Votes taken by Arashi Hime

  1. .
    A te,
    che hai sempre ascoltato ogni mio problema,
    ogni mia preoccupazione,
    ogni mio lamento.
    Facendone tesoro. Il tuo tesoro.

      “L’amicizia è una sola anima che abita in due corpi, un cuore che batte in due anime."
      (Aristotele)

    A te,
    che mi hai stretto in un abbraccio,
    asciugando le mie lacrime
    con parole di rassicurazione,
    quando ero certa di non poterne avere più alcune.

      “Un amico conosce la melodia del nostro cuore e la canta quando ne dimentichiamo le parole."
      (C.S. Lewis)

    A te,
    che nei momenti peggiori,
    hai alzato il mio viso, puntando un dito in avanti,
    e ridendo hai detto,
    “di cosa ti disperi, bambina…non vedi quanta meraviglia hai di fronte a te?
    Lascia la sabbia alla sabbia,
    e sii vento che corre.
    Il cielo è distante mille miglia dalla terra.”

    E hai sempre avuto ragione. Sempre.

      “I legami più profondi non sono fatti né di corde, né di nodi, eppure nessuno li scioglie."
      (Lao Tze)

    A te,
    che hai saputo capire il mio essere "me",
    molto più di chi ha sempre preteso di farlo
    senza riuscirci;
    ma mai hai parlato,
    vantato,
    preteso.

      “Ogni amico costituisce un mondo dentro di noi, un mondo mai nato fino al suo arrivo, ed è solo tramite questo incontro che nasce un nuovo mondo."
      (Anaïs Nin)

    A te,
    che sei diventata lo scrigno
    di un sentimento senza pari,
    in cui ho riposto speranze e confessioni,
    lacrime e rabbia,
    gioia e dubbi,
    trovando sempre il calore dell’accoglienza,
    la gentilezza dell’accettazione.
    L’affetto della comprensione.

      “Un amico è una persona con la quale io posso essere sincero. Davanti a lui io posso pensare a voce alta. Sono finalmente in presenza di un uomo reale e pari a me, e posso far cadere quelle maschere di dissimulazione, cortesia, e pensiero doppio, che gli uomini mettono fuori, e posso trattare con lui con la semplicità e la completezza con cui un atomo incontra un altro."
      (Ralph Waldo Emerson)

    Per te,
    sarò l’amica del “nonostante se”,
    non del “se”.

    Per te,
    sarò la sorella delle lacrime condivise,
    delle urla rinfacciate,
    delle risate nascoste.

    Per te,
    sarò, amica mia, la donna che ti riconoscerà nella vittoria,
    guiderà nel dubbio,
    accetterà nello sbaglio.

    Per te,
    che sei diventata luce e acqua,
    per il mio cuore e la mia anima,
    io sarò ombra e fuoco.

    Come una sorella,
    più di un’amica,
    l’ultimo petalo del mio quadrifoglio.
    Sei la quarta,
    la mancante.

    E finalmente ti ho,
    ti abbiamo,
    trovata.



    Auguri di Buon Compleanno Chiara.

    Let's get it on

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    * Federica

    Edited by Arashi Hime - 1/8/2016, 00:04
  2. .
    Chiedo di diventare la Maga Stratega Avvocato Penitente :addit:
  3. .

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    Vieni a dirmi qualcosa, amico.


    *sventola la sua bacchetta*
  4. .

    Il Tempio dell'Unico Credo

    Ryongoku no Shuukyou




    Il rotolo recitava queste parole:
    “Un Dio vive nella memoria e nel cuore delle persone.
    Se dimenticato o non ritenuto vero, Egli cessa di esistere.”


    E il sigillo si spezzò.





