Posts written by OldCannella

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    Voglia di Ramen


    Parte II - Al Ramen Sounds Good


    Kenta non riusciva a credere alla sua fortuna. Non solo la bambinetta dai capelli rosa gli sembrava davvero carina e gentile, con quegli occhioni e l'entusiasmo tipico dei più piccoli, ma gli stava anche offrendo da mangiare prima ancora di partecipare al torneo! Beh, tanto colazione la dovevo fare comunque, proviamoci! Al massimo, anche se non mi riesce di finire questa gara di cibo e partecipare al torneo, almeno avrò la pancia piena
    Mentre attendeva che la bambina organizzasse la cosa col tale che prima di lui era quasi riuscito a terminare la monumentale porzione di ramen, Kenta venne avvicinato da un altro partecipante. Una donna, a giudicare dal seno. Solo da quello, purtroppo. La ragazza doveva averne viste davvero delle belle, per avere tutte quelle cicatrici! E quei muscoli, poi, non sfiguravano affatto davanti a quelli immensi del fabbro. Kenta rimase impressionato, e incuriosito, dall'aspetto della ragazza, che si era appena presentata alla bimba come Haru Aikawa. Anche lei doveva averlo notato (cosa non difficile, tutti in genere lo notavano), infatti poco dopo essersi iscritta gli rivolse la parola, mettendolo in guardia: sembrava molto sicura delle proprie capacità, e del fatto che avrebbe vinto lei, alla fine.
    Kenta le rivolse un sorriso larghissimo prima di rispondere.

    Non ci volevo davvero mettere paura, Haru-san. Non mi riesce proprio di mettere paura, specie quando c'ho la prospettiva di mangiare un bel piattone di ramen e vedere tanti valorosi ninja all'opera! Spero davvero tu possa vincere, magari dopo esserti confrontata con me! Ci verrebbe fuori proprio un bell spettacolo, come un martello che batte sull'incudine, ti pare?

    Con un'amichevole pacca sulla spalla, il gigante si accomiatò dalla kunoichi, dirigendosi dentro il locale, da dove la bambina lo stava chiamando. Dovette chinarsi, come sempre, per non scardinare lo stipite della porta. Il mondo, decisamente, non era stato costruito per gente così grossa. Da queste parti però se ne vede di gente grossa enorme, eh!

    [...]


    Dentro, la gente era ancora più pigiata che all'esterno. Davvero quel posto pullulava di colossi: guardandosi in giro Kenta notò diverse teste svettare pericolosamente vicine al soffitto. La sua, ovviamente, era lievemente inclinata per evitare di sbattere nelle travi. Non che non ci fosse abituato: da quando aveva lasciato Nabemura, il rischio di bernoccoli era altissimo, e quando non picchiava da qualche parte, era costretto a convivere con un perenne torcicollo.
    Gli era stato riservato un tavolo, a quanto pareva. Vi era già seduto l'ennesimo bestione, un colosso irsuto che doveva essere il precedente detentore del record, chiamato dalla piccolina Ashiro. Kenta si sedette, facendo scricchiolare la fragile seggiolina, e chinò il capo in direzione del suo commensale.

    Tu devi essere Ashiro-san, molto onorato. Bene, bene, non vedo l'ora di buttarmi su questo piatto di ramen!

    Il suddetto piatto arrivò poco dopo. Più che un piatto, si trattava di una vera e propria tinozza. A Kenta ricordò molto da vicino il secchio che a casa usavano per temprare l'acciaio. Ma non era l'unica cosa che venne in mente alla montagna gentile. Le porzioni che sua mamma cucinava per gli uomini della famiglia erano appena più piccole, e Kenta non mangiava come si deve da diversi giorni.
    Scoppiò a ridere sonoramente, dando grandi manate al tavolo, rischiando di romperlo.

    Oh, oh, bene bene davvero! Al torneo di braccio di ferro ci sta che mi battano, alla fine mi sa che qui ci sono diversi ninja, e i ninja li ho visti al'opera e mi hanno sconfitto senza troppi problemi. Ma questa gara la vinco io, Ashiro-san, mi dispiace. C'avevo proprio un certo languorino

    Ciò detto si fece pertare le bacchette più grandi che fu possibile trovare (ricavate, a quanto pareva, da una scopa spezzata) e iniziò a trangugiare chilometri di spaghetti ad ogni singolo morso, accompagnando il tutto da sonori risucchi di brodo per facilitare la discesa giù per quella grondaia di esofago che si ritrovava.
    Oh sì, oh sì si disse Sono queste le cose che mi fanno felice! Tanto cibo e buona compagnia!

    [...]


    Intorno a lui la gente aveva continuato ad arrivare, anche se lui non lo notò più di tanto: era troppo impegnato a godersi il ramen, che oltre ad essere tanto, era anche dannatamente buono. Rivolse un sorrisone a guance piene alla piccola, quando gli disse di continuare fino alla fine, poi la ascoltò elencare le regole del torneo. Niente di troppo strano, solite cose. Una sfida onesta e pulita, a quanto pareva. L'ideale, dopo una bella mangiata.
    Alla fine, proprio mentre sorbiva l'ultimo mezzo litro di brodo in un'enorme sorsata, un più che sorpreso Ashiro venne sostituito dal suo sfidante. Era un ragazzetto minuscolo, dallo sguardo vacuo e con un certo non so che di porcino nell'aspetto. Kenta gli rivolse uno dei suoi tipici sorrisi a trentadue denti, e ricambiò il saluto.

