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  1. .

    Doppelgänger


    IV



    Il piano sembrava aver senso. Quell'orologio sembrava il meccanismo che permetteva alla villa di restarsene ancora collegata al passato. Il perchè non era chiaro, ma non sembravano aver tempo di valutare per bene se si trattasse di una trappola o di un marchingegno necessario a continuare il loro piano. Chiunque avesse deciso di attaccare la villa poteva essere lì proprio per proteggere quel gingillo. E la decisione venne presa. Un lampo di luce per l'attivazione dell'orologio, e tutto si fece buio.


    Non le era chiaro dove si trovasse. Percepiva un flusso. Ma era tutto buio per poter vedere. Sentiva che, quel flusso simile ad acqua densa, la trascinava con sè, per portarla chissà dove. E si sentiva calma, incredibilmente calma. Se anche avesse voluto provare a dire qualcosa, non sarebbe uscito nulla dalla sua bocca. Sentiva inoltre uno strano senso di familiarità, e con essa inquietudine. Come se fosse già stata in quel posto. Come se vi fosse già fuggita.

    Non avrebbe saputo dire quanto tempo era passato. Non sembrava poi molto, ma chi poteva dirlo. la quiete eterna di quel posto venne scossa da un sussulto, che agitò il flusso, fino a bloccarlo. Non sapeva dove si trovava, ma sentiva che ciò che stava accadendo era profondamente innaturale. Nel flusso, ora agitatosi come un mare in tempesta, delle venature rossastre si diramavano in tutte le direzioni. Iniziò ad agitarsi, senza però aver la forza di muoversi. Non appena una di queste venature arrivò a toccarla, tutte le altre si riversarono a velocità incredibile al di sotto di lei, creando un cerchio luminoso in quel luogo oscuro. Si sentiva ansiosa a sufficienza da voler ansimare, ma non ne era in grado. Non si sentiva soffocare, ma le mancava il respiro. La luce attirò una presenza terrificante, anticipata da gigantesche corna rosso sangue che sbucarono da quelle onde, con due minacciosi occhi luminosi puntati su di lei. Si agitò ulteriormente, trovando la volontà di muoversi, ma era troppo tardi. Una mano gigantesca la avvolse, chiudendosi a pugno su di lei.


    Hebiko inarcò la schiena ed inspirò avidamente, riempiendo i polmoni d'aria, tossendo con violenza nel secondo successivo. I polmoni si stavano riabituando a respirare. Ansimava a ritmo irregolare, ed ebbe solamente un paio di secondi per realizzare cosa stesse succedendo, sentendo prima la voce e vedendo poi il brutto muso del Mikawa, che le gridava contro chiedendole chissà quali spiegazioni. La Vipera, sostenendosi con le mani, osservava con orrore e confusione la scena intorno a lei, cercando di ricapitolare cosa fosse successo e perchè si trovasse lì. Lì dove, poi?

    Fortunatamente Eiatsu gli impedì di proseguire. La rossa ebbe il tempo di prendere per bene respiro, sentire il sangue che tornava in circolo a piena potenza (anche grazie al cuore che, per lo spavento, batteva all'impazzata), e potersi mettere seduta, con un pesante cerchio alla testa. Dove... Dove sono? Chiese, mentre lentamente anche i ricordi riprendevano a scorrere nella sua mente. La spiegazione di Eiatsu la fece raggelare. Mo-MORTA?! Mi state prendendo in giro?? Aspetta... Si guardò attorno, cercando di riconoscere la stanza. Siamo nella sua Villa, vero? Non sembra distrutta... Ragionava con calma, forse creando ulteriore confusione anche nei due residenti. Si sentiva ancora un po' debole, ma portò le mani avanti, scuotendo la testa con evidente fastidio, alla proposta dell'esperto di cadaveri. Non pensarci nemmeno, non entrerai nella mia testa. Al nominare i fantasmi sgranò gli occhi, ricollegando i giusti ricordi. Fantasmi? Forse il vecchio ha solo un po' di demen- aH!! Fantasmi tip immagini?? Li abbiamo visti anche noi! "Noi", disse, come fosse ovvio. Roteò appena gli occhi, dovendo confermare la sua identità. Hebiko Dokujita, Consigliera di Oto, chi altri dovrei essere... Forse il suo caratterino li avrebbe aiutati a riconoscerla più facilmente. Dopo avergli detto la data, scoprendo quindi che la sua era nel futuro, agitò nuovamente le mani, sembrava essere tornata del tutto in forze. Ma che cosa l'ultima settimana! Oggi! Cioè... Per me era oggi, per voi nel futuro! Sono andata alla Villa perchè volevo lamentarmi di TE, naturalmente- Gli puntò un dito sul petto, voleva mettere in chiaro che la sua non era stata una visita di cortesia, per quanto fosse superfluo in quel momento. -ed ho trovato la villa in rovina! E non solo! Raccontò quindi filo e per segno gli ospiti incontrati e le loro disavventure, fino al momento in cui era entrata nel pendolo. Eiatsu le avrebbe presto confermato che si trovava a tutti gli effetti nel passato. Deve aver funzionato! Avete trovato il mio kaiken? Ah- ...In che SENSO mi avete trovata MORTA?? E come era stata resuscitata, soprattutto.

    Per tutta la durata di quella spiegazione, una figura in penombra li osservava, ad occhi sgranati. Qualsiasi cosa avesse visto, doveva essere scioccante. Fu solo quando il trio finì di parlare che fece qualche incerto passo verso la luce... causando la stessa reazione sorpresa in Hebiko. L'altra Hebiko.


    unknown
    ...
    ...

    Sbatterono entrambe gli occhi, incredule, ed incerte. Poi, all'unisono, trovarono il coraggio di parlare, voltandosi entrambe verso il Mikawa.

    Mi hai CLONATA??
    Mi hai CLONATA??



    L'Hebiko nascosta dietro le tende portava una coda alta, ed era vestita con i classici abiti da battaglia che indossava nelle situazioni più disparate. Sembrava non riconoscere il vestito che indossava l'Hebiko del futuro, e tantomeno la pettinatura. E l'hai pure imbellettata?? Cosa pensavi di farci, esattamente!? La Vipera più "anziana", rimettendo insieme i puntini, capì invece quale fosse la situazione. Oh-Oh no. Non credo che vedere la me del passato sia una buona idea! Io non mi sono vista nel mio di passato! Naturalmente l'altra Hebiko aveva sentito tutta la discussione, filo e per segno, ma aveva comunque creato un diverso scenario nella sua testa, dato dalla diffidenza per il Mikawa. Risparmiati queste cazzate. Che razza di storia poi, i viaggi nel tempo?? Hebiko sibilò, innervosita da sè stessa. Oh ti prego, non abbiamo tempo per questo. Il Mikawa sarà anche uno stronzo, ma non è stupido. Purtroppo. L'altra alzò un sopracciglio, lasciandola proseguire. Credi davvero che se avesse creato un nostro clone sarebbe venuto a dircelo? Senza considerare che siamo una creazione di Orochimaru, il migliore nel crearci. E nemmeno lui è riuscito a non renderci ribelli. Figurati se ci riesce... lui. Lo indicò con entrambe le braccia, senza nemmeno cercare di mascherare la mancanza di rispetto che aveva nei suoi confronti. L'altra sbuffò, in chiaro segno di sconfitta, ma senza volerlo ammettere (non poteva certo nascondere a sè stessa i suoi gesti più comuni). Mi sembra tutto troppo assurdo.

    Entrambe restarono a guardarsi per qualche secondo, l'una giudicando la presunta futura sè, l'altra iniziando a detestare il proprio carattere. Ascolta... Lo so che siamo molto diffidenti. Ma non sono... morta, solo per arrivare qui ed avere me stessa a rovinarmi i piani. Non so quanto tempo abbiamo, ma presto le cose potrebbero mettersi male qui dentro. Ripetè velocemente la situazione nel futuro, rivelando dove fossero stati nascosti i loro messaggi, così che Diogene potesse rispondere. L'altra Hebiko rimase momentaneamente in disparte, vagamente sconvolta dall'idea che quella fosse la se stessa del futuro. Dobbiamo mandare un messaggio agli altri. Devono capire che ce l'ho fatta. Ma potrebbero essere arrivati i tuoi nemici alla Villa, quindi cerchiamo di non essere espliciti. ...Hm. Le cadde l'occhio prima sul pendolo, e poi sul suo kaiken, posato sul tavolo di fianco. Senza spiegazioni, avrebbe inciso un serpente sulla parte di legno frontale. Beh. Se non sono stupidi dovrebbero quantomeno farsi venire il dubbio. Sperando che stiano bene.

    Si voltò quindi verso i due abitanti della Villa, ragionando sulla situazione. D'accordo, qualcuno in grado di controllare il tempo almeno entro certi limiti. Si parla solo di una manciata di mesi, quindi potremmo avere pochi giorni a disposizione. Pensa, Diogene. Sai di avere dei nemici con poteri simili? Anche se li conosci per muovere il tempo solo per qualche secondo. Ci serve una traccia. Avrebbe anche descritto l'ingranaggio del pendolo nei minimi dettagli, sperando che lo avrebbe aiutato a riconoscere qualcuno come il suo creatore. Non sappiamo esattamente cosa vogliono, ma dalle condizioni della Villa chiaramente non era una semplice presa di potere, l'avrebbero tenuta per loro, o demolita del tutto. L'altra Hebiko prese parola, sussultando. Crediamo che il loro obbiettivo possano essere le persone della Villa? La Vipera del futuro annuì, non avendo altre spiegazioni per le condizioni di quel luogo. E credo sia inutile ricordare che le persone più a rischio siate tu e la portatrice del demone. La rossa era sparita prima di poter incontrare Akira ed Harumi. C'era da sperare che gli altri decidessero di inviarle un messaggio per informarla dei nuovi arrivati, ed escludere un possibile obiettivo.

    Chiunque abbia organizzato un attacco decidendo di utilizzare i viaggi nel tempo deve aver pensato tutto alla perfezione. Certo, da qui si parla di teorie, persino il mio arrivare qui è stato un esperimento. E... Iniziato un po' male, devo dire. Non aveva ancora ringraziato Diogene per la sua rinascita. Gli concesse solamente uno sguardo teso, schiarendosi poi la voce per continuare. Quindi cambiare troppe cose potrebbe forse metterli in difficoltà... Ma potrebbe anche cambiare la nostra linea temporale. E io potrei non essere più in grado di tornare nel mio futuro. Ancora peggio, potrebbero sfruttare lo stesso viaggio nel tempo per cambiare alcuni dettagli e risistemare ciò che è andato storto, rendendo inutile il mio ritorno al passato. Diede uno sguardo a sè stessa, che la osservava terribilmente concentrata. Ah! Suggerisci di creare... Un finto Diogene?? Hebiko annuì. Non posso sapere quanto controllo loro abbiano sul tempo, e cosa possano controllare. Potrebbero starci osservando in questo preciso momento. Ma se non è così, sostituire i potenziali bersagli potrebbe darci un enorme vantaggio. Ma, perchè il piano abbia successo... Fece un sospiro nervoso. Lei, se le fosse stata chiesta la stessa cosa, difficilmente avrebbe accettato. Solamente i presenti in questa stanza dovranno sapere che Diogene è un falso. Nessun altro. Sono certa che i tuoi uomini siano ben addestrati, ma qui parliamo di gente in grado di viaggiare nel tempo. La minima variabile potrebbe renderli sospetti e rovinare tutto. Il tuo sostituto dev'essere impeccabile. E nessun altro deve comportarsi in modo diverso dal solito. Il motivo per cui potesse rifiutare quel piano era ovvio: nessuno sapeva dove fossero finiti tutti gli altri abitanti. Accettare non avrebbe fatto altro che lasciare che i piani per loro andassero come previsto. Non abbiamo trovato corpi alla Villa, nè frammenti di essi. E tanto meno segni di battaglia, era come abbandonata. Potrebbero stare tutti bene. Ma la decisione spetta a te. L'altra Hebiko non sembrava condividere del tutto l'idea, ma iniziava a capire quale fosse il motivo dietro quela scelta. Perchè creare un clone di ogni abitante potrebbe richiedere troppo tempo, ed i nostri nemici arriverebbero prima di poter essere pronti.

    Il piano sembrava chiaro. Ora spettava a Diogene decidere. Ma L'Hebiko passata aveva dei dubbi che la futura, grazie alla sua esperienza, non si era posta. ...E noi come facciamo a sapere che proprio tu non sei un mio clone creato proprio da loro? Magari il tuo piano serve solamente a separare il Mikawa proprio per rapirlo, ed il sostituto impedirebbe a tutti di poter reagire in tempo, dando tempo ai nemici di farsi i loro comodi con calma. Hebiko sgranò gli occhi, quasi offesa. Huh!? Ma che vai farneticando, ci sono MORTA per arrivare fino a qui, ricordi!? Forse.Rispose l'altra, freddamente. Ma magari era parte del loro piano. Ed è sicuramente molto più facile creare un clone e dargli finti ricordi ed idee piuttosto di spostarsi nel tempo. Che poi... Perchè il viaggio temporale? Quel dispositivo sembra favorire solamente i buoni... A che serve a loro che tu possa raggiungere il passato? Rovinerebbe solamente i loro piani... O li farebbe andare come loro hanno deciso. Riconosceva quello sguardo. Era lo sguardo di quando puntava una preda pericolosa. Di quelle che devi eliminare prima che diventino troppo pericolose. M-Ma che vai dicendo!? O-Okai, non lo so perchè c'era ancora quel coso lì!! Forse gli... serve e basta!! Iniziò ad agitarsi, furiosa dal fatto che proprio sè stessa diffidava di quanto avesse raccontato. Cos'è, devo dirti qualcosa che sappiamo solo noi!? Sei sicura di volermi far dire certe cose di fronte al MIKAWA!? ...Ed Eiatsu. Il MIkawa era una presenza così importante per lei, che il maniaco dei cadaveri passava più che in secondo piano. L'Hebiko appena più giovane sibilò, per nulla convinta della cosa. Se mi hanno clonata, hanno clonato anche i miei ricordi. Per forza sai tutto. Ma che- UGH! DOVEVI PROPRIO ANDARMI A CHIAMARE?? Sfuriò contro il colosso, prima di tornare a concentrarsi su se stessa, infastidita. Almeno dammi una mano! Di tutte le persone a cui avrebbe voluto chiedere aiuto, mai avrebbe voluto che una di queste fosse il Mikawa. Ma dover affrontare sè stessa sembrava troppo anche per lei. Possiamo scambiare messaggi con quelli nel futuro! Vi basterà come prova? Scrivi quello che ti pare, nascondilo dove vuoi, e poi incideremo nell'orologio dove si trova e di inviarci una risposta. Entrambe osservarono Diogene, una con sguardo ansioso, l'altra con aria minacciosa. Spettava a lui scegliere da che parte schierarsi.