    L’annuncio dell’Evento era stato di portata Continentale, una rete capillare di organizzazione e puntualità come da molte decadi ormai non si vedeva.
    Non vi era stato un solo Villaggio in cui non erano stati affissi i volantini color dell’oro e dell’avorio che, a lettere inchiostrate manualmente –opere d’arte uniche e preziose–, recavano l’invito formale aperto a “ciascun uomo e donna il cui animo è guidato dalla Speranza”.
    I chioschi e le vie principali di ogni Paese, laddove samaritani sconosciuti e shinobi in viaggio decidevano di riposare le proprie membra, splendevano dei colori di bandiere e stendardi riccamente cuciti. E sotto d’essi, gli stessi annunci si aprivano agli occhi dei propri lettori entro teche di vetro inviolabili.
    Messi dalla voce tonante, seguiti da cortei di flautisti e tamburi di pelle di pecora, avevano compiuto viaggi lunghi mesi per visitare ogni Corte, incontrando i Daimyo e i Kage, le Grandi Famiglie di Nobili e i Templi Religiosi più estremi. Tutto per adempiere al dovere, e grande onore, di rendere tutti partecipi della gioia immensa che solo un Evento di quel tipo poteva offrire.
    Ogni volta l’emozione era incontenibile, tale che il solo prendere tra le dita tremanti il rotolo su cui il testo era stato miniaturizzato, suscitava una commozione unica e rara. E questa, vibrante nella voce degli enunciatori, traboccava di piacere mentre lo scritto diveniva orale e il messaggio, allora, assumeva la forma della convocazione:

    Un Dio vive nella memoria e nel cuore delle persone.
    È solo ricordandolo,
    venerandolo,
    pregandolo,
    e amandolo,
    che egli può trovare dimora nel nostro animo e vivere dei riverberi della nostra Fede.

    Shinkyuu, il Concilio Sacerdotale del Continente, la tavola pentagonale cui siedono i vertici delle Cinque grandi Fedi, il diadema di Protezione degli Dei che posa sul capo di ciascun Paese, la melodia che guida la salvezza dello Spirito del più devoto e del più peccatore;
    Shinkyuu, il Sapere dei Saperi, la verità oltre la menzogna, la luce che apre l’oscurità tra il Fuoco e l’Acqua, tra il Suono e il Vento, nell’Altezza e nella Profondità;
    Shinkyuu porge l’Invito a presenziare all’intreccio della “Prima Corda” del Tempio dell’Unico Culto. Perché l’unione diventi incontro, e l’incontro, a sua volta, si modelli nella Pace.

    La Prima Corda, la gomena formata dalle fibre consacrate appartenute da sempre ai Cinque grandi Templi, è una cerimonia unica nel suo genere: gli esponenti della Fede, uniti in un solo desiderio, intrecceranno le proprie Religioni, formando così il vincolo che inaugurerà il Tempio dei Templi.
    E lì, senza distinzione di credo o provenienza, lì dove solo la Fede nella provvidenza divina è benedetta, ogni peccato sarà condonato, ogni desiderio esaudito, ogni voce accolta. Ogni creatura innalzata.

    E allora accorrete,
    e danzate,
    cantate e pregate,
    bevete e mangiate,
    gioite e piangete,
    in questo giorno di festa, in cui gli Dei diventano un unico Dio,
    dove la diversità si unisce in una sola consapevolezza,
    siete tutti i benvenuti all’inaugurazione del Tempio dei Sovrani del Cielo.

    Ryongoku,
    Il Tempio dell’Unico Culto.





    E sarebbe ben presto stato chiaro che il Tempio di Ryongoku non era solo la sede dell’unione di tutti i principali culti del Continente, ma anche quella della squisitezza più rara.
    La costruzione, figlia della tradizione più pura, sorgeva infatti nella più piccola delle isole dell’arcipelago dalla Baia di Haran, in mezzo alla Foresta di Keretembou, un luogo incantato reso misterioso dai bamboo secolari e dalle distese di fiori variopinti che, leggenda voleva, mutassero colore a seconda dell’ora del giorno e della notte.
    Fu ben presto evidente che tutta l’isoletta, disabitata per via dell’isolamento in cui era confinata, che rendeva difficili le comunicazioni e nessun’altra sopravvivenza che non fosse quella primordiale ormai così desueta; era stata devoluta dal Concilio a sede dell’Unico Culto. L’unica forma di civilizzazione che si poteva incontrare appena arrivati, difatti, era il piccolo porticciolo che accoglieva l’attracco delle imbarcazioni, l’unico mezzo utile per arrivare sul posto, giacché volare sopra quell’isola risultava impossibile a causa della densità delle nuvole che sopra d’esso sostavano, immobili e tangibili come fossero di spuma di seta e non d’aria. Non vi era altra forma di imposizione dell’uomo, in quel luogo remoto e saggio.



