Votes taken by Waket

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    Mi iscrivo con Hebiko
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    Giudizio

    I





    Fin dal primo passo in amministrazione, entrambi avrebbero intuito che Kato li stava portando nell'antro della bestia. Finire nell'ufficio dello Yakushi o della Vipera iniziava a diventare un rischio, seppur per motivi diversi. Febh era più per il dolore fisico, Hebiko perlopiù psicologico. Chi fosse peggio non era dato saperlo, c'era da dire che la donna era ancora agli albori, essendo consigliera da poco. I dipendenti osservarono il gruppetto dirigersi verso gli uffici, facendo scommesse su chi sarebbe tornato indietro tutto intero. Alcuni stavano pazientemente preparando garze, altri scuotevano la testa. Qualcuno di loro avrebbe potuto sentire "sono così giovani, non se lo meritano". Ma era troppo tardi.
    Aperta la porta, il gruppo si ritrovò gli occhi della donna addosso, che li squadravano da capo a piedi, per niente rassicuranti. Non avevo appuntamenti oggi. Sibilò, nella penombra del suo ufficio. Non erano i benvenuti, non in quel modo. Ma fortunatamente per loro, la colpa sarebbe ricaduta su Kato. Oh, vedo che rispetti il mio titolo ora. Ma non a sufficienza, visto che sei qui a farmi perdere tempo.
    Con un cenno della mano ordinò agli ospiti di sedersi, alzando le persiane alle sue spalle per illuminare la stanza. Posò le mani sulla scrivania, allungando appena la schiena per avvicinarsi ed osservare al meglio chi aveva davanti. Allora... A cosa devo questa intrusione? Con un cenno della testa indicò uno dei due. Tu. Presentati. Lo ascoltò in rispettoso silenzio, invitando poi l'altro a fare lo stesso.
    Si massaggiò la fronte con la testa, sospirando. Potere, potere. Mai nessuno che chieda qualcosa di sensato. Li avrebbe forse lasciati interdetti, permettendogli di reagire per qualche secondo. Frugò nel cassetto, estraendovi un piccolo tablet dal quale controllò i loro nomi, dati e le informazioni ottenute dai loro studi e dall'ultima missione. Mh-mh. Insomma, siete due studentelli che sperano di arrivare a spostare il mondo con un dito, un giorno, mi sbaglio? Un sorrisetto ironico si fece spazio sul suo volto. Per proteggere gli altri dici tu? Mh. E' qualcosa. Te invece che vuoi farci col tuo potere? Donne, soldi, una bella casa? Avrebbero avuto il tempo di rispondere, anche se poco importava cosa avessero detto. Posò il tablet, prendendo la tazza posata sulla sua scrivania, godendosi un lungo sorso mentre i due non ancora shinobi rispondevano alle sue domande più o meno retoriche. Finito il teatrino, posò la tazza con poca grazia sul tavolo, costringendoli a concentrarsi su di lei. Non so cosa vi abbia detto Kato, ma non abbiamo nessun "modulo per la richiesta di potere". Nè qui, nè in altri villaggi. Il massimo che posso darvi sono missioni, e magari qualche consiglio. Prima di cercare potere, dovreste imparare le basi per poter essere almeno considerati shinobi. Sapete arrampicarvi sui muri? Li giudicò, rispondendo ancor prima che potessero aprir bocca. No, decisamente no. Ecco, su questo potete iniziare a lavorare. Si alzò in piedi, portando le mani dietro la schiena, stavolta più cupa rispetto a prima. Li aveva presi in giro e si era divertita. Ora iniziavano le cose serie. Ed una volta diventati shinobi veri e propri... come avete intenzione di trovare questo potere? Le iridi dorate si spostarono da un ragazzo all'altro, accompagnate da un sibilo raccapricciante. Ci sono tanti modi per avere potere. Duro lavoro, sudore, sopravvivenza... oppure ci sono le scorciatoie. Le pupille si assottigliarono. Che cos'è che volete davvero? Che tipo di potere state cercando? Cosa siete pronti a dare ad Oto, in cambio dei suoi segreti? Avanti... Vi ascolto.
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    Il tempio Jashin


    V




    Hebiko rimase interdetta dalla domanda di Tasaki, che sembrava aver preso fin troppo a cuore i suoi commenti riguardo le religioni. Uh... No, direi di no. Sbattè gli occhi un paio di volte prima di comprendere che faceva sul serio. Tu si?? Bah. Con la gente di cui si sente parlare, qualsiasi divinità potrebbe essere semplicemente una creatura molto potente, o addirittura uno shinobi a cui il potere ha dato alla testa. Preferisco affidarmi al "culto" della scienza e del duro lavoro per ottenere qualcosa, invece di sperare che mi cada qualcosa dal cielo grazie a chissà che rituale. Tutto sommato quel teatrino non avrebbe fatto altro che alimentare un possibile classico litigio tra fratelli.

