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    Il Profumo dei Ryō


    XI



    Raramente nella sua breve vita, Murasaki aveva visto qualcuno esibirsi in un'espressione di gratitudine contemporaneamente affranta ed euforica, come aveva fatto il povero malcapitato che si trovava di fronte alla Hyuga e al Kiriano. Murasaki si prodigò di abbassarsi a livello del terreno, liberando con cautela l'uomo dalle catene in cui l'avevano costretto i due uomini appena fuggiti dinnanzi ai loro occhi, senza lasciare traccia alcuna. Mentre Youshi terminava di prendersi cura sommariamente dell'uomo, offrendogli dell'acqua, la kunoichi della foglia tentò di sincerarsi delle condizioni di quest'ultimo.

    Maestro dei Sigilli, mi deve perdonare. Non era certamente mia intenzione ferirla. Spero che non subirà alcun danno permanente.

    Abbozzando un mezzo sorriso e decisamente sollevata nel vederlo comunque parzialmente in salute, la ragazza allungò la mano, aiutando l'uomo ad alzarsi e manteresi saldamente in piedi. Proprio questo tentennamento iniziale dell'uomo nel camminare portò ad un sequenziale stupore della Hyuga quando, preso dall'euforia della libertà, l'uomo del paese del lucchetto si lanciò in un'agile corsa verso la casupola, sbraitando di rapimenti, ricatti e serrature. Certamente, Murasaki non era nuova a scorgere ricchezze smisurate stipate in ben nascoste alcove, essendo nata e cresciuta fra le mura di Villa Hyuga, ma certamente ciò che lei e Youshi si trovarono davanti aveva una sua valenza: pergamene su pergamene giacevano stipate nell'angusto luogo, dove il malcapitato neo-scassinatore aveva probabilmente trascorso gli ultimi mesi della sua vita in cattività.

    Youshi-san, non ti ho creduto nemmeno per un momento. Non saresti capace di un gesto del genere, me ne rincresce.

    La risata cristallina della giovanesi aggiunse a quella del Kiriano, e per la prima volta dall'inizio della missione poté sentire la tensione abbandonare i suoi muscoli, che da contratti cominciarono lentamente a sciogliersi. Avrebbe voluto abbracciare l'uomo del Lucchetto, Youshi di Kiri, chiunque si trovasse davanti, tanta era la consapevolezza di aver portato a termine almeno in parte la missione. Le prossime scorribande del duo erano per ora scongiurate, ma la loro identità rimaneva decisamente un mistero. Bloccata da anni di studio approfondito del galateo, Murasaki si limitò a rivolgere al Kiriano un leggero sorriso, che funse da congedo per lui e l'uomo ora in salvo.
    Per ora, quella sarebbe stata la conclusione della loro missione. Eppure qualcosa le diceva che, prima o poi, avrebbero aggiunto nuovi pezzi a questo apparentemente insolvibile mistero.

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    Benvenuto! :riot:
    Perché non ti aggiungi al nostro canale Discord? :D
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    生き霊


    I



    Da quando Murasaki era diventata genin, la sua routine si era come sdoppiata. Vi erano giornate in cui, occupata con qualche missione, poteva uscire dal quartiere e dal villaggio, libera di esplorare il mondo esterno. Tuttavia, la giovane Hyuga non era solo una genin di Konoha. Come suo padre amava ricordarle, il suo primo e ancestrale dovere era nei confronti del Clan. In quanto leader in fieri, nei giorni in cui la ragazza non era impegnata come shinobi, essa era tenuta a continuare la sua formazione come futura capoclan.
    Era una calda giornata estiva, e Murasaki aveva appena concluso un intenso allenamento con la sorella. Di fronte a lei Tomoe si era appena accasciata a terra, stremata, mentre la sorella maggiore si era piegata sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato. Eppure, nessuna delle due ragazze aveva un graffio. Tale era la tecnica segreta tramandata nel Clan da generazioni: pochi danni esterni, devastazione interna.

    Non ti sei proprio risparmiata, sorella.

