Posts written by leopolis

  1. .

    Il Volto della Malattia


    Post 6 - La Melodia



    [Youshi-san]



    L’ispezione del giovane Tokugawa continuava nonostante i piccoli problemi, tutti sorpassabili, che il kiriano aveva incontrato durante la sua gita all’interno di quel villaggio. Allo stesso modo, il Tokugawa non ebbe problemi a raggiungere la campana e infliggere i colpi contro i sostegni in acciaio. Si trattava di sostegni in acciaio che venivano usati 4 volte al giorno, ogni giorno, da diverse settimane. Aspettarsi un’elevata resistenza ai colpi da loro sarebbe stato infantile, motivo per cui il buon Tokugawa riuscì a fare quanto desiderava: indebolire i sostegni delle campane, ma non aveva le abilità o le capacità per capire quanto erano state indebolite.

    L’unico rumore che egli avrebbe sentito durante quel piccolo lasso temporale, era quello derivante dal modo in cui i suoi arti sbattevano contro l’acciaio ferrato. Tre campane, tre colpi. Alcuni più deboli. Altri più forti.

    Comunque fosse, finita quella mini-operazione, Youshi non avrebbe avuto problemi a scendere, trovare il nascondiglio in mezzo ai cespugli vicino alla campana, attendere la caduta della campana o fare altro. In alternativa, avrebbe anche visto vari punti oscuri sul tetto del tempio: non era illuminato, vi regnavano le ombre, non era molto lontano dalla campana e offriva un’ottima visuale.

    A lui la scelta su dove nascondersi: per terra, sul tetto o anche altrove. O, persino, fare altro.

    [NOTA]



    [Kairi e Hideo]



    Osservando la donna con la faccia idiota, Kairi avrebbe scoperto non solo che era sotto l’influsso del genjutsu, ma che l’effetto del genjutsu stesso fosse un po' più forte rispetto a quello che aveva colpito Suiboro. [X]

    [...]



    Per quanto Hideo tendesse a parlare, forse un po’ troppo, nessuno sembrò dargli particolarmente corda. Del resto, che si poteva pensare di uno che credeva che in un villaggio nel Paese dell’Erba, in cui non molto tempo prima ci fu una specie di guerra civile, si poteva trovare la moneta sonante? Anche quando tentarono di rispondere al quesito relativo alla divinità, fallirono, anche se la loro risposta non sembrò comunque irritare troppo la persona che lo aveva posto (anche perché non che fosse chissà quanto evoluta in fatto di conoscenza pantheon delle divinità giapponesi).

    - No, - disse l’uomo. - Sarebbe stato troppo banale. - Rispose guardando il vecchio con la voce da ragazzina inarcando le sopracciglia. Izanagi era una delle divinità maggiori e più conosciute, nate ancor prima che fosse nata Amaterasu (di cui Izanagi e Izanami erano i genitori). Seppur benevola, era una divinità troppo famosa, troppo conosciuta e soprattutto troppo generica. Poteva andare bene per tutto, ma al contempo per nulla.

    Quando dissero che avrebbero, infine, preferito fare una piccola deviazione verso la casa della moglie di Suiboro, gli altri due avrebbero risposto con un secco:

    - Dopo. - Dissero, anche perché farlo subito sarebbe stato problematico. - O ci andate da soli... Anche per vedere quegli strani oggetti che faceva... Mi meravigliavo sempre di loro… Come si chiamavano, Suiboro?-
    - Ah si… ricordo… tempo fa… Respiratori... Diceva che tipo erano oggetti strani… -
    - Sì, li faceva per sé. Diceva che in quel modo riusciva a respirare… Anche quando quella sua brutta malattia la colpiva… -

    Comunque fosse, sarebbero arrivati dove dovevano senza problemi e lì avrebbero messo in atto il suo piano. Il tutto senza troppi problemi, dato che gli altri 3 non sembravano prestare a loro moltissime attenzioni, indaffarati com’erano come con le faccende riguardanti quella specie di tempio.

    Quando poi il Mondo del kiriano iniziò a parlare, gli altri 3 lo guardarono con fare leggermente rabbioso.
    - Non interrompete la preghiera, - disse uno di loro, con chiaro riferimento alla cantilena. - Il bagno è fuori. -
    - Parli troppo, - avrebbe aggiunto la ragazza dai capelli argentei.

    Con quelle parole la figura avrebbe scosso leggermente il capo, visibilmente irritata da quella mancanza di rispetto e, avrebbe aperto di nuovo la porta, come per invitare a uscire il tipo che aveva appena osato interrompere quella melodia con la sua domanda idiota.

    Nello stesso momento le prime persone avrebbero iniziato a entrare nella sala principale del Tempio, probabilmente in attesa dell’inizio della liturgia principale. In quello stesso momento Kairi avrebbe avuto il tempo per mettere in pratica la sua osservazione, che avrebbe occupato molto tempo, ma che le avrebbe anche fornito molte indicazioni utili.

    La prima era la figura più bassa, con i capelli argentei. Si trattava poco più che di una bambina. Aveva l’impronta della Luce. La sua coscienza sembrava leggermente variata, ma non si capiva da cosa. La quantità di chakra che possedeva era circa la metà rispetto a quella di [Kairi.] Non si capiva, tuttavia, qual’era il tipo di tecniche possedute, anche a causa di una leggera interferenza che Kairi avrebbe sperimentato durante l’osservazione. Ciò che, però, Kairi avrebbe percepito, sarebbe stato un collegamento con qualcosa di paranormale per quella figura. Quasi sinistro. D’oltremondo.

    Spostando lo sguardo verso l’altra figura, quello di un ragazzo più alto con un talismano sul petto, Kairi scoprì altre informazioni utili. La quantità di chakra che lui possedeva era minore rispetto a [quella di Kairi] stessa. Aveva due impronte: Elettricità e Oscurità. Per la maggior parte sembrava avere tecniche di tipo “Genjutsu” in aggiunta a Raiton, ed erano decisamente potenti, sicuro più potenti delle tecniche dell'Uchiha. Inoltre, anche dal talismano che portava sul petto sembrava sprigionarsi una leggera quantità di chakra in aggiunta a qualcos’altro, un’energia che Kairi non sarebbe stata in grado d’individuare.

    Infine, anche osservando l’ultima figura Kairi ottenne varie informazioni utili: il chakra posseduto era [circa la metà] rispetto al suo e aveva l’impronta Fuoco. A queste si aggiungevano anche altre indicazioni, tra cui il presentimento che la Tecnica Speciale posseduta da quella figura fosse un doujutsu. Tale indicazione venne rafforzata dal sentimento relativo alla presenza di tecniche generali: Katon, Kageton e altre più generiche.

    Tali osservazioni, in aggiunta anche al dialogo effettuato poco prima, alla tecnica, avrebbe irrimediabilmente portato via diverso tempo, motivo per cui non ci sarebbe stato da sorprendersi se, dopo un po’, la figura più alta, quella con il medaglione, avrebbe detto:

    - È tempo di effettuare la Chiamata. -

    A quel punto, la stessa figura avrebbe aperto le porte del tempio e si sarebbe diretta verso la scala a chiocciola interna al campanile e avrebbe raggiunto la parte più alta dello stesso. Lì avrebbe iniziato a intonare la sua melodia e proprio in quel momento due cose sarebbero successe:

    1) Dalla porta in fondo alla sala interna al tempio sarebbe sbucata una figura totalmente vestita di bianco. Aveva dei lunghi capelli bianchi, una camminata lenta, un medaglione simile a quello che aveva il tizio appena andato a suonare la campana, le mani unite come in una preghiera e lo sguardo abbassato. Nel caso Kairi avesse deciso di usare la Percezione del Chakra su di lui, avrebbe scoperto che aveva una quantità di chakra pari alla sua e delle tecniche più potenti, dal medaglione sembrava comunque fuoriuscire un alone strano, leggermente misterioso, anche se non particolarmente interessante.



    Da molti punti di vista, questa figura sembrava molto simile a quella della ragazza dai capelli argentei, la prima che Kairi aveva “percepito”. Arrivata al centro della sala, poco davanti all’altare, la figura avrebbe alzato le braccia portandole verso il cielo: - Che lodato sia Ekibiogami-no-Kami… - Il suo monologo si sarebbe improvvisamente interrotto quando il suo sguardo si sarebbe rivolto su Suiboro e l'altro. - E tu? - Avrebbe chiesto poco prima che fosse iniziata la melodia. Era chiaro che non si aspettava di vedere Suiboro lì, ma era decisamente più sorpreso dall'altro.

    2) La melodia, appunto, venne suonata dal ragazzo più alto. Nonostante le campane fossero state danneggiate, infatti, si rivelarono abbastanza resistenti permettendo al figuro di suonare per circa 140 secondi, dopo i quali l’azione di Youshi diede i suoi frutti: tutte e 3 le campane caddero a terra con un sordo tonfo. Le due campane minori senza fare danno alcuno. La campana maggiore - danneggiando in modo grave il pavimento, ma senza sfondarlo del tutto.

    [Caratteristiche dell'Illusione]

    Nell’istante stesso in cui avrebbero iniziato a sentire la melodia, la loro mente avrebbe iniziato a farsi maggiormente offuscata. Avrebbero percepito una forte tentazione di inginocchiarsi. Di prostrarsi. Nella loro mente si sarebbero fatte avanti visioni di Vita e di Morte. Del Dio stesso che li richiamava a sé, ordinando loro di diventare i suoi schiavi.

    L’effetto della tecnica avrebbe riguardato anche le altre persone presenti nella sala, tranne il nuovo figuro arrivato e gli altri 2: tutti si sarebbero dapprima inginocchiate e poi prostrate dinnanzi all’altare, come se in preda a una convulsione mistica e la loro litania si sarebbe fatta più intensa. Quando poi la melodia venne interrotta a causa di Youshi, tale effetto non scomparve: la folla presente continuò a prostrarsi, inginocchiarsi, gridare parole di apprezzamento.

    Non appena la melodia si sarebbe interrotta, gli accademici avrebbero visto uno sguardo sorpreso sul volto della nuova figura arrivata. Come se fosse qualcosa che non si sarebbe MAI aspettato.

    - Cos’è… - Si sarebbe domandato guardando il nuovo giunto, persona che non aveva mai visto e che, ovviamente, sarebbe stata la prima sospettata in caso qualcosa di negativo e insolito fosse accaduto.

    Il suo sguardo si sarebbe quindi rivolto alla ragazza dai capelli argentei:
    - Vai a controllare. -
    La ragazza, dunque, avrebbe abbassato il capo in segno di assenso e sarebbe uscita e dalla sala.
    - Mentre tu… - Avrebbe guardato il "nuovo", -…non osare muovere nemmeno un dito…-

    A quel punto la sua attenzione sarebbe stata diretta tutta verso di lui, come se esistesse solo lui. Come se nessun altro fosse presente in quella sala. E, ovviamente, avrebbe guardato anche Suiboro: - Non è solito vederti qui, Suiboro. -



    [Youshi]



    Se il ragazzo si fosse nascosto per osservare il risultato delle sue azioni, avrebbe visto la caduta delle campane, non subito, ma dopo che la melodia aveva suonato per un po’. Ovviamente, anch’egli avrebbe avuto a che fare con il genjutsu del suono, motivo per cui le cose non sarebbero state facili nemmeno per lui.

    Comunque sia, dal suo nascondiglio Youshi avrebbe visto le campane cadere e il ragazzo che le suonava prima restare fermo, come se fosse sorpreso, e poi chinarsi sulle campane stesse, quasi come se le stesse attentamente osservando ed esaminando. Ovviamente, nessuno avrebbe visto Youshi nelle ombre, motivo per cui egli sarebbe stato libero di agire come più credeva giusto, ma se non avesse fatto nulla, avrebbe poco dopo visto il ragazzo alzarsi velocemente, visibilmente allarmato e scosso, come se aveva appena colto qualcosa.

    - Maledizione, - avrebbe detto. - Maledizione. Maledizione. Maledizione! -

    Allo stesso tempo, la ragazza dai capelli argentei sarebbe uscita dal Tempio, a passo lento, e ci sarebbe voluto diverso tempo prima che fosse giunta in cima alla campana, mentre il ragazzo che aveva suonato le campane, avrebbe provato, velocemente, dinamicamente e tempestivamente, come se da quell’azione stessa dipendesse la sua vita, a correre verso l’uscita dall campanile percorrendo la stessa scala a chiocciola che aveva percorso poco prima.

    Era chiaro che aveva scoperto qualcosa da quell’esamina dei pezzi delle campane cadute. Era inoltre chiaro che avrebbe rivelato tutto. E che l’altra ragazza ora sarebbe arrivata.
    Cosa fare?

    [Orologio]


  2. .

    Il Volto del Tennin


    "Si vive di illusione per non morire di realtà."


    Capitolo 3 - La Morte nelle Illusioni



    C’era da dire che mi stava dando sui nervi quel tipo. Perché sembrava scemo. Non perché iniziava a sprigionare la forza e l’energia da tutti i pori, cercando forse così di danneggiarmi o d’innervosirmi. Alla fine dei conti era meglio non parlare con i cani impazziti. Un animale matto doveva per forza di cose essere abbattuto; nessuno sano di mente si sarebbe messo a parlamentare con qualcuno che non capiva nemmeno ciò che stavo dicendo.

    Magari, in altre occasioni e situazioni, l’avrei rinchiuso in uno zoo, dove a furia di esperimenti e iniezioni forse sarebbe rinsavito. Tuttavia, gettati lì, tra quelle rocce, non avrei potuto fare a meno di abbatterlo una volta e per tutte.

    - Beh. Io ti ho tentato di spiegare la verità. Se vuoi, comprendila. Sennò… fatti tuoi, - gli avrei detto prima di passare all’attacco con la mia illusione, che però non ebbe gli effetti sperati. Riuscì solo a distrarlo, il che era la sua missione principale, ma non diede alcun altro effetto. Tutt’altro: sembrò irritare “il cane” ancora di più, portandolo al limite degli effetti di quel chakra strano.