    La strada per giungere al Tempio dell’Unico Culto era anche per questa ragione assai ardua. Un cammino di espiazione verso la consapevolezza e il perdono.
    Era necessario attraversare tutta la foresta, percorrendo il cammino naturale tra i fiori e gli alberi dall’aspetto sapiente e antico, intraprendere salite ripide e irte di ostacoli in cui i calzari scivolavano e le mani si riempivano della fecondità di un terreno perennemente umido e muschiato. Fiumi e piccoli torrenti dovevano essere attraversati, immergendo le gambe fino alle ginocchia, lì dove solo le liane della vegetazione fitta potevano aiutare a non perdere l’equilibrio, lo stesso che si credeva di smarrire quando si attraversava un ponte sospeso nel vuoto di una gola sul cui fondo gorgogliava un fiume in sussulto, ripido di correnti che solo grandi pesci dalle squame d’argento sembravano poter sfidare, risalendole con salti continui.

    …Perché era di sfida che si parlava, nella foresta di Karetembou, una scommessa che solo i piccoli animali dal pelo arruffato e gli occhietti vispi, o quelli più grandi e silenziosi nascosti nelle ombre delle caverne naturali dell’isola dimenticata, apparivano capaci di vincere.
    Eppure, per quanto stancante il percorso avrebbe potuto apparire anche allo Shinobi più esperto, lo spettacolo di cui si sarebbe goduti alla fine del viaggio non aveva parole per essere espresso.



    Superato un sentiero di Torii in legno rosso smaltato, difatti, il Tempio di Ryongoku si sarebbe mostrato in tutto il suo splendore: scolpito nella roccia dell’isola stessa, sotto ad una cascata che, sciogliendosi in un pianto continuo, creava un lago naturale ricco di fiori di loto e petali di magnolia; Ryongoku sembrava incastonato all’interno di una collina come una gemma preziosa e inaccessibile.
    La sua costruzione, l’unione di cinque diverse tradizioni e leggende, religioni e passati, appariva strana e affascinante come lo poteva essere uno straniero ancora privo di parola eppure colmo di storie da narrare. E proprio per questa ragione, la sensazione che avrebbe investito chiunque, era quella della Pace sopra ogni altra Pace. La verità, sopra tutte le altre.
    Quello era il punto di equilibrio. L’attimo di totale estasi.
    Il risultato senza errore.

    Questo era Ryongoku: la matematica dell’esattezza, l’equazione dell’essenziale.
    E tutti erano invitati a godere di quella maestosità.
    A celebrare quello splendore.

    A ricordare la nascita del nuovo Grande Dio.

    Il Dio degli Dei. Il Kami di un nuovo inizio.
    “Dio delle Origini”, si sarebbe detto.


    Ma dirlo, sarebbe stato un errore.
    Il peggiore mai visto prima.
    Il peggiore dalle Origini del Mondo stesso.




  5. .
    CITAZIONE
    Bartok: "Ma perché simone non parla?"
    Arashi: "Come non parla"
    Yusnaan: "Ma leggeva lei, che dovevo dire?"
    Bartok: "Non parla mai..."
    Tutti: "...."
    Bartok: "Ah no, è che ieri sera l'ho mutato ecco perché non lo sentivo"

    Yusnaan Bartok.
  6. .
  7. .
    Senti pallino, non vedo ancora la tua presentazione o sbaglio?!
    Fila subito

    *prendersi libertà moleste con gente estranea*
  8. .
    Vuole solo me, Kairi Uchiha e Dolcecattiva

    Such a womanizer.
  9. .
    Se siamo in vena di consigliare libri allora consiglio anche io -perdonatemi nel mio essere ripetitiva- "Orgoglio e Pregiudizio" di Jane Austen.
    La storia ruota attorno ad una serie di incomprensioni sentimentali e caratteriali tra una serie di personaggi di diverso stampo ed inclinazione.

    Elizabeth Bennet è la protagonista, una vera ispirazione per ogni donna di carattere e di mente. Benché il suo temperamento non si riveli eccessivamente proteso alla pazienza, giacché tende a perderla se troppo provata, si dimostra un personaggio sensibile e gentile, soprattutto nei confronti della famiglia di cui non perdona alcuna offesa; più propenso a perdonare l'ottusità e la maleducazione piuttosto che a condannarla. Scevra da lei ogni possibilità di farsi mettere i piedi in testa per questa ragione, ovviamente.
    Ho adorato il modo in cui riesce, all'interno del libro, ad affermare la propria intelligenza sopra la presunzione e l'egocentrismo maschile, interamente proteso ai propri vizi egoistici e offensivi, imponendo dunque la propria figura femminile ed elegante in uno scenario di altre tinte che la voleva colpevole per aver preso decisioni secondo il suo pensiero e la sua razionalità, doti di cui non si pentirà mai nel corso della narrazione. Peccato non si possa dire altrettanto delle figure maschili.