    Tomoe si alzò, massaggiandosi l'avambraccio destro. Sin da piccole, le due sorelle avevano sempre combattuto l'una contro l'altra, in un'infinita catena di incontri e scontri, il cui risultato era spesso la parità.

    Se lo facessi mi troverei con un braccio in meno, sorellina. Non mi aspetto niente di meno da te.

    Sorrise, rialzandosi e rassettando appena la veste. Di tutte le cose che doveva fare, di certo passare il tempo con la sorella era ciò che preferiva. Si avvicinò a Tomoe, offrendole aiuto per rialzarsi. Non passarono più che un paio di minuti, che lo zio delle ragazze si palesò, richiamando l'attenzione della maggiore delle Hyuga.

    Murasaki, è richiesta la tua presenza. Tuo padre ti ha convocata.

    La sorella alzò lo sguardo, spostandolo da loro zio a Murasaki. Poi, inarcò le sopracciglia, esibendosi in un'espressione confusa.

    Non sarà nulla, tranquilla. Noiose questioni di Clan. Tornerò appena possibile, e potrai avere la tua rivincita.

    Tomoe sbuffò, sorridendo.

    Questo presuppone che io abbia appena perso, sorella. Mi permetto di dissentire.

    Le sorrise un'ultima volta, girandosi poi e seguendo lo zio all'interno del padiglione secondario, alla volta della sala delle riunioni, situata nel padiglione principale. Come da protocollo l'uomo, pur essendo più anziano di lei, camminava ad un passo di distanza dalla ragazza, lasciandole condurre il passo.

    Dimmi, zio. Qual è l'ordine del giorno?
    Ordinaria amministrazione. Rapporti sul commercio, censimento annuale dei nuovi nati, e...

    Parve esitare un attimo, incespicandosi per un momento.

    Formalizzazione della successione. Fino ad ora il tuo è stato un titolo pro forma, in quanto primogenita dell'attuale capo. Da oggi in poi sarai ufficialmente designata quale suo successore. Tuttavia, alcuni degli anziani si sono dimostrati restii ad attribuirti questo ruolo, per il momento.

    Entrarono in un corridoio più stretto, illuminato da lampade ad olio, e dalla pavimentazione in legno scricchiolante. Era chiamato il corridoio dei sussurri, ed era l'unico accesso conosciuto alla sala delle riunioni. Il suo peculiare nome derivava proprio dal rumore che il legno del pavimento produceva ad ogni passo, così da avvertire i convenuti della presenza di ogni nuovo ospite.

    Come sai, il concilio ristretto è allarmato dalla mancata attivazione del tuo byakugan. Ritengono inammissibile che l'erede designata non abbia ancora mostrato appieno le potenzialità degli Hyuga.

    Si fermarono, essendo giunti alla porta che dava sull'antico salone. Murasaki contrasse il volto, in un'espressione contrariata. I suoi occhi, vanto di generazioni di Hyuga, erano inermi e inattivi, occhi del tutto simili a quelli del resto del mondo, fatto salvo per l'inquietante color bianco. Non v'era bisogno che gli anziani le ricordassero di tale problematica, la ragazza aveva tutto ben chiaro, da tempo. Se alla morte del padre non avesse sviluppato la kekkei genkai del Clan, nessuno l'avrebbe mai accettata come leader. Inspirò, cercando di fare chiarezza tra le sue idee.

    Sono nata per questo, zio. Sono stata cresciuta per questo. E nessuno potrà portarmelo via, nemmeno gli anziani.

    Li avrebbe spazzati via tutti, se necessario. Con o senza Byakugan.
    Entrarono nel salone, in cui regnava una forzata penombra. La giovane si era sempre chiesta il perché di questa sceneggiata, quando la tenuta era piena di ampli e luminosi spazi in cui raccogliersi senza alcuna difficoltà. Suo padre si voltò, salutandola con un cenno del capo. Di fronte a lui, quattro degli esponenti più antichi del clan, fra cui suo nonno, stavano seduti, lo sguardo severo che parve scandagliare la figura di Murasaki. Intorno al gruppetto centrale, i membri di spicco del Clan erano raccolti in cerchio, seduti ed in religioso silenzio. La voce di suo padre risuonò potente e profonda, riempiendo la sala.

