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  1. .

    The monkey chronicles

    II - La scimmia volante

    Thud. Thud.
    Un rumore sordo risuonava nella piccola stanza del piccolo albergo di Konoha. Ogni volta che la sfera compiva il suo tragitto discendente, una mano bianco latte l'afferrava, spedendola di nuovo in aria. Così il rumore si ripeteva, vuoto e monotono, ogni qualvolta l'oggetto incontrava il palmo della ragazza.

    Signorina. Signorina? Signorina Mononobe, è ancora in stanza?

    Thud.
    La palla di gomma stavolta si fermò, rimanendo in mano alla rossa di Suna, che l'aveva eletta a proprio antistress personale. La ragazza girò la testa verso la porta, da cui proveniva un bussare farneticante. A quanto pareva, la sua presenza in quella stanza stava per giungere al termine. Aggrottò la fronte, mentre dall'altra parte il bussare si faceva più insistente.

    Signorina, se vuole rimanere un'altra notte basterà parlare con la reception. Abbiamo bisogno però...
    Come ho già detto al suo collega, non ho intenzione di trattenermi. Non appena avrò finito di sistemare le mie cose, me ne andrò con molto piacere da questa bettola.

    Rapida come aveva spalancato la porta la richiuse, mentre il funzionario dell'albergo, ancora interdetto per la velocità dello scambio, lanciava uno sguardo perplesso al marasma che ancora regnava nella stanza. Non pareva proprio che la ragazza fosse sul punto di andarsene.
    Saru Mononobe guardò fuori dalla finestra. Il sole era alto in cielo, doveva essere passato da poco il mezzogiorno. Le fronde degli alberi che circondavano la struttura ondeggiavano pigramente al vento, mentre qualche timida cicala cominciava a far sentire il proprio canto. Il Villaggio della Foglia era estremamente... Verde, pensò Saru. Non che la pausa temporanea dall'arsura Sunese le dispiacesse, tuttavia vi era un'atmosfera nell'aria, un certo sentire, un je ne sais quoi che non riusciva ad individuare chiaramente, ma che la spingeva a voler raccogliere armi e bagagli e mettere tra lei e il Villaggio quanti più passi possibile. Eppure, non aveva ancora nemmeno cominciato a raccattare le sue cose. Si era portata via un po' di tutto da Suna; viste le premesse della missione, le era parso da una parte indispensabile avere tutte quelle cose, e dall'altra una cosa davvero futile.

    Alla fine, è stato tutto inutile.

    Sospirò, cominciando a radunare i vestiti sparsi e qualche kunai abbandonato sull'angusta scrivania. Come erano arrivati a quel punto?

    [...]

    La strada sterrata che precedeva i cancelli del Villaggio della Foglia scricchiolava sotto i suoi piedi. Eppure la rossa quasi non lo sentiva, così come non pareva avvertire il sole che le scaldava la pelle, o il vento che le scompigliava la chioma vermiglia. L'unica cosa che riusciva a vedere, erano due uomini di fronte a lei, un ricordo vicino eppure confuso. Le parole dei due, però, le ricordava bene.

    Non sei pronta.

    Calciò la pietruzza che si trovava sulla sua strada, mentre attorno a lei mercanti, famiglie e brutti ceffi attraversavano in entrata e in uscita il limitare di Konoha. Da Raizen Ikigami, dal Kage di un altro Villaggio, non si era aspettata di ricevere chissà quale iniezione di fiducia. Era pronta a controbattere, come d'altronde era nella sua natura, quando quello l'aveva tacciata di essere ancora troppo acerba per sobbarcarsi un tale problema.
    Era stato lo sguardo del Kazekage, il capo della Sabbia, a farla desistere quasi istantaneamente. Raizen non la conosceva, non aveva idea di chi Saru Mononobe fosse o di quali fossero i suoi trascorsi. Il suo giudizio era stato rapido, ma che valore poteva avere ai suoi occhi? Hohenheim, d'altro canto, era il suo comandante, colui che conosceva capacità e possibilità di ogni ninja e kunoichi di Suna. La rapidità con cui il Kazekage aveva concordato con il suo pari rango della Foglia l'aveva destabilizzata, impedendole di perorare la sua causa.
    La giornata le era poi scivolata via dalle mani, e mentre la missione congiunta della Foglia e della Sabbia si era preparata a partire alla volta di Oto, la rossa si era confinata nella sua stanza d'albergo, rimuginando sui fatti che l'avevano condotta in quel luogo. Era vero, Hohenheim aveva concordato nel non ritenerla ancora pronta a diventare jinchuuriki. Avrebbe potuto imporsi, tuttavia, cercando di convincere i Kage e lo strambo ragazzino dai capelli rossi. Il punto - constatò, mentre varcava la soglia di Konoha e compiva i primi passi del tragitto che l'avrebbe riportata a Suna - era che prima di convincere loro, Saru Mononobe avrebbe dovuto convincere se stessa. Era pronta? A questa domanda, si disse, non aveva ancora risposta.

    [...]


    La strada alberata che conduceva lontano dal Villaggio della Foglia era dritta e ben curata. Qualche cespuglio sforava timidamente il limitare della boscaglia, ma lo sterrato procedeva ben marcato per tutto il percorso. No, si disse, non avrebbe mai potuto abituarsi a tanta precisione. L'azzurro del cielo, il verde degli alberi, tutto era troppo intenso. In quel momento seppe che il caldo soffocante e il caotico movimentarsi della sabbia era ciò che le mancava di Suna, di casa. Sorrise appena fra sé e sé, mentre la strada scorreva rapida sotto di lei. In tutti questi anni, da quando la vecchia Mononobe l'aveva accolta come una figlia in casa propria, Saru non si era mai concessa di pensare troppo a Suna come casa propria. Lì aveva vissuto, giocato, imparato, pianto, e anche amato - a modo suo. Ma c'era sempre stata una certa urgenza, un pensiero intrusivo che le continuava a suggerire che, forse, quello non sarebbe stato per sempre il suo posto nel mondo. Dopotutto, da qualche parte vi poteva essere qualcuno ad attenderla. Una madre, un padre, fratelli e sorelle. Famiglia? Scosse la testa, mentre quei pensieri si abbatevano su di lei, per poi ritirarsi e cominciare di nuovo. Si sentiva come in riva ad un oceano in burrasca. Bramava la salvezza, il caldo, la sicurezza della sabbia della riva. Invece le acque delle sue più recondite preoccupazioni la ammantavano, trascinandola al largo, dove nessuno l'avrebbe sentita gridare.

    Voglio solo andare a casa.

    Una casa, finalmente. Suna. I volti di chi aveva amato e già perso, tutti quelli che ancora doveva incontrare. Il caldo del mezzogiorno e le ombre lunghe della sera. Le case rotonde e i mattoni color sabbia. Gli sguardi in apparenza sfuggenti ma spesso benevoli degli abitanti. Tutto questo finalmente sapeva di casa. Era il suo posto, lo sapeva.

    Eppure non sono riuscita a fare l'unica cosa che mi è stata richiesta.

    Una casa, finalmente. Da proteggere. Un demone da addomesticare e riportare a Suna in sicurezza. Un sacrificio estremo. Per le persone che aveva amato e per quelle che ancora doveva incontrare. Forse non era pronta. Ma lo sarebbe stata, presto. O forse già lo era. Guardò di fronte a sé, ma il suo corpo aveva già deciso ciò che la mente aveva appena ponderato. La strada che aveva intrapreso l'avrebbe portata a Suna, ma non subito. Inspirò profondamente, e proseguì per Oto.

    [...]

    L'aria le sferzava la pelle e le bruciava nei polmoni. Correva veloce, forse troppo, ma non le importava. Gli altri viaggiatori sarebbero rimasti interdetti, non aveva dubbi, ma nessuno di loro stava per affrontare ciò che attendeva Saru Mononobe una volta arrivata a destinazione. O almeno, lo sperava per loro. Fu proprio in quel momento, mentre la ragazza si muoveva rapida tra gli alberi, che qualcosa entrò nel suo campo visivo, palesandosi qualche secondo dopo in una macchia rosso acceso che le si affiancò. Saru andava veloce, ma chi le si era avvicinato sembrava stare al suo passo senza sforzi, dovendo anzi adattare la sua andatura a quella della ragazza. Non ebbe nemmeno il tempo di proferire parola per la sorpresa, che il suo inatteso interlocutore cominciò a... Gridarle addosso?

    Ti sembra questo il modo di approcciarsi a una signora?!

    Strepitò, mentre quello ancora blaterava. Nel frattempo continuavano a muoversi - non che Saru avesse tempo da perdere - e la Rossa notò solo in un secondo momento che il nuovo arrivato pareva muoversi su un qualche artefatto ninja. Veloce, decisamente più veloce delle sue gambe.

    Senti, ehm... Hoshi? Sì esatto. Sono un po' di fretta, mi dispiace saltare i convenevoli del caso. Tu vai a Oto, io vado a Oto. Io guadagno velocità, e tu un'ottima compagnia fino alla meta. Non temere, una volta tornati al Villaggio saprò ricompensarti. 

    Non vi è dubbio che Saru intendesse un risarcimento di natura prettamente economica e/o materiale, ma d'altronde non aveva specificato nulla, e se anche il suo nuovo compagno di viaggio avesse inteso altro, quello sarebbe stato un problema per un altro momento.

    Sempre se tornerò viva.

    Scosse la testa e saltò sulla nuvoletta, afferrando la mano che lo strano ragazzo di fronte a lei le tendeva. Solo in quel momento si accorse che il colore dei capelli di lui era stranamente simile al proprio, così come lo erano quelli del ragazzino di Konoha. Le parve strano, ma in quel momento ci fece poco caso. In futuro, avrebbe ripensato spesso a questo momento, ma è un racconto per un altro momento.

    [...]

    A posteriori forse avrebbe dovuto dare retta alla vecchia Mononobe, quando da bambina le aveva intimato di non accettare niente dagli sconosciuti. Di sicuro questo avvertimento includeva i passaggi su nuvole volanti. Se appunto le avesse dato retta, Saru si sarebbe risparmiata un viaggio francamente nauseante in cui aveva passato metà del tempo con le unghie conficcate nella pelle di Hoshi, e il resto del tempo a nascondere il viso - e le urla - nella sciarpa di lui. Certamente, soffrire di vertigini non aiutava la sua causa. Sentì poi che si erano fermati, la voce del Rosso che allegra si rivolgeva a qualcuno, e le sue braccia che la sollevavano di peso per poi lasciarla delicatamente a terra. Oh, la terra. Come le era mancata.

    Mai più, rosso. MAI. PIU'.

    Sibillò vicino a quello, mentre la scena che le si parava di fronte finalmente assumeva contorni più precisi. La sorpresa sul volto dei convenuti le provocò un brivido di attesa e contentezza. Erano disorientati, non si aspettavano che lei si palesasse così di fronte a loro. Erano... Sconvolti? E guardavano... Hoshi? A posteriori l'avrebbe capito. Una volta che tutta la storia le fosse stata chiara, avrebbe potuto ripercorrere quel momento e capire che l'apparizione di Hoshi Chikuma, morto, resuscitato, poi morto e resuscitato ancora, rappresentava la fonte di circa il 99.9% della sorpresa dipinta sul volto degli astanti. Ma la Saru di allora, lì in piedi vicino al Chikuma, non sapeva nulla di tutto questo. Guardò Hohenheim, pur non comprendendo la sua espressione. Stavolta l'avrebbe convinto, o sarebbe morta nel tentativo.

    Sono qui per portare a termine la missione, Kazekage. 


    Edited by Filira - 28/4/2022, 16:41
  2. .

