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    Top model per un giorno

    post i ~ la sfilata





    La ragazza sospirò mentre sbirciava fuori dalla finestra della propria camera. La vista era stupenda: un giardino rigoglioso, nonostante la calura estiva, che denotava una cura particolarmente attenta ai dettagli. Dopo gli avvenimenti nelle Prigioni di Oto Harumi era stata invitata a risiedere per un certo periodo di tempo presso Diogene Mikawa. La kunoichi non avrebbe saputo dire quanto fosse dovuto al buon cuore del jonin e quanto al suo desiderio di tenerla sotto stretta sorveglianza. D'improvviso era divenuta preziosa, in quanto portatrice del demone a due code, ma più del valore probabilmente il timore del padrone di casa era che il mostro dentro di lei prendesse il controllo, divorandola dall'interno e ritrovando così la libertà. Qualunque fosse la motivazione, la giovane iniziava a sentirsi prigioniera. Poteva andare e venire come le pareva, ma non ci aveva messo molto prima di accorgersi di essere seguita. Il Mikawa raramente sostava nella villa a lungo, ma in compenso il via vai di servitori era notevole. Solo di quanto in quanto Harumi riusciva ad incontrare Eiatsu, con il quale aveva uno strano rapporto di simpatia. L'eliminatore sembrava interessato principalmente alle persone che avevano smesso di respirare, ma saltuariamente faceva un'eccezione per la genin. Forse si sentiva in colpa per come aveva gestito la missione, oppure trovava il punto di vista inusuale della giovane sulla vita interessante. A bussare alla sua porta in quel momento non era però lui, bensì un messaggero dell'amministrazione. Harumi scorse velocemente la lettera che le era stata porta, sgranando gli occhi man mano che procedeva con la lettura. Io dovrei fare cosa?!

    Ripetimelo, perché ci sto andando? Lungo il percorso verso il Paese del The Matsumoto si era sentita porre quella domanda almeno cinque volte fino ad allora. Dimostrando un'estrema pazienza, degna di un adulto che tratta con un ragazzo, si apprestò a ripetere la risposta per l'ennesima volta. Perché è una missione, e il villaggio ha scelto di inviare te. Per qualche assurdo motivo. L'ultima parte della frase era pronunciata sotto voce, ma con il chiaro intento di essere udita. Harumi la guardò di traverso, ma dovette riconoscere che aveva ragione. Le forme della sua compagnia erano estremamente sviluppate e attiravano gli sguardi lascivi di molti uomini. Era un frutto maturo, pronto per essere colto: al suo confronto Harumi era ancora piuttosto acerba. Forse qualcuno in amministrazione ha un fetish per le ragazzine. La donna sembrò pensarci un po' su, annuendo tra sé. La genin ne approfittò per osservarla meglio. Matsumoto era al servizio di Diogene e faceva a turno con le altre per farle compagnia e accompagnarla in giro, ma fino ad allora non avevano legato molto. Tuttavia quando aveva sentito a quale evento era chiamata a partecipare la loro protetta gli occhi le si erano illuminati e non aveva sentito ragioni, doveva essere assolutamente lei ad accompagnarla. Chi sa che tipo è questo Mihaw... La donna si fermò di colpo, per poi correre davanti ad Harumi bloccandone il cammino. Eeeeeeeeeeh? Hai accettato la missione senza sapere neppure questo? Si porto le mani sui fianchi ben torniti, iniziando a catechizzare. Si tratta di uno dei più grandi, anzi, del più grande maestro di moda del continente! I suoi capi sono costosi oltre ogni ragionevolezza, ma sono così, così...oh sono magnifici! Harumi fece un passo indietro, spaventata dalla foga di Matsumoto. Dannazione, e pensare che avrai l'onore di indossarne uno... che rabbia, perché non ha scelto me? Abbattuta, si chinò sul ciglio della strada, iniziando a fare cerchi con il dito nella terra morbida. La donna matura era scomparsa in un attimo, lasciando spazio al suo lato infantile. Invertendo i ruoli, fu la kunoichi a prendere in mano la situazione e cercando di consolarla. Ehm...magari riesco a metterci una buona parola se sono brava e ti fa provare qualc... Non riuscì a terminare che l'enorme seno della compagna le precipitò addosso. Solo a posteriori capì che si trattava di una abbraccio. Oh esaudiresti uno dei miei sogni! Grazie! Vedi di mettercela tutta allora!

    Matsumoto aveva passato il resto della strada ad indottrinare la giovane sulle ultime tendenze della moda, sullo stile unico di Valentine, e su ogni genere di consiglio per diventare una modella di successo, aiutandosi con una copia della prima biografia ufficiale dello stilista, che sperava di far autografare. Per un tratto del percorso Harumi era stata costretta a camminare nei più disparati modi, con i piedi in fila indiana, sulle punte, con dei pesi sulla testa. Alla fine la sua accompagnatrice aveva annuito soddisfatta, affermando che non era un caso così disperato come sembrava, e la genin le aveva sorriso timidamente di rimando. In quel momento si trovavano nella camera che l'organizzazione aveva riservato loro. Per una volta anche Matsumoto era rimasta a bocca aperta davanti la quantità di lussi loro riservata. Mentre sistemava le sue poche cose Harumi la sentì sospirare dall'altra stanza. Sigh, ho decisamente sbagliato carriera...

    Il giorno successivo le due si recarono di buon'ora nel padiglione della moda. Grazie al lasciapassare furono prontamente fatte accomodare nel lato riservato alle indossatrici. Matsumoto non la smetteva di guardarsi intorno con un'espressione simile a quella di un bambino al parco giochi, mentre Harumi era piuttosto intimorita da quell'ambiente, seppur rinfrancata dalla presenza della donna al suo fianco. Purtroppo proprio davanti l'accesso dei camerini furono costrette a separarsi dal responsabile della sicurezza. La tua agente può accomodarsi nell'area riservata in prima fila, tu vieni con me. La genin stava per aprire bocca per correggere l'equivoco, ma un pugno di misura poco sotto le costole la fece desistere. Sì, è perfetto! Vedi di farti valere, Harumiuccia! Sgomenta per essere stata abbandonata in quel modo, la ragazza fu praticamente trascinata all'interno contro la sua volontà. Subito dopo la porta si richiuse dietro di lei.

    L'ambiente dove si ritrovò assomigliava molto a come si immaginava una bolgia infernale. Una cacofonia di suoni e rumori le riempivano le orecchie, ovunque era caos e corse, i numerosi faretti e lo spazio chiuso sovraffollato alzavano in modo fastidioso la temperatura, mentre l'aria era intasata da un misto di profumi esagerati e sudore. Spaesata, non avrebbe saputo da che parte girarsi, ma per sua fortuna un'assistente in completo si fece avanti, afferrandola per il braccio e conducendola con sé in quel dedalo di vestiti e corpi. Ecco qui, postazione 2. Ehi, Kamakura, vieni anche tu, che qui c'è parecchio da sistemare. Cosa aspetti bellezza? Spogliati, su! Completamente stordita, ad Harumi non rimase che obbedire. Mentre si sfilava la maglia, lanciò un'occhiata alla se stessa riflessa nello specchio. Il colore nero sembrava aver attecchito bene se neppure degli esperti se ne erano accorti. Dopo le vicende nelle prigioni numerose ciocche di capelli erano infatti diventati bianchi, ma la genin aveva scelto di nascondere tale anomalia per il momento. A distrarla dai suoi pensieri fu nuovamente la donna che l'aveva presa in carico. Con sé trascinava un serie di vestiti su un carrello appendiabiti in metallo. La kunoichi impallidì. Avrebbe dovuto tirar fuori le unghie per non doversi poi vergognare a vita.




    Guardandosi nuovamente allo specchio, la ragazza stentò a riconoscersi. Alla fine aveva proceduto per esclusione, arrivando a selezionare un vestito minimale, ma almeno non volgare. La responsabile aveva scelto di proporle una rosa di opzioni proveniente dalla collezione ninja holiday, che di ninja non avevano quasi nulla. Lasciamelo dire, piccola, ma non hai proprio il physique du role. Guarda lei ad esempio, lei sì che sembra una vera kunoichi! Con il braccio indicò qualche posizione più in là, dove una donna con tutte le curve ai posti giusti indossava un abito che lasciava scoperta una porzione di pelle generosa, ma le copriva il viso. Harumi arrossì, chinando il capo. Su su non fare quella faccia. Vedrai che ti trasformeremo in una pupa coi fiocchi! Il lavoro dell'aiuto stilista e degli assistenti era stato revisionato da Mihaw in persona. Carina, anche i ninja ogni tanto hanno bisogno di una pausa, no? La vocetta stridula, non coincideva con l'aspetto attraente dell'uomo. In generale sembrava soddisfatto, ma dalla curva della sua bocca si intuiva che secondo lui mancava ancora qualcosa. Illuminandosi all'improvviso, trafficò con un cesto di accessori finché non ne estrasse dei fermagli e un peluche, tutti a forma di gatto. Con i primi chiuse le lunghe trecce che la parrucchiera le aveva acconciato, mentre infilò il secondo nella borsetta che reggeva come accessorio. Ora sei semplicemente fa-vo-lo-sa! Salutando in modo per niente mascolino si allontanò, passando alla sventurata successiva. Harumi, rendendosi conto solo in quel momento di aver trattenuto il fiato, espirò rumorosamente. Attenta, che sbavi il rossetto! Sarebbe stata una lunga giornata.

    RI5KMne Affacciandosi da un varco nei tendaggi, la genin aveva attentamente studiato le movenze delle colleghe. Forse, unite alle lezioni di Matsumoto, poteva almeno sperare di non inciampare non appena avesse messo piede sulla passerella. Coraggio, tocca quasi a te! Con il cuore a mille, come se stesse per intraprendere una pericolosa missione, Harumi si posizionò sulla pedana. Mentre ricontrollava tutto ebbe l'impressione che la coda del gatto di peluche si fosse mossa, ma doveva trattarsi dell'agitazione. Tre, due, uno...Vai! Con una spintarella fu gettata nella mischia, sotto gli occhi di tutti. I riflettori impietosi la facevano rifulgere come una stella. Per un attimo rimase paralizzata, fino a quando non incrociò lo sguardo con la donna che l'aveva accompagnata fin là. In un attimo si ricordò di quanto le aveva insegnato il giorno precedente e, in un moto d'orgoglio, sollevò le spalle e tirò fuori il suo miglior sorriso. L'espressione timida donava al suo viso e non faceva che aggiungerle fascino. Camminando con disinvoltura, faceva sbattere il tacco dei suoi stivali in pelle ogni volta doveva fermarsi per mettersi in posa e fare qualche moina ai fotografi, come aveva visto fare dalle altre, come sfilarsi appena gli occhiali da sole o portare alle labbra il lecca lecca rosso fragola. Ricordandosi di essere una kunoichi, sfoderò le sue doti di interpretazione, calandosi nella parte molto meglio di quanto lei stessa avesse mai immaginato. Ammiccava alla folla, si muoveva in modo femminile, ed elargiva sorrisi. Sembrava in tutto e per tutto una professionista, anche se ad occhio attento non sarebbero sfuggiti gli errori tipici di un esordiente. Lungo il percorso a ritroso le gambe quasi le tremavano dalla fatica, e solo l'adrenalina le permise di giungere in fondo. Accelerato il passo, si tuffò praticamente oltre il paravento dopo un ultimo sorriso al pubblico. Una volta al riparo si accasciò sulla prima sedia che le capitò a tiro, biascicando mentre finalmente rifiatava. Spero...che sia...finita...

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    Il mondo che verrà

    Parte i ~ la chiave





    Fu la voce di Eiatsu a risvegliare la ragazza dal torpore. Harumi non coglieva pienamente il senso delle sue parole, me era chiaro che si riferiva a lei. Solo quando le si rivolse direttamente però, ella aprì gli occhi. Il suo corpo, che le era parso tanto leggero da supporre di trovarsi all'interno di un sogno, in realtà fluttuava ad oltre un metro d'altezza, avvolto da spirali vorticanti di chakra cangiante sulle diverse tonalità del blu. Lentamente, il flusso scemò di intensità, rispondendo in modo misterioso al suo risveglio. Il turbine d'energia la adagiò lentamente, quasi con delicatezza, sul freddo ripiano ligneo, per poi svanire in una dissolvenza nebulosa. Non senza qualche difficoltà la giovane si alzò, portandosi però una mano al viso. Il rituale e i tre giorni di travagliata convalescenza l'avevano lasciata piuttosto stordita, ma non era niente rispetto alle condizioni pietose in cui versava all'interno delle Prigioni di Oto.



