Posts written by Shinodari

  1. .

    Incontri: amico o nemico?


    VI



    La combinazione di attacco con la cartabomba e i miei simulacri ebbe successo, includendo nel mucchio fungino una manciata di ritardatari.
    Shinichi sembrava aver apprezzato una parte della mia strategia, considerando il fischio che emise, ad essere onesti era più frequente per una tipologia di apprezzamenti non esattamente “combattivi”.
    Almeno questo potresti lasciarmelo, no?
    Mi voltai esterrefatta verso lo shinobi, con la katana abbassata dopo aver colpito e ucciso... si poteva dire così?!... il mio avversario zombie.
    Stai scherzando vero? Se sei stato tu a cedermeli per... un qualche tuo gesto... nobile? Osservai ironicamente. D'accordo, è tutto tuo. Rimasi in posizione di guardia.
    Sacra scuola di cosa?
    Nanto Kokaku Ken... Densho Reppa?

    Sollevai un sopracciglio, alla vista della creatura fungina tagliata in due... dal vento... Per fortuna la maschera copriva la mia espressione facciale.
    Vedi se riesci a percepire altre di queste creature nelle vicinanze.
    Annuii in risposta.
    Se pensavo che fosse finita lì l'allegra scampagnata delle creature fungine, si vedeva che mancavo dal Bosco dei Sussurri da un bel po'.[sensitivo]
    Ne percepisco altri tre, abbastanza vicini a noi. Da quella parte. Indicai con la mano destra, tenendo momentaneamente l'impugnatura della katana solo con la sinistra.
    I nostri visitatori non si fecero attendere e sbucarono nella radura in tutta la loro fungosità.
    Shinichi, sono tutti tuoi. Non sia mai che ti privi di un simile piacere. Commentai, con una sfumatura melliflua nel tono della mia voce.
    Cominciavo ad averne abbastanza di funghi.

    L'Apocalisse fungina sembrava essersi fermata.
    Io dal canto mio a cena avrei evitato pietanze a base di fungo.

    Ripercorremmo la via tracciata dai nostri “ospiti” raggiungendo il luogo da dove erano sbucati fuori.
    Il posto non mi era sconosciuto. Era la buca nel terreno che ero sicura non ci fosse quando io e Ko ce ne eravamo andati.
    Shinny, ma quello non è il masso che... Rapidamente chiusi il muso a Ko, che mi volava affianco. Il cucciolo era uscito dal nascondiglio, dopo che il pericolo imminente era passato.
    Tu guarda... Ma allora è vera la diceria che questo luogo nasconde misteri a non finire Osservai, assumendo un'aria fin troppo innocente.
    Ignorai le proteste di Ko.
    Mentre Shinichi chiudeva il foro facendo crollare il terreno, mi appuntai mentalmente che al mio ritorno avrei dovuto notificare la cosa.
    Se nel sottosuolo c'era un laboratorio, probabilmente un qualche esperimento andato perduto di Orochimaru, era il caso di sincerarsene e sigillare il tutto.

    Era giunto il momento dei saluti.
    Mi ha fatto molto piacere conoscerti Shinodari e spero che ci reincontreremo in futuro. Vedi di passare da Suna, il mio invito è sempre valido!
    E' stato un piacere anche per me, Shinichi. Cercherò di passare da Suna quanto prima. Giusto il tempo di risolvere i miei problemi burocratici. Non vedo l'ora di conoscere la tua famiglia. Lo salutai con un cenno del capo.
    Ti spedirò una lettera Ko!
    E io il doppio, Otekko. So scrivere sai? Mi dispiace che te ne devi andare. Torna a trovarmi... E anche il ragazzo ninja che ti accompagna e il resto dei tuoi...amici... famiglia... cominciò a balbettare.
    Planò sulla mia schiena, nascondendo il muso nei miei capelli.
    Otekko, memorizza il mio indirizzo. Se lo scrivessi su un fogliettino, potrei mettere nei guai Shinichi. Gli diedi le informazioni a voce. Sarebbe stato imbarazzante per lo shinobi, altrimenti, spiegare la cosa alla moglie Miyako.

    Prima di abbandonare la radura controllai con accuratezza il mio equipaggiamento, disinfettandolo. Per quanto riguardava i cadaveri fungini, in teoria non avrebbero dovuto costituire una minaccia, ma per essere sicuri sarebbe stato meglio sbarazzarsene in maniera controllata.
    Sospirai, assumendo un'espressione rassegnata, dirigendo lo sguardo verso la polla d'acqua. La mia giornata di riposo, se così la potevo definire, stava volgendo la termine.


    Off GdRGrazie per la giocata.


  2. .
    Curse of Strahd, non l'ho mai giocata, però conosco Strahd da DDO (Dungeons and Dragons Online). C'è tutta una serie di quest ambientate a Barovia.

    Io mi sono fermata prima, alla 3.5.
    Al momento attuale ho campagne con Pathdinder.
    Un'ambientazione che mi piaceva era quella di Eberron.
    E ho anche una "campagna" al Richiamo di Cthulhu, in modalità pulp.
  3. .

    Il Figlio del Vento


    Il vento è cambiamento

    III



    Narrato Parlato Pensato>Parlato nel linguaggio natio


    Tamashii non si era fatto illusioni sulla strategia che avevano ideato. La disparità tra loro e il sensei era evidente. Non si stupì quando i suoi attacchi vennero vanificati dalle azioni difensive del chunin. Quello che il ragazzino di Suna fece, fu di assimilare la lezione pratica.
    Il suo lancio fu intercettato da una salva di shuriken in numero superiore al suo. Aveva perfettamente senso. In questo modo si aveva una ragionevole certezza di mandare a vuoto l'offensiva avversaria. Serviva una buona prontezza per rispondere senza far avvicinare troppo le armi da lancio nemiche.
    In conclusione la loro combinazione fu nullificata ad eccezione di un singolo colpo, l'ultimo portato da Hayashi.
    Erano riusciti a pressare il sensei o aveva concesso loro un contentino?
    Non ebbe tempo di pensare che Tasaki passò all'offensiva.
    Li avvisò, concedendo ai due studenti una frazione di tempo per cercare di prepararsi. Rapido portò un gancio a semicerchio in direzione del compagno. Il sensei era dannatamente rapido. Non ebbe il tempo di chiedersi se avesse trattenuto il pugno.
    Il secondo attacco fu riservato a lui: un calcio. Se l'avesse preso in pieno, probabilmente, gli avrebbe incrinato una costola. Troppo rapido per schivarlo, poteva solo incassare il colpo riducendo il danno. Tamashii portò le braccia al petto a protezione, lasciando fluire il chakra per rendere più resistente la zona dell'impatto, offrendo al calcio del chunin l'avambraccio sinistro.
    Dannazione! Imprecò a denti stretti nel suo idioma natio, quando il piede lo raggiunse [Slot Difesa I]Consumo di chakra pari a 0.5 bassi per avere +2 tacche alla Resistenza,
    Forza Tasaki - Resistenza Tamashii= 175 -150 = 25 (+1 tacca),
    Potenza dell'attacco avversario: 10 + 5= 15,
    Danno subito da Tamashii=1+0.5=1.5 leggera (Vitalità ed Energia Vitale)
    . Non era riuscito a proteggersi del tutto. Non era stata una mossa furba la sua, ma per fortuna l'arto sembrava muoversi regolarmente, pur essendo dolorante.
    Non abbassò lo sguardo, tenendolo fisso sul sensei, i sensi all'erta.

    Moyo non infierì oltre, per il momento; al contrario li invitò ad attaccarli, senza porre vincoli questa volta.
    I due studenti avevano del tempo per intessere una strategia di attacco. Il chunin distava circa sei metri da loro. Aveva assunto la posizione di guarda in attesa della loro prossima offensiva.
    Il ragazzino approfittò del tempo concesso per reprimere la rabbia mista a frustrazione. Il sensei gli aveva inferto una ferita gratuita, una lezione dolorosa. In uno scontro non esisteva la pietà, questo lo sapeva. Il chunin non faceva sconti agli allievi. Eppure quello non doveva essere solo un addestramento? Perché far assaggiare al Chikuma quel senso di impotenza? Il mettercela tutta senza ottenere alcun risultato?
    Rivolse uno sguardo al compagno per vedere come fosse messo.
    Il Sensei ci è andato pesante anche con te? Domandò, sforzandosi di non parlare nel suo idioma natio, cui si rifugiava quando era nervoso.

    Dopo la risposta di Hayashi era tempo di cercare un metodo di attacco che pressasse ancora una volta Tasaki.
    Moyo san vuole che sfruttiamo tutte le nostre conoscenze. Siamo un team, per cui potremmo scambiarci informazioni per articolare una strategia. Esordì, cominciando per primo a svelare le sue capacità. Una volta terminata l'esposizione sarebbe toccato al suo compagno di Oto.
    Furono vagliate varie possibilità.
    Hayashi fu il primo a mettere giù un piano per cercare di attaccare efficacemente Moyo.
    Se il Chikuma avesse sfruttato la sua tecnica sunese “Vento Affilato” non per colpire l'avversario, quanto piuttosto per creare un polverone a circa due metri davanti al chunin, Hayashi avrebbe potuto sfruttare l'occultamento per la seconda parte del suo piano.
    Tamashii scosse la testa.
    Preferirei evitare di consumare troppo chakra; non abbiamo idea fino a quando durerà l'allenamento. Se ci esauriamo subito, rischiamo di arrivare esausti alla fine, se non peggio. Dosare il nostro chakra è un utile insegnamento, soprattutto quando saremo in una reale situazione di pericolo. Rivolse un'occhiata al sensei Sempre che non lo siamo anche ora... Ma questa riflessione la tenne per sé. Inoltre in questo ambiente dubito possa funzionare. Forse con la sabbia del deserto...
    Pensò alle dune presenti vicino all'Oasi di Fuoco, dove viveva il suo clan.
    Si tenne il mento tra l'indice e il pollice della mano destra, cominciando a fare avanti ed indietro con aria pensierosa.
    Servirebbe qualcosa che occulti la nostra presenza. In quel caso la tua idea dei cloni sarebbe interessante da attuare. O meglio se tu non creassi tutte le copie, ma una in meno, potrei trasformarmi per assumere le tue sembianze e confondermi con te e i tuoi cloni. Un attacco in contemporanea su più fronti, dove due tentativi di attacco sarebbe reali. Sempre che il sensei non abbia una qualche abilità che gli permetta di individuare i falsi. Inoltre la visibilità scarsa dovrebbe rimanere almeno fino a quando non fossimo addosso al sensei. E a meno di non incendiare l'intera radura... Forse sarebbe meglio un attacco più diretto per ora. Considerò suo malgrado.
    I due studenti vagliarono a turno altre opzioni prima di arrivare ad un compromesso, soddisfacente per entrambi.
    Si, il piano che abbiamo ideato assieme, penso possa andare. osservò il sunese. La tua idea di portarmi in spalla per non lasciarmi indietro, sfruttando la tua capacità di velocizzarti, sarebbe un aiuto per attaccare assieme. Ho un fisico minuto, per cui peso poco e cercherò di bilanciarmi per non ostacolare i tuoi movimenti. Nella fase dell'offensiva dovremo coordinarci e pressare gli attacchi su Moyo san. Dobbiamo sfruttare ogni nostra singola capacità in corpo a corpo.

    Si erano accordati sul metodo di attacco.
    Erano pronti. Tamashii si era calmato. Non era un tipo vendicativo, però non era detto che il divario tra sensei e allievo non si sarebbe colmato un giorno. Poteva attendere fino ad allora.


    Ipotetica 1

    Il Chikuma salì sulle spalle di Hayashi [Azione gratuita, lenta] per sfruttare l'aumento di velocitàHayashi usa "Scatto Rapido", descrizione nel suo post del compagno.
    Hayashi con il sunese si sarebbe diretto di corsa verso Tasaki.
    Una volta raggiuntolo, lo studente di Oto si sarebbe piegato per permettere a Tamashii di fare leva con l'avampiede destro sulla schiena del compagno, per sferrare un calcio circolare, articolando coscia e gamba e accompagnando il movimento con la rotazione delle spalle. L'obiettivo del ragazzino sarebbe stato di colpire con il collo del piede sinistro la parte destra del collo del sensei [Slot Azione I]Velocità:100
    Forza: 100
    potenza del colpo: 10
    .
    Sarebbe atterrato in piedi, sul terreno, senza perdere di vista le azioni del chunin.
    Avrebbe incalzato l'attacco, seguendo i movimenti del sensei, tentando di assestare un calcio di punta dal basso verso l'alto con il piede destro ai gioielli di famiglia, basso ventre [Slot Azione II]Velocità e Forza: 100
    potenza del colpo 10
    .
    Non contento, sempre mantenendo l'attenzione su Tasaki, avrebbe rapidamente estratto dal fodero il dadao, impugnando l'elsa con la destra, [Slot Tecnica I]Forza e Velocità (+3 tacche): 175
    Dadao, potenza: 15
    con la volontà di sbudellarlo, ossia cercando di portare un colpo di taglio con il filo della lama rivolto verso le carni all'altezza dell'intestino.
    Sarebbe tornato in posizione di guardia, senza distogliere lo sguardo dal chunin. [ Slot Azione III] utilizzato per i movimenti di Tamashii durante gli attacchi per non allontanarsi da Tasaki.


    Ipotetica 2

    Se non fosse riuscito a salire sulle spalle del compagno, Tamashii avrebbe cercato il contatto con Tasaki nel tentativo di di assestare un calcio di punta dal basso verso l'alto con il piede destro ai gioielli di famiglia, basso ventre [Slot Azione I]Velocità e Forza: 100
    potenza del colpo 10
    .
    Avrebbe incalzato sferrando un pugno con la sinistra, dal basso verso l'alto, accompagnando l'azione con il movimento del busto e delle gambe, cercando di colpire la bocca dello stomaco del chunin [Slot Azione II]Velocità e Forza: 100
    potenza del colpo 10
    .
    Non contento avrebbe rapidamente estratto dal fodero il dadao, impugnando l'elsa con la destra, [Slot Tecnica I]Forza e Velocità (+3 tacche): 175
    Dadao, potenza: 15
    con l'intenzione di sbudellarlo, ossia cercando di portare un colpo di taglio con il filo della lama rivolto verso le carni all'altezza dell'intestino.
    Si sarebbe rimesso in guardia, mantenendo lo sguardo concentrato su Moyo [Slot Azione III]movimento utilizzato per restare in corpo a corpo con Tasaki.



    Chakra: 8.5/10
    Vitalità: 6.5/8
    En. Vitale: 28.5/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: Incassa il calcio,
    riducendone l'entità
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    Ipotetica 1 (2)

    1: Calcio
    2: Calcio (Pugno)
    3: Movimento
    Slot Tecnica
    Ipotetica 1 (2)

    1: Estrazione Mortale
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Tonico Coagulante Minimo × 1
    • Occhiali × 1
    • Tonico di Ripristino Minimo × 1
    • Shuriken × 3
    • Kunai × 2
    • Dadao × 1 estratto
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Respiratore × 1
    • Accendino × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Sonagli [x5] × 1

    Note Contusione all'avambarccio sinistro:  1.5 Leggera


  4. .