    A little party never killed nobody


    VI: The worm experience



    È andato! L'evocatore, l'abbiamo colpito, Nekki!

    Riuscì a dire tuttto d'un fiato, prima di piegarsi in avanti ed appoggiare le mani alle ginocchia. Una stanchezza profonda l'aveva colta dopo l'ultimo attacco, mentre ogni singolo muscolo e fibra del suo essere chiedeva riposo e pietà Era finita, ce l'avevano fatta. Saru sapeva poco del rapporto oscuro e impenetrabile che legava evocatori e bestie evocate, eppure una cosa le era apparsa chiara nei suoi anni da shinobi: eliminare o incapacitare il primo, significava far sparire il secondo in una nuvoletta di fumo, con buona pace delle intenzioni del proprietario. Attendeva dunque solo quel glorioso momento in cui un botto sordo avrebbe accompagnato l'uscita di scena dello schifossissimo verme.
    Attendeva. E attendeva.

    Perché cazzo questo verme è ancora qui, dovrebbe già esser tornato nell'inferno schifoso da dove è uscito.

    Sibilò, mentre l'adrenalina - che già l'aveva abbandonata prima - tornava a scorrere nelle sue vene, rendendole quel poco di energia che ancora aveva a disposizione. La situazione non le piaceva, per niente. E cominciò a piacerle ancor meno quando l'animale, non contento della sua inspiegabile presenza, cominciò a brillare come la peggiore e più inquietante disco-ball che la Rossa avesse mai visto. Ci volle ancora un secondo, ma infine l'obbiettivo della bestia - o più probabilmente chi per lei - rendesse chiaro il proprio intento. Una serie di convulsioni scosse l'animale, mentre le sue grida di dolore riempivano l'aria. Se ce ne fosse stato il tempo, Saru avrebbe probabilmente sentito un certo dispiacere per la sofferenza dell'animale: aveva d'altronde quello alcuna colpa, se non l'essere controllato da umani immondi e beceri? Ovviamente questa riflessione avrebbe richiesto secondi e minuti troppo preziosi per essere sprecati, specialmente quando la ragazza si vide precipitare l'essere esattamente verso lei e la Nekki - che coincidenza!
    Impastò quanto più chakra possibile, rotolando di lato e provando ad allontanarsi dalla caduta libera del verme. Riuscì per miracolo a non rimanere schiacciata, ma la forza dell'impatto e della successiva caduta le procurarono un danno non indifferente diffuso su tutto il corpo. Il respiro nei polmoni le fu mozzato, e pensò davvero di essere arrivata al limite della sopportazione.
    È proprio in questi momenti, tuttavia, che si mostra il vero carattere di una persona.
    Voltando il capo, riuscì appena a vedere e sentire i suoi due compagni muoversi e combattere fino all'ultimo respiro. La vista era offuscata, le forze le mancavano. Eppure, non poteva abbandonare. Abbandonare gli altri, privandoli del suo utile - seppur piccolo - aiuto. Abbandonare il Villaggio, non sacrificandosi nel momento di maggior bisogno. Abbandonare sé stessa, permettendo alla sua intrinseca debolezza di condannarla ad una sconfitta certa.
    Non poteva abbandonare. Non voleva abbandonare.

    Ti sento... Ryūgi. Non... Non possiamo lasciare che facciano altri danni.

    Soffiò appena. Probabilmente la Nekki non l'avrebbe sentita, né tantomeno Masayoshi accanto a loro. Ma quelle parole erano più per lei che non per altri, e le diedero la forza di tirarsi dapprima su un ginocchio, poi sull'altro, e prima che se ne accorgesse fu di nuovo in piedi. Tremante sulle gambe e con la vista offuscata, Saru Mononobe non avrebbe permesso che degli invasati devastassero il suo Villaggio. Mai, né ora né in futuro, anche quando fosse rimasta l'ultimo baluardo di fronte ad un nemico invincibile.

    Dobbiamo... Fermarlo.

    L'urlo di Masayoshi e le parole di Ryūgi rimbombarono in contemporanea nell'aria e nella sua testa. Il verme stava per esplodere, e non potevano permetterlo. La bestia si trovava ancora sotto all'edificio parzialmente crollato da dove le due ragazze erano precipitate, pronta a rilasciare la sua inumana potenza. Saru, con le ultimissime forze che aveva in corpo, caricò l'ennesimo colpo sul pugno sinistro. Non vedeva altro modo di contenere un'esplosione, se non quella di sotterrarla sotto ad un cumulo impenetrabile di roccia e terra, specialmente se coadiuvata dall'azione dei suoi due compagni. Inspirò, e poco dopo il suo pugno colpì la parete rimasta, facendola franare sull'animale e - o almeno così la Rossa sperava - controllando la sua esplosione.
    Cosa sarebbe stato di loro, così vicini all'epicentro dell'impatto, era ancora da scrivere.


    Chakra: 7/30
    Vitalità: 2,5/12
    En. Vitale: 20,5/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 325
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 275
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: Schivata
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: TA: Spaccamontagne
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Shuriken × 5
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Kunai × 5
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Accendino × 1
    • Tekken × 1
    • Chigiriki × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Katar × 1
    • Cartabomba I Distruttiva × 2
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Fumogeno × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1

    Note
    ///
  3. .

    Me-an


    III: Akihi



    Possibile che il Freddo possa rivoltarsi contro di noi, i suoi stessi figli? Questo demone... Dobbiamo fermarlo, prima che distrugga tutto ciò che i nostri antenati hanno faticosamente costruito. Se per fare ciò sarà necessario un aiuto esterno, tuskur, che così sia.

    Lo sguardo della giovane indigena si fermò su Kensei Hito, o su ciò che il suo buffo copricapo rendeva visibile. Hotene si chiese brevemente quale fosse la motivazione di un tal bizzarro costume, facendo scorrere gli occhi lungo l'imponente figura dell'uomo. Forse il freddo di Azumaido, con la sua aria tagliente che congelava carni e ossa, lo intimoriva. Oppure quegli strati celavano una forma non umana.

    Wenkamuy.

    La parola si fece strada nella sua testa, intrusiva. Yusica le aveva confermato la natura non demoniaca dell'uomo, eppure la sua energia pulsava di un nero assoluto, riempiendo l'aria gelida che li divideva. Forse Kensei Hito non era un demone, certo. Ma la sua natura non era benevola, e Hotene non gli avrebbe permesso di contaminare la sua mentore con la sua oscurità.
    Stava ancora rimuginando sulle parole della tuskur e sulla presenza del wenkamuy di Kirigakure, quando il nemico si affacciò alle porte del kotan. Nei momenti concitati che seguirono, Hotene si ritrovò catapultata in una situazione di inatteso pericolo. I piccoli del Villaggio furono presto in preda al panico, mentre le loro grida riempivano l'aria fredda e immobile che sovrastava il terreno ghiacciato.

    Tuskur, non posso privarla di due tra i suoi più fidati Kamuy. Io...

    Scosse il capo, mentre una rabbia emotiva le riempiva la gola, andando a creare un nodo che le impedì di parlare oltre. Di fonte a lei la tuskur e l'uomo di Kirigakure si preparavano alla lotta, con quest'ultimo che sfoderava un'arma dal preoccupante aspetto infernale. Un brivido scorse lungo la schiena della ragazza di Azumaido, mentre il dubbio su chi rappresentasse realmente un pericolo per il kotan si faceva sempre più impellente.

    Yume, Chi-e, voi verrete con me. Dobbiamo portare in salvo quanti più akihi possibile. I bambini sono la nostra priorità. Waboose tu...

    Si voltò, accarezzando appena il muso candido dell'animale con cui era solita giocare da bambina. Ricordava appena quel periodo della sua vita, ma alcuni dei suoi ricordi più cari erano legati a Yusica e i suoi kamuy. Posò lo sguardo su quello del bufalo, mentre i suoi occhi tradivano una nuova forza e convinzione.

    Proteggi Yusica, salva il villaggio. E non perdere di vista lo anun.

    Anun, straniero. Lontano da ciò che il kotan e le genti di Azumaido rappresentare. Waboose avrebbe protetto Yusica, anche a costo della vita, questo Hotene lo sapeva bene. Sospirò, riunendo poi in un grido i bambini verso di sé, e allontanandosi dallo strano duo creatosi. Sarebbe tornata, ne era certa. Al presente ci avrebbe pensato la tuskur.
    Adesso la sua missione era mettere in salvo il loro futuro.

    Yume, Chi-e, dovete coprire la nostra ritirata. Accompagnerò i bambini al limitare della foresta, da lì potranno raggiungere i kuca. Quando tutto sarà finito, andremo a recuperarli. Ora, volate in alto e proteggeteci, yan.

    La neve creava uno strato soffice e al contempo compatto sotto i loro stivali, mentre il folto gruppo di giovani si allontanava dalla minaccia. Con un bambino attaccato ad un braccio e l'altro alla sua spalla, Hotene aveva poca possibilità di manovra, potendo per lo più confidare nella protezione offerta dai due kamuy di Yusica. Fu in quel momento che una selva di ombre ricoprì il cielo, preannunciando una notevole caduta di frecce sul gruppo di fuggitivi.

    VELOCI, METTETEVI AL RIPARO!

    Urlò, lasciando che i due bambini attaccati a lei scappassero insieme ai compagni, trovando rifugio dietro a qualche masso o albero sparso. In alto, sopra di loro, i due animali avevano aperto le loro grandi aliArmatura di Ghiaccio [AdR]
    Speciale: L'utilizzatore può indurire la propria pelle con una una patina di ghiaccio, ottenendo un aumento della difesa naturale pari a 20.
    (Consumo: ½ Basso ogni slot)
    [Da chunin in su]
    , facendo da scudo e respingendo una buona parte dell'attacco dei non-morti, Yume proteggendo la corsa dei bambini e Chi-e quella di Hotene.
    La ragazza continuò a correre, fino ad arrivare al limitare della foresta che lambiva il kotan. Fu lì che radunò i piccoli, dividendoli in gruppi da massimo tre componenti.

    Dovete ascoltarmi bene, adesso. Niente più grida, niente più lacrime. I nostri padri, i nostri fratelli non ci sono più, ora siamo noi il kotan. Dovrete essere forti e saldi, anche quando avrete più paura. Prendetevi cura gli uni degli altri, e trovate un kuca in cui nascondervi. Nei capanni dei cacciatori troverete qualche provvista e arma, cercate di sopravvivere. Io e la tuskur torneremo a prendervi entro tre giorni. Se non dovesse arrivare nessuno, fuggite verso un altro kotan. Il nostro futuro è nelle vostre mani, akihi. Io credo in voi.

    Accarezzò brevemente qualche testolina che si ritrovava davanti, prima di fare un cenno col capo verso i boschi. Non sapeva cosa avrebbe atteso i piccoli del Villaggio una volta allontatisi, ma di certo non sarebbe stato peggio del loro presente.

    Yume, sorveglia la loro fuga dall'alto. Poi torna da me e dalla tuskur, avremo bisogno di tutto il sostegno possibile.

    Detto questo si sarebbe voltata, mentre una lacrima silenziosa solcava il suo viso. Non avrebbe più rivisto parte di loro, forse. Forse sarebbe stata lei a perire nello scontro. Come che fosse, il kotan avrebbe dovuto resistere. Era l'unica cosa che contasse davvero. Sospirò, accarezzando appena il pugnale posto al suo fianco.

    Chi-e, torniamo da Yusica. Il nostro posto è al suo fianco.
  4. .

    Missione: Si vive insieme, si muore soli


    XI: Rodeo drive


    Preferirei farmi cavare la lingua, piuttosto che mettermi a leccare il culo tuo e dei tuoi superiori, Hayate. Alcune persone hanno una dignità Jins, in caso te ne fossi dimenticato strada facendo, tra una leccata e l'altra.

