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  1. .

    Segnale debole




    Forse almeno uno tra loro tre avrebbe pensato che quell'esperimento sarebbe stato un nulla di fatto; forse un giorno sarebbe accaduto di fallire, ma non era quello, il giorno. Quando il collegamento tra le tre menti fosse divenuto stabile, realmente stabile, Oda avrebbe potuto ritrovarsi come ospite in una realtà che comprendeva altri demoni, altri portatori; Raizen sarebbe comunque apparso in quella situazione, sebbene in forma quasi-spettrale, sottile, i suoi colori quasi accennati, ma qualcosa di Kurama era rimasto in lui, e quel qualcosa gli permetteva la permanenza, non solo, dava anche un "colore" alla presenza di Kurama.
    Si sarebbero trovati al centro di "qualcosa" totalmente estraneo per Oda ma non per Itai o Raizen, avvezzi alla dimensione dei portatori, eppure, nella zona dove di solito si manifestava l'essenza di Kurama, non vi era traccia della volpe, al suo posto, una pozza scura, la cui superficie era ricolma di bolle scoppiettanti, chissà per quale processo di ebollizione.
    Quella visione avrebbe immediatamente riportato alla mente di Raizen il suo incontro col cinque code assieme a Sho, era la stessa "corruzione", qualunque cosa vi fosse dietro a Kokuo quella volta, era collegata alla situazione attuale, a Kurama, a Shiro.

    Il tempo in quel luogo non era una manifestazione chiara, non sarebbe stato evidente da quanto "tempo" si sarebbero trovati lì dentro, ma non appena la mente di Oda avesse cercato di indagare la pozza, si sarebbe sentito scomparire la terra sotto ai piedi. Come in un battito di ciglia, Oda, o almeno una sua manifestazione fisica, si sarebbe trovato in caduta libera, come se fosse stato teleportato a qualche decina di km di altitudine e fosse stato lasciato cadere. Ne' Raizen ne' Itai sarebbero stati presenti fisicamente, ma sensorialmente dentro allo Yamanaka.




    La cosa allucinante era che il ragazzo avrebbe potuto percepire la gravità, la velocità, l'aria che sbatteva e strusciava contro il suo corpo completamente nudo. Si trovava così in alto da poter vedere la conformazione del continente, ed era chiaramente sopra il Paese del Fulmine, a di Kumo. Avrebbe continuato a precipitare dritto su un punto, come se fosse stato indirizzato. Quando fosse stato a pochi km di altezza, sopra il gruppo di isolette a nord della capitale Cremisi, uno dei tanti battiti di ciglia gli avrebbe mostrato tutta un'altra zona.
    Era di nuovo in aria, e stava nuovamente cadendo, stessa situazione, ma stavolta sentiva chiaramente che qualcosa della sua robusta "essenza" si stava come consumando, come se stesse precipitando attraverso un roveto particolarmente fitto. Era a nord del villaggio delle Sorgenti; ma non si schiantò.




    Mentre precipitava, sebbene la difficoltà nel tenere gli occhi aperti, dato l'attrito dell'aria, gli fu chiaro che una massa informe del color del petrolio si emanava dall'oceano, a sud-est. Qualcosa di primordiale, che non aveva nulla a che fare con l'energia di Kurama, o dei due ospiti, o dell'Altro che abitava i suoi recessi, era qualcosa di diverso.
    Nel giro di pochi istanti aveva coperto tutto l'oceano dei Kaiju, e come una nube che corrompeva l'aria e ricopriva con il suo limo le acque, sarebbe arrivato a lui, a loro, persino prima che fosse stato in grado di schiantarsi.

    La cosa peggiore era che se Oda avesse tentato, la connessione non si sarebbe interrotta. Quel "qualcosa" che stava per entrare in contatto con loro tre, era molto più forte dello Yamanaka, e non gli permetteva di divincolarsi fuori da quella realtà. Oda avrebbe potuto concentrarsi però, arrivare quasi a spappolarsi il cervello per rallentare l'avanzata della massa tumorale che stava per colpirli, ma prima o poi li avrebbe raggiunti...o nel caso migliore, si sarebbe schiantato prima che questo avvenisse. Senza avere idea di cosa avrebbe significato nella realtà.


    LA cOrRenTE cONsUma iL sAsSo





    Una mano. Non una mano normale, ma una mano palmata, o qualcosa del genere, afferrò Oda da sopra il capo, stringendolo con forma, tanto da fermare la sua caduta libera quasi istantaneamente. Lo sollevò in aria dove si trovava, come per caricare un lancio, e lo scagliò MOSTRUOSAMENTE più veloce di quanto stesse cadendo fino a poco prima, in una direzione a caso davanti a lui, dove un foro nel cielo, di colore blu-viola, apparve poco prima che il ragazzo ci finisse dentro, ad una velocità tale che il ragazzo avrebbe potuto sentire la sua stessa energia mentale allungarsi. Attraversato il foro, tutti e tre si sarebbero risvegliati, spaventati, ma incolumi.

    Forse senza che nemmeno loro sapessero come, avevano trovato Kurama, o qualcosa di simile, ma in due punti diversi, qualunque cosa significasse. Però erano stati scoperti, e quasi afferrati, se non fosse stato per quella strana mano apparsa dal nulla;

    Altre due cose sarebbero rimaste impresse nella loro memoria, la prima era che lì, nella realtà, Oda aveva una impronta di una sostanza simile al muco, o all'inchiostro, sulla testa, della forma di una mano palmata; la seconda invece sarebbe stata solo nella mente del giovane Yamanaka. In una frazione di secondo avrebbe visto suo fratello, sano e salvo, forte; ma completamente coperto di quel liquido oscuro che gocciolava dalle sue mani, dalle sue ginocchia, dal suo mento, dai capelli, e con gli occhi di un verde spettrale, da fargli gelare il sangue...



    Un presagio ?
  2. .

    La stanza del Tesoro




    La strategia di Densen si rivelò letale per l'equilibrio del vecchio monaco danneggiato, infatti grazie alle sue corde, il ragazzo fece volare per terra l'uomo fatto di ferraglia, il quale cadde rovinosamente alla sua destra, per altro modificando il percorso della nube velenosa. Al momento della caduta, per via dei danni all'articolazione del collo, la testa non venne minimamente protetta, e lo schianto generò un rumoroso CRACK all'altezza della prima vertebra. Il vecchio rimase bloccato a terra, con gli occhi semi chiusi e l'espressione sbarrata, con la bocca dischiusa in maniera innaturale. Quanto al povero Jhin, finito in pezzi, era in realtà ben lontano dall'essere stato sconfitto, ma Densen non poteva saperlo, e prese a raccogliere pezzi in giro per la stanza. Estrarre da sotto quello che restava della statua l'ultimo pezzo non sarebbe stata una cosa facilissima, ma con un po' di fatica e dolori alla schiena, il ragazzo sarebbe riuscito nell'intento. Una volta raccolti tutti i pezzi e tenuti vicini, le mani di Jhin si sarebbero animate dal nulla, dimenandosi come un pazzo con la Tourette potrebbe dimenarsi dentro una gabbia piena di palline di plastica, afferrando e incastrando pezzi. Per farla breve, nel giro di una decina di secondi, il cecchino sarebbe stato nuovamente in forma, rimontato e con la testa e un piede girati di 180 gradi rispetto alla direzione giusta. Jhin strinse la testa con le mani all'altezza delle tempie, e sistemò il problema.




    - Non temere TRATTORE mio, ci vuole ben altro per mettere fuori CONTRATTOil leggendario TRAMEZZINOquale sono io. - [Jhin non si accorge del piede rivoltato e cade rovinosamente a terra dopo un singolo passo finendo nuovamente in pezzi.]


    A quel punto, le statue rimanenti, almeno 3, si animarono, iniziando a volare in cerchio sopra i nostri eroi, pronti a sferrare un attacco. Non solo, dal corridorio iniziarono a sciamare fuori monaci, almeno una decina, tutti molto simili, come fossero prodotti in serie. Avevano tutti armi in mano, alcuni delle spade, altri delle mazze, altri ancora dei falcetti da orto. Erano accorsi tutti quanti, forse l'intero monastero si trovava attorno a Densen, Gado e Jhin, e non sembravano affatto essere amichevoli. Sarebbe dunque finita lì, in quel mercoledi mattina, la vita di Densen e dei suoi amici? Praticamente naufragato in una discarica a cielo aperto, scambiato per un bersaglio da un uomo smontabile che lo aveva poi condotto in un tempio con la speranza di un tesoro, dove una bellissima donnaserpente sarebbe stata l'ultima vagina che il ragazzo avrebbe visto? Che fine orribile. Non orribile però quanto le palle degli occhi di Jhin, che presero a smuoversi spasmodicamente in ogni direzione, come se il cecchino fosse in preda a una crisi psicotica. Il monco tirò fuori tutti e due i balestrini, carichi di munizioni fino all'orlo, e cessò di tremare.


    - Dens, un passo alla tua destra. -


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    Il monco mosse rapidamente le braccia tutte attorno a sè, muovendosi di pochi passi sempre nello stesso metro quadro, avviluppando le articolari come se non avesse le limitazioni dei tendini, e prese a sparare in ogni direzione, apparentemente senza il minimo senso logico. L'ultimo venne sparato in aria. Il suono dei quadrelli che venivano espulsi CLANG CLANG CLANG continuava imperterrito, mentre i nemici saltavano addosso ai 3 eroi. Poi, accadde l'impensabile. Rimbalzando sulle pareti, sulle rocce, su loro stessi, i quadrelli colpirono tutti i bersagli, in testa, non una ma più volte, con una precisione fuori dall'umana comprensione, al punto che i primi quadrelli vennero spinti dentro le teste dei nemici dai quadrelli successivi che avrebbero colpito i primi, come se avessero previsto il movimento di ogni singolo nemico. Le statue, che erano scese in picchiata, vennero abbattute, sbattendo l'una contro l'altra, cadendo sui monaci che erano stati spinti sotto di esse da altri quadrelli, facendo capitolare tutti i nemici praticamente nello stesso momento, come un quadro di domino che cade all'ultimo istante disegnando una figura. Solo un monaco era sopravvissuto, con un quadrello conficcato dall'alto in basso nella testa, il quale si stava lanciando contro Densen, per trafiggerlo con un pugnale, ma quando fu a circa un passo alla sinistra del ragazzo, un ultimo quadrello arrivato dall'alto, cadendo verticalmente, andò ad impattare su quello conficcato a metà, abbattendo a terra il monaco cibernetico; facendolo spegnere esattamente dove Densen aveva i piedi, prima che Jhin gli chiedesse di spostarsi. Gado non si mosse, la sua bocca si spalancò. Così come la porta alla fine del corridoio, rivelando una luce fortissima...


    [La Sala del Tesoro]

    Indagando oltre la porta che si era aperta come per magia, con Gado in testa, il gruppetto entrò in quella che doveva essere senza dubbio la sala del tesoro. Quello che però Densen si sarebbe trovato davanti, lo avrebbe lasciato senza parole. La sala era invasa di immondizia. O meglio, quella che per lui, era immondizia. Rottami, montagne di rottami fino al soffitto, quasi del tutto invendibili; e tantissime batterie chimiche ormai consumate, ammassate in ogni dove. Le uniche due cose che spiccavano, erano un rotolo di pergamena appoggiato su un mobiletto rotto, e un idolo di giada a forma di serpente situato in un angolo della stanza, mezzo coperto dai rottami. Gado si recò immediatamente verso quest'ultimo. Jhin ovviamente sembrava nel paese del balocchi, e prese a scavare tra i rottami metallici...


  3. .

