Votes taken by Jotaro Jaku

  1. .

    La vecchia


    ...e la serpe



    CITAZIONE
    " Signore...non sai chi sono, vero? Fa nulla, la padrona è in casa? Desidererei parlarle. "

    Ieyasu era ancora col sedere per terra quando la montagna che aveva davanti gli rivolse la parola entrando, senza bisogno di attendere convenevoli dal ragazzo.
    Lui dal canto proprio non aveva effettivamente idea di chi fosse quel tizio, dopotutto era sempre uscito dal palazzo solo per sgattaiolare nel bosco per appisolarsi in giro; non conosceva i ninja del villaggio, e tutta la solfa degli allenamenti non gli aveva mai ispirato gran che, quel poco che sapeva lo aveva scoperto spiando i membri del clan attorno al palazzo, o Febh quando gli capitava l'occasione, ovvero molto poco. Per questo non aveva la minima idea di avere il suo Kage sulla porta. Dopo essersi rimesso in piedi e aver scosso i pantaloni, rispose con un inchino.

    Prego entrate pure... Uhm si vedo che già lo avete fatto...da dove è saltato fuori questo tizio, sarà uno degli esperimenti del signor Febh andato storto ? Venite pure, prego seguitemi la vecchia, hem, la signora Ogen vi attende. In realtà Ieyasu non aveva la minima idea di chi fosse l'ospite, nè tantomeno se la vecchia Ogen lo stesse aspettando realmente. E se fosse stato un sicario? Magari un nemico degli Yakushi che era riuscito con furbizia ad introdursi nel villaggio e a raggiungere il palazzo, sarebbe stato proprio lui a condurlo dal suo bersaglio? Sarebbe stato coperto di vergogna e il suo nome tramandato negli annali del clan come l'idiota degli Yakushi. Non poteva permetterlo.
    Stava infatti giusto per tendere una trappola alla montagna spropositata che lo stava seguendo, quando uno dei vecchi precettori, sbucato da una saletta laterale, riportò il ragazzo alla realtà fissandolo severo, sapendo benissimo che Ieyasu si stava già distraendo alla ricerca di chissà quali pensieri senza senso, come suo solito.

    CITAZIONE
    Scortalo da Ogen

    Sospirando e facendo spallucce, come se non avesse il suo capovillaggio a circa mezzo metro, si fece coraggio e si trascinò dietro Diogene per un paio di sale, prima di capire dove si trovasse Ogen. Per essere la sua prima volta nel palazzo, il Kage aveva pure rimediato un rapido tour non richiesto della casa.
    Una volta arrivato nella sala da tè/cucina/ripostiglio dei biscotti di Ieyasu, il giovane fece cenno al Kage di entrare, per poi seguirlo e ritrovarsi non solo con lui e la vecchia, ma pure con un'altra tizia.

    Uh? E questa chi sarebbe, quando diamine è entrata. Ma cosa succede oggi qua dentro ?

    Si schiarì la gola e con fare solenne disse:

    Signora Ogen è qui giunto il signor... Quindi si fermò, voltandosi verso Diogene e sbattendo gli occhi un paio di volte.

    ...Scusi ma lei chi è ? Attendendosi pure una risposta. Beh, prego si accomodi. Faccia come a casa sua.

    Avrebbe salutato anche la donna con un rapido inchino, probabilmente si era ritrovato in mezzo ad uno dei tanti affari di Ogen; capitava spesso ad Ieyasu di irrompere in una delle riunioni della vecchia, magari con mercanti o con personalità politiche, di solito per arraffare biscotti o per cercare una coperta ( Ieyasu andava matto per le coperte da sonnellino, ne aveva oltre 500 disseminate in tutto il palazzo) e di solito queste sue irruzioni finivano con Ogen che gli lanciava dietro il primo oggetto che aveva a portata di mano.
    Quando era più piccolo veniva sgridato, poi la vecchia capì che avrebbe potuto risparmiare la voce e allenare allo stesso tempo i suoi riflessi lanciandogli di tutto. Dai fermacarte alle zanbato, davanti agli sguardi attoniti degli ospiti.
    Quella situazione non faceva eccezione, invitò il nuovo ospite a sedersi e cominciò ad arrampicarsi sulle credenze, cercando di raggiungere pensili e cassetti come un polipo, alla ricerca di biscotti zenzero e cioccolato.

    Fino a che, con la coda dell'occhio, notò che l'ospite aveva estratto quella che sembrava essere una torta, e le sue mani sembravano desiderose di lasciarla in custodia a qualcuno. Ovviamente Ieyasu non si fece pregare, in un attimò abbandonò la ricerca dei biscotti e si occupò del dono dell'ospite, l'avrebbe servita a breve ai presenti.

    Scusatemi, nonna Ogen, vuoi che prepari del tè particolare da servire con la torta ?

  2. .

    Il gigante


    ...e il maggiordomo



    Ieyasu. Questo il nome con cui ero venuto al mondo 15 anni fa, più o meno.
    Nel senso che c'ero 15 anni fa, quando sono nato, ma non ricordo gran che, non ho mai conosciuto mio padre, e mia mamma è morta quando sono arrivato io. Mi ha cresciuto nonna Ogen, e non ho mai visto il mondo al di fuori di Oto. In realtà ho visto ben poco pure del villaggio; secondo la nonna non era saggio uscire dal palazzo, quindi ho sempre passato le mie giornate a oziare e a cercare di spiare il maestro Febh per imparare a essere un tipo giusto come lui.
    A volte non dormo, spesso anzi, e quando succede scappo dal palazzo e vado a stendermi sull'erba appena fuori dal maniero o mi intrufolo nel Bosco dei Sussurri a guardare le stelle. Non so bene cosa voglio fare, so solo che mi rilassa parlare con gli animali, e a loro piace la mia compagnia, o almeno penso.
    Non ho molto altro di me da raccontarvi, nonna Ogen mi ha sempre chiamato Oji-kun, il principino, ma non mi ha mai voluto spiegare il perchè, penso sia perchè passo le giornate a ciondolare e a far niente come un nobile, senza che questo mi venga mai a noia. Eppure da quanto mi fa sgobbare non si direbbe affatto che io sia un nobile. Tranne oggi, oggi avrei dormito tutto il giorno senza il minimo dubbio...

    TONF!

    Un tonfo fortissimo, come una cannonata svegliò Ieyasu dal suo sonnellino prepomeridiano. Pensando di aver fatto solo un brutto sogno, il ragazzo si distese di nuovo su uno dei divani del castello, concentrandosi sulla brezza che entrava da una finestra per addormentarsi in fretta...

    TONF!

    Ma questo non avvenne affatto! Una cannonata ancora più forte lo fece quasi cadere dalla sua postazione di relax. All'inizio non aveva pensato alla porta, quale ospite busserebbe con una veemenza tale da quasi sfondarla? In ogni caso cadde rovinosamente dal divanetto, allontanando la copertina in pile e correndo giù per le scale in fretta. L'ultima volta che aveva lasciato troppo tempo un ospite fuori dalla porta, la vecchia Ogen lo aveva tenuto in ginocchio sui ceci per una mezza giornata. Ovviamente lui non poteva sapere che proprio quella volta avrebbero ricevuto un ospite importante, nemmeno se nonna Ogen e tutti gli altri ne avevano parlato per circa un mese. Nemmeno se lui stesso si era offerto per restare quel giorno di guardia. Il riposo era importante. Comunque, lasciamo questa vecchia storia per un altro giorno.

    Stavolta la corsa giù per le scale finì con un salto felino e una caduta rocambolesca che permise alla sua fronte di fare l'intima conoscenza di un mobiletto in legno nel salone, facendogli crescere molto rapidamente un bernoccolo violaceo in mezzo alla faccia.

    Tonf

    Un terzo colpo, più delicato. Era davvero nei guai. Non si sarebbe voltato, già sentiva il fiato della vecchia megera sul suo collo. Già i tremori lungo la schiena gli lasciavano immaginare un imminente attacco ninja con un mestolo sulla nuca. Doveva aprire la porta rapidamente!
    Con un guizzo maestoso e una prodezza atletica fu alla porta e con un rapido movimento la aprì, portando avanti il corpo come a volersi imporre sul suo ospite ( come se guadagnare quel millisecondo in più gli permettesse di cancellare l'attesa a cui aveva obbligato il poveretto).
    Solo che, beh, quando si lanciò nella porta aperta del palazzo, si schiantò contro un muro di cemento, e rimbalzò indietro di un paio di metri, dopo aver sbattuto la faccia contro suddetto muro, finendo quindi col sedere per terra, a fissare quel "qualcosa" contro cui si era schiantato.



    Ma cosa diavolo era quella persona?

    Sa..sa...sa..salve, come po...po...po..posso aiutarla signore?

    Davanti a Gene, un ragazzetto di 15 anni, decisamente secco, decisamente spaventato dall'incontro con il colosso più colosso che ci sia, eppure, sebbene non avesse mai visto da nessun'altra parte quegli occhi color ambra, simili al sole poco prima del tramonto che sembra stia per incendiare il cielo, per un attimo avrebbe avuto una sfuggente sensazione se non di conoscerli, quantomeno di averli già visti.

  3. .

    Una Promessa dal Passato


    [3]



    Quando la luce pervase nuovamente gli occhi di Akira, il ragazzo si ritrovò in un luogo...strano. Persino per lo standard delle premesse poste da Jotaro. Quel luogo non aveva nome e non aveva forma, ma ne avrebbe assunta una, o cento, in base alle esperienze di Akira; sebbene difficilmente il Bonshuno avrebbe assunto la forma di un ricordo piacevole per il ragazzo. Inizialmente sarebbe sembrato per entrambi una landa rocciosa, grigia e desolata, illuminata da nessun sole; tutto sarebbe sembrato in bianco e nero, senza una vera fonte di luce. La terra che calpestavano sarebbe sembrata grigia, così come le rocce. Non vi erano animali, non inizialmente, nè piante, nè individui come loro. I loro stessi corpi, a una rapida, distratta occhiata, sarebbero sembrati grigi, privi di qualunque colore, privi della scintilla della vita che avevano, beh, in vita. L'unica nota diversa era la Lanterna. Il suo bagliore, sebben flebile, era l'unico dettaglio che stonava in quella landa priva di passato e di futuro. Non solo, ma il bagliore verdastro emesso da Tamashi, sembrava brillare con particolare foga in una precisa direzione, luogo che i due avrebbero dovuto raggiungere.

    << Ora ricordo...sono già stato qui, in passato. Forse più di una volta. Prepara la tua arma, potrebbe non essere una gita di piacere, e non oso immaginare quanto tempo ci vorrà a trovare Mataza. >>

    Jotaro avrebbe preceduto il ragazzo, sebbene fosse lui ad avere con sè la fonte di luce, nonchè l'unica bussola. Qualcosa sembrava guidare Jotaro, ricordi forse, o istinto. Non era la prima volta che crepava, ma la prima a farlo per finta. Forse aveva reminiscenze del passato da morto che poteva essere ricordato solo nel Bonshuno stesso. A volte Akira avrebbe potuto chiaramente vederlo avanzare con fatica, come se stesse proseguendo in salita, sebbene fosse un passo avanti a lui.
    Dopo l'ennesimo sforzo, la "guida" si voltò verso Akira, per rassicurarlo:

    << Questo luogo è diverso per ognuno. Quello che vedi tu non è quello che vedo io. Non lasciarti spaventare da quello che vedrai qui, si tratta di illusioni, ricordi del tuo passato che prendono forma per tormentarti, quello che hai attorno non è reale; ma lo diventerà se restiamo qui troppo a lungo. >>

    Che forma avrebbe assunto la landa desolata per il giovane Akira? Sarebbe stata Kiri in fiamme? Un paesaggio della sua infanzia? Il luogo della sua prima battaglia? O un'unione di tutti questi luoghi? Quello che sarebbe stato presto chiaro allo spadaccino, era che la dovizia di particolari non sarebbe stata lesinata in quel posto; persino le sagome di alcuni individui, uscite dai suoi ricordi, avrebbero preso forma, sebbene quasi trasparente, in quel luogo dannato.

    Alle domande di Akira, il Jaku avrebbe risposto sempre in maniera vaga, non per arroganza, ma per totale mancanza di sicurezza; ad una soltanto avrebbe risposto ad occhi chiusi e con un largo sorriso bonario, per rassicurare il ragazzo: "Cosa vedi tu?"

    <<...Una spiaggia. Una placida...bellissima spiaggia di casa. >>




    ----

    Quando si trovarono ai piedi del promontorio, senza che niente si fosse frapposto tra loro e il sentiero che stavano percorrendo, dei passi in rapido avvicinamento sarebbero saltati alle orecchie di entrambi.