    Io, dal canto mio, non feci nulla: la mia strategia era già delineata e già messo in atto. Si basava sulla semplice attesa e, al di fuori da ogni dubbio, considerando gli effetti che quel tipo di chakra strano sembrava avere sulla pelle di quel tipo, ero sicuro che si sarebbe rivelata giusta, a patto che fossi stato in grado di difendermi dagli attacchi di quel mostro incallito.

    La miglior difesa, - come ben sapevo anche io, - doveva essere costruita in maniera tale da confondere l’avversario. Mandarlo a vuoto, facendogli attaccare l’aria effimera intorno a lui. Tuttavia, talvolta la pura potenza superava qualsiasi ingegno: non bisognava inventarsi chissà quali strategie per trovare un avversario nascosto se si aveva abbastanza potenza di fuoco per riempire, - con il fuoco stesso, - tutta l’arena del combattimento.

    Era quello il caso e capii che sarebbero arrivati dei problemi per me nel momento stesso in cui notai del chakra uscire dal suo corpo per dirigersi un po’ in tutte le direzioni, la mia compresa.

    Fu nello stesso istante che pensai di essere attaccato: solitamente, quando il chakra fuoriusciva dal tantien del mio avversario per dirigersi un po’ ovunque, la conclusione che si poteva trarre era che ben presto avrei avuto dei problemi. A comunicarmi che la natura di quell’attacco non fosse offensiva fu il nemico stesso, che mi comunicò di avermi trovato.

    Quando poi iniziò a concentrare sempre più chakra in chissà quale tentativo di attacco, non mi rimase molto altro da fare che restare in disparte a osservare quella manifestazione di pura potenza ed energia. Non ci voleva molto per capire che, avendomi trovato, ora poteva procedere al passo successivo: attaccarmi. La buona notizia era che ero ben pronto per quel genere di offensive, anche se non sarei riuscito a bloccarle del tutto, anche per via del fatto che, appena tornato dal Vuoto, non ero ancora al pieno delle mie forze.

    Per questo, notando una sfera di energia partire da quello Stolto, [ingoiai - Slot Azione 1] un tonico [Tonico Elementale Inferiore - Doton] i cui effetti si sarebbero di nuovo visti subito. Infatti, mentre la sfera era diretta verso di me, il tonico venne prontamente ingoiato dandomi le energie necessarie per affrontare al meglio quella manifestazione di pura potenza. Nello stesso tempo, avrei di nuovo eretto in mia difesa la stessa [Cupola di Roccia - Slot Tecnica 1 e Slot Tecnica 2] di prima, con l’unica differenza che sarebbe stata molto più [potente].

    Ovviamente, quell’enorme ammasso di energia distrusse ugualmente la mia cupola, mandandola letteralmente in frantumi e danneggiando anche me stesso. La maschera e il mantello riuscirono ad attutire ulteriormente il danno, ma vennero comunque spazzati via da quell’enorme energia. [NOTA]

    In un attimo il nemico avrebbe visto la roccia diventare fuoco. Avrebbe notato la mia maschera andare in frantumi e avrebbe visto il mantello svanire. Allo stesso tempo avrebbe, forse, visto il chakra bluastro ovunque nel mio corpo, ad aumentare la Resistenza - [Consumo] - e quindi avrebbe visto anche me, sprovvisto delle mie protezioni, ma, finalmente, nel mio aspetto originario. Quello che avevo ancora allora. Quando il Grande Tradimento ebbe luogo.



    Avrebbe anche visto dei danni limitati su di me, qualche bruciatura qua e là, qualche graffio, qualche livido, ma, tutto sommato, avrebbe anche visto che ero riuscito a sopravvivere a quel genere di attacco. [Danno]

    - Finito? - Gli avrei chiesto dandomi due colpetti sulla spalla, come a voler togliere la polvere. - Il tuo odio è insufficiente. Il tuo odio è ridicolo. Non si tratta nemmeno di odio, a quanto pare. Si tratta di nervosismo adolescenziale. Di quel sentimento che nutrono i bambini quando la mamma non gli compra il gelato. E sai perché non sei riuscito a farmi quasi nulla nemmeno sprigionando tanta energia? Beh… il motivo è che… -



    -... i tuoi ideali sono falsi. I tuoi pensieri sono bugie. Dalle tue false credenze nascono le tue deboli azioni. Vuoi un esempio? Il pensiero secondo cui io sia un traditore è solo una tua supposizione. L’idea secondo cui Akira sia quello buono e io quello cattivo è un’altra tua supposizione, basata su ciò che ti hanno fatto credere. E’ così che vivi, no? Aggrappandoti a ciò che ti fanno conoscere e che ti fanno comprendere i più potenti. E’ quello che tu chiami Realtà. Ma “Realtà” è un termine vago. In base ai pensieri nella tua mente… pensieri che ti sono stati innestati da altri… la tua “Realtà” potrebbe solo essere un’altra illusione. Solo una serie d’impulsi elettrici. Un’illusione più profonda e più sofisticata delle mie illusioni. -

    Gli avrei detto per distogliere lo sguardo da lui e analizzare il campo di battaglia. Non era, probabilmente, abituato a quel genere di tecniche e non ci sarebbe voluto ancora molto prima che tutta la sua pelle si fosse staccata, lasciandolo dolorante e solo, in preda al dolore e alle convulsioni. Conseguenza del suo essere. Della sua stupidità. Del finto odio che gli altri hanno innestato nella sua testa.

    - Un paio di anni fa mi avresti fatto pena... - avrei dunque detto restando a 20 metri da lui e posizionando una mano sulla balestra, ove c’erano già 2 dardi con le carta-bombe attaccate a esse. Con quel movimento avrei - [attivato - Slot Azione 2 - Azione Rapida] - le carta-bombe, senza però farlo vedere al mio nemico. Al contempo, intorno alle piccole carta-bombe si sarebbe creata un’illusione: semplice legno - [Slot Azione 3] - che le avrebbe ricoperte in maniera quasi intera, azzerando il suono emesso dalle stesse durante l’attivazione.

    Nulla avrebbe sospettato il mio nemico, ancora in preda alla furia, a 20 metri da me, mentre io, guardandolo con occhi dal color Zaffiro, gli avrei detto la verità:

    - Ti hanno mentito Rin Okumura. E la loro menzogna per te è stata come un virus. Un batterio che ti ha portato ora, qui. Ma quella menzogna, a quanto noto, l’hai abbracciata volontariamente. Per te è stata come il miele lo è per le api. Un dolce nettare che hai coltivato, sviluppato, migliorato. Senza mai chiederti né il “perché” né il “come”, come fanno tutti i deboli. Tutti coloro che sono destinati all’oblio. -



    Ora restava a lui: cosa fare prima di morire? Come spendere gli ultimi della sua vita terrena? Ascoltarmi? Ignorarmi? Scoprire la Verità? O continuare a vivere cieco, guardando al mondo con gli occhi altrui?

    - E ora, Rin Okumura, pagherai le conseguenze della tua stoltezza. Conoscerai la verità. E poi affogherai tra le tenebre. Laddove ti attende tuo fratello. -



    Seinji Akuma

    Statistiche Primarie
    • Forza: 500
    • Velocità: 500
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 550
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 600
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    58.5/90
    Vitalità
    10.75/14
    Slot Azione

    1. Tonico

    2. Attivazione Bombe - Azione Rapida

    3. Illusione

    Slot Difesa

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. Casa di Roccia

    2. Tecnica dell'Onmyoji

    3. ///

    Note

  3. .

    Lacrima d'Argento


    Post 1



    Tra le varie locande situate ad Ame, non ve ne erano molte in grado di attirare le mie attenzioni e di sicuro non sarebbe stato un mezzo-bordello a farlo. Parliamoci chiaramente: i soldi erano roba umana. Niente a che fare con le cose che piacevano a me. E di sicuro non mi sarei fatto molti scrupoli a usare i metodi a prima vista più spinti per ottenere ciò che volevo. D'altro canto ero sicuro che il bordello non era il metodo di affari che si addiceva a me. Tutt'altro. Forse era uno dei peggiori, ma pur sempre ben adatto per farsi un po' di esperienza e socializzare con gli esseri di quel villaggio.

    Per farlo avrei usato una possibilità insolita: rispondere alla chiamata di un locale di Ame, un bordello appunto. Forse il più famoso di quel villaggio, nonché un posto dalla dubbia reputazione (come lo erano più o meno tutti i locali dentro ad Ame). Tuttavia, finché non ero ancora tornato a piena forza, non potevo affatto permettermi di andare in giro per il villaggio in quel modo e, soprattutto, non mostrando ancora il mio vero volto. Ovviamente, non sarei andato lì dentro con una maschera addosso.

    Dunque, il giorno indicato all'ora indicata, mi sarei posizionato all'ombra di una casa [Furtivo] a 550 metri dalla locanda. Lì avrei composto un solo sigillo, evocando una [copia di me - Slot Tecnica 1,] alla quale avrei donato una quantità di chakra abbastanza [elevata,] in maniera tale che potesse agire in maniera autonoma e volontaria, qualora ce ne fosse stato il bisogno.

    Subito dopo, io stesso avrei creato un [aspetto illusorio - Slot Tecnica 2 + Slot Azione 1 per lo spostamento] per la copia che avevo appena creato, spendendo un po' di chakra e realizzando per la mia copia un look decisamente diverso da quello che mi rispecchiava in qualche modo. In quel modo, se qualcosa fosse andato storto, la copia non avrebbe fatto ricondurre nulla verso di me: anche se qualcosa fosse andato storto, come sarebbe potuto succedere ad Ame, la mia figura sarebbe ugualmente rimasta ignota.

    Con quell'aspetto, avrei passato alla mia copia [5 carta-bombe]. Lei le avrebbe quindi prese e sarebbe saltata dalla casa, avviandosi verso la Lacrima d'Argento, mentre poco dopo anche io stesso mi sarei meglio nascosto tra le ombre di quella casa.

    gif



    A quel punto, non mi sarebbe rimasto da fare molto altro che attendere la fine di quei colloqui. La mia copia si sarebbe presentata alla Lacrima d'Argento bussando delicatamente, come se non volesse sembrare troppo aggressiva o banale. E, qualora qualcuno avesse finalmente risposto alla sua chiamata, lei si sarebbe presentata:

    - Nanami Monoke, - avrebbe detto allungando le labbra in un sorriso beffardo. - Ho sentito che vi servono dei... bravi ragazzi... È così? - Avrebbe dunque chiesto mettendosi una mano tra i ciuffi biondi, come se volesse aggiustarseli.

    Seinji Akuma

    Statistiche Primarie
    • Forza: 500
    • Velocità: 500
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 550
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 550
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    25/90
    Vitalità
    14/14
    Slot Azione

    1. Spostamento copia

    2. ///

    3. ///

    Slot Difesa

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. Moltiplicazione del corpo

    2. Illusione

    Note

    60 Bassi di chakra alla Copia
    30 Bassi restano - 3 (Tecnica di Moltiplicazione) - 2 (Illusione)
    Passaggio di 5 carta-bombe alla copia


  4. .

    Il Volto del Tennin


    Post 7


    Che piacesse oppure no, ormai c'era decisamente troppo poco da fare affinché i 4 mascalzoni riuscissero a superare quella difficoltà rappresentata da un giovane ninja e nemmeno troppo forte, a dire il vero. Tre di loro erano stati prontamente messi fuori dal combattimento; uno solo era rimasto e, a dirla tutta, non sembrava nemmeno troppo voglioso né bravo per continuare quello scontro. Certo, si infrappose, cercò di resistere, ma vedendo i suoi attacchi non provocare abbastanza danno, alla fine dei conti non poté fare molto altro che lasciarsi abbandonare al destino.

    Dopo il suo proprio attacco, fu per un attimo vulnerabile, libero. Non sarebbe mai riuscito a spostare il peso del proprio corpo abbastanza velocemente, in maniera tale da parare il colpo dell'otese e per questo motivo dovette prenderlo senza che riuscisse fare niente. Il fegato gli fece molto male e quando il pugno del ragazzo si staccò finalmente dalla sua carne, l'uomo cadde su un solo ginocchio. [Danno]

    A quel punto, - e lo si sarebbe visto senza troppi problemi, - l'uomo non sarebbe più stato in grado di combattere, né di arrecare danno alcuno all'otese presente o a qualsiasi altro tipo di straniero che vi fosse stato. Ciononostante, il giovane studente del Suono, si mosse comunque e cercò di raggiunger eil nemico nel momento in cui si contorse. Le braccia dell'otese si avvinghiarono intorno al collo dell'avversario in una presa. Così, il collo dell'uomo finì nella presa dell'otese e l'omino stesso cominciò a soffocare. Già malmesso, non ci sarebbe voluto molto ancora affinché l'uomo iniziasse a soffocare, per poi prendergli anche il cranio, proprio come il ninja del Suono aveva desiderato. A quel punto il tizio semplicemente perse i sensi: Kuroshi avrebbe chiaramente visto il suo volto diventare pallido, gli occhi chiudersi e la percezione del mondo svanire. Non sarebbe servito a nulla continuare a infliggere danni al nemico, a meno che Kuroshi stesso non avesse voluto uccidere l'avversario una volta e per sempre.

    Perciò, quando l'otese rilasciò la sua presa, il corpo dell'avversario semplicemente cadde a terra con sordo tonfo, simile a quello di un sacco di patate. La battaglia era stata vinta. L'uomo colpito più volte ricominciava a respirare, - forse, - e di sicuro si poteva dire che non avrebbe in alcun modo potuto infierire ancora sullo studente di Oto. Perlopiù, era già tanto se fosse ancora vivo. Lo stesso si poteva dire anche per gli altri 3: erano sparsi un po' ovunque sul terreno e, di certo, avrebbero ricordato quel giorno per molto tempo a venire.

