Votes taken by Jotaro Jaku

  1. .

    Corpo, Anima, Mente




    La riunione improvvisata con il commesso del drago nei morti prese una piega piuttosto inaspettata, specialmente quando Akira si fece in quattro per convincere il vecchio non solo della sua importanza per i loro fini, ma anche per spingerlo ad addestrarlo. Egli accettò in cambio della consegna di 4 anime di individui che Jotaro non conosceva, non tutti almeno.

    CITAZIONE

    Shunsaku Ban, Il Cacciatore di Leggende
    Meku il fabbro, che per inciso ti consiglio come persona capace di rimettere in sesto l'arma
    Orochimaru, o almeno uno dei suoi frammenti ancora viventi
    E per finire Yorishiro, il Padre delle Genti, che tramava nell'ombra quando io ero ancora un mero apprendista nell'arte della spada.


    Il ronin si grattò il mento aggrontando la fronte. Dei 4 nominati dal guardiano, 3 gli erano del tutto sconosciuti, mai sentiti nominare, quanto ad Orochimaru invece...

    CITAZIONE

    Chi diavolo sono questi personaggi? Va bene, Orochimaru va bene, ma... Gli altri? Jotaro, Febh? Mai sentito parlare di qualcuno di loro?


    Sinceramente non ne ho idea, non ho mai sentito nominare questi individui, tranne Orochimaru. Per quello che ricordo, ovvero molto poco, fui evocato tramite l'Edo Tensei per aiutare Diogene e Febh a sconfiggere il Kokage, ma non ho alcun ricordo di quell'impresa, pensavo che la serpe fosse stata del tutto eliminata, sebbene conoscere un minimo Orochimaru significa comprendere che la parola "sparire" non sia nel suo vocabolario... Dal momento che Jotaro non aveva alcun collegamento con gli altri tre individui, avrebbe offerto il suo aiuto ad Akira come poteva, per quanto riguardava Oto. Sono sempre vissuto ad Oto, sono certo di poterti aiutare riguardo la Serpe. Oltretutto, c'è qualcosa che non quadra nel villaggio, non può essere uscito dal nulla un ninja così potente da eliminare Febh senza che nessuno ne abbia mai sentito parlare...ora salta fuori che Orochimaru è ancora vivo, posso indagare. Che il vecchio o Amesoko si sbagliassero era impossibile...

    Quindi Tamashi liberò quella che sembrava l'anima di Jotaro, o qualcosa che doveva somigliarle. Akira non comprese bene le azioni del ronin, e gli pose delle domande, ma mischiate ad una consapevolezza che il ragazzo stava iniziando a dimostrare, per tutta risposta Jotaro gli rispose con un mezzo sorriso. Qualunque cosa avesse in mente, era sicuramente poco piacevole per molte persone, lui in primis.

    CITAZIONE

    Tu? Da preda a cacciatore? Un simile ruolo significherebbe rinunciare per sempre a ogni tuo ricordo e attaccamento coi vivi. Saresti mero strumento del Bonshouno, non una persona con pensiero indipendente come credi, Jotaro. Abbandoneresti davvero il tuo individualismo per questo? Solo per poter stare qui? Oh, magari avresti l'impressione di essere ancora tu, ma con la tua anima tra le fauci di Amesoko saresti solo un guscio vuoto convinto di avere ancora il libero arbitrio. Il Grande Drago potrebbe anche ordinarti di dare la caccia ad Akira, qui, e non potresti opporti, ne sei consapevole? Vuoi davvero questo? Magari all'inizio ricorderai tutto e ti sentirai libero e potente, ma ben presto ogni traccia di te sparirà. Se accetti, il posto è tuo.


    A quel punto Jotaro comprese chiaramente che il drago non aveva scelto Touki per le sue doti di comprensione, quanto per le sue capacità di guerriero. Il ronin non rispose cercando di convincere il vecchio, ormai aveva già deciso da molto tempo quale fosse il suo destino. Non aveva interesse nel raggiungere la cima di una qualche montagna della potenza, che i ninja più insicuri di loro stessi cercavano di scalare, per sostituire con il potere la loro inadeguatezza, gli bastava un posto nel mondo, e un lavoro da svolgere. Tagliò corto, conscio di quello che stava facendo.

    ...Sai bene che non sarei in grado di battere il nostro Akira qui, nemmeno tra cento anni.

    Jotaro si passò la mano destra sul lato sinistro del collo, come per accarezzarlo, o per grattarsi, il punto dove decenni prima aveva stupidamente scelto di perseguire il potere al costo di tutto il resto, sorrise, e rispose al vecchio.

    Ho già pagato tutti i miei debiti tranne uno, per saldare il conto devo accettare le conseguenze delle mie scelte. Aveva capito cosa doveva fare per sdebitarsi coi suoi vecchi compagni, e con il mondo intero, e servire la Morte era l'unico modo per farlo. La soddisfazione, il potere, la libertà, non gli erano mai interessati.

    [...]

    La porta era rimasta socchiusa tutto il tempo. l'Antico era rimasto ad ascoltare fino a quel momento, ignorando, inizialmente, quali fossero le intenzioni del suo Cenobita fino a pochi istanti prima che Jotaro terminasse la sua risposta. Per una creatura antica e sapiente, tronfia del proprio ego, il totale abbandono del proprio io era quasi del tutto incomprensibile, per questo Indra comprese solo alla fine il significato della richiesta posta da Jotaro, quando erano discesi nel Bonshuno. Perchè il ronin gli aveva chiesto di coniare una pergamena per lui laggiù? Contenente che cosa? Il ninja non aveva rivelato spontaneamente all'essere con cui condivideva il Corridoio, in modo tale che lui fosse obbligato ad assecondarlo quando fosse arrivato il momento di svelare le carte. Ora tutto era chiaro. Il corpo di Jotaro era solo un involucro, un ricettacolo di geni ed esperimenti, riprodotto più volte, di proprietà di nessuno, la sua anima, devastata dalle continue trasmigrazioni, era ormai un palloncino sgonfio che sarebbe finito nelle fauci del drago di lì a poco, ma la sua mente, la sua volontà, quelle gli appartenevano ancora. L'unica vera lezione che aveva accolto da Ayato riguardava la volontà;

    una volontà in grado di spaccare le montagne può eclissare qualunque potere



    Questo doveva contenere la pergamena di Indra, la volontà di Jotaro, la sua mente, la sua esperienza, i suoi ricordi, i suoi pensieri e i suoi piani, una copia, trascritta dentro un rotolo del tipo che solo l'Antico poteva forgiare. Che funzionasse da nucleo centrale per far muovere un corpo che di lì a pochi istanti, sarebbe divenuto niente. Una vera e propria intelligenza artificiale basata sui principi e suoi fondamenti che avevano generato ogni singola azione di quell'individuo, e di cui lui era ormai così sicuro e fiducioso, da affidare alla sue convinzioni il proseguo della sua esistenza. Una mente perfetta, una trascrizione incorruttibile e inalterabile, che non si sarebbe mai fermata, non avrebbe mai vacillato, priva di emozioni che l'avrebbero potuta ostacolare.




    Quella volontà convinse Indra di aver scelto bene.




  2. .

    Viaggio al centro della Terra


    Clash of Besciamella 3




    Durante il volo, Shu avrebbe potuto essere investito da qualunque cosa, ma tanto non si sarebbe accorto nemmeno della propria madre intenta a cagargli un fratello. Niente avrebbe potuto impedirgli di sfogare la sua rabbia sul ragazzetto, nemmeno le parole del tizio che stava cercando di attirare la sua attenzione; più tardi forse, ora Shu era IRACONDO.

    Shu era anche molto pesante. Il suo corpo frantumò il pavimento, mentre una nuvola di fuoco lo investiva completamente. [Ferita Medio-Grave diffusa] Questo però non fermò la sua caduta, anzi, la sua precipitazione. Investito di ulteriore energia termica, il suo corpo grasso in movimento, ebbe ancora più forza d'attrito per sfondare le barriere architettoniche e finire al piano di sotto, la cantina. Le cui robuste travi, di cui era costituito il solaio di pavimentazione, avrebbero sicuramente fermato la caduta di un uomo in sovrappeso.

    Shu non era in sovrappeso. Shu era un panzone gargantuesco avvolto dalle fiamme.


    TE LA SFONDO QUESTA LOCANDA DI MERDA


    Tuonò il ciccione mentre la sua discesa non stava affatto venendo rallentata, portando con sè i detriti delle assi di legno che aveva rotto al piano superiore, e facendo cadere nella cantina altre persone, forse persino il ragazzino. Lui però aveva superato anche la cantina. Sotto di essa gli strati di terra erano quasi assenti poichè per qualche motivo, la locanda era stata costruita su altre strutture di legno che si estendevano per parecchi metri. Il panzone quindi continuò a cadere sfondando assi di legno in quello che sembrava un pozzo minerario. Questi ostacoli lignei gli impedivano di acquisire abbastanza velocità da sfracellarsi, ma non la riducevano ancora a sufficienza per fermare la sua discesa. Cadde, allontanandosi dal damerino, dal tizio orrendo, dal pirata, dal ragazzino, dal pappone e anche dal tipo altissimo.
    Cadde, e nessuno ne seppe più nulla.

    [In seguito]

    La Locanda non sarebbe stata sfondata da Shu, poichè le azioni sconsiderate dei presenti, e in particolar modo di chi non aveva rispetto per la sopravvivenza altrui, avevano fatto si che quello che restava dell'edificio, e dei presenti, venisse investito da un'esplosione che avrebbe catapultato tutti fuori, uccidendo gran parte degli avventori e riducendo a zero l'edificio. Si sarebbero rimessi in piedi, alcuni di loro, come il damerino già stava facendo, e probabilmente tutti i Bastardi avrebbero trovato la via per la strada, dove dei brutti ceffi, ma non brutti quanto loro, stavano facendo la loro comparsa. Uno di loro, che sembrava comandarli, si fece avanti, alla ricerca dei responsabili di quella apocalisse del turismo, se di turismo, in quel posto di merda, si potesse parlare.
    Poi, pochi minuti dopo, quando le chiacchiere fossero giunte al termine, ma prima che chiunque potesse iniziare a menare le mani, la terra avrebbe tremato.
    Tutto a causa di Kamakiri, ovviamente.
    Perchè vedete, mentre tutti cercavano di rimettersi in piedi, di riattaccarsi la faccia, o di capire quanto Kuso fosse effettivamente più alto di 2.16m, Shu stava ancora cadendo, e sicuramente sarebbe arrivato fino ai resti di quella che sembrava una rovina, con topi grandi come cani, che lui non avrebbe comunque mangiato, nemmeno fossero stati gli ultimi spuntini sul pianeta, perchè Shu aveva un palato fine, ma soprattutto, non li avrebbe toccati perchè nemmeno il pavimento in legno marcio della rovina lo avrebbe stoppato dal cadere rovinosamente verso l'ignoto. Superò la rovina, continuando a cadere.
    Cosa avrebbe potuto mai esserci, sotto una rovina? La cantina della rovina, ovviamente, piena di botti.
    Shu ci finì dentro sgretolando un soffitto a volta di mattoni, e questo, alla fine, fu in grado di fermarlo del tutto. Il botto fu comunque intenso, tanto da piantarlo nella fanghiglia verdastra per qualche decina di centimetri, riducendolo non troppo bene.
    Si trascinò fino in un angolo, usando solo le braccia; era da tempo che non finiva così malconcio dopo una rissa, e sicuramente quella era stata la Power Drop più potente e duratura che avesse mai eseguito; oltretutto, le fiammelle che lo avvolgevano si erano del tutto spente durante la caduta, e ormai solo le contusioni, e il sangue, e il piscio della rissa, coprivano il suo volto, oltre alla fanghiglia verdastra. Passarono alcuni minuti, prima che il panzone potesse mettersi in piedi, e proseguire a tastoni alla ricerca di una uscita.

    Doveva essere molto in profondità, eppure non solo non era buio, ma alcuni spifferi permettevano un lieve ricambio d'aria, che era del tutto satura di chissà quale gas, e la luce, in qualche modo, arrivava in quella sorta di grotta, rimbalzando chissà come su qualche superficie. Shu non era entrato da solo in quella grotta però, aveva portato qualcosa con sè. Anzi, qualcuno.

    E' a questo punto doveroso fare delle precisazioni. Shu, atterrando, ha distrutto parte delle botti che erano stipate nella grotta. Diciamo un 2%. Il cui contenuto, nell'oscurità, si è riversato sul pavimento, nella cunetta generata dal corpo grasso di Shu in caduta. Parte di questo "contenuto" è ancora sul corpo di Shu, il quale sta seguendo un corridoio quasi del tutto oscuro. La grotta è in realtà collegata al mare, ed è infatti un nascondiglio segreto di Kurotenpi, dove i ninja terroristi accumulano una particolare sostanza alchemica verde...da anni. In questo momento, la locanda è esplosa, e qualcosa, sta precipitando nel pozzo creato dalla meteora Shu. Un barbone, in fiamme.