    << I morti non corrono. Preparati! >>

    Akira si sarebbe accorto che tutto il suo equipaggiamento si trovava con lui, se non lo avesse controllato in precedenza, mentre Jotaro avrebbe estratto e impugnato entrambi i suoi tirapugni, in attesa di ricevere quello che stava per saltare fuori da quella dannata landa piena di sorprese; quello che si palesò davanti ai loro occhi però, non aveva alcun senso.
    Quello che sembrava essere del tutto Febh Yakushi era apparso dal nulla, piuttosto trafelato. Le possibilità di incappare in lui, per caso, erano già di per sè flebili, ma incontrarlo nell'oltretomba? Quale scherzo del destino si era materializzato davanti ai due ninja? Un'illusione? O il capo del Suono era realmente riuscito a lasciare la pelle da qualche parte, proprio durante la loro gita? Era passato poco tempo dalla riunione dei Kage, e il suo vecchio allievo sembrava in ottima salute, che Shiro avesse attaccato il suono? O uno scontro con il Mikawa? L'uomo sembrava morto, più o meno, anche se non proprio.


    << ... Febh? >>


  4. .

    Una promessa dal passato


    [2]



    Nonostante avesse al suo fianco forse lo spadaccino più potente che avesse mai incontrato, Jotaro non era riuscito a evitare di comportarsi come suo solito, come aveva sempre fatto con ogni allievo che gli era passato davanti, trattandolo con sufficienza, come se la sua comprensione della situazione non fosse fondamentale. In quel momento si rese conto che probabilmente, questo suo modo di aver cresciuto i suoi allievi, era stato uno dei fallimenti che avevano generato la sua grande delusione nella nuova generazione. Per la prima volta dopo molto tempo, rispose, in maniera chiara, come quando era lui a essere interrogato, nella fredda e inospitale aula di Rengoku, tanto, troppo tempo fa.

    << Perdonami, Kamuro era il mio compagno. Era un combattente del tuo villaggio, e mio fratello tra la fila delle guardie di mio padre. Sotto il suo vessillo abbiamo servito, conquistato, e combattuto più battaglie di quelle che posso ricordare. Un fratello fidato, forse più del Mikawa, e io darei le spalle al colosso di Oto ogni giorno della settimana. Questo non bastò a rendermi più coscienzioso; ne causai la morte, assieme a quella di tutte le altre Ombre anni fa, davanti alle porte della perduta città di Shulva, che stupidamente cercammo di assaltare sotto richiesta del nostro capo illuminato. Di tutti i presenti riuscii a trascinare via solo il corpo di Kamuro, e dopo la morte di Ayato, raccolsi la sua Samehada e la depositai nella tomba che avevo creato per Kamuro, nella speranza restasse sepolta lì per sempre, sotto i ghiacci. >>

    Dopo una vita segnata dall'orgoglio per la strada che aveva percorso, Jotaro raccontava quegli avvenimenti come un padre deluso, incapace di rendere migliore la vita dei figli. Non era comunque Kamuro il ninja della sua era di cui stava parlando. Il fratello bonario della Nebbia era venuto dopo; era di un'altra era che il ronin stava parlando. Un'era precedente. Un periodo di cui, fortunatamente, i testimoni scarseggiavano, e se anche la storia venne si tramandata dai vincitori; sembravano ormai terminati pure questi ultimi. Prima di partire per il luogo oscuro, altre spiegazioni arrivarono ad Akira. Considerata l'entità di quello che stavano per fare, e dato che probabilmente non sarebbero affatto tornati assieme, gli doveva almeno la verità.

    CITAZIONE

    Stai per caso perdendo le speranze, Jotaro? Non tutto è perduto, c'è ancora chi combatte per qualcosa di giusto... Io combatto. Io combatterò.


    Jotaro si voltò verso Akira, e gli sorrise, come il fratello maggiore sorride al più piccolo, dopo averlo scoperto a commettere una marachella.

    << ...Ma tu non basterai. Come non basterò io. Come non basterà nessuna delle persone che erano alla riunione. >>

    Si chinò e strappò un filo d'erba piuttosto lungo dal manto erboso sul promontorio. Lo tenne tra le dita, e senza la minima fatica, semplicemente muovendo le mani, il filo si spezzò senza opporre resistenza. Quindi si chinò e strappò nuovamente dell'erba, ma stavolta una decina di steli. In fretta li intrecciò tra loro, come si intrecciano i fili di paglia per creare i cesti, quindi dette un nuovo strattone, ma stavolta l'intreccio di fili assorbì il colpo, e le mani di Jotaro che avevano provato a strappare i fili, vennero strattonate indietro, rendendo vano il tentativo. Quindi alzò le mani ad Akira, per mostrargli i fili intrecciati.

    << Questa doveva essere la riunione. Solo uniti vinceremo, ma non siamo uniti. Cantha, I Cremisi, le Organizzazioni sul continente, troppi nemici, io ho provato a formare una nuova generazione di ninja, ho sacrificato tutto quel che potevo, e per quanto io sia grato del tuo interesse per salvare il nostro mondo, tu non sei abbastanza. Nessuno di noi da solo lo è. >>

    Aveva ormai poggiato la pergamena a terra, e si stava preparando ad attivarla con l'ausilio della lanterna di Akira, quando aggiunse:

    << Molti anni fa, ero poco più che un ragazzino e avevo le mani sporche di sangue, così sporche che la lordura arrivava fino ai gomiti. Incontrai Gaara per la prima volta, e vedendo la mia sete di battaglia, mi sorrise soddisfatto. In quell'occasione mi spiegò che l'Accademia non si fonda sulla pace. La grande guerra finì perchè avevano finito gli avversari. Chi era rimasto era troppo stremato per opporsi. Per questo quando mi resi conto che l'Accademia era divenuta un despota tanto quanto un qualsiasi dittatore di Cantha, decisi, decidemmo, di fare qualcosa. >>

    Per la prima volta, Akira vide lo sguardo che per molti anni aveva avvampato negli occhi di Jotaro, lo sguardo che per il bene comune, aveva deciso di sotterrare sotto metri e metri di cenere fumante. Gli occhi gli divennero neri, con le iridi rosse come il sangue ribollente, una particolarità che si manifestava anche in Ayato, per chi ebbe la sfortuna di trovarsi davanti a lui in quei momenti, retaggio di chissà quali popoli perduti.

    << Sognammo, sognammo un mondo libero, senza bandiere, senza despoti, senza bisogno di seminare paura; Mataza Tsumuji, io, e ... Hayate Tamasizu. >>

    In quel momento la lanterna si illuminò, generando l'apertura della pergamena che aveva intrappolato Fyodor per anni, con la quale aveva provato ad eliminare senza successo Orochimaru molti decenni prima. Il rotolo esplose in una nube di sangue tale da oscurare il sole, e tutto divenne buio.



  5. .

    Una promessa dal passato


    [1]



    Tempo dopo la riunione dei Kage, Akira sarebbe stato raggiunto da un corvo, che lo avrebbe rintracciato a qualche giorno di cammino da Kiri, dopo che avesse lasciato il villaggio natìo alle sue spalle. Un animale di quel tipo non era solito girare nelle fredde terre umide della Nebbia, quindi avrebbe facilmente attirato l'attenzione del Kiriano. Scendendo dal cielo, il corvo si sarebbe poggiato sulla sua spalla, mostrando come al posto degli occhi, possedesse dei piccoli tentacoli, appendici riconducibili ad una piovra, che si erano fatte strada tra i bulbi oculari dell'animale, generando un particolare abominio. Il corvo parlò ad Akira, rivelandogli che il Giglio sarebbe stato nel paese delle Sorgenti Termali nel giro di pochi giorni, in un piccolo villaggio verso sud.
    Laggiù, sarebbe stato accolto dalla gentile e bonaria popolazione del luogo, che lo avrebbero inviato a soggiornare nella taverna del borgo. Come aveva annunciato il corvo, si trattava seriamente di un piccolo villaggio, probabilmente composto da una ventina di anime a star larghi, con mezza dozzina di casupole, una tavernetta e un piccolo tempio shintoista. Dopo essersi riposato e aver consumato un pasto, un monaco del villaggio, un signore sui 50 anni, particolarmente rachitico, lo avrebbe avvicinato, per farsi seguire, informando lo spadaccino che una persona lo stava aspettando nel piccolo santuario.

    [...]

    Oltre le porte del tempietto, Akira avrebbe potuto scorgere una fitta coltre di fumo, generata dalle decine di incensi accesi, e quattro individui di varia statura ed età, seduti a casaccio nella sala, intenti a pregare. Il monaco invitò nuovamente Akira a seguirlo in una stanzetta oltre la sala della preghiera, che era adornata di statuette e candele. Una porticina venne lentamente aperta dal monaco, generando un cigolio fastidioso; quindi l'uomo fece cenno al ragazzo di entrare. La stanza in cui il Kiriano sarebbe entrato, pareva proprio una cella, o la dimora di un asceta, l'unica luce filtrava attraverso una finestrella posta davanti a lui, e il fascio illuminava unicamente una figura seduta a terra, a gambe incrociate, con il volto rivolto verso la luce. La figura attese che la porta fosse nuovamente chiusa dietro di lui, per parlare.

    << Ben arrivato. >>

    Avrebbe voluto chiedere se aveva con sè la lanterna, ma la domanda era scontata. Avrebbe voluto rimproverarlo per essere andato via dalla riunione così in fretta, ma condivideva la sua preoccupazione. Avrebbe voluto parlare del Gelo, ma entrambi erano lì, le parole erano superflue. La seconda generazione dei ninja post guerra totale e la quarta, erano nella stessa stanza, per fare in modo che ce ne fosse una quinta.

    << Sono stato alla tomba di Kamuro [Yamazaki ndr.], è stata profanata. Non c'è più rispetto nemmeno per i morti. >>

    Non sapeva se Akira fosse a conoscenza dell'individuo appena citato, ma se lo aspettava, data l'importanza che a Kiri viene riservata ai ninja che servono il villaggio, e muoiono in suo nome. Jotaro si alzò in piedi. << Sono rimasti pochi ninja della mia era, dobbiamo trovarne uno, ma da quello che mi risulta, sembra impossibile. >>
    Si voltò verso Akira, e dopo avergli controllato con una rapida occhiata tutto l'equipaggiamento, si avvicinò alla porta, non senza evitare di spiegare prima, a modo suo, al ragazzo, perchè la sua presenza fosse stata richiesta in quel luogo remoto.

    << Dobbiamo andare in un brutto posto, a cercare un mio vecchio alleato. Col suo aiuto la via verso il nostro obiettivo potrebbe essere più chiara. >>

    Akira avrebbe potuto notare come Jotaro fosse diverso da quando si erano incontrati al Gelo, o alla riunione. L'uomo era decisamente preoccupato, come se gli fosse chiaro di stare andando verso morte certa, ma questo, invece di frenarlo, sembrava averlo rinvigorito. Uscendo dal tempio, i vari monaci si inchinarono al loro passaggio, per poi tornare alle preghiere. La coppia si sarebbe mossa di buon passo verso sud, in direzione del capo della regione, fino ad arrivare, nel giro di un'ora massimo, al capo estremo del Paese, su una scogliera sotto la quale resisteva solo il mare.

    << Circa 20 anni fa venne stipulato un patto tra 3 ninja rivoluzionari, che volevano portare un vento di cambiamento nel mondo. Condividevano tutti e tre lo stesso sogno, liberare i ninja dal governo centrale, e riportare il mondo allo splendore di un tempo, dove la forza dei villaggi era in grado di garantire un vero equilibrio, per impedire la nascita di un gruppo di ribelli ogni anno, come è adesso. >>

    Jotaro estrasse una pergamena dalla tasca, il rotolo era di un colore rosso cremisi molto particolare: dalle striature, sembrava fosse ornata di sangue rappreso.

    << Il sogno venne abbandonato, uno di loro morì, di un altro si persero le tracce, e il terzo rimasto solo, pensò fosse una buona idea abbandonare il sogno e addestrare una nuova generazione di ninja, perchè fossero loro a portarlo avanti. >> Il ronin si voltò verso Akira, facendo una smorfia col sopracciglio. << Come vedi, la cosa ha proprio funzionato. >> Jotaro poggiò a terra la pergamena e si allontanò di diversi metri, ponendosi vicino ad Akira.

    << Questa arriva da un amico di Oto, ultima occasione per andare o restare. Se resti, solleva Tamashi, è la chiave che ci serve per varcare la soglia. Stiamo andando dove quasi tutti sono diretti, ma praticamente nessuno fa ritorno. >>



    << Nel Bonshuno; la tappa finale. Mataza Tsumuji è laggiù, ed è la chiave per il terzo ninja. >>






  6. .

