Posts written by Jotaro Jaku

  1. .

    La Lancia Celeste


    [1]



    Quando il Bonshuno vomitò Jotaro a Oto, si trattava solo di un ricordo che non gli apparteneva. Si trovava infatti nel paese delle Sorgenti, non lontano da dove era "sceso" ma per svariati minuti si era creduto Mataza, e stava vivendo un suo ricordo; quando riprese coscienza di se stesso, ebbe un forte scossone e la testa prese a girare, cadde sulle ginocchia e iniziò a vomitare, tenendosi la testa sollevata dal suolo puntando le mani a terra, a gattoni. La testa faceva malissimo, e i flash di Mataza, o meglio, dei ricordi di Mataza, apparivano assieme ai suoi, senza controllo. Jotaro non si rese conto di quanto tempo fosse passato, solo che non riusciva a dominare la sua mente; probabilmente era dovuto a quello che era successo nel Bonshuno, aver assorbito la mente dello Tsumuji, senza alcuna preparazione, e senza averlo mai fatto prima, non gli aveva causato alcun riscontro in quel "posto", ma nel mondo reale, il suo corpo era come sovraccaricato da esperienze non sue, un po' come una spugna dove viene inserito più liquido di quello che può trattenere. Facendo ricorso a tutte le energie che gli erano rimaste dopo il viaggio, riuscì a malapena a muoversi, posizionandosi in ginocchio, in posizione di meditazione; non sarebbe riuscito nemmeno a mettersi in piedi, non ancora. Aspettò.
    Per lunghi interminabili minuti, gli sembrò di vivere due vite differenti, con l'occhio sinistro vedeva il presente, il promontorio dove aveva aperto la pergamena, assieme ad Akira, che al momento non era presente, e con il destro stava rivivendo immagini che non gli appartenavano; vedeva Ayato, come se fosse in lotta contro di lui, e quando la mano di sangue di suo padre gli si conficcò nel suo stomaco, sentì come se il suo tantien fosse stato sbriciolato, per un istante, nonostante questo non solo non fosse reale, ma nemmeno era mai avvenuto.
    Rilassandosi, ed evitando di cedere al panico, le immagini iniziarono a scorrere più rapidamente, e su tutto il campo visivo. Gli sembrava ora di vedere la vita di Mataza da dentro il suo corpo, non riusciva ad impedirlo, quindi tanto valeva cedere e ascoltare la voce dei ricordi del suo vecchio amico.


    [...]

    Quando la registrazione ebbe fine, era sopraggiunto il tramonto. Anni sembravano essere passati, eppure da quando era riemerso dagli Inferi erano trascorse solo alcune ore. Nella sua mente però, la vita di Mataza dal combattimento con Ayato era trascorsa in un tempo diverso, in tempo reale; con alcuni salti, ad esempio i momenti in cui lo Tsumuji dormiva, o pochi altri, obbligando Jotaro a rivivere un pezzo dell'esistenza di Mataza. Non sapeva bene se quello che era avvenuto fosse il risultato di un effetto secondario del suo controllo su Indra, o se si trattava dell'influsso di quest'ultimo, o se l'aver tramutato la propria persona in una delle Pergamene, aveva in qualche modo generato un "difetto", quello che gli era chiaro in quel momento, era che doveva recarsi in un luogo, nel paese dell'Orso, e recuperare una lancia. Non sapeva perchè, dato che non solo non aveva mai utilizzato quel tipo di arma, nè aveva mai sentito parlare di quell'oggetto appartenente al clan Tsumuji, nè tantomeno aveva avuto mai a che fare con questo archeologo. In qualche modo parte dei ricordi di Mataza aveva generato in lui un bisogno, un bisogno che non riusciva a trattenere. 

    Jotaro sbuffò. Non era convinto di questo viaggio improvviso e decisamente non pianificato, principalmente perchè il paese dell'Orso si trovava estremamente vicino ad un luogo che il Jaku aveva evitato come un virus mortale, per tutta la sua vita: il paese della Roccia. Non si era mai avventurato da quelle parti; non solo ad Iwa, ma nemmeno nelle sue vicinanze, aveva sempre mantenuto una certa distanza tra lui e il paese della Roccia; orribili racconti venivano da quel posto, ninja estremamente più potenti di lui avevano incontrato una fine prematura in quel paese, e non era mai riuscito a stringere alcun rapporto con gli abitanti di quel luogo. Sperava che quel viaggio non avrebbe cambiato lo stato delle cose.


    [...]

    Tralasciando inutili annotazioni riguardo al viaggio, tranne forse che in abiti logori da pellegrina era solita girovagare la genitrice di Akira, e nessun altro, Jotaro incrociò il proprio cammino, nuovamente, con Akira. Nemmeno troppo lontano dalla loro destinazione, il quale sembrò con offeso di come si era concluso il loro ultimo incontro.

    ...Davvero hai di che lamentarti per essere entrato e uscito dal Bonshuno? Il ronin concluse sbattendosi da solo una mano in faccia e scuotendo la testa. Poi però continuò: Mi spiace per non aver salutato, che vuoi che ti dica. Alzò le spalle ...ma nemmeno io ho tutte le risposte, anzi, dopo la nostra gitarella, ho più domande di quelle che vorrei. Ad esempio...

    Quindi Jotaro rispose ad Akira, chiarendogli che non sapeva bene nemmeno lui perchè si trovasse lì, l'ultima gita gli aveva decisamente scombussolato i ricordi, ma sapeva di doversi recare del paese dell'Orso a cercare una lancia, o qualcuno che gli potesse indicare la via. Non conosco il suo nome, ma non penso ci siano così tanti anziani archeologi da quelle parti. Devo trovare quest'oggetto, penso possa aiutarmi con il casino che ho in testa. Quanto alla richiesta finale di Akira, Jotaro gli avrebbe fatto notare che anche volendo, non sarebbe riuscito a sfuggirgli, in caso il Kiriano avesse deciso di gonfiarlo di botte, quindi una strada valeva l'altra, però...

    Uhm no non penso sparirò, e non ho certo i mezzi nè la volontà di far sparire te. Vada per questo Daimyo, anche se l'ultima volta che ne ho incontrato uno, sono finito incenerito da un drago. Fai strada Akira.

    Chakra: 30/30
    Vitalità: 13.5/13.5
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 425
    Velocità:  375
    Resistenza: 375
    Riflessi: 400
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 475
    Agilità: 400
    Intuito: 400
    Precisione: 400
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Tirapugni con Lama × 2
    • Accendino × 1
    • Kunai × 10
    • Tonico di Recupero Medio × 1
    • Shuriken × 5
    • Filo di Nylon Rinforzato [10m] × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Fumogeno × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Tonico di Ripristino Medio × 1
    • Tonico Coagulante Medio × 1
    • Cartabomba II × 1
    • Mantello × 1
    • Parabraccia in Cuoio × 1

    Note
    ///


  2. .

    Corpo, Anima, Mente




    La riunione improvvisata con il commesso del drago nei morti prese una piega piuttosto inaspettata, specialmente quando Akira si fece in quattro per convincere il vecchio non solo della sua importanza per i loro fini, ma anche per spingerlo ad addestrarlo. Egli accettò in cambio della consegna di 4 anime di individui che Jotaro non conosceva, non tutti almeno.

    CITAZIONE

    Shunsaku Ban, Il Cacciatore di Leggende
    Meku il fabbro, che per inciso ti consiglio come persona capace di rimettere in sesto l'arma
    Orochimaru, o almeno uno dei suoi frammenti ancora viventi
    E per finire Yorishiro, il Padre delle Genti, che tramava nell'ombra quando io ero ancora un mero apprendista nell'arte della spada.


    Il ronin si grattò il mento aggrontando la fronte. Dei 4 nominati dal guardiano, 3 gli erano del tutto sconosciuti, mai sentiti nominare, quanto ad Orochimaru invece...

    CITAZIONE

    Chi diavolo sono questi personaggi? Va bene, Orochimaru va bene, ma... Gli altri? Jotaro, Febh? Mai sentito parlare di qualcuno di loro?


    Sinceramente non ne ho idea, non ho mai sentito nominare questi individui, tranne Orochimaru. Per quello che ricordo, ovvero molto poco, fui evocato tramite l'Edo Tensei per aiutare Diogene e Febh a sconfiggere il Kokage, ma non ho alcun ricordo di quell'impresa, pensavo che la serpe fosse stata del tutto eliminata, sebbene conoscere un minimo Orochimaru significa comprendere che la parola "sparire" non sia nel suo vocabolario... Dal momento che Jotaro non aveva alcun collegamento con gli altri tre individui, avrebbe offerto il suo aiuto ad Akira come poteva, per quanto riguardava Oto. Sono sempre vissuto ad Oto, sono certo di poterti aiutare riguardo la Serpe. Oltretutto, c'è qualcosa che non quadra nel villaggio, non può essere uscito dal nulla un ninja così potente da eliminare Febh senza che nessuno ne abbia mai sentito parlare...ora salta fuori che Orochimaru è ancora vivo, posso indagare. Che il vecchio o Amesoko si sbagliassero era impossibile...

    Quindi Tamashi liberò quella che sembrava l'anima di Jotaro, o qualcosa che doveva somigliarle. Akira non comprese bene le azioni del ronin, e gli pose delle domande, ma mischiate ad una consapevolezza che il ragazzo stava iniziando a dimostrare, per tutta risposta Jotaro gli rispose con un mezzo sorriso. Qualunque cosa avesse in mente, era sicuramente poco piacevole per molte persone, lui in primis.

    CITAZIONE

    Tu? Da preda a cacciatore? Un simile ruolo significherebbe rinunciare per sempre a ogni tuo ricordo e attaccamento coi vivi. Saresti mero strumento del Bonshouno, non una persona con pensiero indipendente come credi, Jotaro. Abbandoneresti davvero il tuo individualismo per questo? Solo per poter stare qui? Oh, magari avresti l'impressione di essere ancora tu, ma con la tua anima tra le fauci di Amesoko saresti solo un guscio vuoto convinto di avere ancora il libero arbitrio. Il Grande Drago potrebbe anche ordinarti di dare la caccia ad Akira, qui, e non potresti opporti, ne sei consapevole? Vuoi davvero questo? Magari all'inizio ricorderai tutto e ti sentirai libero e potente, ma ben presto ogni traccia di te sparirà. Se accetti, il posto è tuo.


    A quel punto Jotaro comprese chiaramente che il drago non aveva scelto Touki per le sue doti di comprensione, quanto per le sue capacità di guerriero. Il ronin non rispose cercando di convincere il vecchio, ormai aveva già deciso da molto tempo quale fosse il suo destino. Non aveva interesse nel raggiungere la cima di una qualche montagna della potenza, che i ninja più insicuri di loro stessi cercavano di scalare, per sostituire con il potere la loro inadeguatezza, gli bastava un posto nel mondo, e un lavoro da svolgere. Tagliò corto, conscio di quello che stava facendo.

    ...Sai bene che non sarei in grado di battere il nostro Akira qui, nemmeno tra cento anni.

    Jotaro si passò la mano destra sul lato sinistro del collo, come per accarezzarlo, o per grattarsi, il punto dove decenni prima aveva stupidamente scelto di perseguire il potere al costo di tutto il resto, sorrise, e rispose al vecchio.

    Ho già pagato tutti i miei debiti tranne uno, per saldare il conto devo accettare le conseguenze delle mie scelte. Aveva capito cosa doveva fare per sdebitarsi coi suoi vecchi compagni, e con il mondo intero, e servire la Morte era l'unico modo per farlo. La soddisfazione, il potere, la libertà, non gli erano mai interessati.

    [...]

    La porta era rimasta socchiusa tutto il tempo. l'Antico era rimasto ad ascoltare fino a quel momento, ignorando, inizialmente, quali fossero le intenzioni del suo Cenobita fino a pochi istanti prima che Jotaro terminasse la sua risposta. Per una creatura antica e sapiente, tronfia del proprio ego, il totale abbandono del proprio io era quasi del tutto incomprensibile, per questo Indra comprese solo alla fine il significato della richiesta posta da Jotaro, quando erano discesi nel Bonshuno. Perchè il ronin gli aveva chiesto di coniare una pergamena per lui laggiù? Contenente che cosa? Il ninja non aveva rivelato spontaneamente all'essere con cui condivideva il Corridoio, in modo tale che lui fosse obbligato ad assecondarlo quando fosse arrivato il momento di svelare le carte. Ora tutto era chiaro. Il corpo di Jotaro era solo un involucro, un ricettacolo di geni ed esperimenti, riprodotto più volte, di proprietà di nessuno, la sua anima, devastata dalle continue trasmigrazioni, era ormai un palloncino sgonfio che sarebbe finito nelle fauci del drago di lì a poco, ma la sua mente, la sua volontà, quelle gli appartenevano ancora. L'unica vera lezione che aveva accolto da Ayato riguardava la volontà;

    una volontà in grado di spaccare le montagne può eclissare qualunque potere



    Questo doveva contenere la pergamena di Indra, la volontà di Jotaro, la sua mente, la sua esperienza, i suoi ricordi, i suoi pensieri e i suoi piani, una copia, trascritta dentro un rotolo del tipo che solo l'Antico poteva forgiare. Che funzionasse da nucleo centrale per far muovere un corpo che di lì a pochi istanti, sarebbe divenuto niente. Una vera e propria intelligenza artificiale basata sui principi e suoi fondamenti che avevano generato ogni singola azione di quell'individuo, e di cui lui era ormai così sicuro e fiducioso, da affidare alla sue convinzioni il proseguo della sua esistenza. Una mente perfetta, una trascrizione incorruttibile e inalterabile, che non si sarebbe mai fermata, non avrebbe mai vacillato, priva di emozioni che l'avrebbero potuta ostacolare.