    Shu, in lontananza, avrebbe percepito una fonte di luce provenire da dietro la sua schiena insaguinata e smerdata, quindi si sarebbe voltato, per notare un puntino luminoso rosso scendere nella grotta dal suo stesso buco, per poi schiantarsi a terra. Pochi istanti dopo, una nuova luce sarebbe nata, verde, molto più forte, molto più veloce, e decisamente molto più incazzata di Shu, che avrebbe preso ad alimentarsi verso il ciccione. Il quale, molto meno arrabbiato, per la botta della caduta, vedeva la realtà con molta più chiarezza, ed era quindi invasato dalla lucidità post carbocoma. Resosi conto di aver generato una reazione a catena che avrebbe probabilmente fatto inabissare l'intera isola, il panzone fece l'unica cosa che un uomo condannato a morte, che ormai ha sicuramente accettato il suo destino, avrebbe potuto fare.



    ......O PORCO SCHIFO. PARKOUR...PARKOUR.


    Quindi prese a correre, per quanto la sua buzza glielo consentisse, nell'unica direzione possibile, avanti. Fortunatamente per lui, le esplosioni stavano illuminando a giorno il tunnel, permettendogli di capire dove si trovasse, ma non di proseguire senza sbattere ovunque, rimbalzando come un ciccione in un tunnel. Forse sarebbe stata la fine di Shu, una fine degna, abbrustolito nella merda di una fogna sotterranea.

    [Tornando a noi, in superficie]

    Il bellimbusto, che pensava forse di poter essere più splendido del damerino che aveva dato il via alla rissa, ora chiedeva a gran voce la testa dei Bastardi, e di tutti gli altri che avessero osato causare il caos sull'isola, ma questo forse lo sapete già. Quello che non sapete ancora, è che i Bastardi non erano al completo, e che questo tipo armato e ben vestito, avrebbe dovuto andarsene a fare in culo un pò più a sinistra.

    Il cazzone idiota infatti, che quel giorno avrebbe potuto fare qualunque altra cosa, essere in qualunque altro posto, scelse invece di fermare la sua inutile persona proprio su un tombino. Un insulso e ridicolo tombino, un tombino così generico che se Shu lo avesse visto, forse si sarebbe incazzato così tanto da prenderlo a testate fino a perdere conoscenza, proprio come per le maniche di Kamakiri, anzi forse persino di più. Quel babbeo era così tanto un inutile png messo lì a caso come transizione tra due scene, che nemmeno si rese conto che la terra sotto ai suoi ridicoli piedi aveva iniziato a tremare, spaccando le fognature della città proprio in quella via, e causando un innalzamento della pressione dell'acqua fognaria. Niente, si accorse che qualcosa non stava andando come previsto, solo quando la merda prese a uscire a pressione dal tombino, e gli si riversò sui pantaloni.



    il tombino improvvisamente esplose sotto ai suoi piedi, facendolo volare in aria, e sparandogli il disco di ghisa dritto in faccia, riducendogliela a un'insalata russa di rimpianti, mista a tutta l'acqua di fogna che si era portato dietro. Solo a quel punto, quegli sprechi di carne dei suoi uomini si accorsero che forse c'era effettivamente una sorpresa condita alla merda per loro, quando il lastricato sotto ai loro piedi venne letteralmente sventrato come se un triceratopo inserito a forza in una scatoletta di cibo per gatti, decidesse di non essere comodo. Un'esplosione di fumo verde misto a decine e decine di tonnellate di merda aprì la strada come un bambino grasso sventra un sacchetto di patatine dopo una dieta di 17 minuti, e in mezzo a tutta quell'apocalisse, una sagoma sparata come una palla di cannone di 35cm attraverso un'uretra maschile, completamente grassa, unta, coperta di liquami e avvolta da delle verdi fiamme si librò in cielo, nonostante fosse del tutto priva di sensi.

    [ASCETA DELLA FENICE GRASSA]



    Shu atterrò a circa due metri dal damerino, in delle condizioni, che al momento nemmeno ai narratori di questa strana storia sono concepibili. Era quasi del tutto carbonizzato, coperto di qualunque orribile escremento una creatura vivente potesse generare, e con del fumo verde che gli si espandeva dalle carni. Odorava di carne marcia, fogna, e rum, e sembrava ancora svenuto, nonostante fosse in piedi. Che fosse morto ?
    Sicuramente morto lo era il bellimbusto che aveva condotto gli sbirri su quella via, ma non se la passava bene neppure lui, a differenza dei suoi uomini, che erano stati svelti a sufficienza da evitare l'esplosione atomica, lui si era preso un tombino in faccia, e poi era stato investito dal cataclisma, che lo aveva sparato contro una palazzina poche decine di metri più avanti. Lo spreco di carne era finito contro un muro di pietra e al momento stava colando a terra come un gavettone di piscio.
    Che si fotta.

    Qui c'è una tabella riassuntiva con delle ferite random quasi sufficienti a uccidere Shu

  3. .

    grasso e furente


    Clash of rosticciana 2



    Quando la bottiglia di vino si infranse sul damerino, questo si lanciò oltre il bancone, evitando la pioggia di oggetti che gli era stata lanciata contro. Questo però non fermò Shu, che continuò a colpire il bancone dove poco prima si trovava il suo bersaglio. Era così arrabbiato da non accorgersi di non avere più nessuno davanti. Per questa ragione non si rese conto dello sgabello che Kaizoku gli frombolò letteralmente nella schiena, andando del tutto in pezzi. [Ferita Lieve] Il dolore e l'impatto vennero assorbiti dal grasso del turbociccione, dandogli una lieve sensazione di fastidio per un istante, anche perchè subito dopo, qualcosa gli sfiorò da sotto le gambe il pipolo, e nel caso di Shu, stiamo parlando di qualcosa di davvero infimo. Kuso infatti PENSAVA di avergli preso la punta del pene, ma essendo così grasso, e microdotato di suo, ciò che Shu poteva vantare era decisamente stato inglobato dai rotoli di carne sotto lo speedo, quindi il Profanatore Mascherato aveva toccato solo quelli; la cosa però ovviamente distrasse l'Aborto che lasciò andare quel poco che era rimasto del collo della bottiglia e si chinò in avanti per cercare di capire chi gli avesse solleticato il sacchettino.

    [- 3 ATTI DI TRACOTANZA ALLA FURIA LIPIDICA]

    Distratto dal toccamento di pipolo di Kuso, il ciccione si rese conto, anche se in ritardo, del doppiocalcio che il damerino stava per lanciargli a mezz'aria, direttamente contro la buzza. Lui però non si postò, anzi, portò entrambe le mani sotto la pancia e la sollevò contraendo i muscoli dei ciccioni, un particolare settore anatomico che solo un megaobeso possiede. Il damerino impattò contro la megapancia dell'Aborto, creando un effetto "onde grasse nell'oceano" mentre Shu se la rideva tra le guance molto paffute per questa difesa particolare [SD1] non subì danno dal colpo, ma venne sbilanciato lentamente all'indietro. Il damerino si era attivato e stava rispondendo all'avvento di Shu, questo non lo faceva affatto arrabbiare. La lotta lo ispirava, lo faceva sentire come un tempo, quando lanciava i cavalli sui suoi avversari prima degli incontri. Era pronto a "lanciarsi" contro il bancone per spalmare la faccia del damerino sul mobilio, quando, proprio in quel momento, un altro boccale, a colombella, avrebbe colpito Shu proprio sulla nuca [Ferita 1/2 Leggera] facendo perdere all'obeso animale il già precario equilibrio, il quale, piegato come era, finì per battere una rombolata con la faccia contro il bancone che aveva davanti, cosa che molto probabilmente gli ruppe il naso, dal quale cominciò a sgorgogliare sangue, che andò a mescolarsi con la salsa di pomodoro che aveva sul bavaglio.
    La cosa lo avrebbe fatto arrabbiare molto. Anche perchè era praticamente caduto in avanti, e solo la faccia gli impediva di finire per terra, fungendo da perno per tutto il suo peso grasso.
    Se Noroi fosse stato nel suo campo visivo durante quell'atto, avrebbe firmato la sua condanna a morte; Shu lo avrebbe inseguito fino in capo al mondo senza pietà.
    Anzi. Lo avrebbe preceduto e poi aspettato, "inseguito" è decisamente irrealistico.

    [ -2 ATTI DI TRACOTANZA ALLA FURIA OBESA]

    AAHAHHGBHGHBGHBHHG MA IO TI ESTINGUO CAZZO


    Subito dopo vennero pronunciate altre parole ma il sangue che colava e la faccia compressa tra grasso e bancone le resero incomprensibili. Nel frattempo, la locanda era diventata un vero e proprio girone dell'inferno, con gente che si lanciava di tutto, scommettitori che cercavano di alzare un po' di grana, e persino una banda che aveva preso a suonare. In quella bolgia che diventava sempre più invivibile, Shu aveva la faccia completamente coperta di sangue, il suo, frammenti di vetro che gli sporgevano dalla nuca, e che gli avevano causato un ulteriore uscita di sangue, che gli stava sgorando lungo tutta la schiena, fino a dentro i mutandoni neri, e una tale rabbia in corpo da poter creare un ecosistema di ciccioni arrabbiati. Fu in quel momento, temporaneamente accecato dal suo stesso sangue, che intravide una sagoma biancastra di nuovo a mezz'aria, diretta verso di lui. Protese in avanti una mano ma con gli occhi mezzi chiusi non riuscì ad afferrare nulla. Uno sgabello però gli arrivò dritto in faccia. [Ferita 1/2 Leggera]
    Questo lo fece restare immobile per un momento, poi la montagna di ciccia cadde lentamente a sedere a terra, facendo tremare tutta quanta la locanda. Era immobile. Silenzioso. La faccia e la pancia completamente coperte del suo sangue.
    Era svenuto?
    Era in stato di shock?

    Era DANNATAMENTE INCAZZATO.

    [-1 ATTO DI TRACOTANZA ALLA FURIA TRABOGANA]

    In quella situazione, non lo avrebbero visto far nulla se non muovere gli occhi. Si guardava attorno. C'era addirittura un tizio altissimo che sembrava nudo, ma a causa del sangue, Shu non era in grado di capire se lo fosse, potevano anche essere delle visioni a causa delle botte in testa. Ci pensò un istante, quell'individuo doveva essere alto almeno due metri e 10, no, forse addirittura di più, e continuava a crescere.

    ...sarà alto almeno 2.17...


    Era la calma prima della tempesta lipidica, il momento cruciale. L'istante più pericoloso. Sarebbe bastata una sciocchezza, uno sguardo, un cenno, anche solo una postura sbagliata per far rompere il delicatissimo, seppur ciccione, equilibrio nella testa di Shu. E accadde.
    Non fu il damerino. Col suo vestito ormai non più pulito, mentre dava di matto; non fu il biondino che era saltato sul tavolo tirandogli un boccale. Non fu nemmeno il tizio altissimo, che per la rabbia di confucio quando gli vanno a male le patate, sembrava sempre più alto; non era stato nemmeno il disegno che questi aveva portato con sè, e che probabilmente Shu avrebbe acquistato in seguito; non era stato nemmeno il delinquente che era entrato lì dentro per derubare il damerino, e che per sua fortuna, Shu non aveva visto mentre gli tirava un boccale; o quell'altro che stava cercando di alzare un po' di grana.

    No, nessuno di questi. Era stato un ragazzetto.
    Uno stolto, stolto ragazzetto con i capelli rossi, che aveva commesso un terribile errore agli occhi dell'Aborto, un errore imperdonabile.
    Shu si alzò nuovamente in piedi. Si voltò totalmente verso Kamakiri. Era grosso, quasi nudo, unto, sudato, sporco e completamente coperto di sangue.

    MA COME CAZZO LE PORTI QUELLE MANICHE. PERCHE' DOVETE FARMI ANDARE IN BESTIA. POSSIBILE CHE DEBBA SVITARVI LA FACCIA.


    Immaginate che il ciccione stia sventolando le braccia verticalmente, durante questa scena, e che il bavaglio, sbattendogli in faccia, generi una sindone rossiccia, mista sangue e bava, con i suoi lineamenti facciali.




    [FURIA GRASSA]


    GVvrnRD


    [Shu passa ad energia gialla per la rabbia più accecante, i muscoli si gonfiano e l'ipertensione galoppa]



    Immaginate un enorme scimmione obeso di quasi due metri, incazzato come una scimmia, con una buzza tale che durante la corsa, i ballonzolamenti di quest'ultima siano in grado di spostare l'asse terrestre, farsi strada a corsa, volando spallate a destra e a sinistra in mezzo alla folla, tirando bracciate e facendo volare persone, verso Kamakiri.

