Posts written by Filira

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    Ecce Deus fortior me


    I



    Poco lontanto dal caotico centro di Oto, era sito un piccolo tempioshintoista apparentemente in rovina. Rampicanti crescevano sulla facciata crepata dalle intemperie e dal tempo, mentre il gracidare di animali sconosciuti riempiva l'ambiente di note melancoliche.
    Tuttavia, rimanendo in ascolto per qualche minuto, qualcuno avrebbe potuto distinguere in lontananza un vociare melodico e ritmato, scandito da quello che pareva un canto in un'antica lingua. Ciò che pareva abbandonato, pullulava in realtà di vita celata, e in sé stesso celava morte incarnata.
    Attorniata da sete e cuscini impregnati di incenso, Izanami giaceva assisa in trono. Il corpo mortale della Dea era abbandonato sulla dura seduta in legno, mentre il capo riversato all'indietro celava due occhi bianchi riversati in una trance spirituale da cui si sarebbe presto risvegliata.
    Così come era iniziato, il canto mistico terminò. Uno dei bonzi del tempio si premurò di risvegliare lentamente la donna, aiutandola a riguadagnare la posizione seduta e rassettandone le vesti in tutta la loro lunghezza. La fronte di Izanami era imperlata di sudore, il respiro rotto dalla fatica della meditazione.

    Dimmi, bonzo, come pensi che proceda il processo di rafforzamento della nostra forma umana?

    Interrogò l'uomo di fronte a sé, mentre quello con timore indietreggiava alla sua postazione, prestando estrema attenzione a non mostrare la schiena alla Dea. Il tempio e la Setta lavoravano da lungo tempo alla ricostituzione fisica della potenza della loro preziosa incarnazione, ma i risultati, e l'uomo ne era cosciente, erano parsi scadenti.
    Alzò una braccio, osservando la propria mano aprirsi e chiudersi ritmicamente di fronte a sé. Era ancora estremamente debole, ma non poteva in tutta onestà accettarlo. I muscoli non rispondevano ai lenti stimoli nevralgici impartiti dal cervello, e perfino le sue ossa parevano stridere ad ogni movimento. Di certo l'incarnazione era un processo complesso, un rituale antico che era stato studiato nei suoi particolari nel tempo dalla Setta. Ma non era perfetto, e una delle sue maggiori controindicazioni risiedeva nel lungo periodo di infermità a cui costringeva il nuovo ospite.

    Mia Signora, il processo è lento e inesorabile, ma in corso. Bisogna avere pazienza, io credo. E' stata la morte stessa a scegliervi come propria incarnazione. Dobbiamo avere pazienza e fede.

    La Dea si limitò a spostare lo sguardo sulla pipa appoggiata su un vicino tavolino finemente intagliato. Pazienza. Cosa ne poteva sapere un semplice mortale della pazienza. Nella patetica vita di un uomo tutto accadeva velocemente, in un continuo nesso di cause ed effetti che pur nella loro chiarezza apparevano ad essi niente più che una serie di eventi non collegati. Inspirò a fondo, meditando su quanto le era ora chiaro.

    Comunque, abbiamo ricevuto un nuovo invito dal Villaggio. Potrebbe essere l'occasione che stavamo aspettando per fortifare le vostre membra, mia Signora.

    Una sonora risata ruppe il silenzio immutabile dell'ambiente. Roca, antica, lontana. La voce di Izanami sembrava provenire direttamente dalle voragini dell'inferno. Ne era trascorso di tempo da quando il Demone di Oto e i suoi accoliti avevano richiesto la sua presenza. Ne erano degni? Certamente no. Ma negli ultimi anni la Dea aveva avuto poche occasioni di divertirsi con qualche piccola cavia umana. Quale migliore occasione?

    [...]

    I geta della donna stridevano sommessamente a contatto con il terreno. Era giunta al Paese del The all'alba del quinto giorno, vestita del suo tradizionale kimono e accompagnata dalla sua lunga pipa. I lunghi capelli neri, in contrasto con la pelle diafana, erano cosparsi di piccole perle che raccoglievano delle morbide ciocche ribelli. Un piccolo parasole portato nella mano sinistra schermava la Dea dai raggi cocenti del sole.
    Stava percorrendo il molo del porto di Kocha nella sua lunghezza, avvicendando lentamente un passo dopo l'altro. In lontananza, le parve di scorgere appena delle figure estremamente giovani. Dovevano essere i restanti sacrifici destinati a quella sciocca misisone. Un sorriso si dipinse sul volto della donna, mostrandone appena i denti. Cosa ne avrebbe fatto di loro, l'avrebbe deciso il tempo.

    Il viaggio sarà lungo e pieno di insidie. Ma il timore della Morte redimerà tutti.

    Sentenziò, parandosi appena dietro ai quattro giovani, due donne e due uomini. Il viaggio sarebbe stato lungo, era vero. Ma erano le insidie del fuoco amico ciò a cui avrebbero dovuto porre maggiore attenzione.
  2. .

    A little party never killed nobody


    IV: Back-to-back



    Erano rare le volte in cui riusciva a ricordarsi i sogni.
    Di queste poche volte, ovviamente, la maggior parte erano incubi. Si svegliava, in mezzo alla notte, nella sua piccola casetta di terra battuta. Fuori solo il gracidio di qualche coraggioso insetto delle sabbie, e il rimbombare incessante della sua tachicardia. Ecco, spesso questi incubi la vedevano immobile, su di una spiaggia lontana. Di fronte a lei, solo una enorme onda anomala, pronta a travolgerla. Sentiva appena l'acqua fredda e i detriti sfiorarla, e poi si risvegliava.
    Eppure, stavolta non si trattava di un incubo. Stavolta non si sarebbe svegliata nella sicurezza del suo letto, se non avesse agisto prontamente.

    MALEDETTO VERME!

    Urlò, mentre un piccolo ma potente smottamento di fango inondava la piazza, rischiando di investire il trio di genin e i pochi avventori superstiti alla comparsa dell'evocazione. D'istinto la Rossa incrociò le braccia di fronte al volto, concentrando quanto più chakra possibile nelle braccia e cercando di rimanere più salda possibile sulle gambe. Tuttavia, per quanto potesse opporsi alla forza della valanga di fango, quella ebbe il sopravvento, trascinandola contro l'edificio appena alle sue spalle e provocandole una discreta contusione alla schiena per l'impatto, seguendo una sorte simile a quella toccata alla piccola Nekki di fianco a lei. Fortunamente, riuscì a scorgere Masayoshi abbarbicarsi sulla facciata del palazzo, mettendosi in salvo dalla melma.

    Non importa quello che accade a noi, Masa non deve rimanere ferito o catturato.

    Sapeva ormai da tempo la terribile verità che si celava nel corpo apparentemente esile del ragazzo. E, onestamente, rabbrividiva al pensiero di dover eventualmente confessare al magico duo Daishin e Hohenheim che il loro prezioso sacrificio umano era finito in mani decisamente sbagliate. Oltre che dispiacerle per il ragazzo, ovviamente.

    E ora non possiamo nemmeno muoverci! Comincia davvero a farmi incazzare.

    Sbottò, rivolta a nessuno in particolare, se non al maledettissimo verme e alla combriccola di fanatici che ne era alla guida. Con non poca fatica si trascinò attraverso il fango, trovandosi a dover concentrare una buona quantità di chakra nelle gambe. Proprio mentre era lì a sguazzare nel suo amato mare di melma, il verme o chi per lui pensò bene di esibirsi nell'ennesimo rigetto di fango. Stava già per prepararsi all'ennesima batosta, quando quell'angelo fatto bambina della Nekki si frappose tra lei e la fanghiglia, salvandola da una indesiderata visita alla spa.

    Grazie bambolina, questa te la devo!

    Le sorrise appena, mentre a fatica si portava vicino alla corda che quella le aveva calato. I due ragazzini si arrampicavano sulla facciata degli edifici quasi fossero piccoli ragni, ma lei si sarebbe dovuta accontentare di scalare il più rapidamente possibile la corda. Una volta giunta ad un'altezza decente si pose nelle vicinanze della piccola Ryugi. Lì, mentre quella si prodigava nel creare dal nulla due sfere infuocate, Saru recuperò rapidamente quattro kunai, lanciandoli con quanta più forza possibile in direzione del trio.
    Come se tutto questo non bastasse, un altro vermetto le cadde sulla spalla, conficcando i suoi dentini della tenera carne della Rossa.

    VI GIURO CHE ME LI MANGIO STASERA QUESTI VERMI!

    Urlò, strappando la morsa dell'essere con veemenza.


    Chakra: 19/30
    Vitalità: 7/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 325
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 275
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: Liberazione Fango
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Attacco a Distanza Kunai
    2: Verme-off
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Shuriken × 5
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Kunai × 5
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Accendino × 1
    • Tekken × 1
    • Chigiriki × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Katar × 1
    • Cartabomba I Distruttiva × 2
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Fumogeno × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1

    Note
    2.5 leggere al busto + 2.5 leggere alle gambe
  3. .
    e

    Missione: Si vive insieme, si muore soli


    VII: 1, 2, 3... Stella!



    Hai visto quello che ho visto io? No perché quelloche ho visto io è inquietante. E strano. E inquietante. L'avevo già detto inquietante?