    Quella volontà convinse Indra di aver scelto bene.




  3. .

    Viaggio al centro della Terra


    Clash of Besciamella 3




    Durante il volo, Shu avrebbe potuto essere investito da qualunque cosa, ma tanto non si sarebbe accorto nemmeno della propria madre intenta a cagargli un fratello. Niente avrebbe potuto impedirgli di sfogare la sua rabbia sul ragazzetto, nemmeno le parole del tizio che stava cercando di attirare la sua attenzione; più tardi forse, ora Shu era IRACONDO.

    Shu era anche molto pesante. Il suo corpo frantumò il pavimento, mentre una nuvola di fuoco lo investiva completamente. [Ferita Medio-Grave diffusa] Questo però non fermò la sua caduta, anzi, la sua precipitazione. Investito di ulteriore energia termica, il suo corpo grasso in movimento, ebbe ancora più forza d'attrito per sfondare le barriere architettoniche e finire al piano di sotto, la cantina. Le cui robuste travi, di cui era costituito il solaio di pavimentazione, avrebbero sicuramente fermato la caduta di un uomo in sovrappeso.

    Shu non era in sovrappeso. Shu era un panzone gargantuesco avvolto dalle fiamme.


    TE LA SFONDO QUESTA LOCANDA DI MERDA


    Tuonò il ciccione mentre la sua discesa non stava affatto venendo rallentata, portando con sè i detriti delle assi di legno che aveva rotto al piano superiore, e facendo cadere nella cantina altre persone, forse persino il ragazzino. Lui però aveva superato anche la cantina. Sotto di essa gli strati di terra erano quasi assenti poichè per qualche motivo, la locanda era stata costruita su altre strutture di legno che si estendevano per parecchi metri. Il panzone quindi continuò a cadere sfondando assi di legno in quello che sembrava un pozzo minerario. Questi ostacoli lignei gli impedivano di acquisire abbastanza velocità da sfracellarsi, ma non la riducevano ancora a sufficienza per fermare la sua discesa. Cadde, allontanandosi dal damerino, dal tizio orrendo, dal pirata, dal ragazzino, dal pappone e anche dal tipo altissimo.
    Cadde, e nessuno ne seppe più nulla.

    [In seguito]

    La Locanda non sarebbe stata sfondata da Shu, poichè le azioni sconsiderate dei presenti, e in particolar modo di chi non aveva rispetto per la sopravvivenza altrui, avevano fatto si che quello che restava dell'edificio, e dei presenti, venisse investito da un'esplosione che avrebbe catapultato tutti fuori, uccidendo gran parte degli avventori e riducendo a zero l'edificio. Si sarebbero rimessi in piedi, alcuni di loro, come il damerino già stava facendo, e probabilmente tutti i Bastardi avrebbero trovato la via per la strada, dove dei brutti ceffi, ma non brutti quanto loro, stavano facendo la loro comparsa. Uno di loro, che sembrava comandarli, si fece avanti, alla ricerca dei responsabili di quella apocalisse del turismo, se di turismo, in quel posto di merda, si potesse parlare.
    Poi, pochi minuti dopo, quando le chiacchiere fossero giunte al termine, ma prima che chiunque potesse iniziare a menare le mani, la terra avrebbe tremato.
    Tutto a causa di Kamakiri, ovviamente.
    Perchè vedete, mentre tutti cercavano di rimettersi in piedi, di riattaccarsi la faccia, o di capire quanto Kuso fosse effettivamente più alto di 2.16m, Shu stava ancora cadendo, e sicuramente sarebbe arrivato fino ai resti di quella che sembrava una rovina, con topi grandi come cani, che lui non avrebbe comunque mangiato, nemmeno fossero stati gli ultimi spuntini sul pianeta, perchè Shu aveva un palato fine, ma soprattutto, non li avrebbe toccati perchè nemmeno il pavimento in legno marcio della rovina lo avrebbe stoppato dal cadere rovinosamente verso l'ignoto. Superò la rovina, continuando a cadere.
    Cosa avrebbe potuto mai esserci, sotto una rovina? La cantina della rovina, ovviamente, piena di botti.
    Shu ci finì dentro sgretolando un soffitto a volta di mattoni, e questo, alla fine, fu in grado di fermarlo del tutto. Il botto fu comunque intenso, tanto da piantarlo nella fanghiglia verdastra per qualche decina di centimetri, riducendolo non troppo bene.
    Si trascinò fino in un angolo, usando solo le braccia; era da tempo che non finiva così malconcio dopo una rissa, e sicuramente quella era stata la Power Drop più potente e duratura che avesse mai eseguito; oltretutto, le fiammelle che lo avvolgevano si erano del tutto spente durante la caduta, e ormai solo le contusioni, e il sangue, e il piscio della rissa, coprivano il suo volto, oltre alla fanghiglia verdastra. Passarono alcuni minuti, prima che il panzone potesse mettersi in piedi, e proseguire a tastoni alla ricerca di una uscita.

    Doveva essere molto in profondità, eppure non solo non era buio, ma alcuni spifferi permettevano un lieve ricambio d'aria, che era del tutto satura di chissà quale gas, e la luce, in qualche modo, arrivava in quella sorta di grotta, rimbalzando chissà come su qualche superficie. Shu non era entrato da solo in quella grotta però, aveva portato qualcosa con sè. Anzi, qualcuno.

    E' a questo punto doveroso fare delle precisazioni. Shu, atterrando, ha distrutto parte delle botti che erano stipate nella grotta. Diciamo un 2%. Il cui contenuto, nell'oscurità, si è riversato sul pavimento, nella cunetta generata dal corpo grasso di Shu in caduta. Parte di questo "contenuto" è ancora sul corpo di Shu, il quale sta seguendo un corridoio quasi del tutto oscuro. La grotta è in realtà collegata al mare, ed è infatti un nascondiglio segreto di Kurotenpi, dove i ninja terroristi accumulano una particolare sostanza alchemica verde...da anni. In questo momento, la locanda è esplosa, e qualcosa, sta precipitando nel pozzo creato dalla meteora Shu. Un barbone, in fiamme.



    Shu, in lontananza, avrebbe percepito una fonte di luce provenire da dietro la sua schiena insaguinata e smerdata, quindi si sarebbe voltato, per notare un puntino luminoso rosso scendere nella grotta dal suo stesso buco, per poi schiantarsi a terra. Pochi istanti dopo, una nuova luce sarebbe nata, verde, molto più forte, molto più veloce, e decisamente molto più incazzata di Shu, che avrebbe preso ad alimentarsi verso il ciccione. Il quale, molto meno arrabbiato, per la botta della caduta, vedeva la realtà con molta più chiarezza, ed era quindi invasato dalla lucidità post carbocoma. Resosi conto di aver generato una reazione a catena che avrebbe probabilmente fatto inabissare l'intera isola, il panzone fece l'unica cosa che un uomo condannato a morte, che ormai ha sicuramente accettato il suo destino, avrebbe potuto fare.



    ......O PORCO SCHIFO. PARKOUR...PARKOUR.


    Quindi prese a correre, per quanto la sua buzza glielo consentisse, nell'unica direzione possibile, avanti. Fortunatamente per lui, le esplosioni stavano illuminando a giorno il tunnel, permettendogli di capire dove si trovasse, ma non di proseguire senza sbattere ovunque, rimbalzando come un ciccione in un tunnel. Forse sarebbe stata la fine di Shu, una fine degna, abbrustolito nella merda di una fogna sotterranea.

    [Tornando a noi, in superficie]

    Il bellimbusto, che pensava forse di poter essere più splendido del damerino che aveva dato il via alla rissa, ora chiedeva a gran voce la testa dei Bastardi, e di tutti gli altri che avessero osato causare il caos sull'isola, ma questo forse lo sapete già. Quello che non sapete ancora, è che i Bastardi non erano al completo, e che questo tipo armato e ben vestito, avrebbe dovuto andarsene a fare in culo un pò più a sinistra.

    Il cazzone idiota infatti, che quel giorno avrebbe potuto fare qualunque altra cosa, essere in qualunque altro posto, scelse invece di fermare la sua inutile persona proprio su un tombino. Un insulso e ridicolo tombino, un tombino così generico che se Shu lo avesse visto, forse si sarebbe incazzato così tanto da prenderlo a testate fino a perdere conoscenza, proprio come per le maniche di Kamakiri, anzi forse persino di più. Quel babbeo era così tanto un inutile png messo lì a caso come transizione tra due scene, che nemmeno si rese conto che la terra sotto ai suoi ridicoli piedi aveva iniziato a tremare, spaccando le fognature della città proprio in quella via, e causando un innalzamento della pressione dell'acqua fognaria. Niente, si accorse che qualcosa non stava andando come previsto, solo quando la merda prese a uscire a pressione dal tombino, e gli si riversò sui pantaloni.



    il tombino improvvisamente esplose sotto ai suoi piedi, facendolo volare in aria, e sparandogli il disco di ghisa dritto in faccia, riducendogliela a un'insalata russa di rimpianti, mista a tutta l'acqua di fogna che si era portato dietro. Solo a quel punto, quegli sprechi di carne dei suoi uomini si accorsero che forse c'era effettivamente una sorpresa condita alla merda per loro, quando il lastricato sotto ai loro piedi venne letteralmente sventrato come se un triceratopo inserito a forza in una scatoletta di cibo per gatti, decidesse di non essere comodo. Un'esplosione di fumo verde misto a decine e decine di tonnellate di merda aprì la strada come un bambino grasso sventra un sacchetto di patatine dopo una dieta di 17 minuti, e in mezzo a tutta quell'apocalisse, una sagoma sparata come una palla di cannone di 35cm attraverso un'uretra maschile, completamente grassa, unta, coperta di liquami e avvolta da delle verdi fiamme si librò in cielo, nonostante fosse del tutto priva di sensi.

    [ASCETA DELLA FENICE GRASSA]



    Shu atterrò a circa due metri dal damerino, in delle condizioni, che al momento nemmeno ai narratori di questa strana storia sono concepibili. Era quasi del tutto carbonizzato, coperto di qualunque orribile escremento una creatura vivente potesse generare, e con del fumo verde che gli si espandeva dalle carni. Odorava di carne marcia, fogna, e rum, e sembrava ancora svenuto, nonostante fosse in piedi. Che fosse morto ?
    Sicuramente morto lo era il bellimbusto che aveva condotto gli sbirri su quella via, ma non se la passava bene neppure lui, a differenza dei suoi uomini, che erano stati svelti a sufficienza da evitare l'esplosione atomica, lui si era preso un tombino in faccia, e poi era stato investito dal cataclisma, che lo aveva sparato contro una palazzina poche decine di metri più avanti. Lo spreco di carne era finito contro un muro di pietra e al momento stava colando a terra come un gavettone di piscio.
    Che si fotta.

    Qui c'è una tabella riassuntiva con delle ferite random quasi sufficienti a uccidere Shu

  4. .
    AHAHAHAHAHAHAH VOLO
  5. .

    IMPOSSIBILE




    Alla fine Ieyasu avrebbe raggiunto l'isola. Sempre ammesso che chi lo aveva ingaggiato abitasse realmente in quel posto.
    Fu però il viaggio, anzi, l'inizio della traversata per arrivarci, che spaventò il ragazzo. L'uomo che si era offerto, sotto compenso, di accompagnarlo, dava un passaggio anche ad altri individui, decisamente poco affabili, e che per qualche ragione, dettero come il permesso alla richiesta del vecchio di portare anche l'otese. Chi erano queste persone?
    In ogni caso, quello che catturò l'attenzione di Ieyasu non erano gli altri viaggiatori, ma quello che il barcaiolo gli chiese una volta partiti. Che avesse capito che era un ninja? Lui non ne aveva mai parlato, non aveva equipaggiamento in vista, non aveva nemmeno un coprifronte ancora, eppure questo tipo non solo sembrava sapere che lui fosse un ninja di Oto, ma era venuto a conoscenza persino della presenza di altri!
    Come aveva fatto un semplice barcaiolo a sapere una cosa del genere? Evidentemente il giovane aveva commesso un errore di qualche tipo, sebbene fosse stato così attento proprio a non rivelare informazioni importanti. Ieyasu cercò di dissimulare.

    Ehhhhh? Io sono stato ingaggiato per recuperare dei capi di bestiame, non so se anche altri se ne stanno occupando.

    Disse prima di accovacciarsi in un angolo per riposarti un attimo, dato che dopo la nuotata che lo aveva riportato a riva, il ragazzo era decisamente stanco.
    Durante il viaggio, il resto dei viaggiatori sembrò non curarsi di lui, eppure non riusciva a togliersi quella sensazione di dosso, come se fosse continuamente osservato. Alla fine, l'unico che non gli dava grossa preoccupazione era proprio il vecchio che lo aveva fregato di brutto scoprendo quasi totalmente la sua identità. Da quel momento sarebbe stato più attento, sicuramente.
    Una volta giunto vicino alla riva, gli venne imposto di finire il viaggio a nuoto, altra cosa decisamente stramba, ma dopotutto si trattava di un passaggio, quindi cacciò qualche spicciolo al vecchio e si gettò in mare, sperando di non essere seguito.
    Quando giunse sull'isola era davvero a pezzi, avrebbe cercato un cespuglio, o un pezzo di terra un po' infrattato per riposarsi a dovere, non poteva iniziare una missione vera e propria da esausto. Sembrava che nessuno lo avesse seguito, ma dopo lo scherzo del vecchio, preferì non abbassare la guardia, avrebbe riposato solo gli occhi.

