Posts written by Pyotr

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    La Macabra Ricerca


    Incontri fra amici


    Era da tempo che il giovane non incontrava Hideo, un suo compagno di missione e di Villaggio, un ragazzo come lui, che aveva sicuramente le sue ragioni per cercare di diventare più forte, di accrescere le sue conoscenze ed il suo potere. Era proprio per questo motivo che il Nishimura veniva a cercarlo in quello che altrimenti non sarebbe stato propriamente un posto indicato per incontri casuali. La prigione, tetra come sempre ed ancora di più di notte, accolse Hideo col rumore prolungato dell'apertura del portone principale, sotto lo sguardo di un uomo assonnato e svogliato. Egli venne fatto entrare e, alla sua richiesta, gli venne aperta una porta che, dopo un lungo corridorio, lo condusse in una saletta poco arredata, che sembrava essere una stanza di riposo per chi passava i turni nell'edifcio. Akuraguri era seduto su di una delle sedie, gli occhi chiusi, le gambe incrociate, la spada appoggiata su di esse, intrattenendo una conversazione con Haremashita. Egli però , accortosi della persenza di una nuova persona, aprì leggermente gli occhi, e , riconosciuto il compagno, si alzò , avvicinandosi a lui.

    I due si salutarono stringendosi la mano ed il giovane genin, dopo aver ascoltato la richiesta del compagno , fece un breve cenno con la testa, indicandogli una porta. Dopo una manciata di minuti, i due si ritrovarono all'interno di una stanza vuota. Non ci sarebbero volute delle doti investigative particolari per comprendere come questa sala era adibita alla tortura, ma Akuraguri iniziò a parlare prima ancora che Hideo potesse fare domande.

    Nonostante sembri un po' macabro parlare qui, nessuno ci disturberà sicuramente...e se sei venuto fin qui per parlarmi, deve essere un problema difficile od una questione importante, quindi dimmi tutto senza preoccupazioni.

    La Sanguinaria
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    Legenda:
    Parlato/Pensato Akuraguri
    Parlato/Pensato Haremashita
    Parlato/Pensato Satsubatsu


  2. .

    La Nebbia e la Bruma


    Primo Avvistamento


    Al giovane ed al chunin venne affidata la missione più importante, nonchè quella più pericolosa, ovvero quella di infiltrarsi sull'isola e recuperare Meika Akuma, colei che aveva ricoperto il ruolo di primaria dell'ospedale. Akuraguri non la conosceva, ma era bastante il pensiero di una compagna di Kiri catturata, torturata e tenuta prigionera, per fargli ribollire il sangue nelle vene. Egli passò dunque tutto il viaggio cercando di calmarsi, conoscendo i rischi di un atteggiamento ed una disposizione d'animo del genere in una situazione particolare e spinosa come quella in cui i due ninja si stavano per cacciare.

    La nave che stava portando i due sull'isola, attraccò dolcemente e, con calma, seguendo Youshi, il giovane genin sbarcò, leggermente dispiaciuto di non avere più il legno dell'imbarcazione sotto i suoi piedi, dove si sentiva davvero a suo agio. Il suo animo si fortificò immediatamente però, poichè erano all'interno del territorio nemico, ed egli iniziò a guardarsi attorno con curiosità, pur facendo attenzione a non attrarre indesiderate attenzioni. Poco dopo il loro arrivo, una imbarcazione, certamente non pensata per il mero trasporto di pellegrini, si avvicinò all'isola, permettendo il disimbarco di otto persone, quattro delle quali trasportavano una lettigia. Dopo essersi avvicinato, al seguito del chunin, il ragazzo riconobbe, dopo qualche momento, il volto del passeggero della lettigia. Era proprio Meika Akuma, ormai stremata da quella che, a giudicare dalle bende che le coprivano il corpo e lo sguardo della donna, era stata e continuava ad essere una tremenda prigionia.

    Lo sguardo di Akuraguri cercò quello di Youshi , e vedendolo contratto in una smorfia di rabbia e dolore, il giovane si preparò a seguire il suo superiore in battaglia, anche lui riempendosi di furore. Fortunatamente per l'ingenuo genin, il chunin si girò verso di lui e gli sussurò di andare, ed i due si perserò nella folla. La lettigia, a debita distanza, inizialmente seguì lo stesso percorso della processione della quale i due kiriani facevano parte, ma ad un certo momento, svoltò su di una stradina laterale, lasciando al genin ed al chunin la decisione sul seguirla o meno. Dopo un attimo di esitazione, Youshi sussurò di continuare, ed Akuraguri continuò il cammino, nonostante nutrisse dei dubbi sulla strategia del Tokugawa. Se erano infatti venuti per salvare quella donna, non era forse la scelta migliore evitare di perdere di vista la lettigia con lei all'interno ? Ed inoltre, non sarebbe stato meglio affrontare le guardie in un posto lontano dal resto dell'isola e dei suoi abitanti, cosicchè da evitare rinforzi? Ma, il giovane si fidava, sia di Youshi, che della sua esperienza sul campo e così annuì, seguendolo verso il tempio.