    Fece un passo indietro, portandosi più vicina a Jins. Ironicamente poi, contando che fino a qualche tempo prima quello aveva cercato di ammazzarla senza troppa pietà, scatenandole addosso quel suo maledetto cagnaccio. Qualora ve ne foste dimenticati, ovviamente. Comunque, poteva giurare su tutto quello che aveva di più caro - e non era molto, veniva pur sempre da Suna - di aver visto la bambina isterica materializzarsi diversi metri più in là rispetto a dove l'avevano colpita, lasciando dietro di sé poco più che della pelle rinsecchita. Sembrava provata, ma di certo non ferita. Conclusione: i loro attacchi non erano serviti ad un benemerito nulla.

    Non sei stanco di essere inutile, Jins? Non vorresti fare qualcosa che possa realmente smuovere questa situazione di merda?!

    Se stesse parlando più col biondo o con sé stessa, non era dato saperlo. Aprì appena le braccia, in segno di sconfitta; non c'era poi molto di più che potesse fare. Se quei bestioni lì con loro non riuscivano ad aver ragione di una ragazzina, che poteva realisticamente combinare la riserva delle riserve di Suna?

    E comunque, che succede alle tue ossa? Non mi pare tu avessi problemi a tirarle fuori mentre eravamo lì fuori. Che c'è, ansia da prestazione?

    Sollevò appena un sopracciglio, ammiccando verso il biondo. Se c'era una cosa che aveva guadagnato in tutta quell'esperienza, era l'enorme piacere che le provocava prenderlo per il culo. Le aveva comunque quasi cavato un braccio, qualora l'aveste dimenticato.
    Strabuzzò gli occhi, ed era sicura di non essere stata l'unica, quando dalle acque del lago Lianshi si alzò in una danza sensuale, quasi ipnotica. Era indecisa se essere gelosa delle sue movenze, o se rimanerne decisamente ammaliata. Poteva percepire gli occhi di qualsiasi essere di sesso maschile della stanza esser calamitati dalla figura della donna,mentre tutto nella grotta, ultimi arrivati compresi, si ridusse al silenzio.  Lasciò che il suo genjutsu si interrompesse, terminando la tecnica. Non era certo quello il momento di spezzare quella tranquillità, una vera manna dal cielo per tutta l'allegra combriccola.

    Masa, resta lì un attimo. Devo scambiare due parole con te dopo.

    Disse, trotterellando più vicina agli altri e lasciandosi indietro Jins. Il compagno di Villaggio l'aveva decisamente colpita. Qualcosa in lui era andato terribilmente storto durante l'ultimo attacco, e le parole di Daishin continuavano a rimbombarle in testa. Non importava come, Masayoshi doveva essere protetto. Tuttavia, decise di dargli il tempo di riprendersi c'era qualcuno che aveva priorità in quel momento, qualcuno con cui non vedeva l'ora di scambiare giusto due paroline. E, guarda caso, si stava dirigendo proprio verso di lei. I Kami le sorridevano, già.

    Saru Mononobe di Suna, al tuo servizio Hokage-sama.

    Disse, enfatizzando in modo esagerato l'onorifico e prenendo la mano che l'uomo le stava porgendo nelle sue. Ora, c'è da dire che Saru non si era mai considerata bassa. Dall'alto del suo metro e settanta, era spesso la più alta delle ragazze della sua età, se non anche dei ragazzi. Eppure quel maledetto energumeno della Foglia torreggiava su di lei senza troppa difficoltà. Chissà cosa gli avevano dato da mangiare, da bambino. Comunque, ciò non la fece desistere dal tirare a sé la mano dell'uomo, avvicinandosi il più possibile per fare in modo che la discussione rimanesse tuttalpiù privata.

    Mio caro, caro Hokage. Non sai da quanto aspettavo questo momento.
    Da quando ho messo piede su questa dannatissima isola, praticamente. Devi sapere che ho avuto l'immensa fortuna di essere destinata in gruppo con un tuo ninja. Un tipo simpatico, davvero. Gran pigliaculo, soprattutto.


    Staccò le mani da quelle dell'uomo, alzando il braccio mutilato dal lupo di Jins e indicando i segni ancora rossi e lucidi delle fauci dell'animale.

    Vedi, il tuo carissimo Miraggio della Foglia, il cavaliere senza macchia, Shin di Konoha. Ecco, proprio lui, dopo essersi professato salvatore di donzelle in pericolo, ha ben pensato di girare i tacchi e tornarsene nel buco da dove era uscito non appena la situazione si è fatta più complessa.

    Socchiuse appena gli occhi, portando una mano alla fronte, come ad indicare un gran mal di testa. Che poi era esattamente ciò che le causava pensare a Shin per più di tre secondi.

    Non so come vengano cresciuti gli studenti della Foglia, e nemmeno mi interessa. Ma voglio sapere se mi è capitata la mela marcia tra di voi, o se è un comportamento che posso aspettarmi da chiunque porti un coprifronte di Konoha. Ho sempre ritenuto che ci si potesse aspettare dagli accademici che quantomento non ti abbandonino in una evidente situazione di merda. Eravamo con Feng Gu e quello lì che vedi là, il Kaguya. Gente poco raccomandabile, insomma. E il tuo uomo ha ben pensato di sparire senza battere ciglio.
    Non sono qui per dirti come crescere i tuoi ninja, solo che forse hai uno stronzo tra le tue fila. E quello che ha fatto a me, un giorno potrebbe farlo a te.


    Appoggiò le mani ai fianchi, con aria contrita. Non era per niente contenta. Non le piaceva dover ammettere di fronte a qualcuno che non fosse il proprio specchio - e spesso nemmeno quello - che si era trovata in una situazione di difficoltà. Che era stata solo fortuna se non era finita a diventare crocchette per lupo. Che avrebbe avuto bisogno del sostegno del sio compagno, al tempo.

    Quello, dici?

    Girò appena lo sguardo su Jins, corregendo però subito il gesto involontario e tornando a guardare in alto verso il volto della Montagna di Konoha. Scuotendo appena le spalle, cercò di ricostruire al meglio le sue mirabolanti avventure con l'uomo dalla capigliatura più bionda e splendente dell'Abete. Dopo lo Schizofrenico, ovviamente. Sia mai che la venisse a cercare dopo un'affermazione del genere.

    Io e il tuo sottoposto abbiamo incontrato Bellicapelli quasi subito. Non sembrava timido nel tirare fuori quelle sue ossa maledette, all'inizio. Stava per sgozzare il nostro comune amichetto con quegli spuntoni. Poi è arrivato il mercenario, un altro bel tipo sai. Feng Gu, lo chiameremo Schizofrenico per comodità. Schizofrenico, già. Che gente che mi è capitata.

    Incrociò le braccia al petto, corrucciando appena la fronte. Ricapitolare tutto quello che le era successo le pareva anche più faticoso di viverlo in prima persona. Possibile che succedessero sempre tutte a lei?

    Comunque, dicevamo. Schizofrenico e Bellicapelli non si stavano molto simpatici. Jins voleva a tutti i costi sapere cosaun certo... Tamasizu avesse fatto prima e dopo essere arrivato sull'isola. Ha detto di essere stato allievo di Shiltar Kaguya, un tempo. E dello stesso Hayate Tamasizu. Dal vecchio Mizukage dice di aver appreso l'arte della manipolazione ossea, mentre Tamasizu, lui l'ha legato ai lupi spettrali. E' con uno di loro che ha inseguito Shin. Quello che ti sto per riportare non ha senso per me, spero ne abbia per te: Jins è ora l'essenza stessadel contratto dei Lupi di Hayate, abbandonati dal loro stesso padrone. Il Lupo dell'Oblio di Bellicapelli è l'unica cosa che rimane di un certo Lupo Siderale, o così mi pare l'abbia chiamato. Quello che Tamasizu spacciava per demone a tre code, altro non era che un'altra manifestazione di questo potere. Io non... Hanno parlato di ricerca dell'immortalità, Hokage. A quanto pare Tamasizu è interessato all'acqua di questo posto, per riuscire a mantenere la propria immortalità anche senza il cuore. Questo è quanto ho appreso da Jins. Sembrano essere le parole di un folle, lo so. Ma qualcosa in lui non sta funzionando, adesso.
    Ora ti lascio, non voglio che tutto questo parlare sembri sospetto. E poi, c'è il mio compagno di villaggio a cui devo dare retta. Non vorrei che i vertici di Suna chiedessero la mia testa su un piatto d'argento. Non sono tutti clementi vome voi, Hokage-sama.


    Si esibì in un inchino buffo ed esagerato, ammiccando appena in direzione dell'omone. Detto ciò, girò letteralmente sui tacchi, avvicinandosi a Masayoshi. Era decisamente affaticato, se non del tutto prosciugato di ogni energia.

    Masayoshi, sono Saru Mononobe. Ci siamo visti qualche volta in giro per il villaggio, non so se ricordi.

    Cercò di esibirsi nel più rassicurante dei sorrisi che le venisse in mente. Nonostante non fosse il migliore dei suoi talenti, il ragazzo sembrava aver bisogno di qualsiasi appoggio possibile.

    Ho qualche tonico in borsa se vuoi, giusto per rimetterti in piedi. Non per te eh, è che non voglio subirmi l'ennesima lavata di capo da Daishin qualora dovessi riportarti da lui in tanti piccoli pezzettini.