    Immaginate quanto un povero cristo debba cacarsi addosso al suo posto in una simile situazione. [SA 1] Anche perchè arrivato a circa due metri, Shu non avrebbe proseguito per farci a pugni. Sarebbe stato troppo lucido. Non avrebbe afferrato un oggetto, o Noroi, per tirarglielo addosso. Troppo strategico.
    Le punte dei suoi piedi avrebbero premuto con forza contro il pavimento. Spezzando le assi di legno. Sfruttando l'impeto del suo corpo in movimento, Shu sarebbe letteralmente CAZZO DECOLLATO in direzione del ragazzetto con l'intenzione di spappolarlo al suolo sotto i suoi quasi 300kg di grasso e rabbia, tenendo le braccia e le gambe completamente spalancate nel farlo. [SA 2]
    La cosa allucinante, era che per qualche ragione, il fottuto panzone era realmente stato in grado di saltare, nonostante il suo peso, e stava realmente volando per coprire i due metri di distanza che restavano tra lui e il ragazzino.
    I presenti avrebbero chiaramente visto con la coda dell'occhio, e non solo con quella, l'illuminazione della locanda eclissarsi per un momento, mentre una fottuta balena copriva quella distanza in volo.
    All'atterraggio, niente sarebbe stato più come prima.

    AAAAARRRGGGHHHHHHHHHHHH






    "Qui c'è una tabella riassuntiva."



  4. .

    Grande grosso e fetore


    l'aborto



    Questa storia ha inizio come molte altre storie, con una donna di strada che si alza la sottana, si piega sulle ginocchia, e dopo diversi minuti, scarica suo figlio sulla pietra lastricata assieme a sangue e feci, prima di andarsene barcollando. Non era una pratica così rara in quel periodo, la lotta per la Fondazione imperversava e la gente non aveva nè soldi nè forze per occuparsi dei figli. Nessuno seppe mai come questo bambino in particolare fosse sopravvissuto al suo "parto" ma decenni dopo, in molti avrebbero saputo della sua esistenza.
    L'estate si stava avvicinando e sull'isola di Goto il calore significava puzza, più puzza del solito. L'odore del pesce abbandonato morto per strada vicino al porto si mischiava a quello della gente abbandonata morta per strada, creando un olezzo paragonabile solo a quello degli abitanti. Non era un luogo ricco, persino i banditi erano di classe inferiore a quella dei normali criminali, tanto che, data la totale assenza della legge in quel buco di culo del mondo, lontana dagli affari dei ninja, i regolamenti di conti avvenivano in strada alla luce del sole, nei locali, nei bagni, persino l'acqua del porto in alcuni periodi dell'anno contava più cadaveri umani che imbarcazioni. In questo esotico paradiso viveva Shu.

    Ma chi era Shu? Shu era un aborto.

    In molti li chiamavano così, ma a bassa voce; perchè Shu non era affabile. Doveva essere stato un lottatore di sumo, fino a che i vizi e il temperamento lo avevano costretto al ritiro. Secondo alcuni aveva spezzato il collo al suo avversario nel suo ultimo combattimento. Secondo altri aveva incatenato l'arbitro e lo aveva cosparso di pece prima di dargli fuoco, secondo altri aveva ingozzato di topi morti la gola di un tipo che gli doveva dei soldi, ma nessuno aveva la certezza di chi fosse stato realmente. Quello che tutti sapevano era che Shu viveva da alcuni anni sull'isola, e si guadagnava da vivere come "agente di sicurezza" oppure come "sfrattatore" oppure col recupero crediti. Quando gli affari andavano male, semplicemente entrava in una casa buttando giù la porta, afferrava il primo che gli fosse capitato a tiro, e dopo averlo massacrato dipingendo una parete con la faccia del poveretto, si stabiliva nella sua casa fino a che c'erano provviste o denaro per comprarne, ripetendo questa sua abitudine fino a che non avesse avuto dei nuovi affari da portare avanti.

    Ma più rinomato del temperamento di Shu, era il suo appetito. Era grasso, o meglio, era stato forse grasso da bambino, ora era una vera e propria botte e dannatamente contrario all'igiene. Il suo appetito era più temuto delle mareggiate, e secondo alcuni, si era mangiato pure un cameriere che non gli aveva voluto portare altra carne. Questa però era sicuramente una falsità che veniva detta sul suo conto.

    Quel particolare giorno, si trovava una locanda vagamente più "rispettabile" per questo oltre agli stivaletti e le mutande a speedo che portava nel 90% del tempo, aveva anche, legato al collo, un bavaglio. Era intento a divorarsi mezzo tonno da solo, gozzovigliando e sbavando ovunque, in un angolo della sala, quando un tizio tutto rileccato entrò nel locale e....



    ...ecco questo mi vuole far incazzare


    Si mise davanti al bancone, evitando la gente come se temesse di sporcarsi. La cosa lo mandava in bestia. A tal punto che il boccone gli si fermò in gola e il sangue gli andò decisamente troppo al cervello. Tutto di quel damerino lo mandava in bestia, il suo abito, la sua faccia da coglione, i suoi capelli, le sue scarpe, tutto quanto. Ma dato che quella era la sua taverna preferita e avevano sempre ottimo cibo, decide di lasciare perdere.

    CITAZIONE

    Avete un bicchiere di bianco fresco? Un sauvignon fruttato, possibilmente... O qualsiasi cosa che non sappia di aceto, in alternativa, se non è chiedere troppo... E cosa avete da mangiare? Commestibile, la prego, commestibile. E non unto. E senza vermi nel piatto, sempre se possibile, ovviamente.


    ...........


    Shu si alzò. Con ancora il suo bavaglio sporco addosso, e gocce di brodo che gli colavano lungo il fianco tatuato. Percorse qualche metro, passando accanto alla rastrelliera con le bottiglie, ne prese una, a caso, e si diresse verso il damerino. L'oste non notò la cosa, fortunatamente per lui, dato che era impegnato dalla parte opposta della sala, al bancone vicino al tipo appena arrivato. Shu attraverò la sala, con la gente che stava iniziando a osservarlo, quindi, quando fu appena dietro al tizio vestito di bianco, beh lui, gli servì il vino. Tenendo la bottiglia in maniera decisamente storta cercò di colpirlo dal lato destro, standogli dietro, tra la guancia e il mento, o la spalla, non gli importava gran che, era troppo irritato da quella presenza per ragionare a modo. [Slot Azione I][Stat Bianca]

    zlvZhPI




    TIENI IL VINO CAZZO. ALLORA CE L'HAI CON ME, ALLORA VUOI PROPRIO MANDARMI IN BESTIA


    Non voleva semplicemente ferirlo, voleva sporcarlo, perchè quel tizio vestito di bianco stava CHIARAMENTE nella locanda per infastidire Shu, la cosa per lui era più che evidente. Per questa ragione, avrebbe quindi cercato di dare un calcio allo sgabello per farlo finire a terra. [Slot azione II][Stat bianca] Come osava venire proprio in quella locanda, proprio quel giorno, a disturbare la cena di Shu, chiedendo quella marea di stronzate? Era evidente che cercava di farlo andare in bestia. In breve tempo gli avrebbe persino vomitato addosso se quel tipetto tutto mocassini non si fosse levato dalle palle.
    La cosa divertente è che gli altri avventori avrebbero chiaramente visto questo superciccione cercare di massacrare un poveretto, ma il bavaglio sporco al collo di Shu che svolazzava, dava a tutta la scena un che di comico.

    Tieni, tieni il vino, allora? Non lo vuoi un po' di vino eh? MA VUOI PROPRIO FARMI INCAZZARE EHHHHHHHHHHHHHHHHHGHHHHHHH



  5. .

    GRAN FINALE




    Quando Febh accettò il piccolo oggetto, sembrò rilassarsi completamente. La sua espressione cambiò, la sua postura anche, sembrò essere diventato del tutto un'altra persona. Per un attimo un brivido scese lungo la schiena del ronin, qualcosa lo spaventò, una sensazione che non provava da moltissimo tempo. Secondo lui la calma era il dettaglio più terrificante che poteva nascondersi in ogni uomo, e vedere Febh così improvvisamente calmo in un posto simile, lo fece trasalire. Pochi istanti dopo però si separarono, ma lui continuò a pensare a quello che aveva appena percepito. Ovviamente nelle steppe oscure del Bonshuno, Jotaro non fu un grado di udire la verità riguardo l'identità di Febh, mentre lui urlava alle lucertole; le sue parole si persero nell'infinita oscurità.
    Quando si trovò nella più nera oscurità, circondato dalle ombre sue gemelle, la più grande di loro non era scomparsa, era semplicemente l'ombra stessa che li accoglieva, e i due grandi occhi, uno rosso e uno bianco, restavano dietro la schiena di Jotaro, e si spostavano con essa, impedendo al ronin di scorgerli, qualora si fosse voltato. Poteva sentirti osservato, ma non poteva osservare. Ci avrebbe messo un bel po' per capire cosa stava succedendo. Il grande drago era abile nelle illusioni, ovviamente, e quella poteva tormentare un'anima mortale per l'eternità, ma non aveva le reali sensazioni che le esperienze della vita potevano dare, e Jotaro aveva passato una grande quantità di tempo con le anime dei suoi compagni, per questo comprese quanto stava accadendo, ma questo non gli avrebbe permesso di spezzare quella infame maledizione. Le sue capacità di contrastare le capacità illusorie non erano che nella media, e liberarsi da quella poteva essere quasi impossibile, non aveva certo il chakra necessario, e Indra non era un demone, non poteva fornirne alcuno, però poteva essere d'aiuto.
    La serratura per l'Antico era chiusa, serrata, ma Jotaro avrebbe potuto giurare di aver percepito un sussurro, un'idea, un consiglio...era farina del suo sacco, o Indra in qualche modo era riuscito a lambire la sua mente oltre la Porta?

    L'idea era semplice, ma efficace. La sua mente gli apparteneva, era l'arma più potente che aveva a disposizione, e con il supporto dell'Antico lo era divenuta ancora di più. Poteva distorcerla volontariamente come nessuna illusione avrebbe mai potuto, per questo liberò il suo chakra, che fluì nella sua corteccia cerebrale come un fluido velenoso, e gli sembrò di avere Mataza che gli conficcava le unghie nello scalpo. La sensazione non fu piacevole.

    All'inizio.

    XGbyZN3



    Le immagini che percepiva iniziarono a distorcersi, le ombre che aveva accanto cambiarono, da vapori oscuri presero forma, e divennero i vari corpi brutta copia di Jotaro che erano stati creati per proteggerlo, o meglio, per fare la guardia alle reliquie. Brando, Yugito, Ashura, Amanimaru, erano sempre loro, riprodotti attorno a lui nell'uniforme da ombra, come se fosse sempre stato lui a vegliare su se stesso, e non i suoi compagni. Era l'unico su cui poteva fare affidamento, ed era sempre stato così, il padre che tanto diceva di esserne orgoglioso, era solo l'ennesimo buffone. E quando finalmente il Jaku si voltò, una sciocca caricatura del "padre" lo fissava, intento saltellare in maniera divertente.

    Sembri Hoshi, ma meno divertente.

    Le ombre erano sempre lì con lui, e anche l'illusione, ma almeno la via adesso era chiara.

    [Akira e...Febh?]

    La strana coppia era invece arrivata al banco degli imputati, dove il guardiano della lanterna era sotto l'attenzione del guardiano del tempio, che gli proponeva un accordo. Raramente in una situazione simile, l'accordo sarà a vantaggio del povero malcapitato, ma forse questa era un'eccezione alla regola. Se Jotaro fosse stato presente, e ancora non lo era, avrebbe spinto Akira a siglarne uno; strangolarsi in un pessimo accordo con le proprie mani era, secondo lui, il miglior modo per imparare dai propri errori. Altri però racconteranno l'esito della storia di Akira, dal momento che la nostra attenzione si focalizzerà su...Febh. Dopo essere stato, nuovamente, deriso e insultato, stavolta anche dal vecchio scribacchino di Amesoko, lo strano Febh avrebbe percepito di essere osservato. Non dal vecchio, da Akira, o da Jotaro, ma da qualcos'altro presente nel tempio. Improvvisamente una sezione di una delle pareti, iniziò a cambiare pigmentazione, divenendo sempre più scura. La sezione in questione era molto grande, parecchi metri infatti, quasi tutta una zona, e non solo si stava annerendo, ma a contrasto col colore più chiaro, sebbene sempre antracite, del resto del tempio, divenne chiara una forma ben precisa.
    Akira non avrebbe notato nulla di tutto questo, ma un grosso animale, una lucertola decisamente più grande e sicuramente più oscura dei cacciatori che avevano inseguito Febh, divenne chiara ed evidente, attaccata alla parete del tempio. Il vecchio guardiano chiaramente la scorse, volgendo appena il volto e fissandola con la coda dell'occhio, mentre questa lentamente scendeva dalla parete che la ospitava, senza però emettere nessun rumore eccessivo, se non appena quello di mille squame che strusciavano sinuose sulla nuda pietra. Il grande...qualunque cosa fosse, diciamo per comodità lucertolone, si fece avanti e andò ad appollaiarsi a giusto un metro da Febh, la sua testa era grande come tutto l'amministratore di Oto. Dopo qualche istante di osservazione, una lunga lingua lucertolosa uscì dalla cavità orale, che rimase socchiusa, e andò ad avvilupparsi attorno al ninja, senza però stringerlo, restò ferma qualche istante, come per misurare...qualcosa, poi venne ritratta fin nella bocca della creatura, la quale, sibilando, parlò!