    Murasaki Hyuga, figlia di Genji. Sei stata convocata dal concilio ristretto del Clan, per discutere della tua posizione e dei tuoi titoli. Siedi, prego.

    Si mosse, andando a collocarsi appena alle spalle del padre. Una volta seduta, i quattro anziani cominciarono la loro filippica, perorando la causa Clan. O così almeno dicevano. Secondo la loro proposta, la nomina ad erede avrebbe dovuto attendere fino al giorno in cui qualcuno di degno non si fosse presentato, dimostrando le proprie qualità di fronte a tutto il concilio. Li guardò, e seppe immediatamente quale fosse il loro problema. Ogni qualvolta la guardavano, vedevano una ragazzina debole e sciocca, che voleva diventare capo per capriccio, o per abitudine. Chiuse un secondo gli occhi, radunando le idee. Avrebbe provato loro quanto si sbagliavano, quanto lei fosse nata per questo compito. Nata per riportare gli Hyuga all'importanza che avevano occupato un tempo, agli albori del villaggio. Quando riaprì gli occhi, mentre ancora gli anziani parlavano e suo padre rimaneva in ascolto, silente, notò un leggero sfarfallio propagarsi dal lato est della sala. Una lampada pareva essere arrivata alla fine della sua vita, emanando gli ultimi bagliori prima di spegnersi.

    Una buona metafora per i vecchi Hyuga.

    Pensò, sorridendo fra sé e sé. Un secondo dopo, la lampada si spense, segnalando la sua dipartita dal mondo. Uno dei membri di più basso rango presenti si alzò, sincerandosi che la lampadine non fosse svitata o malfunzionante. Tuttavia, non appena l'uomo arrivò a distanza ravvicinata, la lampadina si riaccese autonomamente, tornando a splendere come se nulla fosse accaduto. Murasaki scosse le spalle, spostando nuovamente lo sguardo sugli anziani. Che quello fosse un segno? Per quanto avrebbe potuto provare ad imporsi, loro sarebbero sempre rinati, affermandosi nuovamente? Le parole continuavano a susseguirsi, come un fiume in piena. Qualche secondo dopo, però, l'attenzione della ragazza venne catturata nuovamente da problemi di tipo elettrico. Dall'altra parte della stanza, sulla parete ovest, un'altra lampada dava i suoi ultimi segnali di vita, emettendo luce ad intermittenza. Nuovamente, qualcuno si alzò per ovviare al problema, che scomparve non appena la lampada venne toccata. In pochi minuti, la cosa si ripetè diverse volte, creando un certo fastidio in tutta la sala. I convitati cominciarono ad agitarsi, inquieti sui propri cuscini.
    Quella riunione, cominciata come un qualsiasi incontro di Clan, si sarebbe presto rivelata totalmente diversa da ciò che i partecipanti si aspettavano.
  4. .

    Punti di Vista


    IX



    Il tocco di Oboro risultò freddo e duro a contatto con la morbida pelle della ragazza, che accolse con sollievo quel minimale contatto umano. Se avesse potuto, si sarebbe accasciata tra le braccia dell'ANBU, lasciandosi andare ad una lunga sequela di singhiozzi. Invece, rimase ferma e tremante, lo sguardo fisso sul muro di pietra di fronte a lei.

    Oggi hai agito bene, andiamo a casa.

    Si limitò ad annuire, seguendo poi la donna fuori dal tunnel e poi dal locale. Ogni passo compiuto la allontanava dagli orrori appena avvenuti in quella stanza, tuttavia non era sicura che questo sarebbe bastato per distaccarsi emotivamente da quanto accaduto. Avrebbe voluto fermare Oboro, chiederle come affrontare ci che dal profondo le agitava la coscienza. Come avrebbe dormito? Come avrebbe guardato sua sorella negli occhi? Come sarebbe tornata ad una vita... normale? Eppure più guardava la donna, più ne ascoltava i lunghi silenzi, più si accorgeva che non vi sarebbe stata alcuna risposta. Avrebbe dovuto imparare a convivere con se stessa, o sarebbe stata sopraffatta.