    Sbuffò, abbassando il capo e facendosi un attimo più vicina. Il suo tono di voce si abbassò, cercando di celare la conversazione al resto del gruppo. Qualcosa di decisamente sbagliato era successo al ragazzino durante l'ultimo attacco, e la Rossa aveva bisogno di vederci chiaro.

    Non voglio farmi gli affari tuoi, sei liberissimo di mandarmi a quel paese. Ma ho bisogno di sapere per cosa i vertici del villaggio mi chiedono di rischiare la vita, Masayoshi. Cosa ti è successo lì sopra, prima? Perché non era umano, maledizione.



    Edited by Filira - 3/4/2020, 23:40
  4. .

    Kamuy Nomi


    II - Sisam



    Sbuffò appena alla menzione della sorella, e delle sue abilità da guerriera che lo sisam diceva di aver ammirato sul campo. Ipokash era sempre stata la più portata delle due all'arte della caccia e dello scontro. Secondo i racconti della nonna, sin da appena nate Hotene aveva mostrato un carattere più mensueto e riflessivo rispetto alla sorella: amava il contatto con la natura, con quel freddo così terribile da penetrarti le ossa e spezzartele. Eppure in esso la giovane pareva rinvigorirsi. Non aveva neppure la sensibilità esoterica mostrata sin dall'infanzia da Mukeke, loro fratello maggiore e sciamano del villaggio.
    Non era questo, non era quello. Nella sua breve vita, Hotene era sempre stata non-qualcosa: non-Ipokash e non-guerriera, non-Mukeke e non-sciamana.
    Cosa era, dunque?
    I suoi occhi continuarono aseguire i movimenti del ragazzo di Kiri, tracciando le sue parole. Era pronta a lasciare la vita terrena che aveva così poco assaporato? Era pronta a morire nell'anonimato, avendo vissuto nella sensazione di non conoscere il proprio posto nel mondo?

    Non morirò qui, sisam. Non perché me lo chiede un villaggio la cui unica memoria tra la mia gente è il nome. L'unico posto in cui il mio cadavere riposerà è Azumaido. Porta dunque qui la tua gente, non temo le spade della nebbia.

    Su un tavolo giacevano diverse armi, di varia natura e fattura. Subito il suo sguardo cadde su quelli che sembravano gli oggetti più semplici: una fionda, del pietrame, un bastone in legno e delle armi ninja in ferro. Le soppesò appena, prendendo il necessario. Non sapeva cosa l'avrebbe attesa da lì a pochi minuti, ma poteva essere davvero un'esperienza peggiore di andare a caccia di bestie feroci per Azumaido? L'ombra di un sorriso le arricciò la bocca: Azumaido, il suo logo protetto. Il villaggio, con le sue casupole basse e strette una all'altra, come in un abbraccio caldo. E poi la nonna, Mukeke e Ipokash. E loro padre, certo.
    Sarebbe sopravvissuta, anche a costo di combattere fino all'ultimo respiro. Lo doveva ai suoi antenati, alla sua famiglia. Lo doveva a sé stessa.
    Lo spazio di combattimento sarebbe stato angusto, e delimitato da un cerchio tracciato sul terreno. Hotene vi prese posto, seguendo le indicazioni dello sisam. Era incuiosita da quell'iniziazione, quasi divertita. Era dunque vero che generazioni passate di kiriani si erano formate nel sangue dei propri compagni?
    Il suo avversario fece un rumoroso ingresso, apparendo agli occhi della ragazza più simile ad un animale tenuto in cattività che ad un uomo. Cercò di spaventare i due malcapitati, vociando la sua contentezza nel vedersi parati davanti una coppia di inesperti ragazzini. Hotene si limitò a prendere attentamente coscienza della stazza e posizione dell'uomo di fronte a sé. A buona ragione, perché pochi secondi dopo una fitta nebbia pervase l'ambiente, fino a rendere difficile distinguere ciò che li attorniava.

    La nebbia aveva appena fatto la sua comparsa, che Hotene aveva già cominciato ad accumulare energia nel proprio corpo. In Azumaido non erano soliti parlare di chakra o tecniche, quanto più di interazione e manipolazione degli elementi della natura stessa. Durante la caccia, era questa comunione tra energia dell'individuo ed energia dell'ambiente naturale che permetteva di manipolare gli elementi a proprio favore. Ipokash le aveva pazientemente insegnato i rudimenti di questa arte, ma di certo non si poteva dire che Hotene fosse in possesso di una conoscenza completa della stessa.
    Poteva però sentire l'acqua sospesa nella nebbia permeare ogni centimetro della stanza, condensandosi sul terreno e le pareti. In quel momento l'energia interiore di Hotene parve fondersi con l'ambiente, andando a ricercare quanto più possibile di ricrearne composizione e fattezze. Poteva sentire l'acqua scorrerle nelle vene, condensandosi poi nel terreno sotto ai suoi piedi. Una frazione di secondo dopo, la ragazza compose un sigillo, lasciando che il chakra da lei richiamato si muovesse attraverso il terreno fino ai piedi dell'uomo che sapeva essere di fronte a lei. Non l'avrebbe visto, probabilmente, ma una piccola pozzanghera si sarebbe formata ai piedi del carcerato, preannunciando di qualche secondo una forte esplosione acquatica, che lo avrebbe sbalzato indietro di qualche metro.
    Quasi contemporaneamente, la ragazza sfoderò quattro spiedi metallici che aveva in precedenza raccolto, spedendoli con quanta più forza possibile in direzione dell'addome dell'uomo.
    Era estremamente conscia della differenza di forza e possenza che intercorreva fra loro, e decisamente a suo svantaggio; per questo, voleva evitare quanto più possibile che l'uomo le si avvicinasse, accorciando la breve distanza che li separava. Afferrò dunque delle biglie metalliche, lanciandole rapidamente sul terreno di fronte all'uomo. Non avevano capacità offensiva, ma l'avrebbero decisamente rallentato qualora avesse tentato di avvicinarsi.
    Percepì il proprio respiro farsi più pesante e affaticato, mentre il corpo assumeva quasi naturalmente una posizione difensiva. Vedeva a malapena il contorno della figura dell'uomo, e non voleva farsi trovare impreparata.


    Chakra: 7.5/10
    Vitalità: 8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: /Attacco a Distanza (Spiedi)
    2: Biglie
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: Geyser Respingente
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Fionda × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Accendino × 1
    • Biglie Metallo × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Hanbo × 1
    • Kunai × 5
    • Pietrame per Fionde × 1
    • Spiedi Potenziati × 5

    Note
    ///
  5. .

    Kamuy Nomi


    I - Cise



    Cise. Casa.

    Era stata la prima parola pronunciata da Hotene, la quale al tempo - come tutti i bambini della tribù indigena di Azumaido - non aveva nemmeno un nome tutto per sé. La coscienza di ciò che significasse cise, dunque, era per la ragazza ancor più radicata della sua stessa identità.
    Significava riparo, famiglia, protezione. Ma, sopratutto, riposo.
    Inghiottito dalle pesanti nevi dell'isola a sud di Genosha, il villaggio conduceva un'esistenza tutto sommato tranquilla, fatta di autosussistenza e spirito di comunità. I bambini della tribù crescevano come un unico, piccolo branco, almeno fino al compimento degli otto anni d'età: formalmente, d'ora in avanti sarebbero stati in forza al Villaggio della Nebbia. Nella realtà delle cose, tuttavia, la gioventù di Azumaido faceva era ben poco coinvolta negli affari del Continente, privilegiando una vita dedita a caccia e pesca.
    Per tutti questi motivi, e per altri che affronteremo in seguito, Hotene Nitai di Azumaido conduceva una vita abbastanza tranquilla, una di quelle in cui la pressante necessità si configura nel procacciare qualche scoiattolo da mangiare al caldo del kuca, i piccoli rifugi di caccia sparsi per le bianche foreste dell'isola.
    Nella quotidianità delle piccole cose, Hotene non si curava di Kiri, degli equilibri geopolitici della regione, degli scontri fra clan. C'erano lei, il suo arco, e qualche sfortunato animaletto che capitasse a tiro dello stesso.
    Normalmente era così, certo. Ma quella sera qualcuno l'aveva pensata diversamente.
    Il fuoco al centro della stanza stava lanciando gli ultimi crepitii e bagliori, quando gli occhi blu di Hotene si spalancarono. La veglia durò pochi secondi, giusto il tempo di sentire una forte pressione di un panno sulle narici e la bocca. Poi il nulla. Niente più cise.

    Del viaggio non ricordava molto, solo un lieve sballottamento qua e là, intervallato da continue prese di coscienza momentanee. Poteva avvertire il citatap agitarsi nello stomaco, unica vera sensazione che la preoccupasse realmente. Pochi secondi dopo era di nuovo svenuta, trascinata chissà dove e da chissà chi nella fredda notte del Nord.