    << Pressssssssssto. >>

    Nuovamente solo Febh, o chiunque lui fosse realmente, avrebbe potuto avere consapevolezza di tutto questo, mentre la lucertola chinava rapidamente il capo e dondolando, tornava dietro al vecchio guardiano, appollaiandosi sopra a una colonna, nonostante fosse ben più grande di quest'ultima, restando però visibile all'Otese. Quella cosa era quasi certamente uno dei cacciatori, ma oltre a essere più grande e dotato di un intelletto superiore, aveva anche percepito qualcosa, che sarebbe stato chiaro a Febh appunto...presto.

    [Jotaro]

    Non molto tempo dopo, anche Jotaro arrivò al tempio, apparendo quasi magicamente dietro le spalle di Akira, mentre questo era intento ad udire le parole del guardiano, il quale si rivolse anche all'ultimo arrivato, come fosse il portiere di un parco dei divertimenti.

    [QUOTE]

    Propongo anche a te un patto. Il Custode del Tempio dei Contratti stava veramente proponendo un patto anche a colui che, più di tutti tra i mortali, si era fatto beffa di quel luogo. Ma, a differenza di tutti gli altri, il mio giudizio sarà più severo. Non voglio più correre inutili rischi con te. Non voglio più vedere te che ti fai beffe del Mondo dei Morti. Cosa cerchi, Jotaro Jaku? Il patto sarà valutato, ma il Sommo Amesoko richiede come prezzo... La tua anima. Quando giungerà la fine per te, la tua anima sarà reclamata, questa volta per sempre... E saranno... Si, mi pare equo.
    Mille anni.
    Mille anni tra le fauci del Sommo.

    [QUOTE]

    Il ronin attese che Akira completasse la sua arringa, prima di dire la sua, fu in effetti stupito dalla richiesta di Akira, curioso che il ragazzo volesse davvero Quindi, quando il vecchio posò del tutto lo sguardo su di lui, il ronin sbuffò, come se non fosse la prima volta che si trovava davanti al guardiano in procinto di terminare quella conversazione.

    Touki ogni volta che sono passato di qui mi hai fatto la stessa proposta, e ogni volta il tuo padrone ti ha impedito di ricordarlo, io non ho un'anima come gli altri, e Amesoko questo lo sa bene.

    Quindi Jotaro si grattò il mento. Che il destino lo avesse messo sulla stessa strada di Akira per un motivo ? Dopotutto la richiesta del ragazzo non era così diversa dal vero motivo che aveva portato Jotaro nel Bonshuno a incontrare il drago del Nadir e il suo guardiano. Era il momento di scegliere cosa fare, se restare nel limbo, o varcare la soglia per il destino che lo aveva sempre atteso. Quindi si rivolse ad Akira.

    Akira, puoi passarmi quella per un istante ? C'è dentro una cosa che mi appartiene.

    Ovviamente Jotaro si riferiva a Tamashi, che indicò, cosa che generò un certo fastidio nel vecchio guardiano, fastidio che Jotaro si premurò di troncare immediatamente. Abbi pazienza guardiano, sono sicuro il tuo padrone apprezzerà.
    Al ronin non serviva davvero impugnarla, gli sarebbe bastato che Akira sporgesse il braccio verso di lui tenendo la lanterna, mentre questa si apriva da un lato, e una piccola, fioca pallina luminosa verdastra si facesse strada fluttuando verso la mano del ronin. Quella "cosa" sembrava danneggiata, molto danneggiata, e se ne stava accesa per miracolo, ma cosa era quella strana sfera, e perchè si trovava nella lanterna? Ovviamente questo Jotaro non lo spiegò ad Akira, ma il vecchio guardiano sembrò capire subito cosa aveva davanti.

    Ho una controfferta. Questo luogo non mi è ostile, e sono arrivato alla conclusione che "questa" non mi è di alcuna utilità per il mio scopo; quindi che il tuo padrone se la prenda, non per mille anni, può tenerla per sempre. In cambio, chiedo di poter essere il nuovo Shugojine9pbUJq. Il traghettatore shinigami di coloro che sono sfuggiti alle grinfie della morte che calpesta la terra dei vivi da morto. Questo è il mio destino, e sono pronto a compierlo per l'eternità. Se tanto sono destinato a passare per il Bonshuno, in questo modo il tuo padrone avrà solo da che guadagnarci, cedo la mia anima volentieri.

    Ovviamente Jotaro non aveva mai fatto parola con Akira di quale fosse il suo desiderio. Voleva cacciare gli immortali? Voleva servire la Morte stessa? A quale scopo? Magari l'ultimo viaggio nel Bonshuno gli aveva fatto capire quale fosse il suo ruolo, e lo aveva accettato. O Magari, era tutta un'idea di Indra?
    Qualunque fosse la verità, Tamashi avrebbe in poco tempo preso a divenire molto luminosa, attirando l'attenzione di Akira, che sarebbe in pochi attimi, al termine della stipulazione del suo contratto, stato avvolto dal fascio di luce verdastro della lanterna, ma lui soltanto.

    Ci vediamo in giro ragazzo. Gli disse il ronin, prima che il Kiriano sparisse avvolto nella luce. La lanterna non lo avrebbe riportato indietro, ora che aveva offerto la sua anima al Bonshuno.

    Quando fossero rimasti soli, Jotaro si rivolse a Febh.

    Noi non siamo così diversi non è vero? Io sono a mio agio quaggiù, ma non come te. E una tale calma non la si guadagna semplicemente con la morte. Devo portare un messaggio? Un messaggio di Febh per qualcuno? A cosa si riferiva Jotaro ?

    Quindi, quando tutti i riti di sorta fossero arrivati a conclusione, Jotaro si sarebbe inchinato a Febh e al guardiano, prima di venire letteralmente risucchiato dalla terra morta che stava calpestando.

    [Intanto a Oto]

    A Villa Mikawa in parecchi erano passati davanti a una delle tante finestre che davano sul cortile posteriore. E altrettanti servi di Diogene si sarebbero chiesti come mai Fyodor stesse scavando una fossa ormai da diverse ore. Usando una pala per altro. Lui solo era uscito dal Bonshuno in tempi recenti, fatta eccezione per Akira, e forse in qualche modo era collegato a questa storia. Dopotutto, un amico a Oto aveva dato a Jotaro la pergamena rossa per entrare nel mondo dei morti, e quello stesso amico forse, aveva anche preparato la fossa per il ronin. Quando la pioggia prese a bagnare la testa della Carcassa, questo, ormai terminato lo scavo, piantò la pala per terra, e se ne tornò ai suoi affari. Dopo qualche ora, dalla terra umida di pioggia di quella che era a tutti gli effetti una vera e propria fossa da morto, delle pallide dita presero a scavare verso l'alto, facendosi strada verso il cielo in tempesta.

    [Akira]

    Quanto al Kiriano, quando la luce si fosse affievolita, Akira si sarebbe ritrovato nella capanna di Sanjuro, nella palude. Lo sciamano aveva disegnato un cerchio a terra con delle candele marce ricavate con degli escrementi di montone del deserto, e si era appisolato mentre le teneva sotto controllo. Accanto a lui, Gassan era appoggiato davanti ad una tavola Ooujia, e per qualche ragione, il duo sciamanico aveva percepito uno spirito di passaggio, e grazie al loro intervento, Akira era risorto a Kiri, e non, che ne so, nella sala da tè del Kazekage.


    OT
    Grazie a Febh e Hidan per la bellissima giocata X3



    Edited by Jotaro Jaku - 14/5/2020, 21:06
  6. .

    Il conto da saldare




    La reazione di Hayate fu peculiare. Forse non si aspettava gentilezza, per questo scambiò la generosità di Jotaro nel cedergli le informazioni con semplice arroganza? Mentre il ronin sperava di non aver incrinato il loro rapporto comportandosi in maniera così lineare, il Lupo chiarì che avrebbe saldato il suo debito, e in poco tempo scomparve nel nulla. Nemmeno per un momento Jotaro dubitò delle parole di Hayate, poteva essere cambiato, non essere più nemmeno un uomo, ma era certo che se avesse seguito le sue istruzioni, avrebbe potuto incontrarlo nuovamente. Eppure, nemmeno avere una delle entità più pericolose che calpestavano la terra dei ninja in quel periodo, riusciva a sollevare le spalle di Jotaro dal peso che sentiva. Era sicuro che restare troppo tempo in quel posto avrebbe attirato cose con cui non voleva avere a che fare. Era già morto, ma per un motivo o per un altro, aveva trovato il modo di non restare troppo nel Bonshuno, o era stato richiamato sul mondo con l'Edo Tensei; stavolta era diverso, la gita si stava allungando oltre misura, doveva andarsene prima di trovarsi a fare i conti col suo passato, e non aveva per nulla intenzione di farlo con Febh vicino, o con Akira da recuperare, ma le cose non vanno mai come si vorrebbe. Fu la voce tremante di Febh a riportarlo in sè, scacciando i pensieri che dimoravano nella sua mente.

    CITAZIONE

    Quello...quella persona. Ma chi era? Da dove arrivava? Deglutì, poi con uno sguardo di disperata avidità. Diceva sul serio quando parlava della vita eterna? Mi inseguono. Mi hanno ferito, non so cosa vogliano realmente, ma sicuramente mi faranno male. Molto male...tutto per colpa di Hebiko. Io volevo solo cavarmela, volevo solo vivere senza il terrore del mio maestro. Lei avrebbe dovuto capirlo, non avrebbe...non c'era bisogno di uccidermi!


    Di nuovo quel comportamento. Più tempo passava in sua compagnia, più si sentiva a disagio. Aveva incontrato Febh di recente; la sua sicurezza a tratti lo spaventava, questo atteggiamento non era da lui; non lo aveva frequentato assiduamente certo, ma la morte non cambia per persone, non così, specialmente uno come lui.

    Mi stupisce che tu non sappia chi sia Hayate. Chiunque conosce questo nome, dal ninja più inesperto al più addestrato di loro, e tu nella tua posizione dovresti...ne abbiamo parlato anche alla riunione, poco tempo fa... Oltretutto, quello che raccontava sembrava reale, ma non aveva senso, come poteva essere stato sconfitto, Febh Yakushi, rinomato per la sua resilienza e il timore che generava nei suoi avversari, da un ninja sconosciuto. Questo racconto faceva acqua da tutte le parti; per non parlare delle cose che gli stavano dando la caccia.

    Febh, questo è il bonshuno, capisci? Se arrivi qui sei morto, niente ti dà la caccia, a meno che tu non debba trovarti qui...Se gli spazzini di questo luogo ti inseguono, significa che c'è qualcosa che non mi stai dicendo. Io non ho un'anima, non appartengo a questo posto, ancora, eppure non sono mai stato braccato. Questo significa...

    Jotaro con una falcata si fece incontro a Febh, praticamente standogli davanti, come per bloccarlo col suo corpo, e lo fissò in volto coi suoi occhi color sangue. Restando in silenzio per qualche secondo...

    ... Che dovremo muoverci non credi ? Concluse sorridendo e porgendogli la mano per condurlo. Recitazione

    Che avesse capito? Oppure voleva semplicemente darsi una mossa e togliersi da lì ? La verità era un'altra. Da quando aveva operato sulla mente di Mataza, la porta non era ancora stata chiusa, e l'Antico continuava a sussurrare le sue malìe. Jotaro ancora non lo aveva capito, non era così abile nel controllo della Porta, da rendersi conto che subito dopo una razzia, non solo la sua mente era più debole agli influssi di Indra, ma ci voleva del tempo affinchè quello che aveva assorbito venisse filtrato dalla sua personalità, in modo da tenere le cose utili ed eliminare tratti e personalità della vittima. Al momento non era lui, era un agglomerato di Jotaro e Mataza, con quella deforme entità che lo stava manipolando, non a comodo proprio, ma a comodo di Jotaro, voleva che il ronin capisse il più in fretta possibile, e si togliesse da lì.
    In quel momento Febh parlò riguardo a Oto, a Orochimaru, ma Jotaro non sapeva o non ricordava, in quel periodo era morto, e Diogene lo stava utilizzando proprio per abbattere Orochimaru assieme a Febh, questo lui lo sapeva, quindi perchè quel racconto confuso?
    Un altro dettaglio distrasse il ronin, come una scarica che arrivò da Febh, che durò un istante soltanto, mentre le ombre si avvicinavano, nonostante lui non sentisse le frasi che gli spazzini del bonshuno pronunciavano.