    Edited by Waket - 23/8/2021, 22:48
  2. .

    Lost


    IX




    Youkai tendeva a non pensare alle conseguenze. Aveva sempre un unico obiettivo: salvare tutti. Ed ora doveva farlo di nuovo. Salvare tutti. Ma da sè stesso.

    Il vento della tempesta infuriava, fischiando con aggressività e coprendo i rumori di una cruda battaglia. La Volpe aveva scatenato tutta la sua potenza, cercando di scoprire il punto debole della Strega e dare tempo allo spettro di approfittarne e sconfiggerla. La sua idea poteva essere folle, ma sembrava l'unica strada possibile: se quella creatura si nutriva di anime e le sfruttava per amplificare i suoi poteri, la loro unica salvezza era quella di toglierle quel potere, assorbendo via le anime dal suo stesso corpo. Farlo però comportava dei rischi che Youkai non calcolò con il dovuto rispetto.

    Il primo fu quello di assorbire il chakra della Volpe. Non aveva alternative, dopotutto. Ma pescare da una simile fonte aveva delle conseguenze. Raizen era ormai talmente affine al demone da potergli resistere senza difficoltà. Il chunin però non avevà alcun tipo di affinità con essa. E quel chakra non faceva che amplificare l'odio nella mente del ragazzino. Ma non c'erano problemi. Dopotutto Youkai non odiava. Per il momento.

    Il piano sembrò funzionare, riaccendendo la speranza nel giovane. Le anime avrebbero ricaricato il suo corpo di nuova energia, rinvigorendolo e spingendolo a duplicare le sue mani spettrali, in un effetto a catena disastroso. Sta funzionando. Sta funzionando! Sorrise, eccitato. Più le anime lo ricaricavano di energie, più sentiva il bisogno di spenderle. Ma il potere che entrava era molto, molto di più di quello che ne usciva. E ben presto avrebbe faticato a mantenerne il controllo. Il potere era così tanto che le mani spettrali non riuscivano a contenerlo del tutto, ribollendo di potere. L'oscuro materiale spettrale che le componeva si gonfiò, facendo apparire numerose venature rossastre, resistendo qualche secondo e poi, una alla volta, sembrarono letteralmente scoppiare, rilasciando una piccola ondata di potere. Una alla volta, ognuna di esse sarebbe mutata in una catena, nera come la pece. Lo spirito stesso di Youkai sembrava ribollire di un potere che a stento era in grado di contenere. Ancora ospite nella mente di Raizen, l'Hokage lo avrebbe visto rantolare, mentre sulla schiena un'energia nera iniziava a ribollire. L'energia scoppiettava, facendo fuoriuscire delle scure catene, che, come serpi affamate, ondeggiavano andando ad attaccarsi all'enorme fonte di chakra che era il demone. Le anime non sembravano più essere in grado di entrare nel suo spirito, spingendo a fatica nel tentativo di farsi assorbire, circondando il giovane in una sorta di tornado.

    Nemmeno nella sua testa se la stava passando bene. Ogni anima che entrava era una tacca d'odio e rancore che saliva. Solamente un paio di loro sarebbero state sufficienti per demolire lo stato d'animo di Youkai, tempo addietro ne era bastata una per shoccarlo. Ma ora erano centinaia. Grida che si sovrapponevano l'una all'altra, ognuna lamentando il torto subito, ognuna con un unico obiettivo in mente: la Strega. La fonte di tutti i loro problemi. La fonte di tutti i suoi problemi. Come aveva osato, tenerlo in trappola per tutti quei secoli. Hng! Zitti! No, non doveva perdere il controllo. Quelli non erano i suoi pensieri, non era il suo tempo sprecato... Lo era? Concentrarsi era quasi impossibile, era nel mezzo di un'oceano in tempesta, e con fatica cercava di opporsi a quella corrente, cercando di restare a galla. Le anime avevano accumulato così tanto rancore da spezzare il più resistente degli animi, ed il chakra della Volpe non aveva fatto altro che amplificarlo, creando onde sempre più alte, sempre più devastanti, che con violenza cercavano di spingerlo in profondità. Ogni onda che lo colpiva erano dozzine di sentimenti negativi che annebbiavano la sua ragione, provocandogli un dolore emotivo così forte che era certo di poterlo percepire fisicamente.

    Annaspava, cercava di resistere, ma ogni onda lo spediva sempre più in basso. Gridò più forte che poteva, in un disperato tentativo di coprire quel caos. Era tutto inutile. L'odio ed il rancore erano così forti che gli laceravano l'animo, ogni spiritello che lo colpiva in quello tsunami frammentava parti del suo spirito. Persino le lacrime gli davano una sensazione pungente e di bruciore, e non sembrava in grado di fermarle. Ma, nell'oscurità, apparve una piccola luce. L'intenso desiderio di voler far finire tutto quel dolore fece apparire il simbolo del vuoto sulla sua fronte. E una morbida energia lo avvolse, proteggendolo. Le voci delle anime erano mutate in un sussurro, che lo accarezzava come vento, freddo, ma piacevole. Non stava ascoltando più problemi altrui, combattendo con le emozioni, ma meditando con sè stesso. Inspirò profondamente. Le lacrime smisero di scendere, il tempo sembrava esseri fermato. Per qualche istante. Perse la concentrazione nel momento in cui si rese conto di aver attivato il Vuoto. Spegnendolo, quell'angolo buio che credeva sicuro si stava nuovamente trasformando in una tempesta urlante, disturbandolo.

    Basta...


    Era stanco. Tutto quell'odio e quel dolore lo stavano dilaniando. A malapena aveva la forza di parlare.

    Basta...


    Borbottò nuovamente, mentre le anime sembrava volessero strapparlo in due, tirandolo per cercare di raggiungere quella lucente e calda fonte che brillava nel suo petto.

    Basta.



    L'espressione del giovane mutò, divenendo scura. Non aveva più pazienza. Non sopportava più tutto quel'odio, tutto quel dolore. Non poteva sopportarne altro. Una strana luce brillò nei suoi occhi.
    Ed un grido.

    BASTA!


    Un'esplosione d'energia oscura avrebbe allontanato tutte le anime in un lampo, come dissolvendole. Youkai chiuse gli occhi, rilasciando più energia che poteva. Il contatto con la Volpe si era spezzato.


    Quando riaprì gli occhi, il paesaggio era completamente diverso. Attorno a lui un pacifico paesaggio notturno. Ai suoi piedi, candide nuvole nelle quali era in grado di camminare. Il cielo stellato sopra di lui splendeva come non mai prima d'ora. Non sentiva più nessuna voce fastidiosa, nessun sentimento d'odio.
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    Youkai si guardò attorno. Era confuso, ma si sentiva bene. Dalle nuvole iniziarono a sbucare ciuffi d'erba fresca, che mutarono in vegetazione, creando alberi, cespugli, fiori... ma vivi. Più del solito. Le foglie ed i petali erano piegati in modo buffo, quasi a formare degli occhi ed una bocca. Il paesaggio mutava ad ogni passo del ragazzetto, diventando per lui sempre più accogliente. Un vento leggero gli scuoteva la rossa chioma, e fece scuotere anche i fori accanto a lui, che iniziarono ad emettere un'allegra melodia. Inspirò profondamente, godendosi quella pace. Si erano moltiplicati così tanto che si trovava ora in mezzo ad un enorme prato fiorito, e le voci, che somigliavano vagamente a quelle delle anime assorbite, erano più dolci ed invitanti, e lo spronavano a cantare con loro, a seguirne la melodia. C'era anche Raizen, la volpe, Kirie, e persino la Strega, o almeno una sua versione caricaturiale, molto meno minacciosa e più allegra. Un grosso sorriso apparve sul suo volto. Si sentiva incredibilmente energico, al punto che stare fermo gli dava quasi fastidio. Iniziò a correre in quel prato infinito, ridendo a gran voce. Lo stress, l'odio, l'oscurità, tutto svanito. Niente poteva farlo soffrire in quel mondo, niente poteva disturbarlo. Sentiva di appartenere a quel mondo. Era a casa.

    Forse aveva parlato troppo presto. Una grossa torre si fece spazio sbucando dal prato e facendo strillare alcuni dei fiori. La torre però non sembrava malvagia. Quel mondo era perfetto, dopotutto. Sembrava un nido composto da decine di uova coloratissime. Le uova vibravano, sembrava che qualcosa stesse cercando di uscire da lì. Il rosso sorrise, sprizzando energia. Non aveva idea di come fosse finito lì, nè di cosa fosse quel posto. Sapeva solo che era il suo posto. Ed era arrivato il momento di scaricare tutte le energie che gli dava. Ci penso io! Estasiato, allungò le sue braccia spirituali verso la torre, prendendone i lati e tirando con più forza possibile. Un grosso crack tuonò in quel mondo magico, e le uova sulla cima si aprirono, rilasciando uno sciame di coloratissime farfalle nel cielo. I fiori e la vegetazione sembravano intonare melodie in suo nome, incitandolo e donandogli sempre più energia. Si sentiva così incredibilmente carico, e tutta quell'energia gli donava una gioia che non pensava di aver mai provato prima. Creò decine di altre mani spirituali, che si mossero cercando di catturare le farfalle che volavano via, che venivano assorbite non appena le mani le sfioravano, emettendo una flebile risatina. Tutto intorno a lui lo applaudiva, gioiva ad ogni sua mossa, lo incitava. Gridò di gioia, rilasciando un'onda che scosse la vegetazione come una leggera brezza, facendo danzare i fiori a ritmo. Quella era la sua bolla. Il suo mondo perfetto, dove l'odio e la cattiveria non esistevano. I fiori cantavano le sue gesta, le creature di quel mondo lo invitavano a seguirle, portandolo sempre più all'interno di quella foresta. Fino a perdervisi all'interno. Tutto era buono, tutto era perfetto. Tutti erano in pericolo. E non ne aveva la minima idea.


    Nessuno avrebbe potuto immaginare che cosa potesse esserci nella testa di quel mostro. Diventato ormai un ammasso di catene a malapena riconoscibile, emetteva grida disumane, facendo schioccare le sue catene. Decine di esse vibrarono come code di serpenti a sonagli, mentre altre si schiantavano con violenza disumana sulla torre, crepandola in più punti. Le anime che uscivano da esse venivano prontamente catturate da altre catene. Youkai non era abituato a possedere quell'energia. Più anime assorbiva, più il suo corpo ribolliva di potere, a malapena in grado di contenerlo. Trattenere tutto quel potere gli faceva male. L'unica soluzione era scaricarlo, tutto attorno a sè. Non c'erano amici, non c'erano nemici. Solo bersagli. E, per la fortuna dei presenti, il bersaglio più grosso era proprio la torre.

    Ognuna delle catene vibrò di potere, schiantandosi sul primo bersaglio disponibile. Quell'ammasso oscuro che doveva essere Youkai gridava di dolore, rilasciando ondate di potere ad intervalli irregolari, cercando di liberarsi da quell'energia. Eppure non riusciva a smettere di assorbire ogni fonte che percepiva intorno a sè. La torre era un buono sfogo, ma si stava sbriciolando ed esaurendo ad una velocità allarmante. La sua testa roteò con uno schiocco, puntando il suo sguardo vuoto verso Raizen. Le catene vibrarono, puntando il colosso ormai contrassegnato come preda. Qualche secondo, e al grido della creatura schizzarono verso di lui, inesorabili. Una stretta al collo lo fece stridere con un verso più simile a delle unghie sulla lavagna che a qualcosa di umano, bloccando le catene prima che potessero raggiungere l'Hokage. Kirie aveva fatto la sua mossa.


    Nella sua bolla, era pronto a seguire le creature in quella fitta ed invitante foresta, seguendone la musica, quando una liana gli avvolse il collo, bloccandolo sul posto e impaurendolo. L'intero mondo sfarfallò per un istante, non sufficientemente a lungo per mostrargli la realtà. Alle sue spalle, la fonte di quella liana era un grosso fiore dai petali rosso fuoco, che lo osservava con sguardo triste. La voce stranamente familiare. Youkai iniziò ad innervosirsi, non solo per quella liana che sembrava bloccargli il respiro, ma per quel fastidioso sentimento negativo che percepiva dentro di sè, e vedeva in quel fiore, che emetteva una melodia stonata, non in sincrono con tutto il resto. He-Hey! Lasciami andare! Alcune delle sue braccia spettrali si mossero verso quell'erbaccia, pronte a sradicarla. Ma si fermarono a pochi centimetri, nuovamente distratto da quella voce familiare, che ora riconobbe chiamarlo per nome. Ki...Kirie...? La osservò confuso. Kirie era dalla parte opposta, che rideva e cantava. Quella non era Kirie. Era un'erbaccia. Era stonata. Non apparteneva a quel mondo. Non portava sentimenti positivi come tutto il resto.

    Non avrebbe avuto tempo di ragionare sulla cosa, un'altra pianta, ancora più aggressiva e oscura, sradicatasi dalle sue radici, arrancava ruggendo verso il ragazzino. Youkai iniziò ad agitarsi, cercando di spezzare la liana che gli avvolgeva il collo. Tutte le creature di quel mondo lo invitavano nel punto più interno della foresta. Poteva nascondersi, poteva restare al sicuro. Ma la pianta prese forme sempre più umane, iniziando a somigliare ad una visione distorta dell'Hokage. E lo chiamava. Sussultò, mentre in lontananza poteva vedere lo tsunami di anime, che cercava di avvicinarsi sempre più. Non voleva quel dolore. Non di nuovo. S-Stai lontano!! Un'aura di energia esplose intorno a lui, mentre la melodia dei fiori riprendeva i suoi toni allegri, incitandolo che quella fosse la cosa giusta. Ma Raizen non si fermò. Una delle liane di quella pianta si conficcò nel cuore di Youkai, trafiggendolo. Non percepì dolore, non ancora. Poi arrivarono i ricordi. Un flusso violento di ricordi non suoi, emozioni che non gli appartenevano, nuovamente rabbia e frustrazione. Digrignò i denti, nervoso. Basta, basta!! Perchè mi fai questo?! Il mondo sembrò sfarfallare di nuovo, parte delle sue candide braccia spettrali mutò in nere catene, preparandosi a strappare in due quell'erbaccia che tanto lo disturbava. Le immagini di quei ricordi ronzavano intorno a lui, rovinando quel mondo perfetto, infettandolo, innervosendolo... ma più la storia proseguiva, più quell'odio diventava calmo. Parte di un complesso meccanismo di emozioni, più o meno equilibrate tra loro. Il respiro si fece meno affannoso, mentre cercava una risposta che non vedeva, e che la voce di Raizen gli diede. ...M-Ma fa male... Continuava a resistergli, più debolmente. L'aura successiva lo avvolse con un calore intenso, mentre la stretta di entrambe quelle erbacce si faceva più leggera, fino a sparire. Il dolore faceva parte della vita. Per quanto si impegnasse, non lo avrebbe mai eliminato del tutto. Le persone sarebbero morte di vecchiaia, prima o poi. I fallimenti erano un modo per crescere, inevitabili. Volersi migliorar richiedeva l'accettare di avere dei difetti. Ci sarebbero sempre state persone di cui non poteva fidarsi, non importa quanto si sforzasse per migliorarle. Poteva non farsi corrompere, ma non poteva eliminare del tutto quei sentimenti. Non poteva vivere in una bolla. Per quanto la realtà lo spaventasse, avrebbe dovuto fare i conti con essa prima o poi. Volevo solo smettere di soffrire... Osservò nuovamente quel mondo non più perfetto, corroso qua e là da svariate imperfezioni. Inspirò profondamente, rilasciando l'energia fornitagli da Raizen, che spazzò via il suo mondo di fantasia, rivelando la marcia realtà sottostante. Un grigio deserto di ossa ed anime in pena, prosciugate dalla loro energia. Youkai era visibilmente scosso, ma era nuovamente sè stesso.