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    Parlato/Pensato Akuraguri
    Parlato/Pensato Haremashita
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  3. .


    Le Cronache



    Di Shin, il MangiaFuoco


    E di quella volta che, all'Amministrazione di Oto

    Il Mangiafuoco e la Vipera: Atto Terzo




    La risposta della donna alla sua domanda fu abbastanza sorprendente per Shin, che tutto si sarebbe aspettato, anche un rifiuto, ma mai in maniera così secca. Nonostante ciò, il motivo di tanta veemenza si comprese quasi immediatamente, dato che la donna davanti a loro era finita in una spirale di dubbi. Il giovane non si fece sconcertare, e abbassatosi per poter guardare in faccia Hebiko, cercò di rassicurarla.

    Hebiko, non si preoccupi, assolutamente. Per prima cosa, una persona del suo calibro troverà pochissima difficoltà nell'imparare le sue battute nel giro di qualche giorno....ed in più se lei non si sentirà in grado, il giorno dello spettacolo stesso, qualche ora, qualche minuto, qualche secondo prima, potrà dircelo e noi faremo recitare la nostra attrice regolare.

    Egli si fermò, cercando di scegliere le prossime parole saggiamente e lasciando anche che la consigliera si calmasse un attimo e iniziasse a considerare le parole che egli aveva appena pronunciato. Poi, riprendendo la parola.

    La nostra umile compagnia sarebbe onorata di averla e soprattutto, potrebbe mostrare a tutto il mondo come Oto e lei, emaniate cultura!

    Sperando di averla convinta, il giovane si sedette sulla sedia, guardando il volto della consigliera, cercando di decifrare la sua reazione. Se fosse riuscito a convincerla , egli avrebbe ripreso il discorso, ora con un tono più rilassato di quello che aveva tenuto prima.

    Lei mi rende un ragazzo incredibilmente felice ! Mi dica quando può incontrare la compagnia e l'aspetteremo con trepidazione. Inoltre, sarebbe perfetto se potessimo ricevere le informazioni su dove recarci per la notte e per le prove.

    Se invece ciò non fosse accaduto, con una faccia mesta, egli avrebbe risposto.

    Mi dispiace che lei abbia scelto così, ma non posso, naturalmente, fare altro che dirle magari di pensarci ancora! Nel frattempo, potrebbe fornirci le informazioni sullo spazio che utilizzeremo come accampamento ed inoltre di dove potremo prepararci per lo spettacolo?

  4. .

    Alla fine della Veglia


    Rientro a casa


    Nessuna emozione adornò il viso del Tokugawa nell'ascoltare il rifiuto del giovane genin alla sua proposta di entrare a far parte dei Guardiani di Kiri. Nonostante ciò, sembrò compiaciuto dalle ultime parole di Akuraguri e soddisfatto dalla visita alle prigioni. Inoltre, chiese al genin di dividersi tra prigioni e mura, cosa che il giovane accettò senza problemi. D'altronde, Akuraguri ferveva per ricevere un occasione per distinguersi e svolgere due ruoli sarebbe stato sicuramente qualcosa di cui i piani alti avrebbero tenuto conto, se mai avessero voluto assegnarli responsabilità maggiori.

    Avendo ripetuto al genin le ultime istruzioni sul da farsi, il chunin si lanciò dal tetto, e come suo solito fare, aspettò l'ultimo momento per scomparire nell'ombra, prima di riapparire sano e salvo, a qualche metro di distanza. Da lì, seguito da un gruppo di ninja della Mano Nera, il Tokugawa scomprave in una fitta nube di nebbia. Il giovane, d'altro canto, non ci mise molto a rientrare nell'edificio, non prima di aver posato gli occhi, nuovamente, sul Villaggio, ora ormai quasi completamente sveglio ed attivo. Il giovane impegnò qualche minuto a compiere i compiti che gli erano stati assegnati e poi si avviò verso la sua dimora, nel quartiere dei Kenkichi.