    Durante il rituale, Hebiko affossò nella sua sedia, brontolando imbarazzata. Sì, sono maschietti religiosi però, non pensavo fosse un culto di spogliarellisti. Sul momento non fece nemmeno caso all'assenza di donne, troppo distratta. Quando finalmente Yashoru li raggiunse, fu costretta a lanciare un tremendo sguardo al fratello, che le mise i bastoni tra le ruote nel suo vago tentativo di separare il boss dal resto del gruppo. Tu che vuoi, hai detto che l'immortalità neanche ti interessa. Non voglio essere circondata da sudici maschi se decido di intraprendere questa strada. Borbottò. E in quel momento la differenza tra sessi si fece più chiara. Non avete ancora nemmeno una donna tra i vostri adepti, dopotutto. Potrei anche meritare un trattamento speciale.
    Il resto delle spiegazioni sembrava farsi più inquietante man mano che proseguiva. Finire ammazzati in un simile rituale era ciò che c'era di più lontano da una vittoria ai suoi occhi, lo stesso non si poteva dire di Yashoru, visto come un abile manipolatore dalla rossa. Ascoltò il resto delle informazioni in silenzio, annuendo di tanto in tanto. Era certa che continuare a pressarlo fosse inutile al momento: era un bravo manipolatore se era arrivato dov'era, o era arrivato a credere così fermamente nella sua stessa recita da aver dimenticato qualsiasi dettaglio potesse incastrarlo. Sarebbero stati accompagnati entrambi alle loro stanze, dove avrebbero passato una notte più o meno movimentata...



    Le dimensioni del tempio Jashin non erano di certo quelle che ci si aspetterebbero da un culto agli albori, era evidente che i fedeli foraggiavano i loro sacerdoti in qualche modo, alcuni sembrava fossero mercenari dopotutto, ed era evidente che una struttura come quella non si potesse creare dal nulla.
    Ma forse per capire cosa Jashin fosse, cosa rappresentasse e cosa fosse la fede in lui bisognava capire come un dio nasceva, quello dei ninja dopotutto era un mondo che agli occhi di un semplice civile poteva essere costellato di uomini in grado di diventare leggende col tempo.
    Ma una leggenda era diversa da una divinità. Una divinità aveva la particolarità di non mostrarsi mai, di non dover fare niente per far sì che qualcuno credesse in lei. Un sempliciotto avrebbe potuto dire che semplicemente non poteva, altri avrebbero affermato che semplicemente una divinità iniziava ad esistere in un preciso momento: quando un essere in grado di immaginarla scambiava il caso per un evento voluto da qualcuno di abbastanza potente da influenzare il necessario, anche l’immutabile, per far sì che quel qualcosa accadesse rispondendo alle preghiere di qualcuno.
    Cosa veniva quindi?
    Il sacrificio o la divinità?
    Dentro al tempio nessuno si era mai posto quella domanda, e semplicemente, quando un vulcano nei fondali marini modificò le correnti portando banchi di pesci nella zona, qualcuno fraintese il gesto di un pazzo disperato, costretto ad uccidere suo figlio per non farlo morire di fame, come il segno di un dio soddisfatto, e Jashin assaggiò il sangue degli abitanti del Mare.
    Yashoru sentiva la voce di Jashin potente in quelle terre e li edificò il tempio. Per quanto bello però, nessuno avrebbe mai detto che la luce che emanava fosse in qualche modo vicina all’aura di spiritualità che si poteva percepire vicino ai luoghi di culto più comuni: nel tempio di Jashin sangue, urla e lacrime erano la malta dei mattoni, e se questa non era visibile ad occhio nudo lo stesso senso che metteva in guardia dai pericoli imminenti le avrebbe percepite.
    Come ogni luogo sacro il cancello, per quanto costantemente aperto, rappresentava un varco, un passaggio, oltre esso le regole del mondo perdevano di significato, oltre esso l’unica regola era soddisfare il dio della morte e della distruzione.
    Un tempio Jashin infatti era ben lontano dal seguire le regole dei luoghi in cui sorgeva, farlo avrebbe significato infatti rinunciare ad adorare il dio: presi i giusti accordi, pacificamente o con la forza, si stabiliva infatti che entro i confini del tempio le decisioni venissero prese esclusivamente da colui le cui orecchie erano più vicine all’Unico e la cui bocca poteva riferirne le parole.
    Jashin aveva guidato Yashoru in quel luogo per edificare una delle sue più sontuose dimore, ma dal tetto di essa si poteva intuire ben poco, non tutti erano dotti nell’arte delle costruzioni e tentare di percepire un punto debole in una struttura lignea con tetti quadrati a spiovente non era facile.
    Poteva intuire infatti che il tempio era edificato su più livelli e che certamente ogni angolo del tetto corrispondeva ad un importante pilastro, ma la partizione interna era impossibile da intuire da quella posizione, soprattutto a causa dell’imprevedibilità data da una pianta comune come quella quadrangolare.
    Sapeva però che la magione era divisa fondamentalmente in due parti, una per i maschi ed una per le femmine, era quindi facile immaginare che fosse presente in esso un asse di simmetria interrotto da qualche parte da un ampio spazio comune per consumare i pasti o quantomeno per le ricorrenze presenti nella religione che per quanto strana sicuramente possedeva.
    Era proprio nella parte del complesso dedicata agli alloggi maschili che Tasaki aveva fatto capolino, potendo osservare oltre il cortile comune quella femminile, il che identificava il complesso come la tipologia più estesa e complessa: un Tenshu ad anello.
    Lui stava nell’ala occidentale, e se in quella orientale era presente la parte femminile, a meridione l’ingresso a settentrione era presente il corpo principale, quello di cui non sapeva niente, e molto probabilmente zona in cui si svolgevano tutte le funzioni a cui lui era interessato.
    Il Tenshu era su più livelli ed era probabile che sull’ultimo fossero presenti gli alloggi di Yashoru, ma alla base?
    Indagare non sarebbe stato semplice, le mura perimetrali erano infatti a strapiombo sulla roccia ed erano sufficienti poche guardie per lato per avere un controllo accurato sull’intero lato, considerando che l’attenzione delle stesse poi era indirizzata unicamente a quella parte della magione anziché ai dormitori il compito era anche più semplice.
    Se avesse trovato il modo di calarsi nel cortile per poi arrivare all’ingresso principale del tenshu l’avrebbe trovato sorvegliato e sbarrato da una pesante porta in metallo borchiato, forse un ostacolo non troppo difficile da superare per un ninja preparato, ma dall’aspetto sicuramente imponente, soprattutto se considerate le guardie presenti, immobili al centro di un sigillo di Jashin inciso sulle assi di legno ed armate di lancia. Se fosse facile o difficile eluderle non l’avrebbe mai saputo, quantomeno fino a che non ci avesse provato.