    La via


    Una nuova speranza



    La presenza di Taka fu effettivamente una sopresa, e le reazioni, in parte sorprendenti a loro volta. Per la prima volta però, sebbene il rapido abbandono dei lacchè del Mizukage, i ninja dei vari villaggi, a vario titolo e con diversa energia, sembravano collaborare tra loro. Jotaro dal canto suo sembrava stanco, mentalmente stanco; questa veste del diplomatico in pizzi e merletti, proprio non gli calzava. Aveva fallito sotto molti aspetti e in molti momenti diversi; forse era arrivato il momento di cambiare strada, e tornare sulla via che aveva sempre percorso.
    Fino a quel momento, aveva protetto il mondo restando in disparte, addestrando reclute, accumulando informazioni. Scendere direttamente in campo aveva risultato solo nel suo incenerimento, e persino questa calda chiacchierata, non lo faceva restare a suo agio; lui non era Ayato. Nonostante il disprezzo per il padre, nonostante avesse sempre cercato di allontanarsi dalla sua figura, era finito a indire una riunione tra i Kage, proprio lui che tutti i villaggi aveva visitato; sembrava la brutta copia di un film già visto, e non era questa la fine che avrebbe voluto vedere.

    Quando Akira confermò che le Reliquie non potevano essere distrutte, annuì, poi non intervenne più in tutta la discussione, il suo ruolo di paciere aveva fatto il suo tempo; ora doveva passare oltre. Era ora di riprendere il mantello dal chiodo, spingere la ruota di nuovo in movimento. Avrebbe lasciato lì Taka, la donna sapeva il fatto suo, se era stata capace di sacrificare suo figlio per farsi strada come spia di Cantha, sarebbe potuta sopravvivere, più o meno, alla riunione.
    Mentre i ninja parlavano, si scusò coi presenti, per abbandonare temporaneamente la sala.


    - dOvE aNDiaMo ? -

    <<...all'inferno. >>

    OT
    Scusate l'assenza che ha obbligato altri a prendere il mio posto, continuate pure la riunione

  7. .

    Follia nel Gelo [2]



    Il grande e terribile drago folle si era mostrato in tutta la sua maestosità; molti nei vari angoli del mondo lo avevano avvistato, alcuni lo avevano addirittura seguito. Chi per rimetterlo in riga, chi per arrestarne la scia di distruzione, chi per provare la propria forza, speranzoso di portare via un trofeo del terribile nemico. Uno tra questi, conosceva bene il drago, o meglio, conosceva chi avrebbe dovuto seguire Masamune per riportarlo alla sua vera forma, riunendolo a ciò che un tempo gli era stato estirpato. Per un capriccio del destino però, Tian non avrebbe riportato l'equilibrio, tutt'altro; sarebbe stato infatti il suo vecchio rivale, a districare i fili della sorte.
    In una piccola pagoda, situata non troppo distante dal villaggio del Suono, due individui si stavano godendo il tepore della stella luminosa che li accarezzava; uno seduto a terra, in un angolo, nell'ombra, con solo qualche raggio di sole ad illuminarlo; il suo volto era quasi interamente coperto da delle logore bende, che lasciavano intravedere unicamente due stanchi occhi gialli impauriti. L'individuo era raggomitolato come un malato in preda a forti attacchi febbrili, dati più dal doversi prostrare e dal temere per il suo destino, che dalle febbri in sè. L'altro invece era in piedi, statuario davanti al terrazzo della pagoda, totalmente illuminato dal sole che stava in effetti fissando, senza alcuna protezione oculare.
    Il gioco di luci nella pagoda faceva sì che l'individuo inchinato a terra, che si reggeva le braccia come stessero per caderli, potesse vedere solo la grande schiena, completamente in ombra, del suo Padrone intento a fissare il cielo. Proprio il servo, si rivolse, intuendo un sospiro del suo Maestro, spaventato di essersi perso una sua parola, cosa che gli sarebbe valsa una punizione millenaria.


    - ...Pa...Padrone cosa vi affligg..- Il servo si portò le mani alla bocca, come per silenziarsi, tremando, prima di commettere l'errore di rivolgersi al suo Maestro come fosse un qualunque mortale. -..cosa attira, il vostro interesse...mio Sovrano... ? -

    L'uomo alla grande finestra era intento a scrutare il cielo in direzione del Gelo, una grande sagoma nera, circondata di lampi e nubi nere, si stava dirigendo verso quel luogo, portandosi dietro una scia temporalesca degna del regno degli dei. Lento ma inesorabile. L'uomo si voltò in direzione del servo, offrendo la schiena al sole, ma oscurando completamente tutto il suo volto e sollevando la mano destra verso il suo lacchè, come un uomo di fede che si prepara a offrire parole pura divina saggezza.



    ...il folle sovrano è qui.

    Gli occhi gialli del servo si illuminarono come di nuova vita. Egli esisteva unicamente per servire il suo Maestro, ogni suo respiro era motivo d'orgoglio e ogni suo pensiero un libro aperto, per quello scarto che un tempo era stato un uomo. Poche parole del suo Padrone, ed egli aveva capito subito cosa stava succedendo. Non avrebbe perso occasione di rendersi utile agli occhi di chi aveva davanti, e non interpellato prese subito la parola, come un bambino che conosce bene la risposta ad una domanda postagli dal suo tutore.

    - LA...LA FARETRA PADRONE, PRENDETE LA FRECCIA CHE AVETE RUBATO A TIAN -

    Un sorriso a occhi socchiusi avrebbe illuminato l'ombra che solcava il volto del Maestro, mentre un braccio del servo esplodeva in mille pezzi, spargendo sangue, carne ossa e tendini ovunque nella stanza. Così, mentre il poveretto si dimenava a terra in preda a dolori strazianti, il Maestro si voltava nuovamente verso il sole, tenendo entrambe le braccia dietro la schiena, con le mani intrecciate tra loro, in posa riflessiva.

    ...non un ladro, Jinzoo. Esse sono mie per diritto di nascita. Tian è il ladro.

    L'uomo schioccò le dita, liberando le mani dalla posa in cui le aveva obbligate, e i frammenti del braccio del servo divennero sabbia, che lentamente tornarono al corpo del proprietario, riprendendo la forma del braccio che era stato sacrificato, mentre il servo, ancora in preda al dolore, ansimava e deglutiva.

    - Gr...grazie Padrone...la vostra clemenza non sarà dimenticata.... - Sussurrava il servo, mentre ripeteva nella sua mente le parole del suo Maestro, per non commettere nuovamente l'errore che era stato poc'anzi perpetrato.

    "Tian è il ladro, Tian è il ladro, Tian è il ladro, Tian è il ladro, Tian è il ladro, Tian è il ladro, Tian è il ladro "



    [Dopo l'arrivo di Masamune al Gelo]

    Mentre il grande drago si preparava a cancellare i rinforzi, dopo aver già cancellato il gelo, e mentre questi evocavano creature, generavano armature, o si trasformavano in demoni giganti multitesta, in mezzo a tutta quella devastazione, sarebbe passato qualcos'altro.
    Altrove, sulla terrazza della pagoda di cui vi ho narrato poc'anzi, l'uomo statuario aveva qualcosa tra le mani, un arco. Accanto a lui, lo zelante servo coperto di bende, che, in ginocchio, sollevava verso il suo Padrone quella che poteva chiaramente sembrare un'antica faretra di legno, molto consumata, con 5 frecce al suo interno.
    I proiettili erano rivolti verso il basso, ma non avevano piume al loro termine, piuttosto, scaglie. Scaglie di un colore a metà tra il verde giada e il marrone della corteccia degli alberi in estate.


    L'uomo, se poteva essere definito tale, afferrò delicatamente una delle frecce presenti nella faretra sollevata dal servo, e dopo averla incoccata, iniziò a tendere l'arco. Non solo il contenitore, e le frecce stesse, ma anche l'arco sembrava estremamente antico, così antico che il legno che lo componeva, scricchiolava e si curvava come stesse per spezzarsi da un momento all'altro; e a osservarlo con attenzione, sembrava proprio un reperto archeologico, uno di quelli da non toccare assolutamente per non causarne un danno irreparabile; ma l'uomo non sembrava curarsene, come se conoscesse bene i limiti di quell'artefatto, e senza preoccuparsene troppo, tese la corda fino a che questa non raggiunse il limite di estensione delle braccia di chi impugnava l'arma. Dalla forma, e dalla grandezza, sembrava trattarsi di un arco studiato per la breve distanza; per bersagli non oltre i 15, forse i 20 metri, ma nessun bersaglio era presente nel prato davanti al piccolo santuario. L'arciere alzò l'arma al cielo, e prese a girarsi lentamente, in direzione di quello che una volta era il villaggio del Gelo. Rimase immobile, per qualche istante.

    Il servo intanto, in ginocchio, teneva le mani a bloccare la bocca e il naso, quasi a soffocare, per non rischiare di disturbare la concentrazione del Padrone con il proprio respiro, mentre il suo corpo tremava, e gli occhi erano quasi alle lacrime per la tensione. Egli ignorava che la sua presenza non avrebbe disturbato il lancio di quella freccia, nemmeno se si fosse dato fuoco a mezzo metro dal suo Padrone, ma il terrore che aveva del suo Maestro era troppo per permettergli di ragionare in maniera sensata.
    Un sordo risuonare di corda, un sibilo, e l'arciere distese le braccia, abbassando l'arco. La freccia era partita.




    Il piccolo proiettile era così rapido da essere impercettibile ad occhio nudo. Solo un leggerissimo sibilo poteva essere percepito dopo alcuni secondi dal suo passaggio. La freccia solcò il cielo verso l'alto, superando prati, case, persone, colline, e passò le montagne. Buco le nuvole, che al suo passaggio vennero completamente annichilite, come se fossero state attraversate da un meteorite, quindi, la parabola discendente prese ad accompagnare il proiettile, che superò nuovamente la linea delle nuvole, verso il basso.
    In un battito di ciglia, avrebbe percorso cento volte i metri di cento vite degli uomini, e quando passò a pochi centimetri da Tensai-Ji che fluttuava in cielo, questa nemmeno se ne rese conto, prima di conficcarsi sul dorso del grande drago folle, il quale, inizialmente non si accorse di nulla.
    Poi arrivò il boato. Una cannonata nel cielo che prima creò un foro nelle grandi nubi nere, poi le annichilì completamente, facendo assumere loro la forma di una spirale, per poi sparire completamente, lasciando solo i raggi del sole a illuminare quello che una volta era il Gelo.
    Masamune socchiuse gli occhi, e precipitò a terra, con un tonfo che fece tremare il cuore stesso della terra.
    La freccia era lì, sulla sua schiena, magari qualcuno l'avrebbe persino vista, sebbene fosse una normale, piccola, insignificante freccia, sulla schiena di una creatura gigantesca.
    Il grande drago folle prese a dimenarsi in presa alle convulsioni, e una pessima aura verde iniziò ad avvolgerlo, confluendo come se fosse stata risucchiata, nella freccia. Il drago non era stato colpito a morte, tutt'altro! Quello strano oggetto che lo aveva obbligato al suolo, stava assorbendo qualunque cosa fosse, qualunque veleno, o maledizione, che lo obbligava a riversare il suo furore sul mondo.


    La punta, conficcata nelle scaglie del drago, lo stocco di legno che la formava, e le scaglie che ne terminavano il corpo, divennero completamente verdi, prima che la freccia, come in un sogno, svanisse nel nulla, lasciando un piccolissimo taglio tra le carni del drago gigantesco; il quale, vigile, sveglio, ma completamente privo di emozioni o volontà, si trovava immobile al centro del cratere, guardandosi attorno, come un bambino appena nato; come se una parte di lui fosse mancante, e chi ne era a conoscenza, sapeva che questa era effettivamente la verità.

    La prima reazione tra tutti, fu quella di Tensai-Ji, che vedendo il suo alleato piombare a terra e smettere di seminare distruzione, venne presa dal panico, complice anche la sparizione delle grandi nubi, quindi non ci pensò nemmeno due volte, a convogliare tutte le sue energie in qualunque tecnica le permettesse di fluttuare, e nel giro di un paio di secondi, se la dette a gambe levate verso sud-ovest, senza nemmeno guardarsi indietro, piazzando una discreta altitudine e parecchia distanza, tra lei e tutti i presenti.

    Qualcuno aveva curato Masamune. Possibile che i ninja avessero un alleato segreto, che senza nemmeno mostrarsi, era riuscito a privare il drago della Maledizione incurabile? Qualcosa che era tramandato come così terribile, che solo un altro sacrificio che ne prendesse il posto, potesse spezzare? Non era chiaro cosa stesse accadendo, ma il drago era sicuramente lì, innocuo; per quanto un grande drago nero potesse esserlo.

    [Nella pagoda]

    La verità non poteva essere più diversa, dal momento che la maledizione di Masamune non era stata affatto spezzata. Solo spostata. L'uomo statuario era infatti in piedi sul terrazzo della pagoda, con una mano rivolta al sole, col palmo verso l'alto. In quel palmo, pochi istanti dopo, sarebbe lentamente apparsa una sagoma, dapprima semi trasparente, poi sempre più chiara. La freccia, dalla forma immutata, ma di un verde elettrico, si era letteralmente materializzata nella sua mano.
    Il Maestro allungò la mano con la freccia alla sua destra, come per passarla a qualcuno, mentre il servo starnazzava dietro di loro.