    Sentenziò, mentre quello già si dedicava allo scontro con quell'idiota del loro compagno spilungone. Li avrebbe picchiati entrambi una volta finito il tutto, oh sì che li avrebbe picchiati. Perché - e ne era sicura - quei due presto si sarebbero ridotti a brandelli a vicenda, e nulla li avrebbe salvati dall'ira funesta della Sunese. Non fosse stato per loro, e per l'ego smisurato che si trascinavano dietro, probabilmente quella faccenda si sarebbe già risolta da sé, permettendo a lei e al suo prezioso carico, ovvero Masayoshi, di riportare le terga tra le amene dune della Sabbia. Invece erano ancora lì, a prendere botte da orbi, cosa per cui qualcuno avrebbe certamente pagato.

    [...]

    Yippee ki-yay, stronzo!

    Inutile dire che, da parte di Saru, sarebbe stato saggio prendere sul serio la situazione. Si trovavano a diversi metri dall'unica via di fuga verso l'esterno, quelli che consideravano amici si erano rivelati nemici, e il tempo per ultimare la loro missione era decisamente agli sgoccioli. Eppure, un sorriso beffardo si era dipinto sul viso della Rossa, mentre il lupo di Jins - che stava attentando nuovamente alla sua vita - la faceva volteggiare stile rodeo.
    Il colpo ben assestato dalla ragazza in precedenza aveva sì sortito effetto, ma non pienamente quello sperato: ecco spiegato il motivo per cui, invece che trovarsi a cavalcioni di un lupo immobilizzato, si trovava a rimbalzare sgraziatamente sulla sua groppa.
    Certamente una visione incantevole.
    Fu in quel momento che la bestia sotto di lei ne ebbe abbastanza del suo fantino, cominciando una ribellione che certamente non prevedeva nulla di buono. Mentre già la brusca frenata del lupo l'aveva portata a sbilanciarsi pesantemente in avanti, la pelliccia dell'animale si fece aguzza, andando a strappare il sottile strato protettivo fornito dai vestiti e penetrando nella tenera carne della ragazza.
    Digrignando i denti per il dolore, la Rossa fece perno sulle gambe, seguendo il movimento della bestia e lanciandosi il più lontano possibile dall'animale, cercando di rotolare una volta a contatto con il terreno. Tuttavia, la sua gamba sinistra non fece in tempo a scansarsi, che il lupo le rovinò addosso schiacciandola e provocandole un certo dolore. Un grido avrebbe riempito la sala, mentre quello si contorceva cercando un nuovo, disperato attacco.

    MI DEVI MOLLARE, CAGNACCIO!

    Urlò, in un misto di lacerazione e rabbia, mentre quello riusciva ad afferrarle il braccio sinistro in una morsa che riempiva di dolore entrambi, la bestia per il danno subito precedentemente, e Saru per i denti che nuovamente si facevano strada nella sua carne, tranciando muscoli e tendini. Eppure uno spiraglio le si aprì, quando il garrese della bestia si trovò nuovamente di fronte a lei. Con la gamba bloccata sotto il peso dell'animale, e il braccio sinistro chiuso in una morsa difficilmente scioglibile, la Rossa dovette esibirsi in un'ultima contorsione mentre, spingendo sull'addome, il pugno destro trovava la propria strada sotto il braccio opposto, irrorato di tutto il chakra che la ragazza riuscì a richiamare. Se fosse andato a buon fine, l'animale sarebbe definitivamente capitolato, rimanendo paralizzato e senza più possibilità di reagire.
    Solo allora la ragazza avrebbe lasciato che la tensione abbandonasse il suo corpo, mentre ancora la sua gamba era imprigionata sotto la mole dell'animale.

    QUALCUNO MI TOGLIE QUESTA MERDA DI DOSSO?!


    Chakra: 10/30
    Vitalità: 3,5/12
    En. Vitale: 21,5/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 325
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 275
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: Salto
    2: Parata
    3: ///
    Slot Azione
    1: //
    2: //
    3: //

    Slot Tecnica
    1: TA: Spaccamontagne
    2: //
    Equipaggiamento
    • Shuriken × 5
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Kunai × 5
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Accendino × 1
    • Tekken × 1
    • Chigiriki × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Katar × 1
    • Cartabomba I Distruttiva × 2
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Fumogeno × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1

    Note
    ///
  5. .
    It’s a-me :riot:

    link
  6. .

    Ecce Deus fortior me


    IV



    La tua spada ha certamente sete di sangue, Akuraguri Kenkichi. In futuro dovrai prestare attenzione, altrimenti il primo di cui si ciberà sarà il suo stesso padrone.

    Chiosò, mantenendo lo sguardo fisso sull'elsa indicatale da Akuraguri, quasi la sua visione l'avesse condotta in uno stato di trance. Le parve quasi di avvertire delle voci provenire dalla spada stessa: voci passate - certamente - ma perlopiù future. L'arma rispecchiava il suo proprietario, un'anima giovane ed inesperta. Sospirò, chiudendo gli occhi e tornando in contatto col momento presente. Con un cenno del capo si diresse verso la loro meta, mantenendo un sacrale silenzio anche in caso di ulteriori domande da parte del Kiriano.

    [...]

    Preferisco rimanere in piedi, la ringrazio. Niente té per me.

    Disse, avvicinandosi al tavolino dove l'uomo custodiva le proprie carte - non senza prima passare in zelante rassegna le librerie presenti nell'ufficio. Sfiorò appena il dorso dei tomi che le si paravano davanti, leggendone i titoli più disparati. Fu poi nei pressi dell'uomo e del Kenkichi, proprio mentre il primo dava vita ad una valanga di rotoli. La Dea si premurò di osservarne il contenuto, per quanto velocemente date le tempistiche. Qualora vi fosse stato qualche vocabolo di rilievo per la missione, o che comunque avesse catturato la sua attenzione, Izanami non si sarebbe fatta scrupolo a prelevarlo dal terreno e leggerne liberamente il contenuto, senza premurarsi delle eventuali proteste di Nishimura. In caso contrario, si sarebbe limitata ad osservare le fatiche dell'uomo, rimanendo immobile e senza offrire aiuto alcuno.

    Dunque queste sono tutte le informazioni in vostro possesso. Un elenco di luoghi e date.

    Inarcò un sopracciglio, come a voler sottolineare ancor di più il suo disappunto nella qualità delle informazioni in possesso del Capovillaggio. Se questo era il livello dell'amministrazione, Izanami cominciò a chiedersi quanto alto potesse essere quello dei Samurai posti a protezione dell'Isola. Passò poi la pergamena ad Akuraguri, avendone memorizzato il contenuto.

    Sei in errore, Akuraguri di Kiri. Se bramassero gioielli o ricchezze questo non sarebbe di certo il loro primario terreno di caccia. La gente dell'Isola dispone di ordinarie ricchezze, se non addirittura scarse.

    Tirò fuori la lunga pipa, traendo una profonda boccata e producendo intorno a sé una discreta nuvola di fumo al sapor di tabacco bruciato. Nuovamente si trovò a girovagare per la stanza, continuando a perlustrarne le centinaia di tomi conservatevi.

    Direi piuttosto che vogliano attingere ad una risorsa naturale, quale le vostre acque, a giudicare dalle leggende narrate riguardo la fonte. I tempi così regolarmente scanditi potrebbero suggerire un rituale.

    Si fermò, ruotando sui geta e portandosi di nuovo frontale al Capovillaggio. Prese un'altra boccata di fumo, espirando poi profondamente.

    Abbiamo bisogno di più informazioni riguardo tale leggenda, non importa se da lei giudicata reale o meno. Qualora lei non fosse in grado di fornircene, la prego di indicarci qualcuno di più preparato in materia.
  7. .

    Me-an


    I - Tuskur



    Sei in errore, sisam.

    Hotene fece un passo in avanti, portandosi a fianco della tuskur del kotan, la vecchia Yusica. Un capannello di abitanti del piccolo villaggio perduto tra le nevi di Azumaido si era riunito per osservare il nuovo arrivato. Coperto da capo a piedi di una spessa copertura monocolore, di certo non passava inosservato, stagliandosi contro il candore delle nevi dell'Isola. Un bambino sporgeva appena da dietro le gambe della ragazza, facendo capolino solo con la testa. Con i suoi grandi occhi chiari osservava il nero arrivato con stupore.

    Non ho memoria dei nomi che pronunci, né della ricerca in cui sei impegnato. Quella a cui ti riferisci è un'altra, io non posso garantire la veridicità del tuo nome. Tantomeno se ti presenti con tali esseri alle tue spalle. Tuskur, quegli animali hanno tutto l'aspetto di wenkamuy, e il fatto che l'uomo conosca Ipokash non mi tranquillizza, anzi. Se ha incontrato lei, si sarà imbattutto nel falso tuskur, Munkeke.

    Se fosse stato attento, il Kiriano avrebbe potuto cogliere un certo disprezzo da parte di Hotene nel pronunciare quell'ultimo nome. La ragazza spostò lo sguardo da Yusica, guardando nuovamente Kensei Hito, di fronte a lei. Furono le sole parole dell'anziana sciamana a tranquillizzarla parzialmente, dal momento che rivelarono la natura umana di chi si nascondeva sotto strati di ferro e tessuto. L'uomo del Continente parlò, descrivendo le circostanze che l'avevano portato al kotan. Cercava Yusica, la sciamana del viallggio, per proteggerla dall'attacco di un kamuy avverso. Hotene sbuffò sonoramente, mentre una rabbia atavica si impadroniva delle sue membra. Fece un'ulteriore passo avanti, portandosi tra l'uomo e la tuskur.

    Kensei Hito di Kirigakure, dovresti prestare attenzione al tono con cui ti rivolgi agli anziani del kotan. Ti presenti non annunciato, accompagnato da due spiriti maligni. Parli di demoni e minacce al nostro uomo più promettente. Ma ignori chi ti trovi di fronte, se queste sono parole sincere. I nostri uomini sono tutti assenti, loro si occupano della caccia, di procacciare cibo per il villaggio. Non troverai nessun uomo provvido qui. Ma bambini e donne, e tra esse la nostra tuskur, Yusica. Ma lei non ha bisogno della tua protezione, noi non ne abbiamo bisogno.

    Avrebbe dunque abbassato il tono di voce, trovandosi oramai frapposta tra Yusica e Kensei. Le era palese che, in caso di attacco sconsiderato da parte dell'uomo, sarebbe perita senza possilità alcuna. Tuttavia non se ne curava, avrebbe volentieri dato la sua vita se questo avesse assicurato alla tuskur e al villaggio qualche secondo in più per organizzare la difesa.

    Probabilmente l'incontro con i miei fratelli deve averti fuorviato, le tue idee sul nostro popolo sono confuse. In Azumaido la lotta e l'armonia con la natura non sono mai venute meno, noi siamo diversi da voi del Continente. E di certo non necessitiamo della protezione di un Villaggio ninja che ha portato solo sventure alla nostra terra. Non siamo delle caricature di un popolo oramai estinto, come Ipokash e Munkeke ti avranno fatto credere. Siamo un popolo vivo. Siamo un popolo indipendente. E non necessitiamo di essere salvati da Kensei Hito.
  8. .