    Ed eccola laggiù, una flebile luce di speranza, Akira? Tamashi? Erano lontani, ma non così lontani, potevano partire e raggiungerlo, eppure l'idea di voltare le spalle a Febh non lo esaltava, per questo gli aveva allungato la mano per condurlo. Se Febh lo avesse preso per mano, Indra avrebbe tentato di aprire quella mente il possibile, per far capire al ronin cosa stava succedendo. [Razzia]
    Se così non fosse stato, e il ragazzo fosse rimasto fermo o fosse partito, allora si sarebbe incamminato verso la luce, con quelle cose che li stavano seguendo. Non solo, ma più proseguivano verso Akira, più la luce innaturale della luna stava scomparendo, lasciandoli sempre più nel buio. La sensazione di pesantezza sulle spalle però si faceva sempre più pesante, al punto che nemmeno Indra riusciva più a farsi considerare da Jotaro. Qualcosa gli era addosso, qualcosa che conosceva, ma che aveva sempre cercato di evitare.

    CITAZIONE

    Io sento come delle voci...sussurri nella testa. Mi dicono che tutto questo, che tutto può e deve essere distrutto. Ma cosa vuol dire?


    Non ne ho la minima idea, quaggiù ognuno vede e sente quello che vuole, e ciò che esiste per te, per te diventa reale, quindi qualunque cosa ti stia seguendo, fuggi. Trova il modo di capire chi è e che cosa vuole, poi fermati e affrontala, io non posso aiutarti su questo. Non ora.

    No, perchè aveva altro a cui pensare. Se gli spazzini oscuri del reame degli spiriti erano dietro di loro, davanti aveva un altro problema da affrontare. Lo avevano trovato. Jotaro si fermò, e rilassò tutto il corpo, facendo cadere le spalle. Si frugò nella tasca e tirò fuori qualcosa, quello che sembrava un semplice [Accendino], lo passò a Febh. Lo Yakushi non poteva vedere quello che stava sbarrando loro la strada, non doveva avere timore di proseguire.

    Prendi questo. Un caro amico me lo ha consegnato molti anni fa, mi ha sempre illuminato la via. Akira è davanti a te, quella luce verde è la tua porta d'uscita e questo accendino e la sua chiave. Corri, io ho un conto da saldare. Infatti non appena Febh avesse raccolto l'accendino, Jotaro sarebbe scomparso, e se non lo avesse fatto, avrebbe visto la sua guida venire risucchiata dall'oscurità, e il piccolo oggetto cadere a terra. Se avesse provato a raccoglierlo e ad accenderlo, avrebbe notato come una fiammella blu, non color del normale fuoco, sarebbe scaturita da quel cimelio, come la luce della lanterna che scorgeva in lontananza. Non era un semplice acciarino, era come se ci fosse un'anima aggrappata ad esso, qualcosa di vivo, forse più vivo di quanto fosse Jotaro, e questo il mezzo-Febh lo avrebbe percepito, come se tenere tra le dita quell'oggetto lo rinvigorisse.
    Pochi istanti dopo avrebbe percepito un lembo d'ombra da dietro di lui cercare di afferrarlo, non per trattenerlo, ma per ferirlo ad una gamba con un colpo d'artigliata [Slot azione] Qualunque cosa fosse, voleva rallentarlo, giocare con lui, mentre un'altra ombra dalla sua sinistra cercava di farlo cadere colpendogli l'altra gamba, come se fosse un colpo di coda. [Slot azione] Si sarebbe sentito braccato come da un branco di iene. Il tutto mentre le voci continuavano a martellargli nella testa.

    MEZZA PERSONA. MEZZA PERSONA. MORTO A MEZZO. VIVO A MEZZO



    Ogni ferita lo avrebbe reso più lento, non aveva modo di contrattaccare quelle cose, non ancora; non erano ancora convinte che avesse il diritto di restare lì. Forse solo raggiungendo quella luce in lontananza lo avrebbe avuto.

    [Akira]

    Quando il Kiriano chiese all'apparizione chi fosse, se lo conoscesse, il fantasma rispose con un cenno del capo. Sorrise. Akira non poteva vederne il volto, non aveva bocca, eppure in cuor suo si sentì inondato come da un grande e bonario sorriso, di quelli che ti svoltano la giornata. Il fantasma fece un cenno allungando il braccio verso quella che sembrava una costruzione scavata in una parete di roccia davanti a loro, non troppo lontana, quindi riprese a camminare. Seguendolo, Akira avrebbe potuto accorgersi di come decine, forse centinaia di altre anime si stavano avvicinando, e camminavano assieme a loro. Non sapeva se fossero amiche o nemiche, per il momento era come se lo tenessero d'occhio. Forse il suo guardiano o forse la lanterna tenevano i morti a distanza, ma per quanto ancora gli avrebbero permesso di vagare in quella terra desolata e oscura senza periglio ? Giunto davanti alla grande parete di roccia, avrebbe ricordato dei dettagli nell'architettura. Aveva già visto un posto simile, non uguale, ma rassomigliante. La valle dove aveva combattuto con quell'ombra che aveva ucciso i guardiani, dove Samuro lo aveva salvato, e lui aveva scoperto il passato dei suoi amici di Kiri. Era un tempio simile? Lo stesso tempio?
    Il fantasma indicò il grande arco di pietra che componeva l'entrata, poco prima di inchinarsi di nuovo, battergli una mano sulla testa, e scomparire nel nulla, in una nube biancastra che fece venire i brividi di freddo alla schiena ad Akira, come fosse stato investito da una corrente fredda nelle steppe di Genosha.
    In quel momento avrebbe notato come non fosse la presenza del guardiano a tenere lontane le altre anime, dal momento che con la sua sparizione non si erano ancora avvicinare. Però avrebbe notato in lontananza un lumino in avvicinamento, molto simile a Tamashi, farsi largo tra le ombre.
    In pochi istanti, un molto braccato Febh gli sarebbe piombato addosso, inseguito da mezzo Bonshuno in forma di lucertole oscure di varie dimensioni.

    A quel punto una folata di vento ascensionale avrebbe colpito Akira alla provvista, come se qualcosa stesse risucchiando verso l'alto il bonshuno stesso, come per prendere fiato. Quindi tutta l'oscurità venne accesa sopra la sua testa, come se un'enorme torcia dello stesso colore di Tamashi si fosse accesa, illuminando a giorno tutta la landa del Bonshuno, dalla Fenditura alle Profondità, dal Recinto alle Valli dell'Oblio. E un vento di morte e putrefazione investì il ninja, assieme ai suoni che tale vento fetido trasportava. Alzando lo sguardo da Febh che si avvicinava, Akira avrebbe chiaramente, molto chiaramente, notato una creatura gargantuesca, più grande di quanto avesse mai visto, più grande di Masamune, torreggiare sulla parete di roccia, aggrappandosi al tempio con gli artigli. Un drago colossale. Una maestosa creatura con la pelle e le scaglie marce, così consumate che era possibile vedervi attraverso, con un grande fuoco verdarstro al suo interno che ardeva come una forgia.

    Amesoko, il grande Drago del Nadir, guardiano del Bonshuno e di chi vi dimora



    WZpm5nU



    I suoi occhi vibravano dello stesso colore di Tamashi, e dalle sue fauci, innumerevoli anime venivano continuamente masticate mentre cercavano di farsi largo per sfuggire al supplizio del sovrano di quel luogo. Chi fossero e perchè erano destinate a quella tortura eterna, era noto solo ad Amesoko stesso. Eppure, nonostante la presenza terrificante, il gran dragone non fu ostile verso Akira.

    << Escano...i miei...ospiti >>



    E una luce sembrò accendersi dentro al tempio. Come per guidare Akira a Febh, il quale aveva visto eccome a sua volta il grande drago, ma la sua voce era tanta e tale, che persino lo Yakushi a distanza, avrebbe compreso che forse era il caso di dare piedi alle gambe. Infatti le ombre che lo seguivano, sembravano farsi indietro, continuavano a seguirlo certo, ma a debita distanza. Non erano graditi oltremodo nel Bonshuno, e forse in quel santuario, avrebbero trovato le risposte che cercavano.

    [Jotaro]

    Quanto a Jotaro, era scomparso agli occhi di Febh ma non si era mosso di un millimetro. Il fuoco immondo di Amesoko non aveva illuminato il luogo dove si trovava, il drago era sia seccato dalla presenza di un contenitore senz'anima nel suo reame, sia divertito allo stesso tempo, e lo aveva lasciato nel buio a vedersela coi suoi demoni. La presenza oscura che gli si era palesata davanti, con un occhio bianco che lo trafiggeva e un occhio rosso che lo giudicava, era chiara per lui, specialmente quando scomparve in una risata, per lasciare il posto ad altre figure in nero al suo posto.

    Hoshiasu...Erano tutte uguali, senza dettagli, senza volto, Chiimaru... eppure Jotaro era sicuro di riconoscerle tutte, una per una. Tanemoi... Aveva consacrato la sua vita a loro. Akuteki... Aveva compiuto tradimenti, Rintoku...e si era vergognato di se stesso, per loro. Shinsouretsu...Erano stati suoi fratelli e sorelle, allievi, rivali, compagni, Jikoden... e in certi casi, qualcosa di più. Questo non aveva salvato nessuno di loro Fumanako... nella città infame, dove anche Akira era stato. Ebbe paura lì Jotaro, quando gli fu chiaro che l'assalto non solo sarebbe fallito, ma che in pochi, o addirittura nessuno si sarebbe salvato, Ryougaki... non provò neanche a cambiare strategia, e caricarono tutti a testa bassa, riunendosi al maestro, morto tempo prima.

    Iron...Kiyo...Tenaga...Yhui...Aikam...Shintaro...Kamuro...Kaleb...Keita.

    Erano tutti lì, e ognuno di loro chinò il capo quando Jotaro li chiamò per nome, usando il nome che li aveva battezzati in quel corpo speciale, che di speciale aveva solo la servitù ad un falso idolo, che li aveva illusi, riempiti di promesse e follia, più di quanto Indra avesse mai fatto, e li aveva mandati allo sbaraglio, inesperti e ingenui, capitanati dal più inesperto di tutti loro.

    Koukenwa



    Dissero tutti in coro, come per chiamarlo all'appello.
    Non pensò nemmeno per un momento di allungare una mano per raggiungere un'arma. Non poteva combatterli tutti assieme, dal momento che non ne avrebbe combattuto nemmeno uno. Odiava Ayato, dal più profondo di se stesso, ma lo aveva reso ciò che era, e aveva giurato di non fare mai nulla contro il suo maestro. Odiava le ombre sue compagne, per averlo lasciato da solo a calpestare la terra senza di loro, come un maledetto, ma era stato lui a deluderli, e aveva giurato di non fare mai nulla contro un'ombra sua compagna. Odiava l'Accademia, per non aver mai riconosciuto il loro sacrificio, nè dedicato loro una tomba nei loro villaggi, ma lui non avrebbe rivelato la loro identità, perchè aveva giurato di non divulgare i suoi segreti e quelli dei suoi compagni. Odiava le nuove generazioni di ninja, perchè si erano rivelate inaffidabili e pigre, ma avrebbe continuato ad addestrarli, perchè aveva giurato di non dimenticare mai umiltà e spirito di sacrificio nell'apprendimento. Odiava Shiro, i Canthiani, Orochimaru e chiunque fosse quell'uomo che si nascondeva alle loro spalle per averlo creato come un mero contenitore di reliquie, ma avrebbe continuato a percorrere la sua via, perchè aveva giurato di consacrare la sua vita alla crescita, e di non perdere mai di vista i propri sogni. Più di tutti però odiava se stesso, perchè aveva giurato di non abbandonare mai nè i compagni nè il maestro per nessuna ragione, eppure era rimasto solo lui a portare avanti quella storia.

    Ma la storia non è ancora finita, ci riuniremo qui un giorno, ma quel giorno non è ancora arrivato.

    Quel giuramento, prestato una mattina d'inverno, era stato impresso profondamente, persino in un ragazzo che ancora non sapeva di avere un'anima, e per lui era stato la cosa più reale di tutte.
    Lo avrebbero lasciato passare, perchè c'era ancora una strada da percorrere prima di tenere fede a quella promessa, e solo lui ormai poteva percorrerla, e prese a camminare, dritto in mezzo alle Ombre, come una di loro, era a casa, aveva solo dimenticato che forma avesse; non avrebbe più avuto paura dell'oscurità, o paura del Bonshuno, o di qualunque altra cosa. Non aveva più affetti, conosceva la morte, avrebbe fatto il possibile per riversare tutto il suo odio su ciò che c'era di inadeguato nel mondo, prima di tornare quaggiù e diventare tutt'uno col buio.


    Akira e Febh lo avrebbero visto apparire dall'ombra, poco davanti a loro, mentre entravano nel tempio, e non sarebbe stato così diverso da quando Hayate, Jotaro e Mataza, si erano dati appuntamento sotto la luna, tanto, tanto tempo fa.




    Edited by Jotaro Jaku - 11/5/2020, 20:27
  7. .