    I Primi Passi Infuocati


    Onore

    IV



    Narrato Pensato Parlato di Miyori Uchiha


    MEIYO
    Onore

    I guerrieri
    hanno solo un giudice
    che valuti il loro onore
    e il loro carattere,
    se stessi.
    Le decisioni che prendono
    e come sono portate a termine
    sono un riflesso
    di chi sono veramente.

    Non ti puoi nascondere
    da te stesso.



    Ci fu un ultimo scambio di parole, un'ultima replica da parte di Kenji. Miyori non lo riteneva responsabile di averla lasciata al suo destino, eppure lo Huyga aveva ancora qualcosa da aggiungere al riguardo.
    Non è questione di ripensamenti o rimpianti. Ne faccio più una questione di... educazione. Mi sono gettato in avanti, mettendoti in una condizione spiacevole. Paghiamo sempre le conseguenze delle nostre azioni, in questa vita o nella prossima.
    Non poteva dargli torto.
    Un giorno dovrò pagare io stessa il debito contratto in questa vita. rifletté mentalmente.
    La gentilezza di un estraneo era, però, un comportamento cui non era abituata. L'educazione la poteva capire, ma non sempre le era stata riservata per una questione di riguardo.
    Ma ti ringrazio di non farmi pesare la mia irruenza.
    Sono io che... si interruppe, ancora si sentiva a disagio ad interloquire con qualcuno che non conosceva. E l'averla chiamata “Miyori chan” continuava a metterla disagio. ...Grazie per le vostre parole, Kenji san.

    Kyojuro sembrava avere sotto controllo la situazione. L'irruenza di Arahaki non destava preoccupazione per il genin. Lo stesso Kenji aveva cercato di fare da pacere.
    Il giovane caposquadra aveva successivamente cercato di tranquillizzare i ragazzi, mantenendo un sorriso che Miyori cominciava a sospettare nascondesse qualcosa di più. Una maschera? Una barriera? Possibile che fosse così rilassato?
    Ascoltò quello che aveva da dire.
    Kyojuro san, voi conoscevate già Iro sama? Lo strano liquido che abbiamo bevuto era al sapore di latte di cocco... Cos'è il latte di cocco? E... osservando il genin ...Per caso avete male alla lingua? domandò con una punta di preoccupazione, mal interpretando il gesto del giovane rivolto all'altra kunoichi.

    Le parole che Iro sama rivolse ai tre studenti erano molto sentite. Probabilmente i dubbi palesati dai ragazzi avevano maldisposto la creatura.
    La landa non era un'illusione, la landa era la sua casa. I Kami e i loro messaggeri vivevano in un luogo di confine, cui si poteva accedere dietro invito. Era un onore e loro avevano sminuito questo gesto.
    Vi porgo le mie scuse Iro sama, se in qualche modo vi ho offeso. Esordì la fanciulla. Lei più di tutti era cresciuta nel rispetto dei Kami.
    La parte del discorso che la turbò, fu l'affermazione dell'essere lattiginoso sulla loro presenza nella sua dimora.
    Com'era possibile? Lei era sempre vissuta a Suiren. Quando era entrata in contatto con la landa?

    La minuta Uchiha era stato l'ago della bilancia. Le sue parole, il suo agire avevano portato l'intero gruppo verso il suono delle catene.
    Prima di andare Kenji si era complimentato con la ragazzina.
    Brava, Miyori-chan. Hai parlato come una vera ninja di Konoha. Un ottimo discorso.
    A quelle parole accompagnate da un sorriso e dagli applausi, la piccola Uchiha avvampò per l'imbarazzo.
    Non era stato facile esprimersi ed ora si sentiva un po' troppo al centro dell'attenzione per i suoi gusti.
    Una ninja di Konoha? Lo sono davvero? Io non... Kenji san, io ho semplicemente parlato con il cuore. Non ho... fatto nulla... di speciale... Continuare a chiamarla “Miyori chan” non l'aiutava affatto. Distolse lo sguardo dai suoi compagni per il disagio.

    Proseguirono lungo la strada scelta. La ragazzina camminava in silenzio, cercando di comprendere il significato di quel luogo. Perché quel rumore di catene che passo dopo passo acquisiva sempre più sonorità? E gli alberi sferzati da... cosa? Sapeva che la sua decisione avrebbe condizionato il destino dei suoi compagni, ma non esistevano ripensamenti. Avrebbe dovuto perseguire la sua scelta fino in fondo.
    Fu Kenji a distoglierla dai suoi pensieri.
    Ti chiedo scusa, Miyori-chan, ma non ho fatto a meno di notare qualcosa di strano che hai detto prima... come se tu non fossi cresciuta nel villaggio della foglia. Come se... venissi da un altro luogo. Capirò in caso tu non ne voglia parlare ma... penso sia utile per affiatarci come team, no? Se vuoi in cambio risponderò a una qualunque tua domanda.
    Affiatarci come team... si, aveva senso il suo discorso, posto da questo punto di vista.
    Diresse lo sguardo verso lo Hyuga, sforzandosi di non arrossire per… cominciava a perdere il conto.
    Kenji san, io non sono nativa di Konoha. Provengo da un altro luogo. Sono cresciuta con... altri insegnamenti, un'altra visione del mondo. Mi è stato insegnato una via diversa da quella degli shinobi... La via del samurai... La vostra visione è l'eredità che mi ha lasciato mio padre. E' mio dovere conoscere i valori con cui è cresciuto ed onorarli. Ho promesso che avrei cercato di capirli. L'essere kunoichi è il solo legame con il mio ...defunto... genitore... le ultime parole non furono facili da pronunciare, lasciando trasparire una vibrazione nel tono della voce.
    Inspirò profondamente prima di continuare. Se la mia risposta vi ha soddisfatto, vorrei porvi un quesito. Una curiosità, invero, la mia. Kenji san perchè vi appellate a me usando il “chan”? Non comprendo le vostre intenzioni. Dalle mie parti è... molto intimo... Non viene mai pronunciato da uno sconosciuto. Sottolineò, leggermente in imbarazzo. Spero di non avervi offeso con le mie indelicate parole. Aggiunse. Socializzare era qualcosa che le risultava complicato da gestire.

    Una radura si palesò ai loro occhi.
    Quello che videro sembrava uno spettacolo di barbaria gratuita.
    Non aveva alcun senso, la violenza non aveva senso.
    Tre uomini di età diverse erano incatenati ad altrettanti alberi. Le loro vesti ridotte ad un paio di pantaloni stazzonati dal tempo. I loro corpi marchiati da lesioni ancora vive sulla carne, cicatrici non ancora rimarginate.
    Perché quell'agonia? Quale colpa potevano aver mai commesso?
    Miyori fissò la scena sforzandosi di non assumere un'aria inorridita.
    Se quelle persone si erano macchiate di un gesto efferato non dovevano essere giudicate per assegnare loro la giusta punizione? Perchè condannarle alla tortura?
    L'attenzione della ragazzina fu attratta dalla persona sulla destra. Stava combattendo contro il suo fato, cercando di sfuggire a quelle catene che lo imprigionavano attraverso i polsi al tronco dell'albero.
    Miyori leggi i nomi... Un sussurro mentale. Era la sua voce o apparteneva a qualcun altro?
    Si guardò attorno per un istante, leggermente confusa, poi il suo sguardo si diresse verso quei tatuaggi incisi sulla carne, cancellati uno ad uno da vivide croci color del fuoco. Si dovette concentrare per seguire i movimenti della schiena. Un nome, una croce.
    Eichi Arata... Aki Masamichi... Naomi Kohei... Ryushin U...chi...ha... Padre? E' il nome di mio padre... Sentì il sangue defluirle dalle guance. Un brivido gelido percorse la schiena. Si rese conto di stare tremando. Si sforzò di non farlo, ma era difficile. La mente era in subbuglio.
    Suo padre era morto quel giorno per proteggere la sua famiglia, quella bambina che non avrebbe mai visto nascere e crescere... Nessuno le aveva mai rivelato l'identità del suo assassino.
    La landa ricordava...
    Era reale quello che stava vedendo? Quell'uomo che cercava di sfuggire al suo fato era colui che aveva tolto la vita a suo padre? Che le aveva impedito di conoscerlo? Che aveva spezzato il cuore di sua madre? Fece un passo nella sua direzione, la mano destra che scivolava istintivamente verso l'impugnatura del dadao.
    Sarebbe stato così facile recidere quella vita. Giustiziare l'assassino, ottenere vendetta, ma... Non era quello che le era stato insegnato. Il suo cuore doveva restare limpido. La vendetta non avrebbe riportato in vita nessuno. Sarebbe stata un'onta sulla sua anima per sempre. Uccidere qualcuno, per di più inerme, avrebbe disonorato lei stessa, i suoi genitori e le persone che l'avevano protetta a costo di grandi sacrifici. La vendetta non doveva essere la sua via.
    Un altro passo...
    Inspirò, trattenendo il fiato per poi rilasciarlo tutto insieme. Doveva calmarsi.
    Quell'uomo stava subendo un'atroce punizione. Dalle sue labbra non usciva una sola parola di aiuto. La sua era una mura richiesta, un grido che nessuno avrebbe potuto udire. Le sue carni all'altezza dei polsi bruciavano come fossero arse da fiamme. Le catene?
    Ancora un passo...
    Non era giusto infliggere altra sofferenza. Una morte pietosa? O il perdono? Cancellare per sempre la sua storia o ricordare? Capire...
    Il dilemma venne interrotto da una figura che si parò davanti al prigioniero.
    Una per ognuno dei tre. Erano ammantate di oscurità eppure la fisionomia non lasciava adito ad incertezze.
    Lo sconosciuto che si trovava difronte alla ragazzina era la sua controparte ombrosa, una Miyori oscura.
    La vide assumere la posizione di guardia che le era stata insegnata di recente, da quando aveva intrapreso la via del ninja.
    Era paradossale, era come se la sua essenza fosse stata strappata a metà: la principessa samurai e la kunoichi.

    La sua controparte prese l'iniziativa e le lanciò addosso una coppia di kunai intessuti di tenebra che miravano alla sua fronte.
    Memore del suo addestramento marziale la ragazzina estrasse il dadao dal fodero con la destra seguita dalla sinistra per tenere saldamente l'elsa [Azione Gratuita]. Impugnandola con entrambe le mani, per sostenere l'impatto, deviò la coppia di kunai con il piatto della lama, facendoli cadere a terra, restando illesa. [Slot Difesa I]Riflessi (energia bianca): 100;
    Miyori è posizionata sulla destra

    Tutto qui? osservò mentalmente.
    Con la con la coda dell'occhio percepì qualcosa muoversi. Voltandosi notò un kunai lanciato contro l'avversario di Arahaki. Chi era stato dei due? Valutò rapidamente la traiettoria. Se la controparte oscura dell'altra studentessa avesse scelto di schivare, cosa sarebbe successo al prigioniero legato? Sarebbe stato colpito? Non aveva tempo per rimuginare ulteriormente. Afferrò con la mano libera una coppia di shuriken dalla custodia posizionata sul fianco. Li lanciò assieme con traiettoria simile, imprimendogli un movimento semi circolare diretti nello spazio tra il prigioniero e l'Arahaki oscura, temporizzando con il kunai [Slot Azione I]Velocità e Forza pari a 100 (energia bianca),
    potenza shuriken: 5
    . Il suo scopo era quello di cercare di bloccare il proseguimento del kunai verso il prigioniero se l'Arahaki oscura avesse schivato l'arma. Non era sua intenzione interrompere l'attacco alleato, sebbene fosse convinta che qualcosa sfuggisse loro.
    Non poteva fare altro, il suo avversario era davanti a sé. Non poteva permettersi il lusso di ignorarlo ancora. Tutta l'attenzione era, ora, dedicata alla sua controparte oscura.
    Impugnando il dadao solo con la destra, l'Uchiha, muovendosi di corsa, azzerrò le distanze con la sua avversaria [Slot Azione II]movimento pari ad un'energia bianca; suppongo sia entro sei metri, non essendo stato specificato diversamente. Lo sguardo fisso verso la Miyori di tenebra. Brandendo il dadao eseguì un attacco dal basso verso l'alto con lo scopo di recidere la gola all'altezza della giugulare dell'avversaria [Slot Azione III]Forza e Velocità pari a 100 (energia bianca),
    potenza dadao: 15
    . Se avesse avuto successo, all'ultimo istante avrebbe trattenuto il colpo, lasciando che il filo della lama si poggiasse sulla gola senza provocare lesioni. In ogni caso sarebbe rimasta vigile in attesa di una possibile controffensiva, assumendo una posizione di guardia.
    Iro sama, se è vero che la landa si nutre delle virtù delle persone, che senso ha insanguinarla con uno scontro? E' davvero necessario combattere le nostre nemesi per abbracciare l'oscurità del nostro animo? Sarebbe questa la memoria che dovremmo offrire alla landa? Osservò, seria. Attaccherò solo per difendere il mio team e le persone inermi. Non sarò io a recidere una vita, anche se si trattasse solo di un ricordo.


    Chakra: 10/10
    Vitalità: 8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: Parata [dadao]
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Coppia di shuriken, protezione prigioniero [ipotetica]
    2: Movimento
    3:  Attacco [dadao]
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Dadao × 1 estratto
    • Tonico di Ripristino Minimo × 1
    • Kunai × 2
    • Shuriken × 6 [4 rimasti]
    • Tonico Coagulante Minimo × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Respiratore × 1
    • Filo di Nylon Rinforzato [10m] × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Accendino × 1
    • Occhiali × 1
    • Guanto in Cuoio × 1

    Note L'attacco con il dadao non lo considero una finta perchè il colpo viene trattenuto, non interrotto. In caso di successo la lama si poggia senza ferire.




  5. .