    Diventerò come lei?

    Mentre camminavano, e come sempre Oboro si teneva ostinatamente qualche passo di fronte a lei, le parve di vedere un suo riflesso comparire di fianco all'ANBU. Una Murasaki più vecchia, con più esperienza. Si voltò verso la sua controparte più giovane, e la ragazza potè leggere nei bianchi occhi stanchi tutto ciò che essa aveva dovuto affrontare. Fu questione di un secondo, e l'ombra sparì. Attribuì il miraggio alla stanchezza, scuotendo appena il capo per riprendersi. Tuttavia, non riusciva a non pensare al possibile simbolismo: possibile che ciò che il suo subconscio le aveva appena suggerito fosse l'unica strada possibile? Che per sopravvivere avrebbe dovuto forzare, violare, rinnegare se stessa? Alzò gli occhi, sopra di loro e attorno a loro la vita continuava, come se nulla fosse accaduto. Nel grande ordine delle cose, pareva che l'intima disperazione di Murasaki non avesse alcuna importanza.

    Non esistono punti di vista. Solo il villaggio, e i suoi obbiettivi.

    Pensò. E, quasi fosse un mantra, cominciò a ripeterselo. Quale che fosse il suo destino, l'avrebbe affrontato tenendo a mente queste parole.

    [...]

    Fece appena in tempo ad alzare una mano in segno di saluto, che Oboro era già scomparsa tra la folla. Si chiese se l'avrebbe più rivista, ma soprattutto se avesse voglia di rivederla ancora. Tutto quello che sapeva sul mondo ninja l'aveva appreso da lei, e ad essa era legata da un ambivalente sentimento di necessità e rifiuto. Avrebbe voluto averla sempre accanto, e contemporaneamente il più distante possibile.

    A presto.

    Disse al vento, per poi voltarsi e proseguire per la propria strada. Si muoveva lentamente, incespicando di frequente sulla gamba ferita. Quando arrivò al quartiere Hyuga, lo trovò stranamente disabitato. Una parte di lei ringraziò per questa fortuita coincidenza. Temeva che la vista di qualsiasi persona a lei conosciuta le avrebbe provocato una crisi di pianto incontrollata. Proprio mentre pensava di essere riuscita nel suo intento di evitare qualsiasi anima viva, la figura alta e severa di suo padre le si palesò davanti, all'ingresso del padiglione principale della villa di famiglia. Murasaki alzò appena lo sguardo, e come immaginato sentì un nodo alla gola, mentre le lacrime si facevano strada prepotenti.

    Padre, io...

    Poi, accadde l'inaspettato. L'insperato. Genji Hyuga, uomo di poche parole e ancor meno gesti affettuosi, si avvicinò alla figlia, cingendone l'esile figura in un paternale abbraccio, nel cui la ragazza sprofondò. Appoggiò il viso sul soffice lino della tunica del padre, lasciando che le lacrime scorressero libere e copiose.

    Ho fatto una cosa orribile, non so potrò mai...

    Alzò gli occhi, mente il padre si discostò appena, portandosi faccia a faccia con la figlia.

    Murasaki, ora devi ascoltarmi. Hai fatto il tuo dovere, questo è quanto. Non sta a te decidere cosa sia moralmente giusto o sbagliato. Quello che ti pertiene è svolgere la missione, attenerti al tuo ruolo. Oggi hai reso onore al tuo clan e alla Foglia. Il mondo non ha bisogno di shinobi impauriti e colpevoli, figlia mia.

    Abbozzò quasi un sorriso, asciugando le ultime lacrime rimaste sul viso della principessa di casa Hyuga.

    Il tuo destino è scritto, Murasaki. Ho bisogno di sapere che quando non sarò più su questa terra qualcuno si prenderà cura di ciò che ho custodito per così tanto tempo. I tuoi antenati, il tuo passato, il tuo retaggio, così come il tuo futuro... È tutto permeato di grandezza. E finalmente, lo è anche il tuo presente.

    Poi, come se si fosse ricordato di qualcosa, si allontanò per qualche minuto, tornando poi con un oggetto. Murasaki si strofinò gli occhi, eliminando gli ultimi residui del pianto.