    - ...ah ha ha ! Tian è uno sciocco, avrebbe potuto liberare il grande drago in ogni momento, ha ha ah ah, che stolto, non lo sapeva! -

    Il Maestro volse leggermente la testa, per fissare il servo con lo sguardo, da sopra la spalla sinistra.

    ...lui non voleva.

    Dall'ombra della pagoda, una mano venne illuminata dal sole, chiusa in un guanto d'armatura arancione con finiture d'oro. Prese la freccia, e scomparve nuovamente nell'ombra.

    ...non fallire.

    Una figura nella pagoda si inchinò verso il Maestro, prima di voltarsi e abbandonare la stanza, con i raggi del sole che ne illuminavano la schiena, e il grande simbolo dell'Oni sopra di essa.

  8. .

    L'Ombra del Gigante


    [10]



    Quando l'Akira dorato prese la mira, l'essere d'ombra gli corse incontro; che non capisse i movimenti del suo nemico, o non gli importassero, non è dato noto. La luce che scaturì dal corpo del Kiriano però, abbagliò la creatura, sebbene i suoi occhi fossero quasi impercettibili, sebbene forse nemmeno avesse bisogno della vista. Rilasciò un urlo di sofferenza quando l'energia luminosa lo colpì, e altrettanti ruggiti quando i colpi del guerriero dorato lo investirono prima al volto, poi di nuovo nella parte superiore del corpo, per lasciarlo chino sulle ginocchia, mentre Akira preparava il colpo che avrebbe conficcato la piccola creatura nel pavimento. E così fu. Il colpo del guerriero dorato dove Akira aveva caricato tutta la sua energia mistica, investì la testa del demonio, generando schizzi di materia oscura in ogni direzione all'impatto, prima di conficcarlo nelle lastre di pietra antica del tempio.
    E la tecnica di Akira si dissolse. L'ultimo colpo che aveva vibrato, aveva anche esaurito l'energia dorata che aveva accumulato nel suo primo tentativo di afferrare il Misticismo stesso, impedendogli di mantenere quello stato più a lungo. Con un bagliore intenso come quello che lo aveva trasformato, Akira tornò ad essere un giovane Kiriano con la faccia tumefatta e il sangue che colava dal naso. Era stato incredibile, aveva risvegliato parte dello sciamano che era in lui, ed era stato in grado di mantenere quella forma abbastanza da pestare il suo nemico a sangue. Ma lo aveva sconfitto ?

    Gli schizzi di pece nera che il suo colpo aveva generato, iniziarono a muoversi autonomamente, come richiamati verso il centro, dove il corpo del nemico era sommerso sotto le macerie, e si fecero strada tra le fessure. Con un forte tremore e un grido di sofferenza, l'essere di pece esplose fuori dal terreno, e si avventò verso Akira. Stavolta molto più veloce e forte di come lo era stato in precedenza. La polvere non si era ancora posata quando le mani dell'abominio stavano quasi per afferrare la collottola del ragazzo. [Azione I][Vel e For 950] se fosse riuscito ad afferrarlo, avrebbe iniziato a colpirlo ripetutamente. Una scarica di pugni si sarebbe avventata sul costato e sul volto del ragazzo, arrivando quasi a massacrarlo. [Azione II, III e IV][Vel e For 950] Se la presa non fosse andata a buon fine, la creatura avrebbe preso a volare diretti in aria, per arrivare allo stesso risultato.
    E se fosse stato colpito da tutti quei colpi, se anche si fosse accasciato a terra in una maschera di sangue, i pugni sarebbero cessati, e una grande luce dorata sarebbe apparsa dietro la schiena del nemico, facendosi strada tra le palpebre di Akira.
    Un enorme guerriero dorato aveva appena demolito la cuspide del tempio, dal lato opposto rispetto a dove era entrato Akira. Per enorme, intendo davvero enorme, dalle crepe della pietra, si poteva chiaramente vedere che quella "cosa" era gigante, gargantuesca, persino più grande del tempio stesso, e aveva distrutto la cupola con un pugno. Era infatti la sua mano ad emanare quella luce, ancora mezza conficcata nel tempio; la quale si sarebbe ritratta mentre l'uomo di pece si sarebbe rivolto al gigante, a ringhiare come un cane infuriato, prima che il guerriero dorato investisse il tempio con il suo piede, schiacciando tutto, meno che Akira, e qualche metro dietro di lui, mentre la possente luce mistica, faceva evaporare tutto ciò che restava dell'uomo di pece, squassato dal pestone e annichilito.
    Quando la luce accecante scomparve, una voce amica e un volto bonario sarebbero apparsi accanto ad Akira.


    - RAGAZZO SEI INCIAMPATO PER CASO? FORZA ABBIAMO UNA NAVE DA PRENDERE. -

    Un decisamente improvviso di Samoru, apparso chissà da dove, precedette l'apertura della porta, che nascondeva dall'altra parte Sanjuro e Gassan.
    Lo sciamano entrò per la prima volta dopo decenni nella stanza dove aveva perso il figlio, e per un attimo sarebbe sembrato ai presenti che avesse lasciato andare un grosso sospiro. Prima di rivolgersi ad Akira e vibrargli una bastonata atomica in faccia.


    Ottimo lavoro ragazzo, hai compiuto un passo verso la tua investitura ufficiale a sciamano della Nebbia!

    Samoru avrebbe preso di peso il ninja, se Akira non fosse stato in grado di camminare, ovviamente se avesse incassato tutte le cannonate che il grande abominio gli aveva rivolto contro, altrimenti lo avrebbe prima colpito con una pacca, dopo la bastonata di Sanjuro, e poi lo avrebbe comunque preso di peso.
    Con la distruzione del tempio, Akira avrebbe potuto constatare che le sue capacità erano tornate nella norma, e non solo. Fuori dal tempio, tutto era diverso, come trasformato. Le grandi vallate verdi, l'aria incontaminata, era tutto scomparso. Il tempio si trovava in mezzo ad una distesa di terra arida e spaccata dal sole, come se la vita non fosse più presente in quel luogo da molti molti anni, lasciando il posto solo ad aria desolazione.


    - Ah, decisamente casa non mi manca. Meglio Kiri, nonostante la nebbia, ora non dovremo tornarci più, se i Kami ce lo concederanno. Da quando quella cosa è uscita, si è portata via tutto ciò che di buono ricordavamo di questa terra. Dico bene Sanjuro ? -

    Ma lo sciamano, che li seguiva a un paio di metri di distanza, era troppo impegnato ad avanzare danzando sul posto e compiendo piroette. Un misto di danza della vittoria e di impostazione gps per poter tornare a casa, e non rispose all'amico barcaiolo. Il quale, avrebbe ricondotto il gruppo alla barca, ancora posta sotto la cascata.
    Quando il gruppo salì nuovamente a bordo, il livello dell'acqua era decisamente più alto, e Samoru fece accomodare tutti, prima di tornare in cabina. Akira lo avrebbe visto frugare nei meandri di un mobiletto, vicino al timone, per tirare fuori una bottiglia molto vecchia, di una forma che Akira non aveva mai visto nel villaggio della Nebbia. Il marinaio si fermò a fissarla per un momento, prima di tirare via con forza il tappo, al quale era attaccata una piccola ragnatela, per poi tracannarsene metà da solo, e riprendere fiato con un sonoro rutto di piacere. Per passarla poi ad Akira.


    - Ahhh un momento speciale merita un brindisi speciale. Finiscila ragazzo, ormai sei un uomo, poi buttala a mare, è tradizione! -

    Il contenuto della bottiglia, come il ninja avrebbe potuto constatare, non era affatto male, anzi, probabilmente si trattava di liquore di limone, ma di fattura incredibile. Chissà quanto sarebbe potuta costare una cosa così. Non solo, ma se fosse stato attento, Avrebbe potuto notare che una parte dell'etichetta era ancora presente, mentre tutto il resto era stato strappato, o si era sbriciolato col tempo. La frase era tagliata e in parte sbiadita, ma era possibile scorgere alcune lettere......."njuro"

    - Il liquore di limone che faceva mia zia qua nella valle, quella è l'ultima bottiglia, quando ero giovane, passavo le giornate con la bottiglia in mano, avrei dovuto allenarmi piuttosto, ahahahahahahahhaha, vai ragazzo, buttala a mare! - Il barcaiolo era serio sul buttare fuoribordo la bottiglia, e quando il ninja lo avesse fatto, nel punto di impatto, dove la bottiglia sarebbe stata inglobata dall'acqua, sarebbe apparso un piccolo...mulinello. Che poi si sarebbe ingrandito. Ancora. E ancora. In pochi secondi sarebbe diventato un vero e proprio cazzo di Maelstrom e la nave ci sarebbe chiaramente finita dentro. Nessuno aveva avvertito Akira che avrebbe dovuto arreggersi, e che quella era la strada per tornare a casa. Infatti, una volta dentro il vortice, la nave sarebbe riemersa nelle acque davanti al porto di Kiri.

    No, l'unica cosa che lo spadaccino avrebbe sentito dai due, prima di finire dentro il vortice sarebbe stata...


    - LIQUORBUSSOLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA -
    LIQUORBUSSOLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA







    fine




  9. .

    Abete


    2



    Il Barracuda aveva appena riposto le armi con cui aveva squartato gli sfortunati pescatori che lo avevano estratto dal fondale, quando improvvisamente, un uomo, apparso come dal nulla, obbligò il corsaro a riportare le mani verso le lame. Attese con le dita sulle impugnature delle armi da lancio, mentre cercava di analizzare l'uomo, come fa un predatore a pochi metri dalla preda. Osserva e annusa, cerca di capire cosa ha davanti a sè e se sia il caso o meno di attaccare. Con il busto proteso in avanti verso l'individuo, lo sguardo di Kamasu era soffermo sul coprifronte della nebbia. Il simbolo era evidente, evidente anche la riga che lo caratterizzava da parte a parte. Quell'uomo doveva essere stato un ninja della Nebbia, un tempo. Magari non vi faceva più parte, magari era apertamente contro la Nebbia, in ogni caso non si trovava più al soldo dei Kiriani, e per Kamasu significava solamente che poteva essere un suo alleato nella caccia agli uomini del Mizukage.
    Con fare perso e quasi distratto, fu lo straniero a parlare per primo, spiegando chi fosse, e annunciando di chiamarsi Hayate.
    Il corsaro non conosceva, o aveva mai sentito nessuno con quel nome, quindi prese per buona l'informazione del traditore e la annotò nella sua mente.
    Di quello che l'uomo disse in seguito, Kamasu capì ben poco. Prese a parlare di sè stesso in terza persona, ma in soldoni aveva visto il corsaro tornare a riva, e gli stava offrendo un'alleanza, per qualunque cosa i Kami stessero combinando su quell'isola.


    Per quanto non fosse noto quanto dell'intelletto di Kamasu fosse rimasto intatto dopo la sua morte, sicuramente quello che gli interessava di più era vendicarsi della Nebbia; unirsi a organizzazioni e seguire altri non gli importava, avrebbe accettato qualunque cosa, fino a che gli fosse utile ad eliminare i suoi bersagli. Quindi, non potendo parlare, si espresse in maniera più semplice possibile. Tirò fuori una delle armi da lancio, la roteò tra le dita della mano destra come fosse una bacchetta da riso davanti alla faccia di questo Hayate e..si piegò. Disegnò a terra, sulla sabbia, in maniera evidente il simbolo della Nebbia, lo stesso sul coprifronte di Hayate, per poi indicare prima lui, poi se stesso, e infine scagliò l'arma su quello che aveva disegnato, facendola conficcare in mezzo al simbolo tracciato, ormai smosso, nella sabbia.
    Il gesto aveva sia il significato di domandare se seguire Hayate gli avrebbe permesso di uccidere Kiriani, sia che il suo obiettivo era quello, non gli interessava altro. In quel caso, avrebbe seguito questo Hayate.


    [...]

    In seguito, seguendo l'individuo che gli era apparso appresso, Kamasu venne condotto a una sorta di capanna ai piedi di una formazione rocciosa, un luogo peculiare, ignoto a Kamasu, molto più avvezzo alle onde e alle correnti, specialmente attorno all'arcipelago della Nebbia, che ai terreni che lo formavano.
    Ne seguì una spiegazione piuttosto dettagliata da parte del suo conducente, che indirizzò Kamasu verso l'obiettivo del gruppo che lo aveva accolto. Fondamentalmente si stavano opponendo a Kiri; questo bastava, il resto erano dettagli. Se questo Hayate gli avrebbe dato da distruggere dei sigilli li avrebbe distrutti. Se avesse dovuto proteggerli li avrebbe protetti, gli bastava sgozzare la gente giusta, nel farlo.
    Prima a gesti, poi a parole, Hayate invitò il corsaro a riposare nella stessa capanna che stavano controllando in cerca di informazioni e lì Kamasu si sedette a terra a gambe incrociate, con la schiena contro un muro. Forse stava dormendo, forse era morto; ma quando Hayate gli chiese aiuto, lui annuì con la testa.
    Dopo qualche minuto prese le lame che portava con sè, e prese ad affilarle con una pietra che aveva tirato fuori da una delle bisacce; così che alla prima occasione, fossero pronte a tagliare i tendini come burro.