    In quegli istanti l'otese avrebbe finalmente potuto prendersi una pausa per riposare, riprendere le energie e capire meglio cosa fare dei corpi stesi lì intorno, sempre se avesse voluto fare qualcosa e non lasciarli lì così. D'altronde, c'era un ospedale lì vicino.

    [...]



    Al contempo, la mia avversaria si era probabilmente offesa così tanta che aveva deciso di radere al suolo ogni cosa dando vita a una serie di esplosioni lì dentro. Non che fosse una cosa nuova per me, tutt'altro. Avevo già imparato che una bestia incazzata era molto peggio di una bestia. Si sentiva all'angolo, forse, e lo avrei fatto anche io, considerando che aveva perso un braccio a causa della mia illusione. Tutto ciò che poteva dunque fare era iniziare a distruggere tutto con tecniche che non richiedevano l'uso di sigilli. Tuttavia, nello stesso momento mi sarebbe bastato infliggere un colpo finale per stenderla del tutto. [NOTA]

    Avevo fatto l'errore di mostrarmi, per una questione di strategia, e ora dovevo fronteggiare quella terra che tremava, cercando di evitare tutte quelle esplosioni di terreno e, forse, portarmi al di fuori dal raggio di quegli attacchi. Dunque, quando arrivò la prima esplosione, saltai di 6 metri [Slot Difesa 1] portandomi decisamente al di fuori dal raggio di quell'attacco. Tuttavia, non appena riuscii a riporre il piede per terra, partì un'altra esplosione e anche in quel caso, impastai di nuovo del chakra per eseguire un salto laterale, in modo tale da far andare a vuoto quella specie di esplosione terra. [Slot Difesa 2] L'avversaria però non sembrava volersi fermare e quindi ripartì all'attacco ancora: di nuovo la stessa esplosione terrena, che in quel caso provai a evitare con un altro salto [Slot Difesa 3], ma venni ugualmente colpito di striscio, il che mi causò una [ferita] alla gamba sinistra. Infine, quando arrivò anche l'ultima esplosione, semplicemente [mi portai - Slot Difesa 4 (convertito)] di altri metri a destra, schivando così del tutto anche l'ultimo colpo della ragazza.

    - Io sono un ninja di Oto, - avrei dunque risposto guardandola da dietro i fori della mia maschera, mentre mi trovavo a 17 metri di distanza da lei, ormai. - E tu parli troppo. -

    Con un braccio fuori uso e una gamba fuoriuso, non avrebbe potuto fare molto. Non, di sicuro, tecniche che richiedevano sigilli e, quelle che non lo richiedevano, di sicuro sarebbero state eseguite lentamente. Dunque, la strategia giusta per concludere quello scontro era una sola e, a meno di colpi di scena, avrebbe dato i suoi frutti.

    A distanza dall'avversaria, composi [un sigillo - Slot Tecnica 1] creando vicino a me una copia con 3 bassi di chakra. La copia sarebbe stata creata leggermente più in avanti rispetto alla mia posizione. Così, coperto dalla copia, l'avversaria non avrebbe visto ciò che avrei fatto, ovvero attivare [una carta-bomba - Slot Azione 2] - e [applicarla - Slot Gratuito Veloce] sulla schiena della mia copia. Poco dopo, per silenziare i rumori di attivazione della cartabomba, avrei [creato - Slot Tecnica 2] - un'illusione che la ricoprisse. In tal modo, la donna non avrebbe né visto né in alcun modo sentito la presenza della bomba.

    A quel punto, la copia sarebbe [corsa - Slot Azione 3] verso l'avversaria. Arrivata nei pressi della stessa, la mia copia avrebbe [simulato - Slot Gratuito Veloce] un attacco: un pugno diretto verso la testa dell'avversaria, che non avrebbe ovviamente fatto alcun danno, in quanto era solo una finta. Ciò che avrebbe fatto il danno sarebbe stata la bomba, che sarebbe [esplosa] causando un altro bel botto. La bomba sarebbe esplosa a circa 50 centimetri dal corpo della donna.



    A quel punto, non mi sarebbe rimasto fare molto altro che vedere i risultati dei miei sforzi. Sarebbe riuscita a sopravvivere la ragazza? Se sì, per quanto? Con quali risultati? E, soprattutto, con quali forze restanti? L'unica pecca negativa era che, purtroppo, avevo consumato tutte le mie bombe e ormai non mi restava molta potenza di fuoco se non continuare a riempire la mia avversaria di frecce praticamente da tutti i lati.




    Seinji Akuma

    Statistiche Primarie
    • Forza: 500
    • Velocità: 500
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 550
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 600
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    51.50/90
    Vitalità
    12/14
    Slot Azione

    1. Convertito in Slot Difesa

    2. Attivazione Bomba

    3. Avvicinamento

    Slot Difesa

    1. Spostamento

    2. Spostamento

    3. Spostamento

    Slot Tecnica

    1. Moltiplicazione del corpo

    2. ///

    Note



  5. .

    Il Volto del Tennin


    Post 4 - In ricerca di alleati



    Osservandolo parare il primo colpo lanciato dai samurai, non potei fare a meno di allungare le labbra in un sorriso beffardo. Non si era perso, il giovane Uchiha, nonostante i problemi che i samurai gli creavano. E, comunque, forse sarebbe stato decisamente meglio, - anche per me, - abbandonare quella locanda prima che ci potessero essere altri danni.

     Così, il primo colpo del nemico arrivò dove dovette, mentre il secondo venne parato dalle braccia del foglioso. A quel punto rimasi anche curioso di vedere come il nostro ospite avrebbe continuato a reagire dinnanzi a tale prepotenza. Egli, da un certo punto di vista, mi stupì: prendendosi il colpo e il relativo danno, il ninja della foglia prese la gamba dell’altro e la strattonò. Non riuscì a romperla, ma fece perdere al samurai l’equilibrio e questi cadde a terra, procurandosi un bel [Danno].

     Probabilmente fu troppo per quel Samurai, che cadde al suolo privo di sensi e fu anche quello l’attimo in cui capii che bisognava finire i giochi, altrimenti prima o po’ il “i ragazzi hanno litigato” si sarebbe trasformato in “qualcuno è morto”.

    Fu allora che avrei compiuto i sigilli [Slot Tecnica 1 - Sonno delle Piume - Azione Rapida per eseguire la tecnica del Sonno delle Piume, che avrebbe calmato le acque e dato un attimo di respiro al giovane ninja foglioso. Al contempo, avrebbe anche assopito ben 8 tra gli altri presenti, facendo tornare nel locale l’atmosfera di calma e felicità che vi era poco prima.

    [NOTA]

    Comunque fosse andato per il giovane foglioso, dopo un po’ di tempo i samurai più aggressivi della locanda avrebbero iniziato a cadere addormentati. Io, al contempo, avrei semplicemente continuato a osservarli un po’ con il fare divertito (non ci potevo fare nulla, d’altronde) e un po’ cercando di capire se lì dentro ci fosse stato qualcun altro voglioso di attaccare briga con i ninja.

  6. .

    Il Volto del Tennin


    Post 7




    Il piccolo ninja era rimasto da solo contro altri due, giacché tutti gli altri era riuscito a metterli fuori combattimento. Da qui si poteva facilmente capire che ormai la vittoria era a un passo: messo fuori dal combattimento un altro nemico, sarebbe rimasto in 1 vs 1. Alla fine dei conti, usò nuovamente la lama e la sua intuizione fu di successo: la lama venne conficcata nel corpo del suo nemico, che sentì un dolore intenso [Danno] e non poté non solo reagire, ma a quel punto, con il fianco ferito e la coscia lacerata, di sicuro non avrebbe potuto rappresentare un grave pericolo per il ninja otese. Dunque, egli semplicemente arretrò tenendosi la gamba e il fianco, salvo poi rivolgere di nuovo lo sguardo verso l’otese:

    - Maledetto! - Ululò arrabbiato. - Ti troverò! Lo prometto! Ti troverò e ti farò pentire di essere nato! -

    Comunque sia, l’otese non aveva molto tempo per poter sentire ciò che aveva da dire il suo nemico, - ormai ferito abbastanza gravemente, - ma aveva da occuparsi di un altro tizio ancora.

    Infatti, l’otese non perse tempo e scatenò la sua furia taijutsu, iniziando a tirare calci a destra e a sinistra. Il primo calcio fu veloce e rapido: colpì il mento del povero malcapitato senza che questi potesse fare molto. Addirittura il povero si sbilanciò, sembrò per un attimo perdere l’equilibrio, [Danno] salvo poi riconquistare la sua concentrazione e vedere l’altro movimento del ninja, questa volta più lento. Vedendo il piede viaggiare contro di lui, l’avversario del ninja [si mosse - SD1] - lateralmente, facendo andare a vuoto il secondo calcio.

    L’altro attacco, tuttavia, andò a segno, anche perché il nemico si aspettava un altro attacco portato con i calci, mentre arrivò un attacco con la lama: fu rapido e raggiunse la spalla dell’avversario provocandoci un taglio di circa 15 centimetri, con tanto di sangue cominciava a uscire dalla ferita bagnando il pavimento. [Danno]

    Il tizio si prese per la spalla, ma non cadde. Era malmesso, come lo era anche il tipo con la gamba e il fianco ferito, ma non era ancora sconfitto del tutto, nonostante una spalla era ormai messa fuori dal combattimento.

    - MALEDETTO! - Urlò. Si chinò per [raccogliere] - con il braccio ancora sano dei sassolini, che [avrebbe lanciato - SA1] contro gli occhi dell’otese. Nello stesso momento, sperando di provocare dei fastidi all’otese, avrebbe provato a tirargli un low kick a livello del quadricipite. Un [movimento di gamba - SA2] che mirava solo a fare il più possibile danni al piccolo otese. Infine, sfruttando lo slancio del suo corpo, si sarebbe rapidamente abbassato per poi provare a colpire la faccia dell’otese con una [gomitata - SA3] - Velocità 150, Forza 100 -, in maniera tale da far impattare il suo gomito contro il naso del ragazzo che cercava di portare un po’ di bene in quel mondo.
    A quel punto, restava solo lui. Un altro ostacolo e il martirio del povero ragazzo sarebbe giunto al termine… almeno per quel giorno.

    [Seinji Akuma]



    Quando riemersi dal suolo, vidi la situazione. La mia avversaria era caduta vittima della mia illusione, mentre l’altro uomo era appena finito da qualche altra parte, forse a cercare… qualcosa? Comunque fosse, vidi anche come la mia avversaria avesse tirato fuori un kunai per farsi un danno.

    [NOTA]

    Il sangue iniziò a scorrere come un rivolo lungo la gamba, cadendo sul suolo per formarvi delle pozzanghere e i miei occhi si illuminarono di rosso. Ero riuscito a fare ciò che desideravo: la donna era riuscito a uscire dai vincoli della mia tecnica, tornando in sé e salvandosi dalla morte certa, ma perdendo un arto. Ora tra me e lei c’era la stessa distanza di prima. Lei era ancora dentro il raggio della mia tecnica e, considerando il danno che avevo già fatto, perché non ripeterlo di nuovo?

    Lei non avrebbe visto nulla, poiché le mie mani si sarebbero mossi veloci sotto il mantello e dal mantello stesso sarebbero state celate. Dunque, niente di strano sarebbe accaduto. Nessuna azione sarebbe stata effettuata e niente di niente sarebbe stato visto. [Slot Tecnica - Sonno delle Piume]

    Le piume, dunque, sarebbero iniziate a cadere di nuovo. Almeno negli occhi dell'avversaria e di altre 8 persone. Con una ferita Grave alla gamba, non sarebbe potuta spostarsi e considerando l'alta efficacia del nuovo genjutsu, non avrebbe avuto altre opzioni se non ripetere la stessa cosa, di nuovo. Ma avrebbe retto un'altra ferita di quel tipo?

    Seinji Akuma

    Statistiche Primarie
    • Forza: 500
    • Velocità: 500
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 550
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 600
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    58.75/90
    Vitalità
    14/14
    Slot Azione

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Difesa

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. Sonno delle Piume

    2. ///

    Note



  7. .

    Il Volto del Tennin



    Capitolo 9 - ... il ritorno...


    Alla fine dei conti, la mia strategia aveva dato i risultati che mi ero aspettato ed era ovvio che succedesse così: i miei occhi mi davano un potere non indifferente, per ingannare non solo gli essere umani intorno a me, ma anche le ombre e le oscurità provenienti dagli altri angoli dell’Universo, specie da quelle dimensioni trascendentali che restavano nascosti agli occhi altrui. Le esplosioni non fecero altro che diradare la sua oscurità, rendendo la sua esistenza su quel pianeta… piatta. Non che me ne fregasse molto, a dire il vero. Non ero venuto lì per sconfiggerla; ero lì per portarla… Anche se le strade del Caos, che andavano a spirale e si perdevano tra le stelle, sembravano comunque imprevedibili alquanto e non sapevo mica dove mi avrebbero potuto portare.

    E poi, diciamocelo: le esplosioni mi piacevano. Mi piaceva vedere come le particelle si diffondessero nella materia; come quell’energia sublimasse il mondo intorno, contorcendo il tempo e lo spazio. Non ci sarebbe più stata l’Ombra a importunarmi, almeno finché non lo avessi deciso. E la sua minaccia, nemmeno tanto velata, non mi metteva affatto paura.

    - Uno e Trino, dici? - Domandai incrociando le braccia mentre l’Ombra stava per svanire una volta per tutte, anche grazie a quanto io stesso avevo fatto. - Interessante.