    Eiatsu...san... Aveva la fastidiosa impressione di essere al centro dell'attenzione, perciò non rispose immediatamente come se fosse sola con il jonin, ma si prese alcuni istanti per guardarsi intorno. A parte l'eliminatore, l'unica faccia nota alla ragazza era quella di Kato Yotsuki, di cui conservava un ricordo ambivalente. Lievemente intimorita, esitava a condividere quanto gli era stato richiesto, ma dopo aver incrociato lo sguardo con Eiatsu, si decise a parlare. Prese un respiro profondo mentre faceva mente locale. I ricordi che le interessavano le apparvero particolarmente vividi, come se non fossero passate che poche ore dai fatti. Si schiarì la voce e, non sapendo a chi rivolgersi, aprì bocca fissando il tavolo sotto di sé. Il giorno del mio arrivo ad Oto, c'è stato un tentativo di furto negli uffici dell'Amministrazione. Negli archivi, posti al piano inferiore, ho incontrato un nukenin del Suono con la borsa piena di informazioni segrete e rotoli proibiti, ma ciò che ha destato particolarmente la mia attenzione è stato l'enorme... cercò per alcuni istanti la definizione più opportuna, per poi rinunciarvi ...una specie di cotton-fioc metallico che portava dietro la schiena. L'abbiamo fermato e interrogato. Sembra si trattasse di un furto su commissione, forse da parte di Ame, forse da parte delle Asce. Fece un'attimo di pausa, spostandosi sul bordo del piano, con le gambe a penzoloni. Non ne capiva il motivo, ma sapeva che la parte interessante era proprio quella che si accingeva a narrare. Volevamo portato dall'amministratore, Febh-sama, ma non era più in ufficio. In compenso abbiamo trovato una delle sue lucertole, credo che il suo nome fosse Ssalar perse alcuni istanti nel tentativo di rimembrare quel particolare inutile, ma dopo aver scosso la testa continuò ...comunque sia, il rettile si è lasciato sfuggire che si trattava di una chiave, e molto importante per giunta. A suo dire, Febh-sama avrebbe potuto distruggere metà Villaggio pur di scovare il colpevole. Ha aggiunto poi che solo un certo Chikuma ne sarebbe dovuto essere a conoscenza. Balzò giù dal tavolo, ma le gambe non la ressero, non aveva ancora recuperato del tutto le forze. Tuttavia Eiatsu le era proprio a fianco, e sarebbe stato agevole per lui sostenerla se lo avesse voluto. Senza farci troppo caso, come ricordandosi qualcosa di importante, Harumi esclamò di botto. Ah no, aspettate. In realtà si tratta solo di una copia della chiave, l'originale si trova Suna. Per via di un patto con un certo Hoshi... Si portò di nuovo una mano al capo, domandandosi perché stesse rivelando tutto ciò. Non le era stato forse detto che si trattava di una questione della massima segretezza? La testa le doleva leggermente, ma ormai il suo racconto era prossimo alla fine. Avevamo suggerito di trovare un nuovo nascondiglio per la chiave, ma Ssalar si è fermamente opposto, proponendo di riposizionata nella cassaforte nascosta che si trova nei sotterranei dell'Amministrazione. Finalmente riuscì a rimettersi per bene diritta. Il cerchio alla testa persisteva, ma almeno non aveva più i giramenti. Credo che Febh-sama non sia ancora stato informato dell'accaduto. Al momento gli unici a conoscenza dei fatti, oltre alla lucertola e a me, sono il criminale, che dovrebbe trovarsi nelle carceri di Oto, e... ci pensò un po' su, per concludere infine a bassa voce ...Hebiko, la segretaria. Alla fine ha detto che se ne sarebbe occupata lei di trovarle una nuova sistemazione, e ne avrebbe risposto direttamente all'amministratore se lo avesse scoperto. Nessun altro, credo. Dopo quello sforzo era di nuovo esausta, anche se in generale poteva dire di sentirsi bene. Anche troppo. Il suo corpo le inviava dei feedback strani. Evidentemente la giovane kunoichi non aveva ancora realizzato cosa voleva dire essere diventata tutt'uno con il Nekomata, ma l'avrebbe scoperto presto.



    Edited by Historia - 15/6/2017, 15:08
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    Tomodachi

    I



    Shin se ne stava disteso sul letto ad occhi chiusi. La stanza era avvolta dall'oscurità e dal silenzio, ma il ragazzo non stava dormendo. Era in uno stato di apatia che durava da almeno due giorni, alternato da scatti di iperattività. Aveva già distrutto due shinai da allenamento, i resti dell'ultimo dei quali giacevano ancora abbandonati nel giardino che si stendeva sul retro dell'abitazione, racchiuso da alte mura di cinta. Con un movimento flemmatico si portò una mano fin sopra la fronte. Si trovava in quelle condizioni fin dal suo rientro dal Paese delle Sorgenti Termali. Era ad un bivio, ma non sapeva che strada prendere, quindi passava le giornate in bilico, oscillando tra la disperazione e la speranza, tra l'apatia e la foga, senza soluzione di continuità, rimandando la scelta. Saltuariamente le immagini che gli si erano impresse in profondità dentro la sua mente, generate, o meglio estratte dai suoi stessi incubi dall'arte oculare dell'uomo che era divenuto suo maestro, tornavano a fargli visita, provocandogli reazioni contrastanti. Una volta, angosciato, si era rannicchiato contro la parete, nascondendo la testa tra le mani come per nascondersi. Un'altra invece aveva colpito con un manrovescio la tazza poggiata sul piano cottura con un rabbia, scagliandola contro il muro dove era esplosa in mille pezzi. Che schifo... Le parole, prive di forza, erano uscite dalla sua bocca seguendo le fila di un pensiero già disperso nel turbinio dentro la sua testa. Non poteva continuare così. Pregava, o almeno auspicava in un angolo della sua anima, che qualcosa giungesse a risollevarlo dall'abisso in cui stava sprofondando, ricordandogli quale era il suo scopo nel mondo. Ed infine, quel qualcuno arrivò.

    Il rimbombo si diffuse per tutta la casa vuota. Qualcuno bussava alla porta della dimora Kinryu. Shin, che aveva istintivamente aperto gli occhi, li richiuse. La persona che chiedeva udienza tuttavia non desisteva e i colpi contro il legno robusto continuavano. Una, due, tre, quattro volte. Il giovane si mise seduto sul letto con rassegnazione. Perfino il suo caratteristico sospiro sembrava averlo abbandonato. Nessun altro avrebbe accolto l'ospite, chiunque fosse. Era rimasto solo lui. Subito dopo la riunione di Villaggio aveva invitato la famiglia a prendersi una lunga vacanza. Ora i genitori e l'amata sorella si trovavano in un angolo sperduto del Paese del Fuoco, ben lontani dalle nubi di guerra che si intravedevano ormai ad occhio nudo all'orizzonte e sotto l'attenta custodia della kitsune del santuario di Inari. Muovendo i piedi con riluttanza, sollevandoli il minimo per non trascinarli, Shin scese le scale, raggiungendo l'ingresso al termine dell'ennesima sequenza di quattro colpi. Ritrovando un briciolo di vitalità l'aprì di scatto, squadrando la persona che aveva di fronte con un'espressione facilmente riconoscibile come stizza. Per l'ennesima volta si trovava a passare repentinamente da un atteggiamento all'altro, sebbene il suo morale rimanesse basso. L'uomo, che gli aveva cordialmente rivolto la parola, era senza dubbio un Uchiha. Lo stemma, il fisico, il portamento stesso ne erano testimonianza. Il padrone di casa rispose con voce piatta, in contrasto con lo scatto di poco prima. Sono io. Uno sguardo difficile da decifrare comparve sul volto del poliziotto, suscitando una strana sensazione nel Kinryu. Quando si presentò come il padre di Kairi poi, gli occhi del giovane si spalancarono per bene. Se era uno scherzo, era di cattivo gusto. Possibile che proprio lui tra le mille persone disponibili avevano scelto di inviargli i kami? Con un'espressione contratta, Shin chinò appena il capo, mentre ascoltava quanto l'uomo aveva da dirgli. Il suo sgomento crebbe ulteriormente quando lo shinobi, di sicuro superiore a lui in grado e esperienza, si chinò più del dovuto, chiedendo, anzi implorando il suo aiuto.
    In un'altra vita, il ragazzo si sarebbe messo a ridere. Si sentiva proprio l'ultima persona al mondo che poteva aiutare qualcuno, e Kairi in particolare. Si prese del tempo per rispondere, cercando con attenzione le parole. Quando finalmente aprì bocca, con il capo abbassato, lo fece parlando piano, sottovoce. Izuna-san, lei mi sopravvaluta. Io non ho la forza di aiutare nessuno. Nel suo petto però il suo cuore fremeva mentre pronunciava quelle parole. Che fosse debole, era una realtà per lui. Nonostante il suo sforzo incessante per diventare più forte, alla fine il terrore di non essere in grado di proteggere ciò a cui teneva lo aveva avvolto, paralizzandolo. Eppure, desiderava con tutto se stesso poter stare vicino a quelle persone. Strinse i denti. Sì era debole, inutile, ma non intendeva rinunciare senza averci almeno provato. Kato gli aveva fatto capire una cosa: la vera forza non era una conquista, ma un processo. Tuttavia, lui non aveva trovato in sé l'energia per ricominciare a camminare su quel sentiero. Ma ora, davanti al padre della sua migliore amica che lo supplicava con il cuore in mano di prendersi cura di lei, qualcosa si era smosso. Appena appena, ma quel tanto che bastava per fargli fare un passo, come un sassolino che cade dalla sommità di un monte e che con un po' di fortuna poteva trasformarsi in una valanga. Alzando gli occhi sull'uomo davanti a lui, Shin raccolse quel sentimento, aggrappandovisi per uscire dal torpore in cui era sprofondato. Però...farò del mio meglio per Kairi. Non reclamare le cose, ottienile. Solo così sarai ricompensato. Già, il maestro aveva ragione. La soluzione non sarebbe piovuta dal cielo, nessuno avrebbe risolto la faccenda al posto suo. Non poteva starsene in un angolino a guardare, mentre i grandi si davano da fare. Anche lui, per quanto piccolo, doveva impegnarsi e fare la sua parte. Con un gesto aperto della mano rivolto verso il vestibolo, invitò l'Uchiha ad entrare. Prego, da questa parte. Mi racconti tutto nei dettagli. L'ultima volta che ho visto sua figlia è stata alla riunione, e quando si è allontanata aveva un'espressione seria in viso. Cosa le è successo?
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    Rapimenti scientifici

    Post 8 ~ Incubo



    Per il resto del viaggio l'espressione sul viso di Shin fu pensierosa. Sembrava tornato indietro, al ragazzo sempre serio che non sorrideva mai, ai tempi prima dell'iscrizione all'Accademia. Da quando aveva scelto quella vita gli sembrava di aver trovato la sua strada, e aveva fatto mille incontri, molti dei quali avevano infine fatto sbocciare il sorriso sulle sue labbra. Se le parole di Kato da un lato lo rendevano felice, dall'altro lo riempivano d'angoscia. E non doveva essere che una goccia di quanto provava l'amico dentro il suo cuore.

    Kanazawa pure si era fatta silenziosa, scesa la sera, ma per una ragione differente. Dopo la pungente osservazione dell'otese si era imbarazzata, biascicando qualche imprecazione e dando loro le spalle, distesa nel suo sacco a pelo. Figurati se mi piace un idiota come te. Sebbene avesse finto di dormire, aveva in realtà faticato a prendere sonno. Il cuore le batteva più velocemente del normale, sebbene non ne capisse la causa. Arrivò perfino ad utilizzare le doti propriocettive del suo clan alla ricerca di alterazioni nel suo fisico, senza trovarne. Mentre cadeva tra le braccia di Morfeo pensò che la sorellona aveva ragione: il mondo fuori dal laboratorio era pericoloso.