    Per questo si addormentò di sasso.



  6. .

    grasso e furente


    Clash of rosticciana 2



    Quando la bottiglia di vino si infranse sul damerino, questo si lanciò oltre il bancone, evitando la pioggia di oggetti che gli era stata lanciata contro. Questo però non fermò Shu, che continuò a colpire il bancone dove poco prima si trovava il suo bersaglio. Era così arrabbiato da non accorgersi di non avere più nessuno davanti. Per questa ragione non si rese conto dello sgabello che Kaizoku gli frombolò letteralmente nella schiena, andando del tutto in pezzi. [Ferita Lieve] Il dolore e l'impatto vennero assorbiti dal grasso del turbociccione, dandogli una lieve sensazione di fastidio per un istante, anche perchè subito dopo, qualcosa gli sfiorò da sotto le gambe il pipolo, e nel caso di Shu, stiamo parlando di qualcosa di davvero infimo. Kuso infatti PENSAVA di avergli preso la punta del pene, ma essendo così grasso, e microdotato di suo, ciò che Shu poteva vantare era decisamente stato inglobato dai rotoli di carne sotto lo speedo, quindi il Profanatore Mascherato aveva toccato solo quelli; la cosa però ovviamente distrasse l'Aborto che lasciò andare quel poco che era rimasto del collo della bottiglia e si chinò in avanti per cercare di capire chi gli avesse solleticato il sacchettino.

    [- 3 ATTI DI TRACOTANZA ALLA FURIA LIPIDICA]

    Distratto dal toccamento di pipolo di Kuso, il ciccione si rese conto, anche se in ritardo, del doppiocalcio che il damerino stava per lanciargli a mezz'aria, direttamente contro la buzza. Lui però non si postò, anzi, portò entrambe le mani sotto la pancia e la sollevò contraendo i muscoli dei ciccioni, un particolare settore anatomico che solo un megaobeso possiede. Il damerino impattò contro la megapancia dell'Aborto, creando un effetto "onde grasse nell'oceano" mentre Shu se la rideva tra le guance molto paffute per questa difesa particolare [SD1] non subì danno dal colpo, ma venne sbilanciato lentamente all'indietro. Il damerino si era attivato e stava rispondendo all'avvento di Shu, questo non lo faceva affatto arrabbiare. La lotta lo ispirava, lo faceva sentire come un tempo, quando lanciava i cavalli sui suoi avversari prima degli incontri. Era pronto a "lanciarsi" contro il bancone per spalmare la faccia del damerino sul mobilio, quando, proprio in quel momento, un altro boccale, a colombella, avrebbe colpito Shu proprio sulla nuca [Ferita 1/2 Leggera] facendo perdere all'obeso animale il già precario equilibrio, il quale, piegato come era, finì per battere una rombolata con la faccia contro il bancone che aveva davanti, cosa che molto probabilmente gli ruppe il naso, dal quale cominciò a sgorgogliare sangue, che andò a mescolarsi con la salsa di pomodoro che aveva sul bavaglio.
    La cosa lo avrebbe fatto arrabbiare molto. Anche perchè era praticamente caduto in avanti, e solo la faccia gli impediva di finire per terra, fungendo da perno per tutto il suo peso grasso.
    Se Noroi fosse stato nel suo campo visivo durante quell'atto, avrebbe firmato la sua condanna a morte; Shu lo avrebbe inseguito fino in capo al mondo senza pietà.
    Anzi. Lo avrebbe preceduto e poi aspettato, "inseguito" è decisamente irrealistico.

    [ -2 ATTI DI TRACOTANZA ALLA FURIA OBESA]

    AAHAHHGBHGHBGHBHHG MA IO TI ESTINGUO CAZZO


    Subito dopo vennero pronunciate altre parole ma il sangue che colava e la faccia compressa tra grasso e bancone le resero incomprensibili. Nel frattempo, la locanda era diventata un vero e proprio girone dell'inferno, con gente che si lanciava di tutto, scommettitori che cercavano di alzare un po' di grana, e persino una banda che aveva preso a suonare. In quella bolgia che diventava sempre più invivibile, Shu aveva la faccia completamente coperta di sangue, il suo, frammenti di vetro che gli sporgevano dalla nuca, e che gli avevano causato un ulteriore uscita di sangue, che gli stava sgorando lungo tutta la schiena, fino a dentro i mutandoni neri, e una tale rabbia in corpo da poter creare un ecosistema di ciccioni arrabbiati. Fu in quel momento, temporaneamente accecato dal suo stesso sangue, che intravide una sagoma biancastra di nuovo a mezz'aria, diretta verso di lui. Protese in avanti una mano ma con gli occhi mezzi chiusi non riuscì ad afferrare nulla. Uno sgabello però gli arrivò dritto in faccia. [Ferita 1/2 Leggera]
    Questo lo fece restare immobile per un momento, poi la montagna di ciccia cadde lentamente a sedere a terra, facendo tremare tutta quanta la locanda. Era immobile. Silenzioso. La faccia e la pancia completamente coperte del suo sangue.
    Era svenuto?
    Era in stato di shock?

    Era DANNATAMENTE INCAZZATO.

    [-1 ATTO DI TRACOTANZA ALLA FURIA TRABOGANA]

    In quella situazione, non lo avrebbero visto far nulla se non muovere gli occhi. Si guardava attorno. C'era addirittura un tizio altissimo che sembrava nudo, ma a causa del sangue, Shu non era in grado di capire se lo fosse, potevano anche essere delle visioni a causa delle botte in testa. Ci pensò un istante, quell'individuo doveva essere alto almeno due metri e 10, no, forse addirittura di più, e continuava a crescere.

    ...sarà alto almeno 2.17...


    Era la calma prima della tempesta lipidica, il momento cruciale. L'istante più pericoloso. Sarebbe bastata una sciocchezza, uno sguardo, un cenno, anche solo una postura sbagliata per far rompere il delicatissimo, seppur ciccione, equilibrio nella testa di Shu. E accadde.
    Non fu il damerino. Col suo vestito ormai non più pulito, mentre dava di matto; non fu il biondino che era saltato sul tavolo tirandogli un boccale. Non fu nemmeno il tizio altissimo, che per la rabbia di confucio quando gli vanno a male le patate, sembrava sempre più alto; non era stato nemmeno il disegno che questi aveva portato con sè, e che probabilmente Shu avrebbe acquistato in seguito; non era stato nemmeno il delinquente che era entrato lì dentro per derubare il damerino, e che per sua fortuna, Shu non aveva visto mentre gli tirava un boccale; o quell'altro che stava cercando di alzare un po' di grana.

    No, nessuno di questi. Era stato un ragazzetto.
    Uno stolto, stolto ragazzetto con i capelli rossi, che aveva commesso un terribile errore agli occhi dell'Aborto, un errore imperdonabile.
    Shu si alzò nuovamente in piedi. Si voltò totalmente verso Kamakiri. Era grosso, quasi nudo, unto, sudato, sporco e completamente coperto di sangue.

    MA COME CAZZO LE PORTI QUELLE MANICHE. PERCHE' DOVETE FARMI ANDARE IN BESTIA. POSSIBILE CHE DEBBA SVITARVI LA FACCIA.


    Immaginate che il ciccione stia sventolando le braccia verticalmente, durante questa scena, e che il bavaglio, sbattendogli in faccia, generi una sindone rossiccia, mista sangue e bava, con i suoi lineamenti facciali.




    [FURIA GRASSA]


    GVvrnRD


    [Shu passa ad energia gialla per la rabbia più accecante, i muscoli si gonfiano e l'ipertensione galoppa]



    Immaginate un enorme scimmione obeso di quasi due metri, incazzato come una scimmia, con una buzza tale che durante la corsa, i ballonzolamenti di quest'ultima siano in grado di spostare l'asse terrestre, farsi strada a corsa, volando spallate a destra e a sinistra in mezzo alla folla, tirando bracciate e facendo volare persone, verso Kamakiri.

    Immaginate quanto un povero cristo debba cacarsi addosso al suo posto in una simile situazione. [SA 1] Anche perchè arrivato a circa due metri, Shu non avrebbe proseguito per farci a pugni. Sarebbe stato troppo lucido. Non avrebbe afferrato un oggetto, o Noroi, per tirarglielo addosso. Troppo strategico.
    Le punte dei suoi piedi avrebbero premuto con forza contro il pavimento. Spezzando le assi di legno. Sfruttando l'impeto del suo corpo in movimento, Shu sarebbe letteralmente CAZZO DECOLLATO in direzione del ragazzetto con l'intenzione di spappolarlo al suolo sotto i suoi quasi 300kg di grasso e rabbia, tenendo le braccia e le gambe completamente spalancate nel farlo. [SA 2]
    La cosa allucinante, era che per qualche ragione, il fottuto panzone era realmente stato in grado di saltare, nonostante il suo peso, e stava realmente volando per coprire i due metri di distanza che restavano tra lui e il ragazzino.
    I presenti avrebbero chiaramente visto con la coda dell'occhio, e non solo con quella, l'illuminazione della locanda eclissarsi per un momento, mentre una fottuta balena copriva quella distanza in volo.
    All'atterraggio, niente sarebbe stato più come prima.

    AAAAARRRGGGHHHHHHHHHHHH






    "Qui c'è una tabella riassuntiva."



  7. .

    Grande grosso e fetore


    l'aborto



    Questa storia ha inizio come molte altre storie, con una donna di strada che si alza la sottana, si piega sulle ginocchia, e dopo diversi minuti, scarica suo figlio sulla pietra lastricata assieme a sangue e feci, prima di andarsene barcollando. Non era una pratica così rara in quel periodo, la lotta per la Fondazione imperversava e la gente non aveva nè soldi nè forze per occuparsi dei figli. Nessuno seppe mai come questo bambino in particolare fosse sopravvissuto al suo "parto" ma decenni dopo, in molti avrebbero saputo della sua esistenza.
    L'estate si stava avvicinando e sull'isola di Goto il calore significava puzza, più puzza del solito. L'odore del pesce abbandonato morto per strada vicino al porto si mischiava a quello della gente abbandonata morta per strada, creando un olezzo paragonabile solo a quello degli abitanti. Non era un luogo ricco, persino i banditi erano di classe inferiore a quella dei normali criminali, tanto che, data la totale assenza della legge in quel buco di culo del mondo, lontana dagli affari dei ninja, i regolamenti di conti avvenivano in strada alla luce del sole, nei locali, nei bagni, persino l'acqua del porto in alcuni periodi dell'anno contava più cadaveri umani che imbarcazioni. In questo esotico paradiso viveva Shu.

    Ma chi era Shu? Shu era un aborto.

    In molti li chiamavano così, ma a bassa voce; perchè Shu non era affabile. Doveva essere stato un lottatore di sumo, fino a che i vizi e il temperamento lo avevano costretto al ritiro. Secondo alcuni aveva spezzato il collo al suo avversario nel suo ultimo combattimento. Secondo altri aveva incatenato l'arbitro e lo aveva cosparso di pece prima di dargli fuoco, secondo altri aveva ingozzato di topi morti la gola di un tipo che gli doveva dei soldi, ma nessuno aveva la certezza di chi fosse stato realmente. Quello che tutti sapevano era che Shu viveva da alcuni anni sull'isola, e si guadagnava da vivere come "agente di sicurezza" oppure come "sfrattatore" oppure col recupero crediti. Quando gli affari andavano male, semplicemente entrava in una casa buttando giù la porta, afferrava il primo che gli fosse capitato a tiro, e dopo averlo massacrato dipingendo una parete con la faccia del poveretto, si stabiliva nella sua casa fino a che c'erano provviste o denaro per comprarne, ripetendo questa sua abitudine fino a che non avesse avuto dei nuovi affari da portare avanti.

    Ma più rinomato del temperamento di Shu, era il suo appetito. Era grasso, o meglio, era stato forse grasso da bambino, ora era una vera e propria botte e dannatamente contrario all'igiene. Il suo appetito era più temuto delle mareggiate, e secondo alcuni, si era mangiato pure un cameriere che non gli aveva voluto portare altra carne. Questa però era sicuramente una falsità che veniva detta sul suo conto.

    Quel particolare giorno, si trovava una locanda vagamente più "rispettabile" per questo oltre agli stivaletti e le mutande a speedo che portava nel 90% del tempo, aveva anche, legato al collo, un bavaglio. Era intento a divorarsi mezzo tonno da solo, gozzovigliando e sbavando ovunque, in un angolo della sala, quando un tizio tutto rileccato entrò nel locale e....



    ...ecco questo mi vuole far incazzare


    Si mise davanti al bancone, evitando la gente come se temesse di sporcarsi. La cosa lo mandava in bestia. A tal punto che il boccone gli si fermò in gola e il sangue gli andò decisamente troppo al cervello. Tutto di quel damerino lo mandava in bestia, il suo abito, la sua faccia da coglione, i suoi capelli, le sue scarpe, tutto quanto. Ma dato che quella era la sua taverna preferita e avevano sempre ottimo cibo, decide di lasciare perdere.

    CITAZIONE

    Avete un bicchiere di bianco fresco? Un sauvignon fruttato, possibilmente... O qualsiasi cosa che non sappia di aceto, in alternativa, se non è chiedere troppo... E cosa avete da mangiare? Commestibile, la prego, commestibile. E non unto. E senza vermi nel piatto, sempre se possibile, ovviamente.