    Il Festival del Fuoco


    II



    Narrato Parlato Pensato>Parlato nel linguaggio natio


    Tamashii era rimasto silenzioso, annuendo appena in risposta alla domanda di Asami.
    In tutta onestà si era ritrovato al Festival per strane e oscure sfor...coincidenze. Era venuto a conoscenza del Torneo solo in un secondo momento, quando il suo improvvisato datore di lavoro aveva obblig...suggerito ad entrambi con modi minac...diplomatici di partecipare perché aveva scom...riteneva fosse una esperienza istruttiva per la sua...loro crescita monet...psicofisica.
    Quando Shinichi aveva preso la parola e si era presentato, gli occhi del ragazzino si erano illuminati di un sentimento misto tra stupore e gioia.
    Non credevo che qualcuno conoscesse l'idioma della mia gente... aveva replicato in maniera forse ingenua, senza utilizzare la lingua natia. Improvvisamente si sentiva meno spaesato.
    Ci pensò Yasuke a riportarlo alla realtà. Arruffandogli i capelli, il giovane aveva involontariamente spostato pericolosamente all'indietro il cappello.
    No... Ehi... Come, aspetta qua?!... balbettò nella sua lingua natia, sistemandosi il copricapo. Per fortuna gli occhiali erano rimasti, miracolosamente, al loro posto.
    Tu non partecipi? Oppure ti sei già iscritto?
    Tamashii si voltò verso la kunoichi. Veramente dovrei iscrivermi. Considerò, sforzandosi di parlare in una lingua comprensibile.
    Rivolse un inchino ad Asami e Shinichi, dirigendosi verso il banchetto.
    Si fece strada tra la folla. A causa della sua bassa statura le persone tendevano a non accorgersi di lui, se prese dai loro affari.
    In teoria avrebbe dovuto raggiungere Yasuke, compilando il modulo subito dopo di lui, ma non successe nulla del genere.
    I ricordi si fecero improvvisamente confusi, dopo aver incrociato lo sguardo con uno dei monaci...

    Tamashii si ritrovò, improvvisamente, immerso nell'oscurità. I suoi sensi sembravano rifiutarsi di collaborare. Gli unici suoni che udiva erano il respiro che si stava facendo più affannoso ed i battiti accelerati del cuore. Istintivamente cercò di muoversi, sebbene non fosse sicuro di trovare un piano d'appoggio. Si sforzò di percepire il suo corpo e di andare avanti. Si sentì strattonare all'indietro. Un lampo e la luce riapparve, facendogli lacrimare gli occhi. Era in piedi imprigionato al suolo, i polsi e le caviglie serrate da spessi anelli che si collegavano alle catene. Cinque in tutto, l'ultima gli trapassava il petto all'altezza dl cuore. Il metallo era nero, gelido. Provò a forzare, ma non accade nulla. Si sentiva in trappola, racchiuso in un bozzolo da cui non riusciva a uscire.
    Non era facile cercare di riflettere, di trovare una soluzione. Il terrore lo stava ghermendo.
    Di cosa ho paura?
    Le catene... sono forse la rappresentazione della perdita della mia libertà?

    Lui che si sentiva libero come il vento, era terrorizzato dall'essere costretto a sottostare a regole che lo avrebbero imbrigliato.
    Per tutta la vita era stato fiero di essere un figlio del vento. Seguire il vento, essere tutt'uno con esso.
    Poter riscattare il nome dei suoi avi, tornare al clan da cui discendevano. Non aveva mai messo in discussione questo. Eppure ora sentiva un vuoto nel suo animo. Era come se qualcosa si fosse incrinato. Lui che aveva sempre corso, si trovava bloccato a riflettere.
    Da dove proveniva quel terrore?
    Di cosa ho realmente paura?
    Di... non... essere... più... me... stesso.
    Una catena si spezzò, liberando il braccio destro.
    Non era abbastanza, il terrore non scemava.
    Di... non... essere... libero... come... il vento...
    Un'altra catena cadde al suolo. Poteva muovere il braccio sinistro.
    Ho timore... di deludere... mio nonno... se non... seguirò... Un suono metallico ...il fato della mia nascita...
    Le catene gemelle si adagiarono al suolo. Nessuno impedimento ostacolava le sue gambe.
    Tamashii fissò l'ultima catena, quella che imprigionava il suo cuore.
    Non voglio che sia un tatuaggio a scegliere chi debba essere...
    Non voglio scendere a compromessi...
    Non voglio...

    Il suo sguardo si sollevò verso un'immagine che era comparsa in quella desolazione.
    Un cuore meccanico, racchiuso all'interno di una marionetta, i cui fili erano spezzati. Il costrutto, la cui testa era priva di connotati, mosse l'arto sinistro, puntando la mano verso le catene che giacevano ai piedi del ragazzino. Il metallo fu tranciato di netto da una lama che non portava in sé il respiro del vento.
    Tamashii provò a parlare, ma le parole non producevano suoni.
    Il manichino spazzò via ogni singolo anello, fino a quando restò solo la catena bloccata all'interno del suo petto.
    Chi sei?
    Chi sono?
    Il figlio del vento oppure...
    Il viso del manichino aveva assunto dei lineamenti che il ragazzino conosceva. Li aveva visti mutare da quando aveva memoria.
    Tamashii fissava Tamashii.
    L'umano e la bambola, ma chi era chi?
    Capisco... Strinse tra le mani la catena.
    Essere Chikuma è una maschera per proteggere me stesso dalla duplice natura.
    Sono vento... Sei vuoto... Sono umano... Sei una bambola... Il vento per me è tutto... No, non lo è... Non potresti mai vivere senza le tue creazioni...
    La mia via... la tua via... non è una sola... non è una sola... Strappò la catena dal suo petto.
    DANNAZIONE!!! Provò un dolore fortissimo, come se il cuore gli fosse stato strappato sul serio.

    Tutto riprese a scorrere come era prima.
    Il ragazzino era tornato alla realtà, ma questa consapevolezza faticò a raggiungere la sua mente, a farsi strada nel suo animo stremato.
    Era madido di sudore per quanto il clima non fosse assolutamente paragonabile all'arsura del deserto.
    Si ritrovò reclinato in avanti, le gambe piegate che a stento lo tenevano in piedi, le dita serrate sulle ginocchia.
    I battiti erano accelerati, sentiva l'aria mancargli ad ogni respiro. Significava questo provare paura, essere terrorizzati nel più profondo del proprio intimo?
    Si sentiva indegno del nome che portava, dell'appartenere ad un popolo fiero che non temeva di mettersi in gioco, che lottava ogni istante della propria vita per sopravvivere ai pericoli dell'Anauroch.
    Si morse un labbro, si sforzò per regolarizzare il respiro, per far scemare quella danza impazzita del suo cuore.
    Io sono debole... Lo so... mormorò nella sua lingua natia ...Sono crollato, non sono riuscito a vincere i miei demoni... non completamente... riprese a parlare in un linguaggio comprensibile ...ma ...anche così, con tutte le mie debolezze... sollevò lo sguardo in direzione del monaco, assumendo una posizione eretta ...voglio partecipare! Esclamò deciso.

    Eppure quello che era accaduto a Tamashii esulava in parte dalla prova cui l'aveva sottoposto il monaco. Il suo corpo era stato scosso sì dai brividi, semiparalizzato, piegato alla volontà della tecnica utilizzata su di lui, ma la sua mente... Quel mondo interiore in cui era stato imprigionato...

    Si riunii al gruppo. Era pallido, ma cercò di nascondere il colorito tenendo lo sguardo basso. Aveva bisogno ancora di qualche istante per riprendersi.
    Si guardò la mano destra, che si era sforzato di tenere ferma, mentre firmava il modulo di iscrizione. al Torneo.
    Per sua fortuna sembrava che l'attenzione fosse rivolta verso una figura che troneggiava sui presenti. Non per l'altezza, considerevole dal punto di vista di Tamashii, ma bisognava ammettere che tutti fossero più alti del ragazzino, quanto per prestanza muscolare. Per un istante, molto breve ad onor del vero, il Chikuma si domandò se fosse una “Lei”. Per carità non ci sarebbe stato nulla di male se un “Lui” avesse indossato quegli abiti che cercavano, senza troppo successo, di restare al loro posto. Il rispetto per le persone era importante per il clan dell'Oasi del Fuoco. Ma era una lei molto esuberante che stava mostrando tutta una serie di muscoli, di cui Tamashii aveva perso il conto. Se non fosse stato per l'esperienza precedente con il monaco, quella giovane donna l'avrebbe messo in soggezione.
    Onii san, chi è la signorina? Una tua amica? Domandò a Yasuke.

    Tamashii si ritrovò al seguito della coppia, terzetto? Non gli era ben chiara la dinamica di quel gruppo. Il suo interesse venne ben presto deviato sulle bancarelle che mettevano in mostra vari tipi di mercanzie.
    Al banco dei dolci il ragazzino indicò i dango. Non li aveva mai assaggiati.
    Cosa sono? Chiese incuriosito al resto del gruppo.
    La tappa successiva fu il tiro al bersaglio coi coltelli dove Yasuke diede mostra delle sue abilità vincendo il peluche di un leone e di un soldatino meccanico.
    Tamashii aveva gli occhi solo per l'altro premio. Non prestò attenzione allo scambio di battute tra il giovane sunese e la kunoichi di Konoha.
    Onii san... se doveva fare la parte del fratellino più piccolo, tanto valeva continuare a chiamarlo con quell'appellativo. Potrei avere per favore il soldatino? Ho qualche idea per trasformarlo in automa. In cambio ti posso costruire... cose... Sono bravo. Aggiunse, poco importava che avesse appena compiuto tredici anni e fosse passato il tempo dei giocattoli.
    Se Yasuke si fosse convinto, il ragazzino avrebbe indicato loro uno stand dove avrebbe potuto trovare l'occorrente per trasformare il pupazzo meccanico. E anche costruire un ventilatore nuovo per il “fratello maggiore”, se gli avesse fatto studiare quello portatile.

    Nel frattempo...
    L’espressione che hai utilizzato prima è così particolare. E’ una lingua particolare del Paese del Vento?
    Tamashii annuii.
    Si, è la lingua che parla il mio popolo, il clan dell'Oasi del Fuoco. Io non sono originario di Suna. Ho vissuto fino ad ora in una delle rare oasi che si possono trovare nel deserto dell'Anauroch. Mi sono presentato con il nome del clan Chikuma perché la mia gente discende da loro. E perché... Sollevò la frangia per far vedere il simbolo sulla fronte, all'altezza del terzo occhio, un tao circondato da raggi solari triangolari …questo marchio indica che sono un “figlio del vento” e posso far ritorno al mio clan ancestrale, i Chikuma. Spiegò, sforzandosi di non parlare nel suo idioma. Il nonno aveva ragione: doveva imparare a vivere fuori dal deserto.

    Il giro continuò in attesa dell'esibizione dei monaci.



  6. .
    Ciao, benvenuta!
    Anche io adoro giocare a D&D, che edizione?
    Sul valore della Pizza non si discute.
    A presto su Discord e in GdR!
  7. .
    Ehilà, ciao.
    Ben arrivato.
    Ci si vede in GdR!
  8. .

    Semplicemente... Ciao


    Mi sei mancato



    Febh non era da solo.
    L'avvertimento di Ko arrivò troppo tardi.
    Per carità il cucciolo aveva provato ad avvisarmi, cercando di interrompere il flusso di parole dirette verso Febh, ma non avevo prestato la giusta attenzione.
    Mentre osservavo le due persone presenti nella stanza, di cui una, andando per esclusione, doveva essere la Consigliera Dokujita, alle mie orecchie giunse la voce di una terza presenza. Proveniva dal televisore.
    "Tornerà Soledad Chikuma ora che il suo Miguel Abara è stato ucciso? Non ha più amici nè supporto, è stata sconfitta e la perfida Doña Ramona, sua maestra, controlla l'Accademia per giovani talenti sunesi. Ma allora cosa diceva la lettera per S.C. che la Hyuga scrisse prima di essere sigillata nella montagna? Le risposte a queste domande nella puntata di domani di...OCCHI DEL DESER..."
    Il clik, sentenziò che almeno uno dei due si era ripreso dall'iniziale stato stuporoso in cui era caduto. Febh sembrava come... congelato?
    Non ebbi tempo di riflettere sulla questione perché avevo probabilmente assunto tutte le possibili sfumature che andavano dal mio normale incarnato al rosso, rosso pompeiano, rosso scarlatto, rosso abbagliante fino a raggiungere l'infrarosso. Una deduzione dovuta alle guance che erano diventate bollenti.
    Ero così in imbarazzo che, all'inizio, non mi resi conto della particolare fisionomia della Consigliera.
    Le iridi, l'incarnato, probabilmente era come Kodachi... Preferii non pensare ad altre implicazioni. Non avevo mai giurato fedeltà a quella persona. Mi focalizzai sulle sue parole.
    Chi ero e perché non avessi un appuntamento. Domanda lecita.
    Mi sforzai di far defluire il sangue, cercando di assumere un aspetto dignitoso.
    Perdonate la mia maleducazione. Sono Shinodari Jaku Nara Kazekumo, suppongo non serva aggiungere i miei precedenti incarichi. Mi presentai, evitando ancora una volta di partire con una serie di ex qualcosa abbastanza deprimenti. Riguardo l'appuntamento... mi era stato detto... Volevo davvero mettere nei guai gli impiegati? Non pensavo servisse un appuntamento per salutarti, Febh. Cambiai discorso, volgendo lo sguardo verso la statua di... sale. Eh si, sono proprio io.
    Ma Shinny avevano detto che erano lib... afferrai il cucciolo di drago, chiudendo con entrambe le mani il muso prima di rendere la situazione più complicata di quanto non fosse.
    Sorvolai sul modo con cui mi stava guardando la Consigliera. Ero pur sempre piombata nel suo ufficio senza dare un minimo di spiegazioni. O forse ne avevo date troppe non necessarie.
    La lasciai parlare, fino a quando non se ne uscì con la storia della follia che era cominciata dopo la mia partenza da Oto.
    Liberai Ko dalla stretta.
    Mfh... sbuffò, arrampicandosi sulla mia schiena. Sentii il suo muso poggiarsi sopra la spalla destra.
    Questa poi! Socchiusi gli occhi ricambiando lo sguardo della Consigliera. A tutto c'era un limite.
    Follia dite? Dopo la mia partenza per giunta. Scoppiai a ridere. Febh era la scelta più sensata, la persona di cui mi fidavo di più. La persona che è sempre stata al mio fianco. A cui avevo affidato la mia vita. Non mi ha mai tradito. Ha un modo di fare un po' particolare, lo ammetto, ma c'è sempre stato nei momenti importanti. Non reputo folle aver affidato a lui l'amministrazione di Oto. E non me ne pento. Se tornassi indietro riconfermerei la nomina. Ero mortalmente seria. La follia non è insita in Febh. Se vogliamo essere più corretti, tutta Oto è intrisa di insania. O mi sbaglio? Se vi lamentate solo del vostro collega, allora vuol dire che il villaggio sta migliorando. Che c'è speranza. Perché quando sono arrivata io, l'allora Kage considerava i suoi abitanti solo strumenti, cavie per i suoi esperimenti. Godeva nel vedere i suoi sottoposti rischiare la vita per ottenere un contentino. Su, non siamo così catastrofisti. L'amministrazione è in piedi, un po' diversa da come me la ricordavo, ma sono passati pur sempre degli anni. Il villaggio è ancora in piedi, qualche novità alle mura... mi voltai nuovamente verso Febh Ho incrociato Keima al mio arrivo al gate occidentale. E' stato... creativo come suo solito... Volevo parlargli dopo che finiva il turno alle mura, ma mi sono resa conto di non sapere dove abiti... Mi sentii premere la spalla da Ko ...Si, mi dispiace, stavo divagando. Dicevamo? Se veramente il vostro collega è fonte di tale imbarazzo, perché si trovava nel vostro ufficio a vedere... Com'era? mi picchiettai l'indice sinistro sulle labbra ...Occhi nel deser...to? Si, giusto! Sembra interessante... quasi la storia della mia vita. Considerai, con una sfumatura ironica nel tono della voce. Torniamo a questioni più serie. La fissai dritta negli occhi. Volete che mi scusi per qualcosa che non è mia responsabilità. D'accordo, mi scuso. Volete che vi spieghi perché ho abbandonato il villaggio? No, mi spiace, sono fatti personali. Volete sapere perché sono tornata? Semplice. Perché nonostante tutto io sono molto legata a questo dannato villaggio. E viste le ultime novità, potrei dire: “Chiedete al Kokage uno dei motivi per cui sono tornata!” Avevo fatto una promessa al Mikawa e l'avrei mantenuta. Ma proprio non resistetti a stuzzicarla.
    Febh aveva ripreso il dono della favella, ma il suo modo di rivolgersi a me era così strano. Perché balbettava, perché la mia vista lo metteva così in imbarazzo? Io ero la solita Shinny, ma lui?
    Distolsi lo sguardo, per evitare che notassero la sfumatura di oscurità sulle mie iridi. Non potevo farci niente: era il dono materno.
    Si, sono io ragazzo ninja. Prese la parola Ko. Però non sono un ramarro. Ricordi? Sono un drago dei ghiacci. D_R_A_G_O. Non è difficile. Le caramelle alle mosche non mi piacciono, se invece aveste qualche gemma, magari degli zaffiri, quelli li accetterei volentierissimo. Ko era Ko, almeno lui non era cambiato.
    Davvero ti sono mancata Febh? Non riuscii a trattenere una sfumatura malinconica. Non potevo ignorare il suo sguardo per sempre. Pazienza. Le mie iridi nere non era un segreto. No, non è successo nulla... i Chuda... Grimdad... E da quel giorno che non ho avuto più loro notizie... mormorai. Non erano ricordi piacevoli. Non ero più tornata in quei luoghi. Avrei voluto dirgli che avevo lasciato una neonata nelle loro mani, che sarei dovuto andarla a riprendere. Che avrei voluto mi accompagnasse, ma non dissi nulla. Sayaka...dici? Avevo mal interpretato i discorsi che... avevo origl...sentito... Perfetto, ora balbettavo anche io.
    Non si aspettava che potessi tornare. In fondo come dargli torto. Quanto della mia vita era simile a quello che era stato trasmesso?
    Suppongo che mi dovrai aggiornare. Considerai. Vidi la mano che mi veniva tesa. Ancora una volta mi diceva di essere contento del mio ritorno, ma sembrava quasi lo stesse ripetendo più a se stesso che a me.
    Non gliela strinsi. Abbozzai ad un sorriso.
    Improvvisamente il suo atteggiamento cambiò quando si rivolse alla sua collega. Un modo di fare per certi versi familiare.
    Febh,... mi avvicinai a lui ...noi non ci siamo mai stretti la mano. Lo abbracciai o perlomeno questa sarebbe stata la mia intenzione.
    Se non si fosse scansato, gli avrei detto semplicemente: Mi sei mancato...