    Un dono per te dagli Anbu, per la missione ben riuscita, assieme a questa.

    La Hyuga afferrò il contenitore in legno, sospirando appena quando ne intuì il contenuto. Di fronte a lei vi era una wakizashi, l'arma con cui aveva giustiziato a sangue freddo i due traditori. Poi, suo padre le allungò una busta, e lasciò la stanza in silenzio. Con mani tremanti, la ragazza aprì la busta, estraendo la lettera vergata in caratteri eleganti.

    CITAZIONE
    "Ha ucciso la tua innocenza, che uccida anche i tuoi nemici. Usala bene."

    Sorrise appena, di un sorriso vuoto e ben lontano dall'essere espressione di felicità. Si alzò, raccogliendo i propri "regali", dirigendosi poi verso le sue stanze. Prese la lettera, e la conficcò sopra al letto con un piccolo shuriken. Un monito, un avvertimento. Un buon augurio? Si sedette sul letto, continuando a fissare come ipnotizzata le parole impresse sulla carta. Poi, un dolore acuto alla gamba attirò la sua attenzione. Aveva ricominciato a sanguinare.

  5. .

    Gita al Tempio


    Post I



    L'estate era oramai giunta a Konoha. Per le strade dell'operoso villaggio della Foglia la gente girava con aria felice e spensierata, mentre le bancarelle esponevano le loro migliori e più succose angurie. Murasaki stava passeggiando tranquillamente per la strada principale, rileggendo le poche righe di una missiva ricevuta quella mattina dall'Accademia. L'indomani avrebbe dovuto recarsi in un vecchio insediamento appena fuori dalla Foglia, per recuperare dei rotoli che a quanto pare i suoi superiori ritenevano importanti. Era però l'ultima frase riportata sulla convocazione che la ragazza continuava a rileggere.

    CITAZIONE

    Sarà accompagnata durante la missione da una giovane recluta dell'accademia, prossima a dover sostenere l'esame genin. Il suo giudizio sull'operato della recluta verrà preso in considerazione dagli esaminatori, la preghiamo dunque di prendere nota delle azioni dell'esaminando.
    Generalità:
    Cognome e nome: Hagane Nomura
    Clan o affiliazione: scoosciuto


    La Hyuga rigirò ancora una volta la lettera, riponendola poi una volta giunta al quartiere del Clan. Sorrise alla sorella, salutandola in lontananza. Chissà come si sarebbe comportato il suo studente, durante la missione dell'indomani.

    [...]

    Hagane Nomura? Ho una comunicazione per lei, dall'Accademia.

    Nomura avrebbe presto ricevuto la visita a casa di un membro dell'Accademia, che gli avrebbe consegnato un rotolo contrassegnato da un piccolo sigillo, che si sarebbe aperto solo una volta che Nomura stesso avesse ricevuto la missiva. Subito, l'accademico che gli aveva consegnato la convocazione sarebbe scomparso in una nuvola di fumo, senza proferire ulteriore parola, anche se l'aspirante ninja gli avesse posto delle domande. Una volta aperto il rotolo, Nomura avrebbe potuto leggervi tale comunicazione:

    CITAZIONE

    Alla cortese attenzione di Hagane Nomura,

    È stato convocato per un addestramento speciale in vista del tuo prossimo venturo esame Genin. Accompagnerà uno shinobi durante una semplice missione. Il tutor a cui verrà affidato, di grado Genin e di provenienza di uno dei villaggi accademici, le illustrerà contenuti e obbiettivi della missione direttamente sul posto.
    Dovrà recarti domani alle ore 5 all'ingresso di Konoha, munito del suo equipaggiamento ninja.

    Il responsabile dei corsi,
    Yamamoto Tarō.


    [...]