    L'ammasso di catene si ribellò con violenza alle prime strette di catene altrui, stridendo infastidito. Ma quelle erano solo pulci che avrebbe potuto abbattere facilmente. Le catene vibrarono, prendendo la mira su Kirie, ma l'intervento di Raizen lo bloccò nuovamente. Un profondo ruggito avrebbe scosso quel mondo, le catene batterono con violenza sul ghiaccio, scaricando ulteriore energia. Il ghiaccio colpito si sarebbe annerito, sbucando con violenza dal terreno creando grosse spine accuminate. I violenti colpi però divennero sempre più deboli, spegnendosi lentamente, ed una alla volta le anime assorbite scivolarono via dal suo corpo. Le catene stesse gli scivolarono di dosso, rivelando Youkai al suo interno e svanendo al contatto col terreno. Era di nuovo sè stesso. Singhiozzava come un bambino. Aveva il volto coperto dalle sue mani, vergognandosi di mostrare la sua faccia ai presenti. Forse aveva il terrore di vedere i risultati delle sue azioni. Il suo tempo come Incarnazione era stato breve, la "creatura" non aveva avuto il tempo di prendere completamente il sopravvento della sua coscienza, perdendo così la capacità di parola. Era riuscito a non perdersi. Ma l'esperienza lo aveva segnato profondamente.

    Il sussurro di Kirie lo fece sussultare. Le sue parole raggelare. No! Singhiozzò disperato, togliendosi le mani dal volto e cercandola, la disperazione nel suo sguardo. N-No, per favore... "Non farmi questo", avrebbe voluto borbottare. Ma come poteva. Era colpa sua. Non poteva sputare così sul suo sacrificio. Posò una mano sulla guancia, come a voler custodire quel soffice bacio. Cercò di resistere per svariati secondi, prima di cedere e crollare in un pianto fragoroso. Non avrebbe cercato l'affetto di Raizen, sentiva di non meritarlo. Ma lo desiderava. Aveva bisogno di un appoggio, seppur si rendesse conto di quanto egoistico fosse quel desiderio. Aveva toccato il punto più basso della sua vita. E si era sentito bene nel farlo.

    Una donna alta e vestita di scuro si avvicinò a loro. Youkai si era calmato a sufficienza da poter asciugare le lacrime ed osservare i nuovi ospiti. Riconobbe immediatamente la shinigami. Signora Morte! Esclamò con tono sollevato, facendo un piccolo inchino in sua direzione. In una diversa occasione avrebbe probabilmente cercato un fallimentare e goffo abbraccio. Il suo rimprovero fu una pugnalata al cuore, che non lo fece ricominciare a piangere per un soffio. Io non... So cosa mi è preso... Mormorò. Non si stava giustificando, sapeva di essere colpevole.

    Raizen aveva i suoi demoni da combattere. Youkai sgranò li occhi alla sua rivelazione. La shinigami era sua madre?? Spalancò la bocca sorpreso. Si mostrò invece più confuso verso la diffidenza che il Colosso mostrava nella donna. Amesoko è al Tempio dei Sussurri. C'è il mio clan lì. Posò una mano sul braccio di Raizen, in un vago tentativo di supporto. Deve aver sentito la conversazione tra me e Kirie, ed ora vuole accompagnarci lei stessa. Il rosso non vedeva cattiveria in lei. Voleva trasmettere la stessa sensazione ad un figlio dubbioso.

    Da lì a breve, anche il sarcofago avrebbe attirato la sua attenzione. Lasciando che madre e figlio potessero parlare tra loro, gli si sarebbe avvicinato con cautela, intimorito ma attratto. Inclinò la testa, cercando di capire se fosse vivo o meno. Qualcosa al suo interno doveva esserlo, per come traballava. ...Sei forse in castigo? Domandò con innocenza, a quello che poteva essere solamente un ammasso di energia, o una gabbia vuota per quanto ne sapesse. Fu proprio quello il motivo che lo spinse a non toccarlo, volendo evitare di finirne trascinato all'interno. Non che quella cautela gli avesse impedito di avvicinarvisi pericolosamente da solo.


    Edited by Waket - 28/4/2021, 22:57
  3. .

    Fazioni


    VIII




    "Oh cavolo è vero!?" Ruggì la Vipera, furiosa. Non esattamente come avrebbe sperato Orochimaru, non li avrebbe divisi. Ma non si sarebbe certo trattenuta dal dirgliene quattro. Non hai pensato di Consigliarti con me, signor Consigliere, prima di dargli un simile potere!? Hai idea di cosa possa fare quello schizzato con una roba simile!? E stai certo che non sarà mai onesto quanto tu lo sei stato con lui! Se avesse cercato di giustificare l'onestà di aver fatto quel gesto davanti a lei, lo avrebbe interrotto agitando le mani. No! No! Lo so che non mi nascondi niente! Ma so anche che a volte sei irresponsabile! Poteva quantomeno restare sotto custodia Yakushi, e Diogene l'avrebbe potuta utilizzare solo in nostra presenza! Non si fa un regalo simile a qualcuno che hai reso Kage solo perchè non c'era di meglio a disposizione! Tecnicamente in parte era colpa sua. Non era arrivata sufficientemente in alto per poter prendere il trono. E forse era un bene, perchè avrebbe probabilmente fatto il passo più lungo della gamba. Per quanto necessario, aveva bisogno di un minimo di esperienza come consigliera. Ma aver visto Oto nuovamente privata di un capo l'aveva fatta infuriare.

    HAI FATTO CHE COSA!? Uno strillo acuto, da far fischiare le orecchie. Febh elencava i cloni di Hebiko come fossero bambole di una qualche collezione. "USCITI MALE"?! Come può uscirti male una cosa del genere!? Non ti esce una sirena o una farfalla a caso! Ora spiegami PERCHé volevi farti un esercito personale di miei cloni, brutto pervertito!! Ormai in piedi, avrebbe preso la sua sedia con entrambe le mani, portandola alle sue spalle. Cosa pensavi di farci!? MH!? Hebiko era rossa non solo di rabbia, ma anche di imbarazzo. Conosceva bene Febh, e sapeva bene che in teoria era l'ultima delle persone che avrebbe potuto avere una qualche perversione. Era anche vero che era pur sempre un uomo, e i più tranquilli sull'argomento solitamente hanno le perversioni peggiori. Un solo accenno di esitazione, e la sedia sarebbe precipitata con violenza disumana sulla sua testa, probabilmente frantumandosi (o svanendo in bollicine, chi sapeva le regole di quel mondo). Sarebbe bastato quel terribile colpo (poco più che un soffio per Febh) ed un sospiro profondo per calmarla... non fosse stato per il suo commento sulla tinta. La sua bocca si sarebbe sbalancata in modo disumano, andando a mordere la parte superiore della testa dello Yakushi, lasciandoli libero dal naso in giù. Agitò la testa come una bestia inferocita, quasi volesse staccargli la testa dal collo a strattoni. Si sarebbe staccata dopo qualche secondo, ringhiando come un animale. Qualsiasi commento da parte di chiunque l'avrebbe forzata a strillare in sua difesa. SILENZIO! Questo posto mi innervosisce! E lo fate anche voi! HMPH! Uomini!!

    La Serpe sembrava sapere di molte sue avventure. In particolare citò il clone incontrato da Raizen, attirando su di sè uno sguardo confuso. Io so... So già di essere un esperimento. Borbottò, concentrata. Stava scavando nella sua memoria, cercando di ricordare cos'altro potesse accomunarli oltre ad essere sfortunatamente finiti tra le sue grinfie. Stavolta sarebbe toccato a lei raccontare a Febh di quell'avventura. Ma niente, ero andata ad esplorare uno dei suoi luridi laboratori abbandonati. Volevo trovare qualche informazione per imparare al meglio le mie abilità, e invece ci ho trovato un fratello uscito male e un clone di Raizen più giovane. Avrebbe spiegato distrattamente, ragionando su cosa avessero in comune. Perchè proprio quel clone? Era certa di avere più cose in comune con Mitsuki che con lui. Parlare con Febh l'avrebbe aiutata a mettere in ordine i propri pensieri. E-Era... Una specie di versione migliore di Raizen? Commentò incerta. Non so come, ma diceva di essere una specie di jinchuriki senza demone. Raizen le aveva raccontato tutto a riguardo. Il senso dell'esperimento doveva essere quello di avere la potenza di un jinchuriki senza i problemi creati da un demone... Cercò di ragionare su quelle parole. Poteva forse essere una versione migliorata di Orochimaru? Non era da escludere che potesse volere un corpo ancor più abile del suo, ma il cambio di colore non aveva senso, tantomeno la sua personalità. Condivideva con lui la passione per la ricerca e un'incredibile curiosità, ma il suo particolare colorito e il suo carattere incredibilmente aggressivo contrastavano pesantemente con Orochi- UN MOMENTO. Sgranò gli occhi, terrorizzata dall'idea. Per creare quel clone non avevi solo i geni di Raizen. Avevi anche materiale del suo demone! Dubitava che i jinchuriki possedessero un dna mutato. Per quanto vicini potessero convivere, erano pur sempre due entità separate. ...Mi hai creato con parti della Volpe!? Strillò, scioccata. No, doveva aver esagerato. Non poteva essere vero. Possibile che fosse ancora più mostro di quanto non credesse di essere?

    Ma il suo nervosismo al limite del comico si sarebbe presto trasformato in uno sguardo di terrore. La mano di Febh aveva appena iniziato a crepitare di fulmini neri, avvicinandosi in maniera minacciosa ad Orochimaru. Così come fece in precedenza, agì d'istinto, a mente vuota. Prese il polso del giovane, con abbastanza forza per indicargli di fermarsi. Stavolta però l'espressione sul suo volto era di orrore, e sembrava implorare pietà. Incrociando lo sguardo con lo Yakushi ebbe un sussulto. Lo lasciò immediatamente andare, facendo qualche passetto indietro confusa. E la sua mente si riempì di un garbuglio di pensieri confusi e ansiosi. Avrebbe balbettato qualche suono, incapace di comporre una parola sensata, rifiutandosi di guardare uno dei due negli occhi. Incapace di spiegarsi del perchè avesse provato a fermarlo. O meglio, incapace di accettarlo. Se fino a poco prima sembrava ansiosa ma determinata, ora appariva solamente come un mucchietto d'insicurezza e confusione. Voleva solamente andare a nascondersi da qualche parte, chiudere gli occhi e fingere che non fosse mai successo, convincendosi che se lei avesse dimenticato tutto, anche gli altri lo avrebbero fatto. Ma, che fossero stati reali o no, sentiva i loro sguardi pesarle addosso.

    Ma Febh non si sarebbe di certo fermato per così poco all'idea di distruggerlo in maniera definitiva. Eppure, Orochimaru era estremamente tranquillo. Forse quel potere non aveva effetto in quel mondo. Oppure ho già pensato ad una simile evenienza. Con un sussurro, una nuvola di fumo sarebbe apparsa tutt'attorno ad Hebiko, allungandosi e mutando in un bianco serpente, che con eleganze le si poggiò sulle spalle. Ti piacerebbe vedere come? Quel frammento era parte di lei, i pensieri di lei erano anche i suoi. Sapeva già qual'era la risposta. La curiosità l'aveva ereditata dal padre, dopotutto. Febh avrebbe visto uno dei cloni di Kato dissolversi, ma Hebiko, grazie al frammento, avrebbe visto un serpente al suo interno. E, spostando lo sguardo verso Orochimaru stesso, avrebbe sussultato. Quello che a prima vista sembrava essere un enorme serpente bianco, era in realtà ricoperto, o forse composto, da centinaia se non migliaia di altri serpenti, di altre anime. Anime il cui unico scopo era venir sacrificate in cambio della sua salvezza. Non piacerebbe anche a te? Una rete di sicurezza, se il peggio dovesse accadere? Hebiko sibilò, infastidita. Ma interessata. Non avrebbe mai voluto diventare un simile mostro. Ma al contempo, una simile ancora si salvezza le faceva gola. Dopotutto uccidere era il suo lavoro. Era davvero così immorale sfruttare le sue vittorie per proteggersi da una possibile sconfitta? Sarebbe riuscita a trovare il modo di replicare quella tecnica? Dopotutto, gliene sarebbero bastate solo un paio. Forse una decina. Il mestiere del ninja era pericoloso. Ma poi basta. Un'innocua assicurazione sulla vita. Non sarebbe certamente diventata un simile mostro. Lei era diversa. Non era come lui. Non lo sarebbe di certo diventata.

    Sussultò quando la lancia apparve, ringhiando verso la figura che apparve poco dopo. Era alle spalle di Febh, e probabilmente fino a quel momento aveva inviato messaggi contrastanti, ma di fronte a qualsiasi minaccia era pronta a combattere al suo fianco. Tch! Sei persino riuscito a portarti dietro una guardia del corpo. Squadrò in malo modo la nuova figura, mostrandosi immediatamente ostile. Poteva sembrare ipocrita visto come lei sembrava stesse utilizzando Febh in quel contesto. Hebiko non aveva dettagli sufficienti per comprendere le provocazioni di Orochimaru verso lo Yakushi, ma avrebbe comunque mostrato il suo appoggio verso il suo partner. Era il minimo che gli doveva, dopo i segnali confusi inviati poco prima. Il nostro villaggio non è la tua Oto. Non più. Non voleva sentirsi responsabile di qualcosa successo sotto al suo comando. E allo stesso tempo voleva convincere Febh della stessa cosa. Pregava solo che gli Yakushi non fossero parte del problema.