    Il piacere è mio, Tonkatsu. Sono Kenta, e speroche ci si goda questo incontro!

    Dentro di sé non era sicuro delle possibilità del suo avversario. Era così piccolo e apparentemente innocuo, che sulle prime Kenta pensò ad uno scherzo. Poi si ricordò di una delle cose che diceva sempre suo padre: mai giudicare qualcosa dalla prima occhiata. Spesso, anche le cose più insignificanti potevano nascondere grandissime potenzialità. Il carbone, così friabile, alimentava un fuoco in grado di sciogliere i metalli più duri, dopotutto. Andiamoci piano però, mica lo voglio rompere se questo non è all'altezza

    Proprio mentre poggiava il suo enorme braccione destro sul tavolo, inclinandolo affinché Tonkatsu potesse afferrargli la mano (o meglio, perdere la sua, piccolissima, in quel badile che era la mano di Kenta), iniziò a sentirsi strano. Dallo stomaco sentì provenire un gorgoglio, seguito da una vampa di calore che gli arrivò, invece che in gola come si era aspettato, direttamente alla testa. Improvvisamente la stanza e il suo avversario si annebbiarono, mentre la vista gli si tingeva di rosso. Una furia cieca lo pervase, una furia che non aveva mai provato prima. Un solo pensiero echeggiò nel suo cervello in quel momento DISTRUGGERE!!!
    La mano scattò in avanti, tentando di afferrare quella del suo sfidante. Nel caso vi fosse riuscito, Kenta non avrebbe perso tempo, ormai del tutto fuori controllo. Con un urlo, avrebbe teso i muscoli del braccio allo spasmo, tentando di scagliare in aria il piccoletto. Il chakra sarebbe affluito a muscoli e tendini in quantità insostenibili. Da qualche parte dentro la sua mente offuscata, Kenta avrebbe percepito il dolore per quello sforzo inverosimile, ma la furia che si era impadronita di lui lo avrebbe spinto ad andare avanti. Se l'azione si fosse risolta positivamente, Tonkatsu sarebbe volato in alto e alle spalle del gigante. Ciò avrebbe decretato la vittoria di Kenta, il quale si sarebbe alzato di scatto con un ruggito, dopodiché si sarebbe scagliato contro il piccoletto, che fosse a terra o in piedi, piombandogli addosso e tempestandolo di colpi: tre poderosi pugni, diretti uno al volto, uno al torso e uno allo stomaco in rapida successione.

    Se invece il piccoletto avesse chissà come resistito al lancio del gigante, Kenta, ancora più adirato per la straordinaria resistenza di quell'esserino minuscolo, si sarebbe immediatamente scagliato in avanti, di fatto squalificandosi dal torneo, e avrebbe tentato di colpire l'altro alla gola con il sinistro teso. Se vi fosse riuscito sarebbe rovinato probabilmente sul tavolo e sul suo avversario, e avrebbe provato a sferrargli un potente pugno alla testa, dall'alto verso il basso, la mano destra ormai libera dalla presa.

    In ogni caso, durante tutta questa esibizione, avrebbe gridato furiosamente, del tutto fuori controllo, probabilmente attirando l'attenzione dei presenti. Chi lo aveva visto, anche solo di sfuggita, non avrebbe faticato a rendersi conto che quella creatura bestiale male si sposava col gigante gentile che era Kenta normalmente.

    Chakra: 6/10 o 3/10
    Vitalità: 7/8 o 6/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 175
    Velocità:  175
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Presa
    2: Lancio
    3.1: Pugno in rendan
    3.2: Pugno al volto
    Slot Tecnica
    1.1: Doppia Rottura
    1.2: Solco Fulmineo
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Tekken × 2
    • Kunai × 7
    • Bende Rinforzate × 2
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1

    Note
    Nel caso abbia successo la prima azione, avrei braccio dx paralizzato per 1 round. Nel caso in cui invece si sviluppi la seconda eventualità, avrei entrambe le braccia paralizzate per 1 round

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    La Serpe, la Bestia ed Io


    Parte III - Amministrazione di Oto


    Il mio discorsetto deve aver fatto effetto sulla rossa. Con un filo in più di gentilezza, mi invita ad accomodarmi sulla sedia prima occupata dalla gigantessa. Lo faccio, anche perché, per quanto abbia provato a fare lo spavaldo poco fa, il pensiero che Hebiko abbia un nome fin troppo appropriato continua a fare capolino nella mia mente. Se proprio devo svenire di nuovo, voglio farlo da seduto.
    Lei, nel mentre, parlotta tra sé. Senti, senti. Allora davvero questi due hanno il dente avvelenato l'uno con l'altra! Rabbrvidisco e sudo freddo per la stupida immagine delle zanne di Hebiko grondanti veleno. Devo smetterla di fare paragoni serpentini. Comunque, non è questo l'importante! Questi due palesemente non si sopportano. La domanda, ora, è: e a me che me ne frega? Confuso dal bizzarro corso degli eventi che mi ha portato ad agire così a questo momento, lascio la domanda in sospeso, per concentrarmi su Hebiko, che ora si sta rivolgendo di nuovo a me.