    Non dissi nient’altro. Non mi interessava farlo. Tanto, un giorno quel mondo sarebbe stato invaso dalle ombre. Sarebbe stato ricco di ombre. Ogni cosa sarebbe divenuto Ombra e i Demoni e gli Umani avrebbero vissuto insieme, come la Giustizia stessa desiderava. Le ombre sarebbero diventate esseri umani, mentre gli umani sarebbero diventate ombre, in ciò che era il piano originario dell’Universo stesso.
    Ascoltai poi anche ciò che aveva da dire il Senza Gloria, che rimarcava quanto l’Ombra aveva già detto. Non mi rimase che ascoltarlo a volto impassibile, come la mia maschera stessa fosse il mio volto. - Non torneranno per vendicarsi, né per uccidermi. Torneranno per unirsi a me e portare l’Oscurità nel mondo, affinché il Caos vi regni senza limiti di tempo e di spazio. - Dissi. Era davvero uno sciocco se pensava che mi sarei impaurito delle ombre in giro per il mondo: io stesso ero un’ombra. Il Morto e il Vivo al contempo. L’Esistente e il Non Esistente. La Materia e l’Antimateria.

    Quando disse che era al mio servizio, lo guardai attento. I miei occhi che fissavano i suoi. La mia anima che cercava di cogliere le più piccole sfaccettature della sua. - Al mio servizio? - Chiesi. - Bene. Allora eccoti i primi ordini: assicurati che nessuno sappia della mia rinascita. Né quella donna lo deve rivelare, - avrei indicato la figura in lontananza, - né nessun altro. Uccidi. Cancella. Ma procurami il tempo di cui ho bisogno. Un anno o due. -

    Avevo anche bisogno d’informazioni sulla donna. Chi era. Una mercenaria? Da dove proveniva? Quali abilità aveva? In che modo poteva diventare una pedina nelle mie mani? Avrei ottenuto risposta alle mie domande, prima o poi. Né ero sicuro. Il Dio delle Stelle, - che sia Benedetto il Suo Nome nei Secoli, - mi avrebbe dato gli strumenti di cui avevo bisogno. Avrei ottenuto ciò che desideravo. In un modo oppure nell’altro.

    Al Senza Gloria, a quel punto, avrei dato l’ordine di andare e fare quanto avevo chiesto: meno persone sapevano di me, minore era il rischio che i nemici del Caos avessero saputo della mia presenza, iniziando quindi a fare tutto pur di rovinarmi la vita. Io, invece, sarei andato ad Ame: l’allenamento era ciò di cui avevo bisogno.


  8. .

    Il Volto del Tennin


    Capitolo 6 - In due contro il Male



    Alla fine dei conti, il ragazzo aveva trovato ciò che cerca. Quel sospiro di combattimento; quella specie di concentrazione profonda che gli permise di capire cosa avrebbero fatto i suoi avversari, cosa no e quali obiettivi avrebbero potuto raggiungere (oppure no). Per questo, grazie alle sua capacità di concentrarsi unicamente sul combattimento ed evitare tutto il resto, il nostro eroe non solo riuscì a evitare gli attacchi, ma anche a passare al contrattacco.

    Il primo attacco fu svolto subito dopo la prima difesa. La sua lama sibillò felina, veloce, cogliendo, seppur non totalmente, l’avversario in controtempo. La lama si infranse contro il costato, penetrandoci, di nuovo, come se fosse burro. Di nuovo la stessa sensazione: il nostro piccolo eroe sicuramente l’avrebbe percepita senza alcun tipo di dubbio. Così come avrebbe visto la smorfia formarsi sulla faccia della sua piccola (ma nemmeno troppo), vittima. [Danno]

    Il colpo fu netto e dopo un urlo silenzioso, dovuto più allo stupore che ad altro, la vittima si accasciò al suolo portando la mano al fianco. A quel punto, era fuori dai giochi e difficilmente si sarebbe rimesso in sesto presto.

    Una simile catena di eventi, tuttavia, allarmò gli altri due, che non sarebbero più rimasti a guardare. E, infatti, alla vista del rapido avvicinamento del nostro eroe otese, la sua vittima, già ferita alla spalla, semplicemente scattò di lato, evitando la ginocchiata del ragazza. [Slot Difesa 1]

    Tuttavia, tale movimento lo portò a sbilanciarsi, il che si tradusse inevitabilmente nella sua successiva incapacità di difendersi dalla gomitata. Quest’ultima, frutto di un movimento parecchio articolato e complesso, non fu rapida, ma si infranse ugualmente nel punto desiderato producendo un sordo rumore. [Danno]

    Il danno fu senz’altro doloroso e molto, ma metterlo fuori combattimento? No, non era sufficiente. Non erano certamente dei guerrieri esperienti o parecchio forti, ma alla fine dei conti, un danno da colpo, a parte qualche livido e un breve scricchiolìo alle ossa, difficilmente sarebbe riuscito a metterli fuori entrambi.

    Guadagnò comunque del tempo, perché il dolore costrinse l’avversario a indietreggiare dando del tempo all’otese. Se fosse riuscito a usufruirne, però, c’era ancora da capirlo.

    Comunque fosse, sarebbe stato l’altro avversario ad agire. Si avvicinò rapidamente [Slot Azione Gratuito] provando a colpire con un pugno [Slot Azione 1] sulla guancia. Era un pugno più da pugile che da ninja; più da ubriacone da bar, che da samurai. Avrebbe percorso una traiettoria parallela al terreno, provando a colpire il ninja sul mento per metterlo fuori dai combattimenti una volta per tutte.

    Nello stesso momento anche l’altro si sarebbe avvicinato, provando a colpire il nostro eroe con un calcio al ginocchio, in maniera tale da dargli male a una gamba e mettergliela fuori dal combattimento. Una cosa importante era che questo colpo sarebbe stato dato da dietro alla schiena, in maniera tale da mettere in difficoltà il ninja. [Slot Azione 2]

    Quindi la palla sarebbe passata di nuovo al ninja precedente. Indipendentemente da come sarebbe andato il calcio al ginocchio, il primo avversario avrebbe provato a colpire il ninja con una gomitata al centro del petto. Anche quel colpo sarebbe stato diretto, forte, veloce, con la punta del gomito a impattare sullo sterno, forse un po’ con l’obiettivo di frantumarglielo. [Slot Azione 3]

    Infine, l’altro avversario avrebbe di nuovo provato a colpire il ninja, con un altro calcio. Questa volta avrebbe tentato un calcio brutale, diretto: alzando il piede, avrebbe lanciato un attacco a mezz’altra, contro il fianco, cercando di colpirlo con la pianta del piede in maniera tale da sbilanciare l’otese [Slot Azione 4]




    [Seinji Akuma]



    La frana creata non mi toccò: ero a 17 metri di distanza dalla mia copia illusoria, mentre la mia avversaria era a 12 metri dalla stessa. Per giunta, la frana si allungò, ma non si allargò: trovandomi a lato, c’era tantissimo spazio tra me e la frana.

    Tutto questo, comunque, io non lo sapevo. Ciò che avevo sentito era solo una frana. Un enorme tremore del suolo. Come se ci fosse un terremoto. Ma no, non fui colpito. E, a giudicare dall’intensità del terremoto, potevo anche sospettare che la sua origine non fu lontana da me. Pertanto, era certo che potevo passare all’offensiva per colpire la mia avversaria, come avevo preventivato di farlo.

    Nello stesso istante, il tonico andò giù nello stomaco attivando i [suoi effetti], mentre, colpita dalla frana, la mia copia illusoria si sarebbe dissolta in una miriade di farfalle che nel breve sarebbero semplicemente… sparite. La mia illusione, quindi, rilevò la sua natura, ma non rilevò la mia posizione.

    Non l’avrei rivelata nemmeno io. Almeno non in quel momento. Perché sotto la terra avrei rapidamente composto dei [sigilli - Slot Tecnica 1]

    E avrei attivato la mia tecnica, spingendo 9 persone nel raggio di 21 metri ad addormentarsi. Al di fuori da ogni dubbio, l’avversaria che aveva causato la frana sarebbe stata coinvolta nell’attacco. Probabilmente, anche l’altro ninja sarebbe rientrato nel raggio, purché non fosse stato lontano da me, ma di questo non ero certo.

    Comunque fosse, dopo aver attivato la tecnica, sarei ricomparso sulla superficie del suolo. Gli avversari, però, non sarebbero stati capaci di capire, se fossi stato realmente io oppure se si trattasse di qualcun altro.



    Seinji Akuma

    Statistiche Primarie
    • Forza: 500
    • Velocità: 500
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 550
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 600
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    64.75/90
    Vitalità
    14/14
    Slot Azione

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Difesa

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. Sonno delle Piume

    2. ///

    Note

  9. .

    Il Volto del Tennin


    Post 3 - In ricerca di alleati




    Alla risposta del ragazzo, lo osservai con fare tranquillo e freddo. Non avrebbe visto nessuna emozione sul mio volto, non solo perché c’era la maschera, ma anche perché ero abituato a sentire risposte come quelle. Così tristemente… prevedibili. No. Non avrei inopportunato il ragazzo. Non in quel momento, almeno. Ci sarebbe stato il Caos a farlo. A scatenare Ombre e Luci sulla sua figura. A rivelare… Chi era per davvero.

    Io semplicemente sorrisi, mostrando i denti bianchi attraverso il foro della maschera. Avrebbe capito. Avrebbe saputo. E il Caos nella sua imprevedibilità non si fece attendere… E poi, diciamocelo: era nella Terra di gente che andava in giro in un sacco di protezioni, aveva una katana e non sapeva usare il chakra. Senza dimenticarsi, poi, delle enormi guerre che in passato erano state fatte tra i ninja e i samurai. Nemmeno troppi anni addietro…

    Comunque fosse, il colpo del grande e grosso samurai finì sul tavolo, mentre il nostro ninja finì per terra a rotolare. [NOTA]

    Una volta rotolato per terra, il nostro eroe venne subito rialzato dal samurai di buon cuore, che iniziò a stringere. [NOTA]

    Le braccia si avvinghiarono intorno al collo del povero malcapitato, che sarebbe morto asfissiato da lì a poco, mentre io osservato il tutto con fare piacevole. No. Lo sapevo. Era un Uchiha. Per quanto fossero… ignobili… il combattimento lo avevano nel sangue. Nei geni.
    E il risultato non tardò ad arrivare.

    Con un rapido movimento tirò fuori una lama, con cui provò a tranciare i muscoli e i legamenti al samurai che lo teneva immobile. L’attacco andò a segno, anche a causa della breve distanza, ma il [danno] inferto fu miserabile. Erano poco più che due graffi sul corpo di un guerriero esperiente che nel corso della vita ne aveva viste tante. Non solo: il tipo indossava un [mantello] che copriva praticamente tutta la figura del samurai e che fungeva anche da protezione. Dunque, il risultato di quell’azione fu nullo: solo due graffietti laddove voleva l’Uchiha, senza però che le lame fossero in grado di arrivare più in fondo.

    Lo stesso accadde poco dopo, quando cercò di ripetere la stessa azione in un punto diverso del corpo: di nuovo le lame andarono a segno, ma il risultato fu nullo, se non altri due [tagli]. I kunai di certo non erano noti per la loro elevata capacità offensiva e quel mantello rendeva le cose molto più complesse.

    [NOTA]

    Quindi la presa sarebbe rimasta. “Sarebbe” perché il Samurai stesso ci ripensò nel voler strangolare il giovane studente della Foglia e fu lui stesso a liberarlo, per poi provare a tirargli una capocciata [Slot Azione 1] sul naso.

    Indipendentemente da come sarebbe andato quel tentativo, il samurai avrebbe ritirato il braccio sinistro per cercare un montante diretto verso il mento del ragazzo, con le nocche che si sarebbero "dolcemente" schiantate contro l’osso mandando, forse, l’Uchiha in K.O. [Slot Azione 2]

    Infine, come se tutto ciò non gli fosse bastato, avrebbe alzato la sua grande e pesante gamba rivestita con placche di acciaio in qualità di protezione per provare a colpire il nostro eroe al centro del petto con la pianta del piede, in modo tale da schiantarlo il più possibile lontano oltre il tavolo. [Slot Azione 3]

    - Te lo avevo detto… - Commentai intanto io mettendo mano al cibo e osservando i movimenti dell’Uchiha. Se la sarebbe cavata oppure no?

    [SUGGERIMENTO]

    Comunque, quel piccolo scontro aveva attirato le attenzioni anche di altri samurai lì presenti. Le cose funzionavano così da quelle parti, sempre: prima la scintilla, poi il fuoco. Anche l'Uchiha lo avrebbe visto: 4-5 figure in protezioni d'acciaio. Si alzavano dai loro tavoli. Guardavano il ninja. Il diverso.

    Se si fossero tutti gettati sul nostro eroe, difficilmente egli sarebbe potuto uscirsene senza danni. Ma, per fortuna, c'ero io. Dall'altro lato del tavolo, mentre tutto quello succedeva, l'avrei incoraggiato.



    - Stai andando bene! Avanti così! -
  10. .

    Il Volto del Tennin


    Post 1- La Maschera del Dio del Caos



    Chiunque fosse stato ad Ame e nei dintorni quel giorno, avrebbe visto le nubi addensarsi sul villaggio. No, non come di solito. Non uno dei tradizionali temporali. Le raffiche di vento erano più forti del solito. La pioggia era più densa. Polvere e oscurità regnavano sulle strade del villaggio, cercando di celare agli occhi umani e divini tutti i mali che vi avvenivano. Il giorno sembrava notte e la notte sembrava ancora più profonda, come se l’Abisso stesso volesse accogliere Ame tra le proprie braccia e farlo scomparire dalle mappe del villaggio una volta e per tutte.