    Sabotaggio missione di protezione


    [3]



    Il gruppo era riunito nella sala, le cui porte furono chiuse dalle guardie sunesi, per sicurezza. Assieme a loro, ai due mercanti e al proprietario dell'albergo, c'erano anche il Pipistrello Bianco di Azumaido, e la studentessa di Kiri. Kensei invece, restò nella hall per controllare situazioni sospette.
    A turno, i mercanti si scambiarono un segno di pace, per assicurare il buon andamento delle contrattazioni. Il Sunese donò al Maestro affilatore un rotolo di pergamena vuoto, creato con un particolare composto di paglia e cotone, molto raro, mentre il Maestro, ringraziò donando al suo vecchio amico, una penna di onice che lui stesso aveva intagliato con arabeschi molto particolari. Quindi il proprietario dell'albergo ringraziò entrambi per aver scelto la sua umile locanda per questo importante scambio, e abbracciò il mercante sunese, quindi si voltò, e arricciando le mani come se volesse scrocchiarsi le dita, sospirò, e abbracciò anche il Maestro affilatore.
    In quel momento, dall'abbraccio dei due, venne generata una fortissima luce.
    [Slot tecnica 1]

    Illusione Accecante
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'illusione si attiva se osservato l'utilizzatore e presente entro 9 metri da esso. Le vittime vedranno generarsi alle spalle dell'utilizzatore una luce intensa che renderà Accecate le vittime per 1 round oppure finché non subito un attacco. L'efficacia è pari a 10.Tipo: Genjutsu -
    (Consumo: Medio)
    [Da studente in su]

    Quanto al Maestro affilatore, fece in tempo a discostare leggermente la testa e a socchiudere gli occhi, che la vita lo avrebbe abbandonato nel giro di un istante.
    La lama di una dadao gli avrebbe penetrato la testa dal basso verso l'alto, [Slot azione 1] impugnata da quella che non era affatto un uomo, ma una anziana donna, che gli sussurrò:


    - Dannato tu e tua moglie non mi priverete di mio figlio... -

    Era ormai troppo tardi per correggere errori di percorso.

    [Contemporaneamente]

    Un urlo spaventato avrebbe attirato l'attenzione di Keiji, una delle cameriere, oltre le cucine, stava gridando. Accanto alle cucine c'era l'ufficio del proprietario, dove si trovava l'uscita di servizio indicata sulla mappa. Se fosse corso a controllare, Kensei avrebbe potuto scoprire il corpo del proprietario dell'albergo, riverso in una pozza di sangue, con una decina di matite conficcate nella testa. Morto sicuramente da qualche ora. La cameriera era entrata per caso alla ricerca di un modulo e lo aveva scoperto lì.

    Quanto alla sala conferenze, approfittando dell'istante di accecamento, Tokiyo avrebbe abbandonato la sala lasciando sul posto la sua arma, ancora conficcata nella testa del maestro affilatore, e sarebbe corsa verso la hall, trasformandosi in un bambino in lacrime che singhiozzava di paura, una volta abbandonata la sala conferenze e aver percorso qualche metro.
    [Slot azione 2][Slot tecnica 2]

    Tecnica della Trasformazione - Henge no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Capra (1)
    L'utilizzatore può cambiare il proprio aspetto. Le dimensioni possono essere maggiorata o diminuita al massimo del 50% rispetto le proprie dimensioni reali. La trasformazione permette di assumere le caratteristiche tecniche dell'oggetto in cui trasformati oppure ottenere armi naturali se possedute dall'animale trasformato. Le potenzialità devono essere parigrado l'utilizzatore, non è possibile ottenere una protezione fisica e non è possibile ottenere capacità di movimento non possedute dallo shinobi. È possibile applicare questa tecnica anche in combinazione con un altro shinobi, unendo i due in uno stesso aspetto fittizio. Solamente uno dei due shinobi avrà il controllo delle nuove sembianze ma entrambi dovranno pagare il costo di attivazione. Subire un danno pari o superiore a leggera causerà lo scioglimento della tecnica. Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: Basso )
    [Da studente in su]

  4. .

    Mandare Kensei in missione senza dire che è Keiji


    Perchè è segreto e nessuno lo sa tranne me



    Questo era l'appunto che Sanjuro aveva scritto su un post-it, e che aveva attaccato sulla sua stessa faccia, ovvero sulla maschera, per non dimenticarlo.
    Ovviamente non avendo sensibilità alla maschera, si era dimenticato dell'appunto, ed aveva vissuto con un post-it sulla fronte per tre giorni.
    Fortunatamente per la segretezza di Kensei, lo sciamano era rimasto nel suo ufficio (la tenda davanti alla casupola nella palude, per tutto quel tempo).
    Sanjuro si accorse della nota non quando si tolse la maschera, ma dietro sospirato intervento di Gassan, il quale si premurò anche di far chiamare il chunin, facendolo avvisare da un messaggero, che una missione era pronta per lui presso la tenda del consigliere.
    Quando fosse arrivato...


    Ohhh amico mio, avevo bisogno di riferirti una cosa importantissima da giorni! Ho preparato una zuppa di funghi molto particolari, decisamente buona, a basso contenuto di grassi, ma che ti permetterà di fare il pieno di energia. Ne avrai bisogno per portare in giro quella masnada di ferraglia che tieni addosso. Oltretutto come effetto collaterale, a volte indurisce la pelle, così non dovrebbero nemmeno venirti delle piaghe da decubito sotto tutto quel metallo. Lo sciamano stava per congedare l'Inquisitore, dopo aver poggiato sul tavolinetto pieno di cose strambe il sacchetto con la zuppa in questione, congelata, quando si voltò verso il bastone.

    AH SI, E poi ci sarebbe una missione da fare, un maestro affilatore ci ha assoldato per fornire protezione a lui, alla moglie e al piccolo figlio, durante un incontro commerciale che si terrà a Suna. Hanno già una recluta con loro, ma ritengo sia più saggio che te ne occupi tu, l'incontro sarà dalla parte opposta del continente, nella regione desertica a nord di Suna, all'incirca due giorni fa. Troverai una locanda, penso, e un'accademica di Kiri, Hisae, trattala bene,
    deve ancora pagarmi la pompata per le verruche intime che le ho preparato un paio di settimane fa. BUON VIAGGIO E PORTATI LA CREMA SOLARE.


    [In Loco]

    Fortunatamente per Kensei, il gruppetto aveva ritardato lungo il percorso, arrivando presso l'ostello in questione molto in ritardo. Di fatto avrebbero aspettato il ninja in aggiunta, solo qualche ora.
    Hisae era una donna sui 30 anni, che accompagnava come un'ombra l'artigiano Kiriano, che non sembrava affatto preoccupato, o disturbato dalla presenza della scorta. Aveva circa 50 anni e doveva essere abituato a quel genere di compagnia. La moglie ne aveva una decina in meno, forse 15. Il figlioletto, Huro, aveva appena 4 o 5 anni, e stava sempre appresso alla madre.
    La locanda era piuttosto grande, quasi un albergo vero e proprio, che conteneva, oltre ai suddetti ospiti, una trentina di persone.
    L'entourage del mercante sunese, sarebbe invece arrivato il giorno seguente, e la riunione si sarebbe svolta in una delle sale dell'albergo.


    OT
    Ti lascio il controllo di Hisae, io controllerò tutti gli altri png, sia Tokiyo sia i bersagli.

  5. .

    L'Ombra del gigante


    [3]



    Quando la nave impattò nuovamente con la superficie dell'acqua, venne in parte danneggiata, e si inabissò per alcuni metri, prima di tornare a galla per l'effetto opposto. Una volta terminato di vomitare, se ne avesse avuto bisogno, Akira avrebbe notato come attorno a lui, l'oceano fosse scomparso. L'imbarcazione si trovava infatti in quello che sembrava un lago; molto grande certo, ma comunque un lago. Lo specchio d'acqua in questione si trovava alle pendici di altissime montagne, così alte da rendere impossibile vederne la fine, dato che essa si ergeva sopra le nuvole. Solamente a nord il lago in questione non era circondato da montagne, ma si estendeva una valle, una pianura verde così sconfinata, ma così sconfinata, da rendere quasi impossibile il vederne la fine, con altre montagne oltre ad essa.
    Samoru, che con lo schianto era finito a pancia all'aria, raccolse prima una bottiglia di liquore da una feritoia nel legno della sua cabina, e prese a bere, quindi raccolse il suo corpo, e si rimise in piedi; il tutto senza mai smettere di mandare giù il liquido in questione, che puzzava più di olio bruciato che di alcool; solo i kami sapevano cosa ci fosse in quella bottiglia.
    Quanto a Sanjuro, lo sciamano era appollaiato sull'estremità nord della barchetta, ammirando la grande vallata.


    Ahhh, finalmente, mi mancava l'aspro sapore di questa valle meravigliosa.

    E senza troppi convenevoli si gettò in acqua. Akira però lo avrebbe visto pochi istanti dopo, correre letteralmente sull'acqua come su una palude, in direzione della riva nord. Non che Sanjuro stesse usando il chakra adesivo, da quando era divenuto sciamano, aveva dimenticato cosa fosse il chakra adesivo; semplicemente quel lago era così salato, ma così salato, che i corpi solidi, anche molto pesanti, potevano galleggiare su di esso. Al massimo i piedi sarebbero entrati dentro le acque dense per un paio di centimetri. Il chunin avrebbe udito Sanjuro sbraitare qualcosa durante la corsa; qualcosa di incomprensibile, ma che fu chiarissimo a Samoru, non si sa bene come.

    - Seeehhhh, tengo la nave pronta per ripartire, riparo i danni, e disegno qualche faccina buffa sulla chiglia, tutto chiaro Sanjuro-san !! -

    Se Akira avesse chiesto spiegazioni al lupo di mare, avrebbe ottenuto in realtà una descrizione fin troppo accurata. Infatti, ad eventuali domande, Samoru avrebbe risposto voltandosi con degli occhialini da dotto sul naso e una pipa in bocca, sebbene non li avesse sul viso fino a quel momento, per darsi un'aria più da intellettuale ( la pipa era spenta e gli occhiali senza le lenti ) e avrebbe risposto.

    - Ragazzo ma cosa vi insegnano all'accademia in questi ultimi 40 anni. Questa è la leggendaria valle proibita di Dormin. In un tempo molto remoto era una delle isole che circondavano Kiri. Qui l'uomo che poi sarebbe divenuto il nonno del primo Mizukage, combattè la sua ultima battaglia contro un terribile Oni, il padre di tutti gli Oni dell'Est, Dormin l'innominabile, e lo uccise in questa stessa valle che vedi davanti a te. Poi, per non rischiare che le sue terre, pregne del sangue del demonio potessero essere raggiunte da altri inconsapevoli, convinto dagli abitanti dell'isola, la sigillò con il loro aiuto. Da allora, non compare su nessuna carta, e non è raggiungibile con nessuna rotta. Si dice che solo chi vi abbia già messo piede sia in grado di raggiungerla nuovamente e che solo un uomo che sia tornato dal regno degli Oni possa, attraverso un oggetto di incredibile potenza, una bussola generata da un limone che sia cresciuto da un albero antico almeno quanto l'isola stessa, possa tracciare una rotta per le sue sponde. Sono già stato qui anni fa.
    Ormai solo una tribù vive nella valle. Nella parte opposta dell'isola. Verso nord. -


    Sanjuro era ormai quasi sulla riva del lago salato.

    [Sulla terraferma]

    Lo sciamano avrebbe accompagnato Akira nella valle, e il ragazzo avrebbe potuto constatare come il posto fosse incredibilmente ameno. Non una traccia di civiltà, non una traccia umana, se non qualche rovina di tanto in tanto risalente a chissà quale epoca. Colonne consumate per lo più, ma nessun insediamento. Persino gli animali erano pochi, qualche volpe delle praterie, lucertole, e insetti di vario tipo, ma non molto di più; nessun volatile.
    La camminata sarebbe proseguita per almeno un'ora, quindi con il sole che batteva su di loro, sebbene non fosse visibile in nessuna direzione, in lontananza Akira avrebbe potuto scorgere una costruzione. Molto alta.
    Avvicinandosi, quello che sembrava un tempio in rovina in pietra levigata, si rivelò esattamente come appariva da lontano.