    Quando l'odore acre di un qualche agente chimico le sfiorò il naso, temette che realmente il citatap della sera prima facesse una sgradita apparizione. Arricciò il naso con aria confusa, mentre il mondo riprendeva lentamente forma di fronte ai suoi occhi. Un profilo incappucciato la osservava, dapprima in silenzio, poi cominciando a farneticare su cose che, come detto, avevano interessato solo vagamente la vita di Hotene fino a quel punto: Kiri, il Mizukage, Genosha. Riconobbe l'accento del continente che caratterizzava la voce della figura.
    Sisam.
    Arricciò appena le labbra, ascoltando attentamente le parole dello sisam, annuendo perfino all'occasione. Sangue, morte e tutto il corollario. Sospirando abbassò appena le spalle: ora sì che aveva capito.

    Scusami, sisam. Penso che abbiate sbagliato Nitai. Quella che state cercando è Ipokash, mia sorella gemella. Io non uccido persone.

  6. .
    Io ci sarei con Izanami Tachibana (genin bianca), se riesci a gestirci tutti 😈
  7. .

    A little party never killed nobody


    III: Worm-up



    La bambolina dei Nekki, certo! Mononobe, Saru Mononobe. Ne è passato di tempo, eh? Ma una cosa che non passa mai è la merda in cui ci troviamo, sempre e comunque!

    Si portò rapidamente vicino alla ragazzina, mentre quella sembrava essere in comunicazione con qualcuno. La risposta sull'identità di quel qualcuno arrivò ben presto, sotto forma delle indicazioni perentorie di Daishin. Dovevano trovare Masayoshi, e dovevano mantenerlo il più lontano possibile da quel casino. Era sempre un piacere aver nella testa la voce del consigliere, soprattutto perché portava sempre buone nuove. Come no.

    Forza cara, andiamo a spaccare qualche cranio. Una vera festa in stile Suna.

    Stavano correndo per i tetti del villaggio, inseguendo il tizio cui Jou era andato dietro pochi minuti prima. Eppure, del genin non vi era alcuna traccia. La Rossa aggrottò la fronte, pensierosa. Satoshi era una seccatura, certo, ma era stato anche uno dei primi abitanti del villaggio a considerarla come parte dello stesso, e di certo non l'avrebbe abbandonato a morire.
    Era impegnata in queste elucubrazioni mentali quando sentì la Nekki sospirare qualcosa vicino a lei. Fece appena in tempo a voltare lo sguardo sulla piazza, che le urla dissennate dell'uomo riempirono l'aria. Pochi secondi dopo, un mostro di dimensioni gigantesche si era materializzato proprio lì dove fino a qualche secondo prima si agitavano uomini, donne e bambini. Le loro vite cancellate in un attimo, spezzate come se fossero un nonnulla.

    CHE COS'E' QUELLA MERDA?!

    Urlò, cercando di sovrastare le urla impazzite della gente di Suna, oramai in preda al panico. Le persone si rovesciavano fuori dalla piazza a ondate rischiando di travolgersi a vicenda. Percepì la voce della Nekki nella propria testa, accennando poi un sorriso beffardo.

    FORZA BAMBOLINA, ANDIAMO A MENARE LE MANI LI' SOTTO!

    Mentre Masayoshi - quello che in teoria loro avrebbero dovuto tenere lontano dai guai, e che invece si era lanciato con nonchalance di fronte al lumacone bitorzoluto - cercava di non far demolire al mostro mezza Suna, la Rossa si portò a livello strada con la Nekki, proprio mentre dal cielo cominciarono a piovere delle versioni in miniatura dell'evocazione che occupava la piazza.

    Ovviamente, figurati se poteva bastarne uno, MALEDIZIONE! METTETEVI AL RIPARO, VELOCI.

    Urlò, mentre la ragazzina creava sopra le loro teste una consistente fiammata, lasciando per un secondo Saru decisamente interdetta. Dove aveva imparato quel trucchetto da circo?! Scosse la testa, annuendo poi alla proposta di Ryugi e avvicinandosi alla bestia, mettendosi a portata di offensiva.

    Cerchiamo di stare distante da quel coso, ci manca solo essere assorbite da quella massa deforme.

    Poteva sentire il chakra agitarsi nel tantien, e dirigersi irruento verso le mani. Affondò le dita nel terreno argilloso di Suna, lasciando che il chakra fluisse libero attraverso le fenditure nella roccia, fino a impregnarla e rimodellarne la forma a suo piacere. Un secondo dopo, un proiettile dalle dimensioni ingenti si trovava fra le sue mani, pronto a dirigersi diretto in faccia alla lumaca.

    E' ORA DELLA PAPPA, STRONZA!

    Lo scaraventò con quanta più forza possibile in direzione dell'animale, sperando di colpirlo più vicino possibile al muso. Stava per preparare il secondo ammasso di roccia, quando avvertì un pizzicorio intenso all'avambraccio destro. Lì stava indisturbato un vermetto, in tutta la sua schifosa gloria.

    AAAAAH! STACCATI, MALEDETTO!

    Lo strappò, non con poco dolore, e poi si voltò nuovamente verso il verme. Estrasse rapidamente quattro shuriken dalla borsa, afferrandone due per mano. Irrorando i muscoli di chakra, li lanciò in direzione degli occhi della bestia, sperandero che bastassero a renderla quantomeno cieca. Respirò a denti stretti, cercando di riprendere fiato. Che effetto avevano sortito i loro attacchi?


    Chakra: 24/30
    Vitalità: 11/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 325
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 275
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Movimento
    2: Verme-off
    3: Attacco a distanza Shuriken
    Slot Tecnica
    1: [TA] Distruzione Terrena 
    2: //
    Equipaggiamento
    • Shuriken × 5
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Kunai × 5
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Accendino × 1
    • Tekken × 1
    • Chigiriki × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Katar × 1
    • Cartabomba I Distruttiva × 2
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Fumogeno × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1

    Note
    ///
  8. .

    In missione all'Abete


    VI



    Poteva sentire Daishin parlare, cercando una qualche forma di comunicazione. Eppure quella coltre azzurrina che pervadeva l'atmosfera dell'isola pareva agire da disturbo, rendendo la voce del Sunese nient'altro che una lontana eco.
    Di fronte a lei, la vecchina continuava a muoversi, meccanicamente. Murasaki aveva tentato a più riprese di interagirvi, ma non vi era modo apparente di entrare in contatto con gli abitanti dell'isola: né verbalmente, né fisicamente.

    Qualcosa di terribile è accaduto.

    Il pensiero attraversò rapido la sua mente, e veloce come era arrivato se ne andò. Tuttavia, lasciò i muscoli della Hyuga contratti, in preda ad un panico atavico che raramente aveva sperimentato, nella sua seppur breve vita.
    Quando finalmente il suo campo visivo si allargò, proprio al limitare dello stesso scorse Daishin. Il suo chackra pareva muoversi a scatti, quasi fosse esso stesso preda del disturbo causato dall'atmosfera. Lanciò un'ultima occhiata alla vecchina, sospirando. Era stata buona con lei, ma Murasaki non aveva nemmeno avuto tempo di ringraziarla. Se il corso degli aventi l'avesse permesso, sarebbe ritornatain quel luogo.

    Sperando che tutto questo esista ancora, una volta concluso.

    Scosse il capo, dirigendosi a passo svelto verso la fonte di energia che aveva individuato come Daishin. Una volta attivato il byakugan, gli occhi della Hyuga avevano la peculiarità di saper osservare l'insieme e il dettaglio, quasi che i due piani visivi coesistessero, ma distinti. Inizialmente la vista del byakugan le provocava ancora le vertigini, ma quello non era decisamente momento di tentennare.
    Le gambe si mossero veloci sul terreno intervallato da profonde fenditure, portandola rapidamente da Daishin. L'aveva quasi raggiunto, e si era quasi concessa un sospiro di gioia nell'aver ritrovato un compagno, quando un movimento a margine del suo migliorato campo visivo la bloccò. Rallentando, la ragazza si portò vicino al Sunese, accennando un saluto con il capo e osservando il nuovo arrivato con tensione. Deglutì, mentre quello sguaiatamente si presentava. Aveva l'aspetto del tutto simile a quello di un bambino, e l'atteggiamento non faceva di certo pensare che avesse superato l'età adolescenziale. Tuttavia, qualcosa nella sua risata aveva provocato un brivido lungo la schiena della Hyuga.

    Murasaki, della famgilia Hyuga di Konoha.

    Introdusse il nome del Clan con una vena di timore. Sin da bambina le era stato insegnato dal padre quanto gli sconosciuti bramassero il potere celato negli occhi bianchi della Foglia, un potere antico quanto i ninja stessi. Eppure, cosa poteva un bambino sapere del Byakugan?

    Facevamo parte dello stesso team degli accademici che hai conosciuto, Shin Kinryu è in forza alla Foglia, come me.
    Siamo qui per aiutare, ma non sappiamo cosa stia accadendo. Cosa succede al chakra di questo posto?


    Inconsciamente si fece più vicina a Daishin. Avevano bisogno di risposte, quello era certo. Ma non era certa che chi si erano trovati davanti si fosse palesato per aiutarli.


    Chakra: 28.5/30
    Vitalità: 12/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 200
    Velocità:  325
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 375
    Agilità: 375
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Fukibari × 3
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Shuriken × 5
    • Kunai × 5
    • Cartabomba I × 2
    • Rotolo da Richiamo × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Wakizashi × 1
    • Fumogeno × 2
    • Bende Rinforzate × 2
    • Sonagli [x5] × 1
    • Kit di Primo Soccorso × 1
    • Accendino × 1

    Note
    -0.5B per mantenimento Byakugan



  9. .

