbe accorta che, effettivamente, l'uomo appariva armato. Cosa stavano pensando al gate? Aveva forse un permesso speciale per tenere con sé il suo equipaggiamento? In ogni caso Harumi si limitò a muoversi sulla sedia, che scricchiolò preoccupantemente, alla ricerca di una posizione più comoda, evitando di fare una scenata per niente. In fin dei conti non si riteneva in pericolo: i suoi compagni, i sottoposti del capoclan, sarebbero accorsi in un attimo se la situazione fosse fuggita di mano.

    Per quanto riguarda Orochimaru, sarà anche forestiero, ma dovrebbe sapere che è morto da un pezzo! Anche se ammetto che se anche solo la metà delle leggende che sono state tramandate su di lui sono vere, non sarebbe così strano trovarlo vivo e vegeto, magari su una qualche isola tropicale a continuare i suoi esperimenti proibiti tra un cocktail e l'altro... Ma non credo che lo troverà ad Oto. Hanno perfino abbattuto il suo vecchio palazzo... Ah!

    La giovane si bloccò improvvisamente e portò la mano sotto il mento. Si era rammentata qualcosa parlando dell'edificio che l'Amministratore del Suono aveva raso al suolo con eccessiva foga una notte ormai lontana. Forse non centrava nulla, ma magari sarebbe stato d'aiuto all'Hozuki.

    Ci sarebbe... Sì, la segretaria... no mi scusi, intendevo il nuovo Consigliere del Suono, Hebiko Dokujita, potrebbe saperne qualcosa. Ovviamente è possibile che anche Diogene-sama e Febh-sama abbiano delle informazioni, ma il capovillaggio è fuori casa al momento e il nostro facente funzioni è un individuo... peculiare. Mi dispiace non poterle essere più utile di così.

    Non si sarebbe dilungata nel dare spiegazioni dettagliate sull'origine di quell'intuizione, nulla di più di una pallida traccia per la vaga richiesta del kiriano. Non sarebbe stata lei a rivelare le conoscenze del Villaggio, di cui le peculiari doti elastiche e serpentine della Vipera del Suono facevano parte, ma non reputava di aver fatto alcun danno nell'indirizzare Akira verso quella pista. Ma quello era argomento per un'altra storia. Ad ogni giorno bastava la sua pena, e molta doveva provarne l'uomo alla vista della ragazzina nella baracca. Che stava succedendo lì?

  6. .

    Il lago del mistero


    Post 4 ~ Pista

    Il giovane Kinryu rispose alla provocazione di Yato, che lo additava neanche troppo velatamente come pazzo, con un sorrisetto sornione. D'altro canto il compagno non poteva vedere il suo doppio, e neppure leggergli nella mente. Almeno in teoria.

    Scusami, ma avevo bisogno di confrontarmi con l'unica persona intelligente nel gruppo.

    Cioè me sembrava voler aggiungere, ma sarebbe stata una specifica superflua. Shin non era sempre stato così irrispettoso, c'era stato un tempo in cui le sue risposte pronte erano sagaci più che taglienti. Ma quella persona si era persa, o meglio era stata abbandonata ad uno dei tanti bivi che la vita mette davanti agli uomini. Shin era arrivato dove si trovava dopo un percorso tortuoso e sconnesso, costellato di opportunità perdute per sempre. Forse era per questo che il ragazzo evitava di voltarsi indietro e si limitava a guardare avanti, verso quello che era il suo obiettivo finale.

    Prove...non ne ho. Però mi fido del mio istinto. Quell'uomo è sospetto, e al momento purtroppo è la nostra unica pista. Direi che vale la pena indagare, anche solo per escluderla nel caso fosse estraneo a questo fenomeno. E ora sbrighiamoci, il sole sta calando.

    Non avrebbe dipanato i dubbi del Senju. Da un lato non voleva esporsi, dall'altro provava un astio a pelle per il collega tale da fargli venire l'orticaria ogni volta che lo sentiva pontificare. O magari era allergico ai pollini che emanava in quanto manipolatore del legno. Una questione da approfondire indubbiamente, ma solo una volta tornati a casa. Raggiungere il porto fu questione di poco, e anche individuare la barca dalla quale era sceso il sedicente samurai.

    Fu Yato a notare che le reti, ora issate a bordo, gocciolavano ancora, segno che erano state usate di recente. L'osservazione successiva del suo compagno fu piuttosto sveglia, e Shin non poté che annuire d'accordo. L'imbarcazione alla fonda era di dimensioni ridotte e non ci avrebbero messo molto a perlustrarla da cima a fondo, e così fecero perdendo forse minuti preziosi, ma senza lasciarsi indietro piste imbattute [Abilità].

    Se l'ha nascosto qui, lo troveremo. Sai manipolare il legno se non sbaglio, hai modo di usare il tuo potere per cercare scompartimenti nascosti lungo lo scafo?

    Se le loro ricerche si fossero rivelate infruttuose il chunin avrebbe sbuffato, ma solo per lo spreco di tempo, non perché facesse veramente affidamento su un colpo di fortuna del genere. Sarebbe stato troppo bello, e decisamente troppo semplice.

    C'è anche un'altra possibilità... Ossia che non abbia ancora trovato quello che stava cercando. Che sia ancora in mezzo al lago...Però in questo caso ritengo più prudente rimandarne l'esplorazione.

    Il foglioso era in grado di camminare sulla superficie dell'acqua ed era un discreto nuotatore, oltre a non aver particolari problemi con l'oscurità, ma non era sicuro che lo stesso potesse dirsi del compagno. Inoltre il sole era quasi scomparso all'orizzonte e ciò stava a significare anche anche il tempo stabilito stava per giungere al temine. Qualsiasi cosa succedesse lì di notte dopo il coprifuoco, non aveva intenzione di scoprirlo. Specie in mezzo alla distesa d'acqua nera.

    Un'alternativa comparve inaspettata grazie ai buoni riflessi del Senju, che aveva colto qualcuno, o qualcosa, osservarli da dietro una delle finestre che davano sui moli. Purtroppo Shin non fece in tempo a confermare le impressioni bizzarre avute dal compagno di squadra e non ebbe altra opzione che quella di fidarsi delle sue parole. Nel mentre, dei rintocchi riempirono l'aria della sera. La campana doveva trovarsi proprio...al centro del lago.

    Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova.

    All'espressione presumibilmente perplessa di Yato, Shin avrebbe replicato con una pacca benevola sulla testa, quasi a complimentarsi con lui per la scoperta.

    Quella abitazione è in una posizione strategica per tenere d'occhio chi va e chi viene dal lago. Pagliaccio o mostro che sia, andiamo a farci due chiacchere.

    Il Kinryu non intendeva mollare la presa su quella pista. Era inutile girarci troppo intorno o rimandare, visto che ormai erano arrivati a quel punto. In ogni caso non avrebbero fatto in tempo a raggiungere il punto di ritrovo prima che facesse buio. Certo, se il samurai o il suo compagno o il suo istinto non l'avevano imbrogliato, quell'incontro si sarebbe potuto rivelare piuttosto pericoloso, e nel caso sarebbe stato meglio tornare in gruppo. Ma non avevano nessuna garanzia che scomparisse nel nulla anche lui, come il portatore di Giugno aveva fatto in precedenza. No, dovevano rischiare qualcosa se volevano dei risultati.

    Ehi, dalla casa, c'è qualcuno? Avremmo bisogno di farvi qualche domanda, potreste farci entrare?

    Altri tre colpi decisi si abbatterono sulla porta. Non avevano tutto quel tempo da perdere, ormai si stava facendo notte. Shin guardò il compagno, sussurrandogli una via di mezzo tra la domanda e l'affermazione.

    Beh se la butto giù sei in grado di sistemarla con il mokuton, vero?

    Avrebbe atteso che qualcuno si facesse vivo prima di dare il suo ultimatum, con un tono ben poco conciliante, seppure non apertamente ostile.

    Questo villaggio è sotto la giurisdizione di Konoha, se non collabora saremo costretti a usare la forza. Conterò fino al cinque. Uno... Due... Tre... Quattro...

    Se dall'interno dell'abitazione non fosse giunta nessuna risposta, o se fosse stata un diniego, contemporaneamente ad un cinque ben scandito si sarebbe udito il frastuono di un pugno sferrato al centro della tavola lignea [Slot Azione][Mischia] Forza Nera, Velocità Nera, Potenza 240 vs strutture

    10 (Colpo Senz'Arma) +30 (Fasce potenziate) + 40 (Tocco Distruttivo) x3 (Manipolazione della Natura)

    Tocco Distruttivo (Superiore)
    Arte: L'utilizzatore può danneggiare gli oggetti con gli attacchi corpo a corpo; la potenza del colpo non armato contro oggetti e armi è aumentata di 10 ogni consumo ½ Basso. Non aumenta la potenza contro avversari. (Consumo: ½ Basso a colpo ogni 10 di potenza)
    [Consumo massimo: 4 Bassi])

    [Da chunin in su]

    Distruzione ad Area (Base)
    Arte: L'utilizzatore può causare danni ad area tramite i colpi corpo a corpo: il colpo si propagherà per alcuni centimetri sulla superficie colpita a partire dal punto d'impatto, aumentando la possibilità di distruggere strutture solide, ma senza effetti notevoli contro avversari.(Mantenimento: ¼ Basso a colpo)
    [Da genin in su]

    Manipolazione della Natura
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può incrementare l'efficacia delle proprie armi, protezioni o colpi senz'arma infondendo chakra affine alla sua impronta di chakra. Deve possedere almeno un'abilità Impronta di Chakra. Gli effetti di questa tecnica non si applicano al calcolo dei danni verso le persone, ma solo ai fini di parate o danni a equipaggiamenti e oggetti. Può incrementare la potenza di un'arma o del corpo senz'armi di 20 o triplicarne la capacità di danneggiare gli oggetti. Alternativamente può incrementare le capacità difensive di una protezione di 20. Anche se sottoposto a questa tecnica, un equipaggiamento non diviene capace di bloccare tecniche avanzate, ma può bloccare costrutti generati da tecniche speciali..Tipo: Ninjutsu - Katon/Raiton/Suiton/Fuuton/Doton
    (Consumo: Basso ogni colpo )
    [Richiede Impronta di Chakra]
    [Da chunin in su]
    . Di certo era chiaro che il ninja non intendeva trattenersi o applicare mezze misure. E se per qualche miracolo la struttura avesse resistito al primo colpo, un secondo ancora più potente si sarebbe abbattuto sulla stessa, cercando di creare un varco sufficientemente ampio per permettere loro l'ingresso.