    The monkey chronicles


    I - La scimmia pensa, la scimmia fa



    Il calpestìo dei passi della genin di Suna rimbomava ritmicamente contro le rocciose pareti degli edifici della Sabbia.
    Quante volte li aveva percorsi in modo distratto, o frettoloso? Riusciva quasi a vedere e vedersi lì, i capelli arruffati e lo sguardo puntato a terra, mentre le sue gambe la portavano veloce chissà dove, chissà perché. Eppure stavolta procedeva lentamente, misurando ogni passo polveroso, e spostando lo sguardo incuriosito da una casupola all'altra, da un abitante del villaggio ad un altro. Li vedeva ora, quasi fosse la prima volta.
    Nata lontano dalle terre sabbiose di Suna - come d'altronde il suo colorito perlaceo e i capelli rosso fiammante testimoniavano - la ragazza aveva però oramai fatto suoi quei paesaggi, essendovi stata allevata dall'anziana Mononobe, la quale le aveva regalato un nome, e con esso una vita degna di essere considerata tale. Entrata in forze ai ninja della Sabbia da qualche tempo, Saru aveva trascorso il periodo dalla promozione a Genin a servizio del villaggio, per quanto le sue limitate forze e risorse glielo permettessero. Aveva conosciuto nuovi alleati, stretto amicizie e - perché no - guadagnato qualche nemico, se così si poteva definire. Ma quello richiestole ora dalle più alte sfere del Villaggio? Ecco, quello era qualcosa che andava oltre ogni sua immaginazione.
    Si guardò di nuovo attorno, inspirando a fondo la rovente aria del deserto. Di fronte a lei si stagliava severa la figura del palazzo dell'Amministrazione sunese. Lì Daishin l'aveva indirizzata, dopo una discussione breve quanto brusca. Lì si trovava il suo futuro, incerto e ricco di insidie. Si voltò, l'attenzione richiamata da degli schiamazzi provenienti da un gruppo di bambini. Giocavano in gruppo, rincorrendosi fino a rotolare nella sabbia, felici. Uno di loro, zazzera rosso scuro e occhi di un profondo color nocciola, andò verso di lei, trotterellando sulle gambe ancora insicure. Ricordava a malapena quell'età tenera, in cui la preoccupazione maggiore da affrontare ricadeva sulla scelta del gioco in cui impegnare il pomeriggio. Sorrise, raccogliendo la palla che giaceva ai suoi piedi, e lanciandola in direzione del bambino. Per un attimo si rivide in lui, con la treccia che si agitava nel vento e la pelle bianca perennemente ustionata. Per loro il mondo sarebbe andato avanti, sempre uguale a sé stesso. Domani sarebbero stati ancora lì, a rincorrere l'ennesimo pallone bucato dal troppo utilizzo.E lei? Non sapeva cosa ne sarebbe stato del suo domani. Ma una cosa era certa: una parte di lei l'avrebbe abbandonata, per sempre. Quella bambina spensierata moriva, oggi.
    Si voltò, e in un passo fu dentro l'Amministrazione. La sua sentenza definitiva.

    L'edificio era semplice e austero, come riteneva sarebbe apparsa l'Amministrazione di qualsiasi altro villaggio ninja. I funzionari si muovevano rapidi e silenziosi, come topi ben addestrati. Si diresse verso il primo bancone libero, attorniata da cittadini Sunesi: chi era lì per il rinnovo di un documento, chi richiedeva sussidi o pagava tasse. Il tutto era estremamente mondano, fin troppo considerato il motivo che l'aveva portata a farvi visita. Approcciò uno dei segretari, che la osservava da dietro un bancone con aria annoiata.

    Saru Mononobe. Ho richiesto udienza con il Kazekage. Credo mi stia aspettando.

    Deglutì, mentre quello sollevava un sopracciglio con aria perplessa, quasi non le credesse. Certo, non era usuale richiedere un incontro con il ninja di più alto grado del villaggio, specialmente per una come lei: non aveva un grado elevato, né un ruolo che giustificasse la sua presenza lì. Si muoveva nell'anonimato della sua normalità. Pensandoci, forse era proprio quella sua banalità ad averla condotta lì.
    Nel frattempo, l'uomo di fronte a lei aveva aperto un tomo polevoroso, richiudendolo poco dopo con fare ancora più accigliato. Le fece cenno di seguirlo, aprendole la strada su per delle scale cigolanti, fino a che nons i trovò in un lungo corridoio. Lì in fondo - fu informata dalla voce monotono dell'uomo - avrebbe trovato chi cercava.

    La maniglia d'ottone della porta le sembrò stranamente calda al contatto. Per un secondo rimase perplessa, poi sfiorò il dorso della mano appena con la guancia: se la prima era di un freddo cadaverico, la seconda divampava di un calore incessante. Inconsapevolmente, il suo corpo aveva attivato uno stato di panico che il cervello stesso ignorava. Un atavico riflesso di fuga dal pericolo si era innestato in lei. Avrebbe dovuto seguirlo, girare i tacchi e fuggire lontano da lì? Il deserto sconfinato la attendeva appena fuori dalle mura della Sabbia, un infinito nascondiglio da tutto e tutti. Poteva farlo. Doveva farlo?
    Abbassò la maniglia tutto d'un colpo, ignorando sé stessa e il suo istinto primordiale. Da lì, non sarebbe più tornata indietro.

    Kazekage.

    Chinò appena il capo in cenno di saluto, mentre il Kage bambino la accoglieva nel suo studio. La luce del giorno inondava la stanza, moltiplicando lo spazio e creando interessanti giochi di luce. Aveva avuto poco a che fare con il capo del Villaggio, sin dalla sua elezione. Certo, la sua fama lo precedeva, così come i racconti delle sue vicissitudini. Era incredibile pensare quanto avesse affrontato per occupare lo scranno più altro del Palazzo. La differenza d'altezza tra i due era notevole, ma in quel momento era lei a sentirsi piccola piccola.
    Il ragazzo la interrogò riguardo le sue motivazioni, e l'evento che l'aveva spinta lì. Saru trasalì appena quando sentì pronunciare il nome della bestia, ciò a cui aveva evitato di pensare da quando aveva lasciato di corsa l'angusto soggiorno di casa propria, dove aveva abbandonato Daishin e l'annuncio che le aveva portato.
    Sarebbe diventata una forza portante, contenitore di una delle forze più temibili dell'intero mondo ninja.

    Ricordo di aver letto dei Jinchuuriki in un libro della sezione proibita della biblioteca, sa? Avrò avuto una decina d'anni, eravamo lì in gita con la scuola, non ricordo per quale motivo, in realtà.

    Si guardò intorno, cominciando a camminare per l'ufficio dell'uomo. Una serie di busti si avvicendava regolarmente, con le fattezze di uomini che non riconobbe. Di sicuro ninja di spicco, magari antichi esponenti del Villaggio stesso, o i predecessori del Kazekage. Sorrise tra sé e sé, immaginando tra qualche anno il suo bel faccino stampato su uno di quei busti impettiti. Oh no, non l'avrebbe permesso.

    Ma ricordo una cosa, quello sì. Sin dai tempi antichi, i Jinchuuriki hanno funto da garanti della pace tra nazioni, a volte come armi da battaglia, altre come deterrente, altre ancora come fonte di equilibrio di potere fra i paesi - o almeno così diceva il libro. Io li ho sempre considerati sfortunati, dal canto mio. Derisi, allontanati, temuti dalla gente comune. Isolati.

    Si avvicinò alla finestra, osservando Suna sotto e intorno a loro. Era una vista incredibile, mai aveva avuto il piacere di guardarne i tetti e le infinite viuzze che si dipanavano dalla strada centrale. La vita nel villaggio continuava pigramente, nella calura quasi estiva che la contraddistingueva perennemente. Sorrise, questa volta amaramente.

    Perciò, quando Daishin mi ha comunicato la notizia, la mia prima reazione è stata negativa. Decisamente. Potrà chiederglielo direttamente, poi. Sono scappata, l'ho piantato lì in casa mia. Avrebbe dovuto vedere la sua faccia, non sarà contento. Già. Ma comunque, ho preso e me ne sono andata, come ho sempre fatto in vita mia. Sono uscita per strada e ho pensato di scappare, tagliare la corda e fuggire il più lontano possibile da qui. D'altronde, non sono una persona di rilievo all'interno del villaggio, nessuno conosce il mio nome a parte qualche povero sventurato. Avrei potuto scomparire senza lasciare alcuna traccia, e tutto questo sarebbe finito.

    Sospirò, lasciando che sul vetro di fronte a lei si formasse un alone, che le offuscò per poco la vista del Villaggio. Qualche secondo dopo, tornò a vedere chiaramente.

    Vuole sapere perché non l'ho fatto, accettando il mio destino e acconsentendo ad essere privata dell'autonomia del mio stesso corpo? Perché Suna, tutto questo, è la mia casa. È la casa della vecchia Mononobe, la donna che mi ha donato la vita ed un nome, l'unico che io abbia mai conosciuto. Qui ci sono le mie radici, per quanto possano essere ancora acerbe ci sono, e sono profonde. La gente di questo posto mi ha accolta quando il resto del mondo mi aveva rifiutata. Tra le fila del villaggio ho conosciuto i miei più cari affetti, che proteggerei fino alla morte.

    Il suo pensierò andò a Jou, Masayoshi, la piccola Nekki, e tutti i ninja che l'avevano affiancata in quei caotici anni di addestramento e missioni.

    Lo farò per loro, per chi conosco e amo. E anche per chi non conosco, perché non debba conoscerne l'orrore personalmente. Tutti quei bambini, così amati dalle loro famiglie, come potrei mai lasciare che qualcuno così amato e voluto prendesse il mio posto, che sacrificasse la propria vita? Io sono stata sola per tanto tempo, i pochi legami che ho capiranno, in caso. E se dovesse tornare la solitudine, il timore, la derisione degli altri che deriva dall'essere una forza portante, non me ne curerò: li ho già provati sulla mia pelle, non possono più ferirmi.

    Pensò alla sua vita in casa della vecchia Mononobe, all'odio dei suoi fratelli acquisiti, alla repulsione che lei provocava in essi. Quante volte era stata allontanata, picchiata, isolata? Dalla sua nascita fino a tempi recenti non aveva conosciuto altro, si considerava oramai temprata di fronte alle indifferenze dalla gente comune.

    E da ultimo, ma non per importanza, lo faccio per me. Kazekage, io sono nessuno. Lo sono sempre stata, e pensavo lo sarei stata sempre. Ma questo compito, questa missione... Possono essere un punto di partenza, per trovare il mio vero posto nel mondo, la mia chiamata, il mio nindo. Posso farcela, se me ne darà l'ooprtunità, o morirò provando. E in quest'ultima eventualità...

    Si avvicinò al ragazzo, allungando verso di lui un foglio di carta stropicciato, unitamente ad una mappa. Separarsene fu difficile, quasi dolorosamente impossibile. Eppure non poteva rischiare di perdere tale informazione. Qualcuno avrebbe fatto luce su quella questione prima o poi.

    Nella mappa è segnato un luogo, dove riposa il corpo della vecchia Monobe. Portate il mio cadavere lì, se potrete. È dove vorrei riposare. Il foglio è ciò che è stato trovato nella cesta in cui quelli che si presumono essere i miei genitori mi hanno abbandonata: un'unico messaggio, peraltro poco chiaro. "Dovete proteggerla, è l'ultima rimasta". Kazekage, questo è il mio inzio, e la mia fine. Tutto il resto è storia, che ci tocca ancora vivere. Se per lei va bene, io sono pronta.

    Qualora quello fosse stato soddisfatto del suo sproloquio, Saru avrebbe espirto sonoramente, lasciando che i muscoli delle spalle si rilassassero ed assumendo una posizione più rilassata. Il difficile giaceva ancora davanti a loro, ma non era mai stata una grande oratrice, e alle parole preferiva l'azione: in futuro quello li avrebbe attesi, e ne era più che lieta.