    ...........


    Shu si alzò. Con ancora il suo bavaglio sporco addosso, e gocce di brodo che gli colavano lungo il fianco tatuato. Percorse qualche metro, passando accanto alla rastrelliera con le bottiglie, ne prese una, a caso, e si diresse verso il damerino. L'oste non notò la cosa, fortunatamente per lui, dato che era impegnato dalla parte opposta della sala, al bancone vicino al tipo appena arrivato. Shu attraverò la sala, con la gente che stava iniziando a osservarlo, quindi, quando fu appena dietro al tizio vestito di bianco, beh lui, gli servì il vino. Tenendo la bottiglia in maniera decisamente storta cercò di colpirlo dal lato destro, standogli dietro, tra la guancia e il mento, o la spalla, non gli importava gran che, era troppo irritato da quella presenza per ragionare a modo. [Slot Azione I][Stat Bianca]

    zlvZhPI




    TIENI IL VINO CAZZO. ALLORA CE L'HAI CON ME, ALLORA VUOI PROPRIO MANDARMI IN BESTIA


    Non voleva semplicemente ferirlo, voleva sporcarlo, perchè quel tizio vestito di bianco stava CHIARAMENTE nella locanda per infastidire Shu, la cosa per lui era più che evidente. Per questa ragione, avrebbe quindi cercato di dare un calcio allo sgabello per farlo finire a terra. [Slot azione II][Stat bianca] Come osava venire proprio in quella locanda, proprio quel giorno, a disturbare la cena di Shu, chiedendo quella marea di stronzate? Era evidente che cercava di farlo andare in bestia. In breve tempo gli avrebbe persino vomitato addosso se quel tipetto tutto mocassini non si fosse levato dalle palle.
    La cosa divertente è che gli altri avventori avrebbero chiaramente visto questo superciccione cercare di massacrare un poveretto, ma il bavaglio sporco al collo di Shu che svolazzava, dava a tutta la scena un che di comico.

    Tieni, tieni il vino, allora? Non lo vuoi un po' di vino eh? MA VUOI PROPRIO FARMI INCAZZARE EHHHHHHHHHHHHHHHHHGHHHHHHH



  8. .

    GRAN FINALE




    Quando Febh accettò il piccolo oggetto, sembrò rilassarsi completamente. La sua espressione cambiò, la sua postura anche, sembrò essere diventato del tutto un'altra persona. Per un attimo un brivido scese lungo la schiena del ronin, qualcosa lo spaventò, una sensazione che non provava da moltissimo tempo. Secondo lui la calma era il dettaglio più terrificante che poteva nascondersi in ogni uomo, e vedere Febh così improvvisamente calmo in un posto simile, lo fece trasalire. Pochi istanti dopo però si separarono, ma lui continuò a pensare a quello che aveva appena percepito. Ovviamente nelle steppe oscure del Bonshuno, Jotaro non fu un grado di udire la verità riguardo l'identità di Febh, mentre lui urlava alle lucertole; le sue parole si persero nell'infinita oscurità.
    Quando si trovò nella più nera oscurità, circondato dalle ombre sue gemelle, la più grande di loro non era scomparsa, era semplicemente l'ombra stessa che li accoglieva, e i due grandi occhi, uno rosso e uno bianco, restavano dietro la schiena di Jotaro, e si spostavano con essa, impedendo al ronin di scorgerli, qualora si fosse voltato. Poteva sentirti osservato, ma non poteva osservare. Ci avrebbe messo un bel po' per capire cosa stava succedendo. Il grande drago era abile nelle illusioni, ovviamente, e quella poteva tormentare un'anima mortale per l'eternità, ma non aveva le reali sensazioni che le esperienze della vita potevano dare, e Jotaro aveva passato una grande quantità di tempo con le anime dei suoi compagni, per questo comprese quanto stava accadendo, ma questo non gli avrebbe permesso di spezzare quella infame maledizione. Le sue capacità di contrastare le capacità illusorie non erano che nella media, e liberarsi da quella poteva essere quasi impossibile, non aveva certo il chakra necessario, e Indra non era un demone, non poteva fornirne alcuno, però poteva essere d'aiuto.
    La serratura per l'Antico era chiusa, serrata, ma Jotaro avrebbe potuto giurare di aver percepito un sussurro, un'idea, un consiglio...era farina del suo sacco, o Indra in qualche modo era riuscito a lambire la sua mente oltre la Porta?

    L'idea era semplice, ma efficace. La sua mente gli apparteneva, era l'arma più potente che aveva a disposizione, e con il supporto dell'Antico lo era divenuta ancora di più. Poteva distorcerla volontariamente come nessuna illusione avrebbe mai potuto, per questo liberò il suo chakra, che fluì nella sua corteccia cerebrale come un fluido velenoso, e gli sembrò di avere Mataza che gli conficcava le unghie nello scalpo. La sensazione non fu piacevole.

    All'inizio.

    XGbyZN3



    Le immagini che percepiva iniziarono a distorcersi, le ombre che aveva accanto cambiarono, da vapori oscuri presero forma, e divennero i vari corpi brutta copia di Jotaro che erano stati creati per proteggerlo, o meglio, per fare la guardia alle reliquie. Brando, Yugito, Ashura, Amanimaru, erano sempre loro, riprodotti attorno a lui nell'uniforme da ombra, come se fosse sempre stato lui a vegliare su se stesso, e non i suoi compagni. Era l'unico su cui poteva fare affidamento, ed era sempre stato così, il padre che tanto diceva di esserne orgoglioso, era solo l'ennesimo buffone. E quando finalmente il Jaku si voltò, una sciocca caricatura del "padre" lo fissava, intento saltellare in maniera divertente.

    Sembri Hoshi, ma meno divertente.

    Le ombre erano sempre lì con lui, e anche l'illusione, ma almeno la via adesso era chiara.

    [Akira e...Febh?]

    La strana coppia era invece arrivata al banco degli imputati, dove il guardiano della lanterna era sotto l'attenzione del guardiano del tempio, che gli proponeva un accordo. Raramente in una situazione simile, l'accordo sarà a vantaggio del povero malcapitato, ma forse questa era un'eccezione alla regola. Se Jotaro fosse stato presente, e ancora non lo era, avrebbe spinto Akira a siglarne uno; strangolarsi in un pessimo accordo con le proprie mani era, secondo lui, il miglior modo per imparare dai propri errori. Altri però racconteranno l'esito della storia di Akira, dal momento che la nostra attenzione si focalizzerà su...Febh. Dopo essere stato, nuovamente, deriso e insultato, stavolta anche dal vecchio scribacchino di Amesoko, lo strano Febh avrebbe percepito di essere osservato. Non dal vecchio, da Akira, o da Jotaro, ma da qualcos'altro presente nel tempio. Improvvisamente una sezione di una delle pareti, iniziò a cambiare pigmentazione, divenendo sempre più scura. La sezione in questione era molto grande, parecchi metri infatti, quasi tutta una zona, e non solo si stava annerendo, ma a contrasto col colore più chiaro, sebbene sempre antracite, del resto del tempio, divenne chiara una forma ben precisa.
    Akira non avrebbe notato nulla di tutto questo, ma un grosso animale, una lucertola decisamente più grande e sicuramente più oscura dei cacciatori che avevano inseguito Febh, divenne chiara ed evidente, attaccata alla parete del tempio. Il vecchio guardiano chiaramente la scorse, volgendo appena il volto e fissandola con la coda dell'occhio, mentre questa lentamente scendeva dalla parete che la ospitava, senza però emettere nessun rumore eccessivo, se non appena quello di mille squame che strusciavano sinuose sulla nuda pietra. Il grande...qualunque cosa fosse, diciamo per comodità lucertolone, si fece avanti e andò ad appollaiarsi a giusto un metro da Febh, la sua testa era grande come tutto l'amministratore di Oto. Dopo qualche istante di osservazione, una lunga lingua lucertolosa uscì dalla cavità orale, che rimase socchiusa, e andò ad avvilupparsi attorno al ninja, senza però stringerlo, restò ferma qualche istante, come per misurare...qualcosa, poi venne ritratta fin nella bocca della creatura, la quale, sibilando, parlò!

    << Pressssssssssto. >>

    Nuovamente solo Febh, o chiunque lui fosse realmente, avrebbe potuto avere consapevolezza di tutto questo, mentre la lucertola chinava rapidamente il capo e dondolando, tornava dietro al vecchio guardiano, appollaiandosi sopra a una colonna, nonostante fosse ben più grande di quest'ultima, restando però visibile all'Otese. Quella cosa era quasi certamente uno dei cacciatori, ma oltre a essere più grande e dotato di un intelletto superiore, aveva anche percepito qualcosa, che sarebbe stato chiaro a Febh appunto...presto.

    [Jotaro]

    Non molto tempo dopo, anche Jotaro arrivò al tempio, apparendo quasi magicamente dietro le spalle di Akira, mentre questo era intento ad udire le parole del guardiano, il quale si rivolse anche all'ultimo arrivato, come fosse il portiere di un parco dei divertimenti.

    [QUOTE]

    Propongo anche a te un patto. Il Custode del Tempio dei Contratti stava veramente proponendo un patto anche a colui che, più di tutti tra i mortali, si era fatto beffa di quel luogo. Ma, a differenza di tutti gli altri, il mio giudizio sarà più severo. Non voglio più correre inutili rischi con te. Non voglio più vedere te che ti fai beffe del Mondo dei Morti. Cosa cerchi, Jotaro Jaku? Il patto sarà valutato, ma il Sommo Amesoko richiede come prezzo... La tua anima. Quando giungerà la fine per te, la tua anima sarà reclamata, questa volta per sempre... E saranno... Si, mi pare equo.
    Mille anni.
    Mille anni tra le fauci del Sommo.

    [QUOTE]

    Il ronin attese che Akira completasse la sua arringa, prima di dire la sua, fu in effetti stupito dalla richiesta di Akira, curioso che il ragazzo volesse davvero Quindi, quando il vecchio posò del tutto lo sguardo su di lui, il ronin sbuffò, come se non fosse la prima volta che si trovava davanti al guardiano in procinto di terminare quella conversazione.

    Touki ogni volta che sono passato di qui mi hai fatto la stessa proposta, e ogni volta il tuo padrone ti ha impedito di ricordarlo, io non ho un'anima come gli altri, e Amesoko questo lo sa bene.

    Quindi Jotaro si grattò il mento. Che il destino lo avesse messo sulla stessa strada di Akira per un motivo ? Dopotutto la richiesta del ragazzo non era così diversa dal vero motivo che aveva portato Jotaro nel Bonshuno a incontrare il drago del Nadir e il suo guardiano. Era il momento di scegliere cosa fare, se restare nel limbo, o varcare la soglia per il destino che lo aveva sempre atteso. Quindi si rivolse ad Akira.

    Akira, puoi passarmi quella per un istante ? C'è dentro una cosa che mi appartiene.

    Ovviamente Jotaro si riferiva a Tamashi, che indicò, cosa che generò un certo fastidio nel vecchio guardiano, fastidio che Jotaro si premurò di troncare immediatamente. Abbi pazienza guardiano, sono sicuro il tuo padrone apprezzerà.
    Al ronin non serviva davvero impugnarla, gli sarebbe bastato che Akira sporgesse il braccio verso di lui tenendo la lanterna, mentre questa si apriva da un lato, e una piccola, fioca pallina luminosa verdastra si facesse strada fluttuando verso la mano del ronin. Quella "cosa" sembrava danneggiata, molto danneggiata, e se ne stava accesa per miracolo, ma cosa era quella strana sfera, e perchè si trovava nella lanterna? Ovviamente questo Jotaro non lo spiegò ad Akira, ma il vecchio guardiano sembrò capire subito cosa aveva davanti.

    Ho una controfferta. Questo luogo non mi è ostile, e sono arrivato alla conclusione che "questa" non mi è di alcuna utilità per il mio scopo; quindi che il tuo padrone se la prenda, non per mille anni, può tenerla per sempre. In cambio, chiedo di poter essere il nuovo Shugojine9pbUJq. Il traghettatore shinigami di coloro che sono sfuggiti alle grinfie della morte che calpesta la terra dei vivi da morto. Questo è il mio destino, e sono pronto a compierlo per l'eternità. Se tanto sono destinato a passare per il Bonshuno, in questo modo il tuo padrone avrà solo da che guadagnarci, cedo la mia anima volentieri.

    Ovviamente Jotaro non aveva mai fatto parola con Akira di quale fosse il suo desiderio. Voleva cacciare gli immortali? Voleva servire la Morte stessa? A quale scopo? Magari l'ultimo viaggio nel Bonshuno gli aveva fatto capire quale fosse il suo ruolo, e lo aveva accettato. O Magari, era tutta un'idea di Indra?
    Qualunque fosse la verità, Tamashi avrebbe in poco tempo preso a divenire molto luminosa, attirando l'attenzione di Akira, che sarebbe in pochi attimi, al termine della stipulazione del suo contratto, stato avvolto dal fascio di luce verdastro della lanterna, ma lui soltanto.

    Ci vediamo in giro ragazzo. Gli disse il ronin, prima che il Kiriano sparisse avvolto nella luce. La lanterna non lo avrebbe riportato indietro, ora che aveva offerto la sua anima al Bonshuno.

    Quando fossero rimasti soli, Jotaro si rivolse a Febh.

    Noi non siamo così diversi non è vero? Io sono a mio agio quaggiù, ma non come te. E una tale calma non la si guadagna semplicemente con la morte. Devo portare un messaggio? Un messaggio di Febh per qualcuno? A cosa si riferiva Jotaro ?