    Anche Kato doveva aver rimuginato a lungo durante la strada. Seduto di fronte al fuoco parlò a Shin con il cuore in mano, mostrando un lato di sé che il giovane della Foglia aveva fino ad allora solo intravisto. Il Kinryu ascoltò preoccupato il preambolo, domandandosi dove volesse andare a parare il compagno. Appoggiati i gomiti sui ginocchi, giunse le mani davanti la bocca e chiuse gli occhi, concentrandosi sulla sua voce. Era la prima volte che lo Yotsuki condivideva il suo passato. Non era sceso nei dettagli, come se una forza superiore gli impedisse di aprirsi più di così, ma era già una conquista per Shin. Niente domande aveva detto l'otese, e lui rispettò il suo volere. Tuttavia, non pote esimersi da una breve frase di ristoro per il suo animo afflitto. Come ti dissi l'altra volta, per quanto possa essere oscuro il tuo passato, è ciò che decidi di fare del tuo futuro che stabilisce chi sei ora, nel presente. E tu non sei una persona cattiva, Kato. Sorrise, sebbene l'espressione risultasse un po' tirata per la stanchezza e la pesantezza del discorso. Beh, non con me almeno. Sei una delle poche persone che sono felice di avere al mio fianco. Concluse, cercando di sdrammatizzare, ma ricadendo suo malgrado nel serio. Il mondo che solcavano era un luogo tremendamente affascinante e pericoloso, se ne rendeva conto sempre di più giorno dopo giorno.

    L'Uchiha li squadrò uno dopo l'altro, studiandoli. Alla fine fece quello che sembrava un sorriso in direzione della ragazza, prima di scendere con un elegante balzo dalla roccia dove era appollaiato. Non sono un baby-sitter, piccola Kana. Dì pure ai tuoi amichetti di tornarsene a casa. Rivolse a Shin e Kato uno sguardo di studiata sufficienza. Li stava chiaramente provocando, ma la prima a reagire fu la scienziata. Sensei, le assicuro che se la sanno cavare benissimo, hanno solo bisogno di qualche dritta! L'uomo sbuffò, avvicinandosi a passi misurati alla giovane. Una volta di fronte a lei allungò una mano con un fare minaccioso, ma terminò il movimento semplicemente scompigliandole i capelli. Senza voltarsi, si rivolse quindi ai due giovani. Vi darò una possibilità solo perché siete con Kana. Seguitemi. Si sarebbe quindi diretto verso la foresta, che principiava ad un centinaio di metri da loro, oltre la strada. Si inoltrarono nella vegetazione per diverse decine di minuti. L'aria era più fresca sotto i rami e, nonostante le ombre, la luce del sole ormai alto filtrava abbondante tra le foglie. La tensione era palpabile, l'otese non si era sbagliato: quell'uomo aveva poteri tali da far tremare le fondamenta stesse del continente. Eppure stava accordando loro udienza, per qualche ragione. L'unica felice del terzetto era Kanazawa, i cui misteriosi trascorsi con lo sconosciuto erano senza dubbio positivi. Giunsero infine in una radura dai bordi irregolari. L'erba verde smeraldo arrivava loro alle caviglie e, prestando attenzione, si poteva udire il lieve mormorare di un ruscello, sebbene dalla loro posizione non fosse visibile. L'uomo che gli precedeva si arrestò dopo averli distanziati di pochi passi. Qui andrà bene. Nel voltarsi, Kato e Shin avrebbero notato che le sue iridi si erano fatte rosse, con tre piccoli segni neri impressi in esse. Nello stesso istante in cui se ne fossero resi conto le tomoe avrebbero presero a ruotare vorticosamente, formando un'elaborata figura. Ditemi la verità, perché volete diventare più forti?

    Quando Shin riaprì gli occhi, era a casa sua. Non capendo cosa stesse succedendo, iniziò a girare per le stanze. Sì, quella era senza dubbio la sua dimora a Konoha, ma c'era qualcosa che non andava. Alcuni dettagli erano fuori posto, impercettibilmente. Quando udì il pianto di un neonato provenire dalla sala, finalmente comprese. Corse da dove proveniva il suono, con le porte che si spalancavano al suo passaggio. Entrò d'impeto nella stanza, ma nessuno sembrò badare a lui. Sua madre teneva tra le braccia un fagottino rosa, da cui sbucava la faccia di una neonata Aruhina. Di fianco a lei suo padre le cingeva le spalle, contento. Ma ad attirare la sua attenzione fu il bambino davanti a loro, che lentamente avanzava verso la nuova venuta. Coraggio Shin, vieni a salutare tua sorella. La voce della donna era distorta dal mare del tempo, ma il ragazzo ricordava quelle parole. Il sé di nove anni prima si fece coraggio, e prese in braccio la piccola che la madre le porgeva. Aruhina smise di lamentarsi, allungando una mano verso il viso del fratello. Felice per l'effetto sortito, il piccolo si lasciò infine andare. Con me sei al sicuro, sorellina. Con me sei al sicuro, sorellina. Shin bambino e Shin ragazzo pronunciarono insieme la frase, rimasta impressa nella sua memoria. Era soprattutto per lei che aveva un giorno preso la decisione di diventare più forte, quando era uscito dall'innocenza dell'infanzia e aveva conosciuto il mondo. Per proteggere lei e tutto ciò che gli stava a cuore era diventato uno shinobi. Shin adulto si avvicinò alla piccola e al sé bambino, alzando le mani per sfiorarli, ma tutto intorno a lui si dissolse, e cadde nell'oscurità.

    La scena sotto i suoi occhi era cambiata. Si trovava all'aperto, ma le tonalità erano cupe, angoscianti. Il cielo era coperto da volute di fumo nero, su cui si rifrangevano i bagliori delle fiamme che si levavano intorno a lui. Un odore acre giungeva alle sue narici, urla e pianti disperati alle sue orecchie. Si trovava sicuramente su un campo di battaglia. Incerto, iniziò a muoversi alla cieca, mentre la cappa che lo avvolgeva gli riempiva i polmoni facendolo tossire convulsamente. Il suo piede toccò infine qualcosa. Chinando lo sguardo, vide il corpo di una donna, il ventre dilaniato da una lama. Si portò una mano alla bocca per trattenere lo sgomento. Un vento impetuoso soffiò, sollevando dal suolo polvere e cenere, ma liberando al contempo la visuale. Di fronte a lui un intero paese in rovina, avvolto dalle fiamme e cadaveri, cadaveri ovunque. Preso da un'inspiegabile senso di terrore il Kinryu prese a correre. Li conosceva, li conosceva tutti. Alcuni erano suoi vicini di casa, altri ninja con cui aveva condiviso delle missioni, altri ancora parenti. Nella sua fuga ormai priva di criterio calpestò un'asta, spezzandola. Voltandosi, si accorse che reggeva una bandiera con sopra il simbolo del suo clan, squarciato. Arretrando lentamente, si avvicinò ad una casa stranamente risparmiata dalla distruzione. Seduta con la schiena appoggiata alla parete esterna stava una ragazza. Sebbene sapesse cosa lo aspettava, il giovane si avvicinò comunque, impossibilitato a fare altrimenti. Con il volto sereno, come se dormisse, stava Kairi. Doveva aver combattuto duramente prima di essere abbattuta, impugnava ancora la sua spada, spezzata. Non riuscì a sostenere quella vista più di qualche istante. Lentamente arretrò, sconvolto. In quel mondo di massacro il suo spirito sembrava congelato, i sentimenti gli si accumulavano sul petto come un macigno senza che potesse elaborarli. Alla fine il suo incubo si materializzò sotto i suoi occhi. Riversa al suolo, nel suo vestito candido macchiato di scarlatto, sua sorella. Le ginocchia gli cedettero. Proprio quando l'orrore era sul punto di travolgerlo, un rombo lo fece voltare. In lontananza, scagliato sull'orizzonte rosso sangue stava una figura famigliare. Kato guardava la scena come uno spettatore dietro un vetro. Shin aprì la bocca per gridare, ma un'onda oscura lo travolse, cancellando tutto nella sua assenza di colore.

    Shin aprì gli occhi nella pianura solo pochi secondi dopo l'inizio dell'illusione, ma era provato come se fosse passata una vita. Dopo essere stato inghiottito dal buio si era ritrovato a sua volta testimone degli orrori a cui era stata sottoposta la mente dello Yotsuki, a ruoli inversi. Infine era tornato alla realtà, o almeno era ciò che sperava con ardore quasi folle. Cadde in ginocchio, mentre tutte le sensazioni accumulate lo trafiggevano impietose. Il suo cuore andò in frantumi, travolto dalla disperazione. Copiose lacrime scesero dal suo volto, finendo sugli steli d'erba similmente alla rugiada mattutina. Lentamente, molto lentamente, riprese il controllo di se stesso. Portandosi una mano al viso, lo coprì mormorando parole cariche di autocommiserazione. Sono senza speranze.



    Siamo quasi alla fine. Ti aspetta è un post importante. Supera la prova che il sensei ti pone. Recupera le cose più importanti per il tuo pg rivivendone il passato, affronta i tuoi sogni più spaventosi, mescolandoli con le angosce di Shin, esci vincitore e proclama la tua verità!
    P.s: prima vivi i tuoi incubi, poi osserva quelli del Kinryu, anche se a lui sembrerà che l'ordine sia il contrario.
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    Dopo lo spoiler sui combattimenti chiedo di partecipare con Shin, che a lui piace menare le mani.
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    La prima riunione di Konoha

    Post 3 ~ Volontari



    Shin rispose con un sorriso all'affermazione di Kairi. Di certo si sarebbero guardati le spalle a vicenda, come sempre. Le discussioni che seguirono furono delle vere e proprie rivelazioni, alcune delle quali collegate solo in modo incidentale o per nulla alla questione principale, ma comunque notizie sconvolgenti. Il giovane Kinryu non potè che ascoltare in silenzio l'esposizione sulle leggendarie, eppure reali, armi di Iwa, e l'apparizione del flagello, come era stato rinominato Jeral, nukenin straordinariamente dotato il cui solo nome bastava a terrorizzare i più. Il genin rimase pensieroso, mentre invece l'amica fu molto più partecipe, prendendo la parola. Di certo anche lui aveva molte idee che gli frullavano in testa, ma poca voglia di condividerle. Quella riunione non lo stava entusiasmando. Certo, Raizen era senza dubbio un grande ninja, e l'aura di potere che lo circondava era imponente, ma gli mancava qualcosa per essere anche un grande kage. Più lo sentiva parlare, più se ne convinceva dentro di sé. La sua visione d'insieme non gli appariva chiara, le sue frasi trasudavano arroganza e superiorità. Certo, Konoha era il primo contributore di uomini nell'alleanza chiamata Accademia, ma solo se ci si soffermava ai meri numeri. Ma non era solo quello a lasciare perplesso Shin. All'uomo di fronte a lui mancava soprattutto una dote: il carisma. Poteva trascinare gli uomini in battaglia con il suo spirito indomito, e non dubitava che sarebbe stato un ottimo comandante, anche se probabilmente avventato. Tuttavia per guidare un paese le doti richieste erano altre, che non erano fare la parte del gradasso facendo la voce grossa con chi non poteva replicare perché assente o inferiore. Una smorfia comparve sul viso del giovane shinobi, ma non lasciò trasparire tali pensieri all'esterno. Era comunque l'hokage, e gli doveva obbedienza in quanto rappresentante del Villaggio della Foglia, a cui aveva prestato giuramento quando era diventato un ninja.