    Mi dispiace per la porta, ma ora il mio collega gliela mette a posto. Vero? Ma torniamo a noi.

    In ogni caso, sia che il loro bersaglio avesse collaborato sia che se avesse opposto un'iniziale resistenza, il duo della Foglia si sarebbe introdotto nel modesto stabile. Per prima cosa il chunin avrebbe studiato rapidamente l'ambiente, in particolare le vie di fuga possibili a parte le finestre osservabili anche dall'esterno. Si sarebbe quindi focalizzato sull'occupante della casa, con la viva speranza di non aver fatto il passo più lungo della gamba.

    Direi di iniziare dalle presentazioni: il mio nome è Shin Kinryu, e come ho detto prima sono un ninja di Konoha. Ho il piacere di parlare con?

    Il tono, una volta dentro, sarebbe stato molto più cordiale ed educato rispetto a prima, indipendentemente da chi avesse avuto davanti, ad eccezione di una minaccia manifesta.

    Allora, direi che per prima cosa potrebbe partire dal dirci quello che sa sul coprifuoco. Cosa sta succedendo in questo villaggio?

    Poteva rivelarsi un tentativo improduttivo, come era stato in precedenza con i pescatori e lo spadaccino misterioso, ma andava fatta. Aveva poi molte altre domande da fare all'uomo, o donna, o bestia (a patto che fosse senziente) che si fosse trovato davanti, ma prima doveva appurarsi che non fosse un nemico. E poi non aveva intenzione di andarsene particolarmente presto. In fin dei conti fuori c'era il coprifuoco e mettersi in marcia senza essere a conoscenza dei pericoli in agguato nella notte era da incoscienti. Nella peggiore delle ipotesi, si sarebbero trasformati in ospiti del proprietario. Se graditi o meno, lo stavano per scoprire.
  7. .

    Il legno della vita


    6

    La macabra scena davanti ai loro occhi parlava da sé. La loro missione aveva appena subito una svolta inattesa, ma per il verso sbagliato. Chiunque avesse compiuto quel massacro andava fermato, prima che per gli abitanti della foresta fosse troppo tardi. Per poter procedere dovevano prima però tranquillizzare la loro guida. Ukoi non aveva accettato la sua proposta misericordiosa, rifiutando di riconoscere che i suoi cari non c'erano più. La respinse, nel tentativo insensato di difendere sua moglie e la loro prole. L'epitome di un uomo spezzato nello spirito. Harumi rimase impietrita, indecisa sul da farsi. A venirle in soccorso fu Hebiko e, sebbene la sua idea non le piacesse per niente, decise di darle corda, nella speranza di uscire da quella impasse.

    Con circospezione, dando la schiena al falegname in lutto e coprendo quindi col suo corpo la scena, congiunse la mani in segno di rispetto per lo sconosciuto che si accingeva a sbudellare, per il bene della loro missione. Piantò le punta del kunai nella carne già gonfia per la putrefazione. Era pronta a ciò che accadde, ma l'odore sopra ogni cosa le fece venire la nausea. Tuttavia si trattenne al meglio delle sue possibilità, senza dare a vedere il suo turbamento. Non appena fu sicura che la sua voce fosse abbastanza ferma, annuì come se avesse capito qualcosa, poi si voltò con finta sorpresa e sollievo [Abilità].

    Avevi ragione, sono finti! Volevano ingannarci!

    Per fortuna grazie a quel teatrino aveva perso sufficiente tempo affinché i compagni iniziassero a trasmettere i primi risultati delle loro indagini. Mentre Hebiko provvedeva a toglierlo dalla fossa, infatti, ebbero la conferma che mancavano all'appello alcuni degli abitanti. Non solo, ma che a giudicare dalle impronte raccolte intorno alla motta di cadaveri erano stati radunati da qualcuno dopo lo sterminio e costretti a inoltrarsi nel folto della vegetazione.

    Li hanno portati via, Ukoi-san! Dobbiamo seguirli, presto! Lei è l'unico che può salvarli!

    Continuando a recitare, la ragazza fece del suo meglio per proseguire nel suo inganno all'uomo. Si sentiva in colpa, ma era l'unica cosa che potevano fare per il momento. L'alternativa era abbandonarlo al suo dolore, ma tale scelta avrebbe compromesso il proseguo della missione. Certo, potevano provare a costringerlo, ma sarebbe venuta meno quella motivazione che l'aveva mosso a cercare il loro aiuto a discapito delle regole imposte dal clan. Ancora una volta in suo aiuto vennero i colleghi, portando notizia di un sopravvissuto, miracolosamente scampato alla furia omicida che aveva sconvolto l'abitato.

    Per fortuna, sono sicura che potrà esserci di aiuto a capire cosa è accaduto qui. Ukoi-san, andiamo ad ascoltare cosa ha da dirci!

    Avrebbe detto così, ma prima di allontanarsi si sarebbe posizionata al centro della fossa e, accertatasi che nessuno fosse troppo vicino, avrebbe composto due rapidi sigilli. Una coltre di cenere avrebbe ricoperto la buca senza però uscirne, e un istante più tardi un'esplosione sommessa avrebbe trasformato la motta di corpi in un'unica indistinta pira funeraria [Tecnica]. Questo ovviamente a patto che il boscaiolo avesse accettato, preso dalla disperazione, la loro stupida spiegazione che non si trattasse di vere persone ma di una distrazione lasciata lì a bella posta per spaventarli e impedirgli di proseguire le indagini.

    Le fiamme ardevano contenute dalla terra di riporto risolvendo diverse questioni, come quelle sanitarie e di rispetto per i defunti, ma soprattutto impedendo definitivamente all'uomo di controllare se le due otesi gli avevano detto quello che voleva sentirsi dire solo per farlo stare buono. Con agilità Harumi saltò fuori, soffermandosi ad osservare come il fuoco si propagava favorito dai vestiti ormai secchi e cercando di ignorare l'odore acre del fumo che le ricordava inopportunamente quello di una grigliata. Si sarebbe quindi unita al resto del gruppo, dirigendosi verso la casa del capovillaggio.

    Avrebbe lasciato agli altri il compito di occuparsi del sopravvissuto, nella speranza che ottenessero qualsivoglia informazione utile. Lei sarebbe rimasta fuori dalla porta a fare la guardia, nell'improbabile ma non impossibile caso che gli assalitori si facessero di nuovo vivi. Ne approfittò per scambiare due parole con il giovane sunese, sia per ingannare l'attesa che per fare il punto della situazione. O forse solo per stemperare il clima tetro calato sulla spedizione. Harumi cercò di dimostrarsi propositiva, anche se definirla allegra sarebbe stato fuori luogo.

    Masayoshi-kun, cosa ne pensi di questa situazione? Credo che seguire le tracce che avete trovato sia l'unica cosa fattibile. Dobbiamo fermare i colpevoli prima che la situazione peggiori!



  8. .

    il trono vuoto


    1

    Harumi non aveva abbandonato un istante il fianco del Mikawa. Il Colosso di Oto, l'uomo il cui nome incuteva timore al solo nominarlo da un capo all'altro del continente, giaceva da tre giorni sul letto della sua stanza alla Villa. Il viso, già naturalmente affilato, si era fatto ancora più spigoloso per l'eccessiva magrezza. Le lenzuola ricadevano con malagrazia sulle membra scarne, alzandosi appena al ritmo lento del suo respiro. Fyodor aveva fatto il possibile per rimetterlo in sesto, ma ora solo il tempo avrebbe potuto dire se si sarebbe ripreso. E solo i kami sapevano quali strascichi avrebbe avuto sul kage di Oto quell'esperienza. Ai più sarebbe bastato molto meno per perdere ogni traccia di senno. Forse sarebbero sopravvissuti, ma ridotti a gusci vuoti. La fibra di Diogene era però forte. Neppure il dio oscuro era riuscito a spezzare la sua anima fino in fondo. Una fiammella aveva continuato ad ardere.

    La giovane jinchuuriki si mosse inquieta sulla sedia. Aveva accettato quell'unica comodità solo dopo lunga insistenza del medico della Villa, preoccupato che la sua paziente avesse una ricaduta. E non sarebbe stato poi strano, visto che era morta. Se era ancora lì, il merito era solo dell'uomo che languiva di fronte a lei. All'ultimo momento aveva usato una tecnica tanto arcana da sembrare una magia del sangue per strapparla dal sonno eterno. Da allora però il Mikawa non aveva più ripreso conoscenza. Ci voleva tempo, continuava a ripetere Fyodor. Ma l'orologio a pendolo nel salone d'ingresso continuava a ticchettare nel silenzio scandendo lo scivolare dei secondi come grani di sabbia dentro una clessidra senza che vi fosse alcun progresso. Sulla Villa era sceso un torpore simile al letargo. Passi lievi sul pavimento, frasi sussurrate, porte adagiate con cura. Quasi temessero che un rumore troppo forte, un clamore improvviso potesse spezzare l'incantesimo e farli precipitare in una cupa realtà a cui nessuno era pronto.

    Le ombre iniziavano ad allungarsi nella camera inondata dalla luce rossa del tramonto. Alla ragazza gli interni parevano tinti di una tonalità sanguigna e non poté che sentirsi a disagio. Si strinse le braccia, scacciando quella sgradevole sensazione. Il liquido cremisi le aveva donato la vita, ma prima gliela aveva tolta, ed in una maniera orribile, affogata in una pozza senza fondo. A riscuoterla da quei pensieri oscuri fu un sospiro tanto profondo che sembrava giungere dall'oltretomba. Harumi alzò gli occhi sul volto di Diogene vide le sue palpebre tremolare, come se stesse combattendo per aprirsi. La giovane si ritrovò a trattenere il respiro finché, con un ultimo sforzo, il Kokage riuscì a vincere quella battaglia. Rimasero a fissarsi per alcuni istanti prima che la kunoichi trovasse la forza di reagire.