    Il Portale per l'Aldilà


    V


    Stava camminado.
    E più camminava, meno le gambe le apparivano pesanti, e più sconosciuto le risultava il punto di partenza. I pesanti geta scricchiolavano appena a contatto col terreno friabile. Ricordava a stento l'ultima volta che ne aveva indossati un paio di così alta fattura. Lo sguardo le cadde sulle maniche ondeggianti del kimono. Da quanto non indossava un kimono del genere? I colori, di un rosa pallido e caldo, le ricordavano gli abiti della madre, che la Hyuga aveva sempre intimamente adorato.
    Stava camminando.
    Ma verso cosa?
    Il sole, alto di fronte a lei, emanava un calore intenso, quasi estivo, mentre tutt'attorno il suo tepore si trasformava in riflessi rosacei. L'aria odorava di glicini, un aroma portato dal vento e proveniente da chissà dove. Per la prima volta, o almeno le parve così, girò il capo, socchiudendo appena gli occhi. Sospirò. Di fronte a lei un nuovo sole, del tutto identico al precedente, si palesò, con la sua pallida aura rosata. Il paesaggio si ricompose di fronte a lei, identico al precedente. Era la prima, o forse l'ennesima volta, che il paesaggio seguiva il suo vagare. Se in quel momento avesse rivolto lo sguardo a destra o a sinistra, un altro sole sarebbe apparso, cancellando il precedente e reclamando il suo posto in quel cielo rarefatto. Così si sarebbero spostate colline, montagne, e l'orizzonte tutto. Ne era consapevole, forse.
    Stava camminando.
    Cercando di richiamare alla memoria ciò che l'aveva condotta in quei luoghi, otteneva in cambio solo immagini sfocate ed eco lontane. Lampi di luce percorrevano la sua memoria, permanevano qualche secondo come impressi a fuoco sulle sue retine, e poi comparivano, rapide come erano apparse. Il verde intenso del fogliame, l'azzurro del cielo. E poi, un rosso intenso.
    Si fermò, non camminava più.
    In quell'insieme di colori vi era una nota stonata, un accenno di rosso che l'occhio di Murasaki aveva colto quale diverso dai restanti. Non capì come, ma si ritrovò in ginocchio sul terreno. L'arida terra di quel deserto le graffiava la pelle, mentre le pietre cercavano di farsi strada nella sua carne. Tremava, eppure il calore emanato dal sole non era cambiato. Il suo stato d'animo era sereno, eppure una lacrima silenziosa le solcava la guancia. Seguita da un'altra. E poi ne vennero innumerevoli.

    Youkai.

    Fu un soffio, un respiro appena accennato. Non aveva aperto bocca, eppure aveva riconosciuto la propria voce. Per un attimo quel rivolo di vento parve materializzarsi di fronte a lei. Ne vide delinearsi il contorno, mentre una zazzera rossa si formava dinnanzi ai suoi occhi. L'immagine pareva esistere su un piano dimensionale diverso dal suo. Vide Youkai chinarsi ad afferrare qualcosa, non pareva essere cosciente della sua presenza. Poi, anche sul suo viso comparvero delle lacrime. La Hyuga si trovò in piedi, con le gambe che da sole si mossero verso la figura dell'amico. L'aveva quasi sfiorato, quando esso si trasformò. Di fronte a lei, ora, permaneva statica un'altra figura. Conosciuta, stoica, amica? Gli occhi bianchi della ragazza ne stavano ora fissando un paio identici.
    I propri.

    Ti stai nascondendo da troppo tempo.

    La figura sospirò, continuando a non aprire bocca. Eppure Murasaki sentì la propria voce rimbombarle in testa, severa. Intorno alle due, l'aria si era fatta più pressante. Mentre il rosa del cielo e della terra si tingeva di rosso. Come era finita lì? Un brivido le percorse la colonna vertebrale, mentre una serie di immagini le inondò la vista. Il portale, i due leoni, una grotta. La sensazione di freddo che l'aveva pervasa, una figura fatta d'ombra che le aveva sottratto ogni energia vitale. Poi un caldo senso di avvolgimento, una sicurezza quasi sovrannaturale che l'aveva accolta e cullata. Ma che ora la stava respingendo.

    Devo tornare indietro.

    Dissero all'unisono, mentre compivano gli ultimi passi che le dividevano. Quando vi fu a un passo, Murasaki si voltò a destra e sinistra. La realtà si era divisa, riflettendosi come di fronte ad uno specchio. Due soli, due deserti, due Murasaki. Quella forza che l'aveva tenuta ancorata al terreno, che l'aveva spinta a camminare, cercava ora di trascinarla verso l'alto, lontana da lì. Ma non sapeva come imbrigliarla.

    Dimmi come fare.

    Ma l'altra stava già allungando la mano, rompendo la distanza che le separava. Sentì il calore della sua mano indondarle gli occhi e la fronte, afferrarle i nervi ottici. Un grido di dolore montò dentro di sé, ma ora sapeva cosa fare. Richiamò a se quanto più chakra possibile, convogliandolo agli occhi. Se voleva uscire da lì, doveva vedere. Doveva vedere la realtà.

    Presta attenzione, non è ancora finita.

    Un ultimo sussurro accompagnò l'immaigne residua di quel mondo.
    Quando fu catapultata fuori, la prima impressione fu di dolore. Le gambe le dolevano, le ossa le dolevano. Gli occhi parevano essersi staccati dalle orbite, e l'aria le bruciava la gola. Eppure, accolse quelle sensazioni con gioia. Era viva, e tanto bastava. Provò a riprendere fiato, mentre una sensazione di urgenza la pervase. Vicino a sé percepiva Youkai, e una gioia indescrivibile si impadronì di lei quando lo vide sano e salvo, di fronte a sé. Avrebbe voluto correre verso di lui e sincerarsi della sua condizione, ma l'aria di allarme dipinta sul volto del non-morto la frenò.

    Cosa sta succedendo, Youkai?



  10. .

    Missione: Si vive insieme, si muore soli


    VI: Saru in Wonderland



    Era stato un lungo viaggio.
    Le era costato tempo, fatica, sudore. Ah, e un braccio, ma su questo potremmo anche soprassedere. Da quando era sbarcata su quell'isola dimenticata da Amaterasu, Susano'o, e tutta la compagine celeste, era apparso chiaro che quella missione era nata sotto unacattiva stella, e si apprestava a morirne sotto una ancora peggiore.
    Non contenta, dopo essere stata abbandonata dal suo prode compagno - ah, ma prima poi l'avrebbe beccato in giro, ne era certa, e allora nulla avrebbe separato le sue gengive dal pugno di lei - aveva continuato il viaggio ritrovandosi infine dispersa fra rocce sconosciute, in compagnia di un'allegra combriccola di mascalzoni, formata da wolf-boy dalla lunga chioma bionda, Bellicapelli di Konoha - da non confondersi con Bellicapelli lo schizofrenico - detto anche Mr. Simpatia, il tizio con la faccia esplosa, Ms. Simpatia e un altro tizio a caso di cui non aveva afferrato il nome. Mentre una buona fetta del gruppo si era inabissata sotto terra a cercare chissà che, la Rossa era stata abbandonata con ben poche cerimonie alla mercé di Ms. Simpatia, al secolo Minami Chiba. La ragazza aveva dapprima malamente armeggiato con quello che rimaneva del povero Endo Bara, salvo poi accorgersi del braccio deforme della Sunese. In uno slancio di generosità, si era addirittura prodigata a sistemarglielo, cosa che l'aveva sconvolta se non ampiamente inquietata.

    Suppongo che dovrei ringraziarti per questo.

    Sbuffò, aprendo e chiudendo meccanicamente le dita della mano, e lasciando che il sanue ricominciasse a fluire, dando all'arto una parvenza nuovamente umana, quantomeno.
    Fu poi la Chiba stessa a suggerire di seguire il resto della compagnia, evidentemente non era sua intenzione perdersi il divertimento cui certamente erano sottoposti lì sotto. Al freddo. Sottoterra. Senza alcuna idea di cosa si sarebbero trovate davanti.

    E questo povero stronzo lo lasciamo qui a morire, scusa?

    La Rossa inclinò leggermente il capo di fronte all'assenso della Chiba. Per quanto l'avesse effettivamente aiutata, c'era qualcosa di poco chiaro nei suoi comportamenti. Dove volesse realmente andare a parare, e quale fosse il suo generale obbiettivo in quel frangente, rimaneva un mistero. Un mistero che avrebbe potuto ritorcersi contro a Saru, qualora non avesse tenuto alta la guardia.
    Compirono dunque la loro personalissima descensio inferi, mentre la Rossa poteva chiaramente avvertire il peso della gravità di ciò che sovrastava le loro teste.

    Ah, sono anche claustrofobica, Chiba. Non te l'avevo detto?

    La canzonò, cercando di cavarne fuori una qualche reazione. Non che la ragazza sembrasse particolarmente interessata a fare grandi conversazioni. Ad un certo punto del percorso si imbatterono in qualcosa, o qualcuno. O entrambi, a ben vedere.