    L'indomani mattina, Murasaki sarebbe arrivata al luogo dell'appuntamento circa 15 minuti prima. Avrebbe atteso lo studente sul tetto di un vicino edificio, per osservarne le prime mosse e l'aspetto. Una volta giunto all'entrata della Foglia, dunque, Nomura non avrebbe trovato nessuno ad attenderlo. Dopo un paio di minuti, Murasaki si sarebbe palesata, atterrando a circa un centinaio di metri dal ragazzo. La giovane Hyuga era una ragazzapng di circa un metro e sessantacinque, di corporatura esile e flessuosa. Quando Nomura si fosse girato e avesse guardato la ragazza, avrebbe percepito la sua voce, chiara come se la genin fosse esattamente accanto al suo orecchio. Eppure, la ragazza non si era mossa dalla sua posizione.

    Piacere di conoscerti, Nomura. Sono Murasaki, del clan Hyuga. Come saprai, oggi dovrai accompagnarmi durante una semplice missione di recupero. Spero che per te possa essere una giornata proficua. Ora dimmi, Nomura, come pensi che la mia voce riesca a raggiungerti fino a lì? Come vedi, non sto urlando.

    Sorrise appena, attendendo la risposta del ragazzo.


    Eccoci al corso!
    Primo post semplice, introduci bene il tuo personaggio facendomi capire come si comporta, com'è vestito etc. E poi prova ad indovinare come Murasaki riesca a parlargli nonostante la distanza! :D
    Buon gioco :riot:
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    Benvenuto anche qui! :D
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    Benvenuta cara!
    Anche io mi sono appena iscritta, sono contenta che arrivi altra gente alle prime armi con cui condividere le prime giocate :riot:
    Spero di trovarci presto in una role :D
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    Aria di Primavera - I


    CITAZIONE
    «Parlato Murasaki»
    "Pensato Murasaki"
    «Parlato PnG»

    «[…] Ed è questo il motivo per cui il Clan è diviso in due rami, uno principale e uno cadetto, il primo nato per guidare, il secondo per proteggere».

    Il tutore della famiglia Hyuga si accinse a riporre l’antico rotolo da cui aveva appena finito di leggere. Murasaki spostò distrattamente lo sguardo su sua sorella Tomoe, e notò che ella stava appena sfiorandosi il simbolo con cui era marchiata la sua fronte. “Il sigillo del ramo cadetto degli Hyuga…”. Come ogni volta, quel gesto involontario la fece trasalire. Un improvviso bussare alla porta catturò l’attenzione di tutti i presenti; dall’altra parte del pesante portone in legno si udì una flebile voce:

    «Signorina Murasaki, vostro padre vi sta attendendo nel salone principale, è richiesta la vostra presenza al più presto»
    «Ti ringrazio Kanae, lo raggiungerò subito»

    disse Murasaki, che aveva subito riconosciuto la voce di quella che una volta era stata la sua bambinaia. Giusto il tempo di dare un buffetto a Tomoe, che la figlia maggiore di Genji Hyuga si diresse verso il salone principale. D’altronde, sapeva bene quanto suo padre non amasse aspettare.

    […]

    Murasaki fissò il pallido riflesso che il grande specchio opaco le restituiva: i suoi lunghi capelli neri, la corta tunica blu stretta in vita da un grande obi, i pantaloni e i sandali comodi da viaggio, la borsa in cui aveva riposto tutti i suoi “attrezzi da ninja”, come li chiamava Tomoe.

    «Quest’oggi ho bisogno che tu parta, Murasaki, al più presto»

    Così le aveva detto suo padre, che, pragmatico come sempre, era andato diritto al punto. Quando lei aveva chiesto quale fosse il motivo di tale viaggio, e chi sarebbe stato il suo accompagnatore, però, la risposta del padre l’aveva lasciata perplessa. Non solo sarebbe stata inviata come rappresentante del Clan presso un ritrovo di mercanti, ma avrebbe dovuto anche viaggiare da sola.

    «Murasaki, non sei più una bambina. Io e tua madre abbiamo investito tempo e risorse nella tua educazione, è ora che tu divenga un membro attivo della Famiglia. Non temere, comunque, si tratta di un incarico banale, dovrai fungere da emissaria del Clan ad un semplice incontro di mercanti. Accertati semplicemente che gli affari in cui è coinvolta la Famiglia si svolgano nel modo più congeniale ai nostri standard, e comincia a far conoscere al mondo non Murasaki la ragazzina, bensì Murasaki Hyuga, l’erede del clan più antico e nobile della Foglia.»