    Nonostante il successo della sua strategia, il leggero ritardo nell'ammutolire la vittima le costò il suono di un allarme, preceduto dal grido della guardia. Strinse i denti, sfogando parte della sua furia sulla porta, colpendola con un pugno secco. Stupida, stupida, STUPIDA. Maledendo se stessa e le guardie in arrivo, senza risparmiare insulti al tempio stesso, si mosse verso l'unica uscita rimastale: la finestra. Aprì la serratura, finendo col gridare in faccia a Yashoru stesso, che sembrava si trovasse lì fuori da parecchio. Per tutti i Kami! ...Mi stava spiando!? Ruggì, offesa. Poco importava il macello dietro di lei che aveva appena combinato, senza conoscere le sue abilità serpentose difficilmente avrebbero trovato prove ad indicare il come avesse fatto a tagliare la testa ad una guardia da dietro la porta. Sempre che questi fossero davvero all'oscuro. Si ricompose, sistemandosi i capelli, pronta a mentire spudoratamente. Stanno facendo un casino tremendo lì fuori, dovrebbe addestrare meglio le sue guardie e fargli capire che di notte non si disturbano le persone. Se avesse nominato le chiavi, le avrebbe osservate per un istante, rispondendo senza fretta. Oh, non so, qualcuno me le ha lanciate dentro. Un gesto carino devo dire, mancava un po' l'aria qui dentro. Meno carino è chiudere i propri ospiti a chiave nelle proprie camere. Borbottò, offesa. Beh e lei? A questo punto che si fa, vuole entrare in camera o porta me fuori? Forse si era appena infilata in una pessima situazione, anche se ancora non se ne rendeva conto. E, seppur il suo errore di poco prima, aveva la sensazione che qualcun altro avesse avvertito Yashoru del loro arrivo.
  4. .