    Allora aveva ragione papà, gli otesi sono davvero fuori di cervello. Devi essere sadico? Ma davvero? Così, di base? Se uno non è un sadico lo mandano via a pedate nel culo? Ci dispiace, signor aspirante ninja, lei ha rifiutato di torturare i cuccioli, non può lavorare per noi! Ma alla fine, il mondo è bello perché è vario. E lei ha ragione, io qui preferirei non starci ancora per molto. Che sia stata una pessima idea venirci ormai mi sembra sia chiaro per tutti. Quello che mi preoccupa è riuscire ad andarmene. Tutta questa fissazione per farmi entrare tra le fila di Oto mi preoccupa un po'. E se vogliono tenermi qui con loro a vita? No no no. Forse Hebiko mi sta offrendo una scappatoia? Ma a che prezzo?

    Ehm, in realtà sì, sono venuto qui perché per l'ha detto...Kato, vero? E sì, ho avuto la sensazione che volesse arruolarmi. Cioè, di fatto credo che per lui io ormai sia arruolato, e alle sue dipendenze, o qualcosa del genere. Il fatto è che io non voglio diventare uno shinobi di Oto, o di nessun altro Villaggio, per quel che conta. Io vengo da Kiri, ma sono anni ormai che non ci metto piede. Sono, diciamo, in esilio volontario. Più o meno volontario. E più o meno esilio, anche. Non ho mai riflettuto molto sul nome da dare alla mia condizione. Non importa. Quello che conta è che da cinque anni a questa parte vivo da girovago, andando dove mi portano le gambe. Mi hanni portato a Oto. Mi sono detto: "Ehi, perché no, è un sacco che non vedo altri ninja!" Pessima idea, col senno di poi. Ma le mia gambe hanno un senso dell'umorismo un po' perverso.

    Riprendo fiato. Per la prima volta da quando sono entrato, mi viene in mente che forse Kato potrebbe avere ragione, e non dovrei fidarmi di questa sibilante rossa. Come sempre, il pensiero giusto al momento sbagliato. Pazienza, ormai è fatta.

    Quindi, considerato che preferirei ripartire alla svelta, potete aiutarmi, Hebiko-san? Ho come la sensazione che senza un po' di supporto esterno, Kato non mi lascerebbe ripartire.

    È andata. Stiamo a vedere come va a finire. Non la vedo benissimo.
    Fato, per una volta, per favore, stai dalla mia parte.
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    Voglia di Ramen


    Parte I - Da qualche parte a Oto


    Quella mattina Kenta Nabe si era svegliato con un certo languorino. Non che la cosa fosse strana, per un bestione di 150 chili col metabolismo di una fornace a carbone. La fame era una condizione perenne della sua esistenza, e aveva scoperto, suo malgrado, che senza la cucina abbondante della mamma aveva difficoltà a saziarsi.
    Era arrivato nel Villaggio solo da pochi giorni, e alloggiava ancora in uno squallido tugurio di pensione, un luogo miserabile con letti minuscoli (anche se, a favore degli albergatori, si può dire che ben pochi letti non sembrino minuscoli ad uno alto quasi due metri e mezzo) e porzioni risicate.
    Quella mattina, dicevamo, la fame colpì forte il monumentale stomaco del ragazzone, che dopo un po' di rimuginamenti si decise ad uscire in cerca di un buon posto dove mangiare a dovere. Tanto un giretto me lo devo fare comunque. Ancora c'ho da capire bene cosa devo fare per diventare un ninja

    Così, si era alzato rischiando per l'ennesima volta di distruggere il fragile lettino, si era vestito in fretta ed era uscito in cerca di una taverna. Una bella tinozza di ramen, ecco cosa mi ci vorrebbe per rimettermi in sesto!
    Camminava in giro già da un po', torreggiando sulla folla e creandosi il vuoto intorno (non sono molti quelli a cui vada a genio l'idea di ritrovarsi troppo vicino ad un colosso del genere), quando gli cadde l'occhio su un capannello di gente, radunato intorno a quello che pareva essere...un chiosco di ramen! Dato che la sua testa si trovava quasi un metro al di sopra dell'assebramento, non ebbe difficoltà a leggere il nome del posto, Ramen Sounds Good, un nome davvero invitante, si disse Kenta. Affisso vicino all'entrata c'era anche un volantino, che indiceva quello che sembrava un torneo di braccio di ferro. Sì, ma il ramen ce l'hanno lo stesso, vero? Deciso ad avere la sua meritata colazione, il bestione si fece largo tra la folla, come sempre senza troppi problemi a causa della sua stazza, fino a trovarsi di fronte le più improbabile delle buttafuori. Da lontano non le aveva notate, perché erano troppo basse, ma quelle erano decisamente una fragile adolescente e una bimbetta dal musetto allegro, con capelli rosa ordinatamente pettinati. Kenta non aveva idea di che cosa ci facesse una bimba del genere in quel posto, ma lei sembrava sapere il fatto suo, e continuava a rivolgersi alla folla con una vocetta allegra e squillante che fece scaldare il cuore a Kenta. Gli ricordava una delle sue cuginette più piccole. Attese che finisse di parlare con il primo della fila, un tizio coi capelli neri a ciuffo sugli occhi, e ne approfittò per leggere per bene il volantino, quindi si decise ad accucciarsi davanti a lei, fino a portarsi più o meno alla sua altezza. Sedeva su un tavolino, quindi non dovette sdraiarsi per guardarla negli occhi.