    Murasaki osservò sua madre mentre questa finiva di acconciarle i capelli in una lunga treccia. Le parve di scorgere uno sguardo di incoraggiamento, ma i bianchi occhi della donna, così simili ai suoi per aspetto ma così diversi per esperienza, tornarono subito alla loro solita imperscrutabilità.

    […]

    «Favorisca l’invito, prego»

    La guardia posta all’ingresso del complesso pareva da lontano parecchio statuaria. Adornata da una ricca armatura da Samurai, il tutto era corredato da una lunga lancia Yari. Tuttavia, a chiunque si fosse avvicinato sarebbe stato chiaro quanto il ruolo di tale guardiano fosse prettamente scenico: dalle allacciature sui fianchi si intravedeva l’ampio addome dell’individuo, che pareva costretto a forza nella stretta armatura. “Sembra pure che abbia appena bevuto del saké, a giudicare dall’alito”, Murasaki aggrottò lievemente la fronte.

    «Buongiorno, sono Murasaki, del Clan Hyuga. Farò le veci di mio padre, Genji Hyuga»

    La guardia sembrò notare solo adesso le fattezze della giovane ragazza, riservandole uno sguardo curioso non appena incrociò i suoi occhi bianchi.

    «Signorina Hyuga, certamente. Vi stavamo aspettando. Vi prego di accomodarvi pure all’interno, spero che il vostro soggiorno presso la nostra struttura sia piacevole.»
    «La ringrazio.»

    La ragazza sorrise lievemente alla guardia, varcando poi il grande cancello ligneo. Appena dentro il recinto di edifici, una folata di aria primaverile la investì, portando gli ottimi odori della cucina locale, provenienti dalle numerose bancarelle disseminate per i vari edifici che componevano la tenuta. Murasaki si incamminò lentamente verso i vari stand presenti, soffermandosi a chiacchierare con i proprietari e osservando la merce esposta. Gli edifici non erano alti, si trattava per di più di stabilimenti lignei ad un piano rialzato, disseminati in un ampio spazio verde ricco di alberi e piante, attraversato da diversi sentieri in pietriccio. Il ronzio degli insetti e la vivacità delle persone presenti,"Saremo circa una cinquantina* pensò Murasaki, riempiva l’aria e diede alla giovane ragazza l’idea che si trattasse, tutto sommato, di un posto tranquillo, proprio come detto da suo padre.

    “Probabilmente non dovrei essere così preoccupata, farei bene a godermi questi primi giorni di primavera…”

    Pensando questo, Murasaki si lasciò trasportare dall’operosità del posto, e decise di cominciare ad intercettare i mercanti che sapeva essere in affari con il Clan. Qualora qualcuno l’avesse interpellata, avrebbe risposto con cortesia, presentandosi e scambiando qualche parola in modo formale.

    OT: Spero che come post introduttivo vada bene! Ovviamente sono più che ben accetti suggerimenti e critiche di ogni sorta! :solerò:


    Edited by Filira - 9/4/2018, 20:21
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    Buongiorno a tutta la community!
    Mi presento: sono Natalia (ma online ho sempre usato il nickname Filira), ho 22 anni e attualmente sto studiando giapponese ad indirizzo economico-giuridico in magistrale. Circa 5-6 anni fa ho partecipato per un po' ad un GDR sempre a tema Naruto, e dopo un recente rewatch dell'anime mi è venuta una gran nostalgia di quelle giocate; ho pensato dunque di dare un'occhiata a quale fosse lo stato attuale dei GDR di Naruto, e questo Forum è stato quello che mi ha più "catturata"! Ovviamente mi sembra tutto diverso rispetto a quando giocavo io (di sicuro è tutto molto più tecnologico?), quindi temo che mi ci vorrà un po' di tempo per prenderci la mano :unsure:
    Comunque, 頑張ります!
    Non vedo davvero l'ora di rimettermi un po' in gioco! :ph34r:
24 replies since 6/4/2018
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