  9. .

    Incontri: amico o nemico?


    V




    Arrossii violentemente notando come la mia strategia avesse preso una piega fallimentare.
    Dire di essere arrugginita sarebbe stata una giustificazione per nulla convincente.
    In confronto a me un criceto nano, ubriaco e miope sarebbe stato in grado di intessere una combinazione più efficace della mia.
    Se avessi agito in questa deplorevole maniera durante il Torneo di Oto, a quest'ora non sarei morta e non sarei stata in grado di darmi dell'idiota.
    Dannazione! Perché i combattimenti mi mettevano quest'ansia? Avevo scelto io di continuare lungo la strada in cui mi avevano “amorevolmente” indirizzato gli anziani del mio clan natio.
    L'essermi dedicata gli ultimi anni alla via del guaritore, non escludeva che non avrei dovuto impugnare le armi.

    Avevo sottovalutato l'avversario, cullandomi nelle mie certezze mediche, ignorando la possibilità di uno scontro cui non ero abituata. Avevo ingenuamente pensato che quelle creature avessero contrattaccato, avessero dei centri del pensiero da ingannare coi miei cloni.
    Ma non era successo nulla di tutto ciò.
    Il mio serpente d'ombra aveva fatto guadagnare una manciata di... quanto? ...secondi? Il tempo necessario alla creatura fungina di liberarsi dalla presa. Sembrava illesa. E se fosse stato a causa della mia fretta nel dirigere all'attacco il serpente d'ombra? I miei comandi imprecisi avevano vanificato il tentativo di stritolare l'essere durante la presa.
    I costrutti poi... Avevo seguito il suggerimento di Shinichi di mandarglieli contro e spostarmi di lato. Erano stati ignorati, noi eravamo stati ignorati, come il mio costrutto serpentiforme.
    Se non eravamo noi il loro bersaglio, cosa li aveva attirati in questo luogo?
    Quelle creature sembravano essere richiamate da qualcosa. Osservando la loro traiettoria... si stavano dirigendo... Verso la fonte d'acqua.
    Shinichi sembrava aver capito. Mi chiesi se era giunto alle mie stesse conclusioni o se ci fosse dell'altro.
    Decisamente il mio sangue Nara era molto diluito.
    Non ebbi tempo di crogiolarmi nell'autocommiserazione che dalla boscaglia apparvero altri compagni della creatura fungina. Un totale di quattro. Il posto si stava facendo troppo affollato per i mie gusti.
    Te la cavi con queste creature, vuoi provare a farle secche o ci devo pensare io? Kurogane mi strizzò l'occhio. Questo avrebbe dovuto rassicurarmi sulle mie acquose capacità ninja?
    D'accordo, farò un tentativo. Replicai, scrollando le spalle. Tanto peggio di così non poteva andare.
    O forse si? Non mi ci vedevo nella parte del fungo trifolato.
    Era il momento di vagliare qualche possibilità. Rapidamente.
    Se la mia teoria sui centri nervosi cui era attaccato il fungo era esatta, strappare il fungo dall'orbita oculare poteva essere una soluzione. Portare il combattimento in mischia non mi allettava affatto. Avevo indossato la maschera, ma non potevo rischiare un contatto con la mia pelle.
    Potevo sfruttare i miei costrutti d'ombra, ma sarebbero stati in grado di recidere il legame tra fungo ed ospite?
    La cartabomba era un'opzione, ma dovevo cercare di sfruttarla al meglio.
    Il corpo a corpo, per recidere con la katana i funghi, l'avrei utilizzato come ultima possibilità, se non avessimo fermato l'avanzata di quelle creature.
    Per il momento avrei cercato di danneggiarli a distanza.

    [Primo turno]



    Per massimizzare il raggio dell'esplosione della cartabomba dovevo cercare di riunire il gruppetto. Avevo a disposizione il costrutto serpentiforme che potevo sfruttare per il mio scopo. Bastava pagarne il costo.
    Il serpente era vicino all'abominio, il primo che aveva fatto il suo ingresso nella radura. Mi bastava dirigerloConsidero uno spostamento minimale per raggiungere lo zombie.
    Ho supposto un corto distacco tra i due, senza bisogno di ricorrere allo slot azione per il movimento
    affinché le sue spire si arrotolassero, l'una sull'altra, cercando di contenere una maggiore porzione del corpo. Se fosse riuscito nell'intento, avrebbe cercato di stritolare più efficacemente la creatura, avendo una massa più consistente su cui fare presa. Lo scopo era di fargli perdere l'equilibrio e gettarlo a terra [Slot Tecnica I + Slot Azione I]Simulacro

    Forza: 500
    Velocità: Concentrazione 500 + 1 tacca = 525
    .
    Per il corvo d'ombra avevo un altro compito. Il consumo di chakra non mi preoccupava. Potevo permettermelo. Attaccai la cartabomba [Slot Azione II] e lo diressi contro la prima creatura fungina sperabilmente imprigionata, all'altezza del petto[Slot Azione III]Simulacro

    Movimento massimo: Energia Blu
    Velocità: Concentrazione 500
    . In precedenza non avevano dato atto di schivare i pericoli. La cartabomba sarebbe detonata a contatto con lo zombie o nelle sue immediate vicinanze se l'avesse schivata. Se tutto fosse andato secondo i piani il raggio dell'esplosione avrebbe coinvolto anche il terzetto.
    Tornai in possesso della mia materia ombrosa. Le mie creature non potevano resistere ad una cartabomba, non con le mie capacità attuali.
    Se ci fossero stati dei sopravvissuti, avrei manipolato l'ombra per dare vita a due lupi [Slot Tecnica II]Ciascun lupo d'ombra: 3 unità, pari ad un consumo totale della coppia di 3 bassi
    Metodo di attacco: Morso, potenza 5
    .

    [Secondo turno]



    Attingendo ancora una volta alla mia riserva di chakra, avrei inviato la coppia di lupi ad intercettare i sopravvissuti del terzetto, partendo da quello alla mia sinistra. [Slot Azione I]Consumo di chakra pari a 3 bassi per mantenere i due lupi d'ombra

    Slot Azione I, Simulacro

    Movimento massimo: Energia Blu

    Velocità: Concentrazione 500 + 1 tacca = 525

    Presumo che gli zombi-fungo siano vicini e la traiettoria dei simulacri sia simile, non essendo stato descritta la distanza che intercorreva tra di loro

    Diedi l'ordine di attaccare, ciascuno un avversario diverso, partendo da sinistra. Avrebbero dovuto cercare di strappare a morsi il fungo radicato nella cavità orbitale sinistra[Slot Tecnica I + Slot Azione II]Slot Tecnica I, Simulacro

    Forza: 500
    Velocità: Concentrazione 500 + 1 tacca = 525

    Slot Azione II, Simulacro

    Forza: 500
    Velocità: Concentrazione 500 + 1 tacca = 525
    .
    Se esisteva ancora almeno un sopravvissuto, con un profondo sospiro, avrei ingaggiato in corpo a corpo la creatura più in prossimità della fonte d'acqua, o in caso ne fossero presenti più di una, quella più vicina alla mia posizione [Slot Azione III]Shinodari

    Movimento massimo: Energia Blu
    Velocità: 525
    . Una volta a distanza di mischia, avrei estratto la katana cercando di recidere con un movimento diagonale dal basso verso l'alto la connessione del fungo con la creatura ospite all'altezza della cavità oculare sinistra [Slot Tecnica II]Velocità: 525 + 3 tacche = 600
    Forza: 500+ 3 tacche = 575
    .

    Il resto sarebbe toccato a Shinichi.


    Chakra: 55.5/75
    Vitalità: 15.5/15.5
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 500
    Velocità:  525
    Resistenza: 475
    Riflessi: 500
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione 1T
    1:  Stritolamento
    2:  Catrabomba
    3: Movimento corvo
    Slot Tecnica 1T
    1: Presa
    2: TS






    Equipaggiamento
    • Katana estratta
    • Respiratore × 1
    • Cartabomba II
    • Accendino × 1
    • Kunai × 2
    • Bomba Abbagliante × 1
    • Mantello × 1
    • Shuriken × 5
    • Fumogeno × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1
    • Maschera indossata
    • Filo di Nylon [10m] × 2
    • Tonico di Recupero Medio × 1
    • Lama Interna × 2
    • Guanti Rinforzati × 1
    • Kit di Primo Soccorso × 1
    • Specchietto in Metallo × 1

    Note Secondo Turno:

    SA1: intercettazione dei lupi
    SA2 +ST1: attacco dei lupi
    SA3: Movimento di Shinny
    ST2: TA: estrazione mortale.


  10. .

    I Primi Passi Infuocati


    Essere un gruppo

    III



    Narrato Pensato Parlato di Miyori Uchiha


    YU
    Coraggio
    da
    Eroe

    Il coraggio dell'eroe
    non è cieco.
    E 'intelligente
    e forte.



    Le risposta che le aveva dato il giovane genin durante il viaggio, l'aveva lasciata pensierosa.
    Si soffermò a riflettere sulle sue parole.
    Kyojuro san, avrei dovuto porre fine alla mia vita tempo fa, se avessi voluto riacquistare l'onore mantenendo fede ai precetti che mi furono insegnati da bambina. Se l'avessi fatto, sarei fuggita vigliaccamente dalle mie responsabilità. Osservò nel suo modo pacato di esprimersi. Non distolse lo sguardo. Mi è stata concessa una seconda possibilità. E' difficile, ma vado avanti. Ognuno di noi ha delle cicatrici. Fanno male, ma ora siete qui, assieme a noi. Forse siamo la vostra occasione di riscatto. Kyojuro san se... esitò per un istante …se un giorno vorrete parlarmene, io vi ascolterò. Era stato impulsivo da parte sua e si sentiva in imbarazzo, però... Serviva un “però” per cercare di alleviare l'animo di una persona?

    Era rimasta da sola ed aveva bevuto quello strano liquido. La sua parola era una sola. Nessuna incertezza, solo agire.
    Il mondo mutò attorno a lei. I colori della foresta si sciolsero come acqua gettata su una tela ad acquarello. Le sfumature persero di intensità lasciando colare un liquido corvino, che si appropriò di quel luogo.
    Un'illusione... Da quando i loro sensi erano stati ingannati? Davvero si stupiva? Eppure aveva letto sin da piccola leggende sugli spiriti della foresta.
    L'ambiente si era trasformato. I suoi piedi poggiavano ora su un terreno che terminava in un abisso profondo, da cui si scorgeva una foresta. Il sole rischiarava quel luogo e una sorta di calma la circondava. Dietro di lei un'altissima struttura rocciosa sembrava creare un labirinto naturale.
    Il giovane Hyuga si avvicinò alla ragazzina non appena si accorse che lei li stava osservando.
    La kunoichi per poco non arrossì violentemente quando Kenji la chiamò “Miyori-chan”.
    Si irrigidì per un istante, mentre l'altro si scusava di averla abbandonata al suo destino.
    Avrebbe dovuto essere migliore? Forse... Ma alla fine lo Hyuga aveva agito cercando di proteggere il resto del gruppo che si era gettato verso l'ignoto, senza riflettere troppo.
    Si sentiva a disagio; nessuno si era rivolto a lei in maniera così confidenziale... Nessuno a parte la sua “famiglia allargata”. Non rispose subito. Sarebbe stato scortese chiedergli di usare un onorifico più adeguato al loro grado di conoscenza?
    E strizzarle l'occhio? Seriamente? Non si rendeva conto di aver esagerato? Per non parlare del modo con cui aveva etichettato Arahaki san e Kyojuro san... Una coppietta?
    Kenji...san... Si concentrò per non far vibrare la voce. Non distolse lo sguardo ...Avete preso una decisione, quella che vi sembrava più giusta al momento. Se vi scusate è come ammettere di aver avuto un ripensamento. La strada che scegliamo comporta sempre delle conseguenze che dobbiamo accettare. Voi siete qui e lo sono anche io. Non è successo nulla di cui possiate sentirvi in colpa. Osservò rivolgendo a sua volta un inchino, inclinandosi quel tanto per far capire che lo considerasse un suo pari. Si, avete ragione. Ritengo sia una decisione saggia riunirci al resto del gruppo. Prima che succeda l'irreparabile...
    Non arrivarono in tempo per frenare l'impeto della studentessa rissosa. Non che si potesse bloccare un fiume in piena, però deviarne il corso era ancora possibile.
    Miyori non avrebbe interferito su una replica da parte del genin nei confronti di Arahaki. Era una questione che dovevano risolvere loro due. O almeno così avrebbe dovuto essere. Di parere contrario era lo Huyga che scelse di fare l'eroe cercando una mediazione tra la studentessa e il loro capo squadra.
    Sapienti parole, nulla da eccepire, peccato che in quel modo Kenji stesse mettendo in ombra la leadership di Kyojuro.
    Restò ferma al suo posto, vigile, osservando con attenzione l'evolversi della situazione. Lasciò allo Hyuga il compito di calmare l'irruenta kunoichi, ma se non ci fosse riuscito... Strinse la mano sul dadao, l'istante successivo lasciò ricadere l'arto lungo il fianco.
    Sospirò. Loro erano una squadra e l'equilibrio non si sarebbe mai potuto raggiungere se non si fossero appianati i conflitti interni. Combattere non era la soluzione.
    Per ora avrebbe atteso...