    Fyo-Fyodor! Vieni, presto! Si è svegliato!

    Fyodor aveva finito di visitare il capovillaggio, ma non si era espresso. Troppo presto, o forse troppi orecchi indiscreti ad ascoltarlo. Al capezzale del malato erano radunati diversi dei più fedeli sottoposti del Mikawa. Gli sguardi di sollievo tradivano un legame con il boss che andava oltre il semplice rispetto. Solo la piccola Yachiru si teneva a distanza. Era rimasta a lato della porta e dopo essere esplosa in un infantile e spontaneo sorriso si era rabbuiata ed ora teneva gli occhi bassi sul pavimento. Anche Harumi dopo la lunga veglia se ne stava in disparte, vicino alla finestra. La ragazza aveva sfruttato quei giorni di vita sospesa per mettere ordine nei suoi pensieri. C'erano delle cose che voleva dire. Anzi che doveva dire, per poter andare avanti. Quando era stato il momento, aveva fatto la sua scelta senza indugio. Ma non voleva dire che quella decisione non aveva avuto conseguenze su di lei.

    Alla fine il medico aveva cacciato i visitatori che si affollavano intorno al letto del capovillaggio, ordinandogli di lasciarlo riposare. Le uniche a non essersi mosse erano la ragazza e la bambina. Entrambe osservavano l'uomo di sottecchi, senza osare alzare lo sguardo su di lui. Nonostante si trovasse in quella condizione miseranda, il coraggio necessario a confrontarsi con il Colosso era non indifferente. Harumi l'aveva racimolato lentamente nelle ultime ore. Se vacillava era solo perché aveva paura delle conseguenze di quanto stava per fare. Era un turbamento nuova per la giovane, cresciuta in una pressoché assenza di emozioni. Poco alla volta da quando era giunta ad Oto aveva iniziato a conoscere quelle che prima erano solo parole nei libri. Rabbia, felicità, tristezza. E paura.

    La sua mancanza di senso di autoconservazione aveva inquietato molti dei ninja che l'avevano conosciuta, ma aveva una spiegazione semplice: non riteneva di valere nulla. Non valeva quindi la pena di preoccuparsi di cosa ne sarebbe stato di lei. Quello era stato il risultato di un'infanzia spietata da indesiderata. Certo, aveva avuto di che nutrirsi e un tetto sopra la testa, ma nient'altro se non continui abusi fisici e psicologici. Fino alla sua trasformazione nella nuova forza portante del Suono le cose non erano cambiate poi molto, almeno all'inizio. Poco per volta, però, qualcosa aveva iniziato a mutare. E i responsabili erano Eiatsu e gli altri abitanti della Villa, compreso il burbero capoclan. Le avevano dato molto di più che un piatto caldo ed un letto. Le avevano dato un posto da chiamare casa.

    Diogene...sama...

    L'uomo aveva riguadagnato abbastanza forze da riuscire a stare seduto, appoggiato alla testiera del largo letto. Harumi gli si era avvicinata mogia, ma una volta a pochi passi trovò la forza di alzare lo sguardo, fissandolo senza esitazione negli occhi. Poi, inatteso, uno schiaffo si abbatte sulla guancia del Colosso.

    Questo è per Yachiru!

    Il labbro le tremolava e la voce era stridula. Era palese che si stesse controllando a fatica e fosse sul punto di scoppiare a piangere. Tutte quelle emozioni che aveva accumulato pian piano durante la sua permanenza lì stavano tracimando come un fiume in piena. Era triste, spaventata, ma più di tutto arrabbiata per quello che il kage aveva fatto nella cripta. Ad agire non era stato lui, ma la divinità che aveva assunto il controllo del suo corpo. Ma era proprio questo che non poteva perdonargli. Essersi lasciato controllare così facilmente...e per questo aver fatto del male alla bambina dai capelli rosa. E mentre dava voce a quei pensieri, se non l'avesse fermata, sarebbe arrivato un altro schiaffo, più debole del precedente.

    Questo è per abbandonarci sempre senza dirci nulla!

    Il Mikawa spariva spesso nel nulla per settimane, a volte mesi, senza lasciar detto nulla. Semplicemente una mattina si svegliavano e lui non c'era più. Aveva così poca fiducia in loro? Non li riteneva all'altezza? Per lui erano solo pedine da muovere a piacimento su una scacchiera e da sacrificare al momento opportuno? Harumi aveva ormai il volto apertamente rigato dalle lacrime, ma continuava a gridare le sue domande verso l'uomo, battendogli i pugni sul petto. No, non sarebbe stato nemmeno quello il problema. A lei stava bene farsi utilizzare. Voleva essere utile. Dimostrare di valere qualcosa. Perché la sua vera paura era un'altra. Ciò che veramente temeva, era essere abbandonata di nuovo.

    Non voglio perdere la mia famiglia...

    In singhiozzi, con i pugni delle mani che parevano quelli di un bambino appoggiati al largo torace di Diogene, si accasciò lentamente appoggiando la fronte sul suo petto. Si sentiva completamente svuotata, ma anche sollevata. Era riuscita a tirare fuori tutto quello che si teneva dentro, per la prima volta in vita sua.


    [...]


    Tutto andava per il meglio a Villa Mikawa. Il padrone di casa era di nuovo via, ma quella non era una novità. Anzi, si poteva affermare che una volta fatto il callo a quella stranezza, si era diventati a tutti gli effetti un abitante della Villa. Harumi guardò fuori dalla finestra, ammirando il paesaggio autunnale del giardino antistante la magione. Finnian aveva fatto proprio un bel lavoro. Mentre pensava ciò, la giovane rabbrividì. Strano, eppure i vetri erano ben chiusi. Si vedeva proprio che ormai andavano verso l'inverno.

    Un topolino zampettò sotto la sedia su cui era seduta la ragazza. Con agilità si arrampicò sulle tavole di legno scrostate fino a raggiungere il davanzale. Attraversò un buco largo un pugno nel vetro crepato si lanciò fuori, scomparendo dopo pochi istanti tra gli alberi aggrovigliati e tetri del Bosco dei Sussurri.

    Ahhh, che bei colori che hanno le foglie d'autunno...



    CITAZIONE
    Ne approfitto per giocare il finale della ruolata precedente mentre entriamo nel vivo dell'azione!
  9. .

    Attacco ad Oto


    2

    Nonostante le precauzioni poste in atto dalla jinchuuriki per lo sconosciuto invasore superare la prima linea di difesa alla Villa si rivelò un gioco da ragazzi. Meirin, Finnian e Bard conoscevano il giardino che circondava la base come le proprie tasche, ma non potevano sperare di tenere sotto controllo l'intero perimetro da soli. Fu sufficiente attendere che si allontanassero e muoversi senza far rumore per eludere la loro sorveglianza, intrufolandosi all'interno delle proprietà del Kokage. Tuttavia, il ninja doveva aver sottovalutato il Mikawa. La sua assenza non voleva automaticamente dire che sarebbe stato un gioco da ragazzi. Pochi istanti dopo essere comparso all'interno del pian terrenoPer utilizzare la Tecnica del Teletrasporto è necessario conoscere il luogo di arrivo, quindi considero che compari in una delle stanze al pian terreno con delle finestre da cui puoi sbirciare visto che non viene specificato diversamente. della magione, infatti, una disattenzione fu sufficiente per far scattare la trappolaTrappole
    Speciale: Ogni personaggio ostile all'interno del Covo dell'utilizzatore subirà un attacco di potenza 15, parienergia l'utilizzatore, ogni volta che entra in una nuova stanza o percorre una nuova area. L'utilizzatore deve utilizzare 1 slot azione ogni turno in cui scattata almeno 1 trappola. La descrizione del tipo di trappola attivata può essere decisa al momento dell'attivazione e deve essere coerente la stanza in cui attivata.[Da jonin in su]
    presente nella stanza, piazzata per ogni buona cosa dal paranoico padrone di casa.

    Il listello del parquet sotto il piede dell'intruso avrebbe cigolato in modo inquietante, e una frazione di secondo dopo dall'angolo sopra la finestra sarebbero esplosa una pioggia di makibishi in grado di inondare l'intero spazio. Se la struttura mancava di allarmi propriamente detti, in parte erano sostituiti dai sistemi di guardia posti in essere dal proprietario. L'esplosione infatti attirò l'attenzione degli abitanti della Villa, i cui sensi erano all'erta, radunati nel salone d'ingresso adibito a provvisorio centro di coordinamento.

    Sembra che ci siano dei ratti nella Villa.

    Balalaika gettò a terra la sigaretta ancora accesa, approfittando dell'assenza del maggiordomo che altrimenti l'avrebbe redarguita con uno sguardo gelido, e fece cenno di seguirla agli altri due membri della squadra di riserva. Mentre si allontanavano in direzione del rumore, Ukitake prese in mano la ricetrasmittente, comunicando con tutte le squadre entro il raggio dello strumento e dando ordine di propagare il messaggio, che sarebbe arrivato fino ad Harumi.

    fssszz...intrusi nella Villa....

    Nel frattempo la giovane che si stava dirigendo verso il centro del Villaggio aveva raggiunto l'Armeria, trovandola in fiamme. A terra davanti all'edificio stavano i quattro membri della squadra di sorveglianza. Quando fece un passo verso di loro, Fang la trattenne con il verso della mano. Un colpo secco del capo fu sufficiente a Ashiro e Hotarubi per capire. Si mossero con circospezione, sospettando un inganno, ma non successe nulla. Gli uomini sembravano svenuti, ma la causa non era chiara. Avrebbero provati a svegliarli scuotendoli e prendendoli a schiaffi, arrivando perfino a ferirli lievemente con la punta di un kunai. Nel caso ci fossero riusciti, avrebbero chiesto loro spiegazioni di quanto era successo.