    Nonostante il libro possa apparirvi femminista, non lo è affatto. Romantico, pungente, stuzzicante, ma di narrativa libera ed elastica, come ogni storia di qualsiasi tipo dovrebbe essere, "Orgoglio e Pregiudizio" è una vera chicca del romanticismo inglese ^^
  10. .
    SEI SOLO UN SUDICIO SUNESE
  11. .
    CITAZIONE (Hoshi @ 5/6/2016, 16:46) 
    Il post alle Ali di Fede mi sbrega dal ridere!!! X°D

    Spero che Hoshi sia un eccellente baciatore :sisi:
  12. .
    CITAZIONE (Yusnaan @ 5/6/2016, 16:31) 
    Bartok - Oggi alle 14:58
    Cazzo, appena ce n'è l'occasione devo giocare la porno-lumaca

    Shizuka:



    Bartok.
  13. .


    CONCLUSION (?)

    Reasoning draws a conclusion, but does not make the conclusion certain, unless the mind discovers it by the path of experience.



    Era così prevedibile che la presunta mortificazione a cui avrebbe ceduto in altri contesti, semplicemente non si palesò. Del resto, se era pur vero che la sua scenetta non era propriamente il massimo della pudicizia, era altrettanto vero che sentirsi offendere da un uomo che aveva fatto delle troie di Otafuku, e purtroppo non solo di loro, la sua seconda casa –in molti sensi–…era terribilmente ironico. E pietoso. Per lui, però.
    «Oh no, Raizen…» La donna si sarebbe voltata, lanciando uno sguardo sorridente al Kage. Avrebbe potuto essere sarcastica, ma decise di essere compiacente. «…non è il termine che avrei utilizzato per definirmi.» Osservò, alzando il dito indice della mano destra per portarlo allo sterno dello Shinobi. Il dito sarebbe stato posato sul petto di lui e lentamente fatto scivolare fino al mento. Solo l’unghia carezzava il corpo d’egli, leggera e delicata. «Posso fare di meglio…» Suggerì, portando il pollice vicino alla bocca dell’uomo e protendendo l’indice sotto la mandibola di lui, così da sembrar sul punto di stringerne il mento. Non lo fece. «…ma cosa ne puoi sapere tu che vai con le ragazzine Carezzando con il pollice il labbro inferiore di Raizen, la donna avrebbe avrebbe increspato le carnose labbra in un sorriso gentile, reclinando poi leggermente la testa di lato nel socchiudere gli occhi verdi.
    …No, giovane Hokage, non era l’espressione della bambina, quella.
    Sapeva giocare, la Principessa del Fuoco, e il messaggio era evidente: lo sapeva fare meglio di lui.

    Semplicemente non valeva nemmeno la pena impegnarsi. In quel momento.

    In compenso l’uscita di Itai Nara fu proprio ciò che si era aspettata, tanto che, allontanando con leggerezza la mano dal volto della Volpe, dando infine lui le spalle, la kunoichi si mise a ridere.
    «Non mi aspettavo niente di meno da un così bell'uomo.» Avrebbe commentato, tirando un buffetto sulla spalla del Mizukage. Alla fin fine, qualcosa in cui i due potevano ridere sulla stessa lunghezza d’onda sembrava esserci.

    […]


    «Non so che dire, Hoshikuzu…sono una donna gelosa, non so se posso perdonarti per quello che hai fatto.»