    Scappare di casa?




    Il Kokage sembrò estremamente stupito da quello che aveva compreso riguardo Ieyasu, nonostante lui non avesse minimamente capito un bel nulla a riguardo, nemmeno se l'argomento era proprio lui stesso. Subito dopo, mentre la consigliera e il demonietto uscito dalla casacca del kage parlavano tra loro, quest'ultimo cominciò a chiedere a Ogen di Febh, e i due si scambiarono informazioni riguardo un antico clan di cui il ragazzo non aveva mai sentito parlare, ma tra un boccone di dolce e un fazzoletto nel naso per bloccare il sangue causato dal lancio della vecchia, Ieyasu riuscì a comprendere qualcosa, e quello che capì non gli piacque affatto.
    Febh era un discendente di un clan quasi estinto di persone molto poco piacevoli? Impossibile. Conosceva il suo idolo meglio di chiunque altro, era una persona nobile e affidabile, goffa certo, e magari poteva combinare qualche pasticcio, ma chi non lo era in quel villaggio di vagabondi e privi di senno. L'idea che Febh fosse una minaccia era assolutamente priva di fondamento. E a nulla servì il parere di Ogen che sembrò quasi dare ragione al Kokage, per Ieyasu non c'era il minimo dubbio, doveva essere un malinteso, non avrebbe mai accettato che Febh fosse un malvagio. Quando poi Hebiko cercò di lasciare la stanza e venne bloccata da un enorme muro di sangue, a Ieyasu quasi rimase l'ultimo boccone di dolce di traverso. Quel brutto fustacchione stava minacciando tutti a destra e a manca perchè voleva appoggio e accondiscendenza, ma per cosa poi? Era solo un arrogante.


    CITAZIONE

    " Senza informazioni e il vostro aiuto non ho altra scelta che bandirlo dal Villaggio. "


    A quel punto al ragazzo andò completamente il sangue al cervello, le pupille gli si dilatarono dalla rabbia, strinse il cucchiaino che aveva in mano abbastanza da piegarlo, e senza pensarci due volte si alzò dalla sedia, si lanciò verso il Kokage e cercò di pugnalarlo al petto con il cucchiaio. [Stat Bianca (100)][Slot Azione I] Ovviamente non si rese conto di quello che stava facendo, nel senso che sebbene fosse cosciente della sua azione, gli si era tappata la vena, ed essendo completamente incapace di lungimiranza, aveva appena caricato a testa bassa una montagna e probabilmente di lì a poco sarebbe morto. Questo ovviamente non lo aveva considerato. Quindi a denti stretti proseguì il suo micidiale assalto col cucchiaio. Ovviamente urlandogli contro.

    6YYSe5T



    HEY. HEY TU. SE CACCI FEBH ALLORA ME NE VADO PURE IO.

    Difficile dire da dove gli venisse quel coraggio. Mai si era rivolto così a qualcuno, figurarsi a un individuo in grado di incenerirlo senza muovere un solo dito. Eppure qualcosa dentro di lui, a metà strada tra la sicurezza e la completa follia lo aveva smosso.
    Non era un ricatto, il Kage non aveva nemmeno idea della sua presenza sulla terra, era una sorta di rifiuto adolescenziale rivolto a Ogen, più che a Diogene. Avrebbe seguito Febh pure in capo al mondo, era la sua ombra, figuriamoci se questo veniva buttato fuori da Oto. Nel caso in cui la morte non fosse immediatamente sopraggiunta, insomma, se fosse stato in grado di emettere dei suoni, pure con fatica, a seguito del suo micidiale assalto, avrebbe aggiunto:


    Febh è una brava persona, non farebbe del male a una mosca, quello che dite non ha senso!


    Chakra: 10/10
    Vitalità: 8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Micidiale assalto con cucchiaio da dolce
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Shuriken × 5
    • Dadao × 1
    • Bende Rinforzate × 1
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Accendino × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Specchietto in Metallo × 1

    Note
    Ringrazia che non abbia usato armi Gene. Pensa a quanto sono generoso.



  8. .

    Di nuovo assieme


    Il lanciere e l'erede



    [Akira]

    CITAZIONE

    Tu... Conosci Hayate?
    Jotaro, per favore, basta enigmi. Che cavolo significa che tu sei già stato qui? Sei morto e resuscitato, vorresti dirmi?
    In che modo questo Mataza dovrebbe esserci utile? O meglio... Esserti utile... E non mi farò ingannare da questo posto... Non...


    Jotaro avrebbe risposto alle domande di Akira, ma senza mai rallentare o bloccare il passo. Come una guida di montagna che narra la storia della valle mentre accompagna i viaggiatori, ma non rallenta, conscio che sulle pendici ghiacciate, ogni istante perso può essere fatale. L'accademia Akira è più vecchia di te. I ninja sono ancora più antichi. Prima che tu ti arruolassi, altri ninja solcavano la tua stessa terra, altre storie, altri poteri. Ci sono racconti che si sono persi nel tempo. Come ho aizzato per anni Kiri e Oto ad azzannarsi a vicenda, perchè producessero una nuova generazione du guerrieri, dopo che la calma piatta aveva reso tutti grassi e pigri. Come un traditore di Oto si sia seduto sulla poltrona più alta della foglia per anni, o come il Mikawa abbia salvato la vita al vostro vecchio Mizukage, impedendomi di ucciderlo in un momento di poca lucidità. Hayate è uno di questi racconti. Era un uomo un tempo, un uomo come te e come me. E noi vagavamo assieme, combattevamo e soffrivamo assieme, come fai tu con i tuoi compagni.

    Quindi per la prima volta dall'inizio della spiegazione si fermò un istante e si voltò indietro verso Akira, con sguardo serio. Aveva visto molto dei ninja che oggi dominavano i racconti più leggendari, quando erano ancora degli apprendisti che a malapena riuscivano ad arrampicarsi sugli alberi.

    Il mio passato e il tuo presente, è tutto collegato. Domani sarai tu il prossimo Hayate ?

    E continuò a fissarlo, come per avere una risposta, ma anche per ammonirlo. Chiunque poteva essere Hayate. Oggi Akira era uno spadaccino di Kiri, aveva un'amata nel villaggio, un rivale spadaccino, e un mentore particolare, ma sarebbe bastato poco. Una scelta sbagliata, la morte di una persona cara, un punto di vista, e tra dieci anni, o venti anni, avrebbe potuto essere lui il prossimo Hayate, e seminare morte in giro come si semina un campo. Poi Akira sbiancò, anche lui aveva iniziato a vedere.
    A quel punto aggiunse un dettaglio sull'altra cosa chiesta da Akira, anche se dubitava che il ragazzo lo stesse sempre ascoltando.

    Non penserai davvero che sia sopravvissuto al Gelo... Poi Akira scomparve, ma Jotaro non se ne accorse, e continuò a camminare sempre rivolto in avanti, convinto di avere dietro il suo accompagnatore. Percorse altri metri prima di spiegargli nuovamente che Mataza poteva aiutarlo a trovare Hayate, ma i dettagli si persero nelle nebbie eterne del Bonshuno.
    Ogni volta che rimetteva piede in quel posto era sempre uguale, eppure cambiava qualcosa. La prima volta che era morto, Rengoku lo aveva ucciso, a Oto, davanti a molti altri. Non seppe mai se quella dimostrazione fosse stata architettata con Amano per renderlo più forte, ma si trovò nel Bonshuno; era giovane, inesperto, spaventato. Era un ninja da pochissimo tempo, appena fuggito da Suna dopo aver ucciso il suo padre adottivo, e alla ricerca del suo vero era finito al Suono, dove era divenuto un ninja, e poco dopo era stato massacrato. La lama interna nel braccio della sua maestra lo aveva decapitato nell'arena del villaggio, facendolo cadere a terra come un sacco di patate.
    La cosa gli tornò in mente in quel momento. Aveva vagato nel Bonshuno in preda al terrore, prima che suo nonno lo riportasse nel mondo senza mai spiegargli il perchè.
    Era successo di nuovo. Molte altre volte. Al punto che gli spiriti di quel luogo aveva preso ad ignorarlo, come fosse una costante presenza distorta.

    [Mataza]

    Indra era particolarmente loquace. A Jotaro questo non piaceva, lo preferiva silenzioso. Anche perchè più parlava più tornava ad essere un mortale, con tutti i suoi limiti e i suoi difetti. Hayate era necessario, doveva capirlo, qualunque cosa fosse quell'entità a Cantha, non si sarebbe fermata, e qualunque aiuto sarebbe stato necessario, anche quello di Hayate, e l'Antico sapeva bene che l'Uomo misterioso era ben più pericoloso dell'Immortale. In tutta la sua grande saggezza, Indra non aveva mai proposto a Jotaro, quando si trovava a Cantha, di distruggere QUEL nemico, perchè sapeva di non esserne in grado.
    Solo adesso, davanti a uno dei ninja che Jotaro aveva sempre ritenuto tra i più abissalmente potenti, il ronin si rese conto che tutti loro non erano che mosche, e che l'imperatore di giada li avrebbe tutti schiacciati. Per questo non rispose alle provocazioni, nè si oppose, lasciò che le parole gli scorressero addosso come pioggia.
    Una cosa però era giusta. Ogni volta che Jotaro apriva la porta che lo separava da Indra e poi la richiudeva, qualcosa dell'Antico gli restava attaccata addosso, era sempre meno spaventato, sempre meno suscettibile, stava diventando qualcosa di diverso, qualcosa che cercava di allontanare, ma prima o poi avrebbe dovuto farci i conti.

    Quando Indra utilizzò la Razzia Mentale sull'anima di Mataza, Jotaro venne pervaso da molte sensazioni, poche piacevoli. Il processo potrebbe essere paragonato al voler leggere un intero libro in pochi secondi. La quantità di dettagli, di emozioni, di ricordi che entrarono nella sua mente amalgamandosi ai propri fu così esagerata che gli sembrò di crollare sulle ginocchia, nonostante Febh avrebbe potuto vederlo sempre in piedi. Non era tutto, c'era qualcosa di più, non erano solo ricordi, c'era anche l'esperienza collegata ad essi, come se fosse stato lui stesso, in persona, a viverli. Vide il viaggio di Mataza, era solo. Vide come Ayato e i suoi lo avevano ostracizzato dopo la sconfitta, per la sola colpa di aver voluto mantenere alta la testa. Non lo cercò mai, troppo legato al padre era Jotaro. Non ci provò nemmeno, sapeva che il compagno non avrebbe mai preso la sua parte all'epoca; ma sarebbe davvero stato così ? Ormai non aveva troppo senso chiederglielo. Vide luoghi, persone, armi. Gli sembrò una vita infinita. Vide il Bonshuno, vide Amesoko. C'erano altri laggiù, altri che durante le sue varie visite, non aveva mai incontrato. Si rese conto, Jotaro, che il grande drago era sempre stato sopra di lui, ogni volta che si trovava laggiù, invisibile. Sapeva che l'uomo era un esterno, non vi aveva mai avuto contatto, ma lo teneva d'occhio. Gli Uzumaki erano laggiù, i più grandi sigillatori mai esistiti, e pochi come lui comprendevano la superiorità di simili arti.
    Non aveva mai incontrato veri esperti in quelle capacità, troppe si erano perse nel tempo, troppi pochi maestri, troppi pochi allievi dotati per apprendere, e i sigilli degli Uzumaki si erano persi nelle pieghe del tempo. Forse quella visita poteva dare un ulteriore frutto. Erano frammenti, non certezze, ma avrebbe potuto trovare quello che serviva ad Hayate.
    Poi lo vide, Hayate, arrivare, come se fossi lui sul patibolo, con il grande drago che lo osservava dall'altro mentre l'Immortale straziava ciò che restava di lui, per un tempo infinito. Aveva sperimentato molto Jotaro nella sua vita, ma mai niente di simile. Questa esperienza non sarebbe trascorsa senza effetti.

    Qualcosa dentro di lui si ruppe in quel momento.
    Poi vide se stesso, arrivare come uno spettro, faccia a faccia con se stesso, mettersi una mano sul volto, e tutto diventare scuro.

    A quel punto tutto cessò, Jotaro era fermo a fissare un punto vuoto davanti a sè, dove poco prima c'era l'anima di Mataza. Con la coda dell'occhio poteva percepire Febh che si allontanava lentamente. E Hayate parlare al vento. Era sicuro di aver sentito Indra ridere, ma forse era lui che rideva. Quella parte di lui che aveva accolto Jashin, che aveva sventrato quello studente di Oto quando assieme a lui e Diogene erano usciti dal villaggio, così, senza un reale motivo. Quella parte di lui che si era lanciata alla cieca contro Itai e Shiltar per ucciderli, nonostante non ne avesse il motivo. Per un momento vide la scia di morti che si era lasciato alle spalle, sempre per quello che riteneva uno scopo, e si perse le parole di Hayate.