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  5. .

    Alla fine della Veglia


    Il mio posto


    Il chunin continuò il suo discorso confermando i sospetti del genin, ma poi confondendolo ancora di più continuando a parlare in maniera abbastanza criptica. Akuraguri non era una persona particolarmente perspicace, non riusciva a leggere fra le righe, ma comprese rapidamente che non c'era bisogno che lui capisse completamente le intenzioni finali e superiori di Youshi, bastava che si fidasse abbastanza di quest'uomo da fare ciò che lui aveva chiesto. Così, annuì senza parlare, ascoltando il resto del discorso del compagno.

    Mi dispiace Youshi, ma il mio posto è qui adesso.

    Il genin iniziò, rispondendo alla proposta del chunin di spostarlo a guardiano delle mura.

    Vedi, il guardiano delle mura del Villaggio è sicuramente un ruolo importante, ma passivo nella sua natura di protezione. Noi, non solo raccogliamo informazioni sugli altri villaggi, ma soprattutto riusciamo a carpire , dai nostri nemici, se ci sia qualche piano in atto per attaccarci od indebolirci in qualche altra maniera. Da lì, possiamo agire su di queste informazioni prima ancora che i nostri nemici possano adattarsi. Il guardiano delle mura siede lì, aspettando che il nemico arrivi davanti al Villaggio.

    Egli continuò, concludendo con una frase che fece nuovamente comparire un ghigno sulle labbra del Kenkichi

    Io, invece, lo aspetto nell'ombra della sua dimora, pronto a fermarlo prima ancora che parta per la guerra.....Ma!

    Riprese il giovane dopo un attimo di pausa, avvicinandosi al chunin e poggiandogli una mano sulla spalla.

    Non importa quale ruolo io abbia adesso od assuma nel futuro, una verità rimarrà capitale, ovvero la mia fiducia nei tuoi confronti, Tokugawa.

    Ed infine, tacque.

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  6. .

    Alla fine della Veglia


    Un nuovo ruolo?


    Il Tokugawa diede ragione ad Akuraguri, ma spostò la sua attenzione, dopo un commento sul panorama, sull'urgente questione che era venuto a comunicare. Il giovane genin non avrebbe mai immaginato di poter sentire quelle parole provenire dalla bocca del Tokugawa, un uomo , un ninja che aveva combattuto a fianco del Mizukage innumerevoli volte, fidandosi completamente di quell'uomo e di quello che egli rappresentava. Proprio per questo, Akuraguri prestò immediatamente la sua completa attenzione alle parole di Youshi, cercando di capire dove potesse andare a parare. Il Mizukage restava sempre il Mizukage, nonostante fosse impegnato nelle sue ricerche ed il Kenkichi era sicuro che di qualsiasi ricerca si trattase, il punto fisso della mente del suo capoclan fosse l'avanzamento e la prosperità del Villaggio.

    Ciononostante, le preoccupazioni che quelle parole gli avevano arrecato vennero quasi interamente sovraffatte dalla seconda parte del discorso del chunin, che si preoccupò particolarmente di far riflettere Akuraguri sul significato delle sue parole. Il giovane ci pensò un momento, riflettendo sul motivo per il quale qualcuno si dovesse rivolgere a lui, che aveva appena ricevuto quel ruolo. Poi, gli fu tutto chiaro.

    Non vorrai mica dire, Youshi, che mi stai considerando per il ruolo di capo dei torturatori ?

    Il giovane pronunciò,con la voce lievemente tentennante ed un ghigno disegnato sul volto.

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  7. .

    Alla fine della Veglia


    Una visita inaspettata


    All'interno delle prigioni di Kiri, il tempo sembrava non scorrere mai. I secondi, i minuti e le ore scorrevano come melassa, soprattutto all'interno delle sale adibite alla tortura nelle quali il giovane spendeva la maggior parte dei suoi turni. Nonostante ciò, il giovane sentiva di aver trovato, se non la propria passione, almeno il ruolo all'interno del quale potesse più aiutare il Villaggio, difenderlo da minacce presenti o future. Dopo qualche tempo, adattatosi alla vita che questo nuovo ruolo gli imponeva , il giovane si trovò davanti, nel corridoio che l'avrebbe condotto all'esterno, il Tokugawa, che gli comunicò di avere bisogno di parlargli in un luogo più appartato.