    Fine dei Giochi


    I
    Febh, Harumi, Tasaki




    Fuori dall'ufficio dello Yakushi si udiva un brusio indistinto. Diversi dipendenti si erano riuniti nelle vicinanze della porta, confabulando su chissà cosa. Harumi diceva il giusto nel sostenere che fossero tutti terrorizzati per colpa di Hebiko. Ciò che non aveva notato però, era che tutto ora era più ordinato, i turni erano ben distinti ed i gran lavoratori ben premiati. Certo, gli scansafatiche venivano tremendamente puniti, ma ciò spronava tutti a fare del loro meglio. Oltre a saper ordinare l'ufficio, la Vipera era anche l'unica in grado di domare Febh. I rumori di quella breve battaglia avevano messo in allerta alcuni dipendenti, che al primo segnale d'allarme accorsero a chiamare la "domatrice".
    Pesanti passi di tacchi a spillo risuonavano in lontananza. Il loro rumore sulle rigide mattonelle faceva rabbrividire chiunque nell'edificio, temendo che l'ombra che passava ufficio dopo ufficio si fermasse proprio davanti al loro. Tutti sembravano bloccare il respiro al suo passaggio, nascondendosi dietro alle scrivanie, o mettendo in bella mostra il lavoro completo della giornata, come fosse un'offerta in grado di placare la furia divina della Serpe. Questa volta però, quella furia aveva un unico obiettivo: l'ufficio del consigliere Febh Yakushi.
    I tre nella stanza difficilmente si sarebbero accorti di qualcosa. Febh, visti i suoi sensi più acuti dati da anni di esperienza nel lavorare con la ragazza, forse avrebbe potuto percepire qualcosa. O forse, se troppo distratto, solo una vaga sensazione di pericolo. Non avrebbe fatto in tempo a saltar fuori dalla finestra stavolta.
    Un calcio scardinò la porta, che si aprì con un tonfo sordo, ammutolendo chiunque stesse ancora parlando. La forte luce proveniente dalla finestra lasciava in penombra la Vipera, ancora in corridoio, che iniziava pian piano ad illuminarsi man mano che si inoltrava nell'ufficio. Il suo volto però sembrava restare immerso nell'oscurità, cupo e rabbioso. Lo sguardo si posò rapidamente tra tutti i presenti, i muscoli tesi erano pronti ad acchiappare ogni fuggitivo. Soprattutto quel fuggitivo. Cinque. Minuti. La sua voce cupa rimbombò nella stanza. Dietro di lei, alcuni dipendenti erano riuniti ad osservare la scena, accovacciati nel corridoio, quatti quatti. Faccio una pausa di cinque minuti, neanche il tempo di finir di preparare il mio caffè, e subito mi vengono a chiamare perchè QUALCUNO sta facendo un po' troppo casino?? Scrutò dall'altro al basso uno ad uno con lo sguardo. Non prometteva niente di buono. A nulla sarebbero serviti i vaneggi di Febh riguardo il suo bigliettino. Sembrò però calmarsi per un istante. Sì, in effetti sono uscita a bere. DUE SETTIMANE FA! Esplose, inarcando le spalle, minacciosa. Febh non era il primo di cui occuparsi. Puntò lo sguardo verso Harumi. Un leggero cenno con la testa, ed un tono che non ammetteva repliche. TU. Fuori di qui. Se ti becco di nuovo a fare il lavoro del Consigliere, ti promuovo a guardiana delle fogne. Sparisci. Dato che hai fatto del lavoro extra, hai una settimana di ferie, congratulazioni. La postura e i sibili con la quale le venne ordinata quella vacanza inaspettata lasciavano intuire che quello non fosse un premio. Certo, sia lei che Tasaki avrebbero potuto approfittare della situazione per andare al loro appuntamento. Uscendo, sarebbe stata osservata dai vari dipendenti, alcuni le avrebbero posto diverse domande sulla situazione, molti di loro l'avrebbero sgridata per il suo atteggiamento (pareva avessero origliato tutte le conversazioni).
    Il secondo sul quale si accanì fu Tasaki. TU. Lo fissò per qualche istante, interminabile, per poi portare una mano davanti al viso, aggrottando la fronte. Ma che diavolo ti è saltato in testa? Ryuugi ha già fatto preparare un sacco nero dopo averti sentito sfidare Febh in quella maniera. HEY VOI! Si voltò, richiamando un paio di dipendenti a sè. Accompagnatelo all'ospedale. E la prossima volta che vieni in amministrazione, fai la richiesta di appuntamento e specifica il motivo. Così da rifiutarlo se simile al suo folle tentativo di suicidio. I due lo avrebbero accompagnato fuori con gentilezza, facendolo aspettare accanto Harumi mentre cercavano una barella, ed un terzo gli dava le prime cure necessarie. Sembravano tutti ben organizzati per un incidente come il suo, se avesse chiesto delucidazioni avrebbe scoperto che era solamente uno dei tanti, seppur uno tra i più coraggiosi ad aver sfidato l'amministratore in quella maniera. Anche Hebiko aveva avuto un approccio "simile", ma il vantaggio di essere una ragazza le aveva garantito il posto da segretaria.
    Ora... Hebiko, sibilando, si mosse lentamente verso Febh, con una furia tale da farla sembrare sempre più grande ed imponente ad ogni passo. Siccome mi hanno riferito che hai cercato di fare il furbetto, lasciando che Harumi facesse il lavoro che io avevo esplicitamente assegnato per te...Ora si cambiano i turni. Un cenno, e tre dipendenti si misero in fila, poggiando a terra uno scatolone ognuno, straripanti di documenti incompleti. Harumi è in ferie una settimana. Qualcuno dovrà pur fare il suo lavoro. Sorrise per un istante, un sorriso molto simile a quello che piaceva tanto fare a Febh alle sue vittime, a forza di lavorare insieme qualcosa le era stato trasmesso. Lo accompagnò alla scrivania, prendendolo per le spalle con delicatezza, spingendolo però con decisione, fino a forzarlo a sedersi. Ed IO ho deciso che sarai TU A farlo. TUTTO. Prese una delle scatole, facendo combaciare il tonfo con la fine della sua frase, poggiandolo sulla scrivania. Prese una penna, spostandogli lei stessa il braccio come se stesse posizionando un automa, infilandogli la penna tra le dita. Un paio di dolci pacche sul petto, ed un amorevole sorrisetto ad occhi stretti avrebbero dato il via a quella tremenda settimana. Ed ora, al lavoro! La pausa è finita!