    L'unica via verso le pendici dell'abisso risultava essere una strada dall'aspetto per nulla invitante. Non restava che incamminarsi.

    La dimora di Iro sama.... La Landa del Fuoco Nascosto... Era difficile per la ragazzina mascherare la meraviglia che sgorgava dal suo animo.
    Kyojuro ne aveva già sentito parlare. Era un luogo vivo, che traeva nutrimento dalle virtù delle persone. E quando ci riusciva...
    Una folata di vento distolse l'attenzione della minuta Uchiha. Due bambini, l'uno sulle spalle dell'altro, il primo che arrancava sotto il peso del suo compagno... e dei lupi che l'inseguivano...
    Miyori istintivamente mise mano sull'impugnatura del dadao, pronta a raggiungerli, ma la visione cessò all'improvviso, così come era comparsa.
    Volse lo sguardo verso lo spiritello.
    La terra ricorda... Le memorie sono la sua linfa vitale, ma quei bambini, qualcuno li ha difesi? Qualcuno gli ha porto la mano e li ha protetti? O sono solo un frammento di storia? Considerò, le dita ancora serrate sull'impugnatura.

    Il territorio sottostante si apriva in una radura che si spaccava per dare spazio ad un fiume. Seguendone il percorso, la ragazzina vide che si inoltrava in un intricata foresta. L'attenzione, però, fu attratta dall'arco che la superava di circa il doppio in altezza. Sulla roccia erano stati inscritti dei caratteri in una lingua che non conosceva.
    Iro sama, che significato hanno quelle parole, se mi è permesso chiedere. Domandò con una sfumatura di curiosità nel tono della voce.

    Oltre l'arco sarebbe iniziata la loro prova. Al giovane genin sarebbe toccato il ruolo di spettatore, non avrebbe sarebbe potuto intervenire, né dare consigli.
    Iro sama ha detto che per lui non è tempo... e se invece non fosse così? Se questa fosse una prova anche per Kyojuro san? Considerazioni, che furono interrotte dalla creaturina che planò sui capelli del loro capo squadra. Questo fece scemare l'aura di misticismo che aveva provato fino a quel momento la ragazzina.
    Non ridere Miyori, non ridere.... Non sarebbe appropriato... ripeté mentalmente, sforzandosi di non pensare a quel curioso quadretto.

    Superata l'arcata si dipanava il loro destino.

    Arahaki sembrava incerta se continuare ad assecondare la misteriosa creaturina.
    La ragazzina non riuscì a replicare che lo Hyuga intervenne.
    Erano parole giuste, sensate, non potevano permettere che la landa divenisse un pericolo, non potevano voltare le spalle. Sarebbe stato un discorso perfetto, con il corretto pathos se Kenji non avesse voluto strafare.
    Se però questa sarà la decisione tua e di Miyori vi aiuterò. Non ci credo! Anche se questo volesse dire che dovrò sopportare da solo questo fardello.
    Ancora una volta si era arrogato il diritto di ipotizzare che il dubbio di Arahaki fosse anche il dubbio di Miyori. Che lui si sarebbe eretto a tragico eroe solitario.
    Quanto avrebbe voluto essere alta quella trentina di centimetri in più, con una muscolatura proporzionata ad un fisico più possente, per afferrare le testoline dei suoi compagni di squadra e farle risuonare l'una contro l'altra.
    Non sarebbe stato un atteggiamento corretto rispetto ai suoi compagni di team, questo lo sapeva. Lei era una persona migliore di quello che la sua mente le aveva palesato, ma poteva ogni tanto concedersi il lusso di sognare, oppure no?

    La mia idea l’ho espressa Miyori-chan ma… prima di gettarmi di nuovo a capofitto dietro Arahaki voglio sapere che ne pensi tu.
    La ragazzina lo fissò dritto negli occhi.
    Kenji san, credevo che la mia posizione fosse chiara. Abbiamo bevuto, abbiamo scelto. Nessun ripensamento. Siamo una squadra. Non si lascia da solo un nostro compagno. Per quanto impulsivo possa essere.

    Miyori si concesse un profondo respiro e varcò con passo deciso la soglia, immergendosi in un ambiente oscuro. La foresta aveva sottratto quella luminosità che li aveva accompagnati. Le ombre ghermivano il loro cammino, senza però privarli del tutto della vista.
    Arahaki faceva da apri pista con la solita irruenza che la contraddistingueva.

    In quel limbo di tenebra il tempo fluì in maniera soggettiva, eppure non trascorse che una manciata di minuti quando il gruppo di shinobi si ritrovò davanti ad un bivio. La parte rocciosa offriva due alternative per proseguire il cammino.

    Miyori si concentrò per ascoltare, supplendo a quello che la vista non mostrava loro.
    Il crepitio delle fiamme, forse un fuoco da campo? Dall'altra parte un suono più grave, più inquietante. Il rumore di metallo che sferragliava... catene?
    Quei rumori dovettero passare in secondo piano: i suoi due compagni stavano discutendo su quale percorso fosse il migliore.
    Il fuoco, la luce... No, non era detto che fosse la via più facile. Le fiamme bruciano, inceneriscono le speranze, strappano la vita. I suoi pensieri andarono indietro nel tempo, agli incendi appiccati dai traditori di Suiren che avevano mietuto vittime tra i civili.
    Le catene, la prigionia, la disperazione in cui viveva il suo popolo. La perdita della libertà, l'oscurità...
    Andare incontro alle nostre paure, superarle... dar da mangiare alla Landa... Cosa mi spaventa di più?
    Non era piacevole essere l'ago della bilancia. Su di lei ricadeva una grande responsabilità.
    La luce e l'oscurità sono le facce di una stessa medaglia. Una non può esistere senza l'altra. Io credo che la scelta non sia se andare a destra o a sinistra, quanto piuttosto se essere un gruppo, collaborare per affrontare e superare gli ostacoli oppure lasciarci andare all'egoismo e seguire una direzione incurante degli altri. E se fosse questa la nostra vera prova? Siamo un team, il team 13 di Konoha. Questo dovrà pur valere qualcosa. Siamo il gruppo meno affiatato che possa esistere, ma siamo qui e la nostra possibilità di superare la prova è di farlo funzionare. Si mosse in direzione di Kyojuro, indicando il simbolo della Foglia. Io ancora non comprendo bene il vostro mondo, ma sembra che questo sia un simbolo importante. Onoriamolo. Si voltò, nuovamente, verso i due compagni. Io scelgo le catene, ma non lascerò indietro nessuno. Se le nostre parole non vi hanno convinto Arahaki san, non andrete da sola. Io vi seguirò e spero lo farà anche Kenji san. Mi è stato insegnato a non abbandonare i miei compagni. Concluse.
    Aveva parlato decisamente troppo per i suoi gusti.



    Chakra: 10/10
    Vitalità: 8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 2
    • Shuriken × 6
    • Dadao × 1
    • Tonico Coagulante Minimo × 1
    • Tonico di Ripristino Minimo × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Respiratore × 1
    • Filo di Nylon Rinforzato [10m] × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Accendino × 1
    • Occhiali × 1
    • Guanto in Cuoio × 1

    Note
    ///

  11. .

    I Primi Passi Infuocati


    Il Messaggero dei Kami

    II



    Narrato Pensato Parlato di Miyori Uchiha


    REI
    Rispetto

    La vera forza
    di un guerriero
    diventa evidente
    durante i momenti difficili.



    La minuta Uchiha rivolse un inchino formale Kyojuro, dopo che si fu presentato. La ragazzina soppesò l'onorifico da utilizzare nei confronti del giovane genin. Era superiore a lei dal punto di vista della gerarchia accademica, ma non lo era dal punto di vista nobiliare. Lei era stata educata a i riservare gli onorifici “sama” e “dono” solo ai membri della corte di rango superiore. L'unica eccezione era stata per lo zio paterno.
    Kyojuro... san, mi affido a voi. Disse semplicemente con la massima educazione.

    Il loro compagno più esperto, caposquadra secondo la terminologia che gli aveva insegnato Susumu, li aveva definiti un team, il team 13. Non era un qualcosa che le dispiacesse, ma era inusuale. Non aveva mai fatto parte di un gruppo. Il rapporto che aveva con i suoi attendenti era diverso, loro erano la sua famiglia, il suo legame con il mondo che era stato costretta ad abbandonare.
    Kenji san, Arahaki san. Si inchinò riservando ad entrambi un inchino meno reverenziale di quello riservato a Kyojuro. Il primo era sì uno Hyuga appartenente ad una delle più importanti casate di Konoha, ma non le era superiore né dal punto di vista nobiliare, né come grado accademico. Usare un onorifico come “sama” o “dono” era fuori questione.

    Si soffermò a riflettere sui suoi compagni. Il genin sembrava incerto, forse a disagio per non essere stato informato di tutti i particolari della missione. Tendeva a sminuirsi. Un leader non poteva concedersi il lusso di permettersi un simile atteggiamento. Però le piaceva quello che percepiva dal giovane, aveva una bella luce negli occhi. Cortese, disponibile... altruista?
    L'altra kunoichi era uno spirito indomito. Era ossessionata dai suoi muscoli che metteva in bella mostra in ogni occasione. Impulsiva? Molto. Attaccabrighe? Decisamente. Quando la definì uno scricciolo, lei non batté ciglio; non le andava di mettere altra paglia su un fuoco che potesse trasformarsi in un incendio. Arahaki aveva un modo superficiale di valutare le persone.
    Lo Hyuga era più complesso da inquadrare. Non era caduto nella “trappola” di Arahaki. Le aveva rivolto parole che ne gonfiavano l'ego, peccato sembrasse una palese presa in giro. Almeno dal suo punto di vista.
    Perché le persone non possono essere dirette? La parola dovrebbe avere un solo significato, non sottintenderne altri. Considerò mentalmente la ragazzina.
    Pensava di essersi lasciata alle spalle quel tipo di comportamento. La giovane Uchiha non era abituata a pararsi dietro un atteggiamento diplomatico per evitare uno scontro. Lei preferiva essere sincera, se non poteva restava in silenzio. Non metteva in discussione l'irrompente fisicità della sua collega, ma a volte l'ostentazione di tutti quei muscoli poteva risultare esagerata.
    Sarebbe stata un valido elemento del team? La sue qualità fisiche erano indubbie. L'acume, beh... quello andava affinato. Kenji sembrava racchiudere quella dote. La perfetta controparte della rissosa kunoichi. Riguardo se stessa... Non spettava a lei dare un giudizio sulle sue capacità.

    Si misero in marcia, spronati dal giovane capogruppo. Durante il viaggio entrambi i suoi compagni si affiancarono al genin. La ragazzina si mantenne in disparte per concedere loro un minimo di riservatezza. E fu una fortuna che il termine “nobilina” non arrivò alle sue orecchie. Era un commento che macchiava il suo status nobiliare. Significava non essere in grado di portare onore alla casata, al regno.
    Attese il suo turno per rivolgersi al genin.
    Kyujuro san, spero di non risultare indelicata, ma preferisco essere franca. Un leader deve dare l'esempio. Se ha dei dubbi, delle incertezze non le deve mai palesare. Non parlo di nasconderle, ma di affrontarle. Un leader è lo stendardo che dà forza al gruppo. Le sue parole sono un riflesso dell'animo. Kyojuro san abbiate fiducia in voi stesso, se ci hanno affidato a voi è perché siete degno di questo compito. Non comprendo ancora il significato dei gradi, ma la parola “solo” sminuisce quello che voi siete, il vostro percorso, i vostri sacrifici. Osservò, sempre in quel suo modo calmo di parlare. Era controllata, le era stato insegnato ad esserlo. Si rese conto di essersi lasciata trasportare. Perdonatemi, non avrei dovuto. Non vi conosco e vi ho giudicato sulla base di una prima impressione. Aggiunse arrossendo visibilmente, senza distogliere lo sguardo dal genin.
    Parlare con i suoi due compagni di team le risultò complicato.
    Intavolare una conversazione con Arahaki sarebbe stato come cercare di entrare volontariamente in un tornado, senza mai raggiungere l'occhio del ciclone. Ogni minima parola poteva far scattare la kunoichi e lei non voleva problemi da quel punto di vista. Non erano lì per una dimostrazione di forza tra loro. In teoria...
    Lo Hyuga era una serie di domande senza risposta, ma sarebbe stato scortese porgliele. Si erano appena conosciuti.
    Kenji san, spero in una collaborazione che metta a frutto le capacità di ciascuno di noi. Commentò educatamente. L'ideale sarebbe stato coordinarsi per compensare i punti deboli di ciascuno di loro, con i punti di forza degli altri.
    Mentre si dirigevano verso il luogo prefissato, le cui informazioni erano avvolte nel mistero, il genin pose loro una serie di domande.
    Perché voglio diventare uno shinobi? Cosa mi ha spinto ad iscrivermi all'accademia? Ripeté senza dare un suono a quelle parole.
    Arahaki fu la prima a rispondere. Non era mossa da un qualche nobile desiderio, ma dall'accettare una sfida. Era positivo, no? Significava che non era tipo da tirarsi indietro.
    Kenji fu il secondo a replicare. Le motivazioni del giovane non erano così dissimili dalle sue.
    Kyojuro san io sono cresciuta con un diverso credo, seguendo una strada che non ha molto in comune con l'essere una kunoichi. Perché sono qui? Per un duplice motivo: conoscere il mondo in cui ha vissuto mio padre e portare onore alla sua casata, gli Uchiha. Ho fatto una promessa. La mia parola è una sola, non esiste il ripensamento. Essere uno shinobi è pericoloso? Lo è altrettanto crescere seguendo la via del bushido. Una risposta onesta.