    I due si diressero, come suggerito dal chunin, verso il tetto dell'edificio, passando prima per diversi piani della prigione. Durante il tragitto, il giovane si perse fra i suoi pensieri, cercando di indovinare, se non le parole esatte che gli avrebbe rivolto Youshi, almeno l'argomento della conversazione. Non essendo riuscito nell'impresa, Akuraguri si limitò ad osservare la prigione, forse con un attenzione più particolare del solito, dato l'ospite di prestigio che, senza neanche far sentire il rumore dei suoi passi, si muoveva dietro di lui.

    La prigione non era particolarmente complicata, nè particolarmente sorvegliata, dato che la maggior parte dei prigioneri che si trovavano al di sopra del terreno era più che altro cittadini che avevano infranto leggi la cui pena non era particolarmente pesante. I piani interrati erano quelli dove venivano tenuti i ninja traditori, i nemici più pericolosi del Villaggio. Non ci volle molto per i due ad arrivare sul tetto, e tra la leggera brezza mattutina che stava spazzando via la nebbia caratteristica di Kiri, il Kenkichi si voltò verso il Tokugawa.

    Certo che chi l'avrebbe mai detto, che la vista migliore di Kiri, sia proprio sul tetto della prigione. Ora dimmi, per quale motivo sei venuto qui?


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  8. .


    Le Cronache



    Di Shin, il MangiaFuoco


    E di quella volta che, all'Amministrazione di Oto

    Il Mangiafuoco e la Vipera: Atto Secondo




    Shin ed Hanzo avevano aspettato per molto tempo, quasi per più di un'ora. I due non erano pazienti, ed il giovane, nonostante gli sguardi ammonitori del suo compagno più anziano, aveva già annunciato di voler chiedere spiegazioni, scuse per questo ritardo. Come al solito, il sangue caldo del Mangiafuoco si faceva sentire, ma appena i due entrarono nell'ufficio della Consigliera, le parole che Shin stava per pronunciare, gli si bloccarono sulla lingua, perdendo lo slancio.

    Un brivido gli percorse la schiena, due punti gialli che lo fissavano, gli occhi di un predatore. Fu solo un attimo, ma bastò quello a far comprendere al giovane che davanti a lui non sedeva un burocratico, una spingi scartoffie, ma invece una guerriera. Nonostante ciò, il sorriso che la donna gli rivolse immediatamente, sembrò abbastanza genuino. Il giovane si sedette, seguito a ruota da Hanzo, ed i due si ritrovarono a gustare dei dolcetti, alcuni dei quali ricordavano a Shin quelli che il padre aveva cucinato in diverse occasioni.

    La donna di fronte a loro era pallida, un tratto che avevano contastato essere simile a quasi tutti gli abitanti di Oto, ma il contrasto dei suoi capelli rosso acceso con il colore della sua carnagione le donava un aspetto estraneo , interessante. Gli occhi che il giovane aveva osservato poco prima erano adesso spalancati ed attenti, mentre lei parlava, dando loro il benvenuto nel villaggio e condividendo con loro la propria felicità all'arrivo di una compagnia teatrale.

    Dopo aver fatto le dovute introduzioni, con Shin che si presentò come il Mangiafuoco, mentre Hanzo come il Mangiaspade, il più giovane dei due prese la parola, la sua voce energica, seppure dolce, che riempiva la stanza.

    Signorina Dokujita, come prima azione, volevo ringraziarla, dal profondo del mio cuore, per questa possibilità.
    Da quello che ci è stato riferito, essere invitati nel famoso villaggio del Suono è un evento più unico che raro, quindi sento di parlare a nome di ogni membro della mia compagnia quando le comunico la nostra più sincera felicità nel ricevere questa lieta novella.

    Il giovane iniziò, soffermandosi a sorseggaire il proprio tè, prima di continuare.

    L'idea di compiere questo spettacolo in un vero e proprio teatro mi intrigua. Lei può immaginare quanto sia difficile trovare qualcosa di simile al di fuori di queste mura. Per quanto riguarda il nostro equipaggiamento, la nostra natura di compagnia itinerante ci impone di avere sempre con noi gli strumenti del mestiere, per quanto sia difficile disporre di particolari scenografie ed effetti. Sicuramente ci sarebbe d'aiuto.

    Lo stesso sguardo pieno di felicità e contentezza si formò sul viso di Shin, mentra ascoltava le parole di Hebiko. La consigliera sembrava essere davvero profondamente interessata dal teatro, e non vedeva l'ora di vedere la compagnia in azione. Il giovane si alzò, passeggiando avanti ed indietro, mentre spiegava alla sua interlocutrice il dramma che avrebbe portato in scena.