    La comparsa di un secondo Orochimaru la mise in allerta, facendole assottigliare le pupille. Sembrò calmarsi, sibilando diffidente e interessata a quello che in breve si rivelò un ricordo. Osservava con interesse l'indigeno simile alla guardia appena apparsa, quasi fosse certa di poterne intuire le debolezze nascoste da qualche parte. Percepire il vago senso di timore da quel ricordo non prometteva nulla di buono. Dal poco che sapeva sulla zanna e gli Hakai, qualche accenno tra i giornali e le confessioni di Febh, riuscì ad intuire che quella profezia parlasse della nascita del peculiare clan responsabile della parte più temibile dello Yakushi. Da tutto quel ricordo, avrebbe tratto una singola conclusione che voleva condividere con gli altri. Insomma, sei sempre tu la causa dei peggio mali di questo mondo. Qualsiasi accenno sulla profezia l'avrebbe fatta reagire con freddezza, dopotutto non credeva nelle religioni, e per lei le profezie erano solamente storie che se unite al giusto dettaglio sarebbero apparse come reali, quando la realtà era solo un mucchio di coincidenze casuali o forzate dalla convinzione che storie simili fossero vere. Tch! Ho smesso di credere nelle favole da quando ho imparato a camminare da sola. Dovete dare solamente la colpa a voi stessi se credete che la vostra stupida profezia si sia "realizzata". Non avrebbe aggiunto altro, bastava lo sguardo per percepire la parola "stupidi".

    A metà di quel ricordo, Hebiko provò uno strano fastidio. Non era sufficiente per farle distogliere l'attenzione, ma premeva abbastanza per metterla in allerta. Non era il frammento, seppur le desse la stessa sensazione. Era diffidente, ma pronta ad ascoltare. Nella sua mente degli sbuffi di fumo iniziarono a creare quella che sembrava casa sua, ma ben più grande e decorata. Un salotto perlopiù in legno, con un paio di eleganti divani posati su un morbido tappeto. Sembravano esserci più angoli di quanti una normale stanza potesse averne, ed in ognuno vi erano diversi quadri e decorazioni, più o meno astratti. Uno era dedicato a Raizen, tappezzato di sue foto che, a guardarle bene, si muovevano appena, alcune ricoperte da uno strato nero, che non permetteva ad eventuali ospiti di vederle. Non aveva certo intenzione di mostrare a tutti le sue fantasie. Un angolo aveva un imponente quadro del Mikawa, ricoperto di scarabocchi e armi di vario tipo conficcate in esso. Gli aveva quasi fatto un favore disegnandogli le sopracciglia. Altre foto più piccole, persone che considerava suoi nemici o semplicemente fastidiosi, erano appesi tutto attorno. Gran parte della famiglia MIkawa era presente, anche se sembrava che la bimbetta dalla chioma rosa fosse stata tagliata via da quelle foto. Un angolo era per Febh, seppur mostrava solamente i ricordi minori che aveva di lui, uno per Darwin, un angolo tutto dedicato alle decine di abiti e foto di Ssalar, ed uno in particolare avrebbe potuto attirare l'attenzione dei più curiosi. Un angolo polveroso, con foto quasi sbiadite. L'unica figura ben riconoscibile tra tutte era una giovane Hebiko, con i capelli raccolti in una treccia. Una sfilza di trofei e buste colme di denaro simboleggiavano la sua "carriera" di campionessa nell'Arena. Un'adolescenza da vincente, che le rese tutte le successive sconfitte più pesanti da sopportare.

    Le decorazioni però non raccontavano tutta la sua storia. Sulle pareti si trovavano diverse porte, ognuna di esse massiccia e sigillata da uno o più lucchetti, di varia dimensione. Custodiva lì le informazioni più riservate, che si trattasse di segreti puramente personali, che non voleva condividere con nessuno, o di informazioni potenzialmente pericolose nelle mani sbagliate. Hebiko non avrebbe dato tempo alla Serpe di concentrarvisi. Seduta sul divanetto, lo osservò prendere uno dei numerosi dolcetti sparsi su quel tavolo. In quello spazio mentale era difficile notare subito le stranezze, solamente concentrandovisi si sarebbe potuto notare come in realtà il tavolo sembrasse lungo almeno una dozzina di metri, ricoperto di dolci, biscotti, svariati tipi di the e tisane e qualche rivista di gossip, contenenti però tutti i suoi pensieri e critiche sullo sfortunato di turno. Febh aveva una rivista tutta per sè. Oh certo, fai come se fossi a casa tua. Tanto è per questo che mi hai costruita. Commentò, stizzita, posata a gambe incrociate sul divano opposto a quello di Orochimaru, con un Darwin appisolato al suo fianco che appariva incredibilmente più bello e molto diverso da ciò che chi aveva avuto la sfortuna di vederlo avrebbe potuto ricordare. Annusò la tisana che teneva tra le mani, usandola come fosse una pozione che l'avrebbe aiutata a mantenere la calma. So bene quanto Febh possa essere fastidioso quando ci si mette. Ma quando lo è con gli altri mi fa capire che vale la pena sopportarlo così com'è. Sogghignò, felice di sapere che era in grado di mettere in difficoltà persino lui.

    Era pronta ad ascoltare, ma c'era comunque un'aura di ostilità attorno a lei. Hmph! Sono certa che ci sono un sacco di modi per non far capire a Febh le mie reali intenzioni. Sorseggiò con calma la sua tisana, prima di proseguire. Ma non voglio farlo. Nonostante non fosse d'accordo con buona parte del suo discorso, sentì il peso delle sue parole, al punto che per un istante apparvero delle catene che sembravano bloccarla al terreno, per poi dissolversi un istante dopo. Quello è diverso. Ruggì a denti stretti. Una piccola crepa apparve sulla tazza che teneva in mano. Odio doverlo dire. Immagino che tenerti nascosto qualcosa qui dentro sia inutle. Perciò sì, lo ammetto. Ho paura. E ancora non mi sento affatto una sua pari, se non per questioni minori. Bravo te. Applaudì un paio di volte, sarcastica, riprendendo in mano la sua tazza. Quello che non sembri essere in grado di capire è che nonostante tutto gli porto rispetto. Non è di certo lui ad incatenarmi. Sono io ad impormi certi limiti. Ci sto lavorando. Rispose, con una scrollata di spalle. Se pensi che possa mai far qualcosa alle sue spalle per danneggiarlo in qualsiasi modo, ti sbagli di grosso. Non sono come te. Sibilò, aggressiva.

    Il discorso sulle sue paure la colpì in malo modo, purtroppo consapevole dei suoi difetti. Oh, stai cercando di fare il padre adesso? Che dolcino. Sei solo venticinque anni in ritardo. Utilizzava il sarcasmo come scudo, una cosa quasi palpabile in quel mondo. Punzecchiarla sulla quantità di dolci le avrebbe fatto perdere la compostezza per un momento, facendo sì che la teiera posata sul tavolo ribollisse, fischiando. NON SEI QUI PER GIUDICARE I MIEI MECCANISMI DIFENSIVI! Ruggì con voce acuta. Orochimaru si comportava come una serpe tentatrice. Hebiko non aveva di certo intenzione di comportarsi da finta tonta. Certo che voglio qualcosa di più. Non mi sono infilata in quello schifoso laboratorio perchè mi annoiavo, e non ho cercato di assorbire il tuo frammento solamente per liberarmene. Voglio sbloccare tutte le potenzialità di questi poteri. E non sono così stupida da non sapere che tu hai tutte le risposte. Il problema è uno solo. Si chinò in avanti, gli occhi puntati su di lui. Poteva leggerle in faccia il desiderio di potere. La voglia di imparare, di migliorarsi, di diventare finalmente una replica perfetta, se non migliore, di Orochimaru stesso. Ma dietro a quel desiderio c'era come un muro apparentemente invalicabile. Non mi hai mai dato modo di fidarmi di te. Pronunciò ogni parola con decisione. La sua non era una provocazione, non stava cercando di mostrarsi superiore o sarcastica. Quella era una frase incisa nella sua mente da tempo. Un ostacolo che non sarebbe riuscito ad oltrepassare con semplici promesse di potere, con un piccolo sotterfugio. Prima ancora del non voler tradire Febh, c'era un muro che gli avrebbe impedito di ottenere la fiducia di Hebiko a meno di prove concrete. Ed era il non voler perdere sè stessa. Sarebbe stata pronta a rinunciare a tutti i suoi poteri, se questo significava liberarsi della possibilità che Orochimaru prendesse il suo corpo. E la Serpe glielo avrebbe potuto leggere in faccia. Io voglio di più. Voglio migliorarmi. Voglio far sì che i miei alleati si inchinino in mia presenza, e che i miei avversari tremino al mio pensiero. Voglio scoprire tutti i segreti che hai tenuto nascosto a me e ad Oto. Ma niente di tutto questo vale il rischio di un tuo tradimento. Se pensi che un semplice "fidati di me" possa bastare... quella è la porta. Goditi la tua eternità all'inferno. Un fascio di luce, ed una porta si sarebbe aperta verso l'esterno. Orochimaru non avrebbe percepito pressioni per andarsene. Ma poteva quasi vedere la fortezza che circondava la Vipera, la determinazione con la quale teneva insieme i suoi ideali. Poteva essere fisicamente debole, ma nella sua mente era tutto diverso.

    Le sorprese non erano ancora finite. Fu un sollievo sapere che la lucertola era dalla loro parte, ma la situazione era ancora troppo tesa per festeggiare. Il suo attacco andò a vuoto, portando la Serpe al fianco di Hebiko. La giovane genin osservò la situazione con ansia crescente, irrigidendosi quando sentì il commento di Orochimaru. Il suo potenziale la terrorizzava. La guardia la terrorizzava. Come vivente, in quel mondo aveva tutto da perdere. Aveva lo sguardo fisso su Febh, come un predatore concentrato sulla preda. Lui è MIO. E nel dirlo, le mani si infilarono nelle tasche nascoste delle sue vesti, alla ricerca di un'arma. Ma non sarebbero stati in grado di vedere cosa avesse in mano, poichè la sinistra avrebbe fatto cadere un fumogeno, annebbiando la vista di tutti i presenti. Un istante prima dell'impatto, sfruttando la posizione di spalle dell'indigeno, avrebbe lanciato le bolasDato che non è specificato niente e che in precedenza c'era un po' di distanza tra loro, imposto la distanza di almeno tre metri ad altezza delle ginocchia, cercando di anticipare il suo spostamento verso Febh. [SAI] Contava sull'effetto a sorpresa e sulla successiva cecità generale per bloccarlo anche solo per un istante. Febh avrebbe saputo cosa fare. Lo Yakushi avrebbe presto sentito la donna toccargli il fianco [SAII], e, fumogeno permettendo, avrebbe visto l'orrore nel suo sguardo, che implorava aiuto. Era sicuramente determinata a combattere al suo fianco, ma sarebbe stato stupido credere che avesse qualche speranza di fronte a quel tipo di avversari.
  4. .

    L'importanza del dettaglio


    IV




    Hebiko osservò il biondino alle prese con la sua prima delusione. Sogghignò, coprendosi leggermente la bocca con una mano. La cosa sembrava averlo turbato più del previsto, a giudicare dalla reazione non sembrava essere abituato ai fallimenti. Dopotutto era ancora giovane, e la Vipera stessa avrebbe presto dimostrato di avere lei stessa problemi nell'accettare che le cose non andassero come previsto.

    Le gallerie vennero marchiate, ma era comunque difficile tenere tutto a mente. Portando una mano ad una tasca nascosta delle sue vesti, ne avrebbe estratto un piccolo taccuino. Sfogliando alle pagine alla ricerca di una bianca, Yukine avrebbe visto svariati disegni e descrizioni, riconoscendo alcuni di essi come le creature e la vegetazione viste nei pressi del bosco dei sussurri. Altre erano a lui sconosciute, forse appartenenti ad una zona più interna del bosco stesso. Ogni pagina era ricca di appunti su quella specifica creatura, tutte scritte a mano e dettagliate in modo da essere riconoscibili a prima vista. Va bene, iniziamo a fare un po' di ordine. Un click, e con la penna iniziò a disegnare ciò che sapeva di quel luogo, cercando di connettere le gallerie ai luoghi da cui erano sbucati, con la speranza di trovarvi un pattern, una regola. Iniziò a scrivere qualche appunto, incerto a giudicare dal punto di domanda finale, dove si chiedeva se l'entrata e l'uscita di ogni corridoio fossero in realtà controllate da dei sigilli che li avrebbero teletrasportati senza che se ne rendessero conto, rendendo così il cercare di dare un senso a quei corridoi inutile. Ma avere quella risposta li avrebbe comunque portati a fare un passo avanti. Avrebbe risposto a qualsiasi domanda di Yukine in merito ai suoi appunti attuali, borbottando invece se si fosse mostrato curioso nei confronti dei suoi appunti più vecchi. Adesso abbiamo altre priorità, zuccherino. Se ti comporti bene, e se troviamo modo di uscire, te ne stampo una copia, così puoi colorare tutte le immagini. Borbottò sottovoce una delle frasi, non voleva essere troppo pessimista.

    La quarta galleria possedeva al suo interno un brillante cimelio rosso, sopra un piedistallo consumato dal tempo e dall'umidità. L'assenza di polvere sulla pietra avrebbe fatto capire ad entrambi che si trattava sicuramente di una chiave comune lì dentro. Yukine chiese timidamente il permesso per prenderla, facendo sfuggire un sorrisetto soddisfatto alla Vipera. Era dai tempi del suo vecchio team che le mancava qualcuno che le portasse rispetto senza dover prima essere minacciato. Oh, hai notato anche tu che manca della polvere e hai pensato fosse una chiave? Sei un bambino davvero intelligente. Un consiglio misto a un complimento erano il metodo migliore per ridare confidenza a un bimbetto frustrato.

    Nella terza stanza però le cose si complicarono. Vi era una seconda sfera, stavolta blu, già incastonata in un affresco altrettanto blu. ...Huh. Di nuovo, la teoria della polvere era la loro migliore arma a disposizione, e avrebbe chiesto al biondino di controllarla, mentre continuava ad appuntare dettagli sul taccuino, facendo uno schizzo dell'affresco. Oh, vuoi mettere il rosso nel blu? Perchè pensi sia giusto? Non ti sembra in ordine così com'è? Forse c'è una statua rossa che sta aspettando la sua sfera. Non mi sembra il caso di rischiare prima di aver terminato le altre stanze. Gli domandò, quasi interrogandolo come si faceva a scuola. Certo, a meno che tu non abbia una spiegazione per la tua idea. Lo mise alla prova, spingendolo a ragionare di più sulle sue azioni, oltre che a chiedere il permesso. Essere ubbidienti era di certo un bene, ma non poteva far sempre affidamento sugli altri. In questo caso, se il biondino avesse avuto troppa fretta di testare la sfera, e se sulla blu avessero notato polvere, lo avrebbe fermato prendendogli il polso con delicatezza. Diamo un'occhiatina alle altre stanze prima, mh? Una sola stranezza è buffa, due sono una coincidenza, ma tre sono la regola. Facciamoci un giretto prima di trarre concusioni affrettate.