    La voce di Shizuka Kobayashi era teatrale mentre rispondeva al rosso. Le sue mani, però, esperte e rapide, controllavano i parametri e le reazioni del corpo di lui agli stimoli esterni. Le pupille si dilatavano lentamente e anche gli arti reagivano con più stanchezza, come ci si sarebbe aspettati dopo la somministrazione della robaccia che gli aveva dato per svegliarlo…ma la dottoressa ebbe modo di constatare che non tutto il corpo del sunese era sopito.
    Si trattenne dal ghignare con ironia, quantomeno perché si rese conto che il comportamento del rosso era pressoché fuori dalla norma, fatto che le interessava più delle doverose misurazioni del caso (circa i parametri vitali, ovviamente): a prima vista, infatti, l'uomo vedeva qualcosa che gli altri non vedevano, e non ci voleva un’intelligenza fuori dal comune per capire –visti gli atteggiamenti e le parole– che si riferiva al suo braccio e la sua gamba. Insomma, il poveretto parlava con il suo corpo. E non con quella parte che ogni uomo tratta al pari di un fratello, il che ne aggravava senza dubbio la posizione.
    «…Una reazione al simbionte?» Domandò tra sé e sé la Chunin, portandosi una mano al mento e aggrottando la fronte in un’espressione pensierosa.
    Possibile che la “presenza” del parassita fosse tale da imporsi nella mente dell’habanero tanto da suscitare in lui allucinazioni così nitide? Che il Jonin stesse ancora tentando di assimilare a sé la presenza del corpo estraneo? Certo questo spiegava sia l’atteggiamento autolesionista che i vaneggiamenti, ma… non poteva esserne sicura fintanto che non avesse appurato, ragion per cui doveva constatare. In modo altamente professionale. Ovviamente, del resto era la più affermata figura medica del continente, doveva mantenere alta la sua reputazione.

    Allungando una mano, Shizuka avrebbe tentato di agguantare il braccio e la gamba di Hoshikuzu, palpando poi vistosamente per tutta la lunghezza degli arti.
    «Sarà meglio risvegliare.» Disse la donna seriamente. «La circolazione Sì sentì in dovere di puntualizzare.
    Pregò che se il suo pronostico si fosse rivelato vero (e dunque Hoshi stesse in quel momento vedendo Shizuka palpare una donna nuda e procace), per puro scopo scientifico (vedere il decantato potenziale del ros–…emh, eliminare le allucinazione al suo paziente), lei non si sarebbe messa a ridere.

    […] Ecco il problema di avere a che fare con qualcuno che non ha il confine tra giusto e sbagliato.

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    A dispetto di quanto potesse seriamente divertirsi lavorare per quella causa, quando arrivò il momento dei chiarimenti, lei non si intromise.
    Shizuka Kobayashi era solo una Chunin, che per qualche motivo militava in una cerchia di pezzi molto più grossi di lei. Questo, però, non aveva mai ingigantito il suo ego. Sapeva quando poteva osare e quando era giusto farsi da parte. Il chiarimento tra Raizen e Hoshikuzu era qualcosa in cui lei non poteva né voleva intervenire. Si limitò infatti ad ubbidire quando la Volpe le chiese di svolgere alcune azioni, e parlò solo quando dovette trasferire una copia dei ricordi dell’interrogatorio in merito ai piani del Signore del Sangue circa lo stesso Jonin.
    «Con permesso.» Disse in quell'occasione, dopo che si fu portata la mano destra alla tempia: quando le dita della donna si fossero allontanate dalla testa di lei, fili di chakra blu elettrico, duttili al suo volere, seguirono la mano della kunoichi, che venne apposta a quel punto nella testa del giovane…e lui, in un solo istante, sarebbe stato travolto da un moto di sentimenti, ricordi, colori, odori e parole completamente nuove. Sconosciute.
    In meno di una frazione di secondo il quadro sarebbe stato chiaro nella sua mente.

    A quel punto però, appoggiandosi ad una dei suoi piani di lavoro di ferro rugginoso, la donna non aprì più bocca. Fino a quando, perlomeno, non sentì che fosse il caso di farlo.
    «Ho ricreato da zero la parte del corpo che ti mancava.» Disse la Principessa, guardando il rosso. «Partendo da una base meccanica offerta dall’operato di Raizen, ho impiantato il simbionte nella tua carne e modulato la sua crescita e il ripristino totale del tuo fisico fino alla situazione attuale. È ragionevole ritenere che le allucinazioni di cui sei preda siano l’effetto collaterale, mi si passi il termine, di subire la presenza intelligente di un corpo estraneo all’interno di sé. Quindi sì, vedi solamente tu la presenza femminile di cui parli, e ancora una volta sì, è possibile che la situazione si protrarrà fintanto che tu non riesca ad imporre la tua forza su quella latente del simbionte, dunque gestendola…ma non ti preoccupare, pronostico che accadrà a breve.» Spiegò, accennando ad un sorriso.
    In verità c’era poco di cui sorridere, se i suoi conti erano giusti le allucinazioni erano probabilmente dovute ad una sua mancanza nell’assoggettare la volontà del simbionte alla giusta causa di cui lei stessa si era fatta portavoce. In poche parole, il parassita possedeva volere proprio anche dopo tutto il suo impegno nell’invertire l’effetto del chakra medico per i suoi scopi.