    Ehi, ciao piccolina! Ho visto che c'è un torneo di braccio di ferro, e che fanno sconti per chi partecipa. Di norma non lo farei, ma c'ho una famona che non ti dico, e ce ne vuole di soldi per riempire questo pancione che mi ritrovo. Come si fa a iscriversi? Basta che ti dica chi sono? In ogni caso mi presento, che papà dice sempre che è maleducazione se non ti presenti. Io sono Kenta Nabe, fabbro del villaggio di Nabemura, ma ora non faccio più il fabbro. Ora faccio il ninja, o almeno ci provo. Sono appena arrivato e ancora devo ambientarmi, sai, è tutto nuovo per me. Insomma, piccolina, come ti chiami te? Mi iscriveresti, per favore, che c'ho davvero una fame boia?

    Ciò detto si sarebbe rialzato, perché a stare così in basso gli girava la testa, e avrebbe atteso la sua risposta, sperando di poter fare presto colazione. Chissà perché poi c'è tutta questa gente? È una cosa tradizionale fare a gara di braccio di ferro? O a tutti stamani andava del ramen? Mah, ci capisco ancora poco in questa città...
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    La Serpe, la Bestia ed Io


    Parte II - Amministrazione di Oto


    Cosa stavo dicendo, a proposito del fato che una volta mi aveva condotto nel posto giusto? Ritiro tutto. Cattivo fato. Cattivo.
    Non riesco neppure a terminare di scusarmi che la rossa allunga le braccia e mi afferra per il bavero del mantello. Proprio così. Allunga. Le. Cazzo. Di. Braccia!
    Uno strattone parecchio violento (ma quanto forte è questo uccellino di donna?) e mi ritrovo faccia a faccia con la proprietaria delle braccia eiettabili. Per un solo, stupidissimo istante, il mio cervello si immagina un bacio appassionato. Questo prima di notare che la ragazza ha le pupille verticali. Come quelle di un serpente. E la sua lingua, mentre mi fa la ramanzina, è stranament lunga e biforcuta. Come quella di un serpente. E le sue braccia si allungano, flessuose. Come un serpente.
    Ho trovato la Serpe di Oto, penso, prima di svenire e accasciarmi sulla sedia.
    Dio, quanto li odio i serpenti.

    [...]


    Quando riapro gli occhi, chissà come, sono sul pavimento, in un angolo della stanza vicino alla porta. Come diavolo ci sono arrivato? Mi pareva di essermi accasciato sulla sedia, non qui a terra. E perché sono tutto dolorante? Che quel colosso lì davanti mi abbia scaraventato quaggiù? Non è da escludere. Oppure è stata l'altra, con le sue braccia allungabili.
    La rossa (il mio cervello cerca in tutti i modi di dimenticare che quella tipa è eccessivamente simile ad un serpente) sta ancora parlando con il colosso. Guardando da sotto in su, da un lato, mi rendo conto di una cosa che sulle prime non avevo notato: quel bestione ha le tette! È una bestiona, non un bestione! Accanto alla figura minuta e graziosa della ragazza che deve essere Hebiko (serpente!), il contrasto non potrebbe essere più netto: grossa, sgraziata, muscolosa all'eccesso, con tratti grotteschi e denti appuntiti, una gran chioma selvaggia, ricoperta di cicatrici, posso definirla senza timore di sbagliare la donna più brutta che abbia mai visto. Fa paura, non come la Serpe, minacciosa e sottile: la paura che incute la gigantessa è primitiva, come quella che si potrebbe provare trovandosi, che so, una tigre nel tinello.
    In che diavolo di situazione mi sono cacciato?

    Per il mio benessere, decido di rimanere sul pavimento fino a che le due non hanno finito di parlare. Attendo tranquillo nel mio angolino che quella donna-mostro se ne vada, prima di tentare di rialzarmi. L'idea di ritrovarmi da solo con Hebiko, se davvero è lei, non mi alletta molto. Ma se non fa cose strane da serpente, mi spaventa meno dell'altra tipa. Mi sono preparato anche il discorso, da pronunciarsi con nonchalance mentre mi spolvero le vesti dopo essermi rimesso in piedi.

    Ehm, scusatemi Signorina. Potreste ripetere l'ultima parte? Temo di essere stato impegnato a svenire, e non ho sentito, ma mi pare mi aveste domandato qualcosa. Ad ogni buon conto, io sono Reiji Kanehisa, e voi, se non ho frainteso i segnali, dovete essere Hebiko, la Serpe di Oto, dico bene? Se è così, stavo cercando proprio oi, Hebiko-san. Il Guardiano del Cancello mi ha espressamente detto di non fidarmi di voi, e mi sono domandato perché. Anzi, lui vorrebbe che lavorassi per lui, o qualcosa del genere, ma sinceramente preferirei di no. Non mi ha fatto una bella impressione. Voi, invece, sembrate decisamente più interessante. Perché pensate che il Guardiamo mi abbia messo in guardia da voi?