    Come il Caos stesso volesse prendere il sopravvento ad Ame: regnare, mai domo, sui corpi e sulle anime. Ma anche sugli avvenimenti, perché quel giorno, dall’Oscurità più fitta e dal Nero più profondo, una Coscienza prese forma e vita per qualche. Nel cuore di Ame, a partire dalla Negatività stessa addensata, una maschera diventò materia. L’energia caotica stessa si addensò. Gli atomi si formarono, le molecole si collegarono e dal Buio un volto comparve. Nello stesso istante, una mano scheletrica si allungò e la maschera fatta dell’oscurità stessa cadde sulla cima di una delle torri.



    Lì rimase, frutto dell’essenza del Caos. O sarebbe rimasta, se nello stesso preciso istante altre energie e differenti eventi non si sarebbero messi in moto dando vita e vita a un ciclo infinito di ulteriori eventi. Il Frutto del Caos non poteva restare da solo per tempo. Il figlio dell’Oscurità aveva bisogno di un volto da coprire, di un ninja alla cui anima legarsi.
    Di un destino… da compiersi.





    [Kairi Uchiha]



    “I roghi non illuminano le tenebre.



    Fiamme nere. Fiamme nere caotiche. Fiamme nere sopra a una foresta. Fiamme nere sulle torri. Fiamme sui palazzi. Sui villaggi. Sulle anime. Ecco cosa avrebbe visto la giovane Uchiha in uno dei suoi sonni più profondi.

    Fiamme ovunque. Come se tutto il mondo bruciasse. Come se l’Universo stesso fosse destinato a bruciare. Come se la quintessenza universale ripiegasse su sé stessa, e tra le fiamme e il Caos il Mondo morisse lasciando il solo Vuoto. Il Vuoto in cui vagano le creature, le anime, le realtà.



    Ancora una volta, in un sogno che sembrava sin troppo realistico, le linee oscure si sarebbero addensate e i tessuti uniti, per far nascere altre forme e dimensioni. In quell’oscurità, tra le fiamme brucianti e il Mondo Distrutto, un volto sarebbe comparso per qualche attimo. - La… mia… mas… che… ra… - Avrebbe egli sussurrato parole che solo l’Uchiha avrebbe percepito nel suo sogno, a metà strada tra la realtà e la fantasia. I sospiri provenienti dal Buio però non si sarebbero fermate e altre parole sarebbero giunte all’Uchiha. - I… tuoi… oc…chi… -

    L’Oscurità sarebbe scomparsa nello stesso momento. Dopo essere durata un attimo. Qualche sospiro in più. Poi altre fiamme. I corpi brucianti. Di uomini, donne e bambini. Anime vaganti tra il Fuoco e le Tenebre. E torri. Torri bagnate dalla pioggia. Torri oscure. Ma una lo era in particolare. Con l’Oscurità stessa che sembrava averle dato miglior vita.

    E poi… la sveglia. Sarebbe arrivata come un fulmine le nuvole oscure, che quel giorno non regnavano solo su Ame, ma anche su Konoha. Non erano così dense. Non erano così oscure. Eppure, anche di mattina i raggi del sole avevano difficoltà a filtrare attraverso il Buio. Le ombre sembravano addensarsi sul Villaggio della Foglia, colorendo di Nero ogni cosa. Le case. Gli alberi. I laghi.

    - Signorina Kairi… - Avrebbe sentito l’Uchiha la voce di una persona oltre la porta della sua abitazione, seguita da colpi sordi alla porta, quasi come se qualcuno avesse voluto sfondarla in un colpo solo. Colpi veloci. Frenetici. Frettolosi. - Signorina Kairi!!! -

    A quel punto non sarebbe rimasto molto altro da fare se non aprire la porta e trovarsi dinnanzi a un postino. No, non il solito tipo accademico che andava in giro a distribuire missioni e, mentre gli altri svolazzavano in giro per il mondo perdendo gambe e braccia, beveva il tè. Era un postino “privato”. Di una compagnia che forse non aveva molto a che fare con l’Accademia, in quanto il postino non aveva su di sé alcun segno di riconoscimento. Nemmeno il solito simbolo accademico.

    - C’è una missiva per voi! - Avrebbe detto il postino agitando un rotolo davanti al naso della kunoichi.

    Prendendolo e aprendolo, la ragazza avrebbe visto molto di più rispetto ai soliti dettagli che di tanto in tanto venivano inviati ai ninja accademici. Era una richiesta un po’ strana:


    “Gentile Kairi Uchiha,

    mi chiamo Aoi Zamboyashi. Sono un ricco mercante del Paese delle Cascate.
    Questa notte è successa una cosa strana… Non so se è successa anche a lei… Ho sognato una maschera. Ad Ame. Ho capito che devo averla a tutti i costi e tra i vari ninja che possono occuparsene, ho scelto proprio lei.
    Le chiedo di andare nel Villaggio della Pioggia e di portarmi quella maschera quanto prima! Se ci riuscirà, avrà sicuramente una ricca ricompensa e non sto parlando solo di soldi.

    I migliori saluti!”


    Ovviamente, data la missiva alla kunoichi fogliosa, il postino, ignaro del testo o di tutto il resto, avrebbe fatto per andarsene, salvo poi fermarsi:

    - Per caso mi può dare un bicchiere d’acqua? Ho fatto un lungo viaggio e ho sete. -

    A quel punto, ottenuto o meno ciò che voleva, il postino sarebbe sparito.

    [...]



    Se Kairi fosse giunta dove chiesto, avrebbe trovato lo stesso tetro e oscuro villaggio di sempre. Ovviamente, pioveva a dirotto e ogni tanto il cielo veniva diviso in quadranti per via di fragorosi colpi di fulmine. La stessa atmosfera del villaggio lasciava presagire qualcosa di… pericoloso. Ed entrarci era un po’ come entrare a Yomi-no-Kuni: chissà se si sarebbe mai usciti?
    Comunque fosse, da dove iniziare?..

    Il Villaggio si apriva dinnanzi a lei con tetro fare. Le torri erano diverse. Differenti. Tutte oscure. Una, però, lo era di più. Sulla sua cima si poteva ancora notare un accumulo di nubi. Sulle sue pareti si vedevano volti. Persone. Balestre. Archi. Ninja.
    Salirci non sarebbe stato facile.




    [Akira Aka Nakashima]



    “Sangue al Dio del Sangue!”



    Non era solo uno il vortice tra mondi e universi che si era aperto quel giorno. Non era unico. Chissà quante energie erano passate. Quanto sangue versato. Altre energie avrebbe generato altri pensieri in altre teste.

    Il Richiamo del Dio del Sangue sarebbe stato tanto forte quanto evidente. Espresso in un desiderio dall’enorme intensità. Nel desiderio del Sangue. Di dolore. Di bagnare di Rosso Enorme la Città dal Nero Profondo. Di spargere quel tessuto sulle strade, sulle pareti, sui pavimenti, sui mantelli e sui volti. Sarebbe stato per lui come una droga. Come un richiamo che non sarebbe riuscito a ignorare per molto. E anche se si fosse opposto a quella tentazione, avrebbe percepito un malessere. Come quello che sorgeva quando si cercava di negarsi qualcosa che si desiderava avere più di ogni altra cosa. Quando si provava a ignorare il Richiamo. Quando si pensava di farne a meno.

    Il Desiderio lo avrebbe portato in strada. A cercare il Sangue per il Dio del Sangue. Avrebbe avuto mano libera lì, nella Città dalle Torri Oscure: un movimento dopo l’altro avrebbe potuto regalare al Dio ciò che esso desiderava e, allora, avrebbe potuto riscoprire la sua natura di Assassino. Di crescere camminando sui cadaveri degli innocenti. O su di coloro che erano meno innocenti.



    “Sangue al Dio del Sangue!” - avrebbe sentito di nuovo la voce di Khorne nella sua testa, come un suono lontano e al contempo vicino; come un richiamo provenienti da altri lidi, da altri universi. E le immagini che sarebbero giunte nella sua mente a partire da quell’energia erano le solite: donne martoriate, bambini uccisi, uomini fatti a pezzi. E lui. Il Dio del Sangue. Forte della sua stazza. Seduto sul suo trono.
    Il Richiamo era stato fatto. Il Fato contenuto nel DNA si era compiuto. Non molto lontano dalla sua posizione avrebbe visto un bar. Primo livello. Persone semplici. Avversari semplici.
    Era arrivata l’ora.

    E ora spettava a lui decidere se obbedire alla Volontà degli dèi superiori oppure reprimere la sua stessa natura.

    L’orologio faceva tic-tac.

    “Sangue al Dio del Sangue!”


    [Seinji Akuma]



    “Tutto è Caos.
    Tutto è Bellissimo!”


    Quel giorno vidi l’Oscurità diventare più netta. La percepii materiale. Come se fosse… lì. La vidi nelle strade. Sui volti. Nel cielo. Il Sole venne oscurato e il mio animo divenne felice. I bambini sarebbero stati massacrati; le madri sarebbero state uccise. La forza primordiale ora rinchiusa nel vuoto cercava spazi nel tessuto interdimensionale. Cercava porte da aprire. Varchi attraverso cui passare. E gli umani glie lo davano sempre. Ogni volta.



    Ridacchiai percependo l’estasi estrema. Ghignai capendo che il Dio delle Stelle ricuciva i filamenti dell’Universo dando vita a nuove forme e materie. A corpi diversi. A situazioni imprevedibili. Lui sarebbe uscito dalle regole stabilite dagli déi altrui. Lui avrebbe reso ogni cosa… differente. Univoca. Esclusiva. Finalmente avremmo percorso binari originali. Finalmente saremmo stati davvero liberi.

    “Dolore e disperazione… Ecco di cosa ha bisogno il mondo” - pensai ricordandomi del sogno vissuto. Lo sentivo ancora dentro di me. La sua voce. La sua energia. La sua essenza. Sapevo già cosa avrei avuto quel giorno: il Caos che avrebbe preso forma e, in cambio dei miei doni alla Divinità più Antica, il Caos stesso si sarebbe fatto Ordine per donarmi ciò che mio era di diritto: il Potere. E la Stella del Cielo sarebbe tornata a brillare, tornando dall’Oscurità in cui era inclusa.

    E allora, con nuove soluzioni e altrettante possibilità, sarei stato finalmente in grado di materializzare pensieri e idee. Tutto ciò che avrei dovuto fare per arrivare al mio premio era solo camminare. Seguire una strada. Le linee già tracciate.
    Sarei allora diventato ciò che ero.



    “Ainashi”.

    Il Senz’Amore.

    [NOTA]

  11. .

    Il Volto della Malattia


    Post 5 - Il Viaggio nel Villaggio


    E cose che annusano cose




    [Youshi]



    Dopo essersi separato dal resto del team, il nebbioso non ebbe difficoltà a fare ciò che desiderava di fare. La sua ispezione della torre più grande non diede risultati particolari o interessanti: vi poté vedere una stanza con le provviste (soprattutto con il cibo), una con degli artefatti d’arte, tra cui quadri, collane e un pianoforte. Poi vi era una stanza da notte, con un letto a due posti. Una per mangiare (probabilmente era la sala da pranzo). C’era qualcosa anche a livello del terreno, protetto dalla roccia, ma non c’erano finestre lì dentro. Quindi Youshi poteva solo ipotizzare cosa vi fosse, se poco sopra vi era la stanza con le provviste. Di persone non ve ne erano molte: guardando all’interno, Youshi avrebbe visto le sagome di 3 persone, di cui 3 erano uomini e 1 era donna. Aguzzando la vista Youshi avrebbe notato che gli uomini erano vestiti tutti con lo stesso abito elegante: nero, con dei guanti bianchi, la cravatta e pantaloni neri. Mentre la donna… Beh, era più in abiti casual.

    Ovviamente non c’era nessuno in cima alla torre, bensì solo dentro.

    Ingerendo il tonico, Youshi avrebbe visto senza problemi anche la dimora dell’obiettivo: era una specie di villa circondata da mura. Per giunta, queste erano persino più alte rispetto a quelle esterne, il che era strano. Senza problemi Youshi avrebbe anche visto le guardie sulle mura (erano di più) e anche alcune trappole posizionate di male in peggio per terra lì intorno. Una fortezza dentro alla fortezza, insomma.

    Camminando, Youshi non ebbe problemi a evitare le trappole descritte da Hideo (a ghigliottina, proprio come aveva detto il genin). Ce n’erano, tuttavia, anche altre, che Youshi avrebbe visto a causa del luccicchiare del filo di nylon sotto alla luce della Luna. Trappole anch’esse semplici, a filo.

    A quel punto Youshi poté esaminare i pozzi. Il primo esaminato non diede alcun risultato particolare: sembrava un pozzo come un altro e sotto il livello dell’acqua non sembrava esserci nient’altro che… acqua e oscurità con qualche piccolo riflesso della luce lunare, che dalla superficie dell'acqua permetteva allo shinobi di Kiri di vedere il suo stesso oscuro riflesso.

    Arrivò quindi la volta del pozzo vicino al Campanile. La strada per arrivarci era tutt’altro che facile: le guardie erano comunque attive, per strada c’erano le trappole e sarebbe bastato un piccolo rumore per attirarsi prima le attenzioni delle Guardie del Sommo e poi di tutto il villaggio.

    Comunque fosse, grazie alle sue abilità particolari e sicuramente adatte a quel genere di infiltrazioni, Youshi poté evitare le guardie. Con le trappole era più difficile: alcune erano messe ben in vista e facilmente visibili. Altre, però, erano nascoste decisamente meglio e alcune erano visibili a malapena. Da ciò si poteva dedurre che sicuramente c'era anche qualche trappola che il nostro ninja non sarebbe riuscito a vedere.

    A quel punto il nostro mezzo-cieco nebbioso preferito riuscì dunque a raggiungere il pozzo vicino al campanile, scendere per le pareti e…

    Beh, allora la situazione fu leggermente diversa rispetto a quella manifestatasi nei pressi del primo pozzo. Anche in questo caso c’era la luce lunare a illuminare flebilmente la superficie di acqua, donandole un colore argenteo. Anche lì sembrava esserci nient’altro che il Nero unito al Nero. E anche lì Youshi poté vedere il suo riflesso sulla superficie dell'acqua. C’era, però, anche qualcos’altro.