    Rimase immobile, stringendosi nelle spalle, mentre socchiudeva gli occhi in un’apparente maschera di cordialità.
    Hoshikuzu Chikuma era il futuro Kazekage di Suna e parlava di debolezza e inesperienza…lei invece, una semplice Chunin tra milioni di altri parigrado, si crogiolava nei suoi pochi raggiungimenti credendosi al di sopra di tanti altri del suo settore.
    Aveva sempre creduto che il titolo cui aspirava non si discostasse poi troppo da quello di “Kage” –chi è al pari di un “Capo Villaggio”, ma non ha Villaggi a cui ubbidire– ma era evidente che vi era una grande differenza tra chi viveva la propria esistenza solo per proteggere gli altri e chi, come lei, viveva per la fame di potere. Che poi la ragione della sua bulimia intellettuale fosse quella di proteggere il suo Paese, era un fatto che trovò improvvisamente privo di rilevanza.

    Non disse niente, preferendo tacere.
    Chiudendo gli occhi, la Principessa del Fuoco sorrise. Il rosso non era poi così male, dopotutto…alla fine sembrava avere anche qualche altra cosa sempre attiva nel suo corpo –pensò, non potendo fare a meno di ridacchiare di quel paragone così poco degno per un momento come quello.
    In verità, infatti, sue parole l’avevano colpita, mossa in un certo senso…e le avevano ricordato qualcosa che forse aveva dimenticato per un po’ troppo tempo.
    Si sentì dunque riconoscente. E in un certo senso fortunata.
    Pensò, forse per la prima volta da quando il fato aveva deciso di collocarla su quel palcoscenico molto oltre le sue possibilità, che era davvero felice di poter toccare così da vicino qualcuno di incredibile come quelle persone, che avevano vissuto più di lei in termini di età ed esperienze.

    Aveva ancora molto da imparare e ancora molto doveva crescere.
    C’era ancora tanto che avrebbe voluto scoprire. Troppo in cui avrebbe voluto migliorare.
    Ma se solo avesse continuato a tenere lo sguardo sul suo obiettivo…

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    «…Hoshikuzu Chikuma, io…» Mormorò la ragazza, forte di un sentimento da tempo dimenticato, alzando lentamente la mano al petto. «…vorrei chiederti se per me fosse possibile…» La sua mano urtò contro un’altra. «…magari venire un giorno…» Inarcando un sopracciglio la Kobayashi abbassò lo sguardo. «…a suna per…» Perché si stava palpando le tette in un momento delicato come quello? «…poter…» No. Non era lei che si stava palpando. «…d-d…» La mano era più grande della sua. Nerboruta e dalla carnagione abbronzata.
    Non era la sua mano. In effetti nemmeno il braccio era il suo. Grazie agli Dei visto quanto era muscoloso.
    Esitando un attimo, dunque, la ragazza risalì dalla mano, lungo l’arto, fino al proprietario di ambedue. Rendendosi conto, a buon ragione, che no, non era la sua mano e no, non era il suo braccio. Ovviamente.

    Rimase impietrita, impallidendo pericolosamente.
    Di fronte a lei intanto Hoshikuzu Chikuma esplodeva in acclamazioni senza senso sul valore della scienza, applaudendo al suo capolavoro medico per ragioni che solo lui capiva, ma che non avevano fondamenti casti vista l’epistassi che lo stava drenando di tutto quel sangue che non era convogliato in altri paradisiaci lidi. E lei, per un istante, si sentì improvvisamente molto stupida.
    «Come diavolo ho fatto…» Mormorò la ragazza, alzando una mano tremante a coprirsi il viso. «…per un solo attimo…» Sibilò, alzando quella libera verso l’alto. «…a credere di poterti chiedere…» La mano venne improvvisamente avvolta da un alone di guizzante e ruggente blu elettrico, completamente fuori controllo. «…QUALCOSA DI SERIO?» Ruggì la donna, sbattendo con violenza il pugno sul mobiletto medico più prossimo a lei…il quale esplose in una pioggia di bisturi e ampolline che volarono dappertutto, preannunciando un disastro...che però non accadde.