    Ah, Tasaki. Ecco come si chiamava.
    E' sempre bello essere considerati, sai Tasaki? Me ne ricorderàò quando sarai col culo per terra e sarò l'unica lì che ti potrà aiutare arialzarti.

    Sibilò, per niente contenta di essere stata ignorata su tutta la linea nel discorso del tizio un po' rachitico. Ma comunque, rimase in ascolto, cercando di registrare quante più informazioni possibili. Bellicapelli&Co. erano bloccati da qualcosa di più forte di tutti loro messi assieme, senza nemmeno possibilità di svignarsela alla prima occasione. Se loro erano in difficoltà, Saru non riusciva nemmeno a capire cosa loro, e in particolare lei, ci facessero lì. In cosa potevano essere utili, se non come carne da macello da lanciare contro l'Hayate? Un brivido le scosse la colonna vertebrale, mentre il freddo e l'umido di quella grotta le impregnarono ancora di più i muscoli e le articolazioni. Cosa ci faceva in quel cazzo di posto?

    Quindi, aspettiamo.

    Disse, guardando la distesa d'acqua putrida di fronte al trio. Certo, tutto si aspettava che di morire in un acquitrinio, lei che aveva sempre vissuto alla calda e secca luce del sole. Fu in quel momento che l'acqua si ritirò, lasciando loro libero il passaggio. Tasaki si fiondò in avanti, e la Rossa lo seguì, cercando di richiamare alla memoria tutto quello che aveva appreso sul combattimento da quando aveva aperto gli occhi su quella dannatissima terra. Il braccio appena guarito sembrava ancora pulsare, mentre il chakra della sunese si espandeva atavico e irruento attraverso il tantien e gli innuerevoli canali di cui era cosparso il suo corpo. Alla fine del tunnel, un languido bagliore indicava la presenza di un'apertura più grande nella volta rocciosa, mentre i ruomori di battaglia che rimbombavano cacofonici sulle pareti non lasciarono presagire niente di buono alla Rossa.

    Ci siamo.

    Inspirò un secondo, poi tutto accadde velocemente.
    Tasaki si lanciò contro la ragazzina, che dominava il campo di battaglia, talmente rapido che la rossa lo perse quasi di vista. Ma la cosa che la lasciò decisamente interdetta fu il notare gli strani movimenti in cui erano impegnati i loro compagni. Fu quando anche Tasaki lo notò, che anche la Rossa capì.

    CHE CAZZO STATE FACENDO! MASA, E' UN GENJUTSU! NON C'E' NULLA QUI!

    Stava ancora urlando quando le gambe le si mossero automaticamente, portandola a dieci metri dalla posizione della ragazzina verso cui si era già lanciato Tasaki. Le mani le tremavano, la voce le tremava, il sangue le ribolliva nelle vene, facendole scoppiare la testa. Ma era lì, ormai non c'era altro da fare.

    Ehi stronza, non pensare di doverti divertire solo con lui. DOTON!

    Urlò, mentre le mani compivano rapidamente i cinque simboli necessari ad attivare un genjutsu tipico delle calde terre di Suna. Seavesse avuto effetto, la ragazzina avrebbe visto il terreno liquefarsi rapidamente nella sua direzione, andando ad inghiottirla e bloccarla nella sua morsa. Indipendentemente dall'esito dell'attacco, Saru avrebbe poi estratto il proprio Katar, contando sull'effetto distrazione creato dagli attacchi furiosi di Tasaki e dal suo finto ninjutsu. Cercando di mirare alla testa della Speranza - ed evitando di colpire Tasaki anche in caso di schivata da parte della ragazza -, provò ad imprimere quanta più forza possibile nel lancio, sperando se non in una sua buona riuscita, quantomeno in un suo effetto di sovraccarico nei confronti della Speranza. Senza perder tempo, cercò poi con gli occhi una roccia a qualche metro da a zazzera bionda di wolf-boy, che giaceva in uno stato realmente pietoso. Compiendo il più rapidamente possibile i sigilli si scambiò con la stessa, raggiungendo poi Jins. Una volta arrivata sul posto, avendolo trovato schiacciato sotto ad un masso che gli impediva qualsiasi movimento, la Rossa puntellò i piedi al terreno, appoggiando la schiena al masso. Con tutta la forza che aveva in corpo, e con l'aiuto ingente del chakra, cercò di smuoverla, incurante delle eventuali lamentele di Jins.

    Dimmi te quanto puoi essere stronzo! L'unico Kaguya che si fa spezzare le ossa.

    Disse a denti stretti, mentre il sudore le imperlava la fronte e lo sforzo fisico le fiaccava il fiato e la resistenza. Se avessero voluto avere una qualche remota possibilità, avrebbero avuto bisogno di tutto l'aiuto possibile. E ciò includeva Jins in piedi e pronto a menare, di certo non sotto ad un sasso a fare la siesta.

     


    Chakra: 24/30
    Vitalità: 12/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 325
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 275
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Spostamento
    2: Attacco
    3: Spostamento Pietra
    Slot Tecnica
    1: TA: Sentiero di Sabbie Mobili
    2: TB: Sostituzione
    Equipaggiamento
    • Shuriken × 5
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Kunai × 5
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Accendino × 1
    • Tekken × 1
    • Chigiriki × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Katar × 1
    • Cartabomba I Distruttiva × 2
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Fumogeno × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1

    Note
    ///
  11. .

    In Missione all'Abete


    V

    Qualcuno riesce a sentirmi? Dove siete?

    Una voce limpida, cristallina,si fece lentamente strada tra la nebbia. Poteva sentirne l'eco rimbombare. Sì, ma dove? Un azzurro accecante riempiva l'ambiente, mentre l'aria rarefatta non le permetteva di mettere a fuoco ciò che la circondava. Era l'azzurro del cielo, quello che vedeva? Eppure il suo corpo galleggiava, da qualche secondo oppure decenni, trasportato da una corrente lieve ma insistente. La luce proveniva forse da una profonda distesa d'acqua, allora?

    Da quanto ci siamo separati?

    Avrebbe voluto parlare, chiedere alla voce di guidarla attraverso quella corrente. Eppure le sue corde vocali non furono in grado di articolare alcun suono. Improvvisamente non stava più fluttuando. Una forza antica ed invincibile la trascinava, non sapeva dire se verso un fondale profondo o nel più alto degli orizzonti. Poteva avvertire i muscoli perdere e riprendere forma, contrarsi e distendersi in dolorosi spasmi. Dolore. Dolore, eppure lo accolse con gioia. Poteva finalmente sentire qualcosa, una sensazione reale.

    Apri gli occhi, bambina.

    Gridò, con tutto il fiato che aveva in corpo e senza al contempo produrre anche un suono, mentre gli occhisembrarono caderle dalle orbite. Per un secondo la vide, chiara ed immobile come l'aveva vista la prima volte che i suoi occhi avevano percepito la verità. Ma fu un lampo, non ebbe nemmeno il tempo di allungare la mano verso la donna. E poi il buio.

    Cosa avete scoperto?
    Daishin!

    A metà tra un'invocazione e un respiro mozzato, Murasaki si trovò a lottare con la fame d'aria che le pervadeva i polmoni. Le sembrava di aver ricominciato a respirare dopo ore di apnea, mentre l'ossigenole bruciava la gola e i polmoni.

    Daishin, mi senti?

    Un filo di voce appena udibile, ma che avrebbe raggiunto le orecchie del Sunese, qualora la tecnica si fosse rivelata attiva e funzionante. Lentamente, cominciò a prendere coscienza di ciò che la circondava. I suoi occhi, ancora intorpiditi dal lungo sonno cui erano stati costretti, fecero dapprima fatica ad abituarsi alla strana luce che pervadeva il paesaggio. Per un attimo, le sembrò di non aver mai abbandonato la sfera onirica, mentre il mondo attorno a lei si tingeva di un azzurro intenso, disseminato di profonde fenditure la cui origine doveva essere certamente anomala.
    A fatica si rimise in piedi, facendo leva sulla gamba destra e sorreggendosi al tronco dell'albero su cui doveva essere svenuta.
    Lentamente, gli ultimi ricordi della sua permanenza sull'isola cominciarono a riaffiorare: il viaggio, Youkai, l'anziana donna del villaggio, e poi una stanchezza intensa che l'aveva ridotta in fin di vita. Ora, attorno a lei, tutto era mutato, quasi si trovasse catapultata in una realtà parallela.
    Improvvisamente, qualcosa di fronte a lei si mosse. Una coppia di mezza età procedeva spedita, andando chissà dove.

    Scusatemi, perdonate il disturbo. Sono...

    Allungò appena la mano, cercando di colmare in pochi passi la distanza che li separava. Eppure, questi parvero non notare la sua presenza, continuando indisturbati nel loro meccanico incedere. Qualcosa di sconvolgente e radicalmente sbagliato aveva intaccato quel mondo, possibile che fosse opera di un qualche genjutsu? Sospirò, concentrandosi su ciò che era in suo potere sapere: Daishin era vicino, l'aveva sentito. E forse lui aveva percepito la sua flebile risposta. Avrebbe potuto partire alla sua ricerca, avventurandosi nell'ignoto. Ma non voleva sprecare così la sua unica, flebile speranza di ricongiungersi con un alleato. Sospirò, socchiudendo gli occhi. Il chakra, intorpidito quanto la sua padrona, si raccolse pigramente intorno agli occhi bianchi della ragazza. Una volta aperti, le avrebbero rivelato qualcosa in più sul mondo in cui si era risvegliata.