    Bel discorsetto, vero? Spero di riuscire a dirlo per intero senza essere sballottato ancora in giro come un sacco di riso.
    Comincio ad avere i miei dubbi su questa cosa del venire ad Oto. Sembra tutto parecchio più pericoloso di quanto mi immaginassi.
    Mi sa che stavolta il fato mi vuole morto per davvero.
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    La Serpe, la Bestia ed Io


    Parte I - Amministrazione di Oto


    Collegata alla giocata tra Haru e Hebiko


    Sarei curioso di sapere perché la porta ha una grossa crepa. Insomma, mi sarei aspettato qualcosa di un filo più curato per l'amministrazione di un Villaggio importante come quello del Suono. Questa porta, invece, è decisamente rovinata. Dovrebbero cambiarla, così fa passare gli spifferi.
    Ad ogni modo eccomi qua. Sono entrato in silenzio, nessuno mi ha fermato e questa porta mi ha incuriosito. È l'ufficio che cerco? Non ne ho idea, ovviamente.
    Da dentro sento una voce, però. Parla con un accento strano. Ed è straordinariamente profonda, come se provenisse da un petto smisurato. So che si chiama origliare, ma non posso fare a meno di ascoltare: la voce fa letteralmente tremare le pareti.

    Sta parlando di trovare un lavoro lì al Villaggio! Che se non sbaglio è quello che mi ha detto di fare il Guardiano ciuffoso alle Mura! Stavolta il destino mi ha davvero portato dove sarei dovuto essere! Non succede quasi mai, e l'entusiasmo ha la meglio. La vociona sta chiedendo qualcosa ad un probabile interlocutore, ma io ormai sono rapito dalla gioia per essere riuscito ad andare effettivamente dove volessi andare.
    Senza dare il tempo all'interlocutore di rispondere, spalanco la porta.

    Scusate l'interruzione, ma non ho potuto fare a meno di sentire che qui si tengono i colloqui di lavoro. In teoria dovrei cercarne uno anche io. Anzi, diciamo che in realtà io starei cercando una certa Hebiko! Mi hanno detto di rivolgermi a lei, che avrebbe potuto aiutarmi!

    Solo dopo aver parlato mi rendo conto di cosa ho interrotto. Nella stanza ci sono effettivamente due persone, e un bel po' di caos tutto intorno. Libri e pergamene sparse in giro. Alla scivania siede un qualcosa di grosso dalla forma vagamente umana. Un essere umano immenso, dalla pelle scura e dai capelli foltissimi. Dev'essere il proprietario della voce profonda. Vicino al colosso capelluto sta impettita una ragazza minuta, dai capelli rossi e piuttosto graziosa, anche se con qualcosa di affilato nei tratti, che le dà un aspetto severo e vagamente minaccioso. Non so perché, ma entrambi mi danno immediatamente l'impressione di potermi fare molto, ma molto male.

    Ehm...scusate ancora...io sarei Reiji, ehm, ecco...se volete ripasso più tardi...eh-eh...

    Bella figura di cacca che hai fatto, vecchio mio. Complimenti vivissimi.
    Però accidenti, è proprio carina la rossa!
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    Il Vagabondo Rosa


    Parte IV - Dentro la stanzetta del bastione


    Devo ricordarmi di smentire mio padre. Dopotutto questi otesi sono meglio del previsto. Capitan Ciuffo non solo non mi ha ancora decapitato per aver ammesso di aver abbandonatoil mio Villaggio, ma a quanto pare sembra pure intenzionato a offrirmi un...lavoro? Perché mai qualcuno dovrebbe offririmi un lavoro? E soprattutto, quale?
    Forse avrei dovuto accennargli alla mia incapacità cronica di assumermi responsabilità. Forse così ci avrebbe pensato due volte prima di affidarmi un incarico di qualsiasi tipo.
    Questo dovermi rivolgere alle autorità, poi, non mi piace molto. Renderebbe la cosa ufficiale, e non ho la minima intenzione di farmi invischiare nelle questioni di Oto. Che diamine, io volevo solo qualcosa da mangiare e stare un po' riparato! E questo tizio ora mi dice di non deluderlo! Dai, sul serio amico, io sono una delusione anche per le mie delusioni, come puoi aspettarti che sia all'altezza delle tue aspettative?
    Ad ogni buon conto, non ho intenzione di dirglielo. A quanto pare mi ha concesso l'accesso al Villaggio, ed è già qualcosa. Vedrò dopo una buona scodella di ramen come gestire il mio nuovo datore di lavoro, se così vogliamo chiamarlo.

    Annuiscono per tutto il tempo, il perfetto ritratto della sottomissione, da bravo ninja ligio al dovere. Temo che dovrò farci comunque un salto in Amministrazione, anche per vedere se magari riesco a trovare qualcuno di più ragionevole che possa liberarmi da questo impegno che sto prendendo mio malgrado.
    Alla fine, Bellicapelli fa un commento che mi appare un po' fuori contesto. Stare attento a questa Hebiko? La Serpe di Oto? Perché adesso tira fuori questa tizia sconosciuta? Senza contare che il non fidarsi potrebbe benissimo applicarsi anche a lui, che non si è neppure presentato e vuole già che lavori per lui. La cosa mi puzza, e non poco.
    Ma questa Hebiko mi intriga. Certo, il soprannome non è dei migliori. Le serpi non mi piacciono, ma finché questa tizia non striscia e non ha le squame andrà benissimo.
    Il fatto che l'abbia tirata in ballo mi fa pensare però che tra i due debba esserci qualcosa. Qualcosa di non positivo, a giudicare dalla pessima pubblicità che le sta facendo. Indubbiamente interessante.