    Restavano però le fiamme da domare: forse non era troppo tardi, ma occorreva agire in fretta. Proprio in quel momento la ricetrasmittente gracchiò, comunicando l'intrusione al loro covo. Un'esclamazione sfuggì dalla labbra della fanciulla. Doveva prendere una decisione sul da farsi immediatamente. Proseguire verso l'Amministrazione, tornare indietro o rimanere lì per tentare di spegnere le fiamme. Fortunatamente a toglierla d'impiccio fu Soifon, che l'improvvisato comandante aveva inviato a Palazzo Yakushi. Tramite lo strumento per le comunicazioni, confermò l'incolumità di Kamine e gli fece sapere che l'Amministratore, Febh, non si trovava a casa al momento, ma probabilmente in ufficio.

    Harumi tirò un sospiro di sollievo. Il Palazzo era in buone, per quanto bizzarre, mani e la compagna portatrice dell'Otto code era al sicuro. Però con l'intrusione tornava a prendere quota il suo sospetto iniziale che il vero obiettivo dell'attacco fosse la casa del Kokage. Forse volevano approfittare della sua assenza per... Non ne aveva idea. Diogene nascondeva talmente tanti segreti che probabilmente lui stesso ne aveva scordati alcuni. Dunque, la decisione era presa. Avrebbero sacrificato l'edificio, che si poteva ricostruire in un secondo momento. Molto più importante era catturare l'intruso e capire a cosa puntavano.

    Torniamo alla Villa! Comunicate alla squadra a difesa del perimetro di circondare le uscite, non devono scappare!

    La forza portante non lo sapeva, ma la sua ritirata tattica le aveva evitato di rimanere vittima del jutsu illusorio del nemico che non aveva scorto, nascosto com'era tra le ombre. Se fossero state in grado di muoversi, avrebbe detto alle guardie di seguirla, visto che già una volta erano state messe facilmente fuori gioco con facilità era pericoloso lasciarle da sole e sarebbero state più utili a lei probabilmente. Mentre si muovevano, qualcuno li avrebbe anticipati grazie alla sua maggior vicinanza e superiore velocità.

    Il braccio destro del Kokage aveva sentito tutto ed era corso alla dimora del Mikawa non appena avuta la certezza che la sua protetta avrebbe fatto altrettanto. Caricato il lancia spiedi con dardi e veleno debilitante, una volta abbastanza vicino all'edificio avrebbe composto un unico sigillo, come l'intruso poco prima, portandosi all'internoTecnica del Teletrasporto - Shunshin no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Capra (1)
    L'utilizzatore può viaggiare attraverso lo spazio entro 45 metri dal punto di partenza, è necessario conoscere il luogo d'arrivo. A terra, alla partenza o all'arrivo, possono essere lasciati dei frammenti elementali a scelta. Il viaggio durerà circa un secondo. Il punto d'arrivo non deve essere occupato da altra sostanza solida o liquida, né deve essere presente entro 6 metri una discreta fonte di chakra. È possibile portare altri ninja con se al costo extra pari a Mediobasso ognuno. Dopo aver attivato la tecnica, l'utilizzatore non può compiere altre azioni offensive: il round termina.Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    Sottotipo:
    (Consumo: MedioBasso)
    [Da chunin in su]
    . A giudicare dai vetri infranti non doveva trovarsi che a poche stanze dal nemico, e la squadra capitanata da Balalaika l'avrebbe intercettato provenendo dalla direzione opposta. Una perfetta manovra a tenaglia da manuale. Meirin, Finnian e Bard d'altro canto pattugliavano l'esterno in prossimità dell'aria violata, restringendo così terribilmente le possibilità d'azione dell'uomo. E da lì a pochi minuti sarebbe arrivata anche Harumi con i rinforzi. Il cacciatore si era appena trasformato nella preda.

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    Il lago del mistero


    Post 3 ~ Bugia e Verità

    Il pescatore si allontanò brontolando, lasciando la mano del ragazzo a mezz'aria. Il rilascio non aveva avuto successo, ovviamente. Non di meno una vaga sensazione di disagio lo pervase per alcuni istanti. Bastò tuttavia che Yato gli rivolgesse la parola affinché se ne dimenticasse. Dovevano seguire un'altra traccia. Per fortuna, proprio in quel momento comparve davanti ai loro occhi un individuo che dire sospetto era poco. Il samurai non fece nulla per seminarli, nonostante fossero in piena vista. Quando fece per chiudersi in casa, però, i suoi riflessi lo tradirono, complice la superiore velocità del Kinryu.

    Hai ragione, questo mondo è corrotto, e sotto le ceneri di quella che chiamano pace coveranno sempre le braci di un nuovo incendio.

    Alla fine l'uomo riuscì a liberarsi di loro, ma non prima di aver rivelato quel poco che pareva sapere. Shin portò una mano sotto il mento, preso nelle sue elucubrazioni. Un pagliaccio e un nukenin. Se il primo non gli diceva nulla, il secondo era di certo una brutta faccenda. Certo era troppo presto per saltare alle conclusioni, poteva trattarsi di una semplice coincidenza che non aveva nulla a che fare con lo strano fenomeno che stava vivendo il villaggio, ma era pur sempre un indizio da non trascurare.

    Fu ancora una volta la voce del Senju a farlo tornare alla realtà. Forse era ancora sovrappensiero, ma gli parve di udire come un eco quando pronunciò il suo nome. D'istinto sì voltò nella direzione del suono fantasma, ma non vide nessuno. Dallo sguardo del compagno, che probabilmente già lo riteneva un idiota, il Kinryu capì che era l'unico a sentire la voce dal tono canzonatorio. Fece un passo in avanti, verso un barile colmo d'acqua piovana che pareva la fonte del disturbo.

    Il riflesso sulla superficie liquida gli restituiva un sorriso che non appariva sul suo volto in quel momento, e probabilmente non sarebbe mai apparso tanto era malsano.

    Uso.

    Bugia. Questa sarebbe stata l'unica parola che Yato avrebbe udito, mentre il chunin rimaneva immobile a fissare la sua immagine. Ma Menzogna era il nome che il giovane aveva dato al suo doppio che risiedeva, o aveva origine, dalla spada che portava sulla schiena. Una volta Kairi gli aveva chiesto se il suo nome si scrivesse con il kanji di Sincerità. Ripensandoci ora capiva quanto il sé del passato fosse un ingenuo, che credeva ancora di poter cambiare il mondo senza sporcarsi le mani.

    Shin e Uso. Verità e Falsità.

    Il ragazzo lasciò scorrere i suoi pensieri verso l'immagine, nella speranza che potesse sentirli. Non aveva ancora ben capito come funzionava quella stregoneria. Scansò le fastidiose accuse di averlo trascurato. Erano insieme da poco, e fino ad allora era stato rinchiuso a Konoha, perciò non aveva avuto occasione di brandirla. D'altro canto, anche potendo, probabilmente non l'avrebbe fatto. Era pur sempre la lama affidatagli da quello psicopatico del Coraggio, chi sa cosa gli avrebbe chiesto in cambio del suo aiuto la prossima volta.

    Il foglioso alzò la mano senza voltarsi per interrompere sul nascere le domande di Yato, facendo intendere che stava pensando quando invece era concentrato sulle informazioni che lo spirito della lama gli stava rivelando con un ghigno diabolico.

    Uso no uso. Una bugia che ne rivela un'altra. Il guerriero che avevano interrogato non aveva detto loro tutto, anzi aveva omesso un particolare piuttosto importante. Non che potesse fare altrimenti, questo si poteva capire. L'esistenza di una spada della serie dei Mesi era nota a pochi, e ancora meno erano le persone a poterle brandire. Il Kinryu era il portatore provvisorio di Luglio, e a fidarsi del suo doppio il samurai portava con sé Giugno. Tre nello stesso luogo aveva però detto. Di cosa? Spade? Chi aveva l'ultima? O forse parlava di Hayate. C'erano lui e Kato, nel segreto del loro cuore, e...

    Merda.

    Shin non ci voleva credere. Ma tutto aveva più senso considerando che fosse proprio lui. Senza dire altro scattò verso la porta, lasciando di stucco il collega, e l'aprì con un calcio. Il legno non oppose resistenza, visto che l'uscio non era stato serrato. Il ragazzo avanzò con la mano sull'impugnatura della spada, ma si trattava di una premura inutile. All'interno della casa non c'era più nessuno. La porta si sarebbe richiusa alle sue spalle, e il ninja avrebbe impiegato poco per rendersi conto che l'abitazione sembrava disabitata da diverso tempo.

    Sparito.

    Per la prima volta da diversi minuti si rivolse direttamente a Yato. Non poteva spiegargli nei dettagli il motivo, né era egli stesso sicuro delle sue intuizioni, ma la possibilità era concreta. E li poneva in una situazione che dire orribile era poco. Sudore freddo scese lungo il collo dello shinobi, mentre considerava le possibilità. Che il coprifuoco fosse una loro idea per coprire qualche piano? Forse era collegato a qualcosa che gli interessava e di cui sapevano di più di loro? Oppure era tutta un'incredibile coincidenza? C'era anche l'opzione che si stesse sbagliando e che non fosse lì, ma in quel caso abbandonare una spada dei Mesi in mano a una persona di cui non conosceva l'affiliazione era un rischio.

    Shin scosse la testa. Doveva calmarsi e non saltare subito alle conclusioni. Gli mancavano ancora troppi pezzi del rebus per provare a risolverlo. Certo, poteva togliersi qualche dubbio entrando in contatto con loro, sapeva come fare in fin dei conti. Ma non con Yato alle costole che osservava ogni suo singolo movimento. Il neo chunin tra l'altro dimostro un lato carino, spaventandosi o fingendo di farlo, per la sparizione misteriosa dell'uomo.

    Yato non dire puttanate, i fantasmi non esistono.

    Al massimo si trattava di anime strappate dal corpo da antichi rituali dimenticati o di spiriti legati ad armi leggendarie con tecniche di proibite. Nulla che non si potesse spiegare senza chiamare in ballo il sovrannaturale insomma.

    Il capo squadra sei tu, quindi tocca a te scegliere. Però posso dirti che quel tizio, prima di volatilizzarsi, ci ha detto delle cavolate mescolate a mezze verità e voglio vederci chiaro. Visto che non abbiamo altro da fare qui, rifacciamo la strada al contrario verso il punto d'incontro, ma fermiamoci alla barca del tizio e cerchiamo di capire da dove arrivava. Forse ci sta nascondendo qualcosa dall'altro lato del lago...oppure al suo centro.