    Ho qualche dubbio sul processo che mi porterà a diventare Jinchuuriki. Non mi fraintenda, non ho paura di un po' di dolore. Forse tempo di più i risvolti per la psiche, ma credo che per quello dovremo solo attendere. Ho comunque l'esempio di Masayoshi che mi conforta, tutto sommato è rimasto normale, o quasi.

    Si permise una risata leggera, che riempì per un secondo la stanza. Annuì quando il Kazekage le propose di rivedersi dopo qualche ora, anticipando la loro partenza per Oto effettuando uno stop a Konoha. Era estremamente felice di visitare un Villaggio esterno a Suna, non le era mai capitato, perlopiù venendo ricevuta dal Kage in persona.

    Ah, no non ho mai visitato né Konoha né Oto, sarà interessante di certo. Tuttavia conosco Raizen Ikigami, mi sono ritrovata a combattere fianco a fianco a lui all'Abete. Brutta storia quella, ancora quando ci penso mi sale la pressione! Ma comunque...

    Si esibì in un piccolo inchino, congedandosi poi dal suo illustre ospite e percorrendo leggera la strada che l'aveva condotta lì. Era come se un peso le si fosse sollevato dalle spalle, pur non comprendendone la ragione: quello era solo l'inizio di una complicata faccenda, nessun fardello era stato risolto, quindi cos'era quella sensazione?

    Un obbiettivo, una ragione di vivere.

    Pensò. Il sole era oramai alto in cielo, e l'aria cominciava a diventare irrespirabile. I preparativi da fare erano molti, le preoccupazioni da tenere in conto ancora di più. Ma aveva una nuova vita che si dipanava rapida di fronte a lei. E l'avrebbe affrontata, a testa alta e una profanità alla volta, alla maniera Mononobe.

    [...]

    Sono... Impressionata, devo ammetterlo. Li avevo già visti questi cosi, ma mai così da vicino. Posso... Posso toccarlo?

    Disse, già toccacciando con l'indice l'evocazione del Kazekage. Quello era vestito di tutto punto, mentre Saru indossava un semplice Yukata blu notte, in netto contrasto con il rosso dei suoi capelli e il bianco della sua carnagione. La risposta del Kage non si fece attendere, e la ragazza ottenne anche più di quanto aveva sperato. Avrebbero addirittura volato su quel coso, che li avrebbe trasportati felici e contenti fino alle lontane terre del Paese del Fuoco. Avrebbe cominciato a saltellare sul posto, se non l'avesse giudicato lei stessa estremamente poco professionale.
    Appena salita e lasciato che l'aquila spiccasse il volo, il Kazekage si propose di raccontare di più riguardo la bestia che da lì a breve avrebbe soggiornato dentro di lei. In effetti sapeva molto poco, e ciò di cui era a conoscenza aveva molte lacune.

    Dello Yonbi, Son Goku, so molto poco. Quanto si riporta sui libri di storia, perlopiù. Leggenda vuole che sia il più temibile e irascibile dei bijuu, fermo nella sua altezzosità. Credo che saremo un'ottima coppia, decisamente.

    Sbuffò, attendendo che il ragazzo colmasse le lacune riguardo la sua conoscenza del suo futuro ospite. Poi, fece una domanda che la Rossa avrebbe volentieri evitato, a tutti i costi.

    La missione all'Abete, dice? Ehm, ecco, sa... È tutto molto complicato, deve sapere che eravamo tutti su una grande barca. Già lì dovevo capire che eravamo partiti sotto una cattiva stella, perché ho passato tutto il viaggio a stare male. Poi, una volta scesi sono stata appioppata ad uno di Konoha, un tipo che non le dico...

    Così cominciava un racconto lungo e complesso, che qui non riportiamo per mancanza di spazio. Tuttavia sarebbe stato abbastanza lungo da tediare il Kazekage, che forse non ne avrebbe mai conosciuto la fine, o li avrebbe accompagnati per buona parte del lungo volo verso Konohagakure.
  9. .

    Kamuy Nomi


    IV - Menoko



    Ne valeva realmente la pena?
    L'aveva pensato spesso, in quella polverosa manciata di minuti trascorsi da quando l'uomo con la benda aveva dato il via a quello che Hotene considerava non più di uno spettacolo pietoso. L'aveva pensato mentre riprendeva i sensi dopo il suo rapimento, e poi quando erano comparsi i due energumeni. Lo pensava anche in quel momento, mentre i suoi colpi andavano a segno ma non con l'efficiacia che avrebbe voluto e che si era aspettata. Quello sisam, un avanzo di galera dalle dimensioni di un orso bruno, era decisamente attaccato alla propria vita e libertà. Ma, d'altronde, poteva forse biasimarlo? Combatteva con la ferocia dell'animale chiuso in gabbia, a cui finalmente si presenta la possibilità di spalancare la porta della propria gabbia e fuggire nella natura incontaminata. Eppure qualcosa si frapponeva tra l'uomo e la libertà. E quella cosa era proprio lei, Hotene di Azumaido.

    Aveva appena terminato la sua offensiva, quando l'uomo si prodigò nel regalarle l'ennesimo pugno diretto alla mascella, con una velocitò di risposta alla sua offensiva col martello che rese impossibile alla ragazza difendersi, vista la breve distanza spaziale e temporale. Avvertì la vista sfocare appena mentre il gancio dell'uomo impattava con il suo viso piccolo e tondo, andando a colpire in pieno lo zigomo sinistro sinistro. Ne sarebbe uscita con il volto completamente tumefatto, ne era cosciente, soprattutto ora che poteva sentire il dolore pulsare sotto la pelle bianco latte. Il pugno, tuttavia, suonò come una sveglia per la giovane di Azumaido, facendo correre l'adrenalina e il chakra, irrorandone i muscoli e migliorandone la percezione del pericolo a cui andava incontro.

    Scartò in rapida sequenza i successivi tre pugni dell'uomo, contando che la velocità dello stesso pareva rallentare, e i suoi ganci seguivano uno schema fisso, alternando braccio sinisto e destro, terminando il quarto attacco con un'offensiva a vuoto dalla sinistra. I due erano ingaggiati in un corpo a corpo estenuante, con l'uomo piegato sulla ragazzina del Gelo, intento a sferrare attacchi che la potessero raggiungere all'altezza del viso. Così facendo, la distanza di centimetri che li separava era grandemente ridotta, permettendo a Hotene di scorgere il volto dell'uomo e, ancor più importante, di trovare a portata di mano la sua giugulare. Con la coda dell'occhio vide l'ennesimo pugno dell'uomo dirigersi verso di lei, stavolta da destra. In un millesimo di secondo, decise di lasciare che il suo avambraccio sinistro soffrisse le conseguenze di quel montante, andando ad assorbirne l'impatto. Fu sorpresa nel sentire una scossa percorrerle il braccio destro, rendolo immediatamente intorpidito, tuttavia aveva poco tempo per piangere l'arto momentaneamente perduto.

    Mi dispiace, ma sono mancina.

    Sentenziò, mentre già la sua mano - dopo aver afferrato l'ultimo spiedo d'acciaio rimastole - correva veloce verso l'occhio sinistro dell'uomo. Il suo obbiettivo era superare il tenero bulbo oculare dell'energumeno, puntando direttamente alle delicate cervella sottostanti. Qualora non fosse bastato - o sfruttando il momento di dolore e confusione dell'uomo - Hotene avrebbe poi afferrato velocemente un kunai ben affilato, esibendosi in un rapido fendente da sinistra a destra mirando alla giugulare dell'uomo, cercando di tagliargli la gola di netto. Quel tipo di taglio le ricordava la macellazione degli animali, il cui sangue versato dalla carotide rappresentava un oggetto di culto fondamentale. Alcuni sciamani usavano perfino bagnarsi del sangue delle vittime sacrificali, credendo che ciò regalasse loro poteri oltre il divino.
    Forse, ne avrebbe presto scoperto gli effetti benefici lei stessa.

    Dietro di loro, nel frattempo, l'uomo di Kiri passeggiava sentenziando nell'ombra. Si interrogava sulle loro volontà assassine, e su quelle degli avversari che stavano affrontando. Parlava della decisione di entrare in forza a Kiri quasi la considerasse una scelta accettata di buon grado dai due ragazzi che si stavano battendo in quel campo invaso dalle nebbie. Hotene non aveva idea di cosa muovesse il ninja che stava battagliando con la galeotta, tuttavia era ben certa che lei, membro di uno dei più antichi villaggi di Azumaido, non aveva alcun legame di fedeltà che la legasse a Kirigakure. Un vecchio compromesso siglato da anziani oramai periti la obbligava a prestare un giuramento che ogni fibra del suo essere rigiutava grandemente. Era sempre stata conscia che la vita militare l'avrebbe potuta strappare in qualsiasi momento alla sua tranquilla esistenza fra neve e ghiacci, o che essa stessa invadesse il suo ambiente in Azumaido: l'aveva visto succedere a sua sorella Ipokash, ma la storia non si sarebbe ripetuta.
    Potevano costringerla a combattere fino alla morte, buttarla in arena come un cane allevato da sempre per combattere fino allo stremo, quello sì. Ma non l'avrebbero mai privata della sua indigena identità.
    Lei era Hotene Nitai di Azumaido, ora e sempre.


    Chakra: 1.25/10
    Vitalità: 4.5/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: Schivata
    2: Schivata
    3: Schivata
    Slot Azione
    1: Colpo Spiedo
    2: Colpo Kunai
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Fionda × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Accendino × 1
    • Biglie Metallo × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Hanbo × 1
    • Kunai × 5
    • Pietrame per Fionde × 1
    • Spiedi Potenziati × 5

    Note
    ///
  10. .

    Missione: Si vive insieme, si muore soli


    X: Balla coi lupi


    Lo sguardo della rossa rimase per qualche secondo lì, dove l'Hokage e l'allegra combriccola delle ombre si erano appena smaterializzati, quasi come fossero fatti loro stessi d'ombra, e non di carne ed ossa come i comuni mortali. In quell'umida sala rocciosa - che Saru cominciava realmente e appassionatamente ad odiare con tutta sé stessa - non erano rimasti che lei, Masayoshi, lo spilungone che aveva un debito con l'Hokage, e tutta la masnada di alleati, nemici, ed altri amorevoli congiunti. Che non trovavano niente di meglio da fare che battibeccare tra loro, ovviamente.

    Non credo ci volesse quest'ennesima conferma per stabilire che siete delle colossali spine nel fianco, voi Hayate. Ma di certo il nostro obbiettivo attuale non è metterci a sindacare sull'eticità delle vostre marachelle. Vogliamo solo uscire da questo claustrofobico inferno il quanto più interi possibile.

    Annuì, lanciando uno sguardo d'intesa verso il suo compagno Sunese, che pareva entrato in una trance prepuberale, quasi il tocco della cortigiana l'avesse rincretinito tutto d'un botto. Beh, di certo non avrebbe mai, e dico mai, smesso di prenderlo sonoramente in giro per quella scena. Non vedeva l'ora di raccontare tutto a Daishin, anche se quello non le dava mai un minimo di soddisfazione quando si trattava di pettegolezzi.
    Comunque, per quanto la riguardava, i discorsi pieni di retorica dei vari Kage, Virtù - o chi per loro - avevano oramai assunto un'importanza del tutto relativa. La Forgia era attiva, l'arma sarebbe stata distrutta. Ora che erano tutti - più o meno - felici e contenti, non potevano semplicemente levare le tende e tornarsene ognuno al proprio maledettissimo paese? Voleva solo che quell'infinita missione finisse, una volta per tutte. Eppure loro non smettevano di disquisire sul nulla.
    Stava giusto rimuginando su qualche risposta sagace da rifilare ad un Hayate a caso, quando il biondo dei Kaguya si parò fra i tre accademici rimasti ed il resto dei convenuti. Poi, in quello che fu probabilmente un secondo ma le parvero anni, Jins Kaguya - propio lui, quello che l'aveva prima attaccata, poi si era ammansito come un agnellino diventando il primo manipolatore d'ossa capace di rompersi una gamba - mostrò la sua vera natura, mettendo contemporaneamente fuori gioco la Chiba. Jins Kaguya, il Lupo d'Oro di Hayate.
    Che pezzo di merda.