    Ormai la prova della polvere sarebbe stata un must in ogni stanza, e l'ultima non fu eccezione. Fece una smorfia nel vedere l'orrida creatura, appuntandola. Yuck. Bel dio che si sono scelte. Borbottò. Avrebbe cercato di capire se ci fosse una cavità dove piazzare la sfera. Assottigliò le labbra ascoltando le parole di Yukine. Insomma, vuoi un ricordino da questa avventura, huh? Non credeva negli dei, perciò non temeva una punizione divina per aver vandalizzato un santuario. Ma aveva dubbi a sufficienza sui culti per credere che vi fosse nascosta qualche trappola. Se pensi sia una buona idea, prendila pure. Ma io me ne sto un po' indietro. Non lo avrebbe mai lasciato da solo. Il suo timore era che avrebbe potuto far scattare una chiusura delle gallerie, preparandosi quindi ad allungare le braccia e lanciare lui e sè stessa fuori da quella stanza, prima i restarvi chiusi dentro. Ma l'assenza di polvere sarebbe stata sicuramente un dettaglio positivo.

    Ed infine tornarono al punto di partenza. Più o meno. La stanza era identica, ad eccezione dell'assenza dei loro appunti. Hebiko si lasciò sfuggire una rumorosa lamentela. UGH! Anche io. Cosa ci troveranno mai di così intrigante. Borbottò infastidita. Di nuovo, gli diede ordine di marcare le gallerie, segnando quella da cui erano usciti con lo stesso numero della precedente, più una macchia di sangue. Fai un simbolino al centro. Quella era la stanza del sangue, questa è diversa. E vediamo un po' dove ci porta. Di nuovo, avrebbero rivisitato le nuove gallerie, stavolta con una sfera e, forse, una statuetta.

  5. .

    Die Already!


    XII




    Il suo attacco non era riuscito bene come pensava. Il genjutsu doveva essere stato riattivato da qualcosa, eppure era certa di averlo eliminato. Ma dal risultato ottenuto, era chiaro che il suo colpo fosse fin troppo più debole del previsto. Un ringhio uscì dalla sua bocca. Se non altro, uno dei due era finalmente sconfitto, esploso in una nube di serpi. Le restava solo l'altro.

    Il suo avversario però non sembrava pronto ad arrendersi. Voleva sfruttare il suo errore, facendone però uno a sua volta, per colpa della foga: iniziò ad arrotolarsi, cercando di impigliare il braccio della Vipera attorno a sè, per poi serrarlo sotto l'ascella. Fortunatamente per la rossa, mentre l'altro roteava ebbe il tempo per mollare semplicemente la presa, prima allargandolo lontano da lui e poi ritirandolo alla sua lunghezza normale, evitando così di finire incastrata sotto al suo braccio. [SDI] Hmph! Se vuoi fare una cosa simile, devi prima tenermi ferma. Pensavi ti avrei lasciato far-IIK! Non aveva tempo di perdersi in chiacchiere. Se era vero che il primo tentativo era fallito, il secondo era ben più brutale. Ma stavolta lei aveva il vantaggio numerico. Con Mitsuki concentrato unicamente sulla rossa, Kui, trovandosi in mezzo ai due, ebbe modo di lanciarsi al di sopra delle mani allungate dal nemico, facendo peso con il suo grosso corpo [SDII] e deviando così l'attacco, permettendo ad Hebiko una schivata più facile, allontanandosi con un rapido scatto, facilitata sia dalla deviazione che da quei metri che li separavanoNon mi ricordo più quanti, sono onesta LoL però mi ricordo che il Mistuki sopravvissuto era dietro al clone appena morto, e considerando che Hebiko l'ha raggiunto col braccio, massimo due, forse tre metri se vuoi esser generoso. [SDIII]

    Mitsuki continuava ad essere arrogante, ma i serpenti addosso a lui erano ormai finiti. Hebiko aveva notato come questi sembrassero cadere esanime quando l'altro componeva delle tecniche, forse li usava persino per rafforzarsi. Ma adesso era rimasto senza cartucce, e la Vipera doveva approfittarne subito. Per prima cosa, fece scivolare una mano in tasca, facendo cadere un fumogeno. [SAI] La stanza si sarebbe oscurata più di quanto non fosse, limitando la visibilità di entrambi... Più o meno. Kui, infatti, trovandosi più vicino al ragazzo, avrebbe approfittato di quella distrazione per avvolgersi a tutta la lunghezza delle sue gambe, stritolandole. [SAII] A quella distanza, la serpe sarebbe stata l'unica cosa visibile dal ragazzo, e ne approfittò per renderla una trappola, attivando la sua temibile illusioneManto Cangiante
    Villaggio: Oto (Personale)
    Posizioni Magiche: Nessuna
    L'utilizzatore può irrorare la sua pelle di chakra per generare un effetto psicotico. Entro 18 metri di distanza, previo contatto visivo con la vittima, ne diminuisce di 6 la percezione e di 3 tacche i riflessi. L'efficacia è pari 50.
    Tipo: Genjutsu - Kanchi
    Sottotipo: Dispercettivo
    (Consumo: QuasiAlto, Mantenimento: MedioBasso)
    [Da chunin in su]
    , seguita da un temibile sibilo. Il suo compito era solamente quello di impedirgli i movimenti, distrarlo il più possibile e rivelare ad Hebiko la loro posizione. Dopo essersi riavvicinata al fratello, mantenendo circa due metri di distanza, dalla nube uscì una selva di squamePot 30 Blu che mirava alla parte superiore del corpo, soprattutto al volto. Spostandosi poi verso destra rispetto alla direzione da cui aveva attivato la tecnica, armandosi di tirapugni, avrebbe tentato un assalto al collo, un colpo orizzontale che puntava a tagliarlo di netto. [SAIII] MUORI!

    Hebiko sembrava aver perso la sua risata isterica, ma la furia di quel combattimento le aveva provocato un'incredibile sete di sangue, alimentata dall'odio. Non voleva altro che vedere quello che si nominava Erede con così tanto orgoglio a terra, tagliato a pezzi e abbandonato in quella discarica. La sua mente non aveva spazio che per quel singolo obiettivo. Ne sarebbe uscita vincitrice, e non avrebbe mostrato un briciolo di pietà verso quello che sperava di definirsi suo fratello.

    Chakra: 33/60
    Vitalità: 10/16
    En. Vitale: 24/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 500
    Velocità:  500
    Resistenza: 500
    Riflessi: 500
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 575
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: schivata
    2: deviazione Kui
    3: schivata

    Slot Azione
    1: fumogeno
    2: stritol. Kui
    3: taglio

    Slot Tecnica
    1: Manto Cang.
    2: Puntaspilli

    Equipaggiamento
    • Kaiken × 1
    • Bomba Sonora × 1
    • Antidoto Base × 1
    • Tonico Coagulante Minore × 1
    • Respiratore × 1
    • Tirapugni con Lama × 1
    • Veleno Debilitante C1 (5 dosi) × 1
    • Amplificatore Suoni × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1
    • Bolas × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Coltelli da Lancio × 5
    • Frusta × 1
    • Tatuaggio da Richiamo × 1
    • Fumogeno × 1
    • Sigillo Maledetto della Luna × 1

    Note
    Squame turno II - Agilità in cooldown
  6. .

    Time-machine


    III




    Il piano sembrò funzionare, perlomeno dato il movimento intorno a loro, quasi si stesse ricaricando una videocassetta. Hebiko si guardò attorno con un certo timore, mentre tutto intorno a lei "ringiovaniva", perdendo muffa, polvere e facendo riapparire le persone, troppo rapide per distinguerle. Quella sorta di flusso rallentò, fino a far apparire Diogene in persona, alle loro spalle. Colta alla sprovvista dalla sua voce, la Vipera si fece scappare un grido, aggrappandosi a Shunsui, il più vicino a lei. Mikawa! E' uno dei tuoi soliti trucchetti!? La pessima esperienza della riunione otese l'avrebbe portata a dubitare sempre e comunque di quell'uomo. Ma, rapidi com'erano arrivati lì, tornarono anche indietro, con un pessimo effetto sul loro corpo.

    Stordita dal viaggio, la rossa si allontanò di qualche passo dall'orologio, barcollando appena. Ugh... Pensavo che dovessimo annullare il genjutsu, non riattivarlo. Che cosa è successo? Non voleva nemmeno pensare alla possibilità che quello fosse un vero e proprio jutsu temporale, ma quando il Mizukage prese parola, non ci sarebbero stati dubbi. Non appena le fece notare il kaiken, lo sguardo stordito della donna si riaccese, mentre con un crescente panico si toccava in vari punti delle vesti, alla ricerca di qualcosa. La fessura non lasciava dubbi. I-Il mio kaiken!?

    image0


    Iniziò a guardarsi attorno, dentro e dietro l'orologio, arrivando persino a toccare le tasche dei presenti, alla frenetica ricerca del suo prezioso coltello. No no no no!! Non scherziamo! Ce l'ho da una vita, l'ho anche fatto incidere! Un regalo del suo vecchio team, custodito con gelosia, su cui aveva fatto intagliare un serpente, ricoprendo le fessure con della foglia d'oro. Il valore vero e proprio del kaiken stesso era di poco superiore ad un kaiken comune, ma il valore affettivo era inestimabile. Soprattutto considerando che del suo vecchio team non aveva più notizie.

    Kensei spiegò la sua teoria al gruppo, e dopo una lunga e complessa lezione sulle varie sfaccettature dei viaggi temporali, avrebbe concluso con la teoria che il suo coltello era intrappolato nel passato, esattamente nel momento in cui il Kokage era apparso. Seguì il ragionamento meglio che poteva, non nascondendo una discreta confusione. ...E chi diamine possiede un potere simile? La teoria aveva certamente il suo fascino, ma l'idea di trovarsi di fronte a una o più persone in grado di controllare il flusso stesso del tempo l'aveva fatta sbiancare (più di quanto già non fosse). Mordendosi il labbro, cercò di ripensare a quali, tra le varie minacce dell'Accademia, potesse avere accesso ad un potere simile, ma nessun nome in particolare le veniva in mente. Mi domando se tutto questo ne valga la pena... Rispose a Shunsui, accettando comunque di far parte del piano. Se questa... entità, ha il controllo del tempo, possiamo davvero contrastarli? Gli basterebbe tornare indietro ed impedirci di raggiungere la villa! Un barlume di speranza le accese una lampadina, guardandosi attorno. ...Oppure potevano farlo solo una volta... O almeno un numero limitato. Altrimenti, secondo le teorie del Mizukage, ora sarebbe apparso immediatamente qualcuno a fermarci, tornando indietro nel tempo, sapendo già cosa noi avremmo fatto. Il suo stesso ragionamento iniziava a confonderla, ma aveva senso. Se non altro, avrebbe dato al team la speranza che potevano realmente agire senza temere che tutti i loro sforzi venissero cancellati. Il sunese ebbe un'ottima idea, che fece annuire con decisione la Consigliera, che sembrava aver ormai perso la facciata più formale. La situazione era fin troppo complessa per sforzarsi ed utilizzare il linguaggio insegnatole da Ogen. Ottima idea. Tu dovevi essere quello bravo a scuola. Lo prese in giro,aiutandolo a trovare il necessario per il suo biglietto.

    E va bene, riproviamo. Si armò di un semplice kunai, avendo imparato la lezione precedente, seguendo gli ordini di Kensei. A seconda dei casi, il Mizukage le avrebbe fatto la fatidica domanda. Colta alla sprovvista, e per niente insospettita dalla domanda, si limitò a fissarlo un po' torva, inclinando appena la testa, osservando l'interno dell'orologio. Tzk! Sono la donna più elastica in circolazione, certo che posso entrarci. Ma non vedo come- I suoi neuroni sembrarono finalmente in grado di fare 2+2, facendola scattare all'indietro. He-HEY! Vuoi mandare ME nel passato!? Avrebbe fatto sibilare la lingua un paio di volte, nervosa, iniziando lentamente a capire il suo piano. Hm. Se ci fosse la possibilità di portare qui Diogene, potremmo costringere i nemici ad uscire allo scoperto. Sempre partendo dal presupposto che sia lui il loro obiettivo. Il Mikawa ha il brutto vizio di collezionare tesori non propri. I kiriani dovevano saperlo bene. Certo, possiamo sempre riportarlo nel passato in caso. Ma se restassi là bloccata?? Resterei bloccata per... mesi! Nella sua villa!? Devo invecchiare fino al presente!! Il passare del tempo non era davvero un problema per chi aveva il vantaggio della gioventù perenne (ed un paio di mesi non erano certamente sufficienti per invecchiare), ma per la Vipera era stato difficile arrivare fin lì con l'intenzione di restarci non più di un'ora, figurarsi finire in trappola per mesi, costretta ad evitare la sè stessa del presente. Certo, c'era la possibilità che a Kensei bastasse trovare il biglietto per dimenticare la sua proposta. La terremo come ultima risorsa. Ma fino a che non scopriamo quale sia l vero obbiettivo di... chiunque abbia combinato tutto questo, se anche finissi nel passato non avrei uno scopo.
    Si sarebbe fatta scivolare di dosso quella spinosa proposta, con delle osservazioni tutto sommato logiche a sufficienza da convincere i presenti, o almeno ci sperava.


    Certo, SE avessero percepito il frastuono fatto da Akira, ed Etsuko non fosse riuscito a capire che fosse un kiriano, Hebiko, saltando come un gatto, sarebbe schizzata nell'orologio, accucciandosi al suo interno. La sua teoria doveva essere corretta, quelli non potevano essere altro che i nemici, e quel gesto aveva cambiato il passato abbastanza per farli arrabbiare e farli apparire proprio davanti a loro! Ho cambiato idea! Vado! Appiattendosi il più possibile per lasciar oscillare il dondolo, avrebbe picchiettato con violenza il vetro. Fai partire questo coso FAI PARTIRE QUESTO COSO!! Non sembrava intenzionata ad affrontare persone in grado di cambiare il flusso stesso del tempo. La sua utilità stava nel rubare qualsiasi cosa volessero prima che loro stessi potessero farlo.


    Edited by Waket - 13/12/2020, 10:42
  7. .

    La Seconda Riunione


    I




    Da quando era diventato segretario, Youkai aveva avuto modo di lavorare a stretto contatto con l'Hokage. Non aveva particolare talento nel gestire appuntamenti, nè era particolarmente bravo nelle questioni burocratiche, ma in quel modo Raizen poteva tenerlo sott'occhio, e lui poteva sfogarsi riguardo ogni sua nuova scoperta sulla Radice. Un argomento che non avrebbe potuto tirar fuori durante la riunione, proibitogli dal Kage stesso. Meno persone conoscevano quel segreto, più possibilità c'erano di trovare tracce di quella setta ancora in circolazione.