    Il tempo a loro disposizione non era molto, ma per il momento non aveva idee migliori. Il pagliaccio e il suo accompagnatore di cui temeva di conoscere l'identità erano un'incognita, ma non li avrebbero trovati girando a caso per le viuzze del paese. E se avessero avuto intenzioni ostili era meglio non farsi trovare da soli.

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    Il lago del mistero


    Post 2 ~ Personaggi schivi e dove trovarli

    La suddivisione delle squadre nata dal briefing riprodusse le coppie in cui i ninja si erano presentati all'appuntamento. Il disappunto appena accennato sul volto del Kinryu scomparve insieme alla sagoma di Kato oltre la discesa che conduceva al paese. Avrebbe preferito indagare in compagnia dell'amico piuttosto che di un chunin novizio la cui unica preoccupazione era fare bella figura con il capo e il principale passatempo prenderlo in giro, ma quello passava il convento e se ne sarebbe fatto una ragione. Quanto a mostrarsi cordiale, era tutta un'altra faccenda, e ai fini della missione completamente superflua.

    Shin rimase a osservare la superficie dell'acqua per un minuto buono una volta giunti in vista del lago. Al richiamo di Yato a muoversi avrebbe schioccato la lingua con disappunto, quasi dando l'impressione che, se avesse insistito, alla fine il fluido cristallino si sarebbe arreso rivelando degli indicibili segreti. Il porto principale brulicava di vita, ma avrebbero dovuto essere degli sprovveduti per non accorgersi che le attività si focalizzavano esclusivamente sul riporre gli attrezzi del mestiere e il frutto del lavoro con maggior rapidità possibile.

    Già in molti si stavano dirigendo a passo svelto verso le proprie abitazioni, e tra chi si attardava la fretta era palpabile. Ogni volta che qualcosa sfuggiva di mano, o due uomini si scontravano casualmente, nell'aria riecheggiavano parole empie di offesa a kami e madri, ma poi chinavano la testa riprendendo a muoversi con maggiore attenzione per portare a termine il compito entro il tempo prefissato. Inutile aggiungere che le domande dei due fogliosi nella migliore delle ipotesi caddero nel vuoto, tra scrollate di spalle e frettolose frasi fatte.

    Sapendo che sarebbe stato inutile, non appena l'ennesimo scaricatore di porto gli ebbe voltato le spalle dopo averlo liquidato con un poco collaborativo "devo andare", Shin congiunse rapidamente le mani a comporre la posizione magica della tigre [Tecnica]Consumo 4,5 Bassi, Potenza 45. Con disinvoltura, afferrò la spalla dell'uomo a trattenerlo, ripetendo di nuovo la domanda, ma questa volta rilasciando nel sistema circolatorio del civile il suo chakra. Se fosse stato vittima di un genjutsu che gli impediva di parlare l'avrebbe sciolto, ammesso che non fosse incredibilmente potente. E che una simile illusione esistesse veramente nella sua testa.

    Mi scusi, è proprio sicuro che non può dedicarci un minuto e spiegarci il motivo di questo coprifuoco?

    La domanda sarebbe con ogni probabilità stata ignorata nuovamente, e provare non costava nulla. Da quando il giovane si era ritrovato immerso in casi sempre più complicati, con poteri che sfioravano il sovrannaturale coinvolti, non era mai stato colpa di arti illusorie. Ci aveva provato a Città di Pietra, una pista promettente, ma alla fine si trattava di rituali che riguardavano le anime. Ci aveva provato nell'Isola dove non si può morire, già meno convinto, ma a quanto pareva il trucco era nell'acqua. E ci stava provando anche lì, insospettito dalla strane reticenza dei locali. Certo, la spiegazione non poteva essere sempre un genjutsu, ma se ogni tanto lo fosse stato sarebbe stato gradito. Tentar non nuoce, si era detto.

    D'altro canto le opzioni proposte dal compagno non erano poi migliori. Il Kinryu non si voltò neanche ad osservarlo mentre suggeriva di rapire qualcuno per interrogarlo, ma era sicuro che stesse sorridendo. In realtà, in mancanza di meglio, non era un piano completamente da scartare. In fin dei conti la missione aveva la priorità sull'incolumità di un burbero sconosciuto. Shin si fermò un attimo, quasi spaventato da ciò che aveva appena pensato, quando la sua attenzione fu attratta, al pari di quella di Yato, da un individuo che spiccava tra la massa che affollava il molicciolo.

    Non servivano le deduzioni del Senju, per quanto argute, a far notare che l'uomo era decisamente fuori luogo. La spada, che portava dietro la schiena come il Kinryu, lo identificava come un combattente, ma non aveva l'aria del ninja. Forse aveva ragione il neo chunin e si trattava di un samurai. Il duo di Konoha si fece avanti, ma prima che potesse aprire bocca quegli li anticipò. I loro sospetti erano fondati, ma in quelle poche frasi che buttò lì lasciò un vago senso di inquietudine nel ragazzo, che era un ascoltatore attento.

    Mentre il manipolatore del legno tornava alla carica, con scarso successo, Shin stava pensando al modo migliore per approcciarlo. Si trovava sul territorio del Paese del Fuoco, che era loro giurisdizione, quindi avrebbero potuto semplicemente costringerlo a collaborare. Qualcosa gli diceva che non sarebbe stata però una buona idea. Aveva l'aria di uno che sapeva difendersi, e sollevare un polverone appena arrivati in città non gli sembrava il caso. A ridosso del coprifuoco per di più. Chi sa quali pericoli si sarebbero palesati allo scoccare dell'ora fatidica. Di certo farsi cogliere impreparati durante una zuffa non sarebbe stato salutare.

    Nel frattempo il samurai si stava allontanando. Non fece nulla per trattenerlo, ma non intendeva lasciar cadere quella pista così facilmente. Aveva sicuramente qualcosa da dir loro, che lo volesse o no. Il chunin si voltò verso il compagno, sussurrando un'unica parola senza aggiungere nessuna spiegazione.

    Seguiamolo.


    Probabilmente il samurai si era accorto di essere seguito nell'istante stesso in cui aveva abbandonato le banchine. D'altro canto, lo shinobi non stava facendo nulla per nascondere la sua presenza. Si limitava a percorrere la stessa strada, rimanendo dietro di lui di un quattro o cinque metri. Non gli era propriamente addosso, ma sarebbe bastato un balzo per raggiungerlo.

    Se il pedinato li avesse condotti fino a una abitazione privata, nell'atto di voltarsi per chiudere la porta avrebbe trovato il piede del Kinryu ad impedirglielo, nello stesso modo in cui Yato si era imposto a casa sua la sera precedente. Se invece si fosse trattato di un luogo pubblico, come una taverna, meglio ancora. Nessuno avrebbe avuto motivo di sbarrargli il passo, tanto meno a ridosso del coprifuoco. In ogni caso, una volta al sicuro da qualsiasi cosa fosse in agguato dopo il calar delle tenebre, forse sarebbe stato più incline a parlare.

    Le domande che il giovane aveva da rivolgergli, se possibile in privato, riguardavano più la situazione locale che il caso in sé.

    Perdoni l'insistenza, sarò rapido, anche se ora non ha più nulla da temere dietro a questa solidissima porta di legno.

    Nonostante tutto ciò che aveva passato, l'ironia non lo aveva abbandonato.

    Akechi Mitsuhide-san, non vogliamo coinvolgerla in nessuna guerra. Però vede, il punto è questo: qui non dovrebbe esserci nessuna guerra in atto. A cosa si riferisce?

    Almeno per quello che ne sapevano, che evidentemente non era poi molto. La seconda domanda veniva quasi da sé ed era una conseguenza della prima.

    Un'ultima cosa, poi togliamo il disturbo. Ha parlato di altri ninja, ma qui dovremmo esserci solo noi. Può dirci dove li ha incontrati, magari che aspetto hanno?

    Avrebbe svuotato il sacco con così poco, o sarebbero dovuti ricorrere alle maniere forti? Nel frattempo le lancette dell'orologio continuavano a marciare sul quadrante, e la luce si faceva sempre più tenue in cielo. Quanto mancava al coprifuoco?
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    Il lago del mistero


    Post 1 ~ Il peso delle proprie scelte

    Il Senju non avrebbe trovato l'uomo che stava cercando nella dimora di famiglia. Il portone d'ingresso era sbarrato e se avesse scavalcato il muro che circondava il giardino avrebbe potuto notare come tutte le finestre della tradizionale casa ad un piano fossero coperte da pesanti scuri di legno per proteggerle dalle intemperie. La vegetazione tuttavia era in ordine e il luogo non sembrava abbandonato, quasi attendesse il ritorno degli abitanti da un momento all'altro.

    Abbandonato il quartiere Kinryu, il neo chunin si sarebbe dovuto fare largo tra i vicoli affollati che conducevano ad una serie di fabbricati a più piani, costruiti negli anni a ridosso delle mura per ospitare la crescente popolazione del villaggio. File interminabili di piccoli appartamenti identici, distinguibili solamente per il numero sulla porta, ospitavano prevalentemente ninja con pochi mezzi e manovali che volevano risparmiare sull'affitto per avere più soldi da mettere da parte.

    Il trasferimento era avvenuto dopo il ritorno dall'isola dove non si poteva morire, ma aveva radici più profonde. Dopo la notte dell'attacco a Konoha Shin aveva insistito perché la famiglia si trasferisse in un luogo sicuro, noto a sole due persone, di cui una era scomparsa ormai da tempo. La casa per lui solo era troppo grande e faticosa da mantenere, considerando che trascorreva periodi sempre più lunghi fuori in missione, ed era stata solo questione di tempo prima che iniziasse a pensare ad una soluzione alternativa.

    Al clan non erano piaciute le sue scelte. Non perché avessero qualcosa da ridire sul piano strategico, non ne avevano le competenze, ma perché, in quanto mercanti, non volevano che la sua colpa, se così si poteva chiamare, potesse ripercuotersi negativamente sui loro affari. Gli avevano fatto capire, con le buone, come fosse meglio per lui cambiare aria per un po', almeno finché le acque non si fossero calmate, e lui aveva semplicemente colto la palla al balzo.