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    Sulla struttura erano cresciute piante e piccoli arbusti, per simboleggiare quanto quel luogo fosse antico, e senza nessuno che se ne prendesse cura.
    Oltre il tempio, Akira avrebbe potuto notare come le montagne che sembravano lontanissime, in realtà erano adesso più vicine del previsto, cosa che avrebbe destato dei sospetti nel ragazzo. Era impossibile che avessero percorso tutta quella distanza in appena un'ora di cammino, poco più; forse c'erano altri dettagli all'opera in quella valle misteriosa.
    Per tutta la tratta, Sanjuro avrebbe continuato a ripetere ad Akira la storia della valle così come l'aveva narrata Samoru, ma aggiungendo un altro particolare: " Ogni luogo può avere un solo sciamano, è una regola per mantenere l'equilibio del mondo, e nessuno sciamano era presente nella valle di Dormin, anni fa.
    Quando fossero entrati nel tempio, avrebbero notato come non ci fosse alcun tipo di illuminazione, ma che il tempio, per sua struttura, fosse stato costruito in modo da essere illuminato in penombra in ogni sua zona, senza bisogno di luce, per una serie di feritoie nella pietra. La struttura avrebbe avuto senso di giorno, e solo se il sole fosse rimasto alto nel cielo come a mezzogiorno, ma non certo di notte.
    La conformazione interna era del tempio era molto particolare. Fondamentalmente era una grande scala a chiocciola, gigantesca, con soli due piani. Dal piano terra, la grande scalinata saliva fino in cima, dove, a circa 30 metri, era presente il primo e uno piano oltre a quello base.


    [Il piano terra]

    Sul piano a terra, era presente una sola grande sala, di forma rettangolare. Loro sarebbero entrati da uno dei lati lunghi.
    Davanti a loro, sull'altro lato lungo, c'erano delle statue. Grandi statue, degli idoli grandi come 5, forse 6 uomini, molto alti. Erano 16 in totale, e raffiguravano uomini particolari, stilizzati. Alcuni senza mani, altri con le zanne; più simili ad animali che antropomorfi.
    Quanto ai due lati corti, alla loro destra e alla loro sinistra, alla loro destra, per intenderci a Est, guardando la mappa dall'alto, c'era una stanza rotonda, con 10 cm di acqua limpidissima.
    A Ovest, alla fine della grande sala, e dopo l'ultimo idolo, un grande altare sopraelevato da alcuni scalini.


    [Il piano primo]

    Salendo, per un bel po' di scalini, si arrivava al primo piano, che altro non era che una sola balconata, rivolta a nord, verso le montagne, a cui si agganciava un ponte di pietra, alto quanto il tempio, sorretto da colonne, che si estendeva, a occhio, fino alle montagne stesse.

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    Le zone più alte del tempio, semplicemente non erano abitabili nè raggiungibili; solo un ammasso senza logica di pietre e colonne.

    Quello che però Akira avrebbe potuto DECISAMENTE notare, era la presenza di qualcuno, presso il grande altare. Qualcuno verso cui Sanjuro si stava recando. Un ragazzo di circa 20 anni, piuttosto magro ma atletico, dai corti capelli castani. Assieme al suo cavallo; la proprietà era evidente dalle bardature. Il giovane aveva con sè una ragazza, forse della stessa età, che era stata distesa sul grande altare, forse addormentata.
    Quando i due, sicuramente Sanjuro, si fossero avvicinati; il giovane si sarebbe voltato, estraendo una spada bastarda dalla lama bianca come la neve, con dei simboli sconosciuti per Akira, puntandola agli stranieri.


    - Chi siete, cosa ci fate qui nel tempio di....Sanjuro? Siete...siete davvero voi ? -

    Il giovane allungò la testa in avanti, come per vedere meglio, quindi ripose la spada e chinò la testa in segno di scuse. Lo sciamano si fece avanti e lo colpì violentemente sulla nuca usando l'estremità stondata di Gassan, abbastanza da farlo squittire.

    EBBENE,
    COSA SAREBBE QUESTA NOVITA', EH JUNPEI, E' COSì CHE RICHIAMI IL NOBILE SCIAMANO DELLA NEBBIA?! FACENDOGLI VENIRE GLI INCUBI MENTRE SI LIMA LA PUNTA DEI CALCAGNI ?!


    Il ragazzo sbiancò, chiaramente a disagio e in colpa, pure con le lacrime agli occhi, ma probabilmente causate dal colpo datogli col bastone. Si precipitò indietro di un paio di metri, frapponendo le sue mani e gesticolando come per prendere tempo, per scusarsi, come fosse un malinteso.

    - IO...IO...ECCO SCUSATE, è sacro rituale chiedere il permesso allo sciamano della valle per entrare nel dominio dell'Innominabile, ho dovuto farlo...PADRE. -

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    VEDO, INFATTI, COME HAI ATTESO IL MIO PERMESSO. PERMESSO NEGATO, ORA TORNATENE A CASA.

    Già. Proprio così.



    Edited by Jotaro Jaku - 8/3/2018, 12:03
  6. .

    L'Ombra del gigante


    [2]



    Quando Akira giunse al molo, ebbe una incredibile apparizione. Davanti a lui si ergeva la maestosa Spirito Indomito, la nave che lo aveva accompagnato a Genosha molto tempo prima; durante quel viaggio aveva non solo rafforzato i suoi rapporti intimi con Meika, ma aveva anche avuto l'immensa fortuna nell'incrociare il suo destino con quello dello sciamano più potente del continente della nebbia. Pensandoci a fondo, molto a fondo, Akira aveva davanti a sè l'unica cosa in grado di generargli un terribile mal di stomaco.
    Eccola lì, la pinaccia a vela che aveva solcato le peggiori tempeste da Kiri ai peggiori bar di Sanbashi, completamente rinnovata, completamente uguale a prima, e senza un graffio.
    Alla domanda di Akira, seguì una voce mistica accanto al ragazzo.


    Foglie di Felce.
    Sentenziò Sanjuro, appena apparso alla sua destra. Qualuque cosa intendesse. Riprese lo stesso Samoru, in arrivo lungo il porticciolo alla sinistra di Akira, ripetendo l'antifona. - Foglie di felce ragazzo mio, foglie di felce. - Rise, supportato nella risata gaglioffa dallo stesso Sanjuro, forse nel primo manifestarsi della sua risata che Akira aveva mai udito.

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    I due non avrebbero preso in troppa considerazione la reazione del ragazzo a quel loro teatrino e sarebbero rapidamente saliti sulla barca. A quel punto, Sanjuro, dopo aver appoggiato Gassan ad una delle paratie, chiese e ottenne da Samoru due bicchieri, entrambi con dell'acqua, quindi si rivolse in modo serio ad Akira, che a quel punto doveva averli seguiti. Hai portato il limone. Si?
    Quando Akira avesse ceduto il limone allo sciamano, Samoru sarebbe entrato nella conversazione, chiedendo all'amico di Genosha quale fosse la loro rotta, solo per ottenere un cenno di calma e silenzio, con una mano, da Sanjuro. Il mistico avrebbe tagliato in due il limone, porgendo nuovamente ad Akira una delle due metà, con sguardo serio, qualunque fosse sotto la maschera:
    Non, perderlo.
    Mi raccomando.
    Per poi dedicarsi alla metà di agrume che aveva tenuto per sè. Ne strizzò il contenuto in uno dei due bicchieri pieni di acqua, per poi depositare delicatamente la metà priva di polpa nell'altro bicchiere, in modo che galleggiasse sulla superficie del liquido.
    Afferrò il bicchiere con l'acqua e il succo, e lo bevve.
    Ahhhh, la sete.

    Quindi, ponendo entrambe le mani sul bicchiere che conteneva il limone strizzato in galleggiamento, cominciò a emettere suoni fissando l'oggetto giallo che roteava sull'acqua, cullato dalle leggere onde del porto.
    Samoru trasalì, avendo finalmente compreso che cosa stesse facendo Sanjuro. Si girò sul posto, roteando di 180° nemmeno fosse una trottola, e corse verso il timone:
    - HO CAPITO SAGGIO AMICO, SI VA NELLA VALLE, SIA FATTA LA ROTTA DELLA LIMONBUSSOLA. - LIMONBUSSOLAAAAA Completò la frase Sanjuro, come posseduto da un'estasi mistica.
    Qualunque cosa fosse accaduta su quella barca, era facilmente riassumibile con due tizi che osservano un limone strizzato e decidono dove andare. Quasi sicuramente c'era una spiegazione scientifica, o almeno quantomai sensata a quello appena accaduto, ma nessuno dei presenti ritenne importante informare Akira della questione.
    Per la durata del viaggio, quasi tutta la durata, i due matti non dettero troppo spago ad Akira; Samoru era intento a fissare l'orizzonte e non staccava mai le mani dal timone, infatti il ragazzo avrebbe potuto notare un particolare che gli era forse sfuggito durante il primo viaggio col capitano. C'era una particolare bottiglietta di vetro, con un imbuto, incastrata poco sotto il timone. Difficile capire perchè Samoru avesse praticamente incastrato una bottiglia in quel punto del legno e del metallo che componevano la nave, poi però, quando Akira avesse riflettuto sul fatto che per 12 ore il capitano non aveva lasciato mai la sua postazione, forse gli sarebbe stato chiaro il suo utilizzo.
    Quanto allo sciamano, Sanjuro era sempre lì, sul ponte, seduto su un panchetto vicino alla porticina che dava nella cabina del capitano, ad osservare il limone che galleggiava sul bicchiere. Avrebbe risposto con dei muggiti ai tentativi di Akira di instaurare un discorso, e se non fosse bastato, avrebbe indicato cose a caso al ragazzo: la cabina per dormire, il piatto con l'arrosto avanzato di Samoru, e la bottiglietta di cui ho narrato in precedenza.


    A circa 20 ore di viaggio verso sud-est, quando ormai il sole aveva abbandonato tutti per nascondersi dietro l'orizzonte, Sanjuro avrebbe improvvisamente afferrato Gassan e una corda che a quanto pare teneva nascosta sotto le natiche, lanciandola ad Akira, se fosse stato vicino a lui, oppure legandogliela ai piedi, e alla nave, se fosse stato addormentato da qualche parte. Il limone improvvisamente, cadde a picco sul fondo del bicchiere, come attratto da una forza misteriosa.

    LIMONEEEEEEEE - HYYAAAAAAAAAAAHOOOOOOOO-
    Rispose Samoru, e con un rapido colpo di timone, la barca compì una rapida sferzata come per invertire la rotta, poco prima di precipitare da una cascata. In mezzo all'oceano. Nei 54 secondi che la nave si trovò in caduta libera, Samoru era stato schiacciato sul soffitto della sua cabina e ne stava approfittando per urinare, avendo tirato fuori il batacchio, ridendo nel farlo, e cercava di mirare all'imbuto rosso incastrato nella bottiglia incastrata sotto al timone. Sanjuro stava all'esterno, reggendosi a Gassan, e reggendo la nave con l'altra mano, in modo che non gli scappasse e non finisse in cielo.
    E Akira?



  7. .