    Il rovescio della medaglia era che ora doveva lavorare a tempo pieno (e anche qualche straordinario, per colpa della sua pessima organizzazione) per il Colosso, obbedendo alle sue richieste. Se non altro, ogni volta che si dimostrava efficiente, riceveva da Hitomi un nuovo foglio di adesivi da utilizzare come più preferiva, cercando di spronarlo a fare di meglio. Organizzare la riunione non fu troppo complesso, ma impiegarono qualche giorno a rendere la stanza sicura e lontana da orecchie indiscrete, ed i portali di Tayoko furono fondamentali per trasportarvi all'interno quella grande quantità di sedie, necessaria a contenere tutti gli shinobi chiamati all'appello.

    E proprio Tayokounknown era stato messo a fare da guardia all'ingresso. Per ogni shinobi che si fosse presentato con il coprifronte in bella vista, avrebbe abbaiato attirando l'attenzione di Youkai stesso, che avrebbe accompagnato gli ospiti nei sotterranei, facendoli entrare nella stanza preparata per l'occasione. Si era preso la libertà di decorare le sedie, ognuna con un adesivo differente, sicuro che ognuno avrebbe preso posto nella sua preferita. L'adesivo sulla sua sedia rappresentava un sole ricoperto di brillantini, proprio di fianco alla sedia dell'Hokage, alla quale gli era stato proibito avvicinarsi, con salate minacce sul cosa sarebbe successo se avesse osato posare uno solo dei suoi adesivi lì sopra.


    La riunione iniziò con un'ondata di positività. Come prima cosa, Raizen annunciò con fierezza il ritorno di Sho, fin'ora mascheratosi per permettere l'effetto sorpresa. Anche per Youkai fu una sorpresa, nonostante lavorasse nell'Amministrazione diverse notizie gli sfuggivano sotto agli occhi, probabilmente aveva anche decorato il rapporto di Sho con qualche adesivo commemorativo. Gli dedicò un sincero inchino, ammirando le sue gesta. Quello era ciò che il rosso sperava di diventare.

    Subito dopo annunciò la sua promozione a chunin, anticipatagli pochi giorni prima, e non solo, anche Yato era stato promosso. Lo osservò con orgoglio, concedendogli un inchino. Se era arrivato così lontano, era sicuro che le sue accuse di sospetto fossero ormai parte del passato. Forse, invece di doverlo tenere d'occhio, poteva invece tentare di farci amicizia, cercando di capire cosa in primo luogo avesse fatto crescere i sospetti, e se necessario ricordargli quali fossero i principi della Foglia. Aveva buone speranze in lui. Congratulazioni, Yato! Potremmo lavorare insieme, qualche volta. Se fosse stato a portata di mano, avrebbe staccato uno degli adesivi, un allegro pollice all'insù, attaccandolo al suo coprifronte. Sul suo invece, una stellina luminosa. Quale metodo migliore per inaugurare la sua nuova carriera, se non mostrando con fierezza il suo distintivo personalizzato?

    Le notizie avrebbero iniziato ad incupirsi da lì a poco. L'Hokage era tornato al suo massimo potenziale, ma non grazie alla sconfitta nemica. Di loro ancora non si sapeva nulla. All'Abete avevano sconfitto un'Arma, ma ancora molte di esse erano sparse per il continente, in attesa di riattivarsi, pericolose quanto se non più la Bakekujira stessa. La Zanna sembrava aver concesso un contatto, ma le speranze di trovare un accordo di pace erano ancora vane.

    I Cremisi, insieme a Kumo, facevano parte degli interessi del neo chunin. La storia di Hagemono, fitta di misteri, gli interessava perlopiù per un egoistico motivo. Tuttavia, confidava nell'unione di clan. Forse anche lui era un disperso, o forse era in contatto con tutti i membri rimasti. Si fece avanti, timoroso, non appena Raizen finì di parlare di quell'argomento. Uh... Se è un Uzumaki... Forse possiamo trovare un contatto? Se riuscissi a trovarlo, magari potrei far cambiare idea al clan, e renderli alleati di Konoha... Sembrava intimorito dalla sua stessa proposta, ma speranzoso. Forse si stava spingendo un po' troppo in là, e la sua ossessione di ritrovare qualcuno che fosse come lui rischiava di metterlo nei guai.

    Il discorso sulla pergamena gli fece drizzare le orecchie, commentando con spontaneità: Ehi, io lo so fare! Guarda! Senza preavviso, la sua anima uscì dal suo corpo, che sbattè il muso contro il tavolo prima di scivolare a terra, esanime. L'anima invece aveva posseduto una delle bandierine, dalla quale era apparso un occhietto. Un ovattato Oh no. fu udibile a tutti i presenti, mentre la bandierina si staccava dalla sua posizione, saltellando verso il suo corpo morto caduto a terra. Un rapido scambio, e la bandierina tornò ad essere un oggetto comune, mentre Youkai riprese il controllo del proprio corpo. Ow, il naso... Dopo l'incidente con Murasaki, ho fatto ulteriori ricerche e perfezionato la possessione, ora posso eseguirla senza rischi! Sembrava piuttosto fiero dei suoi traguardi. Giorno dopo giorno scopriva qualcosa di nuovo sul suo peculiare potere, e sembrava impaziente di condividere quelle conoscenze con i propri alleati.

    Dopo una rapida spiegazione del Kappa, un'altra della Armi, e dopo la più approfondita spiegazione di essa da Yato, arrivò il momento di parlare del gruppo da poco scoperto da Youkai, che lui ancora chiamava Illuminati. Ancora aveva gli incubi di quel tremendo giorno. L'idea che esistesse un gruppo simile, che agiva in maniera così disumana solamente per soldi o per il sapere lo disgustava. E preoccupava. Raizen era preoccupato che il clan di Murasaki potesse essere uno dei bersagli più ambiti. Si morse le labbra, cercando il suo sguardo. Avevano condiviso quell'avventura insieme, ma per il bene che voleva, l'avrebbe preferita al di fuori di quella storia. Prima o poi sarebbe andato a fondo di quella faccenda, ma non poteva portarsi dietro qualcuno di così prezioso. Arrossì visibilmente quando Raizen criticò il suo (scarso) talento nel riprodurre il simbolo visto. L-Le mani sono difficili... Borbottò, abbassando lo sguardo imbarazzato.

    Si sforzò di non parlare quando l'Hokage chiese a tutti un parere sulla ricostruzione dell'edificio. Gli aveva già riempito la testa delle sue idee, tra modellini di trenini da utilizzare per portare gli snack da un ufficio all'altro ed acquari al posto dei muri per dare un'aria più allegra, aveva già subito strigliate a sufficienza da capire che forse la ristrutturazione non faceva per lui. Oppure Raizen non apprezzava la creatività. Avrebbe atteso con pazienza un altro momento per brillare.


    Edited by Waket - 1/7/2020, 08:57
  8. .
    Youkai

    Per ora sono Genin Blu, ma anche se passo di grado preferirei giocarla ancora come Genin (tanto mi par di capire che la apri a giorni, no?)
  9. .
    Madonna ersapino quanto ci hai messo! Bentornato!
  10. .

    Family?


    X




    Di certo, uno dei due shinobi ora aveva parecchie informazioni succose alla mano. Ma non Hebiko. Hebiko era rimasta al suo posto di guardia, impaziente, mentre Tasaki ascoltava come meglio poteva la conversazione. La rossa non sarebbe riuscita a prevedere in alcun modo la spinta che la scagliò verso l'alto, avendo appena il tempo di sgambettare per aria, prima di ritrovarsi a distruggere il tetto con il suo stesso corpo!

    Con uno sbuffo, si rialzò in piedi abbastanza in fretta, guardandosi immediatamente attorno per valutare la situazione. Non sapeva come, ma erano stati scoperti. E, nonostante non ci fosse la guardia intravista prima sul tetto, c'era comunque un'altro ospite, accompagnato da diverse figure. Hebiko si morse le labbra, intuendo chi, o meglio dire cosa fossero quelle figure. Non era un'esperta nel conoscere il funzionamento dell'Edo, tuttavia sapendone le basi si era già fatta un'idea del come fermarlo: ignorare le pedine, ed attaccare chi le controlla. Ma attaccare sarebbe stato l'ultimo dei suoi pensieri, non appena l'altro attivò il suo genjutsu.

    S-Sorella?! La rossa lo osservò incredula, paralizzandosi sul posto. La sua spiegazione era bizzarra... ma suonava credibile, per qualche motivo. Sembrava terribilmente sincero. La situazione in cui si trovava, l'esser appena stata coperta come spia, la manteneva piuttosto tesa, eppure non era di lui che aveva paura. Dopotutto era suo fratello, uno dei tanti, forse uno dei ribelli, come lei. Tendeva a diffidare di ognuno dei collegamenti che aveva con Orochimaru, dopotutto ogni esperienza che aveva avuto nei suoi confronti l'aveva portata a dover combattere per mantenere il suo corpo, la sua personalità. Eppure con Arata sembrava diverso, aveva perso quell'istinto guerrigliero che sembrava avere verso tutto ciò che riguardava suo padre, e lo osservava con occhi speranzosi, in cerca di risposte. He... Hebiko... Borbottò, ancora in una incerta posizione da battaglia, nonostante la sua espressione dicesse tutt'altro.

    Beh... Non che io abbia sentito nulla, l'esperto del team è lui. Indicò Tasaki, poco prima di tapparsi la bocca, incredula di ciò che le era appena uscito. Perchè aveva tutta quella confidenza nei suoi confronti?? Da quando in qua si fidava di un totale estraneo, solo perchè sosteneva di essere un fratello? Se poteva ancora cedere di fronte a richieste più pacate, per quanto si fidasse, l'idea di sottomettersi a questa Atrocità non le piaceva per niente. Aiutata o meno da Tasaki per riconoscere e sciogliere quell'illusione, si sarebbe ribellata all'idea. Forse? Ha! Stai scherzando, vero? Rise, incredula. Nonostante avesse torto marcio e fosse stata beccata a spiare, sembrava aver forti opinioni riguardo quella faccenda. Non so come sei abituato tu, ma io non prendo ordini assoluti da nessuno. Arata... Davvero ti fai schiavizzare così? Che differenza c'è tra l'ubbidire ciecamente a questa Atrocità, o a nostro padre? Sei davvero rimasto solamente un burattino?

    SE Tasaki non avesse avuto modo di aiutarla a riconoscere, e di conseguenza sciogliere la sua illusione, il bizzarro attaccamento alla famiglia sarebbe rimasto, ma con un twist non previsto. Tu dovresti venire con me! Chi diavolo sono questi svitati che sarebbero disposti ad uccidere una tua sorella, costringendoti a chiedere pietà?? Ridicolo! Da dove vengo io, nessuno ti tratterebbe come uno schiavo, e soprattutto io non lo permetterei. Valgo così poco per te? non sai nemmeno garantirmi la mia sicurezza nemmeno se ubbidissi! Era evidentemente offesa, e, per quanto si fidasse di lui, la sua infelice scelta di parole verso Atrocità la rendevano terribilmente diffidente sulla riuscita di quel piano. Si fidava di lui, sì. Ma non di quella donna. E quel "forse" aveva cementato l'idea che Arata non avesse poteri sufficienti da poterla tenere al sicuro se fosse finita nelle sue grinfie. Mentre i due discutevano, Tasaki era stato sì intrappolato, ma forse poteva sfruttare quella distrazione per cogliere il rosso di sorpresa, magari addormentandolo a tradimento.



    SE Tasaki avesse avuto modo di dirle del genjutsu, aiutandola così a liberarsi, una volta schiaritasi la mente la Vipera si sarebbe mostrata furiosa. Non aveva di fronte a se un avversario che poteva sottovalutare, ma non accettava di essere ingannata in quella maniera. Tu... Sporco bugiardo... A nulla sarebbe servito cercare di convincerla che il curioso effetto dei suoi occhi non facesse parte dell'illusione. Mi credi tanto stupida!? E allra a cosa ti serviva l'illusione, mh?? A mantenermi mansueta!? Se fossi stato davvero mio fratello, non avresti usato simili trucchetti per convincermi! A te non importa niente di me... Aspettavi solo il momento giusto per farmi fuori! Le mani le tremavano, eppure sembrava ancora esitante ad attaccare. Forse, il dubbio che fossero realmente parenti era ancora saldo in lei. Lo provocò, ruggendo: Se è vero quello che dici, dimmi qualcosa che possiamo sapere solo noi! Dimmi che realmente ci tieni alla mia salvezza! Dammi una prova... e forse accetterò le tue condizioni... Si stava chiaramente mettendo in una fittizia posizione di vantaggio, ponendo la sua speranza nel fatto che fossero realmente fratelli, e che Arata fosse davvero disposto a tutto pur di tenerla in vita. Nuovamente, era forse distratto a sufficienza per permettere a Tasaki di agire indisturbato, sempre che fosse riuscito a liberarsi dalla sua presa. Se lo avesse liberato Hebiko stessa, avrebbe sicuramente messo in allerta Arata, rendendo vana la sua distrazione. Senza il genjutsu, era in grado di pensare lucidamente, e per quanto parte di quella distrazione era dettata dal puro egoismo, l'altra metà prendeva tempo in favore di Tasaki, fidandosi delle abilità del chunin e del fatto che sfruttasse il momento concessogli per portarli realmente in vantaggio.


    -2 leggere
    chakra da calcolare dopo le azioni di Tasaki
  11. .
    Hello buddy

    Se vuoi conoscerci meglio e avere più info, scrivici su Discord!
  12. .

    La realtà dietro l'illusione


    IX




    Attraversata la porta, Youkai era pronto a combattere, aspettandosi questo esperto in Fuinjutsu che lo spirito aveva citato poco prima. L'unico occhio rimastogli scivolò via sciogliendosi, accecandolo definitivamente. Non gli importava. Se n'era fatto una ragione, perlomeno dimenticando che fosse permanete per restare lucido durante la battaglia Ma nel tentare di preparare il suo braccio spirituale, si accorse di non essere in grado di estrarlo. Con orrore, nonostante non potesse vedere, si voltò verso il braccio, riprovando più e più volte e confermando la sua paura. Raizen aveva attraversato la porta finale, cedendogli anche l'ultima delle maledizioni. ...No... Un tremante sussulto uscì dalla sua bocca. Si accovacciò su se stesso, rannicchiandosi sul pavimento. Nessuna lacrima era più in grado di scendere, eppure i polmoni continuavano a togliergli il fiato, costringendolo a singhiozzare. Non gli era rimasto più niente di se.