  5. .

    VIP per un giorno


    I




    La musica della sigla risuonava in tutto lo studio, seppur ovattata dai muri. I truccatori sistemavano gli ultimi dettagli dell'ospite, visibilmente a disagio. Non era abituata ad avere così tanta gente attorno che le desse attenzioni, non a quel modo almeno. Era quieta come lo era stata poche volte in vita sua, dopotutto l'essere stata invitata ad un simile evento la rendeva più che orgogliosa. La PRIMA ospite!! Ancora non ci credo! Venne accompagnata al fianco del palco, mentre Kiyomi, la presentatrice, presentava la sua ospite. Nel sentirsi descritta in quella maniera gonfiò il petto, soddisfatta, mostrandosi finalmente al pubblico con un ammiccante sorriso stampato sul volto.
    hebintervista
    A grandi falcate raggiunse il suo posto, salutando cordialmente la presentatrice, sua vecchia maestra oltretutto.
    Si accomodò al suo posto, a gambe accavallate, stringendo le spalle mostrando un leggero nervosismo. Non seguiva simili programmi, perciò non era nemmeno troppo sicura di sapere cosa aspettarsi. La donna però era talmente a suo agio da sapere come raggirare la sua vittima, facendola sentire al sicuro nonostante l'enorme pubblico di fronte a loro. L'accoglienza calorosa del pubblico faceva la sua figura, facendo arrossire la Vipera. Ah! Speriamo siano piacevoli! Hehe! Ridacchiò nervosa, schiarendosi la voce prima di rispondere alla successiva domanda. Beh, che posso dire... Oto non è certo un villaggio per chiunque, bisogna saper mostrare di avere polso, altrimenti chiunque è capace di annichilirti. Si sistemò i capelli, tronfia di essere riuscita a uscire vincitrice in un simile campo minato. Ne aveva fatta di strada da quando era solamente una teppista qualsiasi. Febh è paragonabile a un fratellino più piccolo e distruttivo. Tu pensi di averlo messo tranquillo, averlo convinto a fare i compiti, e invece no, se ti distrai cinque minuti per un caffè, dietro di te appare il rumore di un'esplosione, che copre il grido "Non sono stato io!" di quell'oni pestifero. Quella che poteva sembrare una buffa storia per spiegare al meglio la loro situazione, era in realtà quotidianità, per nulla cambiata da quando aveva assunto il ruolo di Consigliera. L'unica differenza era che ora lei si assegnava i "compiti" più importanti, lasciando i secondari allo Yakushi, che per quanto distruttivo avrebbe fatto la metà dei danni rispetto al solito. Non so quanti altri possano vantare di aver lavorato al suo fianco con la stessa efficienza che ho ottenuto. Ormai Febh è come se facesse parte della mia famiglia, per quanti disastri possa fare non gli si può non voler bene. Arrossì. Era imbarazzante ammettere una cosa simile, trovarsi di fronte ad un simile pubblico le dava una certa soggezione, rendendola quasi chiacchierona. Sicuramente per una trasmissione del genere era la cosa migliore. Cosa poteva andare storto?


  6. .