    L'ombra del gigante


    Viaggio romantico



    Era una mattina come tante altre, il sole non era ancora sorto, ovvero non era ancora trapassato tra le nebbie che avvolgevano la valle paludosa dove sorgeva Kiri, ma qualcuno era già in piedi, intento a fare i bagagli. Gassan aveva quasi terminato di confezionare la borsa di Sanjuro, mentre questi ancora scrutava il futuro controllando la disposizione dei fagioli che lui stesso aveva lanciato nel piatto, pratica comune tra li sciamani, per prevedere i segni del tempo che doveva ancora arrivare. Aveva avuto una notte agitata lo sciamano, qualcosa aveva disturbato il suo sonno, come se qualcuno stesse cercando di conversare con lui attraverso l'attività onirica, o almeno questo era quello che pensava Gassan, da buon bastone. Il Kiriano albino quindi posizionò la maschera da viaggio sul capo, con il buon Toru che non aveva mai smesso di dimenarsi su di essa, e afferrato Gassan, prese il sacchetto che il fido alleato aveva preparato per lui, e dopo averlo caricato su una spalla, lasciò la catapecchia nella palude, superando il tendone da circo che aveva adibito a ufficio privato del consigliere. Sanjuro si diresse quindi in amministrazione.

    Nel palazzo della burocrazia di Kiri, Sanjuro avvisò uno degli addetti che sarebbe partito per una missione segreta, e in caso di bisogno, Itai avrebbe trovato un fascicolo della missione in questione nella sua scrivania, in uno dei cassetti. Ovviamente diceva il vero, e il Kage avrebbe trovato un fascicolo, ma semplicemente si trattava di una cartelletta di carta gialla umida, con al suo interno delle alghe secche, un occhio di capra e un disegno della mano destra di Sanjuro, che lo sciamano aveva effettuato ricalcando i contorni nella sua mano, utilizzando dei pastelli. In caso di ulteriori richieste, il consigliere avrebbe semplicemente osservato l'orizzonte, in quel caso la parete dietro l'addetto in questione, pronunciando parole incomprensibili, non distinguibili dai suoni di sofferenza del gabbiano che portava in testa.
    Abbandonando il palazzo del potere della Nebbia, con il suo fido bastone e un sacchetto da immigrato sulla spalla, Sanjuro si diresse nell'unico posto a Kiri, dove poteva sentirti a casa, se non si contava la palude. E il negozio di caramelle, e l'estetista, e lo studio dell'esperto di rimozione verruche.
    Casa di Akira.
    Non fu chiaro se aveva oltrepassato volontariamente la sicurezza del quartiere Hozuki, o se furono i membri del clan stesso a lasciarlo passare a quell'ora nel timore di beccarsi chissà qualche malattia sessuale o la diarrea, a ostacolarlo, fatto sta che alle 6.15 del mattino si trovava davanti alla porta di casa di Akira.
    Bussò la prima volta lo sciamano, senza ottenere risposta, quindi bussò una seconda volta. Nuovamente non ottenne risposta.
    Quindi, preoccupato che il ritardo del ragazzo nel rispondere potesse provocare uno scompenso nell'equilibrio alimentare di ciò che era rimasto della popolazione dei Dodo, Sanjuro manipolò l'acqua nell'impianto della casa, avvicinando una mano ad uno dei tubi che arrivavano dall'acquedotto, e iniziò a ghiacciare parte dell'impianto. Circa 30 secondi dopo, i giunti iniziarono a scoppiare per la pressione, trasformando la casa in un campo minato su cui un Otese ubriaco giocava a paintball. A quel punto, con i tubi in frantumi e l'acqua che stava allagando buona parte della dimora, Sanjuro riprese a bussare, fino a che Akira non fosse comparso alla porta, o da una finestra.

    A quel punto, quando il ninja fosse stato finalmente pronto a mostrarsi, Sanjuro gli avrebbe rivolto poche criptiche parole, il cui senso probabilmente non avrebbe avuto significato per nessuno, tranne per uno shinobi esperto come Akira che ormai aveva avuto a che fare con lo sciamano più di una volta. Oltretutto, vennero pronunciate in maniera estremamente seria.

    Andiamo, missione segreta, porta un limone.

    Non disse altro. Semplicemente si girò e iniziò ad incamminarsi, con i tombini accanto alla casa di Akira che avevano preso a saltare per aria. Il misticismo era palpabile nell'aria come una torta al cioccolato che veniva tagliata da un uomo la cui fame era stata plasmata da una cavalcata a pelo di pecora per 72 ore.
    Uscendo dal quartiere Hozuki, Sanjuro aveva lasciato un bigliettino a uno dei piantoni, con i codici bancari per addebitare i danni al Mizukage. Non era chiaro come ne fosse venuto in possesso, ma dopo la festa per il nuovo anno doveva aveva praticamente ipotecato il villaggio, Sanjuro aveva sempre lasciato in giro coordinate bancarie che avrebbero generato fatture all'indirizzo di Itai, che il Kage non se ne fosse accorto o che non controllasse minimamente la sua situazione finanziaria, era un altro paio di maniche.
    La destinazione era il porto, l'imbarcazione, fin troppo nota ad Akira.



  8. .

    [La potente pessima stratega e il ridicolo genio della guerra][7]



    Tramite il suo studio avanzato dei sigilli, Jotaro comprese ben presto che come aveva supposto, il morbo non era altro che un sigillo in grado di infondere sintomi, non una reale malattia. Il che avrebbe risolto anche il grande dubbio riguardo all'incapacità della famosa principessa-medico nel curarlo. Fu più o meno in quel momento che un terribile chakra riconducibile ad un'impronta fredda, iniziò a permeare la stanza, dipanandosi dalla ragazzina fino a ogni angolo del loculo.
    [Percezione del Chakra]

    In preda ad un delirio di onnipotenza, la giovane quindi avrebbe iniziato a divagare partendo da un argomento e arrivando a tirare in ballo qualunque singolo dettaglio sulla storia di Jotaro, della ragazza stessa, del Gelo e di qualunque altro argomento che nulla aveva a che fare con la situazione, dimostrando di non aver capito minimamente quello che il ronin aveva appena fatto. Per tutto il tempo, il ronin restò seduto accanto al vecchio a gambe incrociate, con le mani sulle ginocchia, fissandola in modo molto apatico, come se non fosse presente. Come se la sua risoluzione avesse attirato l'attenzione di "qualcos'altro" che veniva permeato dal suo essere. Quando la ragazza ebbe finito il suo monocolo, l'unico davvero professionista presente lì dentro, le avrebbe risposto, con le sue ultime parole, come da lei richiesto. Ma sempre in maniera stranamente calma, seria, con un tono di voce quasi dolce, di uno non in panico, o con le spalle al muro, ma col tono di qualcuno che è in credito e si aspetta qualcosa.

    << Esagerare? Non sono io a star generando un chakra simile senza reale motivo. >>

    << Non ho mai apprezzato Ayato, ma ho sempre rispettato le sue doti di stratega, se era sua amica come dici, tua madre doveva avere le stesse doti, quindi voglio credere le abbia ereditate anche tu, ascolterai la mia prima e ultima proposta come da te richiesto, prima di sprecare un'occasione di cui ti pentiresti. >>


    Jotaro si fece molto serio.

    << Minacciami, ma non permetterti di insultarmi, sei tanto forte quanto sciocca se pensi di poter rovesciare l'accademia con l'aiuto di qualche daymio o signore della guerra nascosto in chissà quale buco marcio. Una volta che i villaggi portanti della coalizione saranno schiacciati, pensi forse che le vostre insulse forze da sole potrebbero qualcosa contro il grande male che arriva da sud? Hanno raso al suolo Kiri in mezza giornata, e umiliato la Foglia e il suo Kage uccidendo il Daimyo e rubando il Kyubi in una nottata. Davvero pensate di potervi anche solo opporre, da soli ? >>

    Il ronin diventa sempre più serio e convinto. Se la sua volontà e la sua risoluzione potessero essere emesse come chakra, i vetri delle finestre e le piastrelle del pavimento ne verrebbero compresse fino a danneggiarsi.

    << Se pensi che io sia qui per ordine dell'accademia, o di qualche diplomatico incravattato o in missione ufficiale, hai messo un piede in fallo tanto quanto farmi entrare qui dentro come se nulla fosse. Non agisco per la coalizione, non ho interesse nei desideri di un maiale sudato che viene da Suna, nè del patriottismo, se davvero sai tanto di me, dovresti saperlo, oppure hai passato troppo tempo sui libri. Sono qui per dare stabilità al continente, non mi interessano le parti. >>

    << Per questo ho attirato tuo fratello a me, facendo perno sul suo amore per il gelo e per la sciocca ragazzina di cui è invaghito, si farà vivo all'incontro probabilmente assieme alla guardia del corpo che si porta dietro, lontano da qui, all'alloggio in cui sono sistemato. Considerato il metodo, non ho dubbi che verrà all'appuntamento. >>

    Sebbene sia convinto, Jotaro è consapevole che non esiste fuga nè lotta, contro un'avversario simile, non ha senso frenare, l'unica opzione è spingere oltre ogni limite. Avvicina quindi una mano al bavero come per estrarre qualcosa, ma si ferma e fissa la ragazzina.

    << Permetti? >>

    Jotaro avrebbe quindi tirato fuori una lista delle spie accademiche nascoste nelle file del gelo, nella forma di un piccolo plico, un pizzino nascosto dentro una busta da lettera.

    << Non so perchè tieni in questo limbo il vecchio, ma se pensi di regnare al suo posto tenendolo come una marionetta morente, il tuo regno durerà poco. Per questo ho modificato il tuo sigillo cinque minuti fa. >>

    Il ronin porse la mano in avanti, ma tenendo in stallo la consegna.

    << Ecco la mia offerta, e il mio prezzo. Avrai un funzionario accademico di alto rango che garantirà il tuo segreto e il tuo regno direttamente in seno al consiglio accademico. Voglio eliminare il nemico che viene da Cantha, cosa farai col tuo regno non mi interessa, e farò in modo che non interessi agli altri. Col tuo aiuto posso togliere dai giochi tuo fratello senza che ci siano prove che possano ricondurre a te o al gelo in generale; oltre ad avere una voce votante nei consigli accademici.
    Inoltre, aggiungo questa lista, facilmente modificabile per aggiungere un nome o due, per addolcire la proposta. Puoi usarla come scusa per purgare qualunque oppositore tu abbia all'interno del Gelo facendolo passare per una spia. Posso dare qualunque esito al sigillo che ho posto su tuo padre. Tra pochi istanti sarà morto. Posso invece mantenerlo in questo stato, oppure fare in modo, per come è al momento, che alla sua morte riveli il tuo inganno. >>
    Porge quindi la lista.

    Era il momento di chiudere la discussione una volta per tutte e rivelare il motivo della sua presenza.

    << Sei troppo necessaria al continente con le tue capacità nella lotta contro Cantha che avverrà a breve, e non permetterò che qualche idea di rivoluzione assieme a qualche coglione che probabilmente ti spalleggia a Iwa, a Kusa, a Ame o dentro l'accademia vi faccia finire sotto terra prima del tempo perchè non vi rendete conto del risultato di un attentato realizzato a cazzo di cane in questo modo, perchè è questo che state tramando. In accademia sono tutti in allarme e non ho mai visto così tante missioni di scorta e indagine come in queste settimane partire alla volta di molto luoghi. Sono sicuro che questo lo capisci. >>

    Per questo dopo aver ascoltato anche il modo di porsi della ragazzina, fece perno sulla sua boria e sul suo orgoglio di donna risolutrice in contrapposizione a chi non era in grado di governare. Quindi la richiesta.