    Per quanto riguardava Shin, non era pentito delle sue azioni. Usciva di casa raramente di giorno, preferendo le strade deserte dell'ora che precedeva l'alba o seguiva il tramonto, ma a volte gli capitava di incrociare gruppi di bambini che lo additavano, dicevano qualcosa di divertente per atteggiarsi con i compagni e poi scappavano temendo chi sa quale sfuriata. Il ragazzo riservava a quella vista alcuni dei suoi ormai rari sorrisi, rivedendo sui loro visi spensierati lo sguardo allegro di Aruhina.

    Desiderava il potere, non fine a se stesso, ma per poter proteggere quell'innocenza. Perché non si ripetessero le atrocità commesse la notte dell'attacco alla Foglia. Se per ottenerlo erano richiesti dei sacrifici, li avrebbe fatti. Era un mondo semplice: i forti decidevano chi poteva vivere e chi moriva. I deboli non avevano diritto o scelte, il loro destino era di essere schiacciati dai forti. Potevano solo piegare la testa e sperare di essere risparmiati.

    Il Kinryu terminato il suo ciclo di esercizi aveva sfoderato Luglio e la stava lucidando e controllando il filo. Una volta, talmente tanto tempo prima da farlo sembrare una vita fa, aveva chiesto a Kairi se potesse considerarsi una persona buona. La ragazza non era riuscita a rispondere, ma gli aveva dato una lezione di freddo realismo. Erano ninja, una parte non indifferente del loro lavoro comprendeva uccidere e distruggere. E non sempre erano dalla parte della ragione o le vittime se lo meritavano.

    Ora il giovane capiva finalmente il vero senso delle sue parole. Aveva ragione, fino a quel momento era stato un ingenuo. Troppo semplice sistemarsi la coscienza dicendo di essere dalla parte dei buoni. Indipendentemente dal fine, avrebbe dovuto accettare il peso dei peccati commessi ed imparare a conviverci. Perciò la serie di decisioni prese nell'ultimo periodo non appariva sbagliata ai suoi occhi. Aveva semplicemente fatto ciò che andava fatto, per il bene di tutti.

    Il picchiettio alla porta giunse inatteso. Non aspettava ospiti, e in pochi avevano motivo di cercarlo. A meno che non fosse qualche incaricato dell'Accademia o del Villaggio, cui aveva avuto premura di comunicare il cambio di residenza. Ci aveva azzeccato, anche se solo in parte. Il faccione sorridente di una vecchia conoscenza fece capolino da oltre la soglia, e per mezzo secondo fu tentato di richiudere la porta. Yato dovette intuire il suo pensiero, o forse era semplicemente malfidente, perché mentre parlava fece comparire dal legno un blocco per impedirglielo.

    Vedi di non rovinarla, non voglio problemi con il padrone di casa. Se hai qualcosa da dire entra, altrimenti ti auguro una buona giornata.

    Il Senju non gli stava veramente antipatico, semplicemente lo considerava una gran scocciatura. Ciò nonostante fece gli onori di casa, offrendogli una delle due sedie presenti nel cucinino, subito oltre l'ingresso. Il neo chunin, promozione per cui si congratulò pro forma, aveva una proposta per lui, ma contrariamente a quanto suggerito avrebbe potuto benissimo rifiutarla se non fosse stata di suo gradimento. Non doveva dimostrare niente a nessuno, di sicuro non a lui.

    Per conto di chi è la missione?

    Una volta rassicurato che il mandante fosse l'Accademia e non qualcun altro, Shin si rilassò un poco ed ascoltò quanto aveva da dirgli, che in realtà non era molto. Il mondo era sempre stato popolato da tutti quei misteri, o era una sua diversa percezione dopo i fatti dell'Abete? In ogni caso non aveva veramente motivo di rifiutare, tanto più che il confinamento forzato dentro il Villaggio non gli aveva ancora permesso di adempiere a delle promesse lasciate in sospeso.

    Come dici te, le indagini non sono il mio forte, ma sono sicuro che qualcosa ci inventeremo. Allora, quando si parte?


    La squadra messa insieme per la missione era composta in modo peculiare, ma almeno poteva contare sulla presenza di Kato. Sembrava quasi che a qualcuno piacesse giocare con i loro destini, umano o kami che fosse. L'autoproclamato caposquadra dava l'impressione di essere tutto fuorché affidabile. Si era dimostrato ostile con chiunque fin dal momento delle presentazioni, assumendo un atteggiamento di superiorità tutta da dimostrare. Anche Mugen, inviato da Kiri, ne era palesemente irritato, nonostante continuasse a rivolgersi a lui con familiarità.

    Shin Kinryu, chunin dell'Accademia, vengo da Konoha. Sono specializzato nel combattimento ravvicinato. Piacere.

    Una volta si sarebbe dilungato di più, ma il Kinryu aveva iniziato a richiudersi in se stesso, l'unico su cui poteva fare veramente affidamento. La presenza di un diavolo della Nebbia, a lui tanto complementare quanto a caratteristiche per la sua specializzazione sul supporto, lo sollevò, ma venne immediatamente scornato dalla divisione delle squadre. Sembrava quasi che tanto gli otesi quanto i kiriani avessero già in mente qualcosa e non ci fu margine per lui di intromettersi.

    A quanto pare siamo rimasti di nuovo soli. Pazienza. Allora che si fa, capo?

    L'ironia era palpabile, ma non del tutto ingiustificata. In fin dei conti la missione era stata assegnata al Senju e lui era lì solo come rinforzo. Inoltre era stato proprio il ragazzo a sottolineare come la sua specialità fosse correre via, non investigare. Offrì comunque la sua opinione, per quanto non richiesta.

    Ci hanno già preso la casa infestata. Peccato sembrava promettente. E il duo Yotsuki andrà dai commercianti, ammesso che gli aprano. Andiamo a dare un'occhiata al lago? A volte l'acqua nasconde dei segreti.

    Un commento incomprensibile per chiunque non avesse partecipato alla spedizione nell'isola a largo di Kiri. Se il suo suggerimento fosse stato accolto avrebbero percorso la sponda dello specchio lacustre, scrutandone le profondità per quanto fosse possibile e camminandovi sopra grazie al chakra se qualcosa avesse attirato la loro attenzione, per poi soffermarsi tra le banchine del molo da cui salpavano i pescatori che a quanto pareva sfamavano quel minuscolo villaggio.

    Magari sarebbero stati tanto fortunati da trovarne qualcuno a cui rivolgere delle domande, prima del coprifuoco. Shin avrebbe lasciato che fosse Yato a parlare, ma se quello non si fosse opposto avrebbe integrato, ponendo delle domande all'apparenza sconnesse al fine di raccogliere più informazioni e non destare preoccupazioni, quasi fosse un semplice controllo di routine.

    Cose banali, come la qualità del pescato quell'anno, o se le nebbie si erano fatte più frequenti rendendo pericoloso il lavoro, o se qualche collega fosse sparito in circostanze misteriose o incidenti a largo. Tutti quesiti a cui anche l'ultimo degli apprendisti avrebbe saputo rispondere insomma, giusto per farsi un'idea. Nominare direttamente il coprifuoco non gli sembrava saggio al momento. Se fossero stati lieti di parlarne il team di ninja non sarebbe stato lì in quel momento, no?
  13. .

    The Swordmastah


    1

    Come diamine ci era finito lì? L'ultima cosa che ricordava erano dei noodles istantanei, un'improvvisa botta di sonno e... Inutile, per quanto si sforzasse la memoria non accennava a ritornare. Magari l'avevano drogato. Ma ciò non avrebbe reso che ancora più assurda l'intera faccenda. Il ragazzo si guardò intorno. Il locale tutto sembrava tranne che il nascondiglio di qualche cattivo. Al massimo avrebbe avuto da ridire sull'arredamento. Un rumore sordo continuo attirò la sua attenzione e scostò una tenda per osservare fuori. L'edificio era avvolto in una tempesta di sabbia dall'aria minacciosa. Almeno ora aveva una vaga idea di dove fosse: di certo non era Kiri.

    Un sogno, sì non poteva che essere altrimenti. O un elaborato genjutsu, ma in fondo era uguale. Alquanto realistico, considerando che da un po' provava un fastidioso stimolo alla minzione. Il giovane si mise a cercare se tra le varie porte vi fosse un bagno, ritrovandosi infine a leggere una targhetta criptica. Se credi di essere tu il prossimo allora supera la vera porta. Eccola, l'uscita da quel mondo onirico. Non era stato difficile in fin dei conti, pensare positivo portava sempre i suoi frutti. Invece oltre la soglia c'era esattamente quello che si sarebbe dovuto aspettare, ovvero un bagno. Beh poco male, almeno avrebbe potuto liberarsi in santa pace. Piuttosto soddisfatto, realizzò solo alla fine che qualcuno aveva dimenticato di sostituire il rotolo della carta igienica terminato. Che sogno del cavolo!

    Il ragazzo iniziò a frugarsi le tasche alla ricerca di un fazzoletto. In una di esse però sentì accartocciarsi intorno alle sue dita qualcosa di metallico. Rigirandolo tra le mani vide che si trattava di un sottile foglio dorato tutto stropicciato. Una chiave, o un biglietto, ma per dove? Shin alzò lo sguardo. La fessura che aveva osservato durante i suoi bisogni appariva proprio della dimensione adatta. Ben giocata, inconscio! Rassettò il suo lasciapassare e lo infilò con la stessa nonchalance di una banconota dentro un distributore automatico. Istantaneamente, si aprì lungo la parete un passaggio che un attimo prima non sarebbe stato neanche intuibile, ma non era così strano in un sogno no?

    Chiunque avesse elaborato quell'illusione si era dato decisamente da fare. Creare un intero torneo di arti marziali, e con delle regole a dir poco bizzarre poi, superava probabilmente le sue capacità di immaginazione, che fosse cosciente o meno. Il miglior spadaccino del continente, no del mondo intero, niente meno! Era sempre stato così megalomane o era l'effetto del controllo mentale? In ogni caso, applicò il sigillo al petto e calzò la maschera da lupo che il suo anfitrione gli offriva, smettendo di farsi domande. Se c'era da menare le mani non si sarebbe certo tirato indietro. E poi era certo che ad un certo punto si sarebbe risvegliato sul suo letto come se nulla fosse successo.