    Non altrettanto impassibile rimase la kunoichi al suo fianco. Alle parole dell'uomo sul palco la giovane rispose esponendo la sua visione dell'Accademia, molto simile a quella del Kinryu. Forse dall'alto la prospettiva era diversa, ma tra i gradini più bassi la cooperazione tra i vari Villaggi era una realtà consolidata e spesso apprezzata, lui stesso aveva amici a Suna e Oto. Fu l'ultima frase pronunciata dalla ragazza a colpire di più Shin. Girò leggermente la testa verso di lei per osservarla e vide che teneva il viso abbassato, evitando il suo sguardo. Kairi non parlava spesso della sua famiglia, ma il genin si era fatto un'idea sulla sua situazione. Per un attimo fu tentato di allungare una mano per appoggiarla sul suo braccio, per placare la sua angoscia, ma si trattenne. Sarebbe stato sbagliato imporle la sua compassione, sebbene avesse le migliori intenzioni e l'affetto che provava per lei fosse genuino. Decise di rispettare la sua sofferenza lasciandole tempo e spazio. Era certo che Kairi sapesse di poter contare su di lui per ogni cosa. Strinse inconsciamente uno dei braccioli. Avrebbe fatto di tutto perché non perdesse nessun altro.

    Anche la relazione del misterioso anbu su Cantha fu interessante, e Shin si concentrò per assorbirne ogni informazione utile. Al termine però rimase perplesso. Il profilo tenuto dalla lontana potenza in quel frangente non sembrava per nulla coincidere con i suoi costumi. Doveva esserci qualcos'altro sotto di cui non erano a conoscenza. E la conoscenza era potere: combattere senza avere a disposizione tali informazioni li metteva inevitabilmente in posizione di svantaggio. Incrociò le braccia davanti al busto, quella riunione stava mettendo in luce una serie di debolezze strutturali del Villaggio che non avrebbe mai sospettato. Qui non si trattava della semplice difesa dei confini, l'intera rete di informatori e spie che avrebbe dovuto tenerli aggiornati su quello che succedeva in ogni angolo del continente, ed oltre, mettendoli un passo davanti ai loro avversari, stava dimostrando tutti i suoi limiti. Certo, affrontare i problemi di petto poteva portare molta gloria, ed era esattamente lo stile di Raizen, ma al contempo era la soluzione più rischiosa.

    La riunione si stava avviando alle sue fasi finali. L'Uchiha sembrava essersi ripresa dai cupi pensieri di poco prima e ora i suoi occhi rilucevano decisi. A Shin quasi parve strano che fosse così impaziente di mettersi alla prova, anche perché in quel caso i rischi erano decisamente più pericolosi del solito. A quanto pare non mi resta molta scelta. Se vai te, vado anche io. Scambiò con l'amica uno sguardo rassegnato, eppure più rilassato. Io faccio sempre del mio meglio, che discorsi fai! Un sorriso si aprì sul suo volto. Che fossero pronti o meno, la guerra chiamava, e non avrebbe guardato in faccia nessuno.




  7. .

    Combattimento in coppia
    Post 3 ~ Faster





    Shin arretrò di qualche passo, sorpreso. Il suo avversario aveva interrotto senza difficoltà il suo assalto generando un'impenetrabile cupola di chakra elettrico, che gli impediva di avvicinarsi a più di tre metri. L'espressione sul viso del genin virò sullo scocciato, con una sola mossa aveva vanificato il loro assalto coordinato. La difesa assoluta iniziò a scomparire rapidamente non appena Daisuke rientrò in possesso delle sue lame, cadute al suolo durante l'esecuzione del sigillo per richiamare il jutsu. Il chunin di Oto prese a guardarsi intorno, cercando di inquadrare non senza difficoltà lo Shin illusorio e Kairi di fronte a lui e il vero Kinryu alle sue spalle. Prima che questi potesse fare qualsiasi mossa, Daisuke prese di mira l'Uchiha con uno scatto. Dentro di sé il ragazzo lanciò un improperio, ma rimase sul posto: gettarsi a sua volta in difesa dell'amica avrebbe vanificato il dubbio sorto nell'animo del nemico e al tempo stesso avrebbe rischiato di essere solamente d'intralcio all'amica, che vantava riflessi persino superiori ai suoi. Prese un respiro profondo e pianificò la sua prossima mossa approfittando della pausa concessagli dal suo avversario. Se l'uomo poteva evocare una protezione totale come quella i suoi taijutsu diventavano inutili. A meno che il giovane non lo superasse in velocità. Con un gesto fluido, sfruttando le falangi lasciate libere dai tirapugni, sciolse il nodo che teneva la cappa zavorrata ben ferma sulle sue spalle [Abilità]Liberazione
    Maestria: L'utilizzatore, se rimosso l'Equipaggiamento Debilitante dopo averlo indossato per almeno 2 round di combattimento azzera i malus ed ottiene un bonus di +3 tacche nella statistica ridotta dall'equipaggiamento, per 1 round.
    [Da Genin in su]
    . Let's go.

    Appena dopo l'ultimo attacco, mentre Daisuke si spostava per riposizionarsi, il Miraggio della Foglia fece la sua mossa. Scomparve alla vista, anche se probabilmente si trovava già fuori dalla sua visuale visto che si stava ancora occupando della kunoichi. Ricomparve una frazione di secondo dopo di fronte al ninja del Suono, in una posizione raccolta, scaricando all'istante un fulmineo calcio montante verso il busto del suo avversario con la gamba destra [Tecnica]Alzata della Foglia - Konoha Tounyuu
    Villaggio: Konoha
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore, se entro 6 metri dal proprio obiettivo, può sparire ricomparendo sotto l'avversario. Da questa posizione può sferrare un calcio ascendente che può scagliare l'avversario fino a 3 metri d'altezza. Il danno massimo è pari a mezza leggera; può causare Stordimento finché sospeso in aria. Non è possibile impugnare armi, PpCC esclusi. È possibile combinarla con la tecnica 'Attacco Concatenato del Leone' o 'Vento Ascensionale della Foglia' sfruttando uno slot tecnica base per attivarla.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 6 / Consumo: Basso )
    [Da studente in su]
    [Abilità]Scatto del Lampo
    Maestria: L'utilizzatore guadagna 1 tacca a Velocità per il primo attacco eseguito dopo una tecnica di spostamento accelerato.
    [Da Genin in su]
    [Calcio]. Se, come previsto, il colpo fosse andato a segno, scaraventando l'obiettivo in aria, Shin avrebbe gridato una corta frase all'indirizzo della compagna, prima di saltare per seguirlo a sua volta. Fai strike questa volta!

    Il riferimento, che non poteva essere assolutamente inteso dall'altro shinobi, era un riferimento al loro combattimento di allenamento, un tassello fondamentale per cementare la loro amicizia. Al termine dello scontro, duro sebbene amichevole, Shin aveva offerto al ragazza un gelato in segno di riconciliazione, come per significare che la rivalità tra loro rimaneva confinata al campo dell'arena. Seduti al tavolo ne avevano approfittato per scambiarsi pareri ed opinioni sui rispettivi stili di combattimento. Ad un certo punto la discussione era virata sulla katon utilizzata dall'Uchiha, un vanto del suo clan, ma di cui era difficile sfruttare a pieno il potenziale. Con uno dei suoi caratteristici sorrisi il Kinryu aveva posizionato la propria coppa, ormai vuota, di fronte a quella dell'amica. Vedi, questo sono io, o un qualsiasi avversario. Se mi prendi di mira con attacco potente, ma lento come la Palla di fuoco, ovviamente mi sposterò lateralmente per evitarlo. Fece fare il movimento corrispondente alla coppa. Per essere sicura di non mancare il colpo devi prima chiudergli le vie di fuga, così. Spinse da una parte il porta tovagliolini e dall'altra il menù, chiudendo di fatto il sé coppa in una strettoia. L'alternativa è mirare prima alle gambe o limitare comunque la mobilità con altri espedienti e tecniche. In quel caso il nemico sarà completamente in tua balia, come un birillo da centrare per fare stike!

    Che la giovane cogliesse o meno il riferimento, o che decidesse di seguirlo oppure agisse diversamente, Shin avrebbe continuato con il suo lavoro senza il minimo indugio. Con un rapido salto raggiunse Daisuke in aria, tentando di colpirlo nuovamente al busto, questa volta con un movimento discendente, sempre con la gamba destra allo scopo di farlo precipitare al suolo [Tecnica]Potere della Gioventù - Seishun furu pawaa!
    Villaggio: Konoha
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    Premessa la presenza dell'avversario in aria, l'utilizzatore può saltare raggiungendolo ed effettuare un calcio volante dall'alto verso il basso, mirando al busto avversario. La Forza e Velocità del colpo sarà incrementata di 3 tacche. Può essere combinata con la tecnica 'Alzata della Foglia' sfruttando uno slot tecnica base per attivarla.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 5 / Consumo: Mediobasso )
    [Da genin in su]
    [Calcio]. A quel punto la palla passava, letteralmente, a Kairi. Stava a lei cogliere il momento, colpendo un avversario presumibilmente indifeso mentre si schiantava al suolo. In ogni caso Shin sarebbe riatterrato elegantemente dopo aver effettuato un volteggio a mezz'aria pochi passi a lato della kunoichi, a tre metri scarsi dal presunto punto d'impatto del chunin. Senza perdere un istante abbassò il baricentro e caricò, urlando all'Uchiha di seguirlo. Andiamo, è la nostra occasione!

    Di fatto, se la giovane avesse scelto di utilizzare il jutsu di fuoco, il Kinryu avrebbe seguito la sfera di fiamme sfruttandola per occultarsi alla vista ed inseguendo il nemico se questi avesse tentato di fuggire [Slot Gratuito] [Abilità]Scatto Migliorato [2]
    Abile: L'utilizzatore si muove molto più rapidamente: la distanza massima dello slot gratuito aumenta di 3 metri.
    . Sfruttando al massimo la velocità ottenuta dalla rimozione dell'equipaggiamento debilitante si sarebbe portato a distanza da corpo a corpo in un istante, sfruttando l'impeto per portare un primo calcio basso al ginocchio con la gamba destra al fine di sbilanciare l'avversario. All'ultimo secondo si sarebbe dato la spinta con l'arto opposto entrando in mischia con un calcio a spinta basso, prendendo di mira con la pianta del piede l'articolazione nemica più vicina e potenziando i propri muscoli facendovi affluire un gran quantitativo di chakra [Slot Azione I] [Impasto]. Che l'attacco fosse andato a segno o meno il genin avrebbe sfruttato il piede destro come punto d'appoggio per proseguire la sua offensiva. Facendo perno su di esso avrebbe in sequenza raccolto la gamba sinistra portando il ginocchio al petto, contratto i muscoli della schiena torcendo il muscolo ed infine rilasciato l'energia immagazzinata tutto d'un colpo. Il calcio mancino che ne scaturì avrebbe mirato non tanto a danneggiare l'avversario, quanto piuttosto a scardinarne la difesa: il bersaglio erano infatti entrambe le braccia di Daisuke, in un movimento dall'esterno verso l'interno volto a spostarle da davanti al torace impattando sugli avambracci [Slot Azione II] [Impasto]. Allo stesso modo sarebbe sopraggiunto il braccio sinistro teso, che giungeva a riporto seguendo il movimento del torso. Con la lama del tirapugni puntata contro l'otese avrebbe tracciato un fendente leggermente ascendente con l'intenzione di attraversare tutto il petto dell'avversario [Slot Azione III]. L'idea ancora una volta era rimuovere le difese sopravvissute all'attacco precedente, e solo in secondo luogo danneggiare il chunin. Il giovane Kinryu si sarebbe riportato in posizione di guardia, con entrambi gli avambracci flessi davanti al corpo, dopo aver effettuato una repentina giravolta, offrendo per una frazione di secondo la schiena al nemico. Tuttavia, nella mente calcolatrice del genin, quelli non avrebbe avuto il tempo di approfittarne. Facendo affidamento sulla coordinazione di Kairi si era infatti mosso in modo da ritrovarsi discosto lateralmente rispetto al suo avversario e lasciando campo libero alla compagna. Invece di attaccare contemporaneamente, correndo il rischio di intralciarsi a vicenda, era meglio succedersi repentinamente. La kunoichi, nelle intenzioni del ragazzo, doveva ritrovarsi nelle condizioni per vibrare un colpo tale da portarli in vantaggio, con il campo sgombro da ostacoli. Shin sorrise mentre la giovane gli sfilava di fianco, andando alla carica. Switch!