    << Quello che chiedo in cambio, oltre la mia vita, è che tu mi fornisca il metodo di uscire da qui senza essere visto da nessuno. Per introdurmi al Gelo senza essere localizzato dai vostri sensitivi e da quelli dell'accademia ho rischiato molto, sigillando semi-permanentemente il mio chakra e le mie capacità, non posso quindi sperare di abbattere la guardia che protegge il principe. Fammi arrivare all'incontro con tuo fratello, e potrò dare finalmente stabilità a questa parte di mondo. Controlli un'illusione che permea un villaggio intero e possiedi un simile chakra, non ho dubbi che tu possa farlo. Sarò io e nessun altro a svolgere questo compito, dal momento che il sigillo che hai realizzato è di livello sufficiente ad essere scoperto, non possiedi nessuno in grado di tracciarne di migliori, oppure non ti fidi abbastanza da affidare loro un simile compito, per questo tieni qui tuo padre in attesa e non usi un qualche burattino per prendere il potere al tuo posto, sei tu che devi controllare il Gelo. >>

    Quindi sorrise

    << Quando sono arrivato qui ho fatto dono al principe di un oggetto molto speciale. Un rotolo. Esso contiene un sigillo come serratura, visibile a chiunque, anche chi di fuuinjutsu non si intende, assieme ad una serie di inutili firme fasulle. Contiene anche un'altra cosa in realtà, c'è un sigillo di richiamo anagrammato che si attiva, se conosciuto, usando i tetragrammi che vengono formati dal sigillo serratura e dalle firme. Essendo un sensitivo a mia volta, conosco bene i metodi per scovare simili cose, per questo se analizzato, verrebbe rivelato il normale sigillo serratura, quindi innocuo, ma non il sigillo completo. Dal momento che un sensitivo cerca una traccia di chakra impressa al momento della trascrizione, su questo agisce una normale percezione della verità applicata a un fuuinjutsu, è basilare. Non avendo io alcun chakra, anche questo non è localizzabile, ma se si conosce la trascrittura, e il metodo, è possibile eseguire un richiamo inverso attivando a distanza il sigillo. Sono sicuro che il gorilla che l'ha controllato abbia dato un occhio, sarebbe stato sensato farlo, ma lo ha comunque passato al principe. Col tuo chakra, posso tracciare ora la seconda metà e rendere reale quello sul rotolo, che al momento è solo inchiostro. >> [Attivare a Distanza]Attivare a Distanza
    Villaggio: Personale
    Posizioni Magiche: Tigre (1)
    L'utilizzatore può attivare a distanza qualsiasi Sigillo che richiede un consumo di chakra di cui si conosce posizione e funzionamento entro 15 metri. Non è possibile tracciare sigilli a distanza. Richiede il pagamento del consumo di attivazione del Sigillo.Tipo: Fuuinjutsu - Ninpou
    (Consumo: Basso + Costo di Attivazione del Sigillo)
    [Richiede Esperto di Fuuinjutsu]
    [Da chunin in su]


    Il volto di Jotaro assunse un ghigno inquietante. E rivelò chiaramente il piano, per spiegare a quella "bambina" come si compie davvero un attentato nel cuore del nemico. Si distrugge senza lasciare traccia, e si incolpa senza possibilità di fuga qualcun altro, che è troppo morto per replicare.

    << Secondo te come prenderebbe il gelo l'idea che la guardia del corpo di tuo fratello sia una spia accademica, il cui nome sarebbe presente su un documento trafugato direttamente dall'accademia, che ha assassinato il suo principe? Donami il tuo chakra e uccidi per me la guardia di tuo fratello quando saremo lontani da qualunque sguardo. Verrai all'incontro, avrebbe senso che io abbia informato anche te. Attiverò il sigillo, richiamando tuo fratello all'altro capo del tetragramma, che per inciso si trova sotto 3 km di sabbia nel cuore dell'Anauroch. Quindi col tuo aiuto modificherò la traccia di chakra del protettore del principe con un sigillo, in modo che ad una ispezione approfondita da eventuali messia accademici, non ci siano dubbi che qualunque cosa sia stata fatta, sia stata compiuta da lui. Nessuna traccia tua, nessuna traccia mia. Un eventuale colpevole, se mai scovato, avrebbe un nome e un volto, quello di una guardia del corpo defunta e tu avresti la strada spianata nel giro di 10 minuti. In base alla tua ambizione puoi persino affermare di aver scoperto che tuo fratello voleva vendere il gelo a quella palla di merda di Daymio da Suna per scappare con la sua amata Xii, una versione che in molti riterrebbero più che sensata, dato che in molti lo ritengono un debole e sanno del suo amore per la ragazza, anche ad alti livelli. [Vedi raccolta di informazioni alle terme] Ci sarebbe persino una spiegazione logica ad una improvvisa scomparsa del principe...L'unica a fare domande sarebbe la sua piccola amante ma non voglio nemmeno pensare che questo ti impensierisca. >>

    Possibile che ogni singolo passo del nukenin, dal momento del suo aver udito di questo incontro, fosse stato un intreccio invisibile e insospettabile, per tirare una ragnatela in grado di generare l'opposto delle sue intenzioni fino a quel momento? Possibile che avesse utilizzato ogni mossa, ogni parola, ogni dettaglio per girare la situazione in suo favore, rendendo dipendenti da lui i suoi nemici, nonostante la disparità evidente tra le forze? Era questo che Jotaro intendeva, quando voleva dimostrare la superiorità di una vita intera passata in battaglia e a rivoltare un villaggio dopo l'altro. Un parco di esperienze, che il ninja più forte del mondo non avrebbe mai potuto eguagliare semplicemente allenandosi e creando tecniche.
    Per un attimo la sua espressione mutò, e i suoi occhi divennero luminarie di una creatività abietta capace di completare qualunque obiettivo forzando su una risolutezza presente in pochi uomini. Per un attimo, anche Indra ebbe un giusto timore di quello che il suo animo era capace, nei meandri delle sue oscure dimore.




    << Posso consegnarti una nazione intera e farti acclamare nel tempo di un sakè. Persino eventuali alleati che possiedi in questo piano dovrebbero farti i complimenti per aver messo in cattiva luce l'accademia in questo modo. Solitamente la mia parcella per questo livello di compiti è di 1 milione di Ryo. Ma per dimostrare la mia volontà nel portare a termine questo sforzo comune te ne chiederò solamente 20mila, spiccioli per un regno in ascesa. Hai altro da chiedere? >>

    << Altrimenti possiamo procedere, devi solo circondarmi con una manifestazione del tuo chakra, e avrò quello che serve....>>
  9. .

    LA LETTERAHHH

  10. .
    SCHIFO FAI
    SCHIIIIFO
  11. .

    In aiuto di Kiri


    Sanjuro afferrò Gassan e lo appoggiò alla scrivania accanto a sè, come se fossero due individui seduti uno affianco all'altro. Quando la ragazza passò il plico di fogli, e iniziò a spiegare, riportando tutti i dettagli del suo rapporto, Sanjuro passò in rassegna tutti i fogli del faldone, non che li leggesse, più che altro li passava uno alla volta sotto lo sguardo attento di Gassan, come se fosse il bastone a leggerli; mentre lui annuiva a tutte le affermazioni della ragazza. Dal momento che il passaggio dei fogli fu estremamente rapido, lo sciamano prese a disegnare con dei pastelli a cera sull'ultimo dei documenti in questione. Kairi, che ormai aveva terminato il suo rapporto, avrebbe potuto chiaramente scorgere un dipinto, al pari di uno prodotto da un infante, raffigurante le onde del mare e alcune barche sopra di esso. Improvvisamente, il Consigliere si voltò verso il bastone.

    - Come dici ? Oh ma certo ma certo. - Quindi si rivolse a Kairi, sempre nascosto dietro la sua maschera. - Kairi-san, che tempo faceva durante questa vostra missione ? -

    Un tranello? Forse il ninja era più astuto di quello che la Uchiha poteva immaginare, forse era al corrente dei fatti, e voleva cogliere in fallo la ragazza con una domanda a bruciapelo su qualcosa correlato alla missione, ma che in caso di menzogna, l'avrebbe fatta scoprire!
    Quando Kairi avesse risposto, dicendo la verità o meno, Sanjuro avrebbe afferrato altri pastelli e avrebbe disegnato sul foglio un grande sole, oppure un mare in tempesta tamburellando con un pastello azzurro per raffigurare la pioggia. Non era un tranello, voleva semplicemente terminare il disegno.
    Quanto all'identikit fornito da Kairi, Sanjuro lo sollevò, lo piazzò davanti alla sua maschera, e prese a borbottare parole incomprensibili, prima di allungarlo sotto la maschera stessa. Kairi avrebbe giurato, dai suoni che stava sentendo, che lo sciamano fosse intento a masticare il foglio.

    - Ma certo che sta bene, non troverai mai un gabbiano morto più vivo del nobile Toru, l'unico gabbiano che sia mai sopravvissuto allo scontro diretto con un grande drago. Un giorno ti racconterò questa storia, ma ora sono occupato, la capra mi chiama. - Quindi Sanjuro tirò fuori un modulo dalla scrivania, annotò qualcosa in fretta e furia e dopo aver immerso il palmo della mano destra nel contenitore dell'inchiostro, gocciolando un po' ovunque, lo sbattè con vigore una sola volta sul foglio in questione, lasciando, in calce, al posto della firma, quella che sembrava chiaramente la forma, malfatta, della sua mano.

    - Ecco a lei, scenda al piano terra e consegni quest'autorizzazione officiale all'accoglienza all'ingresso, la ricompenseranno per i servigi resi a Kiri. -

    Quindi lo sciamano compose i sigilli della tecnica del richiamo, facendo apparire una capra praticamente davanti a Kairi, e dopo aver afferrato Gassan, ed essere montato in sella alla capra, Sanjuro avrebbe impugnato il bastone al contrario, battendo un colpetto con la sua estremità sulla spalla della ragazza.

    CACCIANDO UN MISTICO URLO SCIAMANICO CHE AVREBBE SCOSSO LE FONDAMENTA NEL MONDO STESSO.

    - IO SANJURO DELLA NEBBIA, CONSIGLIERE DEL VILLAGGIO, SCIAMANO DELLA PALUDE DI GHIACCIO E PROFETA AZZURRO DEL MISTICISMO, TI RINGRAZIO PER ESSERE VENUTA IN DIFESA DI KIRI, SEI ORA NOSTRA ALLEATA PER I GIORNI A VENIRE E LE SETTIMANE AD ANDARE. -

    Quindi, con un colpo di entrambi i piedi, la capra scattò verso la scrivania, saltandola, e passando attraverso la grande vetrata alle sue spalle, infrangendola in mille pezzi. Lo sciamano sarebbe in breve scomparso alla vista, dopo un volo di parecchi metri.




    Edited by Jotaro Jaku - 27/1/2018, 12:10
  12. .

    Chi sono io


    Villa [9]




    Quando furono tutti svegli, l'unico a non muoversi era proprio Jotaro. Nella realtà, alla fine dei conti, quello che era più esausto era proprio lui. Nell'incubo, Aloysius lo aveva ucciso più volte di quanto immaginasse, e tutti quei danni non erano scomparsi nel nulla, si erano depositati da qualche parte dentro la sua mente. Quando furono tutti svegli, ci fu un grande parapiglia di persone che si abbracciavano, parole sommesse, oggetti spostati, e poco prima di restare soli, il Gatto venne allontanato. Harumi avrebbe sentito lo sguardo di Jotaro su di lei, sebbene il ronin fosse ancora disteso a terra, e sul suo volto si sarebbe dipinto un mezzo sorriso; poi la porta sarebbe sbattuta, e due dei ninja più vecchi del continente, non solo per età, quanto per esperienze passate, sarebbero stati nella stessa stanza, senza nessuno strano "essere" a dividerli. Diogenes, così grande fuori, così sicuro dentro, aveva visto dopo molto tempo il volto dell'insicurezza, e forse non più abituato a quella sensazione, si era sfogato come un ragazzino la prima volta che, vedendo il proprio cucciolo a terra, si trova faccia a faccia con il concetto della morte. Prima di rispondere, Jotaro rilassò i polmoni ed espirò.