    Youshi lo avrebbe visto grazie al tonico che aveva ingerito poco prima e alla debole luce del satellite terrestre, che rendeva quell’acqua meno Nera. A circa 3 metri di profondità a partire dal livello dell’acqua vi era una specie di grotta situata sul lato Nord del pozzo. Sembrava volgere verso la Fortezza dell’Obiettivo e Youshi poteva vederne i lineamenti, - in maniera distinta, - sotto al livello dell’acqua.

    Anche camminando sulla superficie terrestre, tuttavia, la strada dal campanile verso la fortezza nel villaggio sarebbe stata lunga, in quanto si trattava di due luoghi abbastanza distanti tra di loro. Nuotando, certo, ci si poteva arrivare… forse.

    Comunque fosse, guardando ancora un po’ più in giù, Youshi vide anche due scheletri in fondo al pozzo. E poi… Beh, poi più niente.

    Youshi riuscì a scalare il campanile senza problemi. Niente di strano da quel punto di vista: era un campanile come tanti altri. Roccia. Una campana all’interno. Delle scale a chiocciola che portavano dalla sua base verso la campana stessa. Indipendentemente da quel che Youshi volesse fare lì, gli conveniva sbrigarsi: alla fine dei conti, quel Campanile era uno dei luoghi maggiormente famosi di tutto il villaggio e proprio lì venivano rivolti gli sguardi dei più. Non solo durante le Liturgie del Sommo, ma anche in altri momenti della giornata.


    [Kairi e Hideo]



    Al sentire le parole di Hideo i 3 fecero spallucce. I due scemi perché non avevano la mezza idea di chi fossero i Kurotenpi e cosa volessero, mentre il cicatrizzato non capiva il motivo per cui l’Anziano ora se ne stava zitto e il suo nuovo amico non chiudeva bocca un attimo. Comunque fosse, al sentire di miracolose e incredibili spade, il Capo non fece nulla, se non annuire. Del resto, i due scemi avevano le balestre ed era probabile che una spada non l’avessero mai avuta in mano, mentre il più importante lì dentro aveva un’alabarda. Altro che una spada.

    - Non so, - alla fine avrebbe risposto il biondo portandosi la balestra verso il mento, come spesso facevano le persone che si grattavano il mento quando si addentravano nei pensieri più profondi e oscuri. - Secondo me sei scemo forte se sei venuto a vendere cose qui.

    - Noi già abbiamo cose, - avrebbe risposto il moro. - Siamo un esercito elivitiario…
    - Muovetevi! Vermi! - Infine avrebbe gridato l’altro, per poi rivolgersi all’Amico di Suiboro: - E tu chiudi quella cazzo di bocca, Porca Amaterasu e tutti i suoi discendenti di merda. -

    Per fortuna fu l’Amico di Suiboro stesso a migliorare il tono dell’umore dei presenti, specie quando parlò di “lavoro rispettato e ben pagato”.

    - AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH… MA CHE CAZZO DICI… AHAHAHAHAHAHA… -
    - Questo è scemo forte… - Avrebbe osservato il Cicatrizzato per poi guardare Suiboro. - Bravo. Vedo che hai trovato il clown del villaggio. Hahahaha. Ci mancava un pagliaccio qui… hahahahaha

    Solo il moro rimase con un ghigno stampato sul volto, salvo poi riprendere il controllo di sé:
    - Hai sbagliato villaggio, - disse. - Qui siamo devoti religiosi. Non abbiamo uno spicciolo. Tutto ciò che ci serve lo abbiamo già, comprese le armi e il cibo.
    - Vabbè… Portate questi scemi dal Sommo… - Avrebbe detto il cicatrizzato con l’Alebarda per poi posizionarsi meglio vicino al cancello.

    Comunque sia, quando decisero di andare dal Sommo, i due obbedirono senza problemi e l’Amico di Suiboro sembrò pure entusiasta all’idea.

    - No, non è lui il capo del villaggio, - avrebbe risposto il biondo. - Lui è semplicemente un Santo. Sì. Posso chiamarlo così. Santo. Ma non decide niente di ciò… Semplicemente… Beh… E’ uno acculturato. Dicono che abbia letto un sacco di libri…
    - Anche io ho letto un sacco di libri, - avrebbe aggiunto il Moro camminando.
    - A guardarti non si direbbe… Comunque… Lui decide per le piccole cose. L’altro per le grandi.
    - Sìsì… Per le grandi… -


    Durante il tragitto la nostra Uchiha avrebbe visto le solite cose: qualche trappola per cani o lupi, capi di bestiame, erba, un po’ di nebbia (non si capiva se naturale o frutto di un ninjutsu), campi di raccolta delle verdure, le case di contadini in cui questi, probabilmente, facevano qualcosa in attesa della Liturgia,galline, contadini stessi che lavoravano sui campi sotto al luce lunare e cose così. Niente di troppo strano, comunque.

    - No, - il Moro rispose a Hideo. - Non l’abbiamo eretto. Ma solo modificato leggermente… Qualche aggiunta… Qui e lì…
    - Prima era un altro Tempio… Inconsacroviato a…Non mi ricordo… Forse tu lo sai...- Guardò Suirobu con fare attento. - - Te lo ricordi Suirobu? C'erano anche delle statue... Un po' animali... Maschi... Un po' umane... Non mi ricordo il nome... - - I due si fermarono guardando il fake-Suirobu e aspettandosi una risposta da lui. - Comunque... guariva la gente qui di tanto in tanto...

    [NOTA]

    - Comunque sì… Nel Paese dell’Erba siamo i migliori… -
    - In tutto…
    - I migliori guerrieri.
    - I migliori artigiani.
    - I migliori costruttori.
    - I migliori… eeeeh… semplicemente i migliori.
    - Sì… giusto, - aggiunse l’altro per poi volgere lo sguardo verso Suirobu. - Senti… Vecchio… Comunque… Il Tempio è lì. Sono sicuro che il Sommo sia lì. Ma non vuoi prima andare a casa tua? Io ho fame. Tanto quel vecchio scemo con la cicatrice mica ci vede. E poi basta che ti fai vedere da tua moglie un attimo, che è da ieri che ti cerca! -

    - Sìsì, - agitò il capo l’altro. - Vedi che è preoccupata!
    - E poi le presenti pure sto pagliaccio, - indicò Hideo. - “Lavoro rispettato e ben pagato…” HAHAHAHHAHA
    - HAHAHAHAHAHA

    Hideo man-mano che parlava avrebbe visto sempre più sguardi negativi. E alla fine dei conti, quando avrebbe detto di “non vedere l’ora di vederlo, per tutti i Kami”, una donna sulla cinquantina, vestita con abiti sporchi, avrebbe gettato la zappa con fare rabbiosa e si sarebbe avvicinata a Hideo.

    - Noi non preghiamo tutti i Kami! - Gli avrebbe detto con fare minaccioso per poi avvicinarsi ancora di più al ninja di Kiri e [annusarlo] sempre se egli avesse permesso di farlo.
    - Non sento il Dono in lui, - avrebbe detto rivolgendo lo sguardo verso le Guardie del Sommo, con fare ancora più minaccioso. - Chi avete portato nel villaggio? - chiese per poi rivolgersi a Suiboro e sputargli vicino alle gambe. - A te invece nemmeno lo hanno fatto il Dono... Indegno! Indegno di avere l'Onore del Dono! Perché respiri ancora? -

    La sua domanda sarebbe rimasta senza risposta, perché la donna avrebbe di nuovo rivolto lo sguardo verso Hideo.

    - Non bisogna dire “Per tutti i Kami” qui. Non su questa Santa Terra! - Alzò il dito portandoglielo dinnanzi al volto come per ammonire un bambino che aveva appena mangiato tutte le caramelle nel quartiere e ora rischiava di morire di diabete. - Qui si prega solo UN Kami. “Che Santo sia Ekibiogami-no-Mikoto e Benedetto sia il Suo nome in questo mondo e nell’altro.” - Esclamò la donna con fare vorace prima di tornare a zappare la terra. - E che maledetta sia Amaterasu e altri falsi déi! - Aggiunse mentre era per strada.

    Le due guardie con le balestre la osservarono senza alcuna emozione, come se fosse una cosa normale da quelle parti, e poi il biondo guardò il fake-Suiboro. - Vabbè, sbrighiamoci. - Da lì ci sarebbe voluto un altro pochino per raggiungere le massive porte del Tempio.



    - Noi bussiamo. Poi ve la vedete voi, - li informò il moro avvicinandosi al massivo portone per dare 3 colpi alla porta. In quei pochi momenti solo il silenzio regnò nella zona. Il silenzio della notte e il vociare lontano dei contadini. Così passarono 30 o 40 secondi, prima che il massivo portone si aprì e il fake-Suiboro insieme a Hideo videro, dall'altra parte, i pallidi volti e gli occhi neri di 3 figuri:





    - Cosa volete? - domandò il centrale, con il medaglione sul petto. A quel punto, il biondo avanzò e spiegò che gli avevano ordinato di portare il duo di nuovi arrivati dal Sommo.
    - Il Sommo è occupato, ora. - Rispose lo stesso figuro. - Si sta preparando per la liturgia.
    - Lui è giunto da lontano, dice. - Spiego il Moro indicando Hideo. - Mentre lui... beh... Mi sa che si è ammalato, perché ha una voce strana. -
    - Capito, - sentenziò lo stesso tizio. - Allora entrate e aspettate. Quando il Sommo deciderà di accogliervi, sarete accolti. - - I due guardiani allora abbassarono il capo e si allontanarono, mentre i due nuovi arrivati vennero lasciati soli. - Noi siamo gli aiutanti del Sommo. - Sentirono poi.

    L'interno del Tempio era spazioso, grande e flebilmente illuminato, seppure la luce tetra delle candele e di poche torce gettasse varie ombre sugli affreschi di cui erano colorate le pareti. In quella mezz'ombra, il duo avrebbe sicuramente notato varie scene note: la Creazione del Tutto, la Nascita delle Isole e così via. Lo spazioso interno non aveva sedie, bensì dei piccoli piedistalli in legno, mentre di fronte sorgeva un altare che sembrava dorato, con delle incrostazioni a formare figure misteriose. Infine, non molto lontano Kairi avrebbe potuto anche vedere dei teschi, accuratamente posizionati sul pavimento.



    - Venuto da lontano, dici. Eh? - - Avrebbe domandato lo stesso figuro. - Curioso. Molto curioso. Comunque, posizionatevi in quell'angolo, - avrebbe detto indicando l'angolo più lontano, vicino al portone, non molto lontano da uno dei teschi. - ... e finché non comparirà il Sommo... che non si muova un'ombra... -

    Se i due si fossero posizionati dove indicato, avrebbero visto quel tetro teatro da un angolo diverso, notando anche come nel vuoto spazio non vi fosse nessuno più oltre a loro 5. Gli altri 3, posizionati i due nuovi arrivati nell'angolo, tornarono a fare il dovuto: spostare piedistalli, accendere candele, portare libri, pulire libri, pulire i teschi, portare nuovi candelabri... L'ispezione di Kairi non diede comunque alcun risultato: il chakra dei presenti non era in subbuglio. In compenso, i 3 avevano iniziato a... emettere uno strano suono, come se respirassero e cantassero all'unisono. E così minuto dopo minuto. Ancora e ancora. Lo stesso medesimo suono. Ripetuto all'infinito.

    Youshi "Ezio Auditore" Tokugawa, in cima al campanile, non l'avrebbe sentito, ahimé. Kairi e Hideo, invece, sì, ma anche all'analisi del chakra del Tantien, non sembrava che vi fossero problemi. Non era un genjutsu; solo una cantilena un po' strana.



    Intanto, le [lancette sull’orologio] si muovevano. Tic-tac. Tic-tac. Tic-Tac.


  12. .

    Il Volto del Tennin



    Capitolo 5 - In due contro il Male



    Non sembrava volersi fermare, la furia dei 4 che avevano provato a colpire il giovane ninja, talvolta riuscendoci e talvolta no. Comunque fosse, opto per la strada più breve, e al contempo anche più pericolosa, non solo per l’avversario stesso, ma anche per lui. Perché con l’accumulo delle ferite alla testa, prima o poi il nostro eroe avrebbe potuto perdere i sensi e ritrovarsi a girovagare da solo tra le ombre e i sogni, nel mentre il suo giovane corpo avrebbe provato a riattaccarsi alle arterie vitali.

    Il suo primo colpo andò precisamente a segno: da breve distanza il piccolo eroe otese non ebbe molti a vedere come la lama in acciaio affondasse nella carne, dapprima aprendo un varco nell’epidermide, poi penetrando ancora più a fondo. Il dolore che l’avversario provò fu tale, da spingerlo a interrompere qualsiasi azione offensiva. [Il colpo] fu tale da aprire una ferita sanguinante di notevoli proporzioni, costringendo il tizio a portarsi una mano al collo nel vano tentativo di fermare quel sanguinamento che, se non fosse stato in qualche modo ricucito, l’avrebbe fatto svenire nell’arco di pochi minuti. Era comunque certo che l’otese era riuscito nel suo tentativo: quel tipo era fuori combattimento. Fosse stato qualcuno di più forte, tuttavia, difficilmente avrebbe abbandonato così facilmente, ma quel giorno il nostro eroe non aveva contro dei ninja, ma dei semplici lavoratori.