    Farsi forza per proseguire in quel mondo ora oscuro richiedeva un incredibile sforzo. Aveva ben pochi motivi per volersi rialzare da terra. Sapere di essere stato condannato ad una vita di inutilità, potendo solamente contare nell'aiuto altrui per andare avanti, vedendosi così bruciato il suo destino di shinobi, lo aveva distrutto. Fortunatamente, sembrava non esserci nessuno, oltre a lui. Aveva ancora una vita buia davanti a se. Era difficile per lui pensare ai lati positivi di quella storia, o a come sfruttare il poco che gli fosse rimasto. Poi si ricordò di Raizen. Certo, doveva essere colpa sua se quelle punizioni gli erano piombate addosso... Ma questo significava che lui fosse salvo. La sua ultima missione se non altro era riuscita.

    Tremante, si alzò in piedi. La sua posa era insicura, esitante. Con le mani di fronte a se cercava un muro, un appiglio sicuro grazie al quale proseguire. I primi passi lo fecero entrare del tutto nell'ambiente, sentiva scricchiolare della carta sotto ai suoi piedi, ed il forte odore di libri risvegliò subito il ricordo dell'obiettivo primario di quella missione: aveva raggiunto il covo della Radice. L'odore di vecchio e di polvere era così forte da dargli quasi fastidio. Di sicuro portar fiori qualcosa da quell'inferno sarebbe bastato per la sua missione. Con un piccolo aiuto degli occhi del clone, sarebbe riuscito a scegliere il rotolo o il tomo migliore da riportare in superficie. Proseguendo a tastoni, raggiunse una delle librerie, percependo grazie al tatto la varietà di oggetti che contenevano, tutti in grado di contenere preziosissime informazioni. Sentiva la polvere accumularglisi sulle mani ad ogni tocco, alcuni libri ne avevano uno strato così denso da risultare appiccicoso. Sobbalzò quando le sue mani raggiunsero una ragnatela, scuotendosela rapidamente di dosso con un lamento. Proseguì, cercando di toccare solo il minimo necessario, col terrore di incappare in qualche grosso ragno che aveva fatto di quel luogo la sua casa.

    Il rumore di legno spezzato lo fece sussultare, seguito dal forte respiro di una persona. Fece un passo indietro, accovacciandosi appena, intimorito. Il silenzio non gli permetteva di capire chi fosse la figura che doveva avere davanti, tantomeno se si fosse trovato in una posizione al di fuori del suo capo visivo. Fortunatamente, fu la voce di Raizen a parlargli, cosa che lo rasserenò un minimo. Che si fosse già liberato dell'esperto citato dallo spettro? Per quanto Youkai volesse ubbidire alla sua richiesta, per l'Hokage sarebbe stato chiaro come avesse difficoltà nel farlo, proseguendo a piccoli passi, tenendo una mano sulla libreria e una di fronte a se, cercando di raggiungere a tentoni la voce. S-Sì... Fu Raizen a raggiungerlo, poteva sentire i suoi passi avvicinarsi, forse impietosito dalla sua condizione. Nonostante la sua neo disabilità, non riusciva ad alzare la testa, tenendola bassa. Avrebbe voluto piangere, ma non gli era possibile. Non era nemmeno certo di tutte le emozioni che provava, era successo tutto così in fretta, ed il buio tutto attorno a se non lo aiutava a concentrarsi. Raizen borbottò qualcosa, attirando l'attenzione del ragazzo. Hm? Ripetendo l'ordine, il giovane genin avrebbe tentennato, componendo i sigilli per il rilascio. Una spaventosa ondata di chakra lo attraversò, ripulendo le sue maledizioni. E la luce riapparve.

    Reagì con un pesante sussulto, guardandosi attorno incredulo. Dalla foga, arrivò a toccarsi un occhio, lamentandosi subito dopo per il dolore. Quella tremenda trappola si era rivelata nient'altro che un orribile genjutsu. Era nuovamente in grado di estrarre il suo spirito, visto il braccio spirituale che ondeggiava alle sue spalle. Riusciva finalmente a vedere l'archivio in tutto il suo polveroso splendore. Il suo chakra sembrava perlopiù intatto. Il suo volto sembrava illuminarsi ogni secondo che passava, sostituendo i profondi respiri ad una risata sempre più allegra. Si sarebbe goduto la sua ritrovata vista dopo quei terribili minuti di buio totale, osservando tutto quello che aveva attorno con gran curiosità. Si dovette calmare, richiamato all'ordine dall'Hokage, che confessò la verità su quelle prove. Youkai, fissandolo dopo aver spento il suo sorriso, iniziò a respirare profondamente. Ben presto, gli occhi gli si assottigliarono, annebbiati da copiose lacrime, e la bocca, fino a poco prima serrata, lasciò spazio a pesanti singhiozzi, ovattati solo dalle vesti dell'Hokage, nelle quali il rosso aveva affondato la testa. Mi sono sentito abbandonato... Le mani stringevano il lungo mantello che l'uomo indossava. Pensavo di non valere più niente... Rimase aggrappato a quell'uomo, lo stesso che aveva confessato di aver fatto lui quel gesto in passato, di aver condannato qualcun altro che aveva dovuto subire le stesse maledizioni che aveva ricevuto Youkai. Era in lui che ora cercava conforto, che cercava la prova del suo cambiamento. Avrebbe continuato a singhiozzare per diversi minuti, incapace di smettere.

    Avrebbe impiegato un po' per riprendersi. Diversi confusi pensieri si erano fatti spazio nella sua mente, i suoi insoliti occhi porpora ora fissavano la figura di fronte a lui, giudicandola inconsapevolmente. Raizen aveva già avuto modo di vedere cosa aveva fatto, e grazie a Youkai anche di sapere come una persona in quelle condizioni poteva sentirsi. Si toccò un braccio, portando lo sguardo a terra. Si sentiva un po' arrabbiato. Dopotutto lo aveva detto, si sentiva come abbandonato. Certo, la sfida era tremenda, non era possibile trovare una vera soluzione. Forse avevi ragione. Forse il mondo è davvero un brutto posto. Dopotutto, quella trappola non era colpa nè sua, ne di Raizen. Non la prima che aveva subito, perlomeno. Sta a noi renderlo un posto migliore. Esitò, stretto su se stesso. In certi momenti sentiva un gran bisogno di contatto fisico. E'... E' una buona cosa. Accorgersi dei propri errori. Il passato non definisce chi sei. Puoi ancora cambiare, se lo vuoi. Non serviva essere empatici come il rosso per rendersi conto del pentimento dell'Hokage. Glielo si leggeva in faccia. Era stato terribile in passato, e si era punito a sufficienza rivedendo i propri errori su uno dei suoi sottoposti più fedeli. La positività di Youkai, nonostante il sorriso stanco e gli occhi rossi dal pianto, erano sufficienti per fargli capire come ancora credesse in lui. Aveva forse una brutta storia alle spalle, ma da quando lo conosceva lo aveva visto agire per il bene. E tanto gli bastava, per ritenerlo una persona di cui fidarsi. Si strinse su se stesso, strofinando il piede a terra con fare indeciso. Nonostante gli avesse pianto addosso per diversi minuti, si sentiva comunque troppo timido per lasciarsi andare ad un abbraccio consolatore, era pur sempre l'Hokage. Anche se in un triste momento di debolezza.

    Tutta quella sofferenza aveva però dato i suoi frutti. Erano nel covo della Radice. E con la sua vista ritrovata, poteva finalmente decidere di esplorare quel luogo. Signor clone, ho bisogno del tuo aiuto! Zompettò tra una libreria e l'altra, indeciso sul cosa cercare. Non poteva certo portar fuori ognuno di quei libri o rotoli. Doveva concentrare le sue attenzioni su qualcosa di preciso, in modo da trovare il più possibile su uno specifico argomento. Gli occhi saettavano ovunque, avidi di informazioni e di idee. Poi si bloccò, come illuminato. Si voltò serio verso l'Hokage, pronto a dargli ordini. Cerca ogni cosa riguardante gli Uzumaki. Sentenziò, sicuro di se. Rotoli, tomi foglietti, non importa. Ogni cosa che faccia anche solo un accenno al mio clan. Per ora limitiamoci alle copertine ed i titoli. Voglio saperne di più. Un po' di egoismo non guastava. Forse sarebbe finalmente riuscito a trovare il suo albero genealogico, rintracciando così la sua identità. Avrebbe cercato anche nel più alto degli scaffali e nel più polveroso degli scomparti, a costo di accumulare tutto ciò che poteva su quel clan, a detta di Raizen, ormai estinto. Avrebbe accumulato tutto sul tavolo centrale, iniziando a leggere avidamente i primi ritrovamenti, cercando informazioni su di se, sui componenti del clan, e sul loro peculiare potere.
  13. .

    Onore


    IX




    Lo spirito fittizio sembrava divertirsi nel provocare Youkai, facendogli dubitare le proprie scelte. Il rosso però sembrava fin troppo sicuro della sua decisione. N-Non importa. Devo prima pensare ai più deboli. Combatterò con quello che mi rimarrà. Il clone dopotutto non aveva che un'oncia di chakra, una quantità troppo infima per aiutarlo con il suo addestramento, figurarsi con un combattimento. Probabilmente anche la sua resistenza ai colpi era piuttosto bassa, e c'era il rischio che la distruzione di quel clone mutasse nella morte del suo originale. Doveva proteggerlo, ad ogni costo.

    Se il chakra era un costo che aveva preso a cuor leggero, la seconda prova si rivelò più infame. Dover perdere un occhio, parte della vista, per evitare che il suo Hokage restasse debilitato a vita, senza possibilità di cura. Una scelta crudele, che lo fece crollare in lacrime, attraversando la porta sconfitto. Nel passare oltre, il suo occhio sinistro perse consistenza colando via dalla propria orbita. La mano si mosse a tapparla, come se potesse impedirlo, mentre un'altra tremenda sensazione invadeva il suo corpo, mozzandogli il fiato. Si accovacciò, reggendosi con le braccia, tremante e spaventato. Avrebbe presto capito cos'era successo, grazie alla crudele spiegazione della figura di fronte a lui. Aveva a malapena il tempo di realizzare che il clone aveva passato a lui la propria maledizione, che un'altra, tremenda prova gli capitò davanti, gettando via le poche speranze rimastegli. Crollò, in lacrime, incredulo nel vedere ciò che aveva davanti. Perchè... Perchè tutto questo... Sembrava tutto inutile. Tutti i problemi che avere un singolo occhio gli avrebbe causato, tutte le possibili soluzioni, nonostante ci fosse il rischio di abbandonare l'unica carriera per la quale sembrava essere nato, quella speranza a cui si era aggrappato... Non era servito a niente. Era bastata un'ulteriore prova, ed era tutto finito in frantumi. Si sentiva distrutto. Sentiva le forze abbandonarlo, una lacrima dopo l'altra, singhiozzando, coperto dalle risate di quella sadica guida.

    La guida lo illuse di avere ancora una speranza. In un gesto che definire compassione era da illusi, rese la parete al suo fianco trasparente, mostrandogli la porta che avrebbe dovuto attraversare Raizen. Un sigillo che avrebbe bloccato il chakra, ovunque gli fosse stato imposto un funjutsu. Ed un esperto in quell'arte subito dopo quella porta. Raizen non doveva attraversare quella porta. Il ragazzino era certo che avrebbe passato quella maledizione a lui, rovinando l'ultima goccia di speranza rimastagli. Youkai battè i pugni contro la parete, nel disperato tentativo di contattarlo, chiamandolo a gran voce. Ma non sembrava essere in grado di sentire. Il rosso era più furbo però, sfruttando la sua anima, poteva attraversare la parete e avvertirlo! Senza esitare, attivò la sua abilità, infilando la testa nella parete... ma quello che vide fu solamente uno strano trip, come se si trovasse in mezzo a due specchi, uno di fronte all'altro. Più si avvicinava, più Raizen sembrava allontanarsi. Non lo avrebbe mai raggiunto.

    Ritornò alla sua realtà. In ginocchio, sul pavimento. Le lacrime continuavano a scendere, nonostante la sua espressione si fosse fatta più vuota. Non aveva più molte speranze. Gli stavano portando via tutto: la vista, il chakra, la possibilità di sfruttare il poco che gli era rimasto... e più importante, la sua volontà. Ormai era chiaro, quella sfida era stata fatta per far mettere in ginocchio i più leali, i più onorevoli. Per coloro che non avrebbero mai voluto far del male a qualcun altro, e che si ritrovavano puniti dai loro stessi amici, o dai leader che rispettavano ed ammiravano, dovendo subire le punizioni a cui gli altri rinunciavano. Una prova per ricordare quanto l'animo delle persone fosse marcio, quanto dietro ad un bel faccino e grosse parole si nascondesse in realtà uno spirito codardo e pronto a sacrificare il prossimo per il proprio tornaconto.
    Youkai si rimise in piedi. Lo sguardo lasciava trapelare la sua determinazione. Non sarò io a cedere. Sentenziò. Forse il finto spettro credeva di averlo finalmente in pugno, ma dovette ricredersi quando il ragazzo ricominciò a parlare. Non mi farò controllare da simili trucchetti. Io voglio salvare le persone. Voglio dare tutto me stesso, perchè altri meno fortunati abbiano la possibilità di vivere felici, al sicuro. Guardò la porta con odio, incapace di fermare le lacrime, ma con i pugni stretti, impaziente. Dall'altra parte non c'è il vero Hokage. C'è una persona debole, con a malapena il chakra per reggersi in piedi. E' mia responsabilità far sì che ritorni a casa sano e salvo. Un temante sorriso apparve sul suo volto, anticipato da un piccolo singhiozzo. Succeda quel che succeda. Terminerò questa missione con onore, riportando a casa i più deboli. Le tue prove possono togliermi tutto. Ma non la mia volontà. Inspirò.

    Con una leggera malinconia osservò la porta che aveva davanti, l'ultima cosa che avrebbe visto una volta attraversata. Prendi la mia vista. Avrebbe atteso con impazienza che la porta si aprisse, attraversandola senza esitazione. Stava abbandonando non solo la sua vita da shinobi, ma anche una normale vita da cittadino qualunque. Sarebbe stato difficile per lui continuare a vivere da solo. Non gli importava. Solo una cosa contava: portare al termine quella missione con il miglior esito possibile. Aveva fatto tutto ciò che riteneva giusto, portando la salvezza di altri prima della propria. Era fiero delle proprie scelte. Avrebbe perso tutto, sì, ma con onore. Una volta attraversata, si sarebbe posizionato in guardia, sfruttando i sensi rimasti per capire cosa si trovasse davanti, con le lacrime che ancora scendevano sul viso, ma un fiero sorriso sul volto. Sono pronto. Fai pure il peggio che credi! Non ti lascerò nemmeno sfiorare il mio compagno!
  14. .

    Per un bene superiore


    VIII




    Quella cosa che aveva davanti, per quanto sostenesse di non essere un fantasma, più si descriveva più sembrava uno di quegli spiriti che infestavano i luoghi a loro importanti. Probabilmente era la cosa più vicina ad un fantasma fittizio che uno shinobi poteva sperare di creare artificialmente. Oh. Stai custodendo casa tua? Aveva afferrato il concetto, nonostante non sembrasse dalla risposta data.