    Sono sicuro che lei conosca "Kanadehon Chūshingura", il dramma dei quarantesette ninja. Il Damiyo di un antico paese aveva obbligato il signore del loro clan a fare seppuku, lasciando questi quarantesette ninja senza un leader, qualcuno a cui rivolgersi. Due anni dopo, avendo tramato e combattuto, i ninja riescono ad ottener vendetta sul Damiyo, per poi unirsi al proprio capoclan.

    Il suo cammino aveva aumentato di intensità, proprio come la sua voce, dato che questa era una delle opere teatrali che più piacevano al giovane, amante di questi drammi. Si calmò in un attimo però, rispondendo all'ultima domanda della consigliera e ponendone una propria.

    Solitamente la nostra protezione è compito di noi stessi. Naturalmente non vorremmo mai offendere i valorosi ninja di Oto rinunciando alle loro capacità, ma ci sentiremmo più a nostro agio se lei ci permetesse di aggiungere qualche nostro compagno a questa squadra.

    Il giovane spiegò, quasi dando un calcio al compagno che con un ghigno, aveva fatto comprendere il suo ruolo in quella compagnia, quello di protezione e, nella maggior parte dei casi, anche di aggressore.

    Ho però un idea, Hebiko, se mi permette di chiamarla con il suo nome proprio.

    Il giovane si avvicinò, guardandola con uno sguardo d'intesa.

    Lei sarebbe interessata....a partecipare a questo nostro spettacolo, in qualità di co protagonista? Ho in mente un ruolo perfetto per lei. Mi farebbe incredibilmente felice.


  9. .

    Gli Abiti della Nebbia


    Una nuova alba a Kiri


    Il giovane aveva ascoltato, osservato alla riunione con attenzione. Dalle parole del Mizukage, a quelle della giovane lì presente, la figlia del Nono, alle azioni di Youshi, che si era violentemente scagliato contro Etsuko, accusandolo di voler, di fatto, tradire la Nebbia. Akuraguri aveva ascoltato, quasi tremando nella sua sedia, davanti ad una manifestazione, ad uno scontro fra compagni. Il suo legame con il Tokugawa era profondo, forgiato nel sangue. Si ricordava bene le tribolazioni alle quali il chunin lo aveva sottoposto, la Nebbia di Sangue. Aveva ucciso, quella volta, per la prima volta, ed aveva iniziato a comprendere la strada che il villaggio stava prendendo, una fatta di sangue e dolore, ma portatrice di speranza e forse, anche, gloria. Dall'altra parte Etsuko, il chunin con il quale Akuraguri aveva affrontato una delle missioni più difficili della sua corta carriera ninja. I due avevano scoperto qualcosa di immondo, e scacciata la creatura, anche se non erano mai riusciti ad andare a fondo della faccenda. I ricordi di quei giorni e la paura che qualcosa del genere succedesse nuovamente lo svegliavano alcune notti, sudore freddo che gli scendeva dalla fronte.

    Egli però, rimase fermo, conscio di quanto piccolo fosse il suo ruolo, a confronto di quei personaggi, delle loro ambizioni e convinzioni. Il Mizukage pose fine a quella diatriba, e dopo aver parlato con Fudoh, quella riunione continuò. Il giovane non si era mai soffermato a pensare a quelle questioni, non erano mai state tangibili per lui. Erano dei concetti lontani per lui, che fino a quel momento si era mosso su ordine altrui, senza molta cognizione di causa. Aveva scoperto di far parte del Clan Kenkichi e ne era diventato un vero membro, imparando le basi di quel particolare stile di spada e di combattimento. Aveva partecipato a diverse missioni, combattimenti, diventando sempre più forte, ma non aveva mai avuto uno scopo, un fine alle sue azioni. La ragione per la quale si era mosso era semplice. Ammirava il Mizukage, i chunin, la loro forza, le loro convinzioni, le loro capacità. Aspirava ad essere come loro, ed in quel cammino, comprendere la sua di strada. Assorto in questi pensieri, si era quasi perso l'apparizione, di fronte a sè, di una katana di un azzuro molto chiaro, la cui elsa era finemente decorata. Impungandola, il giovane quasi ne perse il controllo, lasciandola cadere. Era molto più pesante di quanto non sembrasse.