    Quindi, quando tutti i riti di sorta fossero arrivati a conclusione, Jotaro si sarebbe inchinato a Febh e al guardiano, prima di venire letteralmente risucchiato dalla terra morta che stava calpestando.

    [Intanto a Oto]

    A Villa Mikawa in parecchi erano passati davanti a una delle tante finestre che davano sul cortile posteriore. E altrettanti servi di Diogene si sarebbero chiesti come mai Fyodor stesse scavando una fossa ormai da diverse ore. Usando una pala per altro. Lui solo era uscito dal Bonshuno in tempi recenti, fatta eccezione per Akira, e forse in qualche modo era collegato a questa storia. Dopotutto, un amico a Oto aveva dato a Jotaro la pergamena rossa per entrare nel mondo dei morti, e quello stesso amico forse, aveva anche preparato la fossa per il ronin. Quando la pioggia prese a bagnare la testa della Carcassa, questo, ormai terminato lo scavo, piantò la pala per terra, e se ne tornò ai suoi affari. Dopo qualche ora, dalla terra umida di pioggia di quella che era a tutti gli effetti una vera e propria fossa da morto, delle pallide dita presero a scavare verso l'alto, facendosi strada verso il cielo in tempesta.

    [Akira]

    Quanto al Kiriano, quando la luce si fosse affievolita, Akira si sarebbe ritrovato nella capanna di Sanjuro, nella palude. Lo sciamano aveva disegnato un cerchio a terra con delle candele marce ricavate con degli escrementi di montone del deserto, e si era appisolato mentre le teneva sotto controllo. Accanto a lui, Gassan era appoggiato davanti ad una tavola Ooujia, e per qualche ragione, il duo sciamanico aveva percepito uno spirito di passaggio, e grazie al loro intervento, Akira era risorto a Kiri, e non, che ne so, nella sala da tè del Kazekage.


    OT
    Grazie a Febh e Hidan per la bellissima giocata X3



    Edited by Jotaro Jaku - 14/5/2020, 21:06
  9. .

    Con la coda tra le gambe




    L'assalto di Ieyasu ebbe l'esito che tutti si aspettavano, lui compreso. Quando il cucchiaio quasi si sciolse contro il corpo del Kokage, un'espressione di incredulità mista a delusione si stampò sulla faccia del ragazzo, ma durò molto poco, dato che l'intervento della capoclan fece pentire il giovane di quello che aveva appena fatto. Quando Ogen gli fu davanti grazie al repentino cambiamento e lo prese per il braccio, Ieyasu nemmeno se ne rese conto. Si accorse di quello che stava accadendo quando sentiì una presa d'acciaio che gli fece letteralmente sbriciolare le ossa del braccio destro. Il respiro abbandonò i suoi polmoni, e solo un flebile rantolio uscì dalla sua bocca mentre gli occhi si serravano a metà. Il dolore fu così intenso e improvviso che le gambe gli cedettero e rimase a terra rantolante, con le lacrime agli occhi per diversi minuti, abbastanza da non capire un cavolo di quello che sarebbe stato detto da lì a poco. Ogen spesso lo aveva punito, e con punito intendo malmenato, ma mai gli aveva causato un danno simile in così breve tempo.

    aAAAAAaaaahhhh....aaaaaaaAHHhhhhhhaaaaa

    A causa del dolore, e del suo fallimento, non si rese conto che una reazione simile della nonna doveva avere un significato, che per lei l'etichetta era importante, e per il bene del clan, attaccare una figura così importante era sbagliato. Ieyasu vide solo una minaccia a Febh, e che nè la consigliera, nè tantomeno Ogen avevano risposto a tono per difendere il loro amico. Per questa ragione, dopo che il Kokage gli ebbe piazzato il sigillo, dato che lui stava ancora per terra dolorante e nemmeno quasi se ne accorse; furente di rabbia verso sua nonna sarebbe schizzato via dalla stanza, a riunione ormai più che ultimata, e avrebbe abbandonato il palazzo a tutta velocità, in lacrime e deluso, senza nemmeno chiudere le porte al suo passaggio.

    Il giorno successivo non lo avrebbero rivisto, tanta era la vergogna e la delusione verso sua nonna.

    Non si aspettava certo di ferire il Kokage con un cucchiaio, in cuor suo nemmeno voleva farlo, ma essere umiliato così sia da lui che da Ogen era fuori dalle sue attese. Era davvero un insetto così debole rispetto alle persone che aveva attorno? Forse era per quello che Febh non lo aveva mai preso da parte per allenarlo o insegnargli le sue tecniche, nonostante Ieyasu glielo avesse chiesto molte volte. Tutto il discorso che la nonna e Diogene avevano fatto rispetto al suo chakra, era la verità? Sapeva di non essere uno Yakushi, ma era davvero così un disastro da non riuscire nemmeno ad accorgersi di una vecchia che gli frantumava un braccio?
    Avrebbe passato il resto della giornata con l'arto steccato con dei legni, nel bosco, a prendere a pugni le cortecce degli alberi con l'altra mano fino a scorticarsela, fino a che la stanchezza non lo avesse fatto collassare a terra svenuto. Sarebbe tornato a palazzo la sera del giorno successivo, andando a nascondersi nella sua stanza.



    [OT]
    Grazie assai! Ieyasu si ferma qua X3

  10. .

    Il conto da saldare




    La reazione di Hayate fu peculiare. Forse non si aspettava gentilezza, per questo scambiò la generosità di Jotaro nel cedergli le informazioni con semplice arroganza? Mentre il ronin sperava di non aver incrinato il loro rapporto comportandosi in maniera così lineare, il Lupo chiarì che avrebbe saldato il suo debito, e in poco tempo scomparve nel nulla. Nemmeno per un momento Jotaro dubitò delle parole di Hayate, poteva essere cambiato, non essere più nemmeno un uomo, ma era certo che se avesse seguito le sue istruzioni, avrebbe potuto incontrarlo nuovamente. Eppure, nemmeno avere una delle entità più pericolose che calpestavano la terra dei ninja in quel periodo, riusciva a sollevare le spalle di Jotaro dal peso che sentiva. Era sicuro che restare troppo tempo in quel posto avrebbe attirato cose con cui non voleva avere a che fare. Era già morto, ma per un motivo o per un altro, aveva trovato il modo di non restare troppo nel Bonshuno, o era stato richiamato sul mondo con l'Edo Tensei; stavolta era diverso, la gita si stava allungando oltre misura, doveva andarsene prima di trovarsi a fare i conti col suo passato, e non aveva per nulla intenzione di farlo con Febh vicino, o con Akira da recuperare, ma le cose non vanno mai come si vorrebbe. Fu la voce tremante di Febh a riportarlo in sè, scacciando i pensieri che dimoravano nella sua mente.

    CITAZIONE

    Quello...quella persona. Ma chi era? Da dove arrivava? Deglutì, poi con uno sguardo di disperata avidità. Diceva sul serio quando parlava della vita eterna? Mi inseguono. Mi hanno ferito, non so cosa vogliano realmente, ma sicuramente mi faranno male. Molto male...tutto per colpa di Hebiko. Io volevo solo cavarmela, volevo solo vivere senza il terrore del mio maestro. Lei avrebbe dovuto capirlo, non avrebbe...non c'era bisogno di uccidermi!


    Di nuovo quel comportamento. Più tempo passava in sua compagnia, più si sentiva a disagio. Aveva incontrato Febh di recente; la sua sicurezza a tratti lo spaventava, questo atteggiamento non era da lui; non lo aveva frequentato assiduamente certo, ma la morte non cambia per persone, non così, specialmente uno come lui.

    Mi stupisce che tu non sappia chi sia Hayate. Chiunque conosce questo nome, dal ninja più inesperto al più addestrato di loro, e tu nella tua posizione dovresti...ne abbiamo parlato anche alla riunione, poco tempo fa... Oltretutto, quello che raccontava sembrava reale, ma non aveva senso, come poteva essere stato sconfitto, Febh Yakushi, rinomato per la sua resilienza e il timore che generava nei suoi avversari, da un ninja sconosciuto. Questo racconto faceva acqua da tutte le parti; per non parlare delle cose che gli stavano dando la caccia.

    Febh, questo è il bonshuno, capisci? Se arrivi qui sei morto, niente ti dà la caccia, a meno che tu non debba trovarti qui...Se gli spazzini di questo luogo ti inseguono, significa che c'è qualcosa che non mi stai dicendo. Io non ho un'anima, non appartengo a questo posto, ancora, eppure non sono mai stato braccato. Questo significa...

    Jotaro con una falcata si fece incontro a Febh, praticamente standogli davanti, come per bloccarlo col suo corpo, e lo fissò in volto coi suoi occhi color sangue. Restando in silenzio per qualche secondo...

    ... Che dovremo muoverci non credi ? Concluse sorridendo e porgendogli la mano per condurlo. Recitazione

    Che avesse capito? Oppure voleva semplicemente darsi una mossa e togliersi da lì ? La verità era un'altra. Da quando aveva operato sulla mente di Mataza, la porta non era ancora stata chiusa, e l'Antico continuava a sussurrare le sue malìe. Jotaro ancora non lo aveva capito, non era così abile nel controllo della Porta, da rendersi conto che subito dopo una razzia, non solo la sua mente era più debole agli influssi di Indra, ma ci voleva del tempo affinchè quello che aveva assorbito venisse filtrato dalla sua personalità, in modo da tenere le cose utili ed eliminare tratti e personalità della vittima. Al momento non era lui, era un agglomerato di Jotaro e Mataza, con quella deforme entità che lo stava manipolando, non a comodo proprio, ma a comodo di Jotaro, voleva che il ronin capisse il più in fretta possibile, e si togliesse da lì.
    In quel momento Febh parlò riguardo a Oto, a Orochimaru, ma Jotaro non sapeva o non ricordava, in quel periodo era morto, e Diogene lo stava utilizzando proprio per abbattere Orochimaru assieme a Febh, questo lui lo sapeva, quindi perchè quel racconto confuso?
    Un altro dettaglio distrasse il ronin, come una scarica che arrivò da Febh, che durò un istante soltanto, mentre le ombre si avvicinavano, nonostante lui non sentisse le frasi che gli spazzini del bonshuno pronunciavano.

    Ed eccola laggiù, una flebile luce di speranza, Akira? Tamashi? Erano lontani, ma non così lontani, potevano partire e raggiungerlo, eppure l'idea di voltare le spalle a Febh non lo esaltava, per questo gli aveva allungato la mano per condurlo. Se Febh lo avesse preso per mano, Indra avrebbe tentato di aprire quella mente il possibile, per far capire al ronin cosa stava succedendo. [Razzia]
    Se così non fosse stato, e il ragazzo fosse rimasto fermo o fosse partito, allora si sarebbe incamminato verso la luce, con quelle cose che li stavano seguendo. Non solo, ma più proseguivano verso Akira, più la luce innaturale della luna stava scomparendo, lasciandoli sempre più nel buio. La sensazione di pesantezza sulle spalle però si faceva sempre più pesante, al punto che nemmeno Indra riusciva più a farsi considerare da Jotaro. Qualcosa gli era addosso, qualcosa che conosceva, ma che aveva sempre cercato di evitare.

    CITAZIONE

    Io sento come delle voci...sussurri nella testa. Mi dicono che tutto questo, che tutto può e deve essere distrutto. Ma cosa vuol dire?


    Non ne ho la minima idea, quaggiù ognuno vede e sente quello che vuole, e ciò che esiste per te, per te diventa reale, quindi qualunque cosa ti stia seguendo, fuggi. Trova il modo di capire chi è e che cosa vuole, poi fermati e affrontala, io non posso aiutarti su questo. Non ora.

    No, perchè aveva altro a cui pensare. Se gli spazzini oscuri del reame degli spiriti erano dietro di loro, davanti aveva un altro problema da affrontare. Lo avevano trovato. Jotaro si fermò, e rilassò tutto il corpo, facendo cadere le spalle. Si frugò nella tasca e tirò fuori qualcosa, quello che sembrava un semplice [Accendino], lo passò a Febh. Lo Yakushi non poteva vedere quello che stava sbarrando loro la strada, non doveva avere timore di proseguire.

    Prendi questo. Un caro amico me lo ha consegnato molti anni fa, mi ha sempre illuminato la via. Akira è davanti a te, quella luce verde è la tua porta d'uscita e questo accendino e la sua chiave. Corri, io ho un conto da saldare. Infatti non appena Febh avesse raccolto l'accendino, Jotaro sarebbe scomparso, e se non lo avesse fatto, avrebbe visto la sua guida venire risucchiata dall'oscurità, e il piccolo oggetto cadere a terra. Se avesse provato a raccoglierlo e ad accenderlo, avrebbe notato come una fiammella blu, non color del normale fuoco, sarebbe scaturita da quel cimelio, come la luce della lanterna che scorgeva in lontananza. Non era un semplice acciarino, era come se ci fosse un'anima aggrappata ad esso, qualcosa di vivo, forse più vivo di quanto fosse Jotaro, e questo il mezzo-Febh lo avrebbe percepito, come se tenere tra le dita quell'oggetto lo rinvigorisse.
    Pochi istanti dopo avrebbe percepito un lembo d'ombra da dietro di lui cercare di afferrarlo, non per trattenerlo, ma per ferirlo ad una gamba con un colpo d'artigliata [Slot azione] Qualunque cosa fosse, voleva rallentarlo, giocare con lui, mentre un'altra ombra dalla sua sinistra cercava di farlo cadere colpendogli l'altra gamba, come se fosse un colpo di coda. [Slot azione] Si sarebbe sentito braccato come da un branco di iene. Il tutto mentre le voci continuavano a martellargli nella testa.