    Trascorsero delle ore prima di raggiungere il punto stabilito. Un luogo anonimo all'interno della foresta.
    Per un breve istante Miyori ebbe la sgradevole impressione che si fossero inesorabilmente persi, una sensazione derivata all'osservare il giovane genin alle prese con la mappa. Non aveva l'aria di uno che avesse tutto sotto controllo.
    Dubbio rapidamente fugato da un'apparizione che lasciò senza parole la ragazzina.
    I suoi occhi si spalancarono dall'emozione e dovette concentrarsi per evitare di restare a bocca aperta.
    Una luce bianca aveva fatto la sua comparsa. Miyori seguì con lo sguardo i movimenti tra un ramo e l'altro. Le iridi scintillarono quando si palesò da quella luminosità una creaturina, che si soffermò ad osservarli.
    Un Kami? No, è più probabile si tratti di un messaggero dei Kami. Rifletté, sforzandosi di prestare attenzione alle parole di Iro, il nome con cui l'esserino si era presentato loro.
    Prima di poter replicare la creaturina si posò sulla testa della ragazza rissosa.
    Pessima scelta. Ed ecco ripartire un altro siparietto di Arahaki, in cui volarono minacce in un forbito linguaggio da scaricatore di porto.
    Miyori si portò il palmo della mano destra sulla faccia, scuotendo la testa.
    Possibile che la kunoichi rissosa non si fosse resa conto dell'onore che il messaggero dei Kami le aveva fatto?
    Quando lo spiritello si posò sulla sua testa, la ragazzina balbettò un E' un onore per me ricevere la vostra visita Iro sama. Il mio nome è Miyori... Uchiha... Non appena si fosse levato in volo gli avrebbe riservato un inchino degno di un daimyo.
    Molto più educato fu Kenji nei confronti della creatura. Comprendeva l'onore della presenza di Iro sama? Non ne era sicura.
    Il messaggero dei Kami si rivolse a Kyojuro, mostrandosi dubbioso sulle capacità dei tre studenti.
    Stiamo per essere messi alla prova. Miyori senti poco e niente del discorso sull'essere di Konoha e della replica che non era il villaggio a dare loro la forza... o quello che era. Per la ragazzina contava solo che Iro sama si fosse manifestato loro.
    Una sfida!
    Il primo passo era di bere il contenuto all'interno della foglia.
    Kyojuro fu il primo, svanendo alla loro vista. Le sue ultime parole si persero nell'aria.
    Eh? Miyori si sforzò di restare impassibile, ma non era facile dopo quello di cui era stata testimone.
    Dovevano compiere un atto di fede?
    La kunoichi rissosa ripartì con uno dei suoi monologhi, soliloqui, dialoghi a senso unico. Se ne uscì con un discorso sul liquido velenoso, prese a male parole sia Iro sia Kyojuro, fino a raggiungere il culmine con l'offrirsi volontaria per recuperare il suddetto genin scomparso.
    Miyori dovette ammettere che lo Huyga provò a calmare l'esagitata compagna, ma non ottenne esattamente l'effetto desiderato.
    Arahaki scomparve a sua volta, colorando le sue gesta con un'invocazione fuori luogo ai Kami e le minacce di morte ai bisnonni di Kyojuro.
    Rimasti in due, la ragazzina osservò basita lo Hyuga e Iro.
    Provò a replicare sull'insania della loro collega, ma lo shinobi prese per primo la parola.
    Le sorrise.
    La ragazzina distolse lo sguardo imbarazzata. Non era il momento per essere cortesi.
    Soppesò le sue parole, rendendosi conto che il suo compagno aveva messo in dubbio la sua volontà di seguirli.
    Non replicò, lasciandolo andare. C'era rimasta male.
    Io non tradisco la parola data. Se sono qui è per una mia scelta. Obiettò. Si concesse un sospiro. Non sono piccola, non sono indifesa. Diresse lo sguardo verso la creatura luminescente. Ci avete scelto, Iro sama, e per me è un onore. Kenji san mi ha chiesto di avvisare la sua famiglia se fosse successo qualcosa, ma io non intendo restare indietro. Se farò in modo che lui torni indietro, non avrò alcuna richiesta da rispettare, giusto? Rivolse un inchino al messaggero e bevve a sua volta la bevanda.


    Chakra: 10/10
    Vitalità: 8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 2
    • Shuriken × 6
    • Dadao × 1
    • Tonico Coagulante Minimo × 1
    • Tonico di Ripristino Minimo × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Respiratore × 1
    • Filo di Nylon Rinforzato [10m] × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Accendino × 1
    • Occhiali × 1
    • Guanto in Cuoio × 1

    Note
    ///



  12. .

    Titolo del Topic


    III



    Quando ti risvegli da un incubo per scoprire di essere piombato in uno peggiore: la vita.



    Mentre gli stavo asciugando la guancia percepii il suo senso di frustrazione, Mosse la testa per rivolgerla dall'altra parte, per non incrociare il mio sguardo.
    Potevo capirlo? Si. Tasaki era costretto a letto, le sue ferite l'avevano reso indifeso. Non mi offesi per quel gesto istintivo.
    L'istante dopo sembrava essere venuto in parte a patti con la mia presenza, con la consapevolezza che ne derivava.
    Chi... sei?
    Chi sono? Mi sarei dovuta presentare con il mio nome completo o celare una verità che ormai in pochi conoscevano?
    Shinodari Nara Jaku Kazekumo. Mi presentai. Glielo dovevo. Prendersi cura di qualcuno significava non nascondersi dietro facili menzogne.
    E... cosa vuoi?
    Cosa voglio? La domanda mi prese di sorpresa. Ancora mi stupivo? Non avevo imparato a mie spese che ad Oto raramente qualcuno agiva senza esigere un proprio tornaconto?
    Sono un medico. Il mio scopo è curare le persone, evitare che muoiano. Per le cicatrici dello spirito non servivano le mie abilità curative. Cosa desidero da te? Vorrei che non ti riducessi mai più nello stato in cui ti ho trovato. Sei andato molto vicino alla morte. Sospirai. Suppongo che tu non me lo possa promettere, vero?
    Il giovane era ancora molto debole. Sapevo che non doveva sforzarsi, però non tutto poteva essere rimandato a dopo.
    Mi chiese di raccontargli quanto ero successo. In fin dei conti glielo avevo proposto io. Le mie parole avrebbero potuto minare il suo precario equilibrio interiore. In casi estremi potevo sempre sedarlo, se avesse voluto compiere qualche gesto inconsulto.
    Basta! La verità per quanto amara andava affrontata. Rimandando, gli avrei procurato solo un danno maggiore.
    Gli raccontai tutto, senza omettere nulla. Le informazioni riferitemi dal team medico presente sul luogo dello scontro, la testimonianza delle guardie di turno al gate occidentale. Per quanto mi costasse dirglielo, gli rivelai dell'incisione, del marchio dell'infamia. Cicatrici che avevo rimosso mentre lui era ancora in stato di incoscienza.
    Non sarebbe stato facile venire a patti con una verità cruda, violenta. Tasaki aveva tempo per metabolizzare l'accaduto. Il tempo necessario a rimttersi in forma.

    Mi mise al corrente delle sue motivazioni. Mi oscurai in volto. Nessuno aveva il diritto di prendere la vita di un altro... nessuno in un mondo utopico. Mi chiesi se Shiltar avrebbe compiuto le stesse azioni del Mizukage attuale. Non lo credevo, non dopo lo scontro con Yami. L'aveva risparmiato, non era sua la responsabilità se aveva rifiutato di vivere.
    Sei... bella. Come un angelo. Arrossii, pur sapendo che non era ancora del tutto in sé. Non ero un angelo, non nell'accezione che veniva data al termine. Piuttosto un angelo decaduto.
    Balbettai un Grazie in risposta.
    Quel suo commento, non mi avrebbe fermato dal replicare a quanto detto in precedenza.
    Il tuo gesto è stato nobile, ma estremamente impulsivo. Commentai. Avrei dovuto assecondare quel suo desiderio di giustizia? Il tuo conterraneo... Mi avevano messo al corrente che lui non fosse otese di nascita. …aveva messo a rischio la sicurezza di Kiri? Non tutti erano magnanimi nel dispensare le condanne. Non fraintendermi. Per me la vita è al di sopra di tutto o non sarei un guaritore, però il nostro ambiente non permette la clemenza, non sempre. Vendicare qualcuno... sembra che ti faccia sentire bene, in pace con te stesso, ma non è così. Anche se avessi vinto, se gli avessi impartito la lezione che, dal tuo punto di vista, meritava, sei sicuro che il tuo animo si sarebbe placato? La vendetta genera solo una spirale di violenza, il sangue chiama altro sangue. E alla fine resta solo un vuoto nell'anima. Sempre che tu sia ancora in vita. Se il Mizukage ha rispettato le leggi accademiche ci si può fare ben poco, a meno di non andare contro il coprifronte che indossiamo. Se ha ucciso il tuo conterraneo senza giusta causa, allora dovrebbe essere processato per i suoi crimini contro l'Accademia. Noi non siamo nella posizione di arrogarci tale diritto. Mi spiaceva essere così dura, ma avevo paura che avrebbe ritentato. E non era detto che sarebbe sopravvissuto. La carica di Mizukage non si assegna per gioco. E' uno dei ninja più forti del villaggio, se non il più forte. Cosa ti faceva pensare di essere in grado di sconfiggerlo? Perché lui si è accanito contro di te a quel modo? Perché ti ha inciso le carni con quella scritta infamante? Non potevo lasciar correre. Se voleva affrontarlo ancora una volta, doveva mettere la cosa nella giusta prospettiva. Quelle ferite sottolineavano la disparità tra le loro abilità.

    I gusti in fatto di tè del mio paziente erano molto specifici. Sorrisi. Gli feci cenno di restarsene tranquillo al letto.
    Mi dispiace, ma dovrai accontentarti della mia miscela preferita. Replicai, prendendo un paio di bicchieri. Il latte non credo sia una delle priorità qui al gate. La temperatura non sarebbe stata un problema. Avrei atteso che si raffreddasse prima di servirglielo. Lo zucchero... Rabbrividii. Mi voltai nella sua direzione. Sei sicuro? Tu bevi il tè con lo zucchero? Osservai, sottolineando la parola “zucchero”. Sai che ti perdi tutto il gusto? Ogni miscela ha un sapore unico. Probabilmente mia madre l'avrebbe preso come un affronto personale. Ricordavo le estenuanti sessioni riguardanti l'arte della cerimonia del tè. E se aggiungevamo che fosse pure un'abile assassina... No, non sarebbe stato per nulla piacevole. Non credevo sarebbe arrivata all'atto estremo, ma costringerlo a bere a forza la bevanda senza l'aggiunta di ingredienti che ne contaminassero il sapore, quello si. Per fortuna di Tasaki non ero lei.
    Mentre attendevo che l'infuso si raffreddasse, frugai tra il materiale medico alla ricerca di una cannula per le flebo. Non era una cannuccia, ma era sterile e, accorciandola, sarebbe stata una degna sostituta.
    Rivincita... Per poco non mi sfuggì di mano il bicchiere.
    Ci avevo provato.
    Come... posso... ringrazia... graziarti? Lo fissai dritto negli occhi.
    Potresti evitare di suicidarti. La tua vita è preziosa. Vivi e mi avrai ringraziato. La mia espressione si fece seria. O la prossima volta sarò io stessa a tatuarti in fronte con inchiostro indelebile la scritta “BAKA”! Sospirai. Se proprio desideri una rivincita, confrontati con i tuoi limiti. Sii umile. Ci sarà sempre qualcuno più forte di noi per quanto invincibili ci sentiamo. Almeno promettimi che, se lo affronterai di nuovo, sarò io il tuo medico. Non intendo permetterti di morire.
    Mi sedetti accanto a lui sulla branda. Poggiai il bicchiere con la cannuccia improvvisata sulla sedia.
    Ti aiuto io a bere il tè, non sforzarti per metterti seduto. Gli dissi, addolcendo il mio sguardo.
    Il cucciolo scelse quel momento per sollevarsi in volo e aggrapparsi allo schienale.
    Ciao ragazzo ninja. Io sono Ko, drago dei ghiacci. Si presentò.


  13. .