    La discussione continuò, con l'annuncio della creazione delle nuove Mani di Kiri. Il giovane attese, e venne assegnato alla Mano Rossa, coloro che sarebbero stati incaricati di sovergliare le prigioni e la sala di tortura. Un compito che forse avrebbe immediatamente disgustato altri, ma che Akuraguri, in quel momento, prese con orgoglio, finchè non sentì le parole del Mizukage assegnare alla figlia del Nono, la giovane Jukyu, il ruolo di consigliere, di amministratore della Nebbia. Più giovane di lui, appena tornata a Kiri da chissà dove, le era stato assegnato un compito così importante ? Non che credesse di dover essere scelto al suo posto, ma non poteva immaginare cosa quella mocciosa avesse fatto per meritare una tale carica. Si morse il labbro, sapendo che la sua opinione non era nè necessaria, nè voluta. Il suo sangue fiottò sul simbolo.

    Davanti a lui comparirono due fagotti, il simbolo del villaggio sopra di essi. All'interno, una divisa, cremisi, rosso fuoco, di sangue, lo stesso colore del coprifronte che gli era stato donato dal Mizukage al tempo della Nebbia di Sangue. Un sorriso comparse sulle sue labbra, l'invidia che aveva provato qualche momento prima, ora che scivolava via lentamente. La riunione era finita, il momento si era concluso, ed il giovane aveva bisogno di tempo per pensare, per comprendere cosa fosse accaduto. Uscì, salutando velocemente, e si avviò per la sua strada. Se gli fossero venute domande in mente, dubbi, avrebbe avuto modo di parlare con il Kage in un altro momento.


    La Sanguinaria
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    Parlato/Pensato Akuraguri
    Parlato/Pensato Haremashita
    Parlato/Pensato Satsubatsu


  10. .


    Le Cronache



    Di Shin, il MangiaFuoco


    E di quella volta che, all'Amministrazione di Oto

    Il Mangiafuoco e la Vipera: Atto Primo




    Shin ed Hanzo, recuperati velocemente i propri equipaggiamenti, si avviarono verso l'Amminstrazione, chiedendo in giro dove poter trovare quell'edificio. Finalmente, dopo un quarto d'ora di cammino, i due posarono lo sguardo, per la prima volta, su quel particolare edifcio a forma di U. Il duo era anche passato accanto al famigerato quartiere dei Piaceri, una parte del villaggio completamente autogestita dai suoi abitanti, quasi uno stato a parte all'interno della stessa Oto.

    Arrivati davanti all'edificio dell'amministrazione, camminando fra le due braccia della U, i due sentirono sulla propria pelle l'imponenza di quella struttura, le alte pareti che quasi si chiudevano sui giovani. All'interno però, il palazzo si presentava proprio come un normalissimo ufficio, con una segretaria, seduta dietro ad una scrivania, pronti ad accoglierli. Avrebbero dovuto aspettare un po', prima di essere ricevuti dalla consigliera.

    Quasi un'ora passò dal loro arrivo, ed i due continuavano ad aspettare, ormai in maniera impaziente, sbattendo il piede sul terreno, cercando di distrarsi per poter fare passare il tempo più velocemente. Finalmente, fu dato a loro l'ordine di avviarsi su per le scale, al quarto piano, per trovare l'ufficio della consigliera Hebiko. Trovato , Shin bussò, e facendo segno ad Hanzo di aspettare davanti alla porta, si introdusse, aprendo la porta:

    Salve, il mio nome è Shin, il Mangiafuoco, rappresentante della Compagnia di Attori. Sono qui per ringraziare voi, gentile consigliera, e la cittadina di Oto, per la possibilità di visitare il vostro leggendario villaggio; e per chiedervi, gentilmente, se fosse possibile per me ed i miei compagni, esibirci in una delle vostre piazze.


    Le parole e la richiesta furono accompagnati da un rapido inchino, un sorriso quasi genuino che adornava le labbra del giovane. I suoi vestiti scarni, ma curati, una tunica bianca, stretta ai fianchi del giovane da un cintura di pelle nera, parlavano di qualcuno che non voleva attirare l'attenzione altrui, ma che sapeva curare la propria immagine, attento a ciò che qualcuno pensasse di lui. Il suo volto e le sue braccia tradivano le sue diverse occupazioni, con cicatrici e calli che suggerivano un passato o presente travagliato. Così si presentava Shin, il Mangiafuoco.
  11. .