    Veloce come un’ombra, infatti, Makuramon –la scimmia di laboratorio– schizzò in avanti, prendendo al volo tutti gli oggetti medici, un po’ su di un vassoio di acciaio, e un po’ in fronte. Tipo i bisturi. Ma insomma erano incidenti di percorso, a cui per inciso la bestiola sembrava abbastanza abituata, come dimostrò correndo di fronte a Shizuka, incurante delle lame conficcate in capo. Senza pensarci un secondo si buttò subito in una lunga arringa in prosa incomprensibile ai più.
    «COME NO?!» Abbaiò la donna, facendo roteare la mano sulla scrivania e lanciando in aria metà della roba che ci si trovava sopra: tre libri, un pacchetto di droga borotalco e un coltello da cucina. Che si conficcò di fianco alla testa della bestia, la quale sentì improvvisamente gocce di sudore scivolargli sotto il pelo. Deglutendo, riprovò a calmare la sua padrona. «Ah, mh, certo…» Disse questa, ansimando a grandi boccate d’aria nel tentativo di calmarsi. «…tu dici, eh?» Mormorò, mentre la scimmia da laboratorio annuiva vistosamente, congiungendo con sollievo le zampe al petto. «Senti un po’…» Era salva, almeno quella volta ce l’aveva fatta. «…ma tu, da che parte stai?! EH?!»

    Quando era molto piccolo sua madre gli diceva che avrebbe potuto diventare qualsiasi cosa.
    Sognava allora di essere un potente capobranco, di conquistare il Paese delle Sorgenti Termali e di avere orde di concubine e una progenie invidiabile...
    …invece, alla fine, aveva deciso di fare lo schiavo da laboratorio.
    Mentre la mano della sua padrona lo agguantava per il collo, si chiese quanto avrebbe potuto essere diversa la sua vita se solo avesse fatto scelte diverse. E dire che aveva sempre e solo sperato di lanciare cacche addosso ai turisti, dando così il buon esempio al suo branco e i suoi bambini (bambini veri, non in tubi)…

    «MAKURAMON, TU…INUTILE BESTIA PSICOLABILE! CONIGLIO TRAVESTITO DA SCIMMIA MASOCHISTA!»

    E poi roteò.
    Sentì il suo corpo venir alzato di peso, neanche pesasse un chilogrammo, e lanciato a tutta velocità e con una forza tale da scomporlo a livello subatomico, contro il povero rosso ancora allettato. Di faccia.
    Di bocca, per la precisione.

    «SONO STANCA DI ESSERE LA SOLITA MEZZA CALZETTA IN MEZZO A VOI MALEDETTI MOSTRI!»

    Un bacio in bocca. Ecco cosa sarebbe successo se il rosso non avesse fatto nulla.
    Un bacio in bocca, con la lingua. Questa però ce l’avrebbe messa la scimmia.
    Del resto oh, se sei in pista, meglio ballare.

    «ARRIVERA’ IL GIORNO IN CUI MI BASTERA’ UN DITO PER ANNIENTARVI! UN DITO HO DETTO!»

    Strillava intanto Shizuka Kobayashi, e alzando il dito indice, che venne circondato di chakra blu elettrico, lo impattò con violenza sul terreno del laboratorio.
    […] Si spezzò un’unghia, e per inciso, a parte un leggero tremore che crettò una sola mattonella, non successe assolutamente nulla.
    Un successone, insomma.

    «MALEDIZIONE!»

    Ululò la ragazza, avvampando di imbarazzo fino alla punta delle orecchie: e dire che era abbastanza sicura di poter implementare quella tecnica in quel modo.

    «PERCHE’ NON RIESCO MAI…»

    E così dicendo si sarebbe girata di scatto, con occhi lampeggianti, verso la scimmia. Accecata dalla rabbia ne agguantò la coda e senza pensarci mezzo secondo avrebbe tentato di saltare a cavalcioni di Hoshikuzu Chikuma: premessa interessante, se non fosse stato che avrebbe poi cercato di strangolare il Jonin con la coda della bestia che, strillando, si aggrappò la testa bisturata con le zampe. Sangue cominciò a zampillare a getto.