    Jins, che cazzo stai dicendo.

    Saru si portò accanto a Masayoshi, allargando le braccia e facendo segno sia ai suoi compagni che a quelli che - oramai - presumeva come avversari, di placare i bollenti spiriti e provare a ragionare.

    Mi stai dicendo che da quando abbiamo messo piede su questa merda di isola, non hai fatto altro che mentirmi a ripetizione, senza ritegno? Oh Jins, immaginavo fossi un pezzo di merda, ma non ti credevo capace di sputare bugie senza un minimo rimorso.

    Mentre i due Hayate dall'aria decisamente pericolosa si allontanavano senza molte cerimonie, la Rossa di Suna vide comparire dietro al biondo due musi decisamente conosciuti - e altrettando decisamente indesiderati. I due lupi di Jins - che qualche tempo prima avevano attaccato lei e Shin di Konoha, costringendo il primo ad una rocambolesca fuga e lei a quasi perdere un braccio - erano ora in campo, e non erano lì per giocare a riporto, di questo Saru ne era certa.

    Non mi importa a quale padrone appartieni, o di fronte a chi ti piace inginocchiarti quando torni a casa. Ognuno ha le proprie preferenze in materia, non sarò di certo io a giudicarti. Ma noi siamo qui su invito della Tregua, e ora che questa ha cessato di esistere vorremo solo andarcene da qui illesi. Non è mio interesse, né tanto meno di Masayoshi né Tasaki, andare a spifferare a chi giuri fedeltà. Garantiscici un ritorno sicuro alle navi e a casa, e niente di tutta questa merda sarà necessaria. Ti prego, non c'è bisogno di versare altro sangue, ne abbiamo tutti abbastanza.
    Se mai ti è importato qualcosa di questa tua sfigata compagna di viaggio, lasciaci uscire da qui e dimenticati di noi. Noi faremo lo stesso con te.


    Chissà, magari in una realtà alternativa quelle parole avevano sortito un effetto, e c'era una versione di lei che - in barba ad ogni previsione - stava lasciando l'isola tutta intera, e per giunta felice di aver riportato a casa i propri compagni senza dover versare un'altra goccia di sudore - o peggio, di sangue. Doveva esserci, ne era convinta.
    Ma chiaramente quella non sarebbe stata la sua realtà.
    Tra Masayoshi che inneggiava alle infinite saggezze di Lianshi-sama, e Tasaki che come il decerebrato che era aveva preso a sparare insulti cui non sarebbe di sicuro riuscito a dar seguito, le possibilità che il Kaguya degli Hayate li lasciasse scorazzare liberi si erano appena ridotte a zero. Eccellente.

    E va bene, io almeno ci ho provato. Masa, non ti preoccupare, non ti mollo qui.

    Fece appena in tempo a sentire l'avvertimento sui lupi, che una forte spinta proveniente dalla direzione generale in cui si trovava Masayoshi la sbalzò, facendole perdere brevemente il contatto col terreno. Quando si ritrovò nuovamente salda sulle gambe, una folata di vento bollente era passata a pochi metri da lei, bruciandole la divisa e diffondendo nell'aria un deciso odore di pollo fritto. Ah, no. Era la sua pelle ad essere decisamente abbrustolita.

    AAAAH! Acquerello di MERDA! Vedi se ti prendo, che fine faccio fare a quell'inchiostro!

    Urlò al vento, mentre già di fronte a loro i lupi prendevano l'iniziativa, lanciandosi in un ferale attacco contro il fuo di Suna. Dietro di loro, i rumori della lotta tra Tasaki e Jins si facevano intensi. Non poteva aiutarlo adesso, ma avrebbe volentieri dato una mano a dare il colpo di grazia al Kaguya, se ci fosse stata occasione nell'immediato futuro.
    Comunque, tornando al suo attuale e feroce problema, il suo amico lupo - compagno di mille azzannate - si trovava nuovamente di fronte a lei, pronto con le sue fauci a staccarle uno e l'altro braccio, se possibile.

    Non stavolta, Fuffi.

    L'animale era rapido, ma prevedibile. La rossa l'aveva già affrontato in campo aperto, e le sue mosse - vuoi che la povera bestia non era dotata di pollice opponible - parevano avere un range limitato. Saru concentrò un'ingente quantità di chakra nelle gambe, che le permise di spostarsi alla sua sinistra, riuscendo a schivare agilmente l'affondo della bestia e il successivo tentativo di azzannarla portato dalla stessa. Quei denti avevano già assaggiato il suo sangue, non voleva replicare di certo l'esperienza.

    Il tuo padrone non ti ha insegnato che i bravi cagnolini non mordono, stupida bestia?!

    Sputò, portandosi di fronte al lupo e ad un metro dal suo muso, afferrando velocemente il proprio Chigikiri, e facendone volteggiare il peso all'estremità un paio di volte, per fargli prendere velocità. Poi sferrò un colpo, lasciando che il peso e la catena volassero verso le zampe anteriori della bestia, cercando di intrappolarle nella morsa dell'arma, per poi tirare violentemente verso di sé in modo da far perdere l'equilibrio al lupo. Successivamente, si avrebbe puntato al muso dell'animale intrappolato, sguainando due kunai, uno per mano. Lì Saru avrebbe sferrato un doppio colpo diretto agli occhi della bestia, cercando di perforarne i bulbi oculari e di renderla - così - cieca e dolorante. Almeno così sperava.
    Se invece il colpo di Chigiriki non fosse riuscito a bloccare l'animale, Saru avrebbe lanciato da parte l'arma, tuffandosi in corsa verso l'animale, come a volerlo fronteggiare direttamente. Una volta arrivata a distanza quasi zero - tuttavia - avrebbe piegato le gambe, esibendosi in un salto con rotazione che l'avrebbe portata a cavalcioni dell'animale. Lì, concentrando quanta più forza possibile nel proprio pugno, avrebbe colpito violentemente il garrese dell'animale, mirando a spaccarne la vertebra, in modo da immobilizzarlo.

    Chakra: 17(1)-15(2)/30
    Vitalità: 9/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 325
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 275
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: Schivata
    2: Schivata
    3: ///
    Slot Azione
    1: AaD Chigikiri
    2(1): AaD Chigikiri
    3(1): Attacco Doppio
    2(2): Corsa
    3(2): Salto
    Slot Tecnica
    1: TA: Spaccamontagne
    2: //
    Equipaggiamento
    • Shuriken × 5
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Kunai × 5
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Accendino × 1
    • Tekken × 1
    • Chigiriki × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Katar × 1
    • Cartabomba I Distruttiva × 2
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Fumogeno × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1

    Note
    ///


    Edited by Filira - 11/5/2020, 22:52
  11. .

    Ecce Deus fortior me


    III



    L'aroma intenso e scuro del té catalizzò i suoi sensi, mentre intorno a lei il chiacchiericcio della vecchia continuava ininterrotto. Aveva provato a imprimere un'altra velocità alla questione, comandando di scortare alla presenza del gruppo di accademici la più alta carica del villaggio, ma a nulla era valsa la sua richiesta. La Dea si era limitata a mantenere lo sguardo fisso negli occhi della anziana donna di Rojin, non tradendo alcuna emozione di fronte al diniego della stessa.

    Comprendo.

    La sua voce era risuonata ferma e monotono, mentre Izanami appoggiava la tazzina da té sul suo piattino, facendone risuonare la ceramica. L'amaro delle foglie di té le aveva inebriato le papille gustative, inondando il suo cerebro ancora affaticato con un'estenuante catena di stimoli che ne catalizzarono l'attenzione per qualche secondo. Quando la sua concetrazione si dedicò nuovamente all'interlocuzione in corso, la Dea ascoltò in silenzio la proposta del ninja Kiriano, studiandone fattezze e movenze, così come del suo compare di Oto. Akuraguri e Kyuke. Non potevano essere molto più che in età di pubertà, o poco oltre. I visi imberbi e il generale impaccio nel muoversi tradivano il loro essere novizi a situazioni in cui la responsabilità della missione ricadeva sulle loro spalle. Provò quasi un moto d'invidia, o mancanza, nei confronti di quella loro ingenuità apparente: non ricordava un momento della sua vita in cui la responsabilità del suo destino non l'avesse schiacciata con un enorme peso asfissiante. Eppure aveva resistito, eppure aveva vinto. Era sopravvissuta.

    Lasciarono la casupola dell'anziana coppia che oramai il sole aveva preso il posto più ambito nel cielo, scaldando l'aria e la pelle dei giovani ninja. Izanami lasciò che Kyuke si dirigesse verso il suo destino. Si chiedeva se avesse dovuto provare più compassione nel lasciar a sé stesso un ragazzo che ufficialmente figurava come suo commilitone, ma l'appartenenza della Dea ad Oto era per il momento più una questione di opportunismo che una vera e propria adesione all'ideale del Villaggio del Demone di Oto. Aprì il parasole, mentre già i raggi arrossavano la sua pelle bianco latte, affiancandosi al Kiriano e dirigendosi verso l'amministrazione del villaggio di Ryojin. Avrebbe volentieri trascorso il tragitto immersa in un pensoso silenzio, rotto solo dal ritmato incedere dei geta sul fondo del sentiero, ma il suo compagno di viaggio non parve della stessa idea. Con una sfacciataggine che quasi divertì l'Incarnata, il ragazzo le chiese di rivelargli il suo nome, e il motivo della sua reticenza nel comunicarlo in precedenza.

    Akuraguri.

    Disse, come sovrappensiero, e l'altro avrebbe sentito pronunciare il proprio nome quasi come una melodia, dolce all'udito e al contempo inquietante. Izanami, fece roteare il manico del parasole, quasi come se stesse ponderando le parole che sarebbero seguite. Il suo viso era animato da un sorriso appena accennato.

    C'è del potere, nei nomi. Un oggetto, una persona, qualsiasi elemento del creato diventa per noi riconoscibile esclusivamente grazie al proprio nome. Saper definire qualcosa o qualcuno ci fornisce la possibilità di pensarlo, evocarlo, persino maledirlo.

    Si fermò per un secondo, fissando i grandi occhi viola dritti in quelli del ragazzo, inespressivi. Ora non sorrideva più. Pochi millesimi di secondo dopo riprese a camminare, estraendo la pipa e prendendo una lunga boccata di fumo, che poco dopo rimise nell'aria attorno a loro.

    Conoscere un nome ci dà potere, controllo, un vantaggio. Akuraguri, ninja di Kiri. Il tuo nome è un nome senza lignaggio, povero. Un nome segnato dalle fatiche, come le tue mani. Fatiche del passato e del presente, certamente. Ma anche del tuo futuro. Alla fine di tutto ciò cosa ti aspetta, Akuraguri? Quando capirai ciò, forse sarai degno di conoscere il mio nome.

    Inspirò nuovamente, lasciando che il fumo denso e scuro le riempisse i polmoni. Probabilmente il ragazzo non avrebbe capito le sue parole, o ne sarebbe risultato divertito e stranito. Eppure lei vedeva, lei sapeva. Prima o poi avrebbe compreso anche lui, o sarebbe morto nel tentativo. Ancora qualche passo, e furono in vista dell'edificio principale del villaggio.