    Chakra: 10/10
    Vitalità: 8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Fukibari × 5
    • Gomitiera Imbottita × 1
    • Shuriken × 5
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Ginocchiera Imbottita × 1
    • Respiratore × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1

    Note
    ///

  10. .

    La chiamata


    [3]



    << Non viviamo più nel mondo in cui probabilmente sei vissuto te...>>



    Mentre i kage battibeccavano tra loro, fondamentalmente insultando a turno Diogenes, o accusandolo di essere l'incarnazione dell'ambizione, e che buona parte dei loro problemi presenti o presunti derivavano dalla sua persona, con lui che di volta in volta provava a discolparsi, la mente di Jotaro si dissociò, le parole che gli aveva rivolto Akira la sera prima si ripetevano tra un pensiero e l'altro.

    << Non viviamo più nel mondo in cui probabilmente sei vissuto te...>>



    Era così, la nuova generazione non aveva vissuto il periodo dei tumulti, quasi tutti in quella sala avevano avuto la fortuna di nascere, o di crescere in seguito. Sebbene tutti loro fossero ben più forti dei combattenti del passato, non avevano mai vissuto nel terrore, nella paura che ogni istante fosse l'ultimo, che addormentarsi nel momento sbagliato avrebbe potuto essere l'ultimo errore da commettere. Avevano quindi la forza, ma mancavano della motivazione, mancavano della lucidità di capire che il male era presente, e sarebbe arrivato comunque, di tanto in tanto; che il capo di Oto cospirasse contro di loro o meno. Tutto il tempo passato a discutere, a pensare se Diogenes volesse tradirli o meno, se si poteva affidarsi a lui e volgergli la schiena fosse una buona idea. Per assurdo era stato il più giovane di loro, l'unico a voler davvero, senza remore, provare a tendere una mano. Proprio lui che tra tutti, aveva più motivazioni degli altri nell'odiare il Kage di Oto.

    Un suono come di serratura si fece strada tra i pensieri, mentre il suo sguardo diventava vago, la porta si socchiuse, nulla cambiò nella sua persona, ma non era più lui a parlare. Un po' del vecchio mondo doveva tornare a quel tavolo, altrimenti tra chi non si fidava dell'accademia, chi non si fidava di Gene, e chi non si fidava di se stesso, oltre che lo zimbello di chiunque fosse stato fuori da quel palazzo, lo sarebbero diventati anche di loro stessi. Jotaro alzò la mano, come per prendere la parola e sedare le chiacchiere. Parlando a voce tranquilla.

    Diogenes vi disprezza.

    Parole decisamente poco imparziali, il cui fine non era così evidente.

    Non ritiene Itai al pari del suo predecessore. Ha tenuto in vita Raizen, molto tempo fa, solo perchè gli è stato chiesto per favore, e Hohe si trova qui perchè il più quotato a Suna mi dicono passi più tempo dietro alle mutande, che a tenersi stretti i Biju. Non serve cercare motivazioni per credere che sia vostro alleato. Non lo è.

    L'arbitro guardò con lo sguardo tutti i presenti, uno ad uno, come per fare la lista dei loro fallimenti, alcuni più gravi di altri, ma che non mancavano in forza nello starnazzare come oche offese. Avrebbero dovuto incutere il terrore nei loro nemici, eppure erano stati stuprati uno dopo l'altro.

    Eppure nessuno di voi ha mai avuto il polso di opporsi a lui, fino ad oggi. Sembrava che gli ultimi secondi fossero carichi di astio, e che potessero solo peggiorare, ma improvvisamente il tono cambiò nuovamente, e divenne molto più diplomatico di prima.

    Questa è una buona opportunità per fondare un nuovo inizio. Per quanto forte, il Kage di Oto sa bene di dover abbandonare le sue vecchie ambizioni. Con l'aggiunta di voi 3, i suoi nemici sono più numerosi dei vostri, e non per forza un villaggio sceglie interamente di seguire l'ambizione del suo capo. Chiunque è in grado di capirlo. Kiri è stata rasa al suolo, non c'è mai stato momento migliore per conquistarla, eppure questo non
    è avvenuto. Konoha è stata umiliata, privata del suo Kage e del suo Biju più potente, eppure nemmeno stavolta Oto ha mosso un dito per attaccarla.


    A proposito di questo. Jotaro fece un cenno con la mano al messo accademico vicino a lui. Questo chinò la testa e congiunse le mani nella posizione della capra. Chiaramente a tutti eseguendo un rilascio di qualche tipo.

    In quel momento, da Raizen sarebbe fuoriuscita improvvisamente una forza abbagliante, come se il coperchio di una pentola a pressione fosse esploso, qualcosa era apparso dentro di lui, o forse era più corretto dire che adesso i presenti avevano cognizione di cosa era nascosto dentro di lui. Non solo, anche le capacità sensoriali più o meno avanzate avrebbero potuto constatare che Kurama era effettivamente presente dentro di lui. Flebile, ma presente.


    Quella che fino a un momento prima era stata il messo accademico, si privò della maschera, rivelandosi non un ninja qualsiasi, ma la donna che più di tutti era stata il simbolo dell'invasione alla Foglia. Taka, la consorte di Shiro. Sebbene con una benda sull'occhio sinistro, e il destro serrato.
    Ci metterà un paio di giorni a tornare in forze, ma Kurama non ha mai abbandonato il tuo corpo, ho trasformato il corpo dell'Hokage in un medium particolare. Shiro ha preso solo parte del suo chakra, non il Biju. Così come non ha ottenuto il mio sharingan. Gli ho dato il mio occhio ormai cieco, ma la stessa illusione è attiva su di lui, facendogli credere il contrario.

    La situazione generale, nobili Kage, è meno terrificante di quello che possiate immaginare. Anche se effettivamente lamentarsi e pontificare dà un senso di sicurezza, ci sono alcuni che stanno lavorando anche adesso per darci dei vantaggi. Grazie alla sensazionale capacità, ahimè ormai estintasi di Taka, Kamimusubi, almeno uno dei nostri nemici al momento pensa di avere qualcosa che non ha.

    Volenteroso di lasciare le polemiche alle spalle, per concentrarsi sul futuro, il ronin introdusse un'altra informazione, e poco dopo si sarebbe assicurato che tutti fornissero il loro contributo alla causa, non solo i capivillaggio. Si voltò un momento verso Akira, come per prepararlo, quindi si rivolse nuovamente ai presenti.

    Le buone notizie non sono concluse. Penso che tutti voi, o almeno buona parte, sappia chi è la persona al mio fianco. Si tratta di Akira Hozuki, di Kiri. Non si trova qui per caso ovviamente, l'ho convocato come testimone di quello che è successo al villaggio del Gelo, e perchè è in quel luogo entrato in possesso di un particolare manufatto. A quel punto Jotaro avrebbe invitato Akira a mostrare la Lanterna delle Anime ai presenti, come prova tangibile della speranza di poter abbattere non solo i nemici dei 4 villaggi, ma persino i loro dubbi. Questo oggetto fa parte di una piccola collezione di 6 reliquie. Si tratta di un gruppo di tesori molto simili ai leggendari tesori di Rikudo, il motivo della loro importanza, è che grazie a Taka, siamo ora a conoscenza del fine ultimo di almeno uno dei nostri nemici. Shiro sta cercando questi oggetti per consegnarli a qualcuno. Qualcuno che a quanto pare, dà ordini ad un individuo che con il suoi gruppo di turisti ha gravemente danneggiato non uno solo, ma due dei villaggi qui presenti. Capite ora l'importanza di concentrarsi sul futuro, e non su quello che il Kokage può aver o non aver pianificato.

    Tornato a sedere, si rivolse agli accompagnatori dei vari Kage.

    Voi 4 non siete semplicemente guardie. Se siete stati scelti, tra tutti nel vostri villaggio, per scortare il vostro Kage, significa che avete un ruolo fondante nella discussione, condividete le informazioni in vostro possesso, sono sicuro che saranno in grado di aggiungere valore al complesso.

    Le informazioni del Kazekage e dell'Hokage avevano già aggiunto molto al discorso, la lista dei nemici era effettivamente lunga, ma tutti con i loro pezzi stavano componendo un puzzle molto impegnativo. Il cambiamento dell'atteggiamento di Raizen in particolare, aveva sorpreso il ronin, che non si aspettava una crescita così repentina dopo quanto accaduto alla Foglia, motivo per il quale non aveva voluto attendere a far sciogliere l'illusione che era costata la vista a Taka. Restava da vedere se il gruppo si sarebbe realmente alleato, o se avrebbe continuato a far buon viso a cattivo gioco, fino alla sua inevitabile decimazione.

    Quale può essere il piano di azione, secondo voi tutti. Chi merita la nostra attenzione, e chi invece a parer vostro è da considerarsi una minaccia fumosa ma che può essere arginata? Non possiamo combattere contro tutti simultaneamente, dobbiamo ridurre gli avversari un po' alla volta. Farli combattere tra loro. Non possiamo muoverci contro Cantha con mezzo continente che ci pugnalerebbe nel sonno, così come non possiamo metterci a indagare sulle Armi e sulle Reliquie, con i cremisi e Kurotenpi che ci lanciano bombe incendiarie addosso appena ci voltiamo.

    Così come è fondamentale recuperare quanta più forza possibile. Dobbiamo assicurarci alleati e forze portanti. Come in passato dovranno essere addestrate e preparate alla lotta.

    C'era anche un'altra questione. Al momento infagottata dentro il mantello di Jotaro, in attesa di essere rivelata...

    [Il giorno prima]

    Quando il ragazzo si trovò davanti il tizio che aveva creduto morto, Jotaro avrebbe voluto dirgli che molti altri prima di lui avevano avuto la stessa reazione e che ormai c'era abituato, ma quello che era successo non era così importante come lo era il futuro.

    Oh lo vedrai domani, tutti chi. Riguardo al gelo, penso di poter affermare con sicurezza, che nessuno si aspettasse quello che poi è avvenuto. Sicuramente qualcuno lo ha organizzato, e a quel qualcuno faremo presto una visita.

    Jotaro lo mise a suo agio, ma neanche troppo, senza anticipargli nulla.
    Ognuno dei presenti ha qualcosa da poter offrire. Nessuno di loro è divenuto Kage con la volontà di prendere parte a qualcosa di simile, ma ora che ci sono finiti dentro, dovranno rendersi conto presto che a breve non solo non ci saranno più mulini, ma smetterà anche di soffiare il vento.
    Akira gli ricordava molto lui stesso dopo aver fallito per l'ennesima volta l'esame all'accademia. Ayato apparve, e con la promessa di potere e grandezza, il giovane ne sarebbe stato inebriato e in poco tempo corrotto. Così come lui aveva corrotto Raizen passandogli la sua boria, e Hohe, passandogli la sua ossessione per la verità, che aveva portato tutti e due a perdere molto. Stavolta non avrebbe permesso che una delle ultime speranze per il futuro venisse corrotta dalla vendetta.
    Quello che diceva il ragazzo in particolare lo aveva colpito. "Non era più il suo tempo", nessuna verità era mai stata più vera.

    Offgame

    Prossimo giro: 4 Gennaio, sentitevi liberi di aggiungere le tematiche che preferite.




  11. .

    Una poltrona per due [1]



    Le circostanze che avevano portato all'incarcerazione di Sho non furono mai del tutto chiare, così come non fu chiaro come fosse riuscito a liberarsi in autonomia per tornare alla Foglia. Secondo alcuni era stato rilasciato, ormai privo del 5 code, per altri era stato inviato come spia nel villaggio natio. Secondo alcuni era semplicemente stato fatto tornare a casa in un impeto di pietà da parte dei suoi carcerieri. Nessuno, tranne forse l'Hokage, avrebbe mai saputo cosa successe in realtà nell'antefatto di quello che poi sarebbe stato ricordato come la distruzione del villaggio del Gelo. In seguito, la crisi con Shiro avrebbe spinto un debilitato a Sho a mettersi in gioco per difendere il villaggio al fianco del fratello, evento che avrebbe portato alla sua incarcerazione a Cantha, dove i nemici dell'Accademia avrebbero cercato di privarlo di un demone che ormai non dimorava più dentro di lui, fallendo nell'impresa. In seguito, con l'aiuto di un alleato, sarebbe tornato alla foglia in possesso di una speciale bussola..ma questa è un'altra storia.
    La storia stavolta parla di ciò che era stato trafugato alla potenza totale della Foglia, e di un losco figuro che aveva già avuto a che fare con gli Accademici tramite il fratello Okiyasu.
    Un paio di anni addietro, un gruppetto di accademici era stato inviato a risolvere un problema presso la magione della Famiglia Nijimura, rivelandosi in realtà un piano della famiglia stessa, per accumulare schiavi da inviare ad Ame senza che la motivazione finale venisse scoperta. Okiyasu Nijimura, tradito dal fratello, aveva rivelato alcuni dettagli a Oda, Kato e Kamine, poco prima di perdere i sensi per le ferite, ed essere trasportato dal gruppo fuori da una magione in fiamme attraverso una botola nel pavimento; salvando anche la vita dei ninja.