    Dall'armeria il Kinryu recuperò due katane, non perché intendesse usarle contemporaneamente, non era d'altronde permesso, ma più che altro come riserva nel caso la prima si rompesse. In fin dei conti erano comunque lame di legno, non sarebbero durate all'infinito. Quanto al punto rimasto, decise di tenerlo da parte. Non era bene consumare tutto subito, per quanto si trattasse comunque di un sogno. Ed a proposito di sogni, giustamente visto il tema il premio sarebbe stato niente meno che una spada! Incredibile! Il giovane non riconobbe la foggia dell'arma tanto acclamata, ma doveva essere preziosa. A meno che il suo misterioso illusionista non lo stesse prendendo in giro, cosa che era più che possibile.

    Tutto era pronto. Le regole erano state spiegate, niente di complicato se non alcune limitazioni per dare spettacolo e mettere alla prova il loro valore con la spada. In effetti si era applicato parecchio in quell'arte, ma non si considerava ancora un maestro, anzi, riteneva di avere ampio margine di miglioramento. Chi sa, magari quell'allenamento mentale l'avrebbe aiutato! Shin si guardò intorno. Gli altri convitati sembravano prenderla più seriamente. Dietro le maschera animalesche poteva celarsi chi sa chi, divinità come riflessi della sua personalità. La quale doveva essere alquanto contorta per aver partorito uno spettacolo simile. Il giovane rimase in silenzio, lasciando che fossero i suoi compagni a scaldare l'atmosfera. Perché c'era anche un pubblico? Quella fantasia stava andando veramente oltre... Beh pazienza, ormai era lì, perciò tanto valeva stare al gioco!
  14. .

    Attacco ad Oto


    1

    Stava lentamente affondato nella palude cremisi. I suoi tentativi di liberarsi apparivano futili, ma la ragazza continuò a lottare agitando le braccia finché il sangue non le ricoprì il capo. Il fluido vitale le penetrò nei polmoni, impedendole di respirare. Mentre soffocava, il mondo intorno a lei andava ottenebrandosi. Alla fine rimase immobile, fluttuante nell'oscurità liquida. Era morta, ma per qualche motivo la sua coscienza si rifiutava di scomparire. Era impossibile capire quanto tempo fosse trascorso, se pochi istanti o intere ere, ma ad un certo punto la giovane scorse un puntino luminoso. Concentrandosi su di esso, lo vide pulsare come un cuore umano, facendosi ad ogni battito più grande e splendente, fino a raggiungere le dimensioni di una porta. La fanciulla allungò la mano verso il varco, sfiorandone la superficie brillante con la punta delle dita.

    Harumi si svegliò di soprassalto. Era nel suo letto, nella sua stanza, al primo piano di Villa Mikawa. Non c'era più traccia né della tenebra che l'aveva avvolta né della soglia di luce. La kunoichi scostò le coperte madide di sudore e si portò le mani al volto. Aveva già fatto sogni simili in passato, ma raramente tanto vividi. Il suo inconscio continuava a riproporle l'esperienza nella cripta, dove la sua vita aveva avuto termine. Per alcuni minuti almeno. Il kokage aveva infatti infuso in lei nuova linfa, richiamandola dall'oblio. Da quel giorno, il loro rapporto era mutato, da prima impercettibilmente, poi in modo più marcato. Molte cose erano successe, alcune piacevoli, altre meno, e diverse meriterebbero di essere raccontate. Ma quella notte c'era altro a cui pensare.

    La ragazza si era messa a sedere sul bordo del letto e aveva allungato una mano per afferrare il bicchiere d'acqua che teneva sul comodino. Ci mise un po' a realizzare che non aveva dovuto accendere la lampada per riuscire a distinguere i contorni nella penombra. In effetti l'intera camera era stranamente illuminata considerando che doveva essere notte fonda. Rabbrividendo il contatto dei piedi nudi sul pavimento, Harumi si avvicinò alla finestra, e ciò che vide la lasciò scioccata. Corse fuori dalla stanza, salendo al piano superiore, dove si apriva un largo terrazzo. La ringhiera che si rivolgeva verso l'interno del villaggio era già affollata da diversi membri della famiglia, ed altri continuavano ad aggiungersi. La giovane si fece largo, fino ad avere una visuale sull'intero borgo, ed ogni residuo dubbio di essersi sbagliata si dissolse.

    Oto stava bruciando.



    Harumi si guardò intorno. Matsumoto aveva passato un braccio intorno alle spalle della piccola Yakhiru, ma nessuno sembrava veramente spaventato. Sui volti l'espressione più comune era l'apprensione, tuttavia la Villa era lontana dalle fiamme e non era così semplice accedervi. Inoltre erano tutti seguaci a diverso titolo del capoclan. Non si sarebbero persi d'animo per così poco. Il problema era che nessuno tra i presenti sembrava avere idea di come reagire di fronte a quella minaccia. Diogene era lontano da casa per solo i kami sapevano cosa, ed Eiatsu non si era ancora fatto vivo. Forse era all'obitorio e nel caso per raggiungerli avrebbe impiegato diverso tempo. Erano dei professionisti, ma a mancare era la catena di comando.

    Qualcuno doveva prendere in mano la situazione, ma nessuno sembrava intenzionato ad assumersi l'onere. In fin dei conti erano dei gregari, sottoposti del kokage abituati ad obbedire, non a comandare. La kunoichi si voltò di nuovo ad osservare le alte fiamme, che illuminavano il cielo di tetre tinte rossastre. Poi, senza nessun preavviso, con entrambe le mani si schiaffeggiò le guance, provocando un schiocco secco che echeggiò nel silenzio. Tutti si voltarono a guardarla, quasi risvegliati dalla trance provocata da quel cupo spettacolo. Lei era l'ultima arrivata, ad eccezione di Tasaki che non si vedeva da nessuna parte, ma aveva già dimostrato di avere il coraggio di fare scelte folli per il loro bene.

    La nostra casa è sotto attacco...

    La voce era bassa, ma la udirono chiaramente visto che stavano praticamente trattenendo il respiro. La giovane diede le spalle alla balconata, rivolgendosi ai presenti, che la videro circondata da un'aura rossastra provocata dagli incendi che si stavano diffondendo tra i vicoli. Alzando il capo e il tono, raccolse la sua determinazione e continuò.

    Noi siamo la famiglia di Diogene Mikawa, kokage del Suono. Con che occhi potremo guardarlo quando tornerà, sapendo che abbiamo lasciato distruggere il suo Villaggio senza muovere un dito, al sicuro dietro le nostre mura?

    Un mormorio di assenso si diffuse nel semicerchio davanti a lei, e iniziarono a parlottare a coppie e piccoli capannelli sul da farsi. Bene, era riuscita a scuoterli, ma non era abbastanza. Reagire prontamente era la priorità. Per quanto ne sapevano potevano essere il prossimo bersaglio. L'entità della minaccia era sconosciuta, e quello era il loro più grosso problema. Non avevano abbastanza informazioni. Dovevano partire da lì.

    Radunate tutti nel salone principale, ci serve spazio. Toi, prepara un tavolo per favore. Ukitake-san, ho bisogno di una mappa del Villaggio e dei piani per le emergenze. Yakhiru...potresti portare le puntine colorate che hai in camera?

    Doveva mostrarsi sicura davanti agli altri, ma dentro di sé Harumi era spaventata. Cercò di calmarsi e regolarizzare il respiro. Un passo alla volta. Non era da sola, era certa che gli altri la avrebbero aiutata. Continuava a ripetersi che agire poteva essere sbagliato, ma non fare nulla lo era sicuramente. Al piano terra, alcuni minuti dopo, c'era l'intero personale della Villa in tenuta da battaglia. Anteras in un angolo stava servendo del caffè e le fece l'occhiolino quando la vide scendere le scale, offrendogliene una tazza che la ragazza accettò con riconoscenza. Una carta di Oto era già distesa su un ampio tavolo, mentre il maestro reggeva sotto braccio una serie di rotoli.

    Bene, iniziamo segnando i luoghi colpiti.

    Dal terrazzo godevano di una visuale di tutto rispetto, soprattutto considerando che gli edifici circostanti erano tutti più bassi della residenza. Ashiro sollevò Yakhiru fin sopra il mobile, e la bambinetta dai capelli rosa iniziò a piantare segnalini, scegliendo i colori più appariscenti [mappa]. L'amministrazione, l'armeria, l'ospedale, ma dovevano esserci altri bersagli che che non si riuscivano a distinguere da lì. Si trattava chiaramente di un'azione coordinata portata da più individui, ma dalle mura non si erano levati allarmi. Che si trattasse di un lavoro interno? Nulla poteva essere escluso al momento.

    La ragazza fece scorrere lo sguardo tra i presenti, cercando di radunare le idee. Il capoclan aveva istruito molti tra i presenti all'infiltrazione e alla raccolta delle informazioni, e loro avevano bisogno di alcune paia d'occhi sul campo. Ma poteva chiedere loro di rischiare la sua vita? Non ci sarebbe stato da stupirsi se si fossero rifiutati. In suo soccorso venne Soifon, che aveva fatto parte delle squadre inseguitrici in passato e che rivaleggiava ancora in scaltrezza con la maggior parte dei suoi colleghi.

    Non possiamo muoverci alla cieca, se decidiamo di agire dobbiamo mandare qualcuno a controllare. Posso andarci io, se volete.

    La giovane non riuscì a trattenere un respiro riconoscente. Era bastato che lei spezzasse il ghiaccio perché la sala si riempisse di offerte e proposte. Ognuno voleva fare la propria parte. Il morale era alto e il vociare vivace spazzò via i timori nel cuore della fanciulla.

    Ragazzi... Grazie...