    Forse non ho nome, forse ne ho diversi. Forse tra questi vi è Akuraguri da Kiri, o Kyuke da Oto. Mi duole declinare la tua gentile offerta, ma io non mangio.

    Considerò la questione chiusa, dirigendosi placidamente verso l'amministrazione. L'edificio rispecchiava il generale tema vetusto che regnava in tutta l'isola. Con i suoi tetti arcuati e i giardini zen, Izanami non poté che sentire un certo senso di familiarità con l'ambiente, non del tutto dissimile a quello antico e malandato del suo tempio alle porte di Oto. L'ingresso dell'edificio rivelò un'ulteriore pletora di dipendenti della terza età, tra cui la Dea riuscì ad individuare la segretaria, a cui si rivolse per prima.

    Abbiamo necessità di interloquire col capovillaggio, con la massima urgenza. Siamo membri dell'Accademia.

    Quando vennero ricevuti, Akuraguri si lanciò in una presentazione dettagliata, a cui la Dea rispose con un breve cenno del capo e ponendosi di fronte all'anziano capovillaggio, imperturbabile.

    Necessitiamo della vostra piena collaborazione, e dell'accesso a qualsiasi informazione a riguardo in vostro possesso. Classificate o meno.
  12. .

    Ecce Deus fortior me


    I



    Poco lontanto dal caotico centro di Oto, era sito un piccolo tempioshintoista apparentemente in rovina. Rampicanti crescevano sulla facciata crepata dalle intemperie e dal tempo, mentre il gracidare di animali sconosciuti riempiva l'ambiente di note melancoliche.
    Tuttavia, rimanendo in ascolto per qualche minuto, qualcuno avrebbe potuto distinguere in lontananza un vociare melodico e ritmato, scandito da quello che pareva un canto in un'antica lingua. Ciò che pareva abbandonato, pullulava in realtà di vita celata, e in sé stesso celava morte incarnata.
    Attorniata da sete e cuscini impregnati di incenso, Izanami giaceva assisa in trono. Il corpo mortale della Dea era abbandonato sulla dura seduta in legno, mentre il capo riversato all'indietro celava due occhi bianchi riversati in una trance spirituale da cui si sarebbe presto risvegliata.
    Così come era iniziato, il canto mistico terminò. Uno dei bonzi del tempio si premurò di risvegliare lentamente la donna, aiutandola a riguadagnare la posizione seduta e rassettandone le vesti in tutta la loro lunghezza. La fronte di Izanami era imperlata di sudore, il respiro rotto dalla fatica della meditazione.

    Dimmi, bonzo, come pensi che proceda il processo di rafforzamento della nostra forma umana?

    Interrogò l'uomo di fronte a sé, mentre quello con timore indietreggiava alla sua postazione, prestando estrema attenzione a non mostrare la schiena alla Dea. Il tempio e la Setta lavoravano da lungo tempo alla ricostituzione fisica della potenza della loro preziosa incarnazione, ma i risultati, e l'uomo ne era cosciente, erano parsi scadenti.
    Alzò una braccio, osservando la propria mano aprirsi e chiudersi ritmicamente di fronte a sé. Era ancora estremamente debole, ma non poteva in tutta onestà accettarlo. I muscoli non rispondevano ai lenti stimoli nevralgici impartiti dal cervello, e perfino le sue ossa parevano stridere ad ogni movimento. Di certo l'incarnazione era un processo complesso, un rituale antico che era stato studiato nei suoi particolari nel tempo dalla Setta. Ma non era perfetto, e una delle sue maggiori controindicazioni risiedeva nel lungo periodo di infermità a cui costringeva il nuovo ospite.

    Mia Signora, il processo è lento e inesorabile, ma in corso. Bisogna avere pazienza, io credo. E' stata la morte stessa a scegliervi come propria incarnazione. Dobbiamo avere pazienza e fede.

    La Dea si limitò a spostare lo sguardo sulla pipa appoggiata su un vicino tavolino finemente intagliato. Pazienza. Cosa ne poteva sapere un semplice mortale della pazienza. Nella patetica vita di un uomo tutto accadeva velocemente, in un continuo nesso di cause ed effetti che pur nella loro chiarezza apparevano ad essi niente più che una serie di eventi non collegati. Inspirò a fondo, meditando su quanto le era ora chiaro.

    Comunque, abbiamo ricevuto un nuovo invito dal Villaggio. Potrebbe essere l'occasione che stavamo aspettando per fortifare le vostre membra, mia Signora.

    Una sonora risata ruppe il silenzio immutabile dell'ambiente. Roca, antica, lontana. La voce di Izanami sembrava provenire direttamente dalle voragini dell'inferno. Ne era trascorso di tempo da quando il Demone di Oto e i suoi accoliti avevano richiesto la sua presenza. Ne erano degni? Certamente no. Ma negli ultimi anni la Dea aveva avuto poche occasioni di divertirsi con qualche piccola cavia umana. Quale migliore occasione?

    [...]

    I geta della donna stridevano sommessamente a contatto con il terreno. Era giunta al Paese del The all'alba del quinto giorno, vestita del suo tradizionale kimono e accompagnata dalla sua lunga pipa. I lunghi capelli neri, in contrasto con la pelle diafana, erano cosparsi di piccole perle che raccoglievano delle morbide ciocche ribelli. Un piccolo parasole portato nella mano sinistra schermava la Dea dai raggi cocenti del sole.
    Stava percorrendo il molo del porto di Kocha nella sua lunghezza, avvicendando lentamente un passo dopo l'altro. In lontananza, le parve di scorgere appena delle figure estremamente giovani. Dovevano essere i restanti sacrifici destinati a quella sciocca misisone. Un sorriso si dipinse sul volto della donna, mostrandone appena i denti. Cosa ne avrebbe fatto di loro, l'avrebbe deciso il tempo.

    Il viaggio sarà lungo e pieno di insidie. Ma il timore della Morte redimerà tutti.

    Sentenziò, parandosi appena dietro ai quattro giovani, due donne e due uomini. Il viaggio sarebbe stato lungo, era vero. Ma erano le insidie del fuoco amico ciò a cui avrebbero dovuto porre maggiore attenzione.
  13. .

    A little party never killed nobody


    IV: Back-to-back



    Erano rare le volte in cui riusciva a ricordarsi i sogni.
    Di queste poche volte, ovviamente, la maggior parte erano incubi. Si svegliava, in mezzo alla notte, nella sua piccola casetta di terra battuta. Fuori solo il gracidio di qualche coraggioso insetto delle sabbie, e il rimbombare incessante della sua tachicardia. Ecco, spesso questi incubi la vedevano immobile, su di una spiaggia lontana. Di fronte a lei, solo una enorme onda anomala, pronta a travolgerla. Sentiva appena l'acqua fredda e i detriti sfiorarla, e poi si risvegliava.
    Eppure, stavolta non si trattava di un incubo. Stavolta non si sarebbe svegliata nella sicurezza del suo letto, se non avesse agisto prontamente.

    MALEDETTO VERME!

    Urlò, mentre un piccolo ma potente smottamento di fango inondava la piazza, rischiando di investire il trio di genin e i pochi avventori superstiti alla comparsa dell'evocazione. D'istinto la Rossa incrociò le braccia di fronte al volto, concentrando quanto più chakra possibile nelle braccia e cercando di rimanere più salda possibile sulle gambe. Tuttavia, per quanto potesse opporsi alla forza della valanga di fango, quella ebbe il sopravvento, trascinandola contro l'edificio appena alle sue spalle e provocandole una discreta contusione alla schiena per l'impatto, seguendo una sorte simile a quella toccata alla piccola Nekki di fianco a lei. Fortunamente, riuscì a scorgere Masayoshi abbarbicarsi sulla facciata del palazzo, mettendosi in salvo dalla melma.

    Non importa quello che accade a noi, Masa non deve rimanere ferito o catturato.

    Sapeva ormai da tempo la terribile verità che si celava nel corpo apparentemente esile del ragazzo. E, onestamente, rabbrividiva al pensiero di dover eventualmente confessare al magico duo Daishin e Hohenheim che il loro prezioso sacrificio umano era finito in mani decisamente sbagliate. Oltre che dispiacerle per il ragazzo, ovviamente.

    E ora non possiamo nemmeno muoverci! Comincia davvero a farmi incazzare.

    Sbottò, rivolta a nessuno in particolare, se non al maledettissimo verme e alla combriccola di fanatici che ne era alla guida. Con non poca fatica si trascinò attraverso il fango, trovandosi a dover concentrare una buona quantità di chakra nelle gambe. Proprio mentre era lì a sguazzare nel suo amato mare di melma, il verme o chi per lui pensò bene di esibirsi nell'ennesimo rigetto di fango. Stava già per prepararsi all'ennesima batosta, quando quell'angelo fatto bambina della Nekki si frappose tra lei e la fanghiglia, salvandola da una indesiderata visita alla spa.

    Grazie bambolina, questa te la devo!

    Le sorrise appena, mentre a fatica si portava vicino alla corda che quella le aveva calato. I due ragazzini si arrampicavano sulla facciata degli edifici quasi fossero piccoli ragni, ma lei si sarebbe dovuta accontentare di scalare il più rapidamente possibile la corda. Una volta giunta ad un'altezza decente si pose nelle vicinanze della piccola Ryugi. Lì, mentre quella si prodigava nel creare dal nulla due sfere infuocate, Saru recuperò rapidamente quattro kunai, lanciandoli con quanta più forza possibile in direzione del trio.
    Come se tutto questo non bastasse, un altro vermetto le cadde sulla spalla, conficcando i suoi dentini della tenera carne della Rossa.

    VI GIURO CHE ME LI MANGIO STASERA QUESTI VERMI!

    Urlò, strappando la morsa dell'essere con veemenza.


    Chakra: 19/30
    Vitalità: 7/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 325
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 275
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: Liberazione Fango
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Attacco a Distanza Kunai
    2: Verme-off
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Shuriken × 5
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Kunai × 5
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Accendino × 1
    • Tekken × 1
    • Chigiriki × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Katar × 1
    • Cartabomba I Distruttiva × 2
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Fumogeno × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1

    Note
    2.5 leggere al busto + 2.5 leggere alle gambe
  14. .

    A little party never killed nobody


    III: Worm-up



    La bambolina dei Nekki, certo! Mononobe, Saru Mononobe. Ne è passato di tempo, eh? Ma una cosa che non passa mai è la merda in cui ci troviamo, sempre e comunque!

    Si portò rapidamente vicino alla ragazzina, mentre quella sembrava essere in comunicazione con qualcuno. La risposta sull'identità di quel qualcuno arrivò ben presto, sotto forma delle indicazioni perentorie di Daishin. Dovevano trovare Masayoshi, e dovevano mantenerlo il più lontano possibile da quel casino. Era sempre un piacere aver nella testa la voce del consigliere, soprattutto perché portava sempre buone nuove. Come no.

    Forza cara, andiamo a spaccare qualche cranio. Una vera festa in stile Suna.

    Stavano correndo per i tetti del villaggio, inseguendo il tizio cui Jou era andato dietro pochi minuti prima. Eppure, del genin non vi era alcuna traccia. La Rossa aggrottò la fronte, pensierosa. Satoshi era una seccatura, certo, ma era stato anche uno dei primi abitanti del villaggio a considerarla come parte dello stesso, e di certo non l'avrebbe abbandonato a morire.
    Era impegnata in queste elucubrazioni mentali quando sentì la Nekki sospirare qualcosa vicino a lei. Fece appena in tempo a voltare lo sguardo sulla piazza, che le urla dissennate dell'uomo riempirono l'aria. Pochi secondi dopo, un mostro di dimensioni gigantesche si era materializzato proprio lì dove fino a qualche secondo prima si agitavano uomini, donne e bambini. Le loro vite cancellate in un attimo, spezzate come se fossero un nonnulla.