    Sotto lo sguardo di quella luna infausta, Jotaro protese una mano verso Hayate. Il suo palmo prese a gonfiarsi verso l'altro, poi la pelle prese la forma di un piccolo rotolo che cresceva, sembrava luminoso, fino a che, dopo qualche istante, oltre alla forma prese anche il colore di un rotolo, sembrava ornato, quindi si staccò completamente dalla pelle della mano, increspando la carne come una goccia che cade nell'acqua calma. La mano afferrò il rotolo, e lo porse ad Hayate.
    Non ricordava quando o come, ma l'Antico gli aveva insegnato a scriverne una, o forse era stato direttamente lui a farlo, ma quella era proprio una piccola, remota pergamena come quelle che cercava Hayate, questa però era particolare, conteneva ricordi. Quando Hayate l'avesse aperta, e letta, avrebbe ottenuto le informazioni che cercava da Mataza, tutto ciò che poteva essere ottenuto.

    La mia parte.

    [Febh?]

    Quando l'incontro con l'Immortale avesse raggiunto il suo completamento, Jotaro si sarebbe volto verso Febh, che sembrava sempre più sconvolto. Lui non sapeva bene cosa dirgli, non era più suo compito rassicurarlo, da molto tempo; ma il comportamento del ragazzo era singolare, seppur comprensibile. Lui stesso era stato in preda al terrore la prima volta che aveva messo piede in quella valle, ma era giovane, inesperto. Febh non era così.

    Perdona tutto questo. Abbiamo finito.

    Si sentiva inadeguato. Non aveva idea di come rassicurare lo Yakushi, perchè non sapeva bene nemmeno gestire se stesso al momento. Però qualcosa lo riportò al momento presente. Qualcosa che non aveva mai visto prima di quel momento. La luna inondava di luce il luogo dove si trovavano, ma al limitare del cerchio di chiarore, le ombre si erano fatte sempre più vicine, e al momento lo erano abbastanza da essere visibili. E non sembravano affatto affabili.
    Non erano diffuse tutte attorno a loro però, solo..vicino a Febh. Jotaro non notò questo dettaglio immediatamente, agì più che altro d'istinto.

    Non so perchè sei qui, ma se queste cose ce l'hanno con noi, penso sia il caso di muoversi. Dobbiamo trovare Akira, e non solo lui. Che tradotto significava, dobbiamo andare a prendere il passaggio verso casa, durante il tragitto possiamo fermarci un momento a fare due chiacchiere con antichi ninja. Ad essere sinceri non sapeva se Febh lo avrebbe seguito, ma tra lui e le ombre, non era sicuro di essere il più spaventoso.
    Voleva andarsene era ovvio, ma non voleva nemmeno perdere l'occasione di saperne di più sui sigilli degli Uzumaki. Per tutta la vita aveva studiato le arti dei sigilli, ed era arrivato al punto di non potersi servire di normali metodi di apprendimento, doveva attingere dove poteva. Persino all'inferno se necessario.
    Però sarebbe stato rapidamente chiaro che quelle creature non li avrebbero lasciati andare con troppa facilità. Non so quanto di Febh sia rimasto in te, ma se non vuoi restare qui seguimi, posso farti tornare a Oto, non abbiamo molto tempo. Lo diceva per lui più che altro. Non sapeva da quanto era morto, ma le anime avevano un tempo limite laggiù, oltre il quale non avrebbero potuto tornare indietro. Che fosse quello il motivo per il quale lui non riusciva a restarci? Essendo stato creato come contenitore per le reliquie, non aveva un'anima, per quello forse il Bonshuno lo aveva risputato ogni volta?

    [Akira]

    Intanto lo spadaccino dai capelli azzurri non si era mosso di un passo. Lui era convinto del contrario, ma in realtà il terrore lo aveva leggermente pietrificato, e si trovava immobile nel punto esatto dove aveva perso di vista Jotaro e Febh. Le nebbie attorno a lui lo stavano cingendo lentamente, come un serpente che ingoia senza fretta una preda. Più restava immobile in quello che pensava essere il cratere del Gelo, più la sua paura cresceva, e più questa cresceva, più il suo corpo rallentava, nonostante volesse imporre il movimento. I fumi del bonshuno erano divenuti di un verde molto oscuro, e lo avevano quasi del tutto avvolto, quando due figure apparvero nella sua testa, davanti a lui. Erano sfocate, non era in grado di riconoscerle. Se qualcuno avesse potuto osservarlo, avrebbe notato come Akira fosse con la bocca e gli occhi spalancati, illuminati di verde smeraldo e con la bocca che emetteva il medesimo fumo, era ormai quasi stato catturato dalle nebbie, e stava protendendo una mano in avanti, come per raggiungere le figure che gli si stagliavano davanti. Una delle due sembrava un uomo sulla quarantina, forse più vecchio, vestito da ninja, così come l'altra figura, vestita in maniera simile, ma dei vistosi capelli azzurri come i suoi. Nonostante cercasse di visualizzarli però, le immagini restavano sfuocate, e in ogni caso non riusciva a collegare niente nelle sue emozioni, a quelle due figure. Le quali si erano quasi del tutto avvicinate, e ormai erano quasi arrivate a toccarlo, ancora per poco e avrebbe potuto afferrare la mano della donna.

    Quando furono abbastanza vicini da quasi sfiorarsi, Akira avrebbe avuto finalmente una chiara visuale. La donna non era una donna, era una figura oscura, con gli occhi vuoti e una leggera nebbia verdastra che usciva dalle orbite incavate, e nel momento in cui le avrebbe toccato la mano sarebbe stato troppo tardi.



    Eppure non fu annichilito, asservito al Bonshuno. Quelle che fino a poco prima erano le sue vene e le sue arterie, iniziarono a brillare del color dell'oro, sempre più lucente, al punto da accecare gli occhi vuoti di quello spettro che aveva assunto le sembianze di qualcosa che si nascondeva recondito nei ricordi dello spadaccino. I due spiriti urlarono e si dimenarono mentre Akira brillava di pura luce, e in quel momento, una figura di nebbia apparve da dietro gli spettri, e li colpì con un fendente orizzontale, attraversandoli e facendoli dissolvere come fumo. La figura era anch'essa fatta di nebbie, ma era chiara, sebbene fosse evanescente. Un uomo alto, longilineo, dalla forma sottile ed elegante, sembrava quasi una statua di marmo. Aveva lunghi capelli bianchi e niente di più, non avrebbe potuto scorgerne i lineamenti, sembrava però uno spirito protettivo. La figura gli si inchinò davanti e prese a camminare lentamente, invitandolo a seguirlo. Akira avrebbe percepito una tranquilla familiarità in sua compagnia.



  9. .

    La classe non è acqua





    Mentre il kage parlava, spiegando accuratamente la situazione, e chiedendo ai presenti quali fossero le loro aree di spicco, Gassan, che ricordiamo per i nuovi arrivati è il bastone di Sanjuro, stava ascoltando con attenzione. Toru invece, il gabbiano semi-morto sulla testa dello sciamano, continuava a fissare con occhi infidi Fudoh, mentre Sanjuro stava animatamente conversando, nella sua testa, con una pellicina che aveva sul naso, per questo i presenti lo avrebbero potuto notare con gli occhi incrociati a fissare il centro del suo volto. Il primo a rispondere fu Akuraguri, un acquisto relativamente nuovo per Kiri, che per sua sfortuna, non aveva ancora avuto il piacere di un addestramento con lo sciamano del villaggio, il quale, sentendo che il ragazzo era uno spadaccino, e provando una forte mancanza per il suo spadino preferito, rispose al giovane.

    Ohhh un ragazzo di spada! Sarò lieto di fabbricare per te una lama prodigiosa per questa missione! Il che, detto da una personalità di spicco, poteva sembrare un vero e proprio colpo di fortuna, ma in questo caso, era più un colpo della strega, come il Mizukage ricordava bene. Le creazioni dello sciamano erano...particolari. Il nostro nobile capo porta sempre con sè la temibile spada che creai per lui quando era ancora un giovane combattente in erba.

    Quindi fu il turno di Ryuu, il ragazzo che aveva assistito Akira e Kensei nella rimozione forzata del precedente mizukage ad interim. Sanjuro era convinto che il giovane avesse qualcosa dentro di sè, che nascondesse un temibile segreto. Sicuramente Ryuu era il contenitore di qualcosa oltre la normale concezione di potenza, doveva essere un talentuoso campione di lancio del formaggio, e col tempo, sarebbe riuscito a smascherare questa sua manfrina. Per questo, lo sciamano iniziò a fissarlo a occhi stretti, come Toru fissava Fudoh.
    L'unica cosa che permise a Sanjuro di distrarre il suo sguardo da Ryuu, era l'alone di Misticismo che Etsuko stava emanando. Evidentemente aveva delle capacità sciamaniche latenti, oppure il suo desiderio di unirsi a Sanjuro durante la missione era così denso da diventare palpabile. Questo divenne ancora più evidente per lo sciamano, quando l'Akuma prese a metaforizzare il suo evidente sbilanciamento mentale, cosa che lo fece prendere in simpatia dall'anziano consigliere, che in realtà era più giovane del Kage. Quello che nessuno dei due sapeva in realtà, era che Sanjuro, prima di diventare....beh, Sanjuro, era stato varie volte in presenza di Etsuko, ma essendo sotto copertura per Tsunade, non era riconoscibile.
    Dal canto suo, nessuno sapeva cosa frullasse nella mente dello sciamano, quindi probabilmente non ricordava affatto il volto dell'Akuma.
    Quanto a Fudoh, beh lui era il prescelto quindi poteva dire e fare quello che gli pareva, almeno secondo lo sciamano. Youshi invece, fece emergere qualcosa dalla mente di Sanjuro, forse un vecchio ricordo, forse qualcos'altro, ma quando il giovane descrisse le sue capacità, immediatamente Sanjuro rispose a voce piana:

    Propongo uno scontro mortale tra il giovane Youshi e l'abile spadaccino Akuraguri. Il vincitore avrà l'onore di essere addestrato alle arti del misticismo. Per un istante, la serietà delle parole dello sciamano, e la tranquillità con cui furono pronunciate, fecero cadere un certo gelo nella stanza. Dopotutto era cresciuto all'epoca della nebbia di sangue, e qualcosa doveva averglielo ricordato. Quando tutti ebbero finito di esprimere le loro perplessità sul perchè non fosse già mercoledi pomeriggio, lo sciamano ebbe il suo turno di parlare, oltre che di illuminare i presenti con i suoi commenti, oltre che con la candela accesa che aveva sempre avuto in mano fin dal momento del suo arrivo, ma che solo adesso i presenti avrebbero notato.

    Mizukage-sama, al momento la mia potenza nelle arti del Misticismo ha raggiunto un livello critico, sarebbe saggio che io muovessi squadra da solo. Altrimenti rischierei di eliminare i nostri giovani ninja. Dopotutto siete a conoscenza delle mie terribili capacità in quanto a previsioni del tempo e di cottura degli infusi. Quello che non sapete è che da quando Akira-san ci ha lasciati per ritrovare se stesso nella valle dei Kamabakka, ho dovuto allenarmi perchè il nostro trio ( Sanjuro-Gassan-Akira) diventasse un duo. Questo mi ha reso troppo potente.

    Disse prima di deambulare col suo bastone verso la porta dell'ufficio, ma prima di uscire aggiunse:

    Ci vedremo al porto

    Quindi una volta uscito, i presenti videro lo sciamano attraverso la porta a vetri alzare un braccio, e subito un suono di demolizione non controllata sopraggiunse nel palazzo. Pochi istanti dopo, la capra arrivò davanti a Sanjuro, portandosi dietro uno spostamento d'aria pieno di fogli, piante, mobilio e commessi dell'amministrazione. Lo sciamano salì su di essa, e scattò via verso l'orizzonte.


    E l'orizzonte...








    ...era il vano scale, per scendere, e recarsi nel villaggio. Dal momento che essendo venerdì, Sanjuro doveva preparare una zuppa di funghi delle nebbie.


  10. .