    Guardiano fallito

    I




    Le guardie alle mura sembravano momentaneamente impegnate a confabulare con un ragazzetto dai capelli rossi, che non indossava la loro stessa divisa. Questo agitava una busta di fronte a loro, saltellando da un piede all'altro, sembrava aver piuttosto fretta. Avrebbero potuto sentire cosa confabulavano, mentre la guardia nella sua piccola cabina chiedeva i documenti agli shinobi arrivati con aria piuttosto stanca; uno alla volta, avrebbe fatto depositare le armi nell'apposito magazzino, dopo aver chiesto a tutti il motivo della visita ed aver approvato la loro missiva.

    Youkai, ti rendi conto di quanto tu sia irresponsabile? E se avessi dovuto sostituire un guardiano malato? Mi lasciavi con un posto vuoto? Il ragazzino sembrava sinceramente dispiaciuto, nonostante la foga nel volersi giustificare in ogni modo. M-Ma lo so, mi dispiace! E' che mi hanno dato questa missiva, non posso dirgli di no, non sapevo fosse proprio oggi!! Disordinato com'era, aveva lasciato quella lettera ancora sigillata sotto mucchi di cartacce e appunti vari, ritrovandola solamente mentre cercava della carta per scrivere i suoi bigliettini per la festa dell'inverno. Per quanto si sentisse sinceramente in colpa, era terribilmente irresponsabile da quel punto di vista, e forse sotto sotto lo faceva un po' volontariamente: trovava il ruolo di guardiano incredibilmente noioso, sempre sommerso da cartacce varie, troppo timido per essere in grado di relazionarsi al meglio col prossimo, e troppo espansivo per non cascare in ogni tipo di truffa di persone che sfruttavano il loro carisma. Per non parlare di tutte le volte che è stato sgridato per aver creato una lunghissima attesa per via del suo chiacchierare, o di quando ha quasi fatto arrestare un povero mercante per via di alcuni documenti errati. Raizen insisteva nel volergli ficcare in zucca quel ruolo, e purtroppo Youkai non ci metteva l'impegno necessario per riuscirvi.
    Presto il rosso avrebbe notato il suo amichetto, Ryuu, seguito da altre due persone. Agitò la mano libera, salutandolo a granvoce. Dopo un breve borbottio incomprensibile e un coppino da parte della guardia, il ragazzetto fu libero di avvicinarsi al gruppetto. Hey Ryuu! Che fai qui? Sono tuoi amici quelli? Piacere, Youkai! Si presentò prima che il kiriano potesse confermare di conoscerli, facendo un generoso inchino ad entrambi. Mi dispiace un sacco, vvi porterei volentieri a fare un giro a Konoha, ma purtroppo ho questa missiva che richiedeva la mia presenza per un impegno importante... Non che sembrasse realmente così importante, ma per Youkai ogni missione era da svolgere al 100% delle proprie forze (soprattutto se questa gli permetteva di saltare un giorno come assistente guardiano). Ah, ma non vi ho chiesto, che cosa ci fate qui?


  7. .

    Lo spirito dell'eroe


    XIII




    Youkai ascoltò ogni cosa con attenzione, visibilmente turbato. Aveva un'enorme responsabilità sulle spalle, chiunque altro fosse presente sull'isola difficilmente era stato fortunato quanto lui nel riuscire a contattare la donna, che condivise con i due informazioni estremamente preziose. D'accordo, credo che dovremo attivare l'arma. Solo chi la attiva può controllarla, giusto? Se saremo noi i primi, Hayate non avrà più potere su di essa. Venire a conoscenza di un fulcro fu un dettaglio estremamente importante: oltre al centro di controllo, c'era anche una seconda massa di energia che permetteva all'Arma di agire. Per quanto nemmeno i guerrieri fossero sicuri del risultato, non potevano ignorare quell'informazione. Dobbiamo provarci! Se anche servisse solo ad indebolirla, sarebbe comunque un vantaggio! Come possiamo attaccarlo, è solido o composto di chakra? Immagino sarà protetto da qualcosa, giusto? Xu-san, pensi di avere energia a sufficienza per demolirlo grazie al tuo potere? Posso darti anche tutto il mio chakra se dovesse servire! Gli occhi dell'albino brillavano, speranzosi. Lo sguardo si posò su Xu, deciso. Aveva paura. C'erano ancora troppe incognite attorno a quella balena, e fin troppe persone che potevano sfruttarne il potere in modo sbagliato. Nemmeno lui era certo di essere davvero degno di poter maneggiare un marchingegno con una simile potenza, ma sapeva che i suoi intenti erano portati al bene. Sapeva che avere buoni intenti non avrebbe giustificato alcuna vittima provocata dalle sue azioni. Non per questo si sarebbe tirato indietro. Aiuteremo queste persone. Se ci libereremo di questo problema, l'immortalità dell'isola sparirà, e con essa gli Hayate, spero. Era determinato a mettere fine agli orrori che subivano i cittadini rapiti. Natsuhime san, il suo aiuto è stato fondamentale. Se posso fare qualcosa per lei in cambio di tutto, ne sarei felice. Mi domando se lei o gli altri guerrieri sapete come... utilizzare l'arma. In caso dovessimo difenderci, o ancora meglio per dare protezione agli abitanti, invece di metterli in pericolo. Sono sicuro che la sua attivazione attirerà fin troppa gente da queste parti...