    Se invece l'Alzata della Foglia non fosse andata a buon fine il sorriso non avrebbe abbandonato il volto dello shinobi di Konoha. Approfittando della posizione ribassata avrebbe tentato di trafiggere il piede più comodo dell'avversario con la lama del tirapugni sinistro, o in alternativa di danneggiare lo stesso nel modo più efficace possibile [Slot Azione I/A] [Impasto]. A quel punto, per togliersi da quella difficile posizione, sarebbe nuovamente ricorso al suo jutsu caratteristico. Non era entusiasta nell'usarlo a ripetizione, anche perché così perdeva d'efficacia, ma contro un avversario così forte era una soluzione quasi obbligata. Scomparve per l'ennesima volta alla vista dell'avversario con una rapidità sconvolgente, e Daisuke avrebbe avuto quasi l'impressione che l'immagine del ragazzo permanesse nell'aria quando già se n'era andato [Tecnica]Tecnica della Sostituzione - Kawarimi no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Ariete, Cinghiale, Bue, Cane, Serpente
    L'utilizzatore può effettuare un movimento accelerato tramite l'uso del chakra, lasciando al proprio posto un oggetto o un essere vivente consenziente di pari dimensioni o inferiore. È un movimento accelerato: non può essere usato per fuggire da uno spazio chiuso o da luoghi dove non vi è sufficiente spazio d'uscita. Le correnti di chakra disturbano l'esecuzione della tecnica: non è possibile apparire a distanza inferiore ai 6 metri da un essere vivente. La distanza massima percorribile è pari a 21 metri. Può essere usata come Difesa Totale; può risultare sleale.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 4 / Consumo:Basso )
    [Abilità]Passo Lampo - Shumpo
    Abile: L'utilizzatore può utilizzare le tecniche di spostamento accelerato senza bisogno di posizioni magiche, ma il tempo di caricamento rimane inalterato.
    [Da Genin in su]

    Azione Rapida [1]
    Abile: L'utilizzatore può annullare l'attivazione di un AdO avversario una volta a round; l'utilizzo dell'abilità deve essere specificato prima dell'attivazione dell'AdO.
    . Di nuovo, si ritrovava alle spalle del suo avversario a circa sette metri, costretto a reimpostare la sua offensiva. Se era riuscito ad evitare un attacco imprevedibile come il taijutsu di prima, Shin iniziava a disperare sulle sue possibilità di successo, ma non per questo si sarebbe perso d'animo. Conscio che l'avversario poteva ricorrere nuovamente alla sua barriera elettrica per arrestare i loro assalti, il genin decise di fare un altro tentativo prima di cambiare tattica. Prendendo la rincorsa dal punto cieco di Daisuke, avrebbe fatto cenno a Kairi di attaccare a sua volta [Slot Gratuito] [Abilità]Scatto Migliorato [2]
    Abile: L'utilizzatore si muove molto più rapidamente: la distanza massima dello slot gratuito aumenta di 3 metri.
    . A pochi metri da lui sarebbe balzato in aria, ridiscendendo con la gamba destra tesa, la pianta del piede rivolta contro la testa del chunin simile ad una ghigliottina [Slot Azione II/B] [Impasto]. L'ideale sarebbe stato che la ragazza minacciasse invece la parte bassa del corpo, rendendogli difficoltoso difendersi. Comunque fosse andata Shin si sarebbe giocato molto con l'attacco seguente: avrebbe infatti tentato una presa con entrambi gli arti superiori, cercando di bloccare tra braccio e avambraccio le braccia dell'otese, afferandolo se possibile sotto ascelle e intorno le spalle [Slot Azione III/B] [Impasto]. Che fosse di fronte o di spalle poco cambiava, era troppo vicino perché le sue armi risultassero efficaci e se fosse riuscito anche solo per un istante Kairi sarebbe stata libera di fare ciò che voleva. Vai!


    Riassunto Round Shin Kinryu
    PrimarieSecondarieGraduate
    Forza:500Agilità:500Percezione:6
    Velocità:600Precisione:500Furtività:0
    Resistenza:500Concentrazione:500
    Riflessi:500Intuito:500
    SlotPrestazioni
    Slot Difesa:I : -
    II : -
    III : -
    Chakra:50,5/60 Bassi
    Slot Azione:I : [Calcio] Vel. 650, For. 575, Pot. +20
    II : [Calcio] Vel. 600, For. 575, Pot. +20
    III : [Pugno] Vel. 600, For. 500, Pot. +15
    Vitalità:16 Leggere
    Slot Tecnica:I : Alzata della Foglia
    II : Potere della gioventù
    Energia Vitale:30 Leggere
    Semiparalisi gamba dx (0/2)
    Slot Gratuito:Movimento 9mEquipaggiamento:Sopraveste appesantita [+3 Vel.]
    Fasce da combattimento (2 per gamba)
    Corpetto e Parabraccia
    Tirapugni con lama
    Note:Le giocate cui mi riferisco sono
    "Non andarci leggero" e "Dopo la battaglia".
    Salti:
    Movimento:
    6 metri
    18 metri/slot
  8. .

    Nekomonogatari

    Parte i ~ Una missione semplice



    Harumi si stiracchiò sotto le lenzuola appena sveglia, ma fu scossa da un brivido. Ancora una volta si era agitata nel sonno, disfando il letto, ed i piedi si trovavano esposti al gelo fuori dalla coperta. Li ritirò, raggomitolandosi su se stessa stesa su un fianco. Aveva ripreso a fare brutti sogni, di cui però raramente ricordava il contenuto, ma che probabilmente avevano a che fare con il suo recente passato. Vincendo una sfida con la sua volontà riuscì ad uscire dal suo comodo giaciglio per affrontare una nuova giornata. Rabbrividì nuovamente e si affrettò ad indossare un maglione sopra il pigiama. La sua attuale sistemazione era una catapecchia, anche se l'amministrazione di Oto la spacciava come appartamento per i ninja dipendenti. Gli infissi erano consumati dal tempo e lasciavano passare degli spifferi terribili, ma anche il resto dello stabile aveva visto tempi migliori. Purtroppo la giovane al momento non poteva permettersi di meglio: giunta al Villaggio del Suono senza un soldo, si era arruolata come kunoichi per diventare più forte. Con il magro stipendio che percepiva riusciva a malapena a far fronte alle spese correnti, per quanto stesse attenta ad ogni ryo e cercasse di mettersi da parte qualcosa. Per questo aveva accolto di buon grado la missione che l'aspettava quel giorno, ogni incarico era un guadagno extra ben accetto.

    Giunta al luogo convenuto, uno dei quattro cancelli d'ingresso al Villaggio, trovò il suo compagno di team ad attenderla. La figura incappucciata, alta e snella, scoprì il volto, presentandosi. E, per partire con il piede giusto, storpiò il suo nome. Abbozzando un sorriso, la giovane rispose educatamente, chinando il capo. Ehm... Sarebbe Miyazaki... Piacere di conoscerla, Nai-san. Nonostante la raccomandazione dell'uomo, Harumi usò automaticamente la forma di cortesia riservata a superiori e senpai. Se anche l'uomo fosse stato famoso a Oto, lei non lo avrebbe di certo saputo: era arrivata nel Villaggio da poco più di un mese e, ad eccezione dell'amministratore e della sua segretaria non conosceva quasi nessuno. A onor del vero aveva avuto modo di incontrare anche Kato, il genin a cui era stata affidata per farsi le ossa, una persona dalla personalità più complicata di quanto potesse apparire ad una prima occhiata. Harumi stava superando la sua naturale timidezza, che la portava in passato a balbettare insicura ogni qual volta si rivolgeva ad una persona importante, peggio se sconosciuta, ma a volte ricadeva in quel vizio. La domanda postale da Eiatsu ad esempio la coglieva impreparata, e di riflesso le parole le uscirono inciampando una sull'altra. Io... ehm ecco... suppongo di cavarmela con i ninjutsu, hanno detto che sono portata, ma veramente... ecco, come dire... non ho ancora affrontato un vero combattimento, quindi...



    Con le guance arrossate, distolse lo sguardo dallo shinobi, giocando nervosamente con le mani. Stava di certo facendo una pessima prima impressione. Si impose di calmarsi, quindi riformulò una frase per cercare di salvarsi in corner, scandendo bene le parole. Imparo in fretta e do sempre il massimo, signore. Un eccesso di formalismo, dettato dall'agitazione certo, ma anche dalla sua educazione. Qualunque fosse la sua reazione, gli spiegò in cosa consisteva il loro compito. Harumi annuì, memorizzando le consegne. Non sembrava nulla di troppo complicato per fortuna, anche se il modo in cui aveva menzionato il Bosco dei Sussurri la inquietò sottilmente: era tanto terribile quel posto? Si imbarazzò lievemente quando lui le disse di appoggiare una mano sulla sua spalla, ma obbedì. Eh? Ah.. sì, ok... Deglutì impercettibilmente, appoggiando l'altra mano chiusa a pugno davanti al petto ed abbassando la testa a fissare il suolo. Non era più abituata ad avere contatti fisici con le altre persone e si sforzò per apparire naturale. Ogni suo pensiero venne tuttavia azzerato dopo il teletrasporto. Allontanandosi di qualche passo dal jonin si guardò intorno, sforzando gli occhi ad abituarsi alla penombra. L'aria malsana le saturò le narici, mentre goccioline d'acqua putrida le cadevano tutt'intorno, sfiorandola occasionalmente. A giudicare dalla temperatura dovevano trovarsi diversi metri sotto terra, e la kunoichi ricordò che il veterano aveva parlato di cunicoli. Quelli afferrò una delle torce fissate ai muri e la usò per rischiarare i suoi passi, incamminandosi senza dire una parola. Nai-san, mi aspetti! La ragazza corse dietro alla sua guida, recuperando lo svantaggio, anche se nel farlo dovette stare molto attenta a dove metteva i piedi: chiazze di muschio e pozzanghere rendevano la pavimentazione irregolare piuttosto pericolosa e più di una volta rischiò di ritrovarsi gambe all'aria. Sentendosi a disagio a camminare così in silenzio, cercò di rompere il ghiaccio e al contempo di ottenere qualche informazione in più. Ecco... mi chiedevo, il criminale che dobbiamo prelevare di che reati si è macchiato? Aveva avuto un assaggio della dubbia morale di Oto, quindi la domanda era piuttosto azzeccata. Giustiziare i criminali... è un uso comune qui, non è vero? Lo shinobi avrebbe notato questa volta un cambiamento nella giovane. Il suo tono di voce era più deciso, ma anche più secco, vi era insito un giudizio, per quanto non espresso. Se tuttavia si fosse voltato ad osservarla l'avrebbe vista sorridere come in precedenza, senza tracce apparenti sul viso di disapprovazione. Poco più avanti, nuovamente Harumi riprese la parola, questa volta più per saziare una sua curiosità. E invece lei, Nai-san, di cosa si occupa? Deve essere noioso per lei dover badare ad un ninja novizio come me, mi dispiace se le sono un peso... Era la storia della sua vita, sentirsi di troppo, un fardello non richiesto di cui qualcuno doveva farsi malvolentieri carico. Il sorriso sul suo volto era triste, e non parlò oltre, se non per commentare la risposta ottenuta, persa nei suoi pensieri.
  9. .