    Jin aveva più controllo. La prima volta, lo incontrai al Neko. Ero ancora un servo di Jashin,
    lui entrò e iniziò a vantarsi, gli risposi, e mi apparve vicino, piantandomi una lama nel petto. Era a modo suo, e questo non gli ha dato una lunga vita, ma aveva più controllo.


    Jotarò reclinò la testa, sempre stando disteso a terra, voltandosi verso il colosso, con viso annoiato, e terminò il discorso, dispiaciuto, non deluso.
    Lei morirà, se non sarà pronta, prima di tutti noi. Questo lo sai.

    Con non poca difficoltà, il ronin si sedette a gambe incrociate, sollevando il busto da terra, facendosi perno sui gomiti ossuti. Ultimamente era molto più simile a Fyodor di quanto volesse ammettere. Non solo nel corpo, si sentiva sottile anche nell'animo. Sapeva di essere in debito, stavolta avrebbe dovuto dare al compagno tutte le risposte di cui aveva bisogno.

    CITAZIONE
    " Non so più cosa sei vecchio amico, ti ho visto eruttare pece nera, tramutarti in pianta, espellere mistici artefatti, risorgere dal regno dei morti e spezzare le catena di un Dio...non ho mai fatto domande, non più di quelle indispensabili, ma ora devi dirmi cosa alberga dentro di te e se sei in grado di controllarlo.

    Diogenes sul terminare della sua frase, avrebbe scorto qualcosa di nuovo negli occhi di Jotaro, tristezza; per qualcosa che aveva detto pochi istanti prima.

    Niente, non c'è niente dentro di me. Intendo in senso ampio. Penso però che ad un certo punto tu lo abbia capito. Sono sicuro che Eiatsu non abbia mai fatto troppa fatica a sopprimere la mia anima quando mi evocava con l'Edo Tensei.
    Chiaramente Jotaro non si stava riferendo ad Indra. Le parole di Diogenes avevano toccato inavvertitamente un tasto dei pochi, che ancora era in grado di far vibrare le corde del figlio del suono. Stavolta però, avrebbe dovuto essere sincero, per il pericolo che tutti avevano corso a causa sua.

    Fyodor quando si è presentato a te, ha portato qualcosa con sè, una carcassa. Un aborto del raziocinio, qualcosa oltre ogni possibilità di salvezza, QUELLO, sono io. Quello vero almeno. Sono sempre stato molto misterioso per non lasciare troppe tracce, ma a questo punto non ha molto senso nascondere ulteriormente la verità, ci sono cose più importanti. Io sono un contenitore. Niente di più.
    L'ho scoperto poco prima di morire in realtà, per questo ho cercato di porre fine alla mia vita, ero troppo orgoglioso per accettare il fatto di essere un involucro di carne.


    Jotaro fissò Diogenes chiudendo gli occhi e forzando un sorriso, impostazione decisamente oltre le sue capacità, tanto da essere evidente lo sforzo nel tentativo. Il ronin si grattò il capo per poi riprendere la confessione, che forse avrebbe dato qualche dettaglio in più al colosso di Oto.

    Non sono nemmeno figlio di Ayato, non in senso letterale almeno. La cosa che è stata distrutta nella tua villa da Fyodor, quello è il vero erede, figlio del vecchio e di una donna del tuo clan di cui non ho mai saputo nulla. Fu lui a crearmi e a creare altri come me, sfruttando il suo materiale genetico, e stabilizzandolo con le cellule rigeneranti dei Senju, aiutato da Orochimaru, ovviamente. Quando sono venuto a conoscenza di questo, mi sono chiesto perchè, poi ho collegato i puntini. Quelle "cose" che sono uscite dal mio corpo quando Eiatsu mi ha richiamato, sono il contenuto per il quale venne creato il contenitore. Prima erano conservate altrove penso, poi il "vero" Jotaro le ha raccolte e inserite dentro di me, il motivo lo ignoro.

    Il preambolo era stato particolarmente lungo, e decisamente complesso da portare a compimento. Era la prima volta che lui ne parlava in maniera estesa, ed era evidente il suo disagio nel dire come se niente fosse " sono un sacco di carne senz'anima, creato come scatola, e non ne avevo idea fino a ieri".
    Tutto il racconto era però necessario.

    Mi hai chiesto di questo Indra...questo Antico, stessa cosa, nomi diversi. Dovevo prenderla larga per spiegare. Non è come una forza portante. Non si trova dentro di mè,
    nè in collegamento con mè; il che è un bene perchè non è in grado di controllarmi o obbligarmi a fare nulla, e se venissi torturato o indagato,
    non ci sarebbe un bel nulla, è come se ci fosse una porta dentro di me, che si collega alla sua dimensione. Non ne so ancora molto, so che è stato lui a venire da me, c'è sempre stato, probabilmente attratto da quello che avevo dentro di me, non so in che modo vi sia collegato. Lui non parla con me, raramente siamo in contatto, figurarsi in sintonia. Quindi no, io non lo controllo, e lui non controlla me, a volte ci scambiamo pareri, per adesso nulla di più....Che è come dire che non ne so molto più di te.


    Il concetto era che questo "essere" che veniva da chissà dove, era innocuo, ma era la verità? Quello accaduto là sotto, nel sogno, sembrava diverso dal normale significato di innocuo.

    CITAZIONE
    Cosa è Indra? C'è sempre stato oppure ci sei entrato in contatto successivamente? Quali sono i suoi poteri e perché ha deciso di rivelarsi a me ora? C'entra qualcosa il rituale di Orochimaru? Ho avvertito chiaramente che qualcosa è cambiato in te mentre manipolavi il mio sangue!

    Cosa sia è una bella domanda. La verità è che non ne ho la minima idea. Io non chiedo,
    lui non parla. Penso che un tempo fosse un uomo, molto, molto tempo fa.
    Riguardo quello successo là sotto, anche se sembra difficile a credersi, non era una prova, nè una minaccia; è stata una dimostrazione. Lui non fa altro che cercare di avvertire me e tutti quelli che ho attorno. Non so di cosa, e non capisco se nemmeno lui lo sappia o se semplicemente il nostro modo di comunicare sia ancora primitivo. Ho avuto un contatto diretto con lui solo recentemente, durante l'incidente di Eiatsu, quando mi ha richiamato alla vita.
    Vuole metterci in guarda da qualcosa; riguardo il rituale, non ne ho idea,
    non ho ancora esplorato con attenzione quello che il mio creatore e Orochimaru hanno fatto al mio corpo, ma la presenza di quegli oggetti dentro di me, ha causato dei cambiamenti. Forse era questo che hai sentito riferendoti al sangue. E' come se io fosse un miscuglio di circuiti elettrici che vanno in corto tra loro. A volte ne esce qualcosa di sensato, a volta no.


    Quindi la discussione passò alla visione che c'era stata nel sogno, e Jotaro spiegò a Diogenes la vera natura di quello che aveva visto, e dell'errore di compresione che lo aveva confuso. La voce di Indra gli narrava gli eventi, ma non era uno dei tre uomini presenti.

    CITAZIONE
    Hai parlato di una prova; perché era così necessaria? Questo nemico di cui parli chi è e come ne fai o fa a conoscere la forza?

    La senti anche tu questa voce? Sei tu a generarla o parla solo attraverso te? L'Antico....parli di Indra? La voce era la sua, quella del primo uomo comparso. Voglio sapere chi sono gli altri due e perché quei ricordi, se così possiamo chiamarli, sono così importanti...Yura, chi è? Il Nemico? "

    Indra vuole mostrarci qualcuno, ho avuto anche io la tua stessa visione, identica, più di una volta, ho formulato teorie, Indra ne ha confermate alcune. Sono ricordi,
    non so esattamente di chi, forse di Indra stesso, forse era presente, o forse c'è dell'altro, ma so per certo che i 3 uomini non sono lui. Andiamo per gradi.
    La voce che senti, è Indra, a volte sceglie di manifestarla direttamente, a volte lo fa attraverso me, ma in questo caso, riesco a farlo sono con individui alleati,
    o a cui non voglio nuocere, per adesso. E' tutto molto confuso. Riguardo la visione, hai notato il primo individuo, alto, potente, molto più di te, o di Raizen,
    o di Ayato, o di chiunque io abbia mai incontrato. Non l'ho mai visto, ma mi terrorizza. Anche Indra ne è infastidito, lo percepisco. L'uomo che hai visto venire ucciso invece, è colui che ha creato gli oggetti che si trovavano nel mio corpo, questo lo ha confermato Indra stesso. La spada che hai visto, è uno di questi oggetti, l'ultimo uomo invece, Yura. Non ho idea di chi sia. Non ho mai trovato informazioni a riguardo, nè incisioni, nè pergamene, nulla. Nemmeno riguardo questo drago di cui parla Indra nella visione. Non so nemmeno se si tratti di verità, o se la frase sul drago sia una metafora. Sinceramente, sono stanco, non ho idea di che piega abbia preso la mia esistenza.


    E lo sembrava davvero, era molto diverso dal nukenin violento e impulsivo di un tempo, era perso, senza una meta. Per la prima volta non era ossessionato dal potere, o dalla ricerca di segreti, ma cercava solo di liberarsi da una ragnatela nella quale non aveva mai chiesto di finire. Poi gli passò un'idea in mente, e Diogenes lo avrebbe notato.

    Quasi dimenticavo. La tua nuova tecnica dovrebbe essere andata a buon fine.
    Quando sono rimasto senza forze, ho lasciato il posto a Indra. Lui ha usato il suo sapere e la sua energia per terminare il rituale. Dovresti essere in grado di utilizzarla. Quando al sogno...penso si tratti del suo modo di aiutarci. Partendo da me può generare un sogno nel quale far cadere uno o più individui. All'interno del quale è possibile generare chakra reale, sfruttando l'energia psichica rilasciata durante il sonno. In questo modo possiamo addestrarci.
    Preparare quello che non possiamo preparare all'aria aperta. Fin tanto che ci troviamo nel sogno, al massimo puoi perdere un po' di sangue dal naso,
    o avere la febbre, ma solo io rischio danni. Non è da ignorare come possibilità.


    A quel punto, Jotaro si alzò, reggendosi al letto. Sul volto apparve una smorfia che Diogenes aveva già visto, quando gli aveva impedito di uccidere Shiltar Kaguya, anni prima, durante il loro scontro.

    Sono diventato davvero debole; ma pensa te. Quando sono risorto mi hai offerto cibo e ristoro, che al tempo ho rifiutato. Accetterei adesso. Devo rimettermi in forze,
    se Oto non ha bisogno di me al momento, devo partire alla ricerca degli oggetti che albergavano dentro di me. Ormai penso sia l'unica strada per la verità.



  13. .
    Voglio fare un saluto improvviso, e decisamente non preventivato. Oggi se ne è andata una legendosa un po' speciale, perchè nonostante non abbia mai scritto un solo post, nè avesse una scheda, era stata qui sulla scrivania mentre scrivevo quasi tutti i post per tutti voi, o mentre preparavo le trame di Cantha, o leggevo le vostre ruolate. Non solo, ma era anche l'unica a conoscere i segreti delle mie quest e delle giocate a parte me, negli ultimi 5 anni.

    A Carbonella, la mia energia nera preferita



    fRvU1uj
  14. .

    Eoni fa


    Villa [8]



    Quale era lo scopo di tutto quello che stava accadendo?

    [...]