    [...]

    Nei due anni successivi, l'uomo si era rivelato un valido alleato, deciso a riprendere in mano la sua vita, usata fino a quel momento da un fratello che aveva cercato di liberarsi di lui come un testimone qualsiasi, per questa ragione aveva iniziato a fornire informazioni che si sarebbero rivelate utili per lo scioglimento di alcune cellule criminali che operavano nella zona nord del paese del Fuoco. Dal momento che a distanza di mesi, le operazioni del fratello Keicho si stavano riducendo di volume, l'Accademia aveva decretato che poteva essere un buon momento per sgominare una volta per tutte la sua organizzazione, scegliendo due validi accademici per risolvere il problema, una volta per tutte. Gli esecutori sarebbero stati due chunin esperti con capacità di infiltrazione e la potenza necessaria per abbattere il bersaglio, per questa ragione, viste anche le loro esperienze pregresse, queste persone si incarnavano in Kato e Kunihiro. Essendo una missione Anbu particolarmente segreta, non erano stati usati i soliti canali di comunicazione, ma i due ninja sarebbero stati contattati direttamente, per evitare il più possibile una fuga di informazioni. Inoltre, assieme alla comunicazione, sarebbe stato fornito loro l'equipaggiamento standard da Anbu in dotazione all'accademia ( ovvero un mantello scuro e una maschera bianca) da utilizzare assieme al loro normale equipaggiamento. L'unica richiesta, a parte la segretezza, era quella di lasciarsi alle spalle ogni segno identificativo dei loro villaggi di appartenenza.
    La missione era di infiltrarsi in uno dei sobborghi di Ame, fuori dal centro del villaggio, localizzare la base delle operazioni di Keicho Nijimura, ridurla a zero, e abbattere il bersaglio, abbandonando il luogo senza lasciare tracce riconducibili.
    Si sarebbero incontrati un'ora dopo il tramonto alle coordinate contenute nel messaggio, per imbastire un piano d'azione. I dettagli su come eseguire la missione erano stati lasciati del tutto alla loro inventiva, ma la segretezza era fondamentale; il sobborgo dove era ritenuto latitare il bersaglio si trovava a qualche km a nord del villaggio della Pioggia, pericolosamente vicino al confine con l'Erba. I rapporti con l'accademia erano tesi, e un summit si era da poco concluso, stabilendo una pace traballante solo grazie all'intervento dei quello che sarebbe stato il futuro Kazekage. Il ritrovamento di accademici in assetto da battaglia vicino al confine sarebbe stato un vero problema per la Sede centrale.
    Allo stesso modo, i nukenin della Pioggia avevano tutto da guadagnare nel dimostrare all'Erba la presenza militare accademica vicino ai loro confini.


    [...]

    Per complicare ulteriormente la faccenda, Kunihiro avrebbe ricevuto una riga di testo aggiuntiva nel messaggio criptato. Una sola riga che avrebbe cambiato tutto.
    La missione era una copertura per entrare in possesso di informazioni sulla locazione del cinque code. E lui solo, doveva saperlo.


    Offgame
    CITAZIONE
    Benvenuti, la giocata non sarà troppo breve, e potrebbe rappresentare un punto di svolta per i personaggi. Siate chiari in quello che scrivete, e cerchiamo di mantenere 2 settimane di tempo tra i giri. Ovviamente ci son le feste, quindi regoliamoci di conseguenza senza problemi.
  12. .

    Tutti in cerchio


    Riunione dei Kage [2]



    Lentamente, ma con una certa dose di sorpresa da parte dell'organizzatore, tutti i kage avrebbero riposto alla chiamata. Avere quelle personalità tutte in una singola stanza era già di per sè un'impresa complicata, riuscire a farli stare calmi evitando discussioni che si sarebbero trasformate in rappresaglie, lo sarebbe stato ancora di più, ma valeva la pena tentare. I primi ad arrivare furono i ninja della Foglia. L'Hokage era stato accompagnato dal fratello di Sho, con il quale Jotaro non aveva mai avuto molto a che fare, ma del quale conosceva molto, grazie ai racconti del jinchuuriki, che aveva trascorso molto tempo con il ronin. Jotaro rimuginò su quella scelta: in una situazione di sfoggio di potere, Raizen aveva scelto un altro ninja rispetto a Sho, probabilmente il ragazzo non si era ripreso dall'ultima volta, un peccato. I due si sistemarono sotto all'emblema della Foglia e restarono in attesa, senza dire una parola. Successivamente fece la sua entrata la coppia di Suna. Vedendo non altri che Hohenheim in possesso del copricapo del Vento, il ronin non potè che sentirsi per un attimo orgoglioso di quella vista, proprio lui tra tutti era divenuto il capovillaggio della sabbia; da qualche parte del cuore rancido del clone, era rimasto un posto speciale, riservato alla Sabbia e a quel ragazzo che a causa sua aveva sofferto grandemente, e ora proprio lui si stagliava sopra le dune. Fantastico.
    Assieme al Kazekage c'era un altro ninja che Jotaro non aveva mai visto; la Sabbia era senza dubbio il villaggio dove aveva trascorso meno tempo negli ultimi decenni, e nel quale non aveva alcuna spia, gli fu quindi impossibile anche provare a indovinare chi fosse quell'individuo al seguito di Hohe.
    Quindi fu la volta del gruppo della Nebbia. A meno che Diogene non lo avesse evocato come cadavere davanti a Itai, il ronin non aveva ricordo di aver mai più incontrato quello che un tempo era la guardia del corpo di Shiltar, dopo quel piccolo malinteso che per poco non rischiò di causare un vero macello diplomatico, molti anni prima. Il giovane ninja che aveva portato via un orecchio a Jotaro era decisamente cambiato per il meglio, e non solo per l'età, sembrava decisamente più sicuro di sè. Ad accompagnarlo, quello che sembrava uno scaldabagno, almeno a giudicare dal suono di ferraglia che si portava dietro. Un set up estremamente singolare, che Jotaro non aveva mai visto, ma che attirò la sua curiosità; non immaginava che simili equipaggiamenti fossero presenti in seno a Kiri. Entrambi, entrando, vibrarono attenzioni ostili verso chi era presente accanto a me, così evidenti da poter essere percepite da chiunque. Poi, però, si accomodarono al loro posto.
    Quindi fu la volta dell'ultimo gruppo, che per un momento rischiò di far preoccupare l'organizzatore, dal momento che proprio il neoeletto Kage di Oto aveva richiesto la riunione. Quando entrarono, l'aria nella sala sembrò gelarsi. Non tanto per Febh, tutti amavano l'amministratore di Oto, assieme a covare per lui una giusta paura, quanto piuttosto per chi lo precedeva. Seppur contenendo la sua solita presenza di spirito, il Mikawa era stavolta forte di un titolo che gli dava il diritto di parlare per Oto. Cosa che prima, seppur pochi erano stati in grado di comprendere, era uno dei pochi collari che ancora trattenevano Diogenes.
    Quando furono sulla porta, Jotaro sembrò per un momento cadere dalle nuvole, e, raggiunto dal messo accademico, il ronin sussurrò alcune parole all'indirizzo del personaggio vestito di bianco, il quale, componendo alcuni sigilli di Terra, fece sgretolare i due simboli della Nuvola e della Roccia, generando al posto di quest'ultima, il simbolo del Paese del Riso.
    Trasformando la sala a 5 posti, in una rinnovata sala a 4 posti. Rimuovendo l'unica sedia rimasta vacante. A quel punto, il Kage del Suono avrebbe potuto sedere al suo posto.


    Questo posto ha visto giorni migliori

    Quando tutti fossero stati al loro posto, coi copricapi sul tavolo, Jotaro si sarebbe alzato in piedi, inchinandosi ai presenti e dando il benvenuto a tutti. Che mondo strano, quello in cui quello che un tempo era il ribelle più ricercato, ora accoglieva le colonne portanti del mondo.

    Benvenuti tutti, grazie di aver risposto a una chiamata così particolare in così poco tempo. Sono sicuro che le presentazioni tra di voi non siano, purtroppo, necessarie, ma vi chiederei unicamente di abbandonare i vostri sentimenti verso chi vi siede accanto, fuori da questa sala, per quanto possibile.

    Voleva evitare le chiacchiere inutili, quell'incontro era molto più propenso a scatenare un parapiglia che a generare una vera alleanza, quindi era meglio gestire subito gli elefanti nella stanza, per evitare che screzi appena accennati iniziassero a uscire fuori controllo. Mentre era ancora in piedi, Jotaro aggiunse.

    Dal momento che io sono solo un rappresentante di qualcosa che so bene molti di voi non apprezzano, non starò a chiedervi di fare qualcosa in nome dell'Accademia, questo incontro ha lo scopo di mettervi tutti sullo stesso piano e condividere le informazioni di cui siamo in possesso perchè siate a conoscenza della situazione.

    Quindi si sedette rivolgendosi nuovamente ai presenti.

    Non vi mentirò, i funzionari, o meglio, i pigri panzoni che risiedono in Accademia hanno pausa di un nuovo incidente come quello che anni fa portò alla distruzione di quell'edificio, e alla morte di molti di loro. Temono che i villaggi siano così astiosi tra loro da non passarsi nemmeno le informazioni sulle minacce che incontrano. Sebbene io ritenga ridicolo preoccuparsi solo quando i nemici sono alle porte, non può essere una cattiva idea aggiornarsi su quelli che sono i principali nemici che attendono alle vostre porte. Inizierò io per dare il buon esempio e passare poi a voi la discussione, sono qui solo come moderatore, e non per rubarvi informazioni, dirvi come gestire i vostri villaggi, non avendone alcun diritto, o criticarvi facendovi notare che arrivare a una riunione segreta a cavallo di bestie giganti, non sia un ottimo inizio per evitare di essere bombardati dai nostri nemici.

    Quindi Jotaro pose la mano destra sospesa verso il messo accademico, che tirò fuori dal bianco mantello un rotolo di pergamena, che Jotaro distese sul tavolo davanti a sè. Era una grossa mappa del mondo conosciuto, compresa la terra Canthiana a sud-est. Quindi estraendo alcuni oggetti simili ai pezzi degli scacchi, ma terminanti in ideogrammi invece che nei classici simboli, il ronin pose una figura in piedi su ognuno dei grandi villaggi accademici, rappresentati quel giorno, per poi posizionare una figurina su Cantha.

    Uno di questi è l'Imperatore di Giada, autoproclamatosi tale, Shiro Tagachi. Sono state le sue forze ad invadere Kiri ed assassinare il Daimyo del Fuoco. Le informazioni in possesso dell'Accademia sono relativamente esili, dal momento che le comunicazioni con l'isola sono interrotte, e dopo gli attacchi vostri villaggi, poco è diventato di dominio pubblico. Sappiamo che hanno un esercito regolare sconfinato, ma formato da fanti privi di arti ninja, rendendo di fatto temibili solo i generali di spalla a Shiro.

    Quindi posizionò un'ulteriore figurina di legno con l'ideogramma del Fulmine, sulle terre della Nuvola.

    Quando ero bambino, Kumo sedeva in questa stanza. Oggi chi vive là sembra interessato ad altro.

    Un pezzo venne poggiato sulle terre di Iwa. Qualcosa è in agguato a Iwa. Ho girato molti paesi, ma non vi ho mai messo piede, a differenza di molti di voi. Alcune delle fazioni che osteggiano questa alleanza hanno dimora nella Terra.

    Quindi un ultimo pezzo venne posizionato quasi al centro del continente, sulle terre della Pioggia.

    Era un tempo tradizione di questo evento, il condividere a vicenda le maggiori taglie presenti nei villaggi, per far coincidere gli sforzi di tutti per dare la caccia non agli stranieri, ma a coloro dei villaggi che hanno scelto una strada diversa. Una strada che intende minare la certezza rappresentata da questa stanza.

    Alla fine il ronin tornò a sedersi, per concludere il suo intervento.

    Abbiamo una grande fortuna a differenza dei nostri predecessori. Molti di voi hanno avuto a che fare con questi nemici. Alcuni di voi sono persino stati a Cantha, anni fa, alcuni hanno incontrato Shiro, altri conosco i Cremisi, altri la Zanna. Vi prego, non come accademico, ma come vecchio maestro di alcuni tra voi, e come amico di altri, create un ponte, o non rimarrà nulla.


    [ In Precedenza ]

    Senza dubbio fu strano per Akira scoprire chi lo aveva invitato alla festa.