    «…NON RIESCO MAI…»

    Urlò, guardando furiosamente l’Habanero.
    Per un istante un guizzo di rabbia mortificata saettò negli occhi verdi della ragazza…e lei, arrivata a quel punto, esitò (non sulla cravatta di pelo attorno al collo del Jonin, no, anzi).

    «…Oh, lasciamo stare.» Gemette alla fine . «…prima o poi riuscirò a farti rimpiangere anche questo, Chikuma.»

    In caso, avrebbero dovuto chiamare i boy-scout di Konoha per sciogliere il nodo da marinaio che legava il rosso alla coda della scimmia.



    Incassa il bacio alla francese della scimmia, Hoshi

    Postpiùlungodisemprenonsapevopiùcomefare
  14. .


    Naruto Legend Awards


    Classifica trimestrale



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    Ogni Leggenda ha i suoi protagonisti... e questo forum non fa nessuna eccezione!
    Di chi stiamo parlando?
    ...Beh, questo dovete dircelo voi!

    Gli Awards

    Gli Awards sono dei riconoscimenti, assegnati a cadenza trimestrale e divisi per sezione. In ciascuna di queste saranno candidati gli utenti, senza un numero massimo o minimo, che sarete proprio voi a segnalare e votare, commentando sotto a questo topic grazie a questo format:

    CODICE
    <b>Nickname candidato:</b>
    <b>Sezione:</b> [con link della ruolata e <b>titolo</b>]
    <b>Motivazione:</b> opzionale, ma gradita


    Regole

    1. Non è possibile votare se stessi

    2. E' possibile candidare più PG/Player per la medesima sezione

    3. E' possibile candidare il medesimo PG/Player per più sezioni

    4. Non è obbligatorio votare a tutte le sezioni

    5. Le categorie collettive attribuiscono il voto a tutti i partecipanti, non è possibile dare il voto ad un solo Pg/Player


    Le sezioni

    1. Miglior Player

    2. Miglior Troll

    3. Miglior Pg
      1. Miglior Caratterizzazione

    4. Miglior Ruolata [Categoria collettiva]
      1. Free GdR
        Quest
        Combattimento

    5. Miglior Quest Master

    6. Miglior Scena
      1. Drammatica
        Comica
        Epica

    7. Miglior Filone Narrativo


    I premi

    Per questa edizione sono candidate tutte le ruolate concluse tra 1 Febbraio 2016 e 31 Maggio 2016
    Alla fine del tempo offerto per la votazione, ogni voto sarà contato dallo staff, che si occuperà di stilare la lista dei vincitori.
    Il podio degli Awards firmati "Naruto Legend: Ninja Academy GdR" è di tre livelli: primo classificato, secondo classificato e terzo classificato.
    In caso di pareggio tra due utenti, entrambi otterranno la premiazione in palio. Se il pareggio accorrerà tra più di due candidati, si darà luogo ad uno spareggio secondo votazione numerica netta.
    Per ognuno dei vincitori è stabilito un premio.
    Ai primi classificati:

    Vincitore della categoria: CATEGORIA - (Vale 1 Onore o 2 Semplici)



    mentre i secondi e terzi riceveranno una targa personalizzata ([a richiesta, sennò puppa]) e una strepitosa sessione pomeridiana con lo Staff SD [ᴺᴮ tutto ciò che accadrà durante quelle ore non è responsabilità degli amministratori], mentre come tradizione vuole, per tutti gli altri partecipanti, oltre al bel ricordo e la voglia di finire nella rosa di candidati del trimestre successivo, ci sono tanti bacini da parte di Febh. Anzi, visto che è sempre e solo Febh, anche da parte di Drake e Diogene.

    ...Insomma, non lasciatevi scappare l'occasione!

    E dunque si comincia?

    Certo, si comincia!
    Questa grande votazione terminerà Giovedì 30 Giugno 2016
    In bocca a lupo a tutti quanti, e come sempre... Enjoy the Legend!









    Edited by F e n i x - 1/6/2016, 19:44
  15. .
    Avrai presto la mia risposta :guru:
407 replies since 5/7/2005
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