    Il Colosso sembrò recuperare, dopo alcuni attimi di smarrimento, la sua forza interiore, e si scagliò contro il simbionte con la forza di un cataclisma. Raccogliendo la sfida della spada, e vedendolo arrivare verso di lui con la grande lama rossa in mano, Indra sorrise nuovamente in modo smodato. L'impatto fu scoraggiante. Un enorme schianto cremisi scese verticalmente sul magro individuo fatto di muscoli e ossa. Troppo rapido per essere evitato; non solo, ma lo spirito ritrovato del Mikawa era quello di un vero Garth, e la sua presenza mentale aveva ancorato il posseduto dove si trovava; paura, se avesse potuto provarne. Giusto il portare in alto la Sua, di lama, parallela al terreno, perchè la lama cremisi vi si schiantasse contro. L'esplosione di sangue fu enorme e investì tutto quanto, segando a metà non solo la villa, ma gran parte delle colline circostanti. Nel sogno, per qualche motivo, Diogene dimostrava molta più potenza di quanta avrebbe potuto, o voluto. Senza rendersene conto, la sua mente aveva capito di trovarsi in una realtà separata, e si stava sfogando; come una febbre che cerca di liberarsi da un'agente estraneo.
    Prima ancora di potersi sincerare della sconfitta del suo nemico; il sangue del capoclan esplose polverizzando tutto ciò che di Indra si trovasse attorno a lui. In tutto quel delirio, il suono metallico della masamune che cadeva a terra si perse nel nulla, sovrastato dalla devastazione. E dalle fiamme.

    Per qualche ragione, il risultato della tecnica di sangue, fu...fiamme. Un'esplosione di fuoco si propagò tutto attorno, investendo Diogene e la giovane portatrice, ma senza nuocere loro; come un fiammifero acceso in una grande bombola di gas. Il fuoco investì ogni angolo della villa ancora in piedi; la neve sarebbe scomparsa per Diogene, e lo sarebbe stata poco dopo anche per Harumi, grazie al rilascio della ragazza aiutata dal demone, e dalle ferite.


    Nella realtà, Jotaro sbrodolò fiumi di pece dalla bocca, come un annegato che viene riportato a riva e ha i polmoni pieni d'acqua.






    Dalle fiamme, emerse una figura di forma umana, completamente annerita, sia per la luce generata dalle fiamme che ne impediva la messa a fuoco, sia per l'effetto della carbonizzazione. Ma la visione durò un istante. Il vento e le fiamme non sarebbero state l'ultimo pensiero di Diogenes, infatti una sensazione sgradevole avrebbe attirato lo sguardo del colosso al suo stomaco. Quando le sue pupille si fossero mosse e il suo mento abbassato, per sincerarsi di quello stimolo nervoso; un braccio, fuoriuscito dal suo stomaco, lo avrebbe improvvisamente toccato con l'indice dritto sulla fronte. Per poi conficcarsi in essa, come il dito di un bambino curioso, che infila parte della mano nel budino, per testarne gli effetti. Tutto sarebbe cambiato attorno a lui...

    [...]

    Quanto ad Harumi, nessuna propaggine sarebbe uscita dal suo corpo. La figura carbonizzata la fissava dalle fiamme che avevano avvolto il luogo in cui si trovavano, nella villa mezza crollata, o almeno ciò che restava della stessa.
    Il bruciato percorse un paio di metri in avanti e raccolse la masamune nera, con la mano destra, quindi tornò a fissare la ragazzina; prima di spalancare la bocca completamente nera, a rivelare un enorme occhio rosso che l'avrebbe fissata. In quel momento, Harumi avrebbe distintamente avvertito qualcosa simile ad un artiglio afferrarle le viscere, in una sensazione molto simile a quella avvertita in precedenza, ma stavolta non si trattava di una illusione. Indra stava forzando il suo sigillo di contenimento per farla sopraffare dal Nibi. Volutamente! Eppure, anche se la ragazza non fosse riuscita a resistere, il tentativo si sarebbe fermato, prima di causare completamente la fuoriuscita del demone. Voleva metterla alla prova.


    Il piano di Jotaro, qualunque fosse, era ancora oscuro a tutti; sempre che ce ne fosse uno, e che Indra non ne avesse reclamato il corpo. Decisamente però, la scelta di Eiatsu nella realtà fu la più sbagliata operata da chiunque a Oto quel giorno. Ben peggiore della scampagnata esplorativa di Gene e compagnia per creare la nuova tecnica. Infatti, l'intromissione mentale era il punto focale dell'essenza stessa della creatura che abitava Jotaro; il quale sopravviveva al continuo contatto con l'essere, poichè egli non si trovava mai completamente dentro di lui; erano più collegati da una sorta di corridoio, vicini, ma mai assieme. Eiatsu aveva appena spalancato la botola che dava sulla bestia, e ci si era aggrappato, per lanciarsi meglio contro di essa.



    Non ci furono suoni, nè domande. Coloro attorno ad Eiatsu lo avrebbero visto poggiare la mano sulla fronte di Jotaro, e concentrarsi, restare immobile per qualche secondo, come fosse di pietra, quindi socchiudere gli occhi, e scostarsi appena, accasciandosi a terra, immobile. Con le pupille sbarrate e un rigolo di bava che gli usciva dalla bocca; rigido.
    Solo i kami sapevano se da quel giorno, avrebbe potuto mangiare nuovamente con le sue mani, senza far cadere la forchetta. [Folle-Mente]Caratteristica dei Portatori: La vittima subisce danni alla vitalità in relazione alla profondità dell'intromissione e al livello dell'innata posseduto.


    Quanto al Colosso.
    La sua mente aveva compreso che quanto stesse accadendo non era reale; ma la sua brama di sangue e il suo bisogno di lottare erano in contrasto con la sua razionalità, e i suoi muscoli non vedevano altro che lo scontro. La voce di Indra risuonò nuovamente dentro di lui.

    DisCiPliNa lA tUA meNte.

    Il Colosso era altrove. Aveva a disposizione tutti i sensi. Ma non avrebbe avuto il controllo del suo corpo; anzi, non avrebbe avuto alcun corpo. Si sarebbe trovato passivo, in una situazione estranea, in un luogo sconosciuto e non; come uno spettatore che guarda uno schermo. Avrebbe osservato una scena, essendo presente, ma non fisicamente. Davanti a lui, in sequenza, avrebbe notato tre individui; ma per qualche strana ragione, avrebbe visto la scena senza colori, in scala di grigi, come un filmato in bianco e nero. Il suolo era chiarissimo, sembrava marmo, anche se i dettagli, il suono del vento, e l'odore, gli avrebbero ricordato il deserto di quando era un fanciullo. Lo sfondo, nero. Notte, ma senza alcuna stella; che non ci fossero, o fossero state escluse dalla scena, irrilevante.


    Notò un uomo. Non poteva vederlo in volto, era di spalle, e sarebbe restato di spalle per tutta al durata di quella esperienza extracorporea. Si trovava a un centinaio di metri da lui, era più una sagoma che altro. Poteva vederne i movimenti, poco altro. Non avrebbe udito quasi nulla.



    Aveva un mantello morbido, ma non eccessivamente lungo, che veniva spostato spesso dal vento che accarezzava le dune. Il soggetto era alto, longilineo, non sembrava nemmeno un combattente. Eppure le sue forme erano perfette, sembrava persino troppo perfetto per essere un uomo. Camminava dolcemente, come se non fosse appesantito dal tempo, o dai fardelli della vita, eppure emanava una sicurezza in grado di spaccare a metà una montagna. Diogenes non lo conosceva, non lo aveva mai visto, si trovava in un'esperienza non reale, ed era a decine e decine di metri da quell'individuo, eppure avrebbe percepito la differenza che li separava, potremo dire inadeguatezza. Quindi l'uomo si sarebbe fermato, e lo sguardo del colosso avrebbe virato verso sinistra.



    Più a sinistra, ma molto più lontano del primo individuo, un altro soggetto era apparso. Era pesantemente coperto di teli, come se giungesse dalla parte più calda del deserto, e aveva la mano destra alzata, per farsi notare dal primo uomo. Quando questo si fermò, il secondo individuo prese a camminare per raggiungerlo. Egli era differente. Diogenes poteva percepire che si trattasse di un normale uomo. Un ninja, per la postura, e per l'energia che emanava, ma nulla di più. Dai movimenti risultava stanco, forse la traversata nel deserto gelido, forse per altri motivi. Quando giunse in prossimità del primo uomo, si inginocchiò senza che questo compisse alcun movimento; quindi il secondo uomo tirò fuori dal mantello di stracci qualcosa, difficile da vedere dalla distanza, ma probabilmente un rotolo, che venne usato per un richiamo.
    Quando il gas, immancabile risultato del processo di evocazione fosse scomparso, in mano all'uomo, ancora in posizione inginocchiata, di supplica, era apparsa una spada. Una lunga katana, non troppo dissimile da quella che Indra gli aveva mostrato poco prima, a voler essere pignoli, probabilmente la stessa Masamune, ma senza la pece che vi colava dal fodero.
    L'uomo stava porgendo la spada al suo padrone, chinando il capo, in dono. Diogenes potè chiaramente comprendere le parole di Indra.

    SasAYakI. La lAMa dElLa roViNa. PUò uCCideRe qUalUNque CosA.

    Il primo uomo afferrò la spada dalle mani del servo, e, ancora infoderata, sollevò il braccio destro e la conficcò con tutto il fodero nel petto dell'ignaro servo, da parte a parte, fino a farla entrare nella sabbia con la punta del fodero, con una forza terrificante, senza un istante di esitazione. Il Colosso avrebbe potuto percepire la sorpresa, e il terrore della vittima, nonostante non potesse affatto vederne il volto. Era come se Indra gli stesse comunicando le sensazioni che avrebbe provato, se fosse stato spettatore di quella scena da vicino. La sabbia completamente bianca, per Diogene, divenne scura attorno al corpo del malcapitato. In quel momento, apparve un terzo uomo. A destra.



    YuRa, coLpiRà iL dRagO qUelLa nOttE.

    Questi era alla stessa distanza da Diogene del primo uomo, e si avvicinò a lui con passo tranquillo. Anche lui era ammantato in maniera massiccia, tanto da essere coperto in ogni parte del corpo, testa compresa, impedendo di vedere qualunque dettaglio. Quello che saltava all'occhio però, non era il corpo dell'uomo, quanto quello che portava con sè. Aveva sulla spalla destra un lungo palo, forse superiore ai 4 metri, al termine del quale era situata una lama gigantesca di forma particolare, sembrava quella di un falcetto da orto, ma di grandi dimensioni. Il guerriero sarebbe giunto fino al primo uomo, e avrebbe chinato il capo in segno di sottomissione. In quel momento, il padrone avrebbe estratto il fodero con la spada al suo interno, dal corpo della vittima, e avrebbe inserito la spada nella cintura, senza nemmeno pulirla. A quel punto Diogenes avrebbe potuto chiaramente notare il secondo uomo sollevarsi da terra con la difficoltà di un uomo che inciampando, cade a terra. Si rialzava con difficoltà, e si portava le mani al petto, per osservarsi, come se fosse testimone di un cambiamento.
    Il primo uomo gli disse qualcosa, quindi si voltò verso il terzo uomo, e assieme si allontanarono all'orizzonte.
    Rimase solo la vittima, che continuò a fissarsi le braccia, prima di cadere in ginocchio, in preda alla disperazione.

    Erano ricordi. Diogenes stava osservando il passato; ma il passato di chi? E quando? Tutto sembrava molto...lontano.


    In un battito di ciglia, Diogenes era sveglio, circondato da tutti i suoi alleati, i cui volti erano molto più distesi di quanto non fossero in precedenza. Harumi era presente, avrebbe avuto del tè in mano se ne avesse avuto bisogno. Fyodor la stava accudendo come un fratello maggiore. Incredibile a dirsi.
    Il colosso sembrava del tutto illeso, così come la villa.
    Jotaro era ancora disteso a terra, con gli occhi incavati, ma sveglio. L'unico a non passarsela troppo bene era Eiatsu, che si era ripreso in qualche modo, e ora si trovava in un angolo, con una coperta sulle spalle e una tisana, assistito dai presenti. Per sua fortuna, l'intromissione era stata molto breve, e grazie alla sua esperienza, cauta. Se si fosse lanciato con più energia nella mente di Indra, probabilmente sarebbe diventato un vegetale.
    La voce di Jotaro risuonò dal pavimento, oltre il fondo del letto, essendo lui non visibile da Gene, da dove si trovava, disteso.