    Byakugan.



    Chakra: 30/30
    Vitalità: 12/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 200
    Velocità:  325
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 375
    Agilità: 375
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: Attivazione Byakugan
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Fukibari × 3
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Shuriken × 5
    • Kunai × 5
    • Cartabomba I × 2
    • Rotolo da Richiamo × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Wakizashi × 1
    • Fumogeno × 2
    • Bende Rinforzate × 2
    • Sonagli [x5] × 1
    • Kit di Primo Soccorso × 1
    • Accendino × 1

    Note
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  12. .

    The Climb


    IV: Volare, oh-oh


    Sin da quando era piccina, Saru Mononobe si era sempre immaginata in grado di fare grandi cose, cose strardinarie, finanche. Nei racconti della vecchia Mononobe, era sempre la piccola dalla zazzera rossa la protagonista, sola contro orde infinite di nemici dall'aria temibile. Perciò, non è difficile intuire come il trovarsi a fare a pallettate di argilla, con due otesi, e al fine di consegnare una scatoletta ad un gruppo di vecchi arroccati su un monte, non fosse esattamente l'idea di divertimento che la Sunese aveva in testa. 
    Sbuffò, riservando il suo miglior sorriso sarcastico a Due Facce di Oto.

    Figurati caro, mi preoccuavo per te, gracilino come sei.

    Di certo Munisai non aveva tutti i torti, tutto quel dolore - o per meglio dire, quel tedio - le sarebbe tornato utile, un giorno, probabilmente. Che figura avrebbe fatto con Jou Satoshi e gli altri scalmanati della Sabbia, se fosse tornata al villaggio raccontando che si era fatta caricare in spalle da un Otese? Alzò gli occhi al cielo, maledicendo qualsiasi kami vi fosse in ascolto per quel giorno in cui la vecchia l'aveva iscritta all'accademia, decidendosi infine ad appoggiare un piede alla compatta parete rocciosa.

    Ricevuto, capo. Se Munisai qui dovrà sostenere anche il peso del suo ego, prepariamoci ad un fallimento annunciato.

    Scosse il capo, tornando a concentrare la sua attenzione sul suo equilibrio. Un conto era trattenere con il chackra una pietruzza per qualche secondo, un altro paio di maniche invece sarebbe stato riuscire a bilanciarne il flusso tanto da mantenere in equilibrio la mole di una persona adulta. Su una superficie a pendenza 100%. In mezzo al nulla. Con due Otesi pronti - certamente - a correre in suo soccorso qualora qualcosa fosse andato storto.
    Decisamente, qualcuno ai piani alti doveva avere uno strano senso dell'umorismo.
    Vide Munisai vicino a lei spalmarsi sulla roccia della parete, probabilmente il Rosso aveva intenzione di diventare un tuttuno con essa, in una specie di rituale di unione con la natura e l'universo.

    Tipico degli Otesi, tutti strani, maledizione.

    Scosse il capo, tornando a concentrarsi sul suo di problema.
    Mantenendo il piede destro appoggiato alla parete, e sfruttando un minimo della propria flessibilità, la Rossa lasciò fluire il chakra dal tantien, percependo ogni singolo centimetro che esso percorreva all'interno degli tsubo. Era tempo oramai che aveva cominciato a padroneggiarne la creazione e il movimento, ma di certo non si sarebbe facilmente abituata a sentire quella peculiare sensazione di freddo, quasi che dell'acqua cristallina le inondasse le vene, sostituendosi al sangue e irrigando i suoi muscoli di una perfetta potenza eterea. Le parve fin troppo facile convogliare il chakra sulla pianta del piede, lasciando poi che lo stesso fluisse all'esterno, andandosi a modellare come colla assorbita dalle porosità della roccia. Quando le sembrò di aver raggiunto un equilibrio stabile fra attrazione e repulsione, cercò di fare leva sulla gamba destra per sollevare anche la sinistra.

    ECCHECCAZZO!

    Era bastato un attimo, e il cielo si era presto scambiato con la terra, lasciando Saru elegantemente spiaggiata per terra. Avrebbe alzato un dito minacccioso contro Munisai, qualora quello avesse anche osato pronunciare mezza parola riguardo l'accaduto. Quanto a Kamine, la Rossa si limitò a brontolare qualcosa tra sé e sé riguardo all'impossibilità che quella fosse davvero la strada più veloce, e che quella non fosse altro che un'elaborata presa per il culo da parte della donna Otese.
    Rimettendosi in piedi tra un'imprecazione e l'altra, questa volta la Rossa si premurò di appoggiare entrambe le mani al muro prima di tentare la scalata al successo. Come in precedenza, una volta redunato il chakra nei palmi delle mani e sulla pianta del piede destro, Saru lasciò che esso si fondesse con la roccia sottostante, formando un cuscinetto colloso fra sé e l'elemento naturale. Questa volta, tuttavia, invece che caricare il peso su di un solo arto, si premurò di affidare questo compito anche agli arti superiori, riuscendo molto, molto lentamente a trovare un suo equilibrio, staccandosi dapprima timidamente da terra, e piantando poi ben saldi i piedi sulla roccia, lasciando andare la presa delle mani.

    Ecco, vi ho mai detto che soffro di vertigini?

    Disse, esibendosi in una quantomai matura linguaccia all'indirizzo di Munisai e Kamine. Barcollando come solo aveva fatto nelle migliori serate nei peggiori bar di Suna, la Rossa cercò di conquistare un certo equilibrio, ponendo estrema attenzione alla continuità nell'emissione di chakra dalle piante dei piedi. Come un bambino che muove i suoi primi passi, la Sunese si manteneva leggermente piegata in avanti, pronta ad afferare qualsiasi appiglio. Così, quando Kamine le offrì un appoggio sicuro, quella non se lo fece ripetere, afferrandola prima ancora che l'Otese finisse di parlare.

    Non sono mai stata così felice di avere tra le mani un'Otese, Kamine.

    La guardò come si guarda un bicchiere d'acqua dopo una passeggiata in centro a Suna, ringraziando il cielo che avesse stranamente deciso di essere magnanima. La prima volta che staccò il piede sinistro dalla parete per avanzare, le parve di vedersi già stampata sul fondo del dirupo. Sembrava di camminare condei pesi legati alle caviglie e sott'acqua, senza per giunta poter distogliere l'attenzione nemmeno per un secondo. Il chakra era dispettoso, e non appena la Rossa pensava di potersi rilassare ecco che quello si ritirava, rischiando di farle perdere la già flebile presa che essa esercitava sulla roccia.
    Ma Saru, che aveva fatto dell'arte di arrangiarsi la vera e unica filosofia della sua vita, sembrava aver trovato un equilibrio in mezzo a quel caos, riuscendo dapprima a muovere dei timidi passetti sorretti dal braccio di Kamine, per poi guadagnare sempre più fiducia ed equilibrio, riuscendo ad affidarsi quasi totalmente alle proprie forze.
    Con il sudore che le imperlava la fronte e il sole alto che le accecava la vista, alzò lo sguardo su Kamine, che a sua volta li stava fissando. Eppure sul suo viso non capmeggiava fierezza o orgoglio, piuttosto sembrava che...

    Ma che...

    Ci sono attimi che durano un'eternità. In cui il mondo intorno sembra bloccarsi, per permettere forse di processare quello che sta accadendo. Fu così che le labbra di Kamine si mossero, contestualmente alla sua mano che lasciava la presa sul braccio di Saru. La ragazza non sentì cosa l'Otese aveva da dirgli, mentre l'aria attorno a sé fischiava, trascinandola verso la sua inevitabile fine. Accanto a lei, una massa rossa si muoveva ad ancora maggiore velocità.
    Stavano precipitando.
    Fu in quel momento che un feroce istinto di sopravvivenza si impadronì della Rossa, invadendole i muscoli e le ossa, annebbiandole il cervello. Non contava come, lei doveva salvarsi.
    Lasciò che il chakra corresse veloce agli arti inferiori, concentrandosi in un sottile strato sotto i piedi. Troppo sottile, tuttavia. Pur riuscendo ad arpionare la roccia, il contatto fu troppo effimero, facendo rimbalzare appena la punta del suo piede destro e facendola capitolare in avanti. Concentrò allora il chakra anche nei palmi delle mani, un po' più del necessario, di modo da allontanare la parte superiore del corpo dalla scarpata, piegando poi le gambe e riuscendo finalmente ad arpionarsi, bloccando quella rovinosa caduta e rimanendo accucciata per qualche secondo.

    AAAAAAAAAH, MERDA!

    Urlò contro se stessa e Kamine, mentre il sangue continuava a fluirle furioso in testa, creando un rimombo continuo con il battito totalmente euforico del suo cuore.

    Che cazzo Kamine, CHE CAZZO. Volevi ammazzarci? Che maledizione di addestramenti fate ad Oto, cercate i modi più creativi di farvi fuori?!