    Quando ha finito di parlare, si allontana da me e si dirige verso la porta. Prima che la varchi gli rispondo.

    Vi ringrazio per la fiducia, Signor Guardiano. Sarò di ritorno non appena verrano sbrigate le dovute pratiche, e io mi sarò rifocillato e riposato a dovere dalle durezze del mio viggio. Grazie mille ancora.

    Un piccolo inchino, lui esce. Attendo un po', poi mi dirigo fuori, di nuovo sotto la pioggia.
    Ho appena deciso che questa Hebiko sarà la prima persona con cui tenterò di parlare. Se davvero avesse un qualche astio con il Guardiano, potrebbe aiutarmi a liberarmene. Almeno lo spero. Non vorrei cacciarmi in qualche altro guaio. Viste da dentro, le Mura rivelano un fatto interessante: sembra quasi più difficile uscire che entrare. La cosa non migliora di certo la situazione di oppressione che si è impadronita di me.

    [...]


    Ci metto poco, una volta fuori, a trovare un'anima buona che mi indichi la direzione per l'Amministrazione. Chissà che questa Serpe non si trovi proprio lì. E che voglia starmi a sentire, soprattutto.
    A passo svelto, mi dirigo nella direzione indicatami, seguendo ancora una volta il percorso che il fato ha tracciato per me.
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    Koalo venduto
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    Il Vagabondo Rosa


    Parte III - In un bastione da qualche parte nelle Mura


    Sviluppo imprevisto, ma interessante. Ammetto che quando è saltato giù dalle mura per un attimo ho temuto che i miei giorni fossero arrivate ad una conclusione decisamente indegna. Non avràun gran carattere, il mio Signro Ciuffo, ma sa fare un'entrata scenica.
    L'importante, però, è che mi abbia fatto entrare. Cominciavo quasi a sentirmi a casa, con tutta quell'acqua. E Dio solo sa quanto ci stessi male a casa.

    Mentre lo seguo da qualche parte dentro i bastioni delle Mura, mi viene in mente che non si è presentato, e che si è pure preso la libertà di storpiarmi il nome. Non che m'importi. Può chiamarmi Kane quanto vuole, di certo non aumenterà le mie finanze. Se è davvero una mazzetta quello che cerca, è cascato malissimo.
    Grondando acqua sul pavimento di pietra, ci addentriamo sempre di più nel bastione, e mi viene in mente, così, giusto per aggiungere ansia, che forse non è stata proprio un'idea geniale seguirlo. E se volesse, che so, torturarmi? Fare esperimenti su di me? Abusare di me? Che abbia frainteso i miei capelli rosa? Sbaglio, o papà diceva sempre che gli otesi avevano l'integrità morale di un mochi? Ti prego, fa che, qualsiasi cosa voglia farmi, non c'entrino i serpenti.
    Rabbrividisco al pensiero.
    Che schifo i serpenti.

    Alla fine, invece, la tortura si rivela essere una stanzetta piuttosto comoda, per quanto spoglia. Meglio qui che fuori, quantomeno. Ciuffo mi fa accomodare e mi offre té e biscotti. Altro sviluppo interessante. Forse sono più accoglienti del previsto. O forse il té è avvelenato. Ci scommetto che lo è. Ho troppa fame per rinunciare, però, quindi mi avvento sui biscotti. Sono duri, e fanno schifo, ma inzuppandoli il sapore peggiora, e la consistenza pure. Forse però potrebbero filtrare il veleno. Zazzera-san mi fissa mentre mangio, poi lentamente si alza e mi si avvicina, da dietro. Lo guardò in tralice, poi mi posa una mano sulla spalla. Con delicatezza. Con delicatezza e una presa ferrea. Oddio, i miei sospetti sono fondati! Mi lascio sfuggire un grido.

    VI PREGO SIGNOR GUARDIANO, MA NON MI PIACCIONO GLI UOMINI!!!

    Ok, forse sono saltato a conclusioni affrettate. Forse voleva solo intimidirmi. Almeno in quello c'è riuscito. Mi sono quasi strozzato con questo maledetto biscotto di cartone zuppo. È per questo che tossicchio un po', mentre rispondo alle sue domande, poste con calma e devo dire pur abbastanza legittime.

    Scusatemi, coff coff, avevo frainteso le vostre intenzioni. Risponderò, non c'è bisogno di tenermi giù. Quella clavicola era quella buona, e credo che me l'abbiate appena fratturata. Bella stretta, complimenti. Coff. Dieta proteica? Sto divagando, chiedo perdono.

    Non ha senso tergiversare ulteriormente. Voglio essere sincero oppure provare a ingannarlo? Le parole escono da sole prima di darmi il tempo di riflettere. Tipico.

    Ora, dire che sono un ninja mi sembra offensivo per chi un ninja lo è davvero. Il fatto che conosca qualche tecnica da due soldi non fa di me un ninja, no? Il fatto è che io sarei dovuto essere un ninja, non fossi scappato dall'Accademia e dal mio Villaggio. Per inciso, vengo da Kiri, dove il Clan Kanehisa è piuttosto rispettato, credo, o qualcosa del genere, a sentire mio padre. È a causa sua se non posso tornare.