    Harumi si passò la manica sugli occhi umidi e inforcò gli occhiali. Lesse rapidamente il rotolo che gli era stato passato. Era dato ampio risalto affinché fossero prioritariamente protette la Villa e i tesori che custodiva, subito dopo venivano i segreti del Villaggio. La ragazza rientrava in entrambe le liste in quanto portatrice del Due Code. Il suo pensiero andò quindi a Kamine, jinchuuriki dell'Hachibi. Da quello che sapeva si trovava a casa di Febh, e sinceramente alla giovane non venivano in mente luoghi più sicuri al momento. Tuttavia avrebbe fatto indagato a riguardo se le contingenze l'avessero permesso.

    Finnian, Bard, Meirin, assicuratevi che le difese della Villa siano in ordine e rafforzate il perimetro.

    La kunoichi iniziò ad assegnare i compiti, dividendoli in squadre di tre elementi affinché si supportassero l'un l'altro. Il giovane giardiniere dall'incredibile forza si mise sull'attenti in una divertente imitazione di un soldato, mentre gli altri si limitarono ad annuire.

    L'ospedale è inagibile... Unohana potresti allestire un centro di primo soccorso nel giardino della Villa? Fyodor so che vorresti tornartene nel tuo pozzo, ma sei la persona più qualificata in campo medico tra di noi, ti prego di darci una mano. Anteras, prepara un punto di ristoro e rimani a guardia dell'ingresso, mi affido a te.

    La donna chinò rispettosamente il capo, diversamente il pallido dottore che in passato aveva trattato sia Harumi che Diogene schioccò le labbra con disappunto, ma rimase dove si trovava, consapevole di non potersi sottrarre. Il maggiordomo rispose portando una mano sul petto e con il suo solito sorriso criptico. Non avrebbe fatto entrare nessuno a costo della vita.

    Soifon, tu guiderai la squadra di ricognizione avanzata. Prendi Gennosuke e Goyo con te, se le cose si mettono male è meglio avere qualcuno che sa combattere. Ma rimanete furtivi e cercate di evitare qualsiasi contatto con il nemico. Conoscete tutti i vicoli di Oto e chi li abita, dovrebbe esservi facile mimetizzarvi. Iniziate da palazzo Yakushi, assicuratevi se potete dell'incolumità della portatrice dell'Otto Code e di dove si trova l'Amministratore. In caso di pericolo ritiratevi immediatamente, chiaro?

    La kunoichi fece un cenno di assenso col capo ed iniziò a distribuire l'equipaggiamento necessario ai membri della sua squadra. Purtroppo le ricetrasmittenti avevano un raggio d'azione limitato, ma anche per quel problema Harumi aveva una soluzione.

    Lulu, Korra, Toi, abbiamo bisogno di un ponte radio e di una prima cerchia di sorveglianza. Disponetevi a semicerchio ai limitare del quartiere Mikawa, se qualcuno di sospetto supera quella linea avvisate e ripiegate, non fatevi coinvolgere. A gestire la logistica e le comunicazioni da qui ci penserà Ukitake-san... Matsumoto, potresti rimanere con Yakhiru qua?

    Tra le due fu sufficiente uno sguardo perché si capissero. Era chiaro a tutti che Harumi volesse tenere al sicuro la bambinetta, e nessuno nella stanza per quanto duro di cuore avrebbe avuto alcunché da ridire. Giusto l'interessata mise il muso, ma Matsumoto, che aveva un indubbio istinto materno, fu brava a presentarle l'intera situazione come un gioco.

    Balalaika, Hajikee, Kasumi, voi sarete la squadra di riserva. Rimanete in stand-by in attesa di istruzioni. Potremmo aver bisogno di rinforzi dove meno ce lo aspettiamo.

    In una delle tante lezioni di tattica che il capovillaggio le aveva fatto impartire il sensei si era soffermato sull'importanza di tenere forze fresche nelle retrovie e di come avesse fatto innumerevoli volte la differenza tra la vittoria e la sconfitta in battaglia. A quel punto non rimanevano che tre persone ancora da nominare.

    Mastro Fang, Hotarubi, Ashiro... Devo andare a vedere con i miei occhi cosa sta succendendo in Amministrazione. Non possiamo permetterci di lasciare i segreti di Oto in mano a chi sa chi. Posso contare sulla vostra scorta?

    Il vecchio maestro di arti marziali appoggiò i pugni chiusi sulla schiena, sorridendo sotto i folti baffi bianchi. Hotarubi sorrise a sua volta, seducente, mentre accarezzava la vipera mollemente adagiata intorno al suo collo. Ashiro grugnì il suo assenso, battendo un piede a terra. Nonostante gli sforzi di Matsumoto era ancora un selvaggio, ma di buon cuore e Harumi gli avrebbe affidato volentieri la propria incolumità.

    La fanciulla lasciò spaziare nuovamente lo sguardo per la sala. Ognuno aveva il suo compito, non occorreva indugiare ulteriormente. Socchiuse gli occhi, pregando un dio che non conosceva di proteggerli tutti. Quando gli riaprì, brillavano per la determinazione.

    Andiamo!


    Nel frattempo, fuori dal porte della Villa, due occhi attenti studiavano la situazione. Non visto, il Freddo, come l'aveva ironicamente soprannominato il Mikawa, vide le diverse squadre uscire, chi inoltrandosi per i vicoli, chi raggiungendo la sua posizione, chi iniziando a lavorare freneticamente all'interno della proprietà. Quando vide la portatrice del Nibi guidare un gruppo verso il centroMi muovo in direzione dell'Amministrazione, ma passeremo dall'armeria probabilmente visto il percorso. della città, dove il pericolo era maggiore, l'espressione sul volto del jonin mutò impercettibilmente. O forse fu solo un gioco di ombre, mosse dalle fiamme in lontananza, a dare quell'impressione.

    Per un secondo ponderò se fare un passo avanti, afferrarle un braccio e trascinarla al sicuro, nelle profondità della Villa. Probabilmente sarebbe quello che avrebbe fatto Diogene se fosse stato lì. Eppure, stranamente, dopo molto tempo un essere vivente lo incuriosiva. Cosa avrebbe fatto la ragazza? Come si sarebbe comportata di fronte agli ostacoli che avrebbe incontrato? Quelle ed altre domande gli sorsero inaspettate. Era già successo che la giovane riuscisse nel difficile compito di sorprenderlo, e il gusto di quella sensazione era rimasto impresso nella sua memoria. Probabilmente i vivi le chiamavano emozioni.

    Eiatsu la lasciò sfilare, seguendola con lo sguardo, per poi pedinarla dalle ombre, sufficientemente lontano da non essere percepito, ma anche abbastanza vicino da poter intervenire in caso di necessità. L'avrebbe lasciata fare, per il momento. Sarebbe stata l'ennesima prova a cui sottoporre la kunoichi per verificare che potesse rispondere alle aspettative che il kokage aveva su di lei.

    [Note]Team A [Ricognizione Avanzata] : Soifon, Gennosuke, Goyo
    Team B [Riserva] : Balalaika, Hajikee, Kasumi
    Team C [Sorveglianza] : Toi, Lulu, Korra
    Team D [Difesa] : Meirin, Finnian, Bard
    Team E [Assalto] : Ashiro, Fang, Hotarubi
    Team F [Supporto] : Fyodor, Unohana, Anteras
    Team G [Logistica] : Ukitake, Yakhiru, Matsumoto

    L'utilizzo delle conoscenze di Diogene è stato concordato con il player stesso e il QM.

  15. .

    La famiglia Igashi


    Capitolo 8

    Alla fine la scelta di ritirarsi venne approvata a maggioranza. Non avevano nulla da guadagnarci nell'impelagarsi in uno scontro senza capo né cosa, tranne ovviamente salvare l'orgoglio. Sentimento che nella giovane era quasi assente per una lunga serie di ragioni, ma che al contrario in Tasaki era sovrabbondante, quasi a livello patologico. Considerate le avance subite fino a quel momento dal chunin, Harumi fu quasi contenta nel vederlo perdere le staffe una volta che furono rimasti soli, tanto da ricambiare inconsciamente il sorrisetto divertito del loro accompagnatore.

    Rimasta zitta a fatica, evitò di infierire sul pover'uomo, ma anche di farsi coinvolgere ulteriormente nello scambio di battute tra i due. Alla fine non era importante chi combatteva per chi e contro chi. Avevano chiesto a tutti loro di riportare a casa Dorian, e fintanto ché avessero avuto uno scopo in comune conveniva ovviamente collaborare. A meno che qualcuno non rompesse particolarmente le scatole o allungasse troppo le mani, come sembrava sul procinto di fare da un momento all'altro Tasaki a giudicare dagli sguardi che aveva lanciato verso il suo fondo schiena, credendo forse di non essere visto.

    Nonostante queste premesse, la fanciulla gli permise di appoggiare le sue dita su di lei, ma solamente per il tempo necessario a posare un sigillo in grado di proteggerli da sensitivi malintenzionati. Per quanto riguardava il camuffamento, il suo era più che discreto e sarebbe potuta benissimo passare per una popolana. Ma quale campagnola viaggiava di notte, accompagnata da due ceffi chiaramente poco raccomandabili? Inoltre non era così stanca come suggeriva Mazuri, anzi nessuno del gruppo lo sembrava.

    Ci servono più informazioni, non possiamo continuare a muoverci così alla cieca. Riuniamoci con la vostra infiltrata, Silenzio, forse ha scoperto qual'è la posizione del nostro obiettivo mentre indagava sulla Nendo...

    Avrebbe quindi chiesto all'Igashi di fare strada, sfruttando al contempo le sue abilità per tenere sotto controllo i dintorni. Tutta la storia che aveva ascoltato dal foglioso le puzzava un po', ma in fin dei conti poteva metterla da parte per il momento. Una volta che fosse tornata ad Oto, avrebbe avuto agio a raccogliere informazioni su quella specie di setta interna all'Accademia e metterne al corrente il Mikawa. Magari potevano essere utili ai suoi piani, sempre che non li stesse già manipolando in qualche modo. Conoscendolo, era piuttosto probabile in effetti.

    Chakra: 71/75
    Vitalità: 16/16
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 500
    Velocità: 500
    Resistenza: 500
    Riflessi: 500
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 7
    • Kaiken × 1
    • Wakizashi × 1
    • Bolas × 1
    • Makibishi × 1
    • Corpetto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Cartabomba I × 1
    • Fumogeno × 1
    • Bomba Sonora × 1

    Note
    ///


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