    Ti assicuro che era quello che pensavo anche io. A quanto pare ho incontrato un inatteso alleato la sera prima di quell'inferno. Uno strano individuo deve avermi passato non solo informazioni ma anche dei sigilli. Quando ho ripreso coscienza erano passate settimane e io mi trovavo sotto terra, sotto molta terra, in una sacca tra le macerie, senza un graffio. Non so spiegarti nemmeno io che arte fosse, ma mi ha salvato la pelle. Ne riparleremo comunque, sistemati e riscaldati, tra poco inizieranno ad arrivare, fatti trovare decente per quando inizieranno a guardarti storto per aver lasciato il villaggio.

    [ Il giorno dopo]

    La riunione stava per iniziare, e Akira si era posizionato vicino al ronin in attesa dell'inizio di quell'incontro.

    Credimi, se li conoscessi come li conosco io, saresti venuto imbottito di gomma. Mi preoccupa più averli riuniti tutti in una stanza che avere una divinità drago impazzita sopra la testa...Noto che hai messo una tunica neutra. Ci sarà sempre posto per te in accademia, ma temo che le tue qualità andrebbero sprecate dietro una scrivania.

    Quindi il ronin fissò per un momento la tunica di Akira, in prossimità del bacino. Prima di voltarsi verso la porta, attirato dal suono di alcuni passi.

    Sono contento che tu abbia portato quella, dal villaggio del Gelo, sarà utile durante la spiegazione. Non immagini neanche cosa hai portato via da quell'inferno.

    Offgame
    CITAZIONE
    Lo scopo principale come avete intuito, è quello di rendere più semplice la diffusione delle conoscenze in-game dei vostri pg su nemici o ambientazioni che altrimenti sarebbero ancora ignote. Per rendere più semplice lo svolgimento della giocata, daremo per appurato il termine delle elezioni a Oto e a Suna, così da non perdere troppo tempo. Per risolvere la questione di "che fine ha fatto sho pg", dal momento che Gene lo ha fatto imprigionare, si determina che il personaggio, privo del 5 code è tornato alla foglia, e da lì ha svolto in seguito la giocata con me a Cantha, fornendo di fatto la Bussola di Giada al villaggio della Foglia.
    Altre eventuali incongruenze di timeline faranno puff :rew:



    Limite al prossimo giro: 20/12
  13. .

    Sul fondo dell'oceano


    Abete [I]



    Quando il corpo di Kamasu venne reclamato dai flutti, la vita non aveva ancora del tutto abbandonato le sue membra. Il sangue scivolava via dallo squarcio che aveva sulla gola, e non sarebbe passato molto tempo prima che il corsaro chiudesse gli occhi definitivamente, tradito dai fratelli minori e da quelli che una volta chiamava compagni. Mentre l'oscurità lo abbracciava, il suo corpo veniva trascinato via dalla corrente, senza che egli sapesse in alcun modo dove si trovasse, o quanto tempo gli restasse da vivere. Un'altra delle cose che non sapeva, era che quello scontro navale era avvenuto non troppo lontano da quella che, tempo dopo, sarebbe stata l'isola teatro di una grande migrazione di ninja dal continente, verso il villaggio dell'Abete. Le cui acque molto particolari fluivano in mare, e per una certa distanza, e con capacità molto ridotte rispetto a quello che avveniva sull'isola, influenzavano le forme di vita nelle immediate vicinanze. Senza esserne cosciente quindi, Kamasu venne afferrato dal filo del destino, e si appoggiò sul fondo dell'oceano, privo di coscienza, per un tempo ignoto, e lì rimase, con quell'acqua misteriosa che aveva appena la forza di tenerlo legato all'oceano, ma non abbastanza per rendergli lucidità. Questo avvenne col tempo, lentamente.

    [...]

    Quando le violente piogge lavarono i volti di coloro che si avvicinavano all'isola, in un piccolo anfratto, che come tanti caratterizzava la linea di terra e roccia attorno all'isola, un piccolo peschereccio del posto stava come ogni notte cercando delle prede da riportare a riva. Quella notte però, la rete sarebbe stata più pesante del solito. Lo sforzo dei pescatori sarebbe stato maggiore, dopotutto erano soltanto in tre, mentre in due soltanto con la forza delle loro braccia e il sudore della schiena, misto alle piogge, cercavano di riportare sul ponte la rete da pesca, convinti di aver avuto un incredibile colpo di fortuna con il bottino ittico. Inizialmente non capirono cosa avevano estratto dalle acque oscure dell'oceano in tempesta, erano stremati, volevano solamente rientrare a riva, e quella era l'ultima rete da recuperare; lasciarla al mare era assolutamente da evitare, quindi optarono per rischiare e fare il possibile per riportarla a bordo. Una volta aperta, notarono in mezzo al pesce, uno strano profilo che sembrava farsi strada, come se stesse venendo a galla dalla massa di tonni e merluzzi; qualcosa di estremamente chiaro, color grigio marcio, che emetteva un suono gutturale sofferente.

    ggghhhhhhcchhhh

    [...]

    Con le violente piogge che gli battevano addosso, rinvigorendo non solo la sua esistenza, ma anche il suo odio verso Kiri e la sua gente, quello che una volta era stato il capitano pirata afferrò dai suoi pantaloni mangiati dalla fauna marina un paio di kunai del tutto arrugginiti, e prese a vibrare colpi in ogni direzione verso i due pescatori, come uno squalo impazzito che si dibatte sul ponte, una volta pescato. Vedeva male, era convinto di stare affogando, e aveva le corde vocali completamente recise, con una tasca "fatta a mano" orizzontalmente sulla gola, situazione che non lo rese affatto più affabile di come era stato in vita.

    GGGHHHHCCCCHH !!!! GGGNNNHHHH !!!! CCHHHHGGGGNNNNNN!!!!

    In pochi secondi, animato come da una furia maledetta, avrebbe colpito con le armi smussate e coperte di cirripedi le teste di quei tre uomini a tal punto, da renderle più simili ad un patè. Il tutto spruzzando sangue, proprio, un po' ovunque, dalla ferita sulla gola, giusto in tempo per esaurire tutto quello che era rimasto nel suo sistema, fino a che nemmeno il sangue fosse stato più presente. Quando, finalmente, la vista tornò al massimo, si rese conto di essere su una imbarcazione, ma non era in grado di computare la sua situazione, non riusciva a respirare, come se avesse avuto un mattone d'acqua sui polmoni. Come se fosse sempre sul fondo dell'oceano.
    Era morto annegato? Era morto dissanguato ? Non lo ricordava. Non sentiva nemmeno il freddo, non sentiva nulla.


    [...]

    Passò quasi un'ora in piedi, il suono gutturale si fece tranquillo, impossibile capire se fosse il suono della voce o quello della respirazione, ma lentamente si uniformò a quello delle onde, era immobile sul ponte della nave, a toccarsi la ferita sul collo poi con una delle armi arrugginite, prese a molarsi i denti, fino a renderli appuntiti come quelli di uno squalo. Solo a questo punto si sarebbe tuffato di nuovo in acqua, per raggiungere la riva più vicina. Non sapeva dove fosse, non aveva fame nè sete, non aveva alcuno scopo, sapeva solo una cosa, doveva uccidere quanti più Kiriani possibili.

    Chakra: 10/10
    Vitalità: 8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 5
    • Fukibari × 5
    • Gomitiera Imbottita × 1
    • Shuriken × 5
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Ginocchiera Imbottita × 1
    • Respiratore × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1

    Note
    ///






    Edited by Jotaro Jaku - 29/11/2018, 13:03
  14. .

    La Chiamata


    Riunione dei Kage [1]



    Nella storia sarebbe forse andato perduto come il figlio dei vecchi tempi andati fosse riuscito a scomparire dal luogo di impatto della furia di Masamune, per ricomparire tempo dopo alla riunione di Oto, quello che non sarebbe stato dimenticato invece, sebbene solo nel cuore dei pochi presenti, sarebbe stata la riunione dei Kage. La prima, vera riunione dei capovillaggio, che nell'anno 38 p.f. misero da parte le loro divergenze, o almeno provarono a farlo, per cercare di arginare le crescenti calamità che ammorbavano in quel periodo il mondo intero. Come unico reale super partes, ricadeva su di lui, il compito di prostrarsi e convincere ognuna delle grandi personalità, a recarsi in quel luogo remoto, per parlare. Per questa ragione, per limitare al massimo la diffusione della notizia, per essere certo che nessuno potesse interromperli, e perchè solo il dialogo sui temi più importanti, fosse argomento di discussione, non ci sarebbero state cene di gala, o invitati particolari, o feste, o messaggeri, nè camerieri o passanti. Il luogo sarebbe stato remoto, dimenticato, un vecchio maniero abbandonato da generazioni, con più polvere che danzatrici; il più spartano possibile, perchè niente potesse distrarre i presenti dal loro compito più importante, decidere.
    Nel Paese del Ferro, sulle vette delle montagne dove la neve regna in ogni momenti dell'anno, in mezzo ai forti abbandonati, utilizzati generazioni addietro dai minatori, uno era conservato in buono stato, almeno all'interno. Raggiungibile solo tramite un sentiero tra i massi, superando ghiaccio e tempeste di neve, chiunque lo avesse cercato, sarebbe giunto alla costruzione di legno e metallo, plasmata da sapienti costruttori ormai estinti, addentro alla nuda roccia gelata.

    M2NeLBe



    Non era così distante dal luogo in cui la follia del drago aveva spazzato via il villaggio del Gelo, nè così lontano dal regno dei ninja che avevano assaltato Oto, o distante dai luoghi stuprati dalla belligeranza di Shiro, eppure lì in mezzo al ghiaccio, forse, avrebbe potuto sbocciare il futuro. Oppure sarebbero stati tutti spazzati via.
    Per questo Jotaro aveva scelto quel luogo, perchè dalle innumerevoli finestre e loggiati del maniero, tutti i Kage potessero osservare il mondo che avevano giurato di proteggere e condurre, e ciò che ne restava. Era conscio però che sebbene il compito fosse elevato, i partecipanti erano comunque uomini, con le loro gioie e i loro dolori, le loro esperienze, la loro rabbia, il loro desiderio di vendetta. Per questo avrebbe dovuto prestare attenzione alla forma di quell'incontro. Per evitare che come in passato, altre riunioni si trasformassero in un circo di violenza, o in un nulla di fatto. Sarebbe stato tutto molto intimo. Quattro messaggi partirono, in forme diverse, chi come corvi, chi come ombre, alla volta di tutti e 4 i ninja più forti del mondo, o presunti tali. Ognuno di loro avrebbe avuto poche, semplici, ma impellenti istruzioni, consultabili solo dal diretto interessato, grazie ad un apposito sigillo, risalente alla fondazione stessa della figura dei Kage.


    A Suna

    CITAZIONE
    Sovrano della Sabbia, sebbene il mondo non conosca l'esito delle decisioni che hanno caratterizzato il villaggio degli ultimi tempi, la gravità della situazione richiede la presenza del vostro nuovo Kage alla riunione segreta che si svolgerà a queste coordinate (####) subito dopo il penultimo primo quarto di luna dell'anno. Il clima sarà severo, vi invitiamo a portare provviste per il viaggio. Data l'importanza della discrezione, e l'immediatezza della necessità, vi preghiamo di portare con voi un unico accompagnatore fidato dagli alti ranghi del villaggio.

    Speranzoso di ottenere una vostra risposta alla chiamata, il rappresentante accademico alla riunione,
    Jotaro

    A Kiri

    CITAZIONE
    Sovrano della Nebbia, l'ombra dei nemici dei popoli libri cresce di minuto in minuto alle spalle dell'Accademia e di chi ha scelto di farne parte. Le orde di nemici diventano sempre più numerose, e senza un'adeguata riunione dei Kage dei villaggi maggiori, temiamo il celere arrivo di una orribile disfatta. Affinchè orrori come l'invasione di Kiri non si ripetano, vi supplichiamo di prendere parte con un accompagnatore fidato, alla riunione segreta che si terrà a queste coordinate (####) un paio di giorni dopo il penultimo primo quarto di luna dell'anno.

    Speranzoso di vedervi a rappresentare il villaggio, il rappresentante accademico alla riunione,
    Jotaro

    A Konoha

    CITAZIONE
    A Raizen, non posso prometterti tutte le risposte, di una sono certo di essere arrivato a conclusione. Ho trovato Kurama. Vieni alla riunione segreta dei Kage che si terrà sui monti del Ferro a queste coordinate (####) un paio di giorni dopo il penultimo primo quarto di luna dell'anno. Porta un solo accompagnatore fidato. Ci sarà molto di cui parlare, con tutti.

    Jotaro

    A Oto
    CITAZIONE
    La chiamata è stata estesa a tutti i Kage. Porta con te un alleato del suono, a #### dopo che il penultimo primo quarto di luna sarà stato superato da 48 ore. Farà freddo.