    Non sembrava avesse rimorsi con Raizen, dimostrando come Youkai aveva malinterpretato il suo carattere. Lo "spirito" era lì dai tempi del quinto Hokage! Qualsiasi cosa avesse trovato alla fine di quel percorso, poteva nascondere preziose informazioni dimenticate o che mai avevano visto la luce, conosciute solamente dal Quinto. La determinazione superò la paura, l'idea di tornarsene a casa vincitore, con chissà quali preziose informazioni per il villaggio, avrebbe ripagato ogni suo sforzo. Ancora più importante però, era mantenere salvo il suo Hokage, che come lui, tramite un debolissimo clone, stava cercando di superare quella prova dalla quale era impossibile scappare.

    La prima scelta fu probabilmente la più facile di tutte quelle che lo aspettavano davanti. La porta si aprì, mostrando quanto fosse massiccia. Non appena la oltrepassò, Youkai ebbe un mancamento, come se all'improvviso la sua pressione si fosse abbassata di colpo. La debolezza che percepiva indicava che una grossa fetta del suo chakra era appena stata risucchiata via da quella porta. Ah... Sono passato! Quindi il clone è salvo?? Tuttavia, nonostante durante il suo ragionamento iniziale non lo avesse capito, il fatto di averne perso esattamente metà significava che anche la copia aveva deciso di cederlo. Una rapida risposta della sagoma gli avrebbe spiegato il reale funzionamento di quella trappola. Il sacrificio, se negato, passava all'altra persona. Il suo sacrificio era stato vano? Sacrificarsi insieme avrebbe portato a qualcosa di positivo? Non sapere quali altre prove li attendesse rendeva ogni scelta più difficile. Lo spettro comprendeva lo sforzo necessario nel cedere tutta quell'energia, ricevendo una muta risposta, con il rosso che scosse la testa in un cenno di assenso. Era preoccupato per le sorti del suo Hokage, ma ancora abbastanza sicuro di sè. Il chakra poteva essere recuperato. Poteva ancora salvare il clone e, di conseguenza, il suo proprietario.

    La seconda porta apparve subito più inquietante, e le parole della guida non addolcirono la pillola. Le sfide iniziavano a farsi invadenti. I-Il mio occhio!? Esclamò, turbato. Le immagini sulla porta erano chiare, e la spiegazione a voce non lasciava dubbi. Il detto, tuttavia, suonava sadico. C-Certo che no!! Si dice "Chi trova un amico trova un tesoro"! Tutto questo è... E se io fossi arrivato qui ed avessi già avuto un occhio solo!? Che razza di trappola dovrebbe essere questa! Iniziò a lamentarsi, scosso da quella rivelazione. Ancora non la realizzava a pieno, gli sembrava tutto fin troppo assurdo. Certo, gli archivi della Radice dovevano essere impenetrabili, impedire l'accesso a completi sconosciuti ed avere trappole in grado di proteggere al meglio ciò che custodiva... ma così era troppo! E-E poi che vuol dire che non lo posso riaprire!? N-Non riavrò mai più nemmeno il mio chakra?? Il mio occhio sarà inguaribile!? Lentamente, analizzando meglio la faccenda, la cosa si faceva sempre più pesante. Era ancora incredulo. Sacrificarlo non sapendo cosa ci fosse oltre quella porta sarebbe stato comunque un grosso problema, dover combattere qualcuno al suo pari ma con un punto cieco così ampio poteva costargli la vita. Ma la cosa poteva addirittura diventare definitiva, senza possibilità di cure di alcun tipo?? La sua carriera da shinobi avrebbe subito un duro colpo. Senza un occhio sarebbe diventato ancora più vulnerabile di quanto non era, forse addirittura un peso per il suo team. Naturalmente non voleva un destino simile. La mia risposta...

    Sussultò, ricordandosi della doppia prova. Negare quel sacrificio significava costringere Raizen al destino che aveva appena immaginato. Costringere l'Hokage stesso ad una pesante debolezza, che i suoi numerosi nemici potevano sfruttare. L'Hokage aveva sicuramente molti più assi nella manica rispetto al giovane genin, ma al contempo aveva più nemici. Più responsabilità. Più conseguenze per i suoi errori. Privarlo parzialmente della vista, una cosa fondamentale per un assassino, rischiava di condannarlo più di quanto non avrebbe condannato il giovane Youkai, ancora uno shinobi in erba, con più strade percorribili di fronte a sè, meno nemici e meno rinunce se la cosa avesse effettivamente compromesso la sua carriera. Di genin ce n'erano tanti, persino migliori di lui. Uno in meno da addestrare non avrebbe fatto la differenza.

    L'idea di dover rinunciare alla sua carriera lo stava distruggendo. Fissava il pavimento con occhi vitrei, spento. L'unica cosa che ricordava della sua vita passata era di esser stato uno shinobi. Uno shinobi fallito, vista la sua incredibile resurrezione. Eppure così terribilmente attaccato alla vita, al punto che nemmeno l'inferno stesso era stato in grado di contenerlo, al punto che un demone albino lo aveva forzato a tornare in vita, per terminare chissà quale scopo. Non avrebbe potuto rinunciare così facilmente a quella vita. Ma sarebbe diventato tutto molto più difficile e pericoloso con un simile handicap. Si morse il labbro, riuscendo a trattenere dei deboli singhiozzi, ma non le copiose lacrime che gli offuscavano la vista. Non poteva mollare come un codardo. Non poteva condannare un Jonin del livello del suo Kage a vivere con una simile debolezza. Non riteneva giuste quelle prove, quella crudeltà all'interno del suo stesso villaggio. Ma se non fosse arrivato fino in fondo, non sarebbe riuscito ad impedire che altri subissero la sua stessa sorte. Doveva farsi carico di una pesante responsabilità, per far sì che quel luogo non venisse mai più riaperto da nessun altro, e dimostrare che non si sarebbe arreso nemmeno nel peggiore dei casi, dove non sembrava esserci alcuna soluzione se non ubbidire ad un sadico destino. Non importava quanto sarebbe stato difficile proseguire come shinobi da lì in poi. Quello era il suo scopo, e per dimostrarsi degno doveva portarlo a termine, avendo cura di riportare a casa il suo compagno di team sano e salvo.

    Alzò lo sguardo, in lacrime. Era determinato, almeno mentalmente, ma gli si leggeva in faccia quanto quella decisione pesasse, nonostante avesse deciso qual'era l'opzione migliore. Annuì debolmente. Mi sacrificherò io. Riuscì a pronunciare quelle parole senza che la voce gli si spezzasse. Per favore... Non posso diventare la rovina del nostro Hokage. L'idea che il clone potesse decidere di sacrificare chissà cosa dall'altra parte lo stava distruggendo. Era colpa sua se entrambi erano finiti in quella situazione, sarebbe stata colpa sua se quelle trappole avrebbero costretto il Juudaime a vivere con un handicap. Non se lo sarebbe mai perdonato.
  15. .

    Il peso degli errori


    XVI




    Ancora davanti alla marionetta, osservandone curioso le forme, venne distratto dalla bizzarra proposta di Shunsui, restando di sasso. Lo osservò in un misto di sospetto e confusione, vagamente preoccupato delle reali intenzioni del sunese. Forse era solo un tipo molto strano. N-No, non ho anime... Non saprei nemmeno come si potrebbe fare. Mentì, più o meno. Era vero che era ancora inesperto e non sapeva usare i suoi poteri al meglio, ma sapeva che poteva assorbire anime e parte di esse. Arrivare ad un processo come quello richiesto dal sunese poteva richiedere tempo, ma era quasi sicuramente possibile. Tuttavia immorale, soprattutto agli occhi di Youkai. Smise di dare attenzioni a quella marionetta, intimorito dalla presenza del chunin. Giurava di aver sentito qualcosa mentre le stava vicino, ma non aveva orecchie abbastanza fini per indagare ulteriormente.

    Fianco a fianco con Xu, pronti a mettere in atto la loro strategia, venne a conoscenza del suo spaventoso potere. Sgranò gli occhi, terrorizzato dall'idea. Aveva già visto quell'incredibile raggio in azione, sapeva bene quanto fosse spaventoso: sapere che l'uccisione del nemico non si limitava alla morte ma alla scomparsa totale aggiungeva un secondo strato di terrore sopra l'idea di quel potere. Youkai si fidava di Xu, sapeva che avrebbe fatto la cosa giusta. Si morse le labbra, visibilmente insicuro. Bisbigliò, sottovoce. Anche... Anche l'anima? Era chiaro come l'albino vedesse tutto ciò. Stava al guerriero la scelta su cosa fare.

    Iniziarono il loro assalto, con Xu ancora indeciso sul dafarsi, tanto quanto Youkai. Oltre allo stupore del suo kunai che, colpendo l'uomo, produsse uno strano rumore di vetri rotti, esitò nel rispondere al suo partner, indeciso sul dafarsi. Non sapeva chi fossero quelle persone, quanto fossero pericolose. Pensava che nessuno meritasse la morte, che tutti avevano delle qualità con cui redimersi. E giudicare degli sconosciuti era impossibile. Ma lo sconosciuto di fronte a loro non si trattenne. Momentaneamente distratti da quella strana creatura a specchio, fu proprio essa a far riportare l'attenzione verso quella che sembrava un'ondata di tremendo potere contro di loro. Youkai ebbe solo il tempo di spalancare gli occhi. Inspirò, osservando le fiamme che con rapidità impressionante li avrebbero presto travolti. Non aveva nemmeno il tempo di pensare a cosa fare. Avrebbe guardato la morte in faccia, mentre si avvicinava inesorabile.

    Xu fu un colpo di scena per tutti i presenti. Il suo potere non si limitava ad un tremendo raggio assassino, il suo era il potere del Vuoto. E come tale, annullò completamente quella tremenda ondata, cancellandola del tutto. Che fosse un bene o un male non lo avrebbe mai saputo. Youkai sapeva solo una cosa: doveva la vita a quell'uomo. Accorse immediatamente verso di lui, reggendolo. Xu!? Ti senti bene!? Aveva gli occhi lucidi. Non credeva che qualcuno potesse arrivare a tanto, mai avrebbe pensato che un mezzo sconosciuto avrebbe potuto decidere di fare un gesto simile per salvarlo, sacrificando parte del potere necessario alla distruzione di un'arma ben più importante della vita di una singola persona. Aveva fatto la sua scelta. E Youkai non avrebbe reso vana la cosa.

    L'albino abbracciava il guerriero, cercando di farlo alzare: quel posto era pericoloso, chiunque avesse fatto quella tecnica spaventosa era di sicuro un nemico, e non c'erano certezze che non decidesse di riprovarci. Prima che potesse far qualcosa però, la strana creatura avrebbe assalito Xu, trovando però Youkai in mezzo alla strada, che a mo di scudo umano, si raggomitolò addosso al guardiano parando i colpi per lui, non senza difficoltà. [SD I e II]SDI spalla: Res+3 e cotta di maglia pot 30, ½ leggera
    SDII schiena: Res+3 e cotta di maglia pot 30, ½ leggera
    Si aspettava un tremendo assalto, e strinse i denti pronto a subire l'impatto, ma per nessuna ragione si sarebbe mosso da quella posizione. Incredibilmente, i suoi pugni erano decisamente meno violenti di quanto si aspettava, lasciandogli solamente dei leggeri lividi. Avrebbe incrociato lo sguardo con la creatura, tenendogli testa. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di fargli perdere tempo, non poteva rallentare proprio in quel momento. Xu... Dobbiamo andarcene, non è sicuro. Un rapido sguardo speranzoso verso il chunin, ancora con il controllo dell'arma. Non poteva fare altro che fidarsi.

    Shunsui sembrava aver percepito il messaggio. Non solo si prese la briga di distrarre la strana creatura a parole, ma gli impedì persino di inseguire i due fuggitivi. Youkai scattò verso il tunnel dal quale erano entrati [SA I]Movimento 15 metri + azione rapida, fermandosi per un istante al bordo di esso. Da muro a muro! Sei pronto? Diede le indicazioni necessarie a Xu per permettere ad entrambi di scivolare giù senza ferirsi. Durante il salto, lanciò due kunai verso lo specchio[SA II], mirando alla gamba destra. Contemporaneamente, Xu prese al volo il boomerang, ed i due scesero lungo il tunnel saltando rapidamente da muro a muro, in modo da attutire la caduta. Youkai avrebbe aiutato il guerriero, a costo di dover sostenere il suo peso per tutta la discesa. Se il guerriero e la traiettoria glielo avessero consentito, avrebbe terminato la discesa direttamente nel lago, assicurandosi di tenere uno stretto contatto con Xu, per evitare ulteriori danni.

    Se fossero riusciti nella loro impresa, avrebbe solamente teso un'ulteriore trappola a chiunque avesse deciso di seguirli, ricoprendo gran parte dell'isolotto con dell'olio, tramite un meccanismo attaccato al suo accendino. [SA III] Sul bordo dell'isolotto, a meno di imprevisti, ebbero il tempo di discutere. Stai bene?? Cosa ci ha dato Shunsui? Leggendo il messaggio, strinse le labbra. Sapevano cosa fare. Ha trovato il cuore... Dobbiamo andare, Xu. Per favore, non usare più il tuo potere finchè non lo raggiungeremo. Ti sarò eternamente grato per quello che hai fatto, ma se, per colpa mia, non dovessimo riuscire a distruggere la balena con un unico colpo... Non potrei mai perdonarmelo. C'era un'enorme gratitudine nei suoi occhi. Tuttavia sapeva qual'era la priorità su quell'isola. Era stato poco attento, e nel farlo aveva costretto un suo alleato ad usare energie che avrebbe dovuto risparmiare. Si morse il labbro, era chiaro come si sentisse colpevole di tutta quella situazione. M-Mi dispiace... Mormorò, trattenendo un singhiozzo. Voglio davvero salvare i cittadini dell'isola, non voglio rovinare tutto proprio ora. Si strofinò gli occhi con un braccio. Non voleva piangere, non era ancora finita. Si rialzò, porgendo la mano a Xu. L'erba avrebbe indicato loro la via. Sei pronto?


    Chakra: 38/40
    Vitalità: 13/14
    En. Vitale: 29/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 400
    Velocità:  400
    Resistenza: 400
    Riflessi: 400
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 475
    Agilità: 400
    Intuito: 400
    Precisione: 400
    Slot Difesa
    1: parata
    2: parata
    3: ///
    Slot Azione
    1: movimento
    2: lancio kunai
    3: trappola olio
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Guanti Rinforzati × 1
    • Parabraccia in Cuoio × 1
    • Torce Infiammabili × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Marchingegno ad Olio × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Accendino × 1
    • Kunai × 5
    • Tirapugni con Lama × 1
    • Wakizashi × 1

    Note
    ///
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