    Un’azione molto simile avvenne anche con l’altro nemico, che ritirò il suo colpo primario e diede una ginocchiata. [NOTA]

    Anch’egli venne preso in controtempo dalle azioni del piccolo shinobi, che usando la sua lama provò ad affondarla direttamente nella carne del busto del ninja, riuscendoci. Anche in quel caso poté sentire il dolce modo in cui l’acciaio tagliava le carni penetrando sempre più a fondo e fermandosi solo quando l’otese stesso lo volle. [Danno]

    La differenza rispetto al primo, ormai messo del tutto fuori dai giochi, però fu notevole: nonostante il dolore, quell’avversario un attimo si piegò per riprendere il respiro e riprendersi dal dolore. Era, però, solo qualche attimo: non era ancora stato messo completamente fuori dai giochi, come si poteva facilmente evincere dalla sua espressione facciale.

    Comunque fosse, l’otese partì comunque alla carica, come un vero demone in mezzo alle ombre. Come un Kage, che voleva mettere ordine tra i suoi sottoposti. Anch’egli un’ombra tra le ombre, con una lama nel braccio e lo sguardo assassino di chi voleva mettere in pace tutto e tutti lì presenti. Si portò a distanza da corpo a corpo così velocemente, che il suo futuro nemico non riuscì nemmeno a comprendere decentemente cosa diavolo fosse successo. Semplicemente… ci fu.

    Il nemico riuscì a malapena a rialzarsi quando vide la lama viaggiare a bassa quota. Il movimento fu rapido, ma non inschivabile. Fu, probabilmente, per colpa del tizio stesso che egli non riuscì a evitare quel colpo in maniera decente: la lama lo tagliò, ma a causa del suo movimento non laddove il ninja di Oto voleva. [Danno]

    Furono due feriti sanguinanti e dolorose, certo, tali da rallentarlo, ma non tali da metterlo fuori combattimento del tutto.

    In sintesi, dei 4 che c’erano, 1 era stato ferito al collo e messo fuori dai giochi definitivamente. Uno era stato ferito malamente al fianco e dolorante, ma anche nei giochi. Uno ferito alle gambe, ma ancora cosciente. E l’ultimo era stato precedentemente ferito alla spalla.

    Sarebbe stato quest’ultimo ad attaccare per primo. Egli avrebbe raggiunto il giovane ninja di Oto ovunque si fosse ritrovato, cercando di colpirlo con un calcio, low kick, a livello del ginocchio sinistro, provando a metterglielo del tutto fuori dai giochi in maniera tale da neutralizzare il nostro eroe una volta per tutte. [Slot Azione 1] Un calcio con la gamba destra, mal fatto, parallelo al terreno.

    Il tizio con il fianco ferito non si sarebbe avvicinato, ma dopo aver preso una pietra l’avrebbe lanciata verso il naso del ragazzo di Oto. [Slot Azione 2] Il sasso avrebbe percorso una traiettoria parabolare, provando a “ricadere” sul volto del ragazzo.

    Infine, il tizio con le gambe tagliate avrebbe provato ad “afferrare” il ragazzo da dietro in una specie di tentativo di presa, cercando di mettergli la mano destra sotto al mento e appoggiare la sinistra alla nuca. [Slot Azione 3]In quel modo avrebbe provato a soffocare il nostro eroe per renderlo del tutto “inutile”. - Sei bravo con la lama, eh! - Al contempo gli avrebbe gridato quello che aveva lanciato il sasso. - Vediamo quanto farai il figo ora! - Avrebbe aggiunto.


    [Seinji Akuma]



    Io, invece, Demone-Diavolo, Corpo e Anima del Dio delle Stelle, del Male e del Caos, ero invece qualche metro più in là, intento a guardare com’erano cresciuti, di forza e di spirito, i ninja che albergavano nel Paese delle Risaie.

    Notai diverse cose. La prima fu la comparsa di un figuro nelle mie dirette vicinanze. Non capii se fosse un clone o no, ma capii che non era importante: non potevo sparargli, perché era troppo vicino, e la probabilità che fosse un diversivo anziché un attacco reale era più elevata rispetto all’inverso. Così le mie bombe volarono dove stabilito, al centro della coltre della Nebbia, causando una fragorosa esplosione e disegnando un sorriso di piacevolezza sulle mie labbra. - Non male… - Sentii la SUA voce nella mia testa, allargando le labbra in un altro sorriso malefico. Diciamocelo chiaramente: non me ne importava nulla se fosse morto qualcuno oppure no. Tutti intorno erano per me solo degli… - “Inutili insetti sulla Strada del Dio del Caos” - Che ci fossero o no, gli altri erano solo degli scalini su cui io dovevo salire prima di raggiungere la fine della scalinata. Prima di arrivare… Nell’Alto dei Cieli, dove i KotoAmatsuKami si divertivano ridendo della sofferenza altrui e divorando i suoi frutti. E io dovevo scalare quegli scalini. Lo sapevo bene che li dovevo scalare.

    Comunque fosse, dopo l’esplosione feci tutto come preventivato. La Nebbia si sarebbe diradata solo nel punto di esplosione delle bombe, rivelando il cratere che vi era stato creato, e i corpo degli insetti che avevo ucciso quel giorno. Non ci avrei prestato la minima attenzione, continuando a fare ciò che dovevo.

     A causa della Nebbia nessuno aveva visto nulla: la copia illusoria non poteva farlo. La mia avversaria, trovandosi a 20 metri di distanza, nemmeno. Il risultato fu che finii le mie azioni: mi riversai nel terreno come se fossi acqua, e mi mossi sotto la terra, ritrovandomi a 27 metri dal punto in cui ero.

    Durante tutto ciò il Velo di Nebbia rimase comunque [Mantenimento], mentre io, sotto alla terra, avrei [azionato] il respiratore e con i miei occhi [creato - Slot Tecnica 1] una figura di me stesso, immersa nella nebbia e quindi non percettibile dagli altri.



    L’illusione avrebbe preso forma poco sopra alla mia posizione, salvo poi [spostarsi - SA1] in direzione della mia posizione precedente, percorrendo così quei 27 metri per il “viaggio di ritorno”. Tutto ciò immersa nella nebbia, che non avrebbe rivelato ai miei nemici il “piccolo” scambio che avevo messo in atto.

    Così, a fine del movimento della mia copia illusoria, avrei scelto il mio [Obiettivo dell’Assassino, +2 a Concentrazione] e la copia sarebbe rimasta al suo posto, mentre io avrei posizionato la mano sulla nuca per attivare una [tecnica - Slot Tecnica 2 - Tecnica Avanzata]

    [NOTA]

    A quel punto, anche io mi sarei spostato sotto il terreno di 10 metri, verso la mia posizione originaria, posizionandomi così a 17 metri dal mio clone illusorio. [Slot Azione 2 - Movimento] e durante lo stesso tragitto avrei messo in bocca, - ma non ingoiato, - il Tonico Mesmerico che portavo sempre con me. [Slot Azione 3 - Uso oggetto]

    La palla, dunque, passava ai miei avversari, che proprio come il mio clone si erano ritrovati immersi in una fitta nebbia a causa della quale non poteva vedere alcunché.


    Seinji Akuma

    Statistiche Primarie
    • Forza: 500
    • Velocità: 500
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 550
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 600
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    70.75/90
    Vitalità
    14/14
    Slot Azione

    1. Movimento copia illusoria

    2. Movimento

    3. Uso Tonico

    Slot Difesa

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. Creazione copia

    2. Simboli della Psiche

    3. Indisponibile

    Note



  13. .

    Il Volto del Tennin


    Capitolo 4 - Il Tè tra gli Spettri



    - Io? - Domandai alzando un sopracciglio. - E’ vero, non sono un tipo facile. Ma siamo una famiglia. E io ho sempre cercato di aiutarti. -

    Ascoltai poi quello che ebbe da dire il mio cugino, sebbene senza smuovere la maschera priva di qualsiasi emozione dal mio volto. - Importa poco. - Risposi, tacendo invece sul fatto che non avevo un carattere facile. Quello era un dato di fatto e c’era decisamente poco da obiettare. Abbassai il capo di lato, come per ammirarlo meglio. Le linee gentili. Uno sguardo molto simile al mio. Un’anima che mi pareva la mia. - Kiri non ti vuole bene, Etsuko. - Risposi con la voce gelida. - Tutto ciò che è successo a Kiri dopo la mia dipartita, Etsuko, è il frutto di un colpo di stato. Tutto ciò che vi è successo è… innaturale. - Non sapevo cosa gli fosse successo, ma ascoltai ciò che ebbe da dire a proposito di Kage, villaggi, responsabilità. - Clan. - Aggiunsi. - In questo mondo possiamo contare solo sui membri della nostra stessa famiglia. -

    Lo ascoltai di nuovo, capendo che Etsuko intuiva il significato delle mie parole molto meglio di chiunque altri. - In un mondo normale, il Clan mette le proprie abilità a disposizione del villaggio, mentre il villaggio s’impegna a proteggere il Clan. Così funzionano le cose. O dovrebbero funzionare. A Kiri, invece, gli Akuma fanno il lavoro degli altri. E poi vengono uccisi. Perché sono migliori degli altri. - Aggiunsi prendendomi un attimo di pausa per ammirare le bellezze di quel volto così gentile. Così giovane. Eppure provato dal dolore. I cui lineamenti erano come se sottolineati dalle ciocche capelli corvini che cadevano sulla fronte e sulle guance, macchiate anch’esse dalla pioggia.

    - Io non voglio cambiare le cose. Tutto ciò che mi importa in questo mondo sono io e sei tu. E vogliono spezzare il nostro legame, Etsuko. Perciò... Dobbiamo agire. - Gli sussurrai. Era… solo una parte del mio piano. Kiri era costruita con il sangue e con il cemento. Una sola persona non sarebbe bastata per cancellare il villaggio. Nemmeno due. E nemmeno un clan, forse. Non di sicuro il clan degli Akuma, che dalla loro avevano la mente, qualche illusione, ma di sicuro non il fisico, né la velocità, né la forza, né i riflessi.

    - Non devi andare via dal villaggio. Per cancellare l’idea stessa di Kiri, devi restare dentro. Inizia a spargere i semi lì, Etsuko. Dall’interno. Uccidi, ma non farti scoprire. Stupra, ma non far pensare che sia tu a farlo. - Mi avvicinai, allungando la mano nella sua direzione. - Tortura, ma non lasciare tracce. - Mi avvicinai ancora. - Elimina anche qualche membro del clan Akuma, facendo credere che a farlo siano stati i ninja del clan dominante. Uccidi i bambini. Uccidi gli anziani. Piano. Senza fretta. - Sorrisi. Leggermente. Come un diavolo che creava trame. - Questa è la strada della salvezza della nostra famiglia, Etsuko. - Mi avvicinai ancora, quasi mettendo il mio volto dinnanzi al suo. - E poi… Metti fratello contro fratello. Padre contro figlio. Fa combattere un kiriano contro un altro. E quando non ci sarà più spazio per l’Odio… seminane ancora di più. Quando la rabbia e il rancore traboccheranno dal vaso, versacene ancora. - Ridacchiai divertito.

    - Cancelleremo Kiri dalle mappe. Una volta e per sempre. Ma senza fretta, Etsuko. Trasformeremo la vita a Kiri in un incubo. Faremo sì che il finto-Kage viva quell’incubo. Toglieremo dalla sua vita le persone più care. Se ha dei figli, li uccideremo. Se ha una moglie, la stupreremo. Se hai dei fratelli, glie li manderemo nell’amministrazione a pezzetti. Finché egli stesso non vorrà morire e allora gli regaleremo ciò che desidera. Perché noi siamo la Misericordia, Etsuko. E la Giustizia. Diventa la mano destra del Kage... E allora otterrai ciò che la tua anima desidera maggiormente. - A causa della vicinanza, avrei provato a mettergli una mano sul petto. Ad accarezzarlo. A sentire quella sua energia. Le giovani vibrazioni del giovane Akuma. - Mi serve saperlo, Etsuko. Sei con me? - In realtà sapevo già la risposta. A livello di vibrazioni. Di emozioni. Di sensazioni. - Perché se sei con me, ho bisogno d’informazioni. - Solo a quel punto, - solo allora e non un secondo prima, - avrei avvicinato il mio volto al suo, le mie labbra alle sue e il rossore si sarebbe unito sotto la pioggia, sempre se Etsuko avesse voluto. Perché lo sapevo, - sì che lo sapevo, - che in fondo gli piacevo. Gli piaceva il mio corpo. Il mio volto. La mia ANIMA. E allora, tanto valeva sfruttarlo. Tanto valeva continuare a tramare. A intrecciare lingue e destini in vicoli oscuri e dai risvolti imprevisti e imprevedibili.



    Solo allora, quando la mia lingua avrebbe assaporato la sua, avrei sentito la SUA voce nella mia mente. - Tic-toc, tic-toc - diceva il Dio delle Stelle e del Caos, Sua Maestà Amatsu-Mikaboshi-no-Kami, il Kotoamatsukami originario, che dal Giardino Celeste era stato espulso e nel Vuoto confinato da forze malvagie, da forze terrene. - La strada è lì; ora bisogna percorrerla. -

  14. .

    Il Volto della Malattia


    Post 3 - Il villaggio nascosto




    Grazie alle informazioni fornite dal vecchio, che si era addormentato fortemente sotto l’albero e sembrava poco, ma sicuro, che nessuno l’avrebbe risvegliato, il trio di ninja accademici poté stilare una prima versione del piano. Certo, come disse il più esperto tra loro, esso doveva restare comunque flessibile e il piano doveva adattarsi a varie situazioni, perché nonostante la mole fornita dal vecchio, di sicuro c’erano cose che erano rimaste sconosciute.


    [Youshi-kun]



    D’altro canto, come capire se un piano avrebbe funzionato o no? Tanto valeva metterlo in atto e così fu. Sicuramente, il più agiato tra loro, quello che si sentiva nel suo habitat naturale in quella missione, era Youshi. Egli si mosse rapido e leggero, come un’ombra coperta dalla notte; un vero ninja, che sembrò fondersi con il Nero stesso fino a diventarne una parte.