    Anime di pietra

    post i ~ la città della roccia





    Shin si presentò puntuale all'appuntamento, eppure fu l'ultimo dei convocati a varcare la soglia. Mentre camminava a passo spedito per i lunghi corridoi dell'edificio, realizzato in stile tradizionale, si interrogava su cosa avesse in serbo per lui l'Accademia. Giunto infine nella stanza indicatagli all'ingresso, fece scorrere il paramento che fungeva da porta, domandando permesso. Un sorriso comparve sul volto dello shinobi mentre scorreva con gli occhi la stanza.Per tutti i kami!I saluti che seguirono furono gioiosi, e il Kinryu rispose a tono alle battutine dei compagni. Che ti devo dire Kato...se vuoi una stanza in più ce l'abbiamo! In effetti l'otese era stato suo ospite una volta, anche se per breve tempo. E tu hai aggiunto nuovi pupazzi alla tua collezione, burattinaio? L'appellativo che Shunsui gli aveva affibbiato era piuttosto azzeccato e gli piaceva, ma cerco di non darlo a vedere prendendolo in giro. Solo con Kairi si dimostrò più gentile, elargendole uno dei suoi migliori sorrisi. Sono felice di averti al mio fianco anche in questa avventura. Quella era la prima volta che si rincontravano dopo essere rientrati dal monte Yume, dove la ragazza aveva fatto la conoscenza del clan delle kitsune di Inari, come lo Yotsuki prima di lei. Il genin spiegò poi il rapporto che lo legava con i vari convenuti agli altri. L'amicizia nata tra i banchi tra lui e il marionettista della Sabbia, il viaggio condiviso con lo Yotsuki, le avventure con la giovane Uchiha. Ne avrebbe avuto molte da raccontare, ma cercò di essere sintetico, riservandosi di rimembrare il passato in un'altra occasione. Per tutti provava affetto e stima, sia come persone che come ninja. Qualsiasi missione abbiano intenzione di assegnarci sono tranquillo con voi a coprirmi le spalle, ragazzi.

    L'allegra rimpatriata venne interrotta dall'ingresso, uno dopo l'altro, di alcune celebrità nel mondo degli shinobi. Il giovane ricambiò educatamente il saluto del chunin di Oto, con un lieve inchino. Stava raddrizzando la schiena quando, con la coda dell'occhio vide entrare di gran carriera un cane dalla porta che dava sul giardino interno. Le sue mani si contrassero in modo impercettibile. In realtà, il movimento involontario era stato provocato dai guanti che il ragazzo calzava; le kitsune, nonostante la loro cultura, conservavano alcuni istinti volpini tra cui la repulsione nei confronti dei canidi, e la piccola Harumi non faceva eccezione. Quando la sua attenzione tornò sulla sala vide che un nuovo convenuto dai capelli biondi aveva preso posto. Shin lo conosceva di vista e di fama, si trattava di uno dei migliori shinobi del Villaggio della Foglia, nonché esponente di spicco del clan Uchiha. Il Kinryu spostò lo sguardo da lui all'amica seguendo lo scambio di battute, e si lasciò fuggire per la sorpresa un'esclamazione. Fidanzatino? Cosa?! L'immagine che aveva della kunoichi come una donna dedita esclusivamente agli allenamenti e al lavoro vacillò. Possibile che, dopo tutte le prove che avevano passato insieme, le avesse nascosto una cosa del genere? La sua reazione imbarazzata, per quanto di smentita, lasciò il dubbio nella mente del giovane, che si mise a fissare la compagna di sbieco, ripromettendosi di indagare in seguito sulla faccenda. In quel momento, infatti, fece la sua comparsa l'ultimo invitato. Era ingiusto accusarlo di ritardo, infatti a quanto pareva era sempre stato tra loro, osservandoli in silenzio. L'unico segno di sorpresa sul volto del foglioso furono le palpebre sollevate, ma dentro di sé era ammirato per la perfezione di quella tecnica. Come in precedenza, fece un lieve inchino in segno di rispetto per i superiori. Nel frattempo Shunsui rivelò il suo trucchetto con una nota di colpa nella voce. Shin sorrise all'originale che entrò nella stanza, sostituendo la marionetta, ed attese che prendesse posto vicino a lui. Mentre questi si sistemava, lesto, lo colpì sopra la testa con il taglio della mano, abbastanza forte perché lo sentisse, ma non facendogli realmente male, il tutto senza che il sorrisetto abbandonasse il suo volto. Idiota.

    Iwa. Prima di essere interrotto dalla kunoichi del Suono, il marionettista si era lasciato sfuggire quel nome. Il ninja guardò prima verso lo Yotsuki, poi verso l'Uchiha e l'Abara. Qualsiasi avessero in mente, non sarebbe stata una missione come le altre. Che lui sapesse, non erano mai stati inviati al di fuori dalle terre controllate in modo più o meno diretto dall'Accademia e, sebbene non fosse uno stato apertamente nemico, i ninja dell'alleanza non vi erano visti di buon occhio. Shin fu l'unico a rispondere all'otese, di fatto permettendo agli altri di saltare le presentazioni. Shimaki-san, io sono Shin Kinryu di Konoha, molto lieto. Probabilmente sapevano tutto ciò che c'era da sapere su di loro, ma le forme di cortesia imponevano almeno una presentazione prima di prendere la parola. Ho partecipato a missioni con tutti i presenti. Kato Yotsuki, di Oto, Kairi Uchiha, di Konoha e Shunsui Abara, di Suna. Ad ogni nome avrebbe allargato il braccio con la mano aperta per indicarli. Direi quindi che possiamo continuare con la riunione. Esponeteci la situazione, per favore. Si risedette, incrociando le gambe sul cuscino, pronto ad ascoltare con attenzione quanto avevano da dire.

    Inclinando di lato la testa, Shin osservò Kato sbuffare e ne seguì le successive domande, approvandole con discreti cenni di assenso. Reputò, al pari dei suoi colleghi, che avesse toccato tutti i punti fondamentali. A quanto intuiva avrebbero avuto larga autonomia decisionale, e avrebbero dovuto scoprire il da farsi una volta giunti sul posto. Soggiunse solo una cosa, dando un risvolto decisamente cupo ad uno degli interrogativi dello Yotsuki. Nel caso l'arma esista, e Iwa la volesse per sé, dobbiamo recuperarla ad ogni costo...anche se significasse guerra?

    Dopo aver stipato tutto il necessario per il viaggio in uno zaino e in alcuni rotoli, Shin scese le scale. Aveva ottenuto di fare una breve sosta a casa per sistemare le ultime cose. Suo padre aveva nel frattempo consultato le sue carte, comunicandogli i risultati della ricerca. Alcuni rami del clan Kinryu, dopo la grande guerra che li aveva costretti ad abbandonare la loro patria, si erano stabiliti anche nel Paese della Roccia. A causa della guerra contro i Cremisi avevano sofferto numerose perdite, lasciando anche quel luogo alla ricerca di salvezza, seguendo la ritirata delle forze dell'alleanza. Dopo la fondazione dell'Accademia si erano di nuovo sparpagliati per il continente, ed era stata in quell'occasione che la famiglia di Shin era giunta a Konoha, più di trent'anni prima, ma a Iwa in pochi avevano scelto di tornare, al di fuori della protezione dei grandi Villaggi vincitori. Attualmente si trovavano per lo più nella nuova capitale, dove gestivano parte dei commerci verso Taki e il Fuoco, ma senza gli appoggi che potevano godere in altre zone. Non avrebbe potuto quindi contare sulla rete sviluppata dai vari rami del clan negli ultimi decenni in quella missione. Grazie lo stesso, papà. Mamma... Sorrise, trovando le parole superflue. Di certo avrebbe fatto di tutto per tornare a casa sano e salvo. Scese le scale, si diresse verso l'ingresso, consapevole di trovare lì ad attenderlo la sorellina. Dietro di lei stavano due kitsune, nella loro forma umana. Abbassandosi al livello della bambina, le mise una mano sopra la testa, e scompigliandole i capelli. Fai la brava Hina, io torno presto. Poi, rivolto alle due volpi, aggiunse. Anzu, so che volevi accompagnarmi, ma non ti sei ancora ripresa del tutto. Porterò Harumi e Yukichi con me, stai tranquilla. La creatura si mordicchiò le labbra, trattenendo una supplica. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di venire, ma era consapevole che sarebbe stata solamente un peso in quel momento. Midori, bada a tutte e due per favore. La miko annuì con un sorriso, appoggiando una mano sulle loro spalle. Mentre stava uscendo dalla porta, si voltò un istante. Pregate Inari per me.

    Il giovane Kinryu sospirò ed abbasso la testa. D'accordo, d'accordo, facciamo come vuoi tu! Però anche i miei gestiscono un emporio... Sul loro carretto, vestiti da civili, percorrevano senza apparente fretta la strada verso il nord del Paese della Roccia. Si erano divisi in coppie per destare meno sospetti e, vuoi per attitudine, vuoi considerate le capacità di ognuno, avevano reputato meglio affiancarlo a Shunsui. Il genin aveva accettato la proposta, ma in privato aveva raccomandato a Kato di prendersi cura di Kairi. Era una kunoichi promettente, ma in parte ancora inesperta in battaglia. O forse la sua era semplicemente la preoccupazione di un buon amico. Lungo la strada avevano raccolto degli opuscoli, e avevano fatto caso che erano disponibili praticamente in ogni punto di ristoro appena varcato il confine, che invitavano i turisti a visitare l'antica capitale del Paese. Tuttavia nulla di ciò che era stato loro raccontato o avevano letto poteva prepararli. Una volta giunti in vista della città, infatti, Shin, o meglio Ebisu Fukujin, l'alias che aveva scelto, rimase a bocca aperta. Incredibile... Certo, le tracce di distruzione erano ancora presenti, ma una rinascita a macchia di leopardo interessava la località. Le stradine erano animate da un discreto via vai di popolani, i quali vestivano degli abiti dalla foggia antica, diversi da quelli che avevano visto nella regione fino ad allora. Certo che le donne locali sono affascinanti nei loro costumi tradizionali, non trovi socio? Lo shinobi fece notare la cosa al collega interpretando il ruolo dell'uomo di mondo, ma effettivamente la fattura dei vestiti ben si sposava con i tratti somatici delle ragazze che incontravano. Ci misero poco a scoprire che comunque, quella, non era la norma. Un signore, a cui chiesero indicazioni, si dilungò raccontando agli stranieri della cerimonia in programma da lì a qualche giorno. Hai sentito Hiroshige? Stasera si fa festa! In realtà il ninja voleva far capire al marionettista che potevano sfruttare le varie manifestazioni per le loro indagini, anche se prima dovevano farsi un'idea generale della situazione. Si voltò verso Kairi e Kato che li seguivano. Da copione, si erano conosciuti lungo la strada, quindi cercò di usare un tono più formale del solito. Signori, è stato un piacere viaggiare con voi. Buona permanenza in città! Fu quindi trascinato via da Shunsui, realisticamente desideroso di dirigersi verso gli uffici mercantili della città.

    Muovendosi lentamente per le vie strette ed affollate a causa dell'ingombro causato dal carro, i due mercanti si diressero verso la piazza principale, fermandosi di tanto in tanto a chiedere indicazioni ai passanti e la raggiunsero che già il sole era alto in cielo. Scendendo dal mezzo, Shin interpellò, se fossero state presenti, le guardie posizionate davanti a quello che scoprì essere il Palazzo del Governo, con tono gentile. Altrimenti avrebbe scelto uno dei commercianti in abiti tradizionali, indizio che si trattava probabilmente di un locale, tra quelli con il banco o esercizio più fornito. Scusate signori, sapreste dirmi a che ufficio rivolgerci per ottenere il permesso di vendere le nostre merci in città? Quale proprietario del negozio era normale che non fosse il compagno a scomodarsi per quelle formalità. A quel punto si sarebbero mossi in base alle risposte ottenute. Se non avessero avuto bisogno di alcuna carta, comunque avrebbero dovuto lasciare il carro e le mercanzie in esse contenute in un magazzino, era impensabile muoversi con tutto quel materiale dietro. Forse l'albergo dove avevano scelto di alloggiare aveva degli edifici atti allo scopo, oppure avrebbe saputo indicarli loro. In ogni caso avrebbe lasciato che fosse l'amico a gestire la cosa, in fin dei conti era lui quello con un negozio dei due. Si rassettò l'abito, sentendo la kitsune trasformata in wakizashi sotto la stoffa. Non la portava sul fianco, come d'uso dei soldati, o tra le spalle, come i ninja in missione, bensì legata di traverso all'altezza della cintura dietro, come d'uso tra i mercanti del sud. Se qualcuno l'avesse notata nonostante l'accortezza con cui era stata celata, non ci avrebbe trovato niente di strano: era normale che i viaggiatori, commercianti o civili che fossero, si premunissero contro gli inconvenienti, e in fin dei conti quella era un'arma abbastanza semplice. Lo shinobi indossava anche dei guanti rinforzati da una lamina in acciaio elegantemente decorata, per altro dall'aria piuttosto innocua, ma anch'essi erano in realtà una volpe mutaforma. L'unico altro equipaggiamento erano le fasce da combattimento arrotolate intorno alle gambe, ma essendo sotto i pantaloni non gli davano molte preoccupazioni. Il giovane Kinryu era un esperto di taijutsu, quindi poteva benissimo difendersi anche senza armi, ma tenere con sé le due creature lo tranquillizzava. In caso di bisogno, sapeva di poter contare su di loro. Shin alzò lo sguardo per osservare il cielo terso sopra l'antica capitale. Avevano una settimana per far luce sul mistero del Grido delle Anime, un segreto nascosto nei meandri del tempo.
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    Presentazione ufficiale