    Soma, Somatos


    Quest A, Parte III







    Aveva ricevuto molti ospiti in passo. Meno, in tempi più recenti, ma sempre più di quelli che avrebbe dovuto. Questo luogo, dimenticato dagli dei e fortunatamente ignorato dagli uomini, aveva ancora molte storie da raccontare, per coloro che avessero avuto qualcosa in più di semplice coraggio, per introdursi al suo interno.
    Il laboratorio sotterraneo del S.O.M.A. situato circa a metà strada tra Kiri e Konoha, nell'oceano, aveva visto due spedizioni congiunte dai due villaggi, in due momenti diversi. La prima volta questo luogo era stato sottovalutato, e le sue sale si erano macchiate del sangue di due persone, che avevano stupidamente accompagnato un giovane Keiji. La seconda volta i turisti erano stati più fortunati, nessuno era rimasto indietro, ma nessuno era riuscito ad andare avanti, e i segreti del laboratorio sottomarino erano rimasti appunto, segreti. Il corpo di Ryo, terribilmente mutato a causa delle influenze di qualunque cosa abitasse quel posto, giaceva mutilato a terra, in pochi centimetri d'acqua, e lì stava marcendo. Il corpo di Torke invece era scomparso negli abissi sottomarini assieme a tutto il reparto medico. Per quanto i ninja sapessero, la roccaforte subacquea restava sempre lì, placida in attesa di ingurgitare altri visitatori. Adesso uno di questi visitatori era il capo di un villaggio, e forse qualcosa avrebbe fatto. Il S.O.M.A. era un edificio, per quanto terrificante e abbandonato, ma sempre un edificio, quindi non aveva capacità in senso stretto, eppure chiunque lo avesse visitato, non avrebbe mai più dimenticato le ferite della mente che quel luogo gli aveva inflitto. Di tanto in tanto, in un suono, in un incubo, si riaffacciava il ricordo di quel posto nella mente di chi vi aveva messo piede, e non avrebbe mai smesso.
    Sebbene il riaffacciarsi in superficie fosse la sensazione più bella, per chiunque avesse respirato l'aria fetida del laboratorio, continuare a pensare di tornarci sarebbe stato un chiodo fisso nella mente di colui che una volta era Keiji.


    [...]

    Il volto di Ryo, dilaniato dalla spada del Kiriano avrebbe svegliato di soprassalto il Mizukage, lasciandolo molto poco a suo agio nel resto della nottata. I suoi pensieri si erano soffermati più volte su quel ricordo, ma mai in maniera così vivida. Per un momento gli era sembrato di soffocare, come se il metallo che componeva ora il suo corpo non fosse presente, e si trattasse sempre del suo vecchio io, bloccato là sotto, con l'altro ninja della foglia sulle spalle mentre scappava dal reparto medico che gli stava collassando sotto i piedi, poco prima di abbandonarlo e salvarsi la vita. Forse i rimpianti, fosse la sofferenza di ripensare a quel luogo, a si suoi suoni e le sue immagini, o forse l'idea di stare ospitando il figlio a Kiri proprio in quel periodo, o l'assenza di Akira del villaggio, scomparso da un pezzo, tutte queste cose gli avrebbero impedito il sonno.

    Ricordava solo un dettaglio. Una mappa, un disegno, la struttura di quell'edificio, così enorme, eppure ancora da svelare. E nonostante ci pensasse, non riusciva a ricordare dove avesse visto una mappa simile. Nonostante questo era come convinto. Ne conosceva la struttura, e voleva saperne di più, al punto da diventarci matto.



    Offgame
    Benvenuti, Kensei chiamerà i partecipanti e spiegherà loro la situazione.
    Prima di prendere parte, ricordatevi che il Soma è situato a grande profondità e in caso di danneggiamento della struttura, se i personaggi finissero all'esterno, verrebbero schiacciati dalla pressione.


  11. .

    Fonte


    1



    Ad essere sinceri, non fu proprio del tutto colpa sua. In parte.
    Non aveva mai preso parte a una missione, o ad un allenamento, o a qualsiasi altra cosa fuori dal villaggio; anzi a dirla tutta non era quasi mai uscito dal palazzo Yakushi; ogni tanto sgattaiolava nel bosco a guardare le stelle, ma non immaginava certo che la vecchia, senza dirgli nulla, lo avesse iscritto ad una missione per iniziare a fargli fare le ossa. Quindi quando il messo del villaggio si presentò a palazzo a consegnare la missiva, la prese, ringraziò, chiuse la porta e lanciò il rotolo sul tavolo dove stavano tutti i documenti che arrivavano per Ogen e per Febh, convinto fosse roba per loro. Riprese la sua coperta e tornò a farsi il quinto pisolino della giornata. Nemmeno si era accorto che sul rotolo c'era chiaramente impresso il suo nome.

    3 Giorni dopo, mentre girava per il palazzo, si rese conto con la coda dell'occhio che il tavolo, che solitamente ospitava la pila dei documenti, era stato completamente ripulito, eccezion fatta per un solo rotolo, si avvicinò e lo prese tra le mani.


    cooooooosaaa ?!?!?



    Ma nonna Ogen andiamo non ha senso, perchè proprio io, come sarebbe devo andare. Ogen non perse nemmeno tempo a discutere, lo prese letteralmente a bastonate con un comodino di legno massiccio. Lo seguì fino alla sua stanza, corcandolo di mazzate, e continuò a lanciargli roba fino a che non avesse preso la sua roba e fosse uscito dal palazzo. E questo fece. Demoralizzato e con le spalle basse.
    Quando uscì dai confini della tenuta Yakushi, pensò che quella sarebbe stata una camminata decisamente lunga e noiosa, e che probabilmente si sarebbe perso per la strada innumerevoli volte.

    Ufffff, almeno non c'è fretta. In realtà era in ritardo di 3 giorni, ma a questo non aveva pensato.
    Ovviamente si perse, più di una volta, e non cercò affatto di arrivare per tempo, perchè era troppo distratto e aveva dimenticato il rotolo a casa con le informazioni; ricordava solo che la destinazione era il porto di Kocha nel paese del Tè.
    Quando arrivò, era in realtà in ritardo, arrivando il giorno dopo quello previsto, e chiaramente non trovò nessuno ad aspettarlo. Quindi cominciò a girare per il porto, alla ricerca di qualcuno che nemmeno conosceva. Fermando persone di tanto in tanto per chiedere informazioni.

    Hem..salve, sono di Oto, sto cercando...uhm, non so chi in realtà, qualcuno ci ha chiamato per una missione? E avrebbe ripetuto quella litania un po' a tutti, nella speranza che qualcuno sapesse aiutarlo.

    Chakra: 10/10
    Vitalità: 8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Shuriken × 5
    • Dadao × 1
    • Bende Rinforzate × 1
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Accendino × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Specchietto in Metallo × 1

    Note
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  12. .

    La missione




    Il Mizukage, che ancora in realtà non era Mizukage dato che non aveva ricevuto la benedizione di rito, ma questo lui non lo sapeva, illustrò la situazione ai presenti. Itai e Meika erano bloccati in un brutto posto, e dovevano essere recuperati. Una persona non informata avrebbe potuto chiedere come mai Itai semplicemente non avesse evocato i suoi draghitengu per andarsene dall'isola, ma Sanjuro non era una persona qualsiasi, lui sapeva la verità, e anche il Kage, essendone ampiamente informato, avrebbe dovuto accettarla. Lo sciamano poggiò una mano sulla spalla del Kenkichi, e disse, con tono severo.

    E' difficile da accettare, lo so. Ma Itai è morto.

    Per i presenti, quella frase poteva sembrare come fatalismo, in realtà Sanjuro intendeva dire che Itai era morto da anni. Gli aveva persino celebrato un funerale con tutti gli onori nel tempio della nebbia anni addietro; e sebbene Kiri fosse stata infestata dal suo spirito per molto tempo, Itai era ormai trapassato, e quello che si trovava con Meika, poteva essere unicamente il suo spirito che non riusciva ad abbandonare le vestigia terrene. Quindi si allontanò dal Kage e si diresse versi i presenti, nel farlo tirò fuori delle corone di aglio da sotto il gonnellino, e si apprestò a cingere il collo di ognuno dei presenti con una corona. Quando si soffermò davanti a Fudoh, il gabbiano sulla sua testa, smise di rantolare, e iniziò ad agitarsi come un forsennato, tanto da obbligare lo sciamano a colpirlo con il bastone per farlo stare calmo.

    Per tutti i saggi di Azumaido, Toru lascia in pace Fudo della stella del nord. Perdonalo saggio guardiano, non so perchè ogni tanto faccia così. Comunque, questa missione di esorcismo richiede una mano esperta, ovviamente verrò con voi.

    Effettivamente Sanjuro non partiva in missione da molto tempo, l'ultima volta che era uscito dal villaggio, si era recato con Akira e Samoru nella valle segreta, e lì il giovane Hozuki aveva scoperto il passato dello sciamano. Da allora non aveva compiuto alcun compito fuori dalle mura di Kiri, per fortuna di chi vi viveva oltre. Per questa ragione, aveva pronta la sacca da viaggio da molti mesi; in realtà l'aveva preparata circa un anno prima, o quasi, senza toccarla più, e se consideriamo che metà del contenuto sono beni deperibili...beh. In molti si erano lamentati dell'odore proveniente dalla palude di Kiri, più acuto del solito negli ultimi tempi, nessuno però immaginava che tali odori provenissero proprio dalla borsa da viaggio di Sanjuro.

    Lo sciamano oltretutto notò che sui volti di alcuni dei presenti, si era dipinta una certa preoccupazione, erano più che altro preoccupati per la sua presenza, ma lui questo non lo comprese manco per sbaglio, incolpò la difficoltà del compito che doveva essere svolto.


    Non abbiate timore servi della Nebbia, avrete un accompagnatore di tutto rispetto, e le collane mistiche che vi ho appena donato, vi proteggeranno dagli spiriti più ostili.

    Erano collane d'aglio. Per di più puzzavano di rancido.

    ...

    Sarebbe rimasto, era sottinteso.

  13. .
    Ieyasu, studente bianca
  14. .

    Benedire è meglio che curare


    [1]



    Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete *suono di frenata in curva*
    Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete *rantolii di sofferenza come se un animale venisse tirato per il collo*
    Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete Cloppete




    CRASH



    Il controsoffitto dell'ufficio del Mizukage venne letteralmente giù. Davanti a tutti i presenti.
    I ninja avevano appena finito di presentarsi rispondendo alla chiamata del Kage quando un suono come di cavalcatura aveva invaso il corridoio antistante l'ufficio, prima di scomparire, per ripresentarsi poi sotto forma di oggetto non identificato che entrava nella stanza passando dal controsoffitto, in maniera del tutto incomprensibile.
    Dal polverone che ne seguì, e che avrebbe ovviamente investito tutti i presenti, Kage compreso, fece la sua apparizione un uomo, il quale si rimise in piedi ( era col sedere per terra, doverosa precisazione secondo lui) e come se niente fosse appena successo, si sarebbe diretto verso Kensei, restando in piedi al suo fianco. Non solo il tizio appena apparso aveva lasciato LETTERALMENTE in mezzo alla sala una capra a terra in stato semi vegetativo, ma nello spostarsi aveva trascinato con sè parte della polvere, mostrandosi come un uomo seminudo, con addosso solo un gonnellino, una maschera da sciamano e una ciabatta infradito gialla.
    Aveva anche un discreto strato di polvere e cartongesso ancora addosso, come se niente fosse.
    Sembrava non avere alcun equipaggiamento con sè, eccezion fatta per un bastone che sembrava sorreggerlo, piuttosto che il contrario, e un gabbiano morto sulla testa, dalla quale partivano lunghi capelli argentei finissimi, che giungevano ben oltre le natiche. Dalla fisicità, poteva sembrare un vecchietto, o un quarantenne molto poco in forma, tra il rachitico e l'anoressico, in una scala che va da 0 a 10 dove 0 sarebbe Samoru e 10 Kensei il giorno che decise di fermare un'esplosione con la sua presenza, rendendo necessaria la creazione di un paio di mistiche protesi, poi totalmente ignorate dal Kage in questione.

    La capra intanto, rialzatasi, se ne scappò via, passando in mezzo ai presenti e sfondando la porta con una testata, sparendo nel corridoio e seminando il panico, prima che la porta, per via del colpo, tornasse indietro e si richiudesse.

    Nel silenzio imbarazzante, i presenti avrebbero chiaramente notato l'uomo allungare un foglietto verso il Kage, essendogli praticamente accanto. Quello che non avrebbero notato sarebbero state le annotazioni.


    Per i danni. Disse serio l'uomo. Il foglietto era in effetti un assegno, anche se recava chiaramente le destinazioni bancarie di Itai. Come ne fosse entrato in possesso, sarebbe rimasto un mistero per i posteri.

    Bene arrivati figli di Kiri. Per coloro che già mi conoscono, il mio nome è Sanjuro, e sono il consigliere, lo sciamano, il primo medico, il primo erborista, il maestro vasaio, il gran pellettiere, il primo esperto di pesca, il mistico fabbro, il vice ammiraglio, il postino nelle domeniche alterne, il badante di Akira, il sommo sacerdote, il mistico guardiano, il mentore del Kage, e ovviamente il primo servo.....della Nebbia. Per coloro che invece non mi conoscessero, sono sempre Sanjuro, e sono il consigliere, lo sciamano, il primo medico, il primo erborista, il maestro vasaio, il gran pellettiere, il primo esperto di pesca, il mistico fabbro, il vice ammiraglio, il postino nelle domeniche alterne, il badante di Akira, il sommo sacerdote, il mistico guardiano, il mentore del Kage, e ovviamente il primo servo.....della Nebbia

    Non disse altro, ma soprattutto non fece, altro. Insolito. Attese che fosse il capovillaggio a parlare. Decisamente insolito.

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    Vedo il nick di etsuko e mi scende una lacrima
339 replies since 24/9/2014
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