    Per lui andò come preventivato: il ninja oscuro, di materia nera fatto, entrò nel villaggio da Sud-Est. Non venne visto nessuno, perché nessuno lì aveva le capacità per scovarlo. Inoltre, non sembrava nemmeno che vi fossero stati posizionati ninja con capacità di percezione del chakra tali da scoprirlo… Altrimenti, già prima, quando Kairi si era avvicinata al villaggio con l’intenzione di “sondarlo”, sarebbe potuta finire male. Comunque fosse, il suo lancio di sasso non provocò quasi nessun risultato. Solo una guardia volse lo sguardo da quella parte, fece un cenno con le spalle e continuò il suo giro di ronda.

    Così Youshi poté fare ciò che aveva pianificato, senza alcun problema, senza inciampare in ulteriori trappole, e senza alcuna grande difficoltà a sbarrargli la strada.

    [NOTA]



    [Hideo e Kairi]



    Gli altri due scelsero un’opzione diversa. Kairi prese le sembianze del dormiente Suiboro, mentre Hideo… Beh, Hideo rimase Hideo. Così i due si avvicinarono al portone e bussarono. Dall’altra parte sentirono dapprima un mix di voci, che s’interruppe rapidamente. Di certo non si aspettavano delle visite. Non a quell’ora, poi. Percepirono prima dei passi e poi videro il portone aprirsi.

    Dall’altra parte il nostro duo accademico composto da attori vide 3 figure: uno era biondo, alto e magro; uno era moro, grasso e basso; uno aveva una cicatrice in diagonale sul volto, un occhio solo (al posto dell’altro c’era, letteralmente, il vuoto) e un’alebarda, mentre gli altri due avevano due balestre già cariche.

    - Uhm… - Disse il tizio con la cicatrice guardando i due nuovi arrivati. - Suiboro? - Domandò.
    - Tua moglie… Ti cerca, - disse il biondo abbassando la balestra, come se avesse appena percepito la scomparsa del pericolo.
    - Di nuovo sei andato via… - Constatò il moro scuotendo il capo. - Il Sommo già ti aveva detto di non farlo… E tu lo fai sempre. - Abbassò la balestra anche lui.
    - Non gli hanno fatto il Dono… - Scosse il capo il tizio con la cicatrice per poi grattarsi il culo con la mano libera dall’alabarda.

    Quando il fake-Suiboro presentò il nuovo amico e decise che era arrivato il tempo di fargli vedere il villaggio, il tizio a capo di quella compagnia si annusò il dito, gli si pose davanti e gli sbarrò la strada con l’arma.

    - Fermi! - Ululò irritato. - Hmm, - constatò poi portandosi una mano al mento. - Che voce strana… - Sussurrò per girarsi verso i suoi 2 compagni. - La sentite?.. A me sembra troppo… alta… O cosa… I maschi non parlano… Così. -
    - Ma lui è vecchio, - aggiunse il biondo. - E beve… hehehe… -

    Il parlecchiare caotico del fake-Suiboro non cambiò la situazione in nessuna direzione. Vedevano dinnanzi a sé il vecchio che conoscevano tutti e 3, come sovviene in un piccolo villaggio in cui tutti si conoscevano a vicenda, ma soprattutto il tizio con la cicatrice non era convinto di quello che sentiva. Gli altri due, invece, lo guardavano straniti, quasi come per chiedersi che cazzo stesse dicendo.

    [NOTA]

    - Hmm… - Scosse di nuovo il capo il tizio con la cicatrice. - No… La ascolto da 10 anni… la cazzo di voce di Suiboro… la so a memoria… sento puzza… E non è la vostra… E nemmeno la mia… - Si grattò il culo di nuovo.

    Non sembrava comunque convinto, quello che era il capo del trio. Ma se da una parte c’era il duo di attori che non avevano le competenze adatte per esserlo, dall’altra parte di certo non c’erano dei geni in grado di scovare totalmente dei malfattori.

    Alla fine, il capo prese la decisione che gli parve la più saggia:

    - Perquisitelo. Poi portatelo… prima dal Sommo… e se va bene, da sua moglie… O il contrario... Che lo cerca da ieri… -

    Il biondo, quindi, avrebbe puntato la balestra proprio verso il centro del petto del fake-Suiboro, mentre il moro e grasso avrebbe iniziato a mettere mani. Sbruffando. In maniera disattenta. Senza capire il perché e come e dove. Avrebbe toccato leggermente le caviglie del fake-Suiboro, quasi come per capire se non ci avesse dei pugnali, poi una toccatina sotto le ascelle e infine un movimento superfluo, quasi come una carezza, sulle tasche.

    - Niente, - avrebbe dunque sentenziato. Ma, a essere sinceri, anche se Kairi avesse voluto portarsi in tasca un elefante, lui non lo avrebbe comunque trovato. Semplicemente non era interessato a “palpare” un vecchio. Se avesse saputo che quello era tutt’altro che un vecchio… Beh, tutt’altra storia!

    Lo sguardo del cicatrizzato quindi si sarebbe posato sull’altro. Il “Proselite”. Questi sembrava “normale”, per quanto normale si poteva essere da quelle parti. Tuttavia, era nuovo. E quello era un problema. Perché il nuovo era venuto in un villaggio “chiuso”, che ormai per molte settimane era rimasto isolato e fine a sé stesso, in cui nessuno entrava e da cui in pochi uscivano. E poi era accompagnato da un Suiboro che aveva qualche evidente problema con il timbro vocale.

    - Commerciare? Qui?.. Ma qui… Nessuno lo fa… da mesi… Hmm… Di dove sei? - Avrebbe domandato grattandosi la testa pelata. Il Sommo stesso aveva detto che prima o poi il Culto sarebbe diventato famoso in tutto il Continente… ma così presto? E, poi, dove diavolo lo aveva raccattato Suiboro? In quale Taverna, di là, oltre le mura?

    - Non so se il Sommo permette ai nuovi di entrare… nella comunità… Siamo speciali… Unici… E poi… Non si commercia qui… Tutto quello che ci serve… c’è già… - Avrebbe detto indicando il villaggio. - Siamo perfetti noi… - Avrebbe sorriso. - Le regole sono semplici: se vuoi stare con noi… puoi diventare una Guardia del Sommo… come noi 3… - Ridacchiò guardando gli altri due. - Insomma… soldati eltiari… elatiari… eltari… elisiatari… o come cazzo si dice… - Sìsì! - Aggiunse il biondo con un enorme sorriso stampato in faccia. - Oppure puoi… accettare il Dono... Tra l’altro… la messa è a mezzanotte. [Non fra molto.] -

    - Penso che dobbiamo portare dal Sommo anche lui… - Avrebbe aggiunto il moro dandosi una grattatina al culo anche lui prima di perquisire Hideo. Lo avrebbe fatto con un’attenzione ancora minore. A malapena si sarebbe piegato per toccare le gambe, poi il petto, una carezza sulla schiena e via. - Dovrebbe ricevere il Dono… - - Il Dono… - Avrebbero aggiunto gli altri due agitando la testa quasi al contempo. - Se non sei una Guardia, prendi il Dono… Vero Suiboro? -

    - Mi sa che lo prendi… sempre… anche se sei speciale… come noi 3… Ma di meno… Capisci? - Avrebbe chiesto il cicatrizzato grattandosi questa volta la pancia, ma senza ottenere risposta.

    Insomma, se si aspettavano di trovare al portone 3 coglioni, di sicuro era andata male, perché di coglioni c’è ne erano solo 2. Alla fine dei conti, c’era un motivo per cui alle Guardie del Sommo era permesso non frequentare le liturgie. E nessuno sano di mente avrebbe realizzato una fortezza ponendovi delle Guardie nello stato mentale di Suiboro… A meno che quel qualcuno non fosse stato un tizio a cui piaceva perdere le battaglie, le fortezze, la vita e tutto il resto.

    E ora tutti e 3 dovevano decidere cosa fare.

    Youshi, se aiutare i suoi compagni o no.

    Hideo e Kairi, come agire. La situazione per loro era strana: si trovavano dentro al villaggio, a pochi passi dal portone. Vedevano puntate contro di loro le balestre delle due guardie, che ormai li guardavano con fare poco attento, ma avevano anche attirato le attenzioni di altri [soldati lì presenti,] che ora li scrutavano con fare curioso, sebbene non minaccioso. E se molti conoscevano Suiboro, lo stesso non si poteva dire per Hideo, il “Nuovo”, che richiamava su di sé la maggior parte delle attenzioni delle Guardie lì presenti per pura curiosità.

    Proprio lui, ancor più che il fake-Suiboro, era ora sotto la luce dei riflettori e non si poteva che non vi fossero sguardi nervosi, tesi, arrabbiati verso di lui.

    - Su… muovetevi… andate… - avrebbe detto il biondo mettendosi dietro al fake-Suiboro, con la balestra semi-abbassata, mentre il moro, con la sua balestra, si sarebbe messo dietro a Hideo. Anche lui con la balestra quasi totalmente abbassata, che puntava il terreno. - Vedrai… il Sommo… ti piacerà… straniero… è un miracolo vivente! Miracolo! - - Miracolo… vero… - fu d’accordo il biondo. - Miracolo... dei Miracoli! -

    A quel punto la scelta era nelle loro mani. Accettare la camminata? Dividersi? Tornare indietro? Fare casino?

    Infinite erano le possibilità e infinite le strade di Dio.

    [NOTA]



    Edited by leopolis - 16/11/2023, 14:03
  15. .

    Il Volto del Tennin


    Post 2 - In ricerca di alleati



    Se c’era qualcosa che mi piaceva degli Uchiha, era il modo in cui si mettevano in mostra. Davvero. Erano tra gli unici ad andare sempre in giro con 4 miliardi di simboli del clan. Come se volessero sempre dire: “guardatemi! Sono io il peggior idiota nel locale! E nessuno è più idiota di me!”. Insomma, c’era bisogno di qualcuno con un QI non troppo elevato? Beh, chiamate un Uchiha!

    L’avevo capito dopo l’incontro con Atasuke Uchiha, che di sicuro non brillava d’intelligenza (date le scelte che faceva) o con la ragazza che si era presentata alle mura di Kiri, di cui non ricordavo manco il nome. Insomma, fieri idioti. Stupidi e orgogliosi di esserlo. Per non dimenticarsi, poi, del loro modo di comportarsi. Di quella specie di strana aria di superiorità che solo loro avevano. Di quel loro modo di fare così arrogante e strano. Di quella falsità che si portavano addietro, ma che in realtà metteva semplicemente in mostra tutte le loro debolezze.

    Clan subdolo. Infimo.

    “Perfetto,” - pensai nel vedere il suo sguardo. Spaesato. Un po’. Ma sicuramente avrebbe provato a far vedere la sua finta superiorità anche in quell’occasione. A farmi capire chi era il padrone della situazione. A continuare a portare quella maschera, - lui in pelle e io in plastica.




    - Un amico, - risposi a quella sua specie di domanda, che domanda non era, ma tant’è. Non chiesi il permesso di sedermi di fronte a lui. - Un amico in cerca di relax... - Aggiunsi, sorridendo dentro di me. Mangiava del riso col pollo, motivo per cui, oltre al succo d’arancia, ordinai la stessa cosa e per un po’ rimasi in silenzio, squadrandolo mentre mangiava. Giovane leva di Konoha. Uno shinobi all’inizio della sua strada. Cos’era? Genin? Chunin? Forse jonin? Poco importava… Non ero mica venuto lì a menar mani. Non tanto per rispetto delle leggi dei samurai, - razza inferiore e infima, come gli Uchiha stessi, d’altronde, - ma per gustarmi la pausa. Per prepararmi al salto. Ritrovare le forze. I ricordi. Gli alleati. E per fornire regali ai miei amici.

    Il tipo, però, non sembrava aver preso per buona la mia richiesta e cercò, - con la finta gentilezza di tutti gli Uchiha, - di svignarsela.

    - La mia non è una richiesta, - aggiunsi con tono tranquillo per mettergli poi una mano sulla spalla. - E nemmeno una domanda. E’ più un… consiglio che ti conviene accettare. -
    Gli avrei posizionato di fronte una bottiglia con del succo d’arancia.
    - Tranquillo, non è veleno, - avrei detto. - E non hai nulla da temere…

    Qui, in realtà, mentii senza volerlo, perché un istante dopo 1 figura abbastanza grande e grossolana si posizionò proprio vicino a lui.



    - Uchiha? - Avrebbe chiesto anch’egli. - Konoha? - Avrebbe aggiunto. - Io sono un samurai e vi odio. Quelli come te hanno ucciso mio fratello… -

    Al sentirlo, ridacchiai mettendomi comodo per vedere cosa ne sarebbe derivato. Manco ad aspettare molto, il tizio, che stringeva nella mano destra un bicchiere da 0.5 con la birra dentro, avrebbe provato a [spaccarlo - Slot Azione 1] in testa al nostro eroe. Se ci fosse riuscito o no, poco importava, perché poco dopo avrebbe anche provato a usare l’altra mano, questa volta cercando di [afferrare - Slot Azione 2] il nostro buon Uchiha per il collo.

    E qui sarebbero state possibili due opzioni:

    Se fosse riuscito ad afferrare il morbido collo del foglioso, avrebbe iniziato a [Testo Visibile[stringere - Slot Azione 3(A)]] con sempre più [foga] in maniera tale da portare il piccolo foglioso allo svenimento per mancanza d’aria.

    Se NON fosse riuscito ad afferrare il collo del ragazzo, avrebbe ritirato entrambe le braccia all’indietro per darsi la spinta e usando lo slancio avrebbe provato a dare una [capocciata - Slot Azione 3(B)] direttamente sul naso del povero malcapitato.

    Io, al contempo, avrei iniziato a bere il succo di frutta godendomi la miglior scena di sempre. Certo, avrei potuto fare un paio di sigilli e addormentare tutta quella gente scostumata. Ma… ne valeva davvero la pena?

    [LEGGI BENE]

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