    Post xi ~ La legge del più forte



    Quando il braccio della Vipera si strinse intorno al suo collo, Harumi si rese conto che le sue parole erano state fraintese. Non replicò alla domanda irata di Hebiko semplicemente perché si stava sforzando con tutte le sue forze di non soffocare. Proprio mentre stava per finire le scorte d'aria la donna, per il momento soddisfatta, la lasciò andare. Cadde di peso, come un corpo morto, e se ne stesse per un po' distesa sul fianco respirando a pieni polmoni. L'urto era stato doloroso e le aveva provocato delle piccole contusioni sul fondoschiena, e sicuramente da lì a poco sarebbero comparsi dei brutti lividi, ma almeno non aveva urlato. Quando si voltò verso i presenti, ognuno dei quali le restituì uno sguardo dal diverso significato, quelli scorsero sul suo viso un sorriso strano, quasi come se della sua vita, in realtà, non gliene importasse poi molto. Peggio, molto peggio di quanto aveva dimostrato negli archivi poco prima, quando non era indietreggiata di un passo di fronte al pericolo. Con voce tranquilla, come se non si stesse parlando di sé, commentò solo. Non dovrebbe colpire una ragazza sul viso, Hebiko-sama.



    Con calma si riportò in posizione eretta, rassettandosi i vestiti, nel più assoluto silenzio. Di fatto, fu come se smettesse di essere presente. Per quel giorno, si era sforzata anche troppo. Il suo recente passato era una ferita ancora sanguinante, per quanto avesse deciso di ignorarlo, seppellendolo nel profondo. Il suo futuro era ancora incerto, nonostante la sua determinazione. C'era unica cosa di cui era certa: lei era sola. Se le fosse accaduto qualcosa, nessuno l'avrebbe pianta. I suoi affetti se ne erano andati anzitempo, e si domandava se sarebbe mai stata in grado di farsi degli amici da ora in avanti. Sempre che ci fosse effettivamente un domani per lei. Si era fatta un'idea generale ormai di come funzionava ad Oto, ed era tentata di estendere quel concetto al mondo intero. Il più forte schiacciava il più debole, era quella la realtà. E se non voleva essere di nuovo alla balia dell'arbitrio altrui, non le restava che una soluzione: trovare il potere. Finalmente gli erano chiare le parole dell'amministratore. Sì, sarebbe rimasta nel Villaggio del Suono fintanto che si sarebbe rivelato necessario, pur di acquisire quella forza che le mancava per tenere la testa alta. Allora, forse, la sua vita non le sarebbe più sembrata senza valore, neppure degna di essere difesa.

    Qualsiasi cosa fosse stata decisa in quell'ufficio, lei avrebbe annuito, attenendosi alle istruzioni ricevute. In fin dei conti lei non sapeva neppure cosa era meglio per se stessa, figurarsi per un intero villaggio. Era fuggita dall'oscurità, ma non aveva trovato la luce, semmai un indistinto crepuscolo, dove le ombre erano ancora più lunghe e spaventose.
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    Il monte Yume

    Post iv - La mia storia





    Anzu si strizzò i capelli dopo averli risciacquati. Sono curiosa di sentire la vostra versione, ma se non ne hai voglia ora troveremo un'altra occasione, immagino. Quella frase, buttata là con falsa casualità, lasciava intendere che la kitsune avrebbe volentieri rivisto la kunoichi in futuro. Dopo aver superato le incomprensioni iniziali sembravano aver rotto il ghiaccio, parlando come due comuni ragazze alle terme. Nel frattempo la volpe si era introdotta nella vasca, appoggiandosi con la schiena al bordo e lasciando andare la testa all'indietro, completamente rilassata. Alla domanda dell'Uchiha aprì un degli occhi per guardarla, richiudendolo subito dopo con un sorrisetto. All'incirca...cinquanta, forse qualcosa meno. Noi invecchiamo molto più lentamente di voi umani, secondo i vostri standard sto per entrare nella maturità. Quindi se ti fa piacere possiamo considerarci anche coetanee. Si risollevò con la schiena e si sporse in avanti, accarezzando una delle code che sporgeva dall'acqua. Anche lse la storia, nel mio caso, è un po' più complessa... Avrebbe lasciato la frase in sospeso, sempre giocando sovrapensiero con la sua coda, e cambiando infine argomento domandando a Kairi del suo rapporto con Shin. Ascoltò attenta, facendosi più vicina ed annuendo di tanto in tanto. Non avrei mai pensato che avrebbe avuto il coraggio di approcciarsi in modo tanto sfacciato ad una ragazza! Un sorrisetto malizioso comparve sul volto della volpe. Immagino perché tu abbia fatto colpo. Se la ragazza avesse seguito lo sguardo della kitsune si sarebbe ritrovata a fissare il proprio seno, per niente scarso, intuendo ciò che intendeva insinuare. Se avesse assunto un'aria offesa, Anzu si sarebbe messa a ridere, sbattendo le code sulla superficie dell'acqua e lavando così la povera Kairi. Era proprio una battuta da volpe, scusami. Che stesse scherzando era evidente, quindi la kunoichi non avrebbe avuto seri motivi di arrabbiarsi. Credo che a Shin non interessino le ragazze, probabilmente perché è sempre stato maturo fin da piccolo e ha saltato l'adolescenza... Tu stessa non esiti a chiamarlo maestro, nonostante siate praticamente coetanei. Ma magari un giorno... Un altro sorrisetto, intriso di doppi sensi, comparve sul volto di Anzu. Nello stesso momento, la giovane avrebbe sentito qualcosa di morbido sfiorarle la coscia. La volpe si sarebbe goduta la sua reazione, prima che capisse che si trattava semplicemente di un'altra delle sue code. Sei proprio divertente!

    Per farsi perdonare, decise di raccontare la propria storia alla ninja della Foglia, partendo dal principio. Cercherò di fartela breve, mi scuso fin d'ora se la prenderò un po' larga, ma per capire fino in fondo la mia vicenda è doveroso. All'incirca cinque o sei generazioni fa, secondo il computo degli umani, il mondo era in subbuglio, sconvolto da guerre e sciagure. Le grandi nazioni ninja riuscivano a mantenere una pace relativa al loro interno, anche se ai confini il sangue scorreva a fiumi. I paesi più piccoli dovevano fare i conti con una realtà ben più aspra. In uno di questi l'ordine era mantenuto da alcuni clan, alleati tra di loro. Noi volpi eravamo da sempre legate ad uno di questi, il clan Kinryu. Eravamo felici di contribuire a mantenere la pace in quel piccolo angolo di mondo. Un giorno, tuttavia, morì uno dei capoclan dell'alleanza. Fu l'inizio della fine. Il figlio che gli succedette, accecato dall'aspirazione dalla cupidigia iniziò prima in segreto, poi apertamente, a tramare contro gli altri. Questi si riunirono per affrontarlo, ma quel folle aveva chiamato in suo aiuto le forze di una potenza straniera, che non vedevano l'ora di annettersi il nostro territorio. Fu un massacro, entrambe le parti riportarono perdite pesantissime. Io, con il mio evocatore, combattei all'ingresso della valle che conduceva ai villaggi dove i civili avevano trovato rifugio. Dopo che tutti i nostri compagni erano caduti respingemmo da soli più e più ondate di nemici, fino a che non arrivò un mostro. Non saremmo stati in grado di sconfiggerlo neppure al massimo delle nostre forze. Capendo di non avere speranze, il Kinryu mi ordinò di scappare e di implorare le volpi di aiutarli. Non feci in tempo. Lui morì tra le mie braccia, ed io mi trasformai in una moneta per fargli credere di essere scomparsa, ma quel dannato in qualche modo se ne accorse e attraverso un fuuinjutsu mi costrinse in quella forma in perpetuo. L'aria intorno alle due donne si era fatta improvvisamente greve per il peso di quei ricordi. Non era la prima volta che la kitsune rievocava il passato, ma non aveva ancora superato del tutto il dolore di quei giorni. Sospirò, cercando di rivolgere un sorriso alla sua ascoltatrice. Da quello che mi ha raccontato Shin, almeno abbiamo permesso al resto del clan di fuggire, anche se si è dovuto disperdere sull'intero continente per salvarsi. Io sono stata ritrovata dal figlio del guerriero, venuto a reclamare le spoglie del padre. Mi ha portato al collo in suo ricordo fino alla nascita del suo primogenito, quando mi ha passato a lui come portafortuna. E così via, di generazione in generazione, fino a Shin. Questa volta il sorriso che comparve sul suo volto fu genuino, e l'ambiente parve riacquistare in parte il suo calore. Ha sempre avuto un non so che...sembrava quasi che potesse percepire la mia tristezza e solitudine. Mi ha spiegato che si è sentito spinto a cercare l'origine del ciondolo che gli era stato affidato da un istinto sovrannaturale, da una voce dentro di sé. Mi piace pensare che sia stato lo stesso kami Inari a mostrargli la strada. Alla fine è giunto qui, dove l'anziano sacerdote ha sciolto il sigillo e mi ha restituito la libertà, e nello stesso momento le kitsune hanno ricongiunto i loro destini a quello del clan Kinryu. Questa è la mia storia.

    Anzu si alzò, stiracchiando le braccia e sgranchendosi la schiena. L'acqua colava dal suo corpo seguendo la gravità. Bene, meglio uscire prima di trasformarci in kappa! Con un tono di voce piuttosto allegro cercò di scacciare la tristezza che aveva portato con il suo racconto. Scorlò le code e le orecchie, gettando goccioline tutt'intorno, prima di coprirsi con un ampio telo. Avvolse un altro asciugamano intorno ai capelli e si diresse verso la porta. Se vuoi prenderti ancora qualche minuto fai con comodo, intanto inizio a preparare la cena. Quando Kairi fosse effettivamente uscita, avrebbe trovato il riso a bollire nella pentola, e del maiale al curry a rosolare in una padella su due bassi fornelletti in un angolo della stanza. La volpe, che vestiva un elegante yukata, avrebbe ripreso a parlare senza togliere gli occhi dalle pietanze in cottura. Non potrò mai ringraziare abbastanza Shin per quello che ha fatto, anche se mi sono svegliata in un mondo completamente nuovo. Non appena terminata la convalescenza per rimettermi dai postumi della prigionia vorrei combattere al suo fianco, permettendogli di realizzare i suoi sogni. Sono certa che tu mi puoi capire. Si sarebbe voltata nel pronunciare le ultime parole, guardando negli occhi Kairi. Ed ora mangiamo, immagino sarai affamata!

    Terminata la cena avrebbero sparecchiato e lavato le stoviglie, spostando quindi il tavolino e tirando fuori due caldi futon da un armadio a muro. La volpe li avrebbe sistemati uno a fianco all'altro sui tatami, lasciando che l'ospite scegliesse quello più di suo gradimento. Spense quindi la luce principale, lasciando solo una lampada a olio ad illuminare la stanza. Sai, è la prima volta da una vita che dormo in compagnia! Mi fa tornare in mente quando ero ragazzina e passavo le nottate a chiacchierare con le mie compagne di stanza... Se la kunoichi non avesse avuto sonno, Anzu sarebbe stata disponibile per parlare ancora, o per fare giochi di carte o da tavolo come gli studenti durante le gite. Quella giornata era stata certamente bizzarra nel suo sviluppo, non c'era nessun dubbio a riguardo.