    CHE COS'E' QUELLA MERDA?!

    Urlò, cercando di sovrastare le urla impazzite della gente di Suna, oramai in preda al panico. Le persone si rovesciavano fuori dalla piazza a ondate rischiando di travolgersi a vicenda. Percepì la voce della Nekki nella propria testa, accennando poi un sorriso beffardo.

    FORZA BAMBOLINA, ANDIAMO A MENARE LE MANI LI' SOTTO!

    Mentre Masayoshi - quello che in teoria loro avrebbero dovuto tenere lontano dai guai, e che invece si era lanciato con nonchalance di fronte al lumacone bitorzoluto - cercava di non far demolire al mostro mezza Suna, la Rossa si portò a livello strada con la Nekki, proprio mentre dal cielo cominciarono a piovere delle versioni in miniatura dell'evocazione che occupava la piazza.

    Ovviamente, figurati se poteva bastarne uno, MALEDIZIONE! METTETEVI AL RIPARO, VELOCI.

    Urlò, mentre la ragazzina creava sopra le loro teste una consistente fiammata, lasciando per un secondo Saru decisamente interdetta. Dove aveva imparato quel trucchetto da circo?! Scosse la testa, annuendo poi alla proposta di Ryugi e avvicinandosi alla bestia, mettendosi a portata di offensiva.

    Cerchiamo di stare distante da quel coso, ci manca solo essere assorbite da quella massa deforme.

    Poteva sentire il chakra agitarsi nel tantien, e dirigersi irruento verso le mani. Affondò le dita nel terreno argilloso di Suna, lasciando che il chakra fluisse libero attraverso le fenditure nella roccia, fino a impregnarla e rimodellarne la forma a suo piacere. Un secondo dopo, un proiettile dalle dimensioni ingenti si trovava fra le sue mani, pronto a dirigersi diretto in faccia alla lumaca.

    E' ORA DELLA PAPPA, STRONZA!

    Lo scaraventò con quanta più forza possibile in direzione dell'animale, sperando di colpirlo più vicino possibile al muso. Stava per preparare il secondo ammasso di roccia, quando avvertì un pizzicorio intenso all'avambraccio destro. Lì stava indisturbato un vermetto, in tutta la sua schifosa gloria.

    AAAAAH! STACCATI, MALEDETTO!

    Lo strappò, non con poco dolore, e poi si voltò nuovamente verso il verme. Estrasse rapidamente quattro shuriken dalla borsa, afferrandone due per mano. Irrorando i muscoli di chakra, li lanciò in direzione degli occhi della bestia, sperandero che bastassero a renderla quantomeno cieca. Respirò a denti stretti, cercando di riprendere fiato. Che effetto avevano sortito i loro attacchi?


    Chakra: 24/30
    Vitalità: 11/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 325
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 275
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Movimento
    2: Verme-off
    3: Attacco a distanza Shuriken
    Slot Tecnica
    1: [TA] Distruzione Terrena 
    2: //
    Equipaggiamento
    • Shuriken × 5
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Kunai × 5
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Accendino × 1
    • Tekken × 1
    • Chigiriki × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Katar × 1
    • Cartabomba I Distruttiva × 2
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Fumogeno × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1

    Note
    ///
  15. .

    Missione: Si vive insieme, si muore soli


    VI: Saru in Wonderland



    Era stato un lungo viaggio.
    Le era costato tempo, fatica, sudore. Ah, e un braccio, ma su questo potremmo anche soprassedere. Da quando era sbarcata su quell'isola dimenticata da Amaterasu, Susano'o, e tutta la compagine celeste, era apparso chiaro che quella missione era nata sotto unacattiva stella, e si apprestava a morirne sotto una ancora peggiore.
    Non contenta, dopo essere stata abbandonata dal suo prode compagno - ah, ma prima poi l'avrebbe beccato in giro, ne era certa, e allora nulla avrebbe separato le sue gengive dal pugno di lei - aveva continuato il viaggio ritrovandosi infine dispersa fra rocce sconosciute, in compagnia di un'allegra combriccola di mascalzoni, formata da wolf-boy dalla lunga chioma bionda, Bellicapelli di Konoha - da non confondersi con Bellicapelli lo schizofrenico - detto anche Mr. Simpatia, il tizio con la faccia esplosa, Ms. Simpatia e un altro tizio a caso di cui non aveva afferrato il nome. Mentre una buona fetta del gruppo si era inabissata sotto terra a cercare chissà che, la Rossa era stata abbandonata con ben poche cerimonie alla mercé di Ms. Simpatia, al secolo Minami Chiba. La ragazza aveva dapprima malamente armeggiato con quello che rimaneva del povero Endo Bara, salvo poi accorgersi del braccio deforme della Sunese. In uno slancio di generosità, si era addirittura prodigata a sistemarglielo, cosa che l'aveva sconvolta se non ampiamente inquietata.

    Suppongo che dovrei ringraziarti per questo.

    Sbuffò, aprendo e chiudendo meccanicamente le dita della mano, e lasciando che il sanue ricominciasse a fluire, dando all'arto una parvenza nuovamente umana, quantomeno.
    Fu poi la Chiba stessa a suggerire di seguire il resto della compagnia, evidentemente non era sua intenzione perdersi il divertimento cui certamente erano sottoposti lì sotto. Al freddo. Sottoterra. Senza alcuna idea di cosa si sarebbero trovate davanti.

    E questo povero stronzo lo lasciamo qui a morire, scusa?

    La Rossa inclinò leggermente il capo di fronte all'assenso della Chiba. Per quanto l'avesse effettivamente aiutata, c'era qualcosa di poco chiaro nei suoi comportamenti. Dove volesse realmente andare a parare, e quale fosse il suo generale obbiettivo in quel frangente, rimaneva un mistero. Un mistero che avrebbe potuto ritorcersi contro a Saru, qualora non avesse tenuto alta la guardia.
    Compirono dunque la loro personalissima descensio inferi, mentre la Rossa poteva chiaramente avvertire il peso della gravità di ciò che sovrastava le loro teste.

    Ah, sono anche claustrofobica, Chiba. Non te l'avevo detto?

    La canzonò, cercando di cavarne fuori una qualche reazione. Non che la ragazza sembrasse particolarmente interessata a fare grandi conversazioni. Ad un certo punto del percorso si imbatterono in qualcosa, o qualcuno. O entrambi, a ben vedere.

    Ah, Tasaki. Ecco come si chiamava.
    E' sempre bello essere considerati, sai Tasaki? Me ne ricorderàò quando sarai col culo per terra e sarò l'unica lì che ti potrà aiutare arialzarti.

    Sibilò, per niente contenta di essere stata ignorata su tutta la linea nel discorso del tizio un po' rachitico. Ma comunque, rimase in ascolto, cercando di registrare quante più informazioni possibili. Bellicapelli&Co. erano bloccati da qualcosa di più forte di tutti loro messi assieme, senza nemmeno possibilità di svignarsela alla prima occasione. Se loro erano in difficoltà, Saru non riusciva nemmeno a capire cosa loro, e in particolare lei, ci facessero lì. In cosa potevano essere utili, se non come carne da macello da lanciare contro l'Hayate? Un brivido le scosse la colonna vertebrale, mentre il freddo e l'umido di quella grotta le impregnarono ancora di più i muscoli e le articolazioni. Cosa ci faceva in quel cazzo di posto?

    Quindi, aspettiamo.

    Disse, guardando la distesa d'acqua putrida di fronte al trio. Certo, tutto si aspettava che di morire in un acquitrinio, lei che aveva sempre vissuto alla calda e secca luce del sole. Fu in quel momento che l'acqua si ritirò, lasciando loro libero il passaggio. Tasaki si fiondò in avanti, e la Rossa lo seguì, cercando di richiamare alla memoria tutto quello che aveva appreso sul combattimento da quando aveva aperto gli occhi su quella dannatissima terra. Il braccio appena guarito sembrava ancora pulsare, mentre il chakra della sunese si espandeva atavico e irruento attraverso il tantien e gli innuerevoli canali di cui era cosparso il suo corpo. Alla fine del tunnel, un languido bagliore indicava la presenza di un'apertura più grande nella volta rocciosa, mentre i ruomori di battaglia che rimbombavano cacofonici sulle pareti non lasciarono presagire niente di buono alla Rossa.

    Ci siamo.

    Inspirò un secondo, poi tutto accadde velocemente.
    Tasaki si lanciò contro la ragazzina, che dominava il campo di battaglia, talmente rapido che la rossa lo perse quasi di vista. Ma la cosa che la lasciò decisamente interdetta fu il notare gli strani movimenti in cui erano impegnati i loro compagni. Fu quando anche Tasaki lo notò, che anche la Rossa capì.

    CHE CAZZO STATE FACENDO! MASA, E' UN GENJUTSU! NON C'E' NULLA QUI!

    Stava ancora urlando quando le gambe le si mossero automaticamente, portandola a dieci metri dalla posizione della ragazzina verso cui si era già lanciato Tasaki. Le mani le tremavano, la voce le tremava, il sangue le ribolliva nelle vene, facendole scoppiare la testa. Ma era lì, ormai non c'era altro da fare.

    Ehi stronza, non pensare di doverti divertire solo con lui. DOTON!

    Urlò, mentre le mani compivano rapidamente i cinque simboli necessari ad attivare un genjutsu tipico delle calde terre di Suna. Seavesse avuto effetto, la ragazzina avrebbe visto il terreno liquefarsi rapidamente nella sua direzione, andando ad inghiottirla e bloccarla nella sua morsa. Indipendentemente dall'esito dell'attacco, Saru avrebbe poi estratto il proprio Katar, contando sull'effetto distrazione creato dagli attacchi furiosi di Tasaki e dal suo finto ninjutsu. Cercando di mirare alla testa della Speranza - ed evitando di colpire Tasaki anche in caso di schivata da parte della ragazza -, provò ad imprimere quanta più forza possibile nel lancio, sperando se non in una sua buona riuscita, quantomeno in un suo effetto di sovraccarico nei confronti della Speranza. Senza perder tempo, cercò poi con gli occhi una roccia a qualche metro da a zazzera bionda di wolf-boy, che giaceva in uno stato realmente pietoso. Compiendo il più rapidamente possibile i sigilli si scambiò con la stessa, raggiungendo poi Jins. Una volta arrivata sul posto, avendolo trovato schiacciato sotto ad un masso che gli impediva qualsiasi movimento, la Rossa puntellò i piedi al terreno, appoggiando la schiena al masso. Con tutta la forza che aveva in corpo, e con l'aiuto ingente del chakra, cercò di smuoverla, incurante delle eventuali lamentele di Jins.

    Dimmi te quanto puoi essere stronzo! L'unico Kaguya che si fa spezzare le ossa.

    Disse a denti stretti, mentre il sudore le imperlava la fronte e lo sforzo fisico le fiaccava il fiato e la resistenza. Se avessero voluto avere una qualche remota possibilità, avrebbero avuto bisogno di tutto l'aiuto possibile. E ciò includeva Jins in piedi e pronto a menare, di certo non sotto ad un sasso a fare la siesta.

     


    Chakra: 24/30
    Vitalità: 12/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 325
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 275
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Spostamento
    2: Attacco
    3: Spostamento Pietra
    Slot Tecnica
    1: TA: Sentiero di Sabbie Mobili
    2: TB: Sostituzione
    Equipaggiamento
    • Shuriken × 5
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Kunai × 5
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Accendino × 1
    • Tekken × 1
    • Chigiriki × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Katar × 1
    • Cartabomba I Distruttiva × 2
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Fumogeno × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1

    Note
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