    Senza nemmeno accorgersene si era alzata, trascinata a fatica sotto Kamine e si trovava ora col dito minacciosamente puntato verso la stessa. Sbattè un paio di volte le palpebre, mentre l'adrenalina l'abbandonava lentamente, e ricominciava a prendere coscienza di sé. Si era mossa, da sola, senza appigli. Sorrise appena, arricciando sorniona le labbra.

    Dovrei incazzarmi più spesso, a quanto pare.



  13. .

    Il Profumo dei Ryō


    XI



    Raramente nella sua breve vita, Murasaki aveva visto qualcuno esibirsi in un'espressione di gratitudine contemporaneamente affranta ed euforica, come aveva fatto il povero malcapitato che si trovava di fronte alla Hyuga e al Kiriano. Murasaki si prodigò di abbassarsi a livello del terreno, liberando con cautela l'uomo dalle catene in cui l'avevano costretto i due uomini appena fuggiti dinnanzi ai loro occhi, senza lasciare traccia alcuna. Mentre Youshi terminava di prendersi cura sommariamente dell'uomo, offrendogli dell'acqua, la kunoichi della foglia tentò di sincerarsi delle condizioni di quest'ultimo.

    Maestro dei Sigilli, mi deve perdonare. Non era certamente mia intenzione ferirla. Spero che non subirà alcun danno permanente.

    Abbozzando un mezzo sorriso e decisamente sollevata nel vederlo comunque parzialmente in salute, la ragazza allungò la mano, aiutando l'uomo ad alzarsi e manteresi saldamente in piedi. Proprio questo tentennamento iniziale dell'uomo nel camminare portò ad un sequenziale stupore della Hyuga quando, preso dall'euforia della libertà, l'uomo del paese del lucchetto si lanciò in un'agile corsa verso la casupola, sbraitando di rapimenti, ricatti e serrature. Certamente, Murasaki non era nuova a scorgere ricchezze smisurate stipate in ben nascoste alcove, essendo nata e cresciuta fra le mura di Villa Hyuga, ma certamente ciò che lei e Youshi si trovarono davanti aveva una sua valenza: pergamene su pergamene giacevano stipate nell'angusto luogo, dove il malcapitato neo-scassinatore aveva probabilmente trascorso gli ultimi mesi della sua vita in cattività.

    Youshi-san, non ti ho creduto nemmeno per un momento. Non saresti capace di un gesto del genere, me ne rincresce.

    La risata cristallina della giovanesi aggiunse a quella del Kiriano, e per la prima volta dall'inizio della missione poté sentire la tensione abbandonare i suoi muscoli, che da contratti cominciarono lentamente a sciogliersi. Avrebbe voluto abbracciare l'uomo del Lucchetto, Youshi di Kiri, chiunque si trovasse davanti, tanta era la consapevolezza di aver portato a termine almeno in parte la missione. Le prossime scorribande del duo erano per ora scongiurate, ma la loro identità rimaneva decisamente un mistero. Bloccata da anni di studio approfondito del galateo, Murasaki si limitò a rivolgere al Kiriano un leggero sorriso, che funse da congedo per lui e l'uomo ora in salvo.
    Per ora, quella sarebbe stata la conclusione della loro missione. Eppure qualcosa le diceva che, prima o poi, avrebbero aggiunto nuovi pezzi a questo apparentemente insolvibile mistero.

  14. .

    A little party never killed nobody


    II: Dango Unchained



    Comunque per me sono tutte cavolate. Voglio dire, ha davvero senso prendere qualcuno e metterlo lì, a dire due parole e poi... Bah, vedremo. Qui cambiano più i Kazekage che il vento, dannazione.

    La Rossa fece spallucce, lanciando distrattamente il kunai giocattolo verso il bersaglio colorato. Le parole di Hohenhaim, neo-eletto Kage della Sabbia continuavano a ronzarle in testa, come una fastidiosa mosca del deserto. Famiglia, amicizia, integrità. Tante belle parole, ma quale fosse il loro reale significato per il ragazzino che - a sorpresa - si era affacciato dal balcone del palazzo, nessuno lo sapeva. Tantomeno Saru, che a stento sarebbe riuscita ad identificare quale valore avessero per sé.

    Ehi ragazzina, attenta a dove diavolo lanci quell'affare, mi stavi per cavare un occhio!

    Scosse brevemente il capo, mettendo a fuoco solo in quel momento le luci della bancarella, il suo braccio disteso, e il buco nel tendaggio lasciato dal suo kunai di legno. Decisamente, doveva aver sbagliato a dosare la sua forza. Un intenso rossore si appropriò delle sue guance, mentre le sue gambe già premeditavano una ritirata decisamente strategica.

    Io... Ehm, mi dispiace, devo essere stata sovrappensiero! Sa, le luci, i suoni...

    Ma era già a diverse decine di metri dallo stand, lontana dalle grinfie del povero padrone quasi-mezzo-cieco.

    Che ridi tu?! Credi che sia divertente, Chikuma? Guarda che il prossimo potresti essere tu, e questa volta non userò un kunai di legno, santissimi numi!

    Sbuffando e continuando a lanciare intermittenti occhiate cariche di odio a Jou, Saru si mise in coda per accaparrarsi dei deliziosi dango. Erano lì, lucidi e succulenti, pronti per essere divorati.

    Non so te, ma io ne mangerei a palate. Cioè penso che potrei realmente non smettere mai. Credi che una dieta di soli dango sia sostenibile nel tempo?

    Trovareun misero angolino di tavolo libero fu un'impresa decisamente eroica. Quella sera la piazza centrale di Suna era talmente gremita che la fiumana di gente aveva esondato i confini della piazza, occupando qualsiasi via, pertugio e vicoletto adiacente alla stessa. Saru non era decisamente abituata ad ambienti del genere. Suna, la sua Suna, era definibile con tre aggettivi: calda, secca, e solitaria. Vederla così straripante di energia le faceva girare la testa, e poteva chiaramente avvertire il livello di saturazione che i suoi sensi avevano oramai raggiunto. Per riuscire a sentire quello che Jou le stava dicendo, e per farsi sentire a sua volta, i due ragazzi dovevano fare a gara a chi urlava di più, contribuendo di certo alla baraonda generale.

    SAI, CREDO CHE QUELLO CHE MI FA PIU' SENSO SIANO QUELLE RAGAZZINE URLANTI LI' DIETRO. FINO A CINQUE SECONDI FA NON SAPEVANO NEMMENO CHI FOSSE COSO, E ORA NON RIESCONO A TENERE A BADA GLI ORMONI.

    Pur non vedendole, riusciva a percepire chiaramente la loro presenza in tutta la gloriosa possenza gallinacea. Non fece in tempo a voltarsi del tutto per andare a cantarne quattro alle grupie del neo-kazekage, che un urto improvviso le tolse l'equilibrio, costringendola a sedersi nuovamente sulla panca.

    Oufh.. Dannazione..
    EHI MA STAI ATTENTO. EHI, HO DETTO A TE, DANNAZIONE.

    Quando il malcapitato si voltò, rivelò un volto totalmente coperto e una certa fretta di recuperare i suoi averi, sparsi sul fondo terroso e impolverato della piazza. Saru si rimise in piedi, spostando il peso all'indietro sulla gamba destra. Qualcosa di quell'indivuo e del suo compare aveva innescato un meccanismo di allarme naturale nella Rossa, che le indicava la fuga come scelta migliore in quella situazione. Dopo una manciata di secondi passati a raccogliere fogli alla rinfusa, che le sembrò però eterna, i due tizi soffermarono i loro sguardi sui due genin per una frazione di secondo; Saru cercò di parlare, ma le parve di aver dimenticato come si facesse. Poi, tutto accadde in un secondo.


    JOU! JOU DOVE VAI. TORNA QUI IMMEDIATAMENTE, COSA PENSI DI FARE?!

    L'urlo le grattò la gola, mentre gli occhi facevano fatica a seguire Jou scomparire in mezzo alla folla, sulle tracce dei due uomini misteriosi. La ragazza si guardò intorno, mentre la folla attorno a lei pareva non aver visto niente, né tantomeno aver udito il suo urlo. L'attenzione della gente sunese era tutta concentrata su una nuova esibizione di Hohenhaim, che a quanto pare aveva deciso di intrattenere gli abitanti della sabbia con i suoi pupazzetti d'argilla.

    Dannazione, qui a nessuno frega un cazzo delle cose importanti. Bella famiglia di merda, la nostra.

    Jou era scomparso, e con lui i due uomini. E non aveva nessuna possibilità di rintracciarli, né di poter prestare aiuto a quel cretino di jou Satoshi. Stava per sprofondare nella disperazione dettata dalla consapevolezza della propria inutilità, quando al margine del proprio campo visivo vide sventolare un foglietto stroppicciato, del tutto simile a quelli che i due tizi si erano così tanto prodigati di recuperare in tutta fretta. Sopra di essi, qualcuno aveva elegantemente vergato una frase totalmente priva di senso, almeno per la genin.

    Ma che cazzo sta succedendo, maledizione?

    Nel frattempo, l'aria si era riempita dei gridolini estasiati della folla, in visibilio per l'ennesimo trucco del neo-kazekage.
  15. .
    benvenuta! 🌸
    vieni a trovarci su discord (https://narutolegend.forumfree.it/m/?t=71814626) che si scambiano due chiacchiere!
186 replies since 6/4/2018
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