    L'inaspettato arrivo di Shunsui mise Xu in allerta, che rimarcava il suo diffidare degli Hayate. Youkai annuì, concorde. Nessun Hayate avrebbe deciso per le sorti dell'Arma. Il konohaniano sembrò illuminarsi quando Shunsui gli mostrò la chiave. Riuscì ad essere paziente, aspettando che finisse il suo discorso: le parole del chuunin furono sufficienti a convincere il ragazzo a fargli attraversare il lago, pronto a condividere il suo sapere. Forse potrebbe...!! Shunsui, sei incredibile! Possiamo salvare tutte queste persone! Ho... Ho più o meno un piano. Mi servirà il tuo aiuto. Gli spiegò tutto ciò che sapeva del nucleo, sulla sua posizione approssimativa e sul fatto che fosse probabilmente difficile da raggiungere. Con i tuoi fili sarai sicuramente in grado di infilarti negli spazi più complessi! Sono sicuro che, se anche distruggere il nucleo non distruggerà del tutto l'Arma, ci porterà ad un passo dalla soluzione! Non era mai stato portato per il comando, ma l'eccitazione e la speranza gli davano la forza necessaria per parlare a gran voce del suo piano. Era entusiasta, ma era chiaro il velo di preoccupazione sul suo volto. Sembrava ferreo nelle sue decisioni.
    Lasciò che Xu gli spiegasse le proprietà del lago, lasciando che i due discutessero tra loro. Una volta deciso il dafarsi, c'era solo da raggiungere la sala di controllo. Youkai si lasciò raccogliere senza resistenze, e se non ci fossero stati imprevisti avrebbero presto raggiunto la sala di controllo. Preoccupato, osservò la fine di quel tunnel. Doveva farsi forza. Doveva dare una mano a quelle persone. L'ansia cresceva in lui, a pari passo con la sua determinazione. Avrebbe messo fine alla maledizione dell'isola.

  8. .

    Alle strette


    XII




    Non era del tutto sicuro di cosa aspettarsi da quel lago. Non si trattava di semplice chakra, quella roba era in grado di rendere la gente immortale. Era persino stato nell'aldilà, credeva che ancora poche cose potessero sorprenderlo. Ma l'ondata di energia che lo travolse era qualcosa che probabilmente non avrebbe mai più percepito in vita sua. L'impatto fu tale da trascinare la sua coscienza in un mondo a parte, dove quelle che erano le anime e le personalità di centinaia, forse migliaia di persone, si avvicinavano a lui, rinchiudendolo nella folla. Per un attimo dimenticò come fosse arrivato lì, emozionato da quella sensazione di calore provata: tutti gli stavano raccontando di loro, e tutti sembravano ansiosi di sapere di lui, di chi fosse, una sorta di abbraccio caloroso, amichevole. E Youkai, sentendosi accolto in quella famiglia, ascoltò avidamente quello che poteva, anche se le voci si parlavano sopra, mai aggressive ma sempre più frequenti. La folla divenne pian piano sempre più soffocante, lentamente e con dolcezza. Sembrava che lo stessero accogliendo nel proprio mondo. Un mondo dal quale non avrebbe trovato via d'uscita.
    All'inizio la sua mente era in pace. Più questi lo stringevano e meno solo si sentiva, unito ai loro racconti, le varie personalità, storie che nessun altro avrebbe mai più potuto ascoltare, e che poteva custodire come bei ricordi. Ma quei ricordi non erano suoi. Non gli appartenevano. Erano esattamente come quelli dell'anima di cui si era nutrito, con la differenza che questi erano piacevoli. Ma non poteva assimilarli. Non poteva portarli via a quelle persone, e tantomeno fingere che facessero parte della sua vita. Mi dispiace.L'idea di fuggire da una presa calda come l'abbraccio di una madre lo torturava. Mi dispiace. Non sapeva esattamente chi fosse, o da dove venisse. Sapeva solamente di non sapere. E tutta quella conoscenza non era la sua. Mi dispiace. La sua lamentela riguardava più se stesso che la folla che lo accoglieva, ormai diventata una sorta di vortice che tentava di trascinarlo con sè, continuando a raccontare di loro, della loro storia, insistendo perchè ne facesse parte. Non poteva. Non voleva vivere una bugia. Mi dispiace!! Si fece forza, ignorando tutte quelle voci, scappando da quella presa così come aveva fatto quando si era ritrovato in trappola nell'aldilà. Spense la mente, isolandosi da quel flusso di informazioni. Lui non era quelle persone, non ci aveva mai vissuto, non le aveva mai conosciuto. Non poteva impossessarsi di loro. E non poteva permettere che loro si impossessassero di lui. Aveva una missione. Doveva salvare gli abitanti dall'Arma. E tornare a casa sua. Da solo. Senza un passato da ricordare. Mi dispiace...
    Una mano lo raggiunse, afferrandolo, ormai in cima alla folla. La strinse con forza, e in un attimo tornò alla realtà, con quella stretta che però non svanì: l'acqua mutò al punto da prendere la forma di una donna, che entrambi osservarono con rispetto e stupore. Youkai si strofinò via le lacrime dal viso, sollevato dall'essere tornato alla realtà. Ah... Mh... A-Ad essere sincero non sapevo che avrei rischiato tanto... Ma la ringrazio per essersi fatta vedere! Si tratta di una questione molto importante! L'arma si sta risvegliando! Xu crollò in sua presenza, confuso quanto Youkai alle affermazioni di Natsuhime, che non sembrava poterli aiutare con la distruzione dell'arma. Sa-Sacrificare una chiave?? Una persona?? Non se ne parla, non possiamo attivare l'arma se queste sono le condizioni! L'albino si impuntò. Sembrava piuttosto rigido nella sua decisione, ma difficilmente uno come Xu avrebbe obiettato, per quanto lo conoscesse. Certo, se fosse stato possibile sacrificare qualcos'altro, avrebbe accettato di buon cuore. Ma c'era altro da sapere. Purtroppo non sappiamo chi abbia liberato i sigilli, siamo stati colti alla sprovvista. Non so nemmeno cosa possa essere esattamente la Chiave, si tratta per forza di una persona? Mi domando se attivare l'Arma sia la decisione giusta. Che succederà all'isola? E ai suoi abitanti? E cosa possiamo fare, una volta in controllo dell'Arma?
    Il sentir parlare di un Oni, che a detta di Natsuhime aveva come scopo quello di controllare la balena per chissà quale scopo lo fece rabbrividire. Si morse il labbro, pensieroso, ragionando sulle sue parole. Natsuhime san, lei ha detto di essere un tutt'uno con l'Arma. Ci sono punti deboli? C'è un, uhm, una specie di cuore, un fulcro, che se distrutto distruggerà l'Arma stessa? Il non poter comunicare con l'arma stessa lo frustrava, ma sollevava allo stesso tempo: se non aveva una coscienza era a tutti gli effetti un oggetto. Non si sarebbe sentito male nel distruggerlo.


    Terminato il contatto con Natsuhime, sarebbero rimasti nuovamente soli, costretti a decidere il dafarsi. Youkai osservò il buco nel soffitto, riflettendo su come potessero scalarlo. Aggrottò la fronte. Non so usare il chakra adesivo. Però forse potremmo... Lanciò due kunai sul soffitto, cercando di farli aderire con forza alla parete. Prima che potesse rivelargli il suo piano, una voce lo interruppe, chiamandolo a gran voce. Era uno degli shinobi arrivati sull'isola insieme a lui, di un gruppo differente. Curioso che fosse rimasto da solo. Portò entrambe le mani di fianco alla bocca, gridando verso il suo alleato: Non toccare l'acqua! Aspetta, ora veniamo... Il nome di Hayate risuonò nella sua testa. Indietreggiò appena, irrigidendosi. Stai... Stai ancora collaborando con Hayate!? Non ti hanno detto chi sono realmente!? Quelli rapiscono le persone!! Volevano sacrificarne a decine per distruggere l'arma!! Che chiave hai con te? Se si fosse trattato di una persona, o solamente pezzi di essa, Youkai avrebbe stretto un braccio a Xu. Era pronto a rendersi invisibile e sparire dalla loro vista grazie ai poteri del Vuoto. Hayate non avrà l'arma. Un rapido segnale a Xu, e non appena Shunsui avesse tentato di avvicinarsi, sarebbero entrambi scomparsi alla sua vista e percezione. Udito solo dal Guerriero, gli avrebbe chiesto se fosse stato in grado di saltare fino al buco sul soffitto, spiegandogli il suo piano per la scalata. Da lì, si sarebbero aggrappati con tre kunai, uno per mano, eccetto la destra di Youkai, che sarebbe rimasta saldamente attaccata a Xu, per non perdersi per l'ennesima volta in una dimensione sconosciuta. Se cercherà di raggiungere il centro di controllo... Usa i tuoi poteri, come hai fatto con la ragