Ikuyo non era per niente felice di come si stavano mettendo le cose. Fra tutte le persone che sarebbero potute intervenire, le era capitato proprio l'amministratore di Suna in persona. Naomi, d'altro canto, si sentiva sollevata dal suo intervento e sperava di poterla fare franca, di sfuggire dalle grinfie della kiriana. Ma Daishin non era di certo un tipo che poteva essere convinto con qualche parola, tanto meno persuaso dalle apparenze.

La posizione del Chunin era chiara, neutra, e la sua persona agiva al 100% negli interessi del Villaggio della Sabbia. Infatti, di fronte alla figura autoritaria del ragazzo, Ikuyo si ritrovò con un crescente senso di rabbia dentro di sè, consapevole del fatto che era ormai impotente. Il suo piano era saltato e probabilmente avrebbe ricevuto una bella punizione da parte dei suoi superiori a Kiri se si fosse saputo della sua iniziativa priva d'autorizzazione. L'unica cosa positiva che poteva trarre da quella situazione svantaggiosa, fu il fatto che almeno la sospetta criminale sarebbe stata scoperta grazie all'interrogatorio.

Non era previsto che la sospettata si sarebbe inoltrata tra le mura del villaggio, e non vedo come Kiri avrebbe potuto prevedere, ed eventualmente informare uno di voi di questa cosa. disse Ikuyo, tentando di giustificare le proprie azione.

Ma Daishin dava poco spazio alle spiegazioni, e la sua posizione era ferrea e sfavoreggiava entrambe le ragazze.
Ma Ikuyo sorrise. Se era un interrogatorio quello che voleva, allora la Kiriana non avrebbe avuto alcun motivo di resistere, perché non aveva niente da nascondere. Perciò, ella acconsentì con un cenno del capo, fiduciosa nelle abilità del Sunese che avrebbero potuto estrarre le informazioni dalla testa di Naomi.
Quest'ultima, invece, si ritrovò con le mani legate, e con la speranza di farla franca ormai spezzata a metà.


Come vuoi. Per me è lo stesso.
Disse Ikuyo, con una voce calma e rilassata, e dimostrandosi il più collaborativa possibile, nella speranza che quando tutto questo sarebbe finito, il ragazzo non avrebbe informato quelli di Kiri delle sue azioni.

Naomi invece era andata nel panico. Ritrovandosi di fronte a due Ninja ben più forti di lei, e con nessuna via d'uscita, rimase in silenzio, aspettando di vedere cosa sarebbe successo. Sperava che Ikuyo sarebbe partita all'attacco, dando il tempo necessario a Naomi di scappare e nascondersi, oppure che un suo alleato stesse ascoltando la conversazione e l'avrebbe salvata in qualche modo. Ma nulla di tutto ciò accadde. Non poteva scappare. L'avrebbero presa. Non poteva mentire. L'avrebbero scoperta ed uccisa. Non le rimaneva che collaborare con Daishin e dargli tutte le informazioni di cui aveva bisogno, nell'interrogatorio, pur di salvarsi la vita. Non era ancora pronta alla morte.

Sì, la situazione stava proprio degenerando. Ma per chi, maggiormente?
La strategia di Ikuyo nel provare a far in qualche modo confessare Naomi, per quanto brillante poteva esserle sembrata a primo pensiero, si rivelò ben presto un piano destinato a fallire e dalla vita breve. Questo, non solo perché Naomi non sembrava dare segni di cedimento, ma anche perché l'intervento di un ragazzo dai capelli bianchi si mise in mezzo alla situazione e sembrò essere lì in aiuto dell'interrogata. E, quasi come a voler prendere la palla al balzo ed approfittare della momentanea confusione di Ikuyo e della sua distrazione, Naomi si liberò dalla presa della donna e si diresse verso Daishin, inginocchiandosi dietro la sua figura e implorando il suo aiuto con un pianto privo di lacrime.

Pe-per favore! A-aiutami! Non lasciare che-che mi am-mazzi!

Avrebbe detto Naomi, cercando di risultare il più indifesa possibile agli occhi di Ikuyo e di Daishin, nel tentativo di far cadere le accuse ed i sospetti su di sé.

Ma Ikuyo, cambiando atteggiamento in maniera quasi istantanea, si calmò, ed il suo viso si rilassò di conseguenza, risultando anche più fredda e razionale. Dopo tutto quel tempo passato ad indagare e letteralmente stalkerare la ragazza dai capelli viola, non le andava proprio che tutto il suo impegno andasse in fumi in così poco tempo, perciò rispose:

Questi non sono affari che ti riguardano. Sono qui per conto di Kiri e sospetto che lei sia una spia.

Le parole della kiriana non erano del tutto vere: Ikuyo era lì per sua iniziativa, nessuno di Kiri sapeva della sua indagine, e di conseguenza nessuno dell'amministrazione le aveva dato il permesso di condurla. Ma, a differenza di Naomi, che a proposito continuava il suo disperato tentativo di sembrare innocua, le parole di Ikuyo erano dotate di più convinzione e di un tono meno esagerato. Parole espresse con la facilità di chi mente di professione. Perciò, stava a Daishin decidere a chi credere e chi aiutare, anche perché a prescindere dalla sua decisione, le cose non si sarebbero messe bene. Bastava solo vedere per chi fra i tre.

L'arrivo della stagione estiva, unita alla temperatura media di Suna ed al ponderoso sole che bruciava in alto nella dimora celeste, rendeva quella giornata al Villaggio della Sabbia particolarmente calda e cocente. Gli abitanti ne erano abituati, e non sembravano soffrire particolarmente per via del calore, quanto invece lo fecero due ragazze estranee a quel tipo di clima. Entrambe erano solite vivere in luoghi umidi o freddi, e per quanto questa loro sofferenza le avrebbe potuto accomunare, le due non erano per nulla amiche. Si trattava di Naomi, una Kunoichi dai capelli e gli occhi viola e Ikuyo, una Kiriana castana dotata di due bellissimi occhi azzurri, l'unico tratto fisico che le poteva compensare la poca presenza di bellezza. Non era bruttissima, solo che quando camminava per strada nessuno si girava a guardarla e non attirava molte attenzioni dagli uomini.

Ma, la sua anonimità e la sua abilità nel passare inosservata e risultare indifferente agli altri era d'altro canto anche un qualcosa di positivo, visto il suo ruolo da Ninja. E fu proprio così, lontana da occhi curiosi e da indiscrezioni, Ikuyo era riuscita a seguire Naomi fino al villaggio della Sabbia, visto che aveva sentito parlare del suo desiderio di entrare fra le fila militari di Kiri. Ma Ikuyo non si fidava, lei non si fidava mai di nessuno. Alcuni gesti, alcuni comportamenti l'avevano fatta insospettire nei riguardi di Naomi, e fu così che di propria iniziativa la Kiriana si era messa a fare la detective improvvisata, seguendo la sua vittima e cercando di trarre una conclusione dalle informazioni fino ad allora raccolte: dove andava, con chi si incontrava, le sue abitudini alimentari. Era tutto scritto su un blocco note sempre portato appresso. Solo che la Genin si era stufata di osservare da lontano, e trovandosi ancora piuttosto sospettosa nei confronti di Naomi e delle sue vere intenzioni, quel giorno aveva deciso di interagire con lei. In un modo tutto suo.

Aveva atteso che le strade di Suna fossero il meno affollate possibile e aveva aspettato che Naomi uscisse dalla sua temporanea abitazione per prenderla con la forza e portarla in un vicolo più piccolo e tranquillo. Da lì aveva spintonato la ragazza contro un muro e aveva iniziato ad interrogarla, con i suoi occhi pieni di follia ed il terribile alito dalla puzza d'aglio.

DIMMI DA DOVE VIENI. DOVE SEI NATA.
PERCHE' SEI VENUTA A SUNA?
PERCHE' HAI SCELTO DI DIVENTARE UNA KUNOICHI DI KIRI?

Quelle erano solo poche di molte domande che Ikuyo, urlando e sbraitando contro Naomi a circa due centimetri di distanza dalla sua faccia e tenendole le mani appiccicate contro il muro, le stava facendo. Voleva intimorirla, ma soprattutto, il suo era più che altro teatro. Il suo scopo? Vedere come la ragazza avrebbe reagito, vedere se avrebbe attaccato un Accademico e quali tecniche avrebbe usato. Solo così, a parer suo, avrebbe capito le vere intenzioni di Naomi, la quale di conseguenza sbraitava e chiedeva aiuto, dimostrandosi indifesa ed inorridita.

Daishin avrebbe dovuto passare di lì per sentirle, e non sarebbe stato molto difficile per lui udire le urla delle due, né tanto meno trovare la loro posizione, visto che da quel vicolo, l'eco delle loro voci sarebbe uscito con facilità verso la sua direzione, così come verso quella di tutti i cittadini passanti che, confusi e spaventati, non sarebbero intervenuti nella situazione.

Ikuyo non poteva far tacere la sua sospettata, e si stava spazientendo. L'avrebbe uccisa non tanto per via del fatto che pensava fosse una criminale, quanto per il fastidio che i suoi strilli le dava e per la sofferenza che le sue orecchie dovevano sopportare. Le domande sarebbero continuate, intervallate da "stai zitta" e da strattonamenti vari se nessuno fosse intervenuto. La situazione stava degenerando.