    Integrazione Sunese


    Intro del topic



    Narrato Parlato PensatoParlato nel linguaggio natio


    Tamashii era seduto sul davanzale della camera della locanda, dove risiedeva quando si recava a Suna. Lo sguardo perso in lontananza.
    Il nonno era in visita al villaggio in quei giorni per sbrigare degli affari. Dormiva nella stanza adiacente a quella del nipote.
    Qualcuno bussò alla porta riportando il ragazzino alla realtà.
    Si ritrovò davanti il nonno. Aveva un'espressione pensierosa dipinta sul volto.
    Figliolo. Lo salutò appendendo il copricapo su uno dei ganci vicini alla porta. Poi si sedette stancamente sulla poltroncina vicino il letto.
    Nonno, che succede? Chiese con un misto di curiosità e preoccupazione. Era raro vedere l'anziano parente esternare un tale sentimento. Sistemò uno dei grossi cuscini davanti a lui, sedendosi a gambe incrociate. Koryukaze si arrampicò sulla spalla destra.
    L'uomo chiuse per un istante gli occhi, massaggiandosi le palpebre coi polpastrelli. Sono troppo vecchio per mettermi in mezzo alle questioni politiche del villaggio. Sospirò, riaprendogli poco dopo.
    Questioni politiche? Non capisco, che intendi? Da quando la politica di Suna ci interessa? Non viviamo nel deserto per essere liberi come il vento? Obiettò il ragazzino, confuso dalle parole del vecchio.
    Sulle labbra del nomade affiorò un sorriso amaro.
    Non è così semplice Tamashii. Nel nostro sangue scorre il sangue dei Chikuma, non scordarlo. Abbiamo scelto di vivere in libertà lontano dal clan di origine, ma non dimentichiamo il nostro patto. Tu ne sei la prova vivente. Ogni figlio del vento fa ritorno. E' la legge. Solo chi non sente il respiro del vento è libero di seguire la sua strada. Sottolineò, guardando dritto negli occhi il nipote.
    Il vento. Il ragazzino era legato a quell'elemento per certi versi capriccioso. Rispettava la sua duplice natura: fedele alleato e temibile nemico. Sapeva quanto potesse essere insidioso in un ambiente ostile alla vita com'era il deserto dell'Anauroch. Il suo desiderio di essere libero derivava dal vento. Nella sua idealizzazione fanciullesca aveva sempre pensato che nessuno fosse in grado di incatenare quel maestoso elemento, quella magnificente forza della natura. Nel suo sangue scorreva l'eredità del suo clan ancestrale e questa consapevolezza l'aveva sempre riempito di orgoglio.
    Un giorno non ci saranno più legami. Il patto verrà sciolto con l'ultimo figlio del vento. E' la legge della natura. Sono sempre più rari i prescelti. Le unioni esterne al clan dell'Oasi di Fuoco stavano dando il colpo di grazia ad un dono raro sin dall'inizio negli appartenenti del clan nomade. Fin ad allora sarà nostro dovere supportare i Chikuma nelle loro decisioni. Spero che questo ti sia ben chiaro, figliolo. Osservò in tono grave.
    Tamashii era sempre più confuso, non capiva dove il nonno volesse arrivare con quel suo discorso.
    So che entrare nel clan significhi avere dei doveri, rispettare le loro regole. Non è solo un privilegio nascere nel segno del vento. Non capisco il motivo del tuo turbamento. La mano dell'uomo si poggiò sulla testa del ragazzino, scompigliandogli i capelli.
    Nonno?
    Il vento scorre potente nei giovani. Considerò, dirigendo lo sguardo verso la finestra spalancata. Ti dissi prima di partire di mantenere integra la tua natura, ma ci saranno dei momenti in cui dovrai scendere a compromessi. Quanto conosci dell'attuale politica del villaggio? Domandò, concentrandosi nuovamente sul giovane nomade.
    Non molto. I rotoli che ho studiato sono datati. I più recenti risalgono all'incirca ad una decina di anni fa. Ammise, arrossendo lievemente per l'imbarazzo.
    Era il periodo in cui avevo contatti con l'allora Kazekage, Gin Chikuma. Esordì.
    Davvero? E' uno dei capiclan se ricordo bene. Non mi avevi mai parlato della vostra conoscenza. Che tipo era? Chiese, cercando di non mettere troppa enfasi nelle sue parole. Nei rotoli che aveva consultato aveva trovato scarse informazioni al riguardo.
    Una persona straordinaria. Era il signore dei Tornadi. Uno spirito libero. E un gran bevitore di birra. Omise di aggiungere che non era solo per il gusto se beveva così tanto. C'erano segreti che non dovevano essere rivelati. Tamashii non era stato messo al corrente dell'esistenza di una “terza casata” reietta, né dei rotoli che erano custodi dai capiclan dell'Oasi di Fuoco con le informazioni molto più dettagliate sul loro clan ancestrale.
    Non avresti mai creduto, incontrandolo di persona, che fosse il Kazekage. Riprese a parlare.
    Continua, nonno... Tamashii adorava i racconti.
    A quel tempo l'avevo contattato per una richiesta che, ad essere onesti, andava contro lo spirito libero del nostro clan. Il deserto aveva mietuto troppe vittime tra il nostro popolo. I figli del vento non nascevano da un paio di generazioni. Come capoclan era mio dovere dare un futuro ai sopravvissuti. Decisi di arrogarmi il diritto di chiedere la nostra riammissione al clan.
    Cosa? Il ragazzino assunse un'aria incredula. Nonno stavi violando i più sacri principi del nostro credo. E la nostra libertà?
    La stavo barattando con la vostra salvezza. Spiegò l'uomo. Pensavo di fare la cosa giusta.
    E lui rifiutò? Se non erano imprigionati all'interno delle mura di Suna, qualcosa non doveva essere andato per il verso giusto. Per fortuna! Ma questa considerazione evitò di esternarla.
    No, non sarebbe stato facile, ma saremmo potuti tornare.
    E allora cosa successe? Incalzò Tamashii.
    Nascesti tu e non ebbi cuore di recidere il vento della libertà che scorreva in te. Osservò con una punta di tristezza nel tono della voce. Una scelta che era costata la vita ai genitori di Tamashii.
    Se non avessi anteposto al bene del popolo, quello del ragazzo, sarebbero ancora vivi. Reclusi all'interno del villaggio, ma vivi. Era un peccato con cui conviveva da anni. Una ferita sanguinante che non si sarebbe mai cicatrizzata.
    Suppongo di dovertene essere grato, nonno. Non hai più rivisto Gin Chikuma? Era un ragazzino estremamente curioso.
    No, dopo avergli comunicato della tua nascita, mi concentrai sul nostro clan. E sul crescere un nipote fin troppo ribelle.
    D'accordo nonno, mi hai parlato di uno dei Kazekage del passato che apparteneva al nostro clan di origine, ma cosa centra con il commento fatto in precedenza? Sai quello riguardante le questioni politiche. Tamashii stava cercando di riportare la conversazione sul giusto binario.
    L'uomo si concesse una risata.
    Dritto al punto, eh? D'accordo, ti metto a conoscenza di quello che è successo. E cominciò a raccontargli le notizie che si erano sparse a Suna.
    E allora? Non mi sembra una tragedia. E' positivo quello che vuole fare il Kazekage. Osservò il ragazzino dopo essere stato messo al corrente. Non è anche la nostra filosofia di vita quella di collaborare? Di non lasciare mai nessuno isolato?
    Tamashii, in una concezione utopica sarebbe una decisione onorevole, ma quando si mettono in mezzo altri fattori, le cose possono complicarsi. I giochi di potere, i precari equilibri, non era affatto scontato che non ci sarebbero state ripercussioni.
    L'anziano rifletté se fosse il caso di portare via il nipote prima che la situazione potesse degenerare.
    Non posso proteggerti per sempre Tamashii... Era difficile da accettarlo, ma il ragazzino era un adulto per la loro gente. Si cresceva in fretta nell'Anauroch. Il nipote sarebbe dovuto essere il suo successore, ma il vento aveva scelto diversamente.
    Si alzò dalla poltrona dirigendosi verso l'uscita.
    Io devo ritornare all'Oasi. Ho concluso gli affari che avevo qui al villaggio. Prese il copricapo e se lo mise sulla testa, fasciando il collo con i lembi inferiori. Tamashii, ricordati che sei un Chikuma. E agisci di conseguenza.
    E se le due casate dovessero andare in disaccordo? Ipotizzò il nipote.
    In quel caso segui il vento. O l'assenza di esso. L'ultima frase rimase un pensiero. I figli del vento tornavano alla casata principale, questa era la legge. Eppure c'era stata un'eccezione, era esistito un prescelto che aveva risvegliato le capacità della casata cadetta. E Tamashii, forse, poteva essere la seconda anomalia.
    Che il vento possa sempre spirare a tuo favore.Lo salutò.
    Che il vento possa sempre spirare a tuo favore, nonno.
    Richiuse la porta alle sue spalle, lasciando il ragazzino solo con i suoi pensieri.


  14. .

    Incontri: amico o nemico?


    IV





    Shinichi era sposato. Appresi la notizia con un certo sollievo. Finalmente aveva esternato un pizzico di sincerità su quella danza di finta seduzione che aveva portato avanti. Potevo tornare ad essere più professionale, ero pur sempre un medico.
    Glissai sulla velata allusione, non troppo velata, che la moglie sapesse dei suoi trascorsi al bordello. Tenni diplomaticamente per me la curiosità di sapere se avesse cessato tali visite dopo il matrimonio. In fin dei conti erano fatti suoi.
    Le voci di Ko e Otekko arrivavano alle mie orecchie, facendomi sorridere di tanto in tanto.
    Il piccolo scorpione di pirite ce la stava mettendo tutta a far capire al cucciolo di drago quanto la scolopendra fosse pericolosa. Lo stesso Kurogane cercò di spiegargli la letalità del posto dove vivevano i suoi compagni di viaggio.

    Riguardo alle ferite di Shinichi...
    Se la mantide avesse combattuto seriamente in che condizioni avrebbe potuto ridurlo? Riflettei tra me, mentre curavo la ferita.
    Ma io sono resistente! Ho le scaglie. Vedi? Non sono come la ragazza ninja. Lo sentii protestare.
    Perfetto, mi aveva tirato dentro la discussione.
    Ko, calmati. Intervenni. Nessuno sta dicendo nulla di male sulle tue...mh... scaglie. Otekko ha proposto di andare tutti assieme, portarle un regalo ed ottenere qualche gemma in maniera pacifica.
    Il mio cucciolo tendeva a dimenticare che, durante la fase dell'adolescenza, avrebbe perso le scaglie. Un lascito dell'antica unione dei draghi del suo popolo con quelli venuti da terre lontane.
    Regalo, che tipo di regalo?
    Ecco, ora ragioniamo. Naturalmente con Ko dovetti ricredermi subito dopo. Per fortuna anche Shinichi lo convinse che non fosse il caso di accettare l'ospitalità della mia casa.
    Sarei riuscita a curare Kurogane prima di un'altra trovata imbarazzante di Ko?

    Tempo dopo



    Forse avevo convinto Shinichi a non andarsene, non subito almeno.
    Si era girato e mi fissava come se fosse incerto su quale decisione prendere.
    Avevamo messo le cose in chiaro. Lui era impegnato e per me andava bene: non volevo avere un'avventura. Non ci sarebbe stato nulla di male se avessimo condiviso quel luogo discorrendo e basta.
    Fu la reazione successiva, alla mia rivelazione del residuo che avevo trovato nel suo chakra, a prendermi di sorpresa.
    Sembrava stupito, assunse un'espressione che mi mise in allerta.
    Mi afferrò per le braccia, come se stesse cercando una conferma. Non strinse con l'intenzione di arrecarmi danno. Non mi divincolai. Qualcosa nel suo sguardo mi diceva di assecondare, per ora, la sua perdita di compostezza.
    Shinny! Sentii urlare Ko.
    Non ti avvicinare, va tutto bene. Cercai di rassicurarlo. O mi sto sforzando di rassicurare me stessa?
    Ero una sensitiva? Annuii alla sua domanda. No, non mi ero sbagliata.
    Posso controllare un'altra volta, ma sono sicura di quello che ho visto. Replicai.
    Mi lasciò andare chiedendomi scusa.
    Mi concentrai. Ancora una volta quella firma nel chakra.
    Non devi scusarti. Verificherò tutte le volte che vorrai. Gli dissi. Ero sincera.
    Mi fece ripetere l'analisi più volte, finché non sembrò convinto delle mie parole.
    Se posso chiederti, perché questa traccia è così importante per te? Gli domnadai, mantenendo un tono di voce gentile. Non volevo essere indiscreta, solamente capire il motivo di quella reazione così forte, per non dire esagitata.
    Mi raccontò di quello che gli era accaduto, dell'incidente, della perdita delle sue capacità di utilizzare il chakra magnetico.
    Comprendevo la sua sorpresa. Ero la prima sensitiva a dargli una nuova speranza, forse flebile ma pur sempre una speranza.
    Lo lasciai parlare.
    Famiglia. Lui aveva lasciato il nostro mondo per la famiglia. Io non ero stata capace di metterla al primo posto. Non lo interruppi, continuai ad ascoltarlo.
    Mi confidò come si sentisse attualmente.
    Senso di vuoto... essere privi di uno scopo... Questo potevo comprenderlo. Lo potevo capire.
    La famiglia. Hai fatto una scelta coraggiosa. Io l'ho distrutta con le mie decisioni. Ammisi. Era giusto che gli rivelassi una parte della mia storia. Sono andata via da Oto anni fa per rimettere ordine nella mia vita. Non è stato facile, come non lo è stato ritornare. Questo villaggio senza che me ne rendessi conto è diventato la mia casa, eppure l'ho abbandonato, incurante di quello che mi lasciavo alle spalle. Ho affidato la gestione ad una persona di cui nutrivo la massima fiducia a dispetto di tutto, anche se sapevo che non era quello ciò che voleva. Ho lasciato l'ospedale, quando per me essere un medico era importante. Per fortuna il mio egoismo non ha danneggiato Oto. Il villaggio è andato avanti, le persone sono andate avanti e io sto cercando di pagare i miei errori. Sto chiudendo il debito con il mio passato, come questo luogo. Un tempo mi era caro, ma ora comprendo che sia solo abitato da fantasmi... da una fiamma che non devo più alimentare, permettendo alle braci di spegnersi.

    Il nostro racconto fu interrotto bruscamente.
    Non siamo soli.
    Non eravamo soli. L'udito affinato mi aveva allertato ancor prima che il pericolo si palesasse.
    L'odore nauseabondo raggiunse il mio olfatto in un secondo momento.
    Shinichi fu il primo a reagire, ordinando ai due cuccioli di mettersi al riparo.
    Ko mi guardò confuso.
    Vai con Otekko. Mi raccomando, non abbandonarlo in caso di pericolo. In realtà non c'era bisogno di sottolinearlo, avevo fiducia che avrebbe fatto la cosa giusta. Erano amici.
    D'accordo Shinny... fai attenzione ragazza ninja e... anche tu... Kuragane san.
    Ora che il piccoletto era relativamente al sicuro potevo concentrami sulla minaccia.
    Resta dietro di me, se te la senti cerca di darmi supporto.
    Avevo senso. Le abilità che avevo mostrato mi mettevano in seconda linea, però non ero capace solo di curare.
    La cosa si palesò emergendo dalla boscaglia. La fissai stupita. Ne avevo viste di aberrazioni nei miei primi anni ad Oto, ma quell'abominio mi risultava nuovo.
    Le infermiere create da Sayaka, la mia sensei, non raggiungevano lontanamente il degrado di quell'essere, sempre che si potesse definire tale.
    Copriti la bocca, potrebbe attaccare con delle spore!
    Non me lo feci ripetere due volte, avevo notato le escrescenze fungine.
    Recuperai dallo zaino la maschera con lo stemma di un drago nero e me la appoggiai sul volto [Azione gratuita lenta]. Ero stata previdente a portare tutto il mio equipaggiamento. Non ci si avventurava nel Bosco dei Sussurri alla leggera.
    Dovevo capire e alla svelta cosa fosse quella creatura. Le mie conoscenze mediche forse mi potevano aiutare.
    Mi concentrai sull'analizzare ogni singolo dettaglio nel tempo che mi sarebbe stato concesso dal suo incedere.
    L'escrescenza gli ha risucchiato i liquidi. Potrebbe prendere fuoco? Le vene sono rigonfie. Si muove come se stesse imparando a farlo. Un parassita? Un'arma in grado di prendere possesso di un corpo e utilizzarlo come una marionetta. Dove risiede la mente di quella creatura? Si è fuso coi centri nervosi? Probabilmente ha intaccato il cervello, prendendone il controllo. Come percepisce l'ambiente circostante?
    Il suo ospite era solo un guscio vuoto, però non potevo essere certa che si nutrisse solo di cadaveri. Se era il risultato di un esperimento, allora era ragionevole che infettasse anche un essere vivente.
    Un'evoluzione delle “formiche zombie”? Possibile?
    Non era solo la bocca che dovevamo proteggere. Se avesse emesso le spore anche occhi, naso ed orecchie erano a rischio. E non potevo escludere l'ipotesi che un contatto con la pelle non potesse attivare la riproduzione all'interno dell'ospite, considerando le escrescenze marcescenti sul suo corpo.
    Dannazione! Troppi se...
    Shinichi, potrebbe essere rischioso andare in mischia con quella creatura. Lo avvertii.
    Il tempo concessomi dall'avversario era agli sgoccioli. L'incedere era lento, ma inesorabile.
    Mi serviva guadagnarne altro per capire come sbarazzarci dell'essere.
    Non potevo richiamare i miei compagni draghi, ma avevo pur sempre l'eredità di famiglia. Mi concentrai, le mie iridi si stavano oscurando, attinsi all'ombra che proiettava il mio corpo. Nella mente creai l'immagine della creatura cui avrebbe dovuto somigliare il simulacro. L'anaconda sarebbe stata una buona scelta, ma ancora non ero in grado di manipolare una tale massa ombrosa. Un serpente delle dimensioni attorno ai due metri e mezzo poteva essere un buon compromesso. E con l'ultima porzione modellai un corvo. Entrambi neri come la notte, ma perfetti nei minimi particolari [Slot Tecnica I, TS liv.1].
    Diedi al serpente la capacità di stritolare. Le mie creazioni erano ancora deboli per usare altre metodologie di attacco. Il corvo l'avrei tenuto come asso nella manica.
    L'ideale sarebbe stato mandarlo in volo all'interno della foresta, percependo attraverso i suoi sensi, ma chiudere gli occhi in quel frangente era fuori discussione. Dovevo trovare l'occasione adatta.
    Era frustrante, ma anche la mia abilità da sensitivo era inutilizzabile, non potevo lasciare scoperto Kurogane così a lungo.
    Diressi il rettile verso la creatura con l'intento di farla stritolare dalle sue spire [Slot Azione I+II]Slot Azione I, Simulacro
    Movimento massimo: Energia Blu