    << Eiatsu starà bene in un giorno o due...Lui...vi ha messo alla prova laggiù. Conosce il nemico, sa che non abbiamo troppe speranze ora come ora, l'ho lasciato libero di dimostrarlo. >> Non disse altro, soprattutto riguardo all'ultima parte del sogno, non ne avrebbe parlato sul momento, non ce ne sarebbe stato bisogno, infatti Diogenes avrebbe chiaramente sentito la voce di Jotaro nella sua testa, con l'intonazione di Indra.

    l'Antico...lui ti ha mostrato qualcosa..vero? Una collina nel deserto, con i 3 uomini...Non è così?

    Le implicazioni di quella giornata, si sarebbero ripercosse per i decenni a venire.


  15. .

    Il Sonno della Ragione


    Villa [7]



    Il risultato dell'affondo mentale di Indra su Diogene fu in parte inaspettato da parte dell'essere Antico; il dolmen di sangue che gli si parava davanti aveva una distinta forza di volontà; la sua mente aveva rigettato il colpo, facendogli udire un grido, fastidioso, ma comunque un semplice grido. Anche gli altri presenti avrebbero voluto aver a che fare con un solo grido. La verità era che la voce di Indra non era che uno dei medium con cui la creatura si insinuava nella mente delle sue vittime, per sconvolgerle, violentandone gli angoli più intimi e remoti. Ogni mente era un libro per lui, privo di copertina e dalle pagine trasparenti; e ogni mente sarebbe potuta cadere, compresa quella del colosso di Oto.
    Alla prima frase del gigante, Indra sorrise nuovamente, a 32 denti, come aveva fatto fino a quel momento, come un fanciullo irritante che ti osserva dalla finestra tutto il giorno, a cui non puoi fare nulla, se non nasconderti dietro ad una tenda, temendo che la sua presenza sia ancora nello stesso posto, fissandoti.
    La prima crepa nel grande dolmen arrivò con il primo nome, Siomaru. Il gigante pensava di essere forte, di essere l'incarnazione della battaglia, ma anche la più infuriante delle battaglie può essere placata, e la prima crepa in quella furia cieca rosso sangue, era appena comparsa. Il sorriso di Indra scomparve, per poi riapparire. Le reazioni di quella "cosa" non avevano il minimo senso.
    Alle successive parole di Diogene, egli non rispose, nè vi reagì in alcun modo; una mente veniva tentata, e cercava di divincolarsi a suo modo; prima o poi, si sarebbe sciolta sotto lo sguardo dell'Antico.
    Il quale, sebbene fuori dal comune, era ancora limitato alle capacità fisiche di Jotaro, fortunatamente per Diogene, quindi non gli fu possibile nemmeno percepire il tuono che si concretizzò sulla faccia del ronin, sotto forma di due possenti pugni rosso sangue, che avrebbero trasformato in poltiglia un palazzo.
    Il risultato dello scontro fisico, si concluse con il volto di Jotaro che assorbì la furia del Mikawa nella sua interezza. Il volto si sarebbe disteso sopra le mani del gigante, rilasciando un rivolo di pece nera, prima di ricevere il contraccolpo e schiantarsi contro la parete opposta, in una esplosione di pece e ossa; schizzando un po' tutta la stanza. Nell'attimo in cui Diogene fosse tornato in posizione per il secondo assalto, la creatura si sarebbe ricomposta, come se si fosse adattata alla velocità del gigante, tornando a fissarlo, sorridendo come pochi istanti prima; sebbene sul suo volto, le due zone di impatto dei pugni, avrebbero continuato ad risultare più tumefatte del resto del corpo. Qualcosa, nel processo di rigenerazione dell'Antico, non sembrava essere al meglio, probabilmente per la sua forma fisica legata a quella del ninja che lo ospitava [Ripristino Cenobita].

    Questo adattamento però, non lo convinse a evitare i colpi successivi. Per qualche motivo, anche le tre cannonate del gigante di sangue andarono in porto, causando un suono simile ad un gavettone esploso, ad ogni colpo contro gli organi interni, se ci fossero stati; facendo emettere altro petrolio dalla bocca del ronin. Sull'ultimo, però, un istante prima dell'impatto, Diogene avrebbe potuto notare con la coda dell'occhio, che il volto di Indra si sarebbe privato dei connotati, divenendo una testa completamente color carne, glabra, senza occhi, bocca, narici o capelli.

    e8uMoS0



    Mentre il terzo pugno affondava nelle "carni" del suo nemico, una miriade di occhi rossi si sarebbe aperta sul cranio neutro della cosa, fissando Diogene profondamente, oltre la carne e i tessuti, oltre le ossa e le cicatrici. Il pugno arrivò. Così come un suono, dal nulla.

    CITAZIONE

    "Mamma 17.5! 17.5! Sono un Genin di Suna! "


    In quell'istante, anche qualcos'altro sarebbe arrivato, ma contro Diogene [Subisci e mena][Tecnica Immobile][Presa di Indra - Genjutsu pot 80] L'impressione di un pugno, non pesante come quelli del colosso, molto più debole, ma freddo, lento e freddo, contro il suo muscolo cardiaco.
    Il corpo del ronin venne nuovamente spedito contro l'ennesima parete, ma stavolta non esplose in una pozza di melma, vi restò conficcato.
    Qualunque cosa avesse attaccato Diogene, sarebbe sembrata una mano di ghiaccio, che gli aveva afferrato il cuore, e gli aveva per un istante mostrato il letto della madre, con il profilo del corpo di lei sotto il lenzuolo scuro. Immobile. Quando la creatura fuoriuscì dal muro del bunker, portandosi dietro calcinacci e polvere, era diversa. La testa era tornata normale, la stessa di Jotaro, quella che aveva sempre avuto, sebbene con gli occhi incavati per la possessione di Indra, il problema erano gli avambracci. Su entrambi gli arti superiori, tra ulna e radio, si erano aperti due grosse cavità oculari, con le stesse sfere rosse di pochi istanti prima; e la muscolatura di era ingrossata.

    paLhQ0Z



    Non solo, la stessa bocca di Jotaro era cambiata, ora era più simile ad un foro nero, grande dal mento alla zona nasale, priva di denti, come fosse un buco nero senza fine; che il simbionte spalancò utilizzando le dita della mano sinistra. In quel momento, il terzo incomodo sarebbe giunto, così folle da desiderare di unirsi a quell'incubo.

    L'occhio dell'avambraccio sinistro, avrebbe fissato Diogene.
    L'occhio dell'avambraccio destro, avrebbe fissato Harumi.

    Sciocca bambolina, che pensa di poter osservare i grandi, come in un gioco dove i grandi la lasceranno osservare. La neve avrebbe iniziato ad addobbare la stanza, ma solo per Harumi. La temperatura sarebbe scesa...e nel giro di pochi istanti, tre, quattro, sei centimetri di neve, apparsi dal nulla, forse dal soffitto, forse dal pavimento, avrebbero adornato la stanza, posandosi su Jotaro, e su Diogene. In breve, i corpi dei presenti, a terra, nel terrore, sarebbero stati in parte sommersi dalla neve, cambiando colore.
    Ma solo per Harumi. La quale, improvvisamente, avrebbe potuto notare un ulteriore corpo nella neve che riempiva la stanza. Esso era avvolto in un mantello logoro, quasi nel tutto irriconoscibile, tranne che per metà del volto, i cui lineamenti erano estremamente simili a quelli della ragazza. In quel momento, il corpo della donna semi congelata avrebbe iniziato a macchiare di rosso la neve, nella zona interessata dal ventre della donna, che con un rantolio di dolore, avrebbe iniziato a crepare la mente della ragazza. Il colore, l'odore, le sensazioni che pensava di aver già sentito, erano ricordi impressi nella sua corteccia cerebrale. Troppo piccola per ricordarli attivamente, ma già viva per sperimentarli. La sola presenza in quella stanza, e aveva firmato la sua condanna a una fine senza fine. L'occhio destro del braccio di Indra avrebbe fissato la ragazza, nel profondo della sua anima, e come quella donna, anche lei avrebbe iniziato a sanguinare dai pantaloni, con una fitta straziante al ventre, così forte da farle vomitare il potere che aveva in grembo, ma che non era ancora stupidamente in grado di controllare. [Presa di Indra - Genjutsu Pot 80]

    Un terzo Occhio, orizzontale, si sarebbe aperto sulla fronte del ronin. Rosso, come tutti gli altri che lo caratterizzavano. La possessione era entrata nella soglia....

    ...mAdRE



    [Altrove]

    Nella stanza dove Diogene era stato trasportato, in quelle stesse lenzuola....il gigante dormiva profondamente! Aveva un panno bagnato sulla fronte, e il suo corpo era stato quasi interamente spogliato. Respirava con affanno, ed era coperto di sudore. Accanto a lui, la giovane Harumi era nelle stesse condizioni, sebbene ad occhio, sembrasse che la ragazza stesse accusando di più dal...qualunque cosa stesse succedendo, tanto da aver iniziato da poco a sanguinare dal naso.
    Eiatsu e Fyodor erano accanto a loro, e cambiavano gli stracci caldi con altri freddi a intervalli regolari, mentre gli altri gregari del boss, così come i suoi ninja più stretti, si arrovellavano cercando di scorrere più in fretta possibile tutti i libri di Jotaro che erano rimasti nel bunker, ora trasportati ai piani superiori. Cosa stava accadendo nella villa? I due ninja di Oto non si trovavano affatto nella sala inferiore a combattere con Jotaro, infatti il ronin era esattamente nella loro stessa camera, anche lui addormentato, ma steso a terra; il suo sonno era tranquillo, del tutto l'opposto rispetto ai suoi compagni Otesi.
    Tutto quello vissuto da Diogene fino a quel momento, un incubo? E Harumi? Come era finita in quella situazione, se l'unica cosa che aveva fatto, era stata recarsi nel sottosuolo?
    Le mani di Jotaro, il vero, Jotaro, che dormiva assieme agli altri, si serrarono nel sonno, mentre tutto il resto del suo corpo si rilassava e la respirazione si distendeva.

    [Nell'incubo]

    Il profanatore di menti stava mutando, la sua muscolatura si faceva molto più tirata. Persino le tumefazioni inflitte da Diogene stavano lentamente scomparendo. La creatura si conficcò spontaneamente la mano sinistra nella bocca, quella che doveva sembrare una cavità orale ma pareva più lo scarico di un lavandino, e assieme a una modesta quantità di pece, tirò fuori un'elsa. Quindi una lama, una lunga lama nera, gocciolante melma. Tenendola con entrambe le mani, in posa marziale, con la lama orizzontale, rivolta verso il suo lato sinistro, Indra piegò lateralmente il collo, e l'occhio Sinistro vibrò, fissando Diogene. Lo stesso suono, senza parole, trasmesso in altro modo, risuonò nella mente del colosso.

    CITAZIONE

    " Se non vado errando è dai tempi della fondazione che ne esce uno ogni venti, trent’ anni..."


    La lama non era che una mera copia della vera Sasayaki, la lama nera della rovina, per grazia dei presenti. Era solo un brutto sogno. Non per questo meno reale. Non per questo, meno letale.


    * Le conoscenze citate appartengono a Indra, e fanno parte della Ts che userà



    Edited by Jotaro Jaku - 19/12/2017, 13:58
339 replies since 24/9/2014
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