    Mi rendo conto, forse un po' troppo tardi, che non mi sto esattamente mettendo in buona luce. Sembra quasi che io sia un traditore, se la racconto così.

    Ma non fraintendetemi, eh, non sono un traditore. Non ho tradito nessuno, a parte la fiducia di mio padre. Non ho niente contro l'Accademia, a parte che mi spaventa a morte, né contro questo Villaggio. O contro il mio. Contro nessun Villagio. I Villaggi sono ok.

    Non so se sono andato bene.
    Gli interrogatori con una spalla in una morsa d'acciaio mi mettono stranamente a disagio, e tendo a straparlare.
  9. .

    Il Vagabondo Rosa


    Parte II - Sotto il Cancello Est di Oto

    E io che ogni volta ci spero anche. Era ovvio che sarebbe andata così, no?
    Ho appena finito di parlare, e mi pare pure di aver detto bene quello che dovevo dire, che dagli spalti della cinta vedo spuntare un volto. Giovane, liscio, decisamente maschile. Ciuffo nero spalmato sugli occhi, appiccicato alla fronte dalla pioggia. Non gli vedo gli occhi, da questa distanza, ma me li immagino freddi e duri. Non so perché, ma i tizi col ciuffo nero hanno sempre occhi freddi e duri. Credo c'entri qualcosa l'adattare il carattere al proprio aspetto.
    Il fatto che sia nato coi capelli rosa dovrebbe rivelare parecchio, di me, ma sto divagando.
    Ciuffo-nero deve avermi sentito parlare, perché quando finisco lascia che la pioggia copra ogni altro rumore per un secondo appena, prima di lasicarsi andare ad una risatina spocchiosa. Iniziamo bene.
    E finiamo peggio, a quanto pare.

    Rifugio? Ahahah dove credi di essere finito e soprattutto chi ti credi di essere, ragazzo? Se vuoi ottenere l’ospitalità di Oto devi guadagnartela. Offrimi qualcosa e forse potrò pensare di aprirti le porte. Altrimenti… puoi benissimo ritornare da dove sei venuto.

    Bene, almeno ho capito che il guardiano dev'essere lui. Altrimenti non mi avrebbe intimato di offrirgli qualcosa. Che voglia una mazzetta? No, perché al momento sono un po' a corto di liquidi. A meno di non contare l'acqua gelida che, sono sicuro, ha ormai raggiungo zone del mio corpo che sarebbe meglio tenere all'asciutto.
    Aveva ragione il mio vecchio: Oto non è un posto accogliente. Davvero, chissà perché deve essermi parsa una buona idea venire qui? Ma ora ho un dannato bisogno di trovare riparo, asciugarmi e riposare un po'. Soprattutto, e faccio un po' fatica ad ammetterlo, ho bisogno di dare un senso alle mie giornate. Speravo che, trovandomi di nuovo in mezzo alla gente, in un grande Villaggio, sarei riuscito a trovare uno scopo da perseguire.
    Convincere un guardiano borioso non era esattamente quello che intendevo con "trovare uno scopo", ma temo che dovrò farmelo andare bene.
    Un piccolo obiettivo alla volta, e magari stavolta riesco ad arrivare da qualche parte.

    Non volendo dare adito a ulteriori sospetti, mi abbasso in cappuccio, e guardo in su. La pioggia mi sferza il viso e lotto per tenere gli occhi aperti. Mi sento un po' come se l'Universo stesso mi stesse sputando in faccia. Mi piace quando le cose cominciano con così buoni auspici.

    Signor Guardiano, perdonate la mia maleducazione. Non ho idea di chi io mi creda di essere, giuro, non ne ho la più pallida idea. Anzi, in buona misura è proprio per questo che sono qui, ma lasciamo perdere. Storia lunga, e nemmeno io ci ho ancora capito molto. Ad ogni modo, se volevate sapere chi sono, e non chi creda di essere, allora questo posso dirlo: mi chiamo Reiji Kanehisa, sono un povero viaggiatore senza possedimento ma versato, si fa per dire, nella arti magiche. E se potessi tornare da dove vengo, ve lo giuro, lo farei. Ci sono delle complicazioni però.

    Tiro il fiato. Dio, era una vita che non parlavo per così tanto, e così forbitamente. Voglio impressionarlo a parole? Boh, ci sta. Non ho molti altri modi di fare bella figura, temo.

    Detto questo, ho ben poco da offrire a chi, credo, ha già tutto. È una posizione di prestigio, la vostra, no? Che cosa potrei offrire io, povero viandante, ad uno shinobi con voi? E ho ben poco da offrire anche al Villaggio in generale, a parte forse una buona storia quasi completamente vera e solo moderatamente credibile.

    Ottimo lavoro, vecchio mio. Piaggeria da quattro soldi e autoumiliazione. È questo il meglio che sai fare, cervello?

    Se invece avete qualcosa di meglio da suggerire, Signor Guardiano, sono tutto orecchie. Ma preferirei essere tutto orecchie al coperto e al caldo, perché le suddette si stanno allagando, e non sono le uniche, qua sotto. Ho sentito rivoli freddi in posti che non ricordavo nemmeno di avere.