    Jotaro

    Una ulteriore missiva sarebbe però partita dal maniero, alla volta non di un villaggio, ma di un singolo individuo. L'unico di cui Jotaro aveva bisogno come persona, per un compito futuro. Inoltre, voci erano giunte che dopo l'assalto di Masamune, tutta quella morte, tutta quella distruzione, lo avessero spinto a vagabondare lontano da casa in cerca di uno scopo. Forse erano voci infondate, ma se non lo fossero state, sarebbe stato un delitto far marcire per strada un simile shinobi.

    A ???

    CITAZIONE
    A queste coordinate #### nel Paese del Ferro, potrai ritrovare la strada. Sempre ammesso che il tuo coraggio non sia rimasto al Gelo. Scegli tu se mostrati o restare camuffato. Ci saranno tutti i grandi.
    Jotaro

    [...]



    Quando i presenti fossero giunti, avrebbero trovato un'accoglienza pressochè inesistente. Solo una persona, un messo accademico, completamente ammantato di bianco, con la maschera, privo di armi, avrebbe accolto i Kage uno ad uno, conducendoli ai propri alloggi. Per tutte le coppie era stata predisposta una stanza con il minimo indispensabile e un pasto caldo per il viaggio tra le intemperie quasi invernali. Una zuppa di manzo, riso, e qualche verdura bollita. Niente di eccezionale, ma fin troppo per l'assenza totale di personale. Tutto il maniero era in pessime condizioni, il segno dell'abbandono era evidente. Erano state vagamente pulite soltanto le zone adibite al passaggio dei presenti dal portone principale, che restava sempre socchiuso, fino alle stanze private, e dalle stanze alla sala del consiglio.
    Tutti i presenti avrebbero trovato nella propria stanza, un biglietto sul tavolo accanto al pasto, che li invitava a rifocillarsi e a riposare per qualche ora, dato che la riunione sarebbe iniziata la sera stessa. Data l'importanza dell'evento, si presumeva che chi avesse voluto partecipare, sarebbe arrivato per tempo, almeno appunto, si presumeva; quindi la riunione sarebbe iniziata a mezzanotte di quella sera.

    Nessun altro sembrava essere presente nel maniero, sebbene la sala del consiglio fosse stata mantenuta chiusa da un chiavistello piuttosto antico e malridotto. Quando la mezzanotte del 17 avrebbe portato avanti la data al 18, il messo accademico avrebbe aperto la sala del consiglio spalancando le porte, restando in attesa fuori dal salone, affinchè tutti i presenti fossero arrivati, restando a dare indicazioni a chi fosse sopraggiunto al portone.


    7a8b2MA



    La sala avrebbe riservato in realtà una sorpresa. Probabilmente non era la prima volta che quel luogo veniva scelto come sede per la riunione dei Kage. Il tavolo di forma ovale, aveva un paio di sedie nella zona più al vertice, e 5 sedie vuote, piuttosto rozze, dal lato opposto. Alle spalle delle 5 sedie, erano presenti 5 lastre di pietra incassate nel muro, ognuna con un ideogramma raffigurante il simbolo dei grandi paesi.
    La porta della sala avrebbe condotto i presenti su uno dei lati lunghi del tavolo, dal quale avrebbero potuto prendere posto. Per gli accompagnatori era presente una ulteriore sedia poco dietro quella del rispettivo capovillaggio.

    Il tavolo era praticamente vuoto. Non vi erano oggetti eccezion fatta per una piccola ciotola da alcolici e un calice di terracotta, probabilmente pieno di sakè caldo. Uno per ogni Kage. Sulle sedie, forse unica mobilia più vecchia del maniero stesso, erano stati posizionati dei cuscini, mentre non vi era alcun tipo di decorazione o reparto di cancelleria, ovunque nella sala.
    Dietro alle due sedie poste al vertice, si stagliava la piccola terrazza a colonnato, da cui era possibile vedere l'immensità della vale innevata.
    Lì, su una delle due sedie, i presenti avrebbero trovato un uomo mascherato ad accoglierli, con in testa un cappello simile a quello dei Kage, sebbene più ristretto, con disegnato il simbolo dell'accademia. Probabilmente colui che li aveva chiamati a raccolta.


    Nessuno avrebbe giurato loro la sicurezza, nessuno li avrebbe privati delle loro armi, nè li avrebbe sigillati. Erano i migliori di ogni villaggio, e avrebbero dovuto dimostrarlo da seduti. L'unica richiesta, al loro posarsi, sarebbe stata:

    Prego, il vostro copricapo come segno della vostra carica.

    OT
    CITAZIONE
    Benvenuti alla prima riunione da quando ogni villaggio ha un kage giocante.
    La riunione non sarà semplicemente una chiacchierata libera, ma avrà vari step relativi alle varie ambientazioni, e fungerà come caposaldo per una tradizione magari annuale, dove aggiornarsi in gioco su molte molte carinerie.
    Data l'importanza di salvare il mondo, e dal momento che siete tutti qui a rivelarvi o meno informazioni, per evitare un gargantuesco buco nero perchè il livello di figaggine dei presenti è oltre scala, cerchiamo di mantenere un ritmo di massimo 10-12 giorni prima che vada avanti con i miei post da arbitro.



    Edited by Jotaro Jaku - 17/11/2018, 17:21
  15. .

    Ombra del Gigante


    [8]



    La distruzione dell'ultimo idolo provocò una piccola scossa di terremoto che continuò per una buona decina di secondi, fino a che la parete davanti a loro non iniziò a generare una discreta massa di polvere e sedimenti, venendo lentamente abbassata verso il suolo. Quando le scosse terminarono, il duo avrebbe potuto ammirare una sala completamente circolare, di circa 30 metri di diametro, completamente scavata nella roccia del tempio. Al centro della sala, una sorta di vasca rivestita di pietra azzurrina, sebbene completamente asciutta. Sanjuro avrebbe preceduto Akira fino alla porta, ma non sarebbe andato oltre.

    Akira-san, non posso seguirti nella sala, l'accesso mi è precluso. Dentro troverai molte cose, alcune derivate dal lattosio. Sono sicuro che saprai cavartela, così da riattivare la corrente della cascata e tornare tutti a casa.

    Quindi lo sciamano lo avrebbe picchiettato sulla schiena con delle pacche come ad invitarlo a entrare, ma prima che questo fosse avvenuto, Sanjuro avrebbe nuovamente bloccato Akira. Componendo alcuni sigilli con le mani e toccandolo nuovamente sulla schiena:

    Coniglio, Serpente, Capra, Cinghiale, Coniglio, Serpente, Capra, Cinghiale, Cane, Serpente



    Bof, quasi mi ero scordato. Su su vai, non farli aspettare.

    Prima di varcare la soglia, se si fosse voltato, Akira si sarebbe reso conto che il figlio di Sanjuro era scomparso, così come il suo fido destriero, così come la ragazza poggiata sull'altra alla fine della sala. Qualcosa non quadrava affatto.

    [Nella Sala]



    Quando Akira avesse varcato la soglia, con un irritante sciamano che lo salutava come se stesse partendo su un battello a vapore, la porta si sarebbe lentamente richiusa dietro di lui con le stesse scosse con le quali si era aperta pochi minuti prima. A quel punto, la sala al suo interno divenne come viva. La vasca azzurrina prese a riempirsi di acqua cristallina fino a coprire completamente il rivestimento. Saranno state alcune decine di litri, non molta. Più che una piscina, sembrava una piccola pozza. Ad un certo punto, il liquido prese vita, e uscì dalla pozza disponendosi in 16 accumuli tutti attorno alla sala, i quali presero forma e si sollevarono, a formare delle figure umane. 15 di loro erano assolutamente simili agli spiriti che Akira aveva visto sulle tombe, mentre una era disturbata, come se non fosse completa, e andando ad esclusione, basandosi sui pochi dettagli che la figura fatta d'acqua sembrava mostrare, dai capelli e la fisionomia, pareva proprio l'idolo raffigurante un giovane Sanjuro.
    Poi delle voci invasero la testa di Akira, assieme a delle immagini, come dei ricordi che venivano riprodotti dentro la sala, chissà quanto tempo prima.


    Spirito: - Dobbiamo farlo, altrimenti il distruttore della valle sarà libero di raggiungere la superficie.
    Spirito: - Ha già preso con sè la giovane donna, basterà il sacrificio di 16 persone, non una di più, altrimenti l'equilibrio del rituale potrebbe danneggiarsi e chissà cosa potrebbe accadere. Solo uno di noi restarà come guardiano della valle, il più giovane.
    Immagine disturbata: - Mio figlio ha risvegliato il distruttore, voi non dovreste pagare per i suoi errori. -
    Spirito: - Abbiamo tutti prestato giuramento Gassan, tutti prenderemo parte, non incolparti. -

    In senso orario, partendo dal primo spirito accanto alla figura disturbata, uno ad uno, iniziarono a cadere a terra, con un bagliore che usciva dai loro corpi e andava a tuffarsi al centro della vasca. La figura disturbata era posizionata vicino alla porta, e sarebbe stata l'ultima ad essere sacrificata; ma prima che questo avvenisse, dei colpi sulla porta di pietra la fecero aprire improvvisamente, e una nuova figura, sarebbe comparsa nella sala, correndo e urlando. Junpei

    Spirito: - PADRE FERMATEVI, POSSO ANCORA RIUSCIRE, POSSO ANCOR... EEEWWGHHHHHH -
    Figura disturbata: - JUNPEI VATTENE, NOOOOOOO !!! -

    La figura sarebbe come rimasta un momento immobile, per poi terminare la corsa inciampando e scivolando in avanti verso la vasca, dove il suo bagliore sarebbe entrato nel giro di un istante. A quel punto, l'ultimo bagliore sarebbe uscito dalla figura disturbata, ma in maniera diversa, la luce sarebbe stata molto più debole, e la figura stessa non si sarebbe sciolta come tutti gli altri spiriti scomparsi fino a quel momento, ma si sarebbe accasciata al suolo, ansimante, e avrebbe appoggiato un lato del volto al pavimento, iniziando a fare strani versi con la bocca.

    Una nuova figura, un molto irriconoscibile Samoru, molto più giovane, magro, ma con la stessa benda sull'occhio, sarebbe apparso dalla porta, non in versione costrutto liquido ma come una sorta di fantasma, che arrivato nella sala sarebbe caduto sulle ginocchia, portandosi le mani al petto e iniziando a gridare. Ovviamente Akira non avrebbe sentito alcun suono. Dopo poco avrebbe afferrato la figura disturbata per gli abiti, cercando di trascinarla fuori dalla sala, urlandole contro parole che Akira non avrebbe potuto udire, mentre questa avrebbe racconto uno dei tanti pezzi di legno presenti nella sala, visibile nel flashback, mentre Samoru lo portava di peso lontano da lì.


    Figura disturbata: GAAAAASSAN, GASSAAAN, GASSAAAAAAAAAN.

    A quel punto, la vasca si sarebbe illuminata, e il treno di ricordi sarebbe scomparso.
    Quando il gioco di luci e ombre fosse terminato, Akira avrebbe potuto molto chiaramente scorgere una figura umanoide fatta d'acqua torbida, al centro della sala, posizionata proprio nella vasca asciutta, e qualcosa gli avrebbe fatto capire che a differenza di quanto appena accaduto, quello non era affatto un ricordo, ma proprio quello che le azioni sue e dello sciamano, avevano liberato.

    La storia della valle non poteva a questo punto essere più chiara. Dopo il fallito colpo di stato ai danni del Daimyo dell'Acqua, l'unico anbu sopravvissuto era fuggito, tornato a casa da suo figlio, nella valle segreta sotto l'oceano, vicino all'isola della Nebbia. Lì, si era riunito al gruppo di sciamani ninja che avevano giurato di tenere lo spirito del distruttore segregato, ma con la speranza di riportare in vita la sua amata, il figlio dell'anbu aveva ceduto alle lusinghe del grande malvagio, e lo aveva liberato, rischiando di scatenarne la furia sul mondo. Come ultima risorsa, 16 dei 17 guardiani avevano celebrato il rituale di sigillo come era stato effettuato in passato, un'arte proibita che avrebbe richiuso il maligno nella sua prigione, al corso della vita di quasi tutti i suoi carcerieri; ma durante l'esecuzione, il giovane si era messo in mezzo, nel tentativo di risolvere ciò che lui aveva causato, generando uno scompenso nel rituale e offrendo inavvertitamente la sua vita. L'anbu, ultimo nella linea di sacrificio, aveva perso solo parte di sè, restando come un folle che aveva causato la morte del figlio, incapace di distinguere se stesso da un pezzo di legno trovato a terra.

    Per qualche ragione, una parte di Gassan, l'anbu della nebbia, era perdurata, e aiutato da Samoru, l'unico guardiano recluta ancora in vita, era tornata nel mondo, alla ricerca di qualcuno che potesse riaprire la cella, per porre fine una volta per tutte a quel nemico.




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