    Le Cronache



    Di Shin, il MangiaFuoco


    Le Cronache di Shin, il Mangiafuoco

    E di quella volta che, in un locale di Ame



    Shin entrò nella stanza, forse non comprendendo appieno giusto quanto difficile sarebbe stato provare a soddisfare un tale invidivduo. Secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, diventava sempre più evidente come la stamina del Mangiafuoco fosse minuscola in confronto con quella della donna. Quando poi lei fece comparire diverse copie di sè stessa nella stanza, sfiancandolo ancora di più egli comprese che presto sarebbe crollato sulle coperte del largo letto.



    Appena ripresosi dalla notte di passione, il giovane cercò di alzarsi, di rivestirsi e di uscire dalla camera, dovendo tornare alla carovana. Non riuscì ad aprire la porta però, senza sentire la voce di Yuri, dietro di lui, che gli ricordava dei suoi obblighi finanziari. Nonostante non si fosse sentito all'altezza della stamina della donna, quello che importava era che lei si fosse divertita ed avesse gradito la sua compagnia. Grazie a questo, gli era stato concesso uno sconto su ciò che aveva consumato in quel locale, facendo arrivare la cifra ad un migliaio.



    Il giovane, non solo non aveva niente del valore di quella somma, ma neanche qualcosa che si avvicinasse a quel totale. Così, tutto quello che potè offrire fu un suo favore, una richiesta che la donna potesse fare a lui, dato che le sue capacità e skill sarebbe state utili ad un personaggio del genere. Soddisfatta così la proprietaria del locale, egli si avviò per la sua strada.
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    Le Cronache



    Di Shin, il MangiaFuoco


    Le Cronache di Shin, il Mangiafuoco

    E di quella volta che, davanti al Cancello di Oto



    Il discorso del guardiano fece impensierire Shin. Non aveva mai visitato il villaggio di Oto, ma se ogni abitante fosse stato simile a quella donna, molto probabilmente non avrebbe guadagnato tanto...con i biglietti si intende. Infatti Shin, e qualche altro esponente della sua compagnia avevano degli obiettivi diversi dal resto degli attori, degli artisti che componevano il gruppo. Naturalmente, la maggior parte di loro conoscevano le intenzioni di Shin e dei suoi gregari e li lasciavano fare, dato che quasi tutti i Ryo guadagnati andavano nel fondo di cassa della compagnia. Inoltre, le storie di quei giovani erano un lieto passatempo per quelle serate passate davanti ad un fuoco, nella natura.

    Quando gli venne detto che avrebbero dovuto lasciare il proprio equipaggiamento e poi riprenderlo alla loro uscita, o parlando con una consigliera all'interno del villaggio, Shin annuì, dando delle rapide istruzioni ad i suoi compagni. Dal più vecchio al più giovane, i membri della carovana composero una fila dinnanzi al portone, lasciando cadere le più svariate tipologie di armi all'interno della cesta offerta dalle guardie. Anche i due fratelli che il Mangiafuoco aveva recuperato ad Ame lasciarono i propri pugnali nella cesta, con un sospiro.

    Nonostante ciò, la carovana non sarebbe rimasta senza protezione. All'interno infatti, dell'equipaggiamento di alcune delle attrazioni, erano state nascoste alcuni armamenti, abbastanza per armare Shin ed il suo fedele compagno, Hanzo. Specificamente, all'interno del martello utilizzato dall'uomo "forte" del circo vagante, era stati nascosti un paio di spiedi da combattimento, mentre, all'interno della parrucca di uno dei pagliacci erano stati infilati alcuni coltelli da lancio.

    Questi erano gli unici contrabbandi che la carovana stava inflintrando nel villaggio e se fossero passati senza problemi, Shin ed Hanzo si sarebbero diretti verso l'Amministrazione, lasciando gli altri a trovare un alloggio.
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    Di Shin, il MangiaFuoco


    Le Cronache di Shin, il Mangiafuoco

    E di quella volta che, in una piazza di Ame



    Le parole della donna trovarono poco appiglio nell'animo di Shin. Il giovane si sentiva padrone di sè stesso, abbastanza importante da poter essere invitato in uno stabilimento tanto prestigioso ed esclusivo. Prima ancora però che potesse abbozzare l'inizio di una risposta a quell'argomentazione tanto filosofica, i movimenti della donna catturarono ancora una volta la sua attenzione.

    Con un calice in mano, infatti, Yuri si dissetò, lasciando una goccia curiosa scappare le sue labbra, scendendo lungo il suo mento, la sua gola e nascondendosi nelle pieghe delle sue curve. Le sue dolci parole corsero sulla sua pelle, rizzando i suoi peli, fino a giungere nelle orecchie del giovane, che non ci pensò due volte. Egli era forte, possente, fisico, pronto a prendere ciò che gli spettava nel mondo sbaragliandò chiunque si intromettesse.