    Slot Azione II, Simulacro
    Forza:
    500
    Velocità: Concentrazione + 1 tacca = 500 + 1 = 525
    .
    Dannazione, ne stanno arrivando altri!
    Tempismo perfetto. Riflettei ironicamente; avevo udito anche io altri versi provenire dalla boscaglia.
    Forse qualcosa potevo fare dopotutto.
    Composi i sigilli dando vita a sei cloni a tre metri di distanza attorno a noi. Non avrebbero fatto la differenza in attacco, ma in difesa? Tutto dipendeva da come li avrebbero percepiti [Slot Tecnica II].



    Chakra: 66.5/75
    Vitalità: 15.5/15.5
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 500
    Velocità:  525
    Resistenza: 475
    Riflessi: 500
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Movimento simulacro
    2: Attacco  simulucaro
    3: Non utilizzato
    Slot Tecnica
    1: TS Ombra d'Acciaio
    2: Tecnica della moltiplicazione del corpo
    Equipaggiamento
    • Katana × 1
    • Respiratore × 1
    • Cartabomba II × 1
    • Accendino × 1
    • Kunai × 2
    • Bomba Abbagliante × 1
    • Mantello × 1
    • Shuriken × 5
    • Fumogeno × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1
    • Maschera × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 2
    • Tonico di Recupero Medio × 1
    • Lama Interna × 2
    • Guanti Rinforzati × 1
    • Kit di Primo Soccorso × 1
    • Specchietto in Metallo × 1

    Note Inizio il post con una riserva di chakra pari a 71/75 per le cure effettuate su Shinichi.



  15. .

    I Primi Passi Infuocati


    La Principessa Samurai

    Intro





    Narrato Pensato Parlato di Miyori Uchiha Parlato di Hajime Parlato di Toshi Parlato di Susumu


    GI
    Integrità

    Il guerriero si impegna
    sempre fino in fondo
    in tutte le sue decisioni.



    Si svegliò prima dell'alba quella mattina. Il corpo madido di sudore, gli occhi sbarrati. Il volto pallido come quello di un fantasma. Ancora quell'incubo.
    Era trascorso un anno da quel doloroso giorno, ma Miyori non riusciva a darsi pace per aver abbandonato la sua gente. Suiren era in catene, sotto il gioco dell'usurpatore. La sua famiglia, se era ancora in vita, tenuta in ostaggio. Lei, invece, si era salvata, l'avevano salvata suo malgrado. Le faceva male, molto male sapere che, anche se fosse rimasta, non avrebbe potuto fare la differenza. Era poco più di una bambina. Una principessa guerriera questo si, ma senza alleati non avrebbe mai potuto riscattare la libertà del suo popolo.
    Lo shoji si aprì di scatto, all'ingresso Hajime fissava la ragazzina preoccupato.
    Il suo fratellone, la persona che più di tutte portava le cicatrici della sua debolezza, della sua incapacità.
    Aveva otto anni più di lei, alto, corporatura atletica. Portava i capelli lunghi legati alla base della nuca. Il volto regolare dai lineamenti gentili. Era riservato, di poche parole, ma Miyori sapeva che avrebbe sempre potuto contare su di lui, sul suo guardiano silente. Raramente rideva, ma in quei momenti eccezionali, il suo sorriso era gentile, molto dolce, tanto da illuminargli lo sguardo.
    Onii san, ti ho svegliato? Mi dispiace. Torna pure a dormire, io sto bene. Si scusò, cercando di tranquillizzarlo. Mentiva, stava tremando, però non voleva essere un peso per lui.
    Non era suo fratello di sangue, ma questo non toglieva il fatto che lei non lo considerasse tale.
    Lo vide scuotere la testa, avvicinarsi al futon dove dormiva e sedersi accanto a lei in seiza.
    Veglierò io sul tuo sonno. Un tono di voce senza inflessioni. Poche parole che non ammettevano una replica.
    La ragazzina sospirò. Non penso riuscirei a riprendere sonno. Ne approfitto per fare i kata prima di colazione. Considerò alzandosi dal letto. Vai pure, Onii san. Piano piano l'agitazione stava scemando.
    Come desideri Miyo chan. Si arrese, alzandosi a sua volta. Si riferiva a lei in tono informale solo quando non c'erano estranei. In tutte le altre occasioni, per lui, lei era “Miyori sama”.
    Lo shoji si richiuse alle spalle del giovane samurai.
    Rimasta sola Miyori si preparò indossando la veste d'allenamento. Si era abituata a vestirsi da sola, aveva rifiutato anche la cameriera offerta gentilmente dallo zio.
    Lo zio Enmei era il fratello minore del padre. L'aveva accolta nella sua casa riservandole la dépendance. Veniva trattata con un freddo riguardo. La ragazzina supponeva che sperasse in un risveglio della sua eredità di sangue anche se era Uchiha solo da parte paterna.
    Aprii la finestra lasciando che la brezza delle prime ore del giorno, entrasse nella stanza. Aveva bisogno di schiarirsi le idee.
    Alla fine era prigioniera delle convenzioni. Tutti si aspettavano qualcosa da lei.
    E' stato così anche per voi, padre? Volevate seguire il vostro cuore? Mormorò tra sé.
    Lui aveva rinunciato al dono, aveva scelto una via differente che l'aveva portato lontano da Konoha, dalla sua famiglia di origine.
    Lei aveva ripercorso i suoi passi a ritroso, per conoscere il suo passato.
    Inspirò profondamente.
    Basta autocommiserarmi. Si legò i capelli in una coda di cavallo ed uscì dalla stanza.

    Si trovava in giardino ad eseguire i kata con “Ninfea di Giada”, la katana appartenuta alla sua famiglia da generazioni. Era stata addestrata sin da bambina a maneggiarla. Sul camminamento aveva deposto il dadao, ancora nel suo fodero.

    Non le era permesso portare Ninfea fuori dalle mura di casa. Non le era permesso mostrare la sua abilità ad occhi estranei. Il mondo in cui aveva cominciato a vivere aveva regole diverse da quelle in cui era cresciuta. Essere un samurai ed essere una kunoichi. Sarebbe riuscita ad integrare queste due nature?
    Rinfoderò la katana. Si stava apprestando a prendere il dadao per esercitarsi, quando la voce squillante di Susumu, anticipò la sua presenza.
    Miyo chan, c'è una lettera per te! Esclamò, sventolando la missiva con la mano destra.
    Susumu si era aggregato al gruppo di recente. Era un ragazzo di sedici anni, di una decina di centimetri più alto di lei, fisico esile, ma scattante. Capelli castani legati in un codino, iridi dello stesso colore. Riservato con gli estranei.
    Una lettera? Fece eco, fissando la busta che il ragazzo che le porgeva.
    Me l'ha consegnata uno dei servitori di tuo zio. Sembra che provenga dall'Accademia. Osservò grattandosi la nuca.
    La fanciulla sollevò il sopracciglio destro.
    Cosa voleva l'Accademia da lei?
    Aprì la busta e lesse il contenuto.
    Miyori Uchiha... presentarsi alle 9... il giorno... gate nord... genin... Spalancò gli occhi dalla sorpresa. Una prova per diventare genin? Ma cosa non va con le mie competenze marziali? Sospirò. Lo so, ho scelto io di conoscere questo mondo. Non mi lamenterò più. Ho fatto una promessa ed andrò fino in fondo.
    La promessa fatta allo zio di portare onore alla famiglia che l'aveva accolta.
    Miyo chan, ti sei resa conta della data? Osservò Susumu, sbirciando la lettera da dietro le spalle.
    Si, è il... Oggi? Non è possibile! Non possono averla mandata con così poco preavviso. Sarebbe da incompetenti. Non riusciva a crederci.
    O forse qualcuno l'ha nascosta per farti fare una brutta figura. Considerò il giovane.
    Non starai pensando a mio cugino Youta? Non farebbe mai... Si, potrebbe farlo.
    Youta Uchiha, il figlio primogenito dello zio. Il quattordicenne non aveva preso positivamente l'arrivo della cugina dispersa.
    Doveva aver intercettato il messaggero e nascosto la missiva, per farla ricomparire al momento opportuno.
    Miyo chan, tranquilla, ci penso io. La rassicurò Susumu. Vado ad avvisare Toshi di prepararti il bento. Mi sa che dovrai saltare la colazione se vuoi fare in tempo.
    La ragazzina annuì in risposta e si diresse in tutta fretta al bagno. Dovette accontentarsi di una doccia per lavare via il sudore e la stanchezza. Scelse per l'occasione un kimono corto azzurro decorato da disegni di ninfee e ventagli con i pantaloncini neri. L'obi nero aveva attaccato il simbolo Uchiha e il simbolo di Konoha. Applicò una lente a contatto colorata all'occhio sinistro per nascondere il cremisi dell'iride. Si spazzolo i capelli lasciandoli sciolti, sistemando sulla testa una fascia per tenere ferma la frangia. Indossò l'orecchino d'oro con la goccia di rubino e il torch. Fece un controllo dell'equipaggiamento per essere sicura di non aver dimenticato nulla. Prima di uscire ripose la katana sullo stand.


    Hajime san, Toshi san, Susumu san, io vado. Che i Kami possano vegliare su di noi in questa giornata. Li salutò con un inchino formale.
    Miyori san, non dimentichi nulla? Toshi sbucò dalla cucina porgendole il bento.
    Era il terzo componente della sua scorta. Un giovane di ventiquattro anni, alto, fisico atletico. I capelli corvini, legati all'altezza della nuca, incorniciavano il volto affilato. La carnagione chiara metteva in risalto le iridi ametista. Appartenente alla nobiltà di Suiren, figlio del più grande maestro d'armi del regno, aveva seguito volontariamente Miyori nel suo forzato esilio.
    Grazie... Mormorò prendendo il pacchetto, arrossendo per la dimenticanza.
    Un altro inchino e con un dignitoso incedere si allontanò dalla dépendance.
    Sulla soglia del cancello di ingresso alla villa padronale, incrociò lo zio e il cugino Youta.
    Ojiisama, Youta san. Rivolse loro un inchino formale.
    Enmei Uchiha rispose con un cenno del capo, scocciandole un'occhiata eloquente.
    Lo so, devo portare onore alla famiglia.
    Il cugino si limitò a fissarla senza dire una parola.

    Quando Miyori raggiunse il luogo dell'appuntamento constatò la presenza di altre persone.
    Un ragazzo poco più grande di lei, fisico proporzionato, più alto di quindici, venti centimetri. I capelli erano biondi con tinte rossastre sulle punte. Il volto dalla carnagione chiara, incorniciava gli occhi dalle iridi che sfumavano dai toni rossi fino all'arancio. Le ricordava i colori del fuoco.
    Una giovane, si era una donna... ok, un termine un po' troppo riduttivo per descrivere quella montagna di muscoli che nascondeva delle forme femminili. Era più alta del ragazzo dai capelli biondi. E decisamente più massiccia. Il volto dai lineamenti avvenenti, metteva in risalto gli occhi dalle iridi blu elettrico dello stesso colore della ciocca di capelli. Decisamente non aveva buon gusto nel vestire, ma questo era il parere personale della ragazzina. Si soffermò a pensare a che botto avrebbe fatto se fosse caduta. Qualcosa del tipo più sono grossi e più rumore fanno quando vanno giù. Per completare il quadro sembrava un tipetto nervoso.
    L'ultima persona presente era un giovane con il cappuccio della felpa calato sulla testa. La parte del volto non in penombra mostrava un viso dai lineamenti nobili, la carnagione così chiara da risultare del colore delle perle più pure. E per un istante si ritrovò a fissare i suoi occhi.
    Uno Hyuga... Doveva ringraziare suo zio per le lezioni sulle famiglie più importanti di Konoha. Lui non nascondeva la sua origine. Gli stessi abiti portavano il simbolo del clan di appartenenza.
    La ragazzina era arrivata verso lo fine di un siparietto ai confini della realtà tra l'energumena e il biondino dalle ciocche cremisi.
    Si trovava nell'imbarazzante situazione di non sapere chi fosse il sensei di riferimento.
    In realtà un modo semplice per capirlo c'era, ma Miyo chan non aveva molta dimestichezza con la nuova realtà in cui viveva.
    Avrebbe voluto escludere il vulcano in eruzione, ma mai mettere limiti al volere dei Kami.
    Si avvicinò a loro con passo calmo, senza esternare alcuna fretta.
    Il mio nome è Miyori Uchiha. Si presentò educatamente, rivolgendo un inchino formale. Potrei cortesemente sapere chi di voi è il genin cui dovrei fare riferimento?



    Chakra: 10/10
    Vitalità: 8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità: 100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 2
    • Shuriken × 6
    • Dadao × 1
    • Tonico Coagulante Minimo × 1
    • Tonico di Ripristino Minimo × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Respiratore × 1
    • Filo di Nylon Rinforzato [10m] × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Accendino × 1
    • Occhiali × 1
    • Guanto in Cuoio × 1

    Note
    ///
4128 replies since 28/9/2005
.