    Bene, hai la storia di Anzu. Era il ciondolo che Shin portava al collo quando era studente se te lo ricordi. Termina la serata come più ti aggrada, che domani è un altro giorno!
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    Il monte Yume

    Post ii - Anzu



    Il gran sacerdote sostenne lo sguardo scarlatto senza esitazioni, mentre alle sue spalle si levava un mormorio indistinto. Quegli occhi... La voce, l'unica distinta a raggiungere la ragazza, apparteneva alla volpe di fianco ad Harumi, ma, se prima in lei Kairi scorgeva solo rabbia, ora poteva discernervi una certa apprensione. Uchiha... L'anziano di fronte a lei richiamò su di sé l'attenzione. Nel pronunciare il nome del suo clan sembrò assaporarlo, trattenendolo in bocca prima di dargli un'effimera vita nell'aria. Questo spiega molte cose. L'espressione sul suo viso parve sciogliersi, sebbene il sorriso non si aprisse del tutto. Sembrava aver preso la sua decisione riguardo la sorte delle kunoichi di Konoha, e non doveva essere poi tanto crudele. Ti credo, Kairi del clan Uchiha. Ti prego di perdonare i modi scortesi dei miei confratelli, il giovane Kinryu con cui sei giunta ha interrotto solo di recente un isolamento lungo più di un secolo. Nel frattempo, come reagendo ad un muto comando, i due monaci ritirarono le lunghe aste e si portarono alle spalle del padre superiore. Se lo avesse desiderato, la ragazza avrebbe potuto alzarsi, fronteggiando il suo interlocutore, che pur lo superava d'altezza di buona misura. Immagino che avrai molte domande da porci, ma se la tua preoccupazione è sincera, per prima cosa vorrai conoscere le condizioni del tuo amico. La volpe attese un segno di assenso, o di diniego, prima di proseguire. Posso rassicurarti, sarà curato con le nostre arti millenarie, secondo la tradizione è stato lo stesso kami Inari a insegnarle alla prima kitsune che ha accolto al suo servizio. Il vecchio fece un gesto con la mano, come per scacciare un'idea molesta o una storia noiosa. In ogni caso, sono straordinariamente efficaci. Una notte di riposo e te lo restituiremo come nuovo. Questa volta un abbozzo di sorriso comparve sul suo volto. Non era crudele, tuttalpiù severo. E sospettoso, ma quello derivava dal suo compito di custode: l'intera comunità di volpi dipendeva da lui, la loro incolumità era il suo primo pensiero. L'assembramento di curiosi ai confini del tempio iniziava intanto a disperdersi. Purtroppo, non puoi accedere al suolo sacro. Una punta di oscurità alberga nel tuo animo, e lo contamineresti. Assunse uno sguardo pensoso, e subito dopo si sentì in dovere di specificare. Nel tuo caso, la malvagità non vi è ancora sbocciata, ma vi troverebbe terreno fertile: devi stare due volte attenta! Con quella raccomandazione sibillina, prese congedo. Con passo lieve, quasi scivolasse sul suolo senza realmente toccarlo, si diresse verso la recensione che delimitava gli spazi consacrati. Devo ritornare alle mie mansioni, che sono molte, e gravose. Ti affido alle cure di Anzu. Ci rivedremo, discendente dei Tengu. Detto ciò se ne andò, seguito dai due monaci.
    Al nome di Anzu rispondeva proprio quella kitsune i cui sguardi accigliati si erano tanto sovente posati sulla giovane umana. Digrignò i denti, ma al passaggio del saggio capoclan chinò la testa e mormorò il suo assenso. Con espressione seria, si diresse a rapidi passi verso Kairi, superandola. Mentre si allontanava, richiamò l'Uchiha senza fermarsi. Allora, ti muovi? La kunoichi non avrebbe a quel punto avuto altra scelta se non seguirla. Una volta raggiunta l'estremità opposta della piazza discesero per una stretta scalinata, i cui gradini erano stati scavati direttamente nella roccia. Dopo un breve cammino, le due si ritrovarono in una terrazza lastricata ricavata sul fianco della montagna. Proprio a ridosso della parete stava adagiata una piccola casetta di stile montano, col tetto spiovente progettato per resistere alle intense nevicate che interessavano quell'angolo del Paese del Fuoco. Sull'esterno si apriva una piccola finestrella, i cui infissi lignei si intersecavano creando una croce, isolata con fogli in carta di riso come si vede ormai solo nei villaggi più sperduti non ancora raggiunti dai comfort della modernità. Sul retro della casupola si poteva scorgere infine una vetusta caldaia in ghisa, le cui dimensioni ragguardevoli lasciavano presumere la presenza di un bagno tradizionale. Anzu aprì la porta e fece cenno alla sua ospite di accomodarsi. L'interno era in perfetto ordine, quasi fosse attesa. Superato il vano d'ingresso, dove si tolsero i calzari, entrarono in un'ampia sala da quattro tatami, il cui unico mobilio era costituito da un basso tavolino posto esattamente al centro. La kitsune si rivolse dunque alla ragazza con fredda gentilezza. Gradisci del the? Avrebbe comunque iniziato a prepararlo, qualunque fosse stata la risposta. I suoi gesti nel far ciò erano semplici ed al contempo eleganti; doveva aver imparato quell'arte molto tempo fa, eppure non dimostrava che vent'anni, secondo gli standard umani. Una volta pronta la bevanda porse una tazza fumante a Kairi, se in precedenza la giovane avesse espresso una risposta in tal senso. Mentre attendevano che il liquido si raffreddasse a sufficienza da essere bevibile, la volpe sospirò. Senti, tu non mi stai simpatica, e credo che il sentimento sia reciproco. Tamburellò con le dita sul legno cercando di dar forma al discorso che aveva in mente. Shin mi ha restituito la libertà, ed ora io gli appartengo. Ho deciso di consacrargli la mia vita: solo così potrò ripagare il mio debito verso di lui e i suoi antenati. Quindi chiunque lo minacci o gli faccia del male si merita il mio odio. Il vecchio mi ha dato una casa e si prende cura della mia salute, perciò se lui ti reputa innocente, gli credo. Riprese fiato, aveva sputato fuori quella confessione di getto, temendo che se si fosse fermata non avrebbe più avuto il coraggio di terminarla. Da quel momento sarebbe calato un silenzio imbarazzato, che sarebbe spettato eventualmente dalla kunoichi rompere. Di certo mille domande le turbinavano nella mente: il rapporto tra la volpe e l'amico, il riferimento ai tengu, la storia del clan delle kitsune e molte altre. Quella era la sua occasione per tentare di ottenere delle risposte, e al tempo stesso per cercare di stabilire un rapporto, se non di amicizia, almeno di accettazione con Anzu dopo la loro falsa partenza.



    Se vuoi puoi approfittare del tempo a disposizione per interrogare la kitsune e soddisfare le tue curiosità.
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    Il monte Yume

    Post i - Il tempio di Inari





    Il viaggio durò solamente un battito di ciglia [Tecnica]. Un istante prima i due shinobi erano in mezzo all'erba nei presi di un mulino in fiamme, reduci di una dura battaglia che gli aveva visti vincitori. Ora invece si trovavano in una piazza lastricata, in un luogo che la ragazza non aveva mai visto prima. Si trattava senza dubbio di un ambiente montano, ma alzando gli occhi Kairi avrebbe potuto scorgere un imponente santuario, di cui quello era probabilmente lo spazio antistante, appena fuori dal suolo sacro. Avrebbe avuto, tuttavia, solo una manciata di secondi per prendere coscienza del paesaggio che la circondava. Due lame di naginata puntate sul collo, una davanti a lei e l'altra alle spalle, avrebbero richiesto la sua attenzione. Ad impugnarle due monaci guerrieri, il capo e la bocca coperti da un panno bianco. Se li avesse osservati con cura, avrebbe notato spuntare dal turbante delle orecchie da volpe, e la conformazione stessa del viso ricordava quegli animali. Non c'era dubbio, si trattava di kitsune. In piedi di fronte a loro un anziano sacerdote fece un cenno col capo. Le volpi avrebbero lievemente allentato la morsa sulla pelle dell'Uchiha, ma non si sarebbero fatte da parte. Allo stesso segnale, si erano fatte avanti delle sacerdotesse dal vestito bianco e rosso che, nel completo silenzio, avevano raccolto con tutta la delicatezza del mondo il corpo martoriato del Kinryu, trasportandolo all'interno del complesso monastico. La giovane avrebbe faticato a sollevare lo sguardo, ma seguendo l'amico si sarebbe resa conto che tutto la recinzione lignea che separava la piazza su cui si trovavano e il tempio vero e proprio era affollato di kitsune. Molte si coprivano il naso con le maniche delle ampie vesti, mormorando tra loro. Tra di loro, due spuntavano. Harumi, la novizia, che piangeva come una fontana, preoccupata per la sorte del suo padrone. A pochi passi da lei una volpe dall'aria emaciata, anch'essa femmina, lanciava occhiate cariche di odio verso l'Uchiha. Aveva cercato di accedere all'area in cui Shin e Kairi si trovavano, ma era stata trattenuta dai monaci posti di guardia al cancello. Puzza di tengu. Il commento, improvviso, giunse dalle spalle della giovane, pronunciato da una delle due guardie. Emana un'aura impura. Gli fece eco il suo collega. Il vecchio religioso, con ogni probabilità il responsabile del santuario, mosse impercettibilmente il bastone che stringeva in mano, e quelli tacquero. A ben badare in effetti, sembrava calato sull'intera valle un silenzio irreale. L'illusione, o più probabilmente l'impressione generata dall'aria di autorità dell'uomo, durò fin quando questi non aprì bocca per interrogare la kunoichi. Che fai qui, donna? Quale rapporto ti lega al ragazzo con cui sei giunta? Sei forse causa delle sue ferite? Parla, con cuore sincero. Se menti, io lo saprò. Kairi avrebbe avuto dentro di sé l'intima convinzione che quelle parole fossero verità. Il tono di voce della volpe era caldo, eppure sulla sua pelle suonava gelido, come il tagliente vento del nord. Era evidente che non fosse la benvenuta in quel luogo, eppure il sacerdote le concedeva una possibilità. Se fosse stata convincente, avrebbe ottenuto il permesso di assistere l'amico in difficoltà, forse. Altrimenti sarebbe stata presumibilmente costretta ad abbandonarlo, sempre che le creature non le riservassero una sorte peggiore.


    Rieccoci qua! Seconda parte della giocata, cerca di convincere l'anziano, altrimenti la tua permanenza nel santuario potrebbe essere molto breve.
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    Vigile attesa

    Le sparizioni di Konbu - interpost 5



    Shin ci mise pochi minuti per sistemare i loro pochi averi nelle camere loro assegnate e tornare indietro. Prese posizione dietro l'angolo formato dalla parete del corridoio con quella delle scale, lontano da sguardi indiscreti. Se si fosse sporto leggermente, senza attirare l'attenzione, avrebbe avuto una visuale piuttosto ridotta sulla stanza, entro cui era però fortunatamente compreso il tavolo in cui Kairi e i due uomini stavano seduti a conversare. Tendendo le orecchie al massimo riusciva a cogliere frammenti di conversazione: tutto sembrava proseguire secondo i piani, ma il Kinryu era pronto a scattare al minimo segnale di pericolo per la compagna. Il genin avrebbe ovviamente prestato attenzione anche ai rumori provenienti dalle scale e dalle stanze circostanti, pronto a rispondere con una scusa sagace ad eventuali domande scomode. La faccia tosta non gli mancava, e l'addestramento ninja ricevuto aveva ulteriormente migliorato le sue doti recitative. Ora era tutto nelle mani dell'Uchiha. Il ragazzo prese un respiro profondo, tentando di regolarizzare il battito cardiaco. Non avrebbe permesso ai due di farle del male.
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    CITAZIONE
    I saggi avrebbero detto Carpe Diem, il saggio Sampei forse solo Carpe.

    by Hoshi nella giocata Il Casinò.
    Se questo non è genio signori, non so cosa lo sia.
    Waket [non trovo Hoshi da taggare :sob: ]
82 replies since 28/4/2015
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