    Così, quando quell'occasione venne presentata a Shin, con le provocanti curve della donna che si dirigevano verso una porta infondo alla stanza, egli non pensò ad altro se non a balzare al di fuori dal tavolo, inseguendo quasi la tentatrice. Nella stanza, le lenzuola rosse davano all'ambiente un aria incandescente, la tensione fra i due crescendo con ogni respiro. Il giovane si sedette sul letto, accanto a Yuri, cercando la sua mano e stringendola, prima di rispondere.


    "Certamente...."



    La presa sulla sua mano diventando ancora più forte di prima.

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    Le Cronache



    Di Shin, il MangiaFuoco


    Le Cronache di Shin, il Mangiafuoco

    E di quella volta che, in una piazza di Ame



    Il personaggio che si era presentato davanti a loro aveva un atteggiamento strano, presentandosi sul cammino delle mura con una lenta camminata, mentre una sottile nebbia, che fece accaponare la pelle ai presenti, mentre il rumore ritmico di uno strumento accompagnava quella apparizione. Davanti a loro dunque, giunse una donna dai lunghi capelli neri, i cui occhi rossi sembrava stessero penetrando l'animo stesso dei viaggiatori, inducendoli a tremare, un brivido lungo la loro schiena.

    Quando però la giovane donna aprì bocca, la tensione che si era creata quasi svanì, le sue parole confusero la carovana, dato che l'ultimo dei loro pensieri era quello di attaccare un villaggio di tali dimensioni. Avevano effettuato alcune scorribande nei tempi passati, quando la loro arte non era stata bastante per il proprio sostentamento, ma molti di loro erano ladruncoli, ricercati, ma per furti, insulti, risse. Nessuno di loro aveva neanche in mente ciò.

    Detto ciò, Shin voleva essere sicuro di entrare all'interno di Oto, dunque, dopo un attimo per prepararsi, si parò davanti alla donna, di fronte alla sua carovana.

    "Siamo la Carovana che è stata invitata a esibirsi, proprio ad Oto. Il mio nome è Shin, il rappresentante di questa carovana, e questa è la lettera con la quale siamo stati invitati."




    Disse, mostrando davanti a sè il pezzo di carta.
  15. .


    Le Cronache



    Di Shin, il MangiaFuoco


    Le Cronache di Shin, il Mangiafuoco

    E di quella volta che, in una piazza di Ame



    Dopo essere stato ammaliato dalla padrona di casa, dopo essere stato sorpreso dall'atmosfera di quel piano, il giovane venne accolto da una donna, formosa quasi quanto Yuri, che gli indicò il tavolo dove si sarebbe dovuto sedere, proponendogli anche qualche particolare rinfresco. Shin aveva assaggiato quei frutti proibiti, qui e lì, dato che la sua professione, i suoi rapporti con Ame l'avevano posto in stretto contatto con quest passioni.


    Nonostante ciò, non si era mai lasciato trascinare da quelle tentazioni, non comprendendone il fascino. Dunque, con un sorriso sincero, egli rifiutò l'offerta, camminando lentamente verso il suo posto assegnato. Non era però pronto, almeno non fino in fondo, a resister ad un altro tipo di tentazione, più carnale. Una volta seduto, infatti, davanti a lui la donna si piegò in avanti, appoggiando le sue curve sul legno, attirando la sua attenzione, completamente. La sua mente vagò sul suo vestito, od almeno, quel poco di vestito che lei aveva addosso, le sue labbra, cercando di distogliere lo sguardo, ma allo stesso tempo, fallendo miserabilmente.


    Ci volle un momento per far si che la sua mente si riprendesse, affinchè si potesse concentrare su quello che gli era stato chiesto. Un sottoposto dei Fiori? Lui? Era giovane, ma possente, od almeno, credeva di esserlo, di essere potente. Il suo petto si gonfiò, di orgoglio, punto dalla sua domanda.

    "No. Non faccio parte dei Fiori. Sono il mio capo, il mio boss. Ho io in mano il mio destino, e così sarà sempre."




    Una risposta piena di sicurezza di sè, forse un po' troppa. Ma per un giovane che aveva trovato successo da sè, che aveva uno spirito ardente, cercando di conquistarsi il suo posto nel mondo, forse era proprio quella la risposta più adatta. Poi arrossì, pensando al resto di quella domanda, ma non disse niente, muovendo la sua mano nervosamente tra i suoi scuri capelli.




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