    MEZZA PERSONA. MEZZA PERSONA. MORTO A MEZZO. VIVO A MEZZO



    Ogni ferita lo avrebbe reso più lento, non aveva modo di contrattaccare quelle cose, non ancora; non erano ancora convinte che avesse il diritto di restare lì. Forse solo raggiungendo quella luce in lontananza lo avrebbe avuto.

    [Akira]

    Quando il Kiriano chiese all'apparizione chi fosse, se lo conoscesse, il fantasma rispose con un cenno del capo. Sorrise. Akira non poteva vederne il volto, non aveva bocca, eppure in cuor suo si sentì inondato come da un grande e bonario sorriso, di quelli che ti svoltano la giornata. Il fantasma fece un cenno allungando il braccio verso quella che sembrava una costruzione scavata in una parete di roccia davanti a loro, non troppo lontana, quindi riprese a camminare. Seguendolo, Akira avrebbe potuto accorgersi di come decine, forse centinaia di altre anime si stavano avvicinando, e camminavano assieme a loro. Non sapeva se fossero amiche o nemiche, per il momento era come se lo tenessero d'occhio. Forse il suo guardiano o forse la lanterna tenevano i morti a distanza, ma per quanto ancora gli avrebbero permesso di vagare in quella terra desolata e oscura senza periglio ? Giunto davanti alla grande parete di roccia, avrebbe ricordato dei dettagli nell'architettura. Aveva già visto un posto simile, non uguale, ma rassomigliante. La valle dove aveva combattuto con quell'ombra che aveva ucciso i guardiani, dove Samuro lo aveva salvato, e lui aveva scoperto il passato dei suoi amici di Kiri. Era un tempio simile? Lo stesso tempio?
    Il fantasma indicò il grande arco di pietra che componeva l'entrata, poco prima di inchinarsi di nuovo, battergli una mano sulla testa, e scomparire nel nulla, in una nube biancastra che fece venire i brividi di freddo alla schiena ad Akira, come fosse stato investito da una corrente fredda nelle steppe di Genosha.
    In quel momento avrebbe notato come non fosse la presenza del guardiano a tenere lontane le altre anime, dal momento che con la sua sparizione non si erano ancora avvicinare. Però avrebbe notato in lontananza un lumino in avvicinamento, molto simile a Tamashi, farsi largo tra le ombre.
    In pochi istanti, un molto braccato Febh gli sarebbe piombato addosso, inseguito da mezzo Bonshuno in forma di lucertole oscure di varie dimensioni.

    A quel punto una folata di vento ascensionale avrebbe colpito Akira alla provvista, come se qualcosa stesse risucchiando verso l'alto il bonshuno stesso, come per prendere fiato. Quindi tutta l'oscurità venne accesa sopra la sua testa, come se un'enorme torcia dello stesso colore di Tamashi si fosse accesa, illuminando a giorno tutta la landa del Bonshuno, dalla Fenditura alle Profondità, dal Recinto alle Valli dell'Oblio. E un vento di morte e putrefazione investì il ninja, assieme ai suoni che tale vento fetido trasportava. Alzando lo sguardo da Febh che si avvicinava, Akira avrebbe chiaramente, molto chiaramente, notato una creatura gargantuesca, più grande di quanto avesse mai visto, più grande di Masamune, torreggiare sulla parete di roccia, aggrappandosi al tempio con gli artigli. Un drago colossale. Una maestosa creatura con la pelle e le scaglie marce, così consumate che era possibile vedervi attraverso, con un grande fuoco verdarstro al suo interno che ardeva come una forgia.

    Amesoko, il grande Drago del Nadir, guardiano del Bonshuno e di chi vi dimora



    WZpm5nU



    I suoi occhi vibravano dello stesso colore di Tamashi, e dalle sue fauci, innumerevoli anime venivano continuamente masticate mentre cercavano di farsi largo per sfuggire al supplizio del sovrano di quel luogo. Chi fossero e perchè erano destinate a quella tortura eterna, era noto solo ad Amesoko stesso. Eppure, nonostante la presenza terrificante, il gran dragone non fu ostile verso Akira.

    << Escano...i miei...ospiti >>



    E una luce sembrò accendersi dentro al tempio. Come per guidare Akira a Febh, il quale aveva visto eccome a sua volta il grande drago, ma la sua voce era tanta e tale, che persino lo Yakushi a distanza, avrebbe compreso che forse era il caso di dare piedi alle gambe. Infatti le ombre che lo seguivano, sembravano farsi indietro, continuavano a seguirlo certo, ma a debita distanza. Non erano graditi oltremodo nel Bonshuno, e forse in quel santuario, avrebbero trovato le risposte che cercavano.

    [Jotaro]

    Quanto a Jotaro, era scomparso agli occhi di Febh ma non si era mosso di un millimetro. Il fuoco immondo di Amesoko non aveva illuminato il luogo dove si trovava, il drago era sia seccato dalla presenza di un contenitore senz'anima nel suo reame, sia divertito allo stesso tempo, e lo aveva lasciato nel buio a vedersela coi suoi demoni. La presenza oscura che gli si era palesata davanti, con un occhio bianco che lo trafiggeva e un occhio rosso che lo giudicava, era chiara per lui, specialmente quando scomparve in una risata, per lasciare il posto ad altre figure in nero al suo posto.

    Hoshiasu...Erano tutte uguali, senza dettagli, senza volto, Chiimaru... eppure Jotaro era sicuro di riconoscerle tutte, una per una. Tanemoi... Aveva consacrato la sua vita a loro. Akuteki... Aveva compiuto tradimenti, Rintoku...e si era vergognato di se stesso, per loro. Shinsouretsu...Erano stati suoi fratelli e sorelle, allievi, rivali, compagni, Jikoden... e in certi casi, qualcosa di più. Questo non aveva salvato nessuno di loro Fumanako... nella città infame, dove anche Akira era stato. Ebbe paura lì Jotaro, quando gli fu chiaro che l'assalto non solo sarebbe fallito, ma che in pochi, o addirittura nessuno si sarebbe salvato, Ryougaki... non provò neanche a cambiare strategia, e caricarono tutti a testa bassa, riunendosi al maestro, morto tempo prima.

    Iron...Kiyo...Tenaga...Yhui...Aikam...Shintaro...Kamuro...Kaleb...Keita.

    Erano tutti lì, e ognuno di loro chinò il capo quando Jotaro li chiamò per nome, usando il nome che li aveva battezzati in quel corpo speciale, che di speciale aveva solo la servitù ad un falso idolo, che li aveva illusi, riempiti di promesse e follia, più di quanto Indra avesse mai fatto, e li aveva mandati allo sbaraglio, inesperti e ingenui, capitanati dal più inesperto di tutti loro.

    Koukenwa



    Dissero tutti in coro, come per chiamarlo all'appello.
    Non pensò nemmeno per un momento di allungare una mano per raggiungere un'arma. Non poteva combatterli tutti assieme, dal momento che non ne avrebbe combattuto nemmeno uno. Odiava Ayato, dal più profondo di se stesso, ma lo aveva reso ciò che era, e aveva giurato di non fare mai nulla contro il suo maestro. Odiava le ombre sue compagne, per averlo lasciato da solo a calpestare la terra senza di loro, come un maledetto, ma era stato lui a deluderli, e aveva giurato di non fare mai nulla contro un'ombra sua compagna. Odiava l'Accademia, per non aver mai riconosciuto il loro sacrificio, nè dedicato loro una tomba nei loro villaggi, ma lui non avrebbe rivelato la loro identità, perchè aveva giurato di non divulgare i suoi segreti e quelli dei suoi compagni. Odiava le nuove generazioni di ninja, perchè si erano rivelate inaffidabili e pigre, ma avrebbe continuato ad addestrarli, perchè aveva giurato di non dimenticare mai umiltà e spirito di sacrificio nell'apprendimento. Odiava Shiro, i Canthiani, Orochimaru e chiunque fosse quell'uomo che si nascondeva alle loro spalle per averlo creato come un mero contenitore di reliquie, ma avrebbe continuato a percorrere la sua via, perchè aveva giurato di consacrare la sua vita alla crescita, e di non perdere mai di vista i propri sogni. Più di tutti però odiava se stesso, perchè aveva giurato di non abbandonare mai nè i compagni nè il maestro per nessuna ragione, eppure era rimasto solo lui a portare avanti quella storia.

    Ma la storia non è ancora finita, ci riuniremo qui un giorno, ma quel giorno non è ancora arrivato.

    Quel giuramento, prestato una mattina d'inverno, era stato impresso profondamente, persino in un ragazzo che ancora non sapeva di avere un'anima, e per lui era stato la cosa più reale di tutte.
    Lo avrebbero lasciato passare, perchè c'era ancora una strada da percorrere prima di tenere fede a quella promessa, e solo lui ormai poteva percorrerla, e prese a camminare, dritto in mezzo alle Ombre, come una di loro, era a casa, aveva solo dimenticato che forma avesse; non avrebbe più avuto paura dell'oscurità, o paura del Bonshuno, o di qualunque altra cosa. Non aveva più affetti, conosceva la morte, avrebbe fatto il possibile per riversare tutto il suo odio su ciò che c'era di inadeguato nel mondo, prima di tornare quaggiù e diventare tutt'uno col buio.


    Akira e Febh lo avrebbero visto apparire dall'ombra, poco davanti a loro, mentre entravano nel tempio, e non sarebbe stato così diverso da quando Hayate, Jotaro e Mataza, si erano dati appuntamento sotto la luna, tanto, tanto tempo fa.




    Edited by Jotaro Jaku - 11/5/2020, 20:27
  11. .

    Scappare di casa?




    Il Kokage sembrò estremamente stupito da quello che aveva compreso riguardo Ieyasu, nonostante lui non avesse minimamente capito un bel nulla a riguardo, nemmeno se l'argomento era proprio lui stesso. Subito dopo, mentre la consigliera e il demonietto uscito dalla casacca del kage parlavano tra loro, quest'ultimo cominciò a chiedere a Ogen di Febh, e i due si scambiarono informazioni riguardo un antico clan di cui il ragazzo non aveva mai sentito parlare, ma tra un boccone di dolce e un fazzoletto nel naso per bloccare il sangue causato dal lancio della vecchia, Ieyasu riuscì a comprendere qualcosa, e quello che capì non gli piacque affatto.
    Febh era un discendente di un clan quasi estinto di persone molto poco piacevoli? Impossibile. Conosceva il suo idolo meglio di chiunque altro, era una persona nobile e affidabile, goffa certo, e magari poteva combinare qualche pasticcio, ma chi non lo era in quel villaggio di vagabondi e privi di senno. L'idea che Febh fosse una minaccia era assolutamente priva di fondamento. E a nulla servì il parere di Ogen che sembrò quasi dare ragione al Kokage, per Ieyasu non c'era il minimo dubbio, doveva essere un malinteso, non avrebbe mai accettato che Febh fosse un malvagio. Quando poi Hebiko cercò di lasciare la stanza e venne bloccata da un enorme muro di sangue, a Ieyasu quasi rimase l'ultimo boccone di dolce di traverso. Quel brutto fustacchione stava minacciando tutti a destra e a manca perchè voleva appoggio e accondiscendenza, ma per cosa poi? Era solo un arrogante.


    CITAZIONE

    " Senza informazioni e il vostro aiuto non ho altra scelta che bandirlo dal Villaggio. "


    A quel punto al ragazzo andò completamente il sangue al cervello, le pupille gli si dilatarono dalla rabbia, strinse il cucchiaino che aveva in mano abbastanza da piegarlo, e senza pensarci due volte si alzò dalla sedia, si lanciò verso il Kokage e cercò di pugnalarlo al petto con il cucchiaio. [Stat Bianca (100)][Slot Azione I] Ovviamente non si rese conto di quello che stava facendo, nel senso che sebbene fosse cosciente della sua azione, gli si era tappata la vena, ed essendo completamente incapace di lungimiranza, aveva appena caricato a testa bassa una montagna e probabilmente di lì a poco sarebbe morto. Questo ovviamente non lo aveva considerato. Quindi a denti stretti proseguì il suo micidiale assalto col cucchiaio. Ovviamente urlandogli contro.

    6YYSe5T



    HEY. HEY TU. SE CACCI FEBH ALLORA ME NE VADO PURE IO.

    Difficile dire da dove gli venisse quel coraggio. Mai si era rivolto così a qualcuno, figurarsi a un individuo in grado di incenerirlo senza muovere un solo dito. Eppure qualcosa dentro di lui, a metà strada tra la sicurezza e la completa follia lo aveva smosso.
    Non era un ricatto, il Kage non aveva nemmeno idea della sua presenza sulla terra, era una sorta di rifiuto adolescenziale rivolto a Ogen, più che a Diogene. Avrebbe seguito Febh pure in capo al mondo, era la sua ombra, figuriamoci se questo veniva buttato fuori da Oto. Nel caso in cui la morte non fosse immediatamente sopraggiunta, insomma, se fosse stato in grado di emettere dei suoni, pure con fatica, a seguito del suo micidiale assalto, avrebbe aggiunto:


    Febh è una brava persona, non farebbe del male a una mosca, quello che dite non ha senso!


    Chakra: 10/10
    Vitalità: 8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Micidiale assalto con cucchiaio da dolce
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Shuriken × 5
    • Dadao × 1
    • Bende Rinforzate × 1
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Accendino × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Specchietto in Metallo × 1

    Note
    Ringrazia che non abbia usato armi Gene. Pensa a quanto sono generoso.



  12. .

    Buttato a mare




    Ieyasu si stava ancora scuotendo via l'acqua di dosso quando vide un pescatore intento a caricare la sua barca in vista di una spedizione, e pensò di avvicinarsi a chiedere informazioni, mentre nella sua testa ancora vorticava quello successo poco prima:

    Si trovava nella nave e stava chiedendo dei giganti, che a quanto pare non erano affatto chiamati così per una metafora, ma erano veramente grossi, quando una strana tipa con degli strani occhi gli si presentò addosso, dubitanto delle sue parole e della sua identità. Il ragazzo non fece nemmeno in tempo a spiegarsi o a divincolarsi, che la donna lo prese a ceffoni e non si sa come lo fece letteralmente volare fuori bordo. Non solo, ma anche "volare" non era affatto una metafora. Il giovane venne colpito con una qualche strana capacità, che lo fece letteralmente schizzare via dalla nave come un proiettile, facendolo filare sul pelo dell'acqua per parecchi metri, prima di caderci dentro, a una decina di minuti a nuoto dalla riva.
    Il ragazzo a quel punto rimase immobile con l'acqua fino a sotto gli occhi, a chiedersi perchè non si fosse fatto colpire da uno dei mobili della vecchia Ogen, lanciatogli qualche giorno prima, così da evitare di partire per quella che oltre alla sua prima missione, si sarebbe rivelata anche la sua più grande fatica.
    Dopo alcuni minuti di smarrimento avrebbe preso a nuotare verso il porto.

    Arrivato a una delle banchine si sarebbe tirato su, aiutato da un ragazzo che stava scaricando delle casse e che lo aveva visto avvicinarsi a nuoto, non senza corrugare la fronte, chiedendosi come mai quel giovanotto volesse fare il bagno proprio nel porto. Fu a quel punto, tornato sulla terraferma, che decise di guardarsi attorno per chiedere ad ogni singola persona di essere accompagnato dove doveva recarsi. Se non avesse trovato nessuno disposto a farlo, allora se ne sarebbe davvero tornato a Oto, avrebbe preferito farsi picchiare da Ogen che restare un minuto di più in quel maledetto porto a perdere tempo. Tempo che poteva essere dedicato a dormire.

    [...]

    Sentendo nuovamente le persone in giro per il porto, gli avrebbero indicato un tipo, probabilmente un pescatore, che faceva avanti e indietro a portare persone in un'isola vicina, magari un colpo di fortuna gli avrebbe permesso di raggiungere gli altri.
    Quando si avvicinò al pescatore, l'uomo gli fece capire che aveva appena scaricato delle casse e che stava tornando verso casa. Ieyasu cercò di convincerlo ad accompagnarlo sull'isola in questione. Non fece parola della missione, non per astuzia, ma perchè non sapeva chi fosse il committente, e non ricordava praticamente nulla, dato che aveva lasciato a casa il rotolo con le informazioni, ma non era possibile che ci fossero tutti questi bisognosi di ninja di Oto in quell'angolo di mondo. Aveva sentito dire che quell'individuo portava spesso persone avanti e indietro, e magari avrebbe potuto aiutarlo, si sarebbe offerto di ripagare l'uomo per la sua gentilezza non appena fosse arrivato dall'altra parte, aveva con sè del denaro lasciatogli da Ogen, non molto, ma abbastanza per pagare un traghetto. L'ultima cosa che voleva fare però era proprio nominare Ogen; se la vecchia avesse saputo che Ieyasu aveva contratto debiti a suo nome, lo avrebbe legato a un cavallo e gli avrebbe dato il via.
    Già era in ritardo di chissà quanto tempo, quando avesse raggiunto l'isola, probabilmente gli altri ninja avrebbero già risolto il compito a loro assegnato.

    Chakra: ???/10
    Vitalità: ???/8
    En. Vitale: ???/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Shuriken × 5
    • Dadao × 1
    • Bende Rinforzate × 1
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Accendino × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Specchietto in Metallo × 1

    Note
    ///





    Edited by Jotaro Jaku - 26/4/2020, 21:51
  13. .

    Di nuovo assieme


    Il lanciere e l'erede



    [Akira]

    CITAZIONE

    Tu... Conosci Hayate?
    Jotaro, per favore, basta enigmi. Che cavolo significa che tu sei già stato qui? Sei morto e resuscitato, vorresti dirmi?
    In che modo questo Mataza dovrebbe esserci utile? O meglio... Esserti utile... E non mi farò ingannare da questo posto... Non...


    Jotaro avrebbe risposto alle domande di Akira, ma senza mai rallentare o bloccare il passo. Come una guida di montagna che narra la storia della valle mentre accompagna i viaggiatori, ma non rallenta, conscio che sulle pendici ghiacciate, ogni istante perso può essere fatale. L'accademia Akira è più vecchia di te. I ninja sono ancora più antichi. Prima che tu ti arruolassi, altri ninja solcavano la tua stessa terra, altre storie, altri poteri. Ci sono racconti che si sono persi nel tempo. Come ho aizzato per anni Kiri e Oto ad azzannarsi a vicenda, perchè producessero una nuova generazione du guerrieri, dopo che la calma piatta aveva reso tutti grassi e pigri. Come un traditore di Oto si sia seduto sulla poltrona più alta della foglia per anni, o come il Mikawa abbia salvato la vita al vostro vecchio Mizukage, impedendomi di ucciderlo in un momento di poca lucidità. Hayate è uno di questi racconti. Era un uomo un tempo, un uomo come te e come me. E noi vagavamo assieme, combattevamo e soffrivamo assieme, come fai tu con i tuoi compagni.

    Quindi per la prima volta dall'inizio della spiegazione si fermò un istante e si voltò indietro verso Akira, con sguardo serio. Aveva visto molto dei ninja che oggi dominavano i racconti più leggendari, quando erano ancora degli apprendisti che a malapena riuscivano ad arrampicarsi sugli alberi.

    Il mio passato e il tuo presente, è tutto collegato. Domani sarai tu il prossimo Hayate ?

    E continuò a fissarlo, come per avere una risposta, ma anche per ammonirlo. Chiunque poteva essere Hayate. Oggi Akira era uno spadaccino di Kiri, aveva un'amata nel villaggio, un rivale spadaccino, e un mentore particolare, ma sarebbe bastato poco. Una scelta sbagliata, la morte di una persona cara, un punto di vista, e tra dieci anni, o venti anni, avrebbe potuto essere lui il prossimo Hayate, e seminare morte in giro come si semina un campo. Poi Akira sbiancò, anche lui aveva iniziato a vedere.
    A quel punto aggiunse un dettaglio sull'altra cosa chiesta da Akira, anche se dubitava che il ragazzo lo stesse sempre ascoltando.

    Non penserai davvero che sia sopravvissuto al Gelo... Poi Akira scomparve, ma Jotaro non se ne accorse, e continuò a camminare sempre rivolto in avanti, convinto di avere dietro il suo accompagnatore. Percorse altri metri prima di spiegargli nuovamente che Mataza poteva aiutarlo a trovare Hayate, ma i dettagli si persero nelle nebbie eterne del Bonshuno.
    Ogni volta che rimetteva piede in quel posto era sempre uguale, eppure cambiava qualcosa. La prima volta che era morto, Rengoku lo aveva ucciso, a Oto, davanti a molti altri. Non seppe mai se quella dimostrazione fosse stata architettata con Amano per renderlo più forte, ma si trovò nel Bonshuno; era giovane, inesperto, spaventato. Era un ninja da pochissimo tempo, appena fuggito da Suna dopo aver ucciso il suo padre adottivo, e alla ricerca del suo vero era finito al Suono, dove era divenuto un ninja, e poco dopo era stato massacrato. La lama interna nel braccio della sua maestra lo aveva decapitato nell'arena del villaggio, facendolo cadere a terra come un sacco di patate.
    La cosa gli tornò in mente in quel momento. Aveva vagato nel Bonshuno in preda al terrore, prima che suo nonno lo riportasse nel mondo senza mai spiegargli il perchè.
    Era successo di nuovo. Molte altre volte. Al punto che gli spiriti di quel luogo aveva preso ad ignorarlo, come fosse una costante presenza distorta.

    [Mataza]

    Indra era particolarmente loquace. A Jotaro questo non piaceva, lo preferiva silenzioso. Anche perchè più parlava più tornava ad essere un mortale, con tutti i suoi limiti e i suoi difetti. Hayate era necessario, doveva capirlo, qualunque cosa fosse quell'entità a Cantha, non si sarebbe fermata, e qualunque aiuto sarebbe stato necessario, anche quello di Hayate, e l'Antico sapeva bene che l'Uomo misterioso era ben più pericoloso dell'Immortale. In tutta la sua grande saggezza, Indra non aveva mai proposto a Jotaro, quando si trovava a Cantha, di distruggere QUEL nemico, perchè sapeva di non esserne in grado.
    Solo adesso, davanti a uno dei ninja che Jotaro aveva sempre ritenuto tra i più abissalmente potenti, il ronin si rese conto che tutti loro non erano che mosche, e che l'imperatore di giada li avrebbe tutti schiacciati. Per questo non rispose alle provocazioni, nè si oppose, lasciò che le parole gli scorressero addosso come pioggia.
    Una cosa però era giusta. Ogni volta che Jotaro apriva la porta che lo separava da Indra e poi la richiudeva, qualcosa dell'Antico gli restava attaccata addosso, era sempre meno spaventato, sempre meno suscettibile, stava diventando qualcosa di diverso, qualcosa che cercava di allontanare, ma prima o poi avrebbe dovuto farci i conti.

    Quando Indra utilizzò la Razzia Mentale sull'anima di Mataza, Jotaro venne pervaso da molte sensazioni, poche piacevoli. Il processo potrebbe essere paragonato al voler leggere un intero libro in pochi secondi. La quantità di dettagli, di emozioni, di ricordi che entrarono nella sua mente amalgamandosi ai propri fu così esagerata che gli sembrò di crollare sulle ginocchia, nonostante Febh avrebbe potuto vederlo sempre in piedi. Non era tutto, c'era qualcosa di più, non erano solo ricordi, c'era anche l'esperienza collegata ad essi, come se fosse stato lui stesso, in persona, a viverli. Vide il viaggio di Mataza, era solo. Vide come Ayato e i suoi lo avevano ostracizzato dopo la sconfitta, per la sola colpa di aver voluto mantenere alta la testa. Non lo cercò mai, troppo legato al padre era Jotaro. Non ci provò nemmeno, sapeva che il compagno non avrebbe mai preso la sua parte all'epoca; ma sarebbe davvero stato così ? Ormai non aveva troppo senso chiederglielo. Vide luoghi, persone, armi. Gli sembrò una vita infinita. Vide il Bonshuno, vide Amesoko. C'erano altri laggiù, altri che durante le sue varie visite, non aveva mai incontrato. Si rese conto, Jotaro, che il grande drago era sempre stato sopra di lui, ogni volta che si trovava laggiù, invisibile. Sapeva che l'uomo era un esterno, non vi aveva mai avuto contatto, ma lo teneva d'occhio. Gli Uzumaki erano laggiù, i più grandi sigillatori mai esistiti, e pochi come lui comprendevano la superiorità di simili arti.
    Non aveva mai incontrato veri esperti in quelle capacità, troppe si erano perse nel tempo, troppi pochi maestri, troppi pochi allievi dotati per apprendere, e i sigilli degli Uzumaki si erano persi nelle pieghe del tempo. Forse quella visita poteva dare un ulteriore frutto. Erano frammenti, non certezze, ma avrebbe potuto trovare quello che serviva ad Hayate.
    Poi lo vide, Hayate, arrivare, come se fossi lui sul patibolo, con il grande drago che lo osservava dall'altro mentre l'Immortale straziava ciò che restava di lui, per un tempo infinito. Aveva sperimentato molto Jotaro nella sua vita, ma mai niente di simile. Questa esperienza non sarebbe trascorsa senza effetti.

    Qualcosa dentro di lui si ruppe in quel momento.
    Poi vide se stesso, arrivare come uno spettro, faccia a faccia con se stesso, mettersi una mano sul volto, e tutto diventare scuro.

    A quel punto tutto cessò, Jotaro era fermo a fissare un punto vuoto davanti a sè, dove poco prima c'era l'anima di Mataza. Con la coda dell'occhio poteva percepire Febh che si allontanava lentamente. E Hayate parlare al vento. Era sicuro di aver sentito Indra ridere, ma forse era lui che rideva. Quella parte di lui che aveva accolto Jashin, che aveva sventrato quello studente di Oto quando assieme a lui e Diogene erano usciti dal villaggio, così, senza un reale motivo. Quella parte di lui che si era lanciata alla cieca contro Itai e Shiltar per ucciderli, nonostante non ne avesse il motivo. Per un momento vide la scia di morti che si era lasciato alle spalle, sempre per quello che riteneva uno scopo, e si perse le parole di Hayate.

    Sotto lo sguardo di quella luna infausta, Jotaro protese una mano verso Hayate. Il suo palmo prese a gonfiarsi verso l'altro, poi la pelle prese la forma di un piccolo rotolo che cresceva, sembrava luminoso, fino a che, dopo qualche istante, oltre alla forma prese anche il colore di un rotolo, sembrava ornato, quindi si staccò completamente dalla pelle della mano, increspando la carne come una goccia che cade nell'acqua calma. La mano afferrò il rotolo, e lo porse ad Hayate.
    Non ricordava quando o come, ma l'Antico gli aveva insegnato a scriverne una, o forse era stato direttamente lui a farlo, ma quella era proprio una piccola, remota pergamena come quelle che cercava Hayate, questa però era particolare, conteneva ricordi. Quando Hayate l'avesse aperta, e letta, avrebbe ottenuto le informazioni che cercava da Mataza, tutto ciò che poteva essere ottenuto.

    La mia parte.

    [Febh?]

    Quando l'incontro con l'Immortale avesse raggiunto il suo completamento, Jotaro si sarebbe volto verso Febh, che sembrava sempre più sconvolto. Lui non sapeva bene cosa dirgli, non era più suo compito rassicurarlo, da molto tempo; ma il comportamento del ragazzo era singolare, seppur comprensibile. Lui stesso era stato in preda al terrore la prima volta che aveva messo piede in quella valle, ma era giovane, inesperto. Febh non era così.

    Perdona tutto questo. Abbiamo finito.

    Si sentiva inadeguato. Non aveva idea di come rassicurare lo Yakushi, perchè non sapeva bene nemmeno gestire se stesso al momento. Però qualcosa lo riportò al momento presente. Qualcosa che non aveva mai visto prima di quel momento. La luna inondava di luce il luogo dove si trovavano, ma al limitare del cerchio di chiarore, le ombre si erano fatte sempre più vicine, e al momento lo erano abbastanza da essere visibili. E non sembravano affatto affabili.
    Non erano diffuse tutte attorno a loro però, solo..vicino a Febh. Jotaro non notò questo dettaglio immediatamente, agì più che altro d'istinto.

    Non so perchè sei qui, ma se queste cose ce l'hanno con noi, penso sia il caso di muoversi. Dobbiamo trovare Akira, e non solo lui. Che tradotto significava, dobbiamo andare a prendere il passaggio verso casa, durante il tragitto possiamo fermarci un momento a fare due chiacchiere con antichi ninja. Ad essere sinceri non sapeva se Febh lo avrebbe seguito, ma tra lui e le ombre, non era sicuro di essere il più spaventoso.
    Voleva andarsene era ovvio, ma non voleva nemmeno perdere l'occasione di saperne di più sui sigilli degli Uzumaki. Per tutta la vita aveva studiato le arti dei sigilli, ed era arrivato al punto di non potersi servire di normali metodi di apprendimento, doveva attingere dove poteva. Persino all'inferno se necessario.
    Però sarebbe stato rapidamente chiaro che quelle creature non li avrebbero lasciati andare con troppa facilità. Non so quanto di Febh sia rimasto in te, ma se non vuoi restare qui seguimi, posso farti tornare a Oto, non abbiamo molto tempo. Lo diceva per lui più che altro. Non sapeva da quanto era morto, ma le anime avevano un tempo limite laggiù, oltre il quale non avrebbero potuto tornare indietro. Che fosse quello il motivo per il quale lui non riusciva a restarci? Essendo stato creato come contenitore per le reliquie, non aveva un'anima, per quello forse il Bonshuno lo aveva risputato ogni volta?

    [Akira]

    Intanto lo spadaccino dai capelli azzurri non si era mosso di un passo. Lui era convinto del contrario, ma in realtà il terrore lo aveva leggermente pietrificato, e si trovava immobile nel punto esatto dove aveva perso di vista Jotaro e Febh. Le nebbie attorno a lui lo stavano cingendo lentamente, come un serpente che ingoia senza fretta una preda. Più restava immobile in quello che pensava essere il cratere del Gelo, più la sua paura cresceva, e più questa cresceva, più il suo corpo rallentava, nonostante volesse imporre il movimento. I fumi del bonshuno erano divenuti di un verde molto oscuro, e lo avevano quasi del tutto avvolto, quando due figure apparvero nella sua testa, davanti a lui. Erano sfocate, non era in grado di riconoscerle. Se qualcuno avesse potuto osservarlo, avrebbe notato come Akira fosse con la bocca e gli occhi spalancati, illuminati di verde smeraldo e con la bocca che emetteva il medesimo fumo, era ormai quasi stato catturato dalle nebbie, e stava protendendo una mano in avanti, come per raggiungere le figure che gli si stagliavano davanti. Una delle due sembrava un uomo sulla quarantina, forse più vecchio, vestito da ninja, così come l'altra figura, vestita in maniera simile, ma dei vistosi capelli azzurri come i suoi. Nonostante cercasse di visualizzarli però, le immagini restavano sfuocate, e in ogni caso non riusciva a collegare niente nelle sue emozioni, a quelle due figure. Le quali si erano quasi del tutto avvicinate, e ormai erano quasi arrivate a toccarlo, ancora per poco e avrebbe potuto afferrare la mano della donna.

    Quando furono abbastanza vicini da quasi sfiorarsi, Akira avrebbe avuto finalmente una chiara visuale. La donna non era una donna, era una figura oscura, con gli occhi vuoti e una leggera nebbia verdastra che usciva dalle orbite incavate, e nel momento in cui le avrebbe toccato la mano sarebbe stato troppo tardi.



    Eppure non fu annichilito, asservito al Bonshuno. Quelle che fino a poco prima erano le sue vene e le sue arterie, iniziarono a brillare del color dell'oro, sempre più lucente, al punto da accecare gli occhi vuoti di quello spettro che aveva assunto le sembianze di qualcosa che si nascondeva recondito nei ricordi dello spadaccino. I due spiriti urlarono e si dimenarono mentre Akira brillava di pura luce, e in quel momento, una figura di nebbia apparve da dietro gli spettri, e li colpì con un fendente orizzontale, attraversandoli e facendoli dissolvere come fumo. La figura era anch'essa fatta di nebbie, ma era chiara, sebbene fosse evanescente. Un uomo alto, longilineo, dalla forma sottile ed elegante, sembrava quasi una statua di marmo. Aveva lunghi capelli bianchi e niente di più, non avrebbe potuto scorgerne i lineamenti, sembrava però uno spirito protettivo. La figura gli si inchinò davanti e prese a camminare lentamente, invitandolo a seguirlo. Akira avrebbe percepito una tranquilla familiarità in sua compagnia.



  14. .

    Prelievo




    Quando Ieyasu provò ad allungare un altro piatto di dolce al kage, questo lo rifiutò, adducendo ad una spiegazione che il ragazzo non capì troppo bene. Era forse malato? Ci pensò un po', poi si rese conto che in questo modo ne avrebbe avuto di più per sè, quindi fece spallucce, e tirò indietro la mano con il piattino. Poco dopo, la vecchia Ogen provò a far schivolare via la conversazione dall'albero genealogico di Ieyasu, sebbene lui avesse sperato di non essere udito; ma questo non fu sufficiente, dato che Diogene colse l'occasione per fare altre domande. Ieyasu a quel punto ebbe la sicurezza che la nonna lo avrebbe ucciso. L'altra cosa curiosa era che la donna in questione di cui si stava parlando e di cui Diogene non sapeva nulla, era proprio sua zia. L'uomo gigante parò di Chikotsumiaku, ma ovviamente il giovane non aveva la minima idea di che cosa fosse, nè aveva mai sentito nominare una cosa così complicata e impronunciabile. In tutta onestà Ogen gli aveva spiegato di cosa si trattasse, ma lui era sempre troppo distratto per ricordarsi le lezioni della vecchia. Quando però il kage chiese la mano di Ieyasu, lui non fece complimenti, e allungò il braccio, senza avere la minima idea di cosa stesse per succede. Forse aveva cambiato idea e voleva ancora dolce? Un vero peccato.
    L'uomo però afferrò la mano del ragazzo con una forza fuori dal comune, nonostante la stesse solamente arreggendo, e dal proprio arto, uscì quello che sembrava proprio un artiglio di sangue.

    Eccoci. Mi uccide lui invece della nonna.

    E del sangue venne versato, ma in maniera decisamente inferiore a quanto Ieyasu pensasse. Appena un taglietto, che fece uscire una goccia di liquido rossastro. Ahia. Il ragazzo era alquanto indispettito per quanto successo. Per quale ragione il Kage gli aveva tagliato la mano? Il giovane guardò la nonna mentre si asciugava il sangue con un pezzo di carta che aveva usato per la stessa ragione poco prima, che si era tolto dal naso. Non sapeva se la consigliera e l'altra ragazzina avessero seguito la scena, che fu comunque breve, ma sicuramente la nonna non lo avrebbe perdonato. Ovviamente lui non aveva il minimo senso del pudore, quindi si sarebbe rivolto direttamente al Kage.

    Mi scusi eccellenza, che cosa....mi...ha fatto ? L'esitazione finale era dovuta al fatto che Diogene aveva preso a fissarlo in po' come Ieyas fissava i manicaretti di Ogen. La nonna aveva molte doti, ma la sua cucina era terrificante, specialmente se prima di cucinare aveva avuto a che fare con Febh. Sembrava che riversasse tutto il suo fastidio nel cibo che preparava, e che ovviamente Ieyasu era obbligato a consumare.

    Quanto a Diogene, il sangue che aveva raccolto era sicuramente del ragazzo, gruppo sanguigno AB Negativo, non aveva alcuna eredità particolare di alcun clan, nè capacità nascoste. Anzi, a dirla tutta era di infima qualità, i geni Mikawa erano così sporadici che forse veder Orochimaru correre nudo in quella stanza sarebbe stato più probabile di un'attivazione della tecnica di clan nel giovane Ieyasu. Non aveva nemmeno i tratti rigenerativi che gli Yakushi hanno passivamente nel loro corpo. I globuli bianchi erano quasi assenti, era più vicino a essere in pericolo di ammalarsi che a risvegliare qualche capacità; la sua struttura era certamente quella di un ragazzo fisicamente deboluccio.

    Eppure.

    Eppure qualcosa gli avrebbe dato da pensare. Il sangue di quel ragazzo era fin troppo generico. Così privo di dettagli particolari da dare come l'idea di essere stato trattato in modo tale da essere volutamente uno scarto. Nessuno dei nemici che aveva incontrato prima di allora aveva quello stesso sangue, ma allo stesso tempo, era come se lo conoscesse bene come il suo. Se la sua capacità di capoclan gli avesse permesso di analizzare più a fondo quella traccia di sangue, avrebbe avuto un rapido flash di un giovane ragazzo pallido marchiato col sigillo maledetto del cielo, chiunque fosse, non lo aveva mai visto. Nulla di più.



    E non potè fare a meno di percepire un leggero brivido lungo la schiena, come se fosse il sangue ad osservare la sua mente.

    Non...Uhm, Ogen-dono, chi sono gli Hakai?

    Ieyasu era tornato in sè e si era perso tutta la conversazione, riprendendo lucidità dopo il colpo di terrore dato da Diogene, proprio mentre lui chiedeva questo a Ogen.


  15. .

    Dritto a testa bassa




    Quando Ieyasu si rese conto di essere in ritardo, dato che una volta giunto sul luogo non solo non trovò nessuno, ma chiedendo venne a sapere che l'incontro si era svolto già da un pezzo, gli caddero le spalle. Che sfiga, la vecchia Ogen gli avrebbe lanciato sicuramente contro qualcosa o gli avrebbe impedito di spiare Febh durante i suoi allenamenti. Quindi iniziò a cercare indizi, sconsolato. Fortunatamente per lui venne indirizzato ad un molo in particolare, e pensò che forse la dea bendata non lo aveva abbandonato. Una volta sulla nave, vide dei combattenti decisamente più equipaggiati di lui, e pensò che forse non avrebbe dovuto venire vestito così leggero per quella missione.

    Oh, finalmente sei arrivato. Ti stavamo aspettando, ma a dirla tutta pensavo fossi un po' più grande. Sei sicuro di essere un jonin? I giganti di fiamme immortali del Paese dei Demoni non si abbattono certo da soli.



    Maledizione, non era la nave giusta. Stava per rispondere a quell'uomo, stava per scusarsi e scendere, poi però pensò che forse, la fortuna aveva voluto proprio quello per lui, forse la sua stella stava davvero risplendendo.

    Dannazione se me ne vado da questa nave la vecchia lo verrà a sapere e sarò nei guai fino al collo. Però se vado con loro, sarà sicuramente fiera di me. A fianco di altri jonin nella mia prima missione, vedrai nonna, questa non te la saresti mai aspettata.

    Certo ma le pare. Jonin di Oto al vostro servizio, quando partiamo?

    In realtà non solo non era un jonin, ma non aveva ancora ricevuto il lasciapassare da ninja, era un vero e proprio brigante, e non era mai nemmeno stato in grado di imparare la tecnica della moltiplicazione da Ogen, al punto che la vecchia si era persino spazientita e aveva smesso di insegnargliela. Eppure eccolo lì, stava per partire a caccia di giganti in un luogo lontano. Sicuramente sarebbe stata la più grande avventura della sua vita. Sarebbe tornato a Oto come un eroe.
    C'era in realtà un altro piccolo problema a cui Ieyasu non aveva pensato. Non era mai stato in barca, non per un viaggio lungo almeno, probabilmente avrebbe iniziato a vomitare ovunque non appena partito.
    Nel frattempo però avrebbe avvicinato un tizio a caso, e con fare sicuro avrebbe chiesto:

    Heylà, hai già combattuto contro i giganti? Che sai dirmi di loro, come mai li chiamano "giganti di fiamme" ahahahhahhaha.


    In cuor suo, proprio nell'ultimo recondito angolo, sperava che il nome fosse una metafora.
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