    Cielo, invece di congelarmi a poco a poco con i tuoi spilli liquidi, fa che questo bel tenebroso abbia senso dell'umorismo almeno un quarto di quanto ha boria.
    Altrimenti, mi sa che la prossima ingiuria te la rivolgo faccia a faccia.


    Edited by OldCannella - 29/1/2018, 20:37
  10. .
    È bello vedere che certe cose non cambiano mai :diego:
  11. .
    Hoshi merda
  12. .
    Jotty :ghu:















    LA LETTERAHHHHHHH
  13. .
    Sho ma levati dal cazzo
  14. .

    Il Vagabondo Rosa


    Parte I - Fuori dalle Mura di Oto

    Alla fine, eccomi qui. Me le immaginavo più piccole, le Mura del Suono. Abituato a casa, dove il mare è il principale schermo posto a difesa del Villaggio, le Mura di Oto mi appaiono immense, ora che finalmente me le trovo davanti. Come ci sono arrivato? Camminando, credo, spinto da un qualche impulso che non so spiegarmi. Ho attraversato le montagne di quello che credo fosse il Paese del Fulmine. Ho camminato, da solo, per boschi di alberi secolari, e sono infine giunto in mezzo alle verdi colline e ai campi coltivati di quello che, adesso lo so per certo, era il Paese delle Risaie. Vista la quantità di appezzamenti allagati avrei dovuto fare prima il collegamento.
    Le mie gambe e una serie di scelte più o meno obbligate (come quando sono dovuto scappare da quel gruppo di cinghiali decisamente poco socievoli) mi hanno portato qui, anche se non sono affatto sicuro di volerci essere, qui. Ma non sta a me decidere. O meglio, sta a me, ma qualsiasi scelta io faccia probabilmente non mi soddisferà, quindi in realtà, alla fine, non cambia molto. Scegliere in maniera incongrua equivale a non scegliere affatto.
    Fermo, appoggiato al mio piccolo bastone, compagno fedele del pellegrino, osservo l'alta cinta muraria attraverso un velo fitto di pioggia gelida. Da sotto il bordo del cappuccio vedo, in lontananza, una vasta apertura in quella montagna di pietra. Uno dei cancelli di Oto.
    Senza darmi il tempo di riflettere, le mie gambe si mettono in moto, e sciaguattando nella fanghiglia mi avvio verso il cancello.

    Viste da così vicino, le Mura appaiono ancora più immense. Mandano un messaggio molto chiaro: qui si entra solo col nostro consenso. Dare l'assalto a questa fortezza di Villaggio sarebbe un suicidio. Non mi resta che sperare che chiunque sia di guardia sia anche nell'umore giusto per accogliere un viaggiatore fradicio e dalla storia ambigua. Forse sarebbe meglio che pensassi ad una storia plausibile per giustificare la mia presenza. Temo fortemente che quelli come me vengano definiti traditori, anche se in realtà non ce l'ho con nessuno. Sono solo scappato. Non ho niente contro l'Accademia o i Villaggi. Anzi, rispetto moltissimo quelli che, al contrario di me, hanno il coraggio di impegnarsi per un bene superiore o per un ideale che serva alla comunità. Buon per loro. Non è colpa mia se sono nato codardo e indeciso.
    Quanto alla storiella da raccontare, ci rinuncio subito. Finirei per tradirmi, lo so. Meglio affidarsi all'ispirazione del momento. Per precauzione, però, rivolto in dentro il bavero del mantello, dove tengo ancora appuntato il coprifronte, tutto graffiato in seguito alla turbolenta caduta che ha dato inizio alla mia nuova vita. Così non si dovrebbe vedere, ma non dovrebbe nemmeno apparire come un tentativo deliberato di celare la mia condizione. Non voglio destare sospetti, anche perché in effetti non voglio fare nulla di male. Sono arrivato qui senza un motivo preciso, e senza un motivo preciso vorrei entrare a vedere il Villaggio. Incontrare qualcuno magari. Fare due chiacchiere. Mi manca un po' il contatto con la gente. Con la mia gente, soprattutto. Shinobi, come me. O meglio, come sarei dovuto essere io se non avessi deciso altrimenti.

    Non ha senso titubare ulteriormente. Credo che mi abbiano già visto, anche. Non mi sono avvicinato in maniera particolarmente furtiva. Ormai sono in ballo, e mi tocca ballare, di nuovo.
    Con voce inizialmente incerta, poi sempre più sicura, esclamo:

    Eh-ehi, voi di casa. C'è nessuno? Vi prego, aprite il cancello per dare ospitalità ad un povero pellegrino infradiciato! Non ho cattive intenzioni, voglio solo entrare e trovare un po' di riparo e cibo.

    Ecco, ormai è fatta. Cosa diceva sempre il mio vecchio a proposito di Oto? Ah già, che non sono i più ospitali dei ninja. Chissà perché non mi è venuto in mente prima che mi mettessi ad urlare davanti alla loro porta.
    Ma è così che deve andare. Spero solo che il guardiano di turno non abbia troppi pregiudizi verso gli individui ambigui che spuntano dal nulla chiedendo asilo.
    Dentro di me, però, temo che non sarà così.
    Le cose non vanno quasi mai come spero io.
    Sospiro, e attendo, anche stavolta, che il fato faccia il suo sporco lavoro.
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    Sono da cellulare, come diamine si fa ad accedere alla chat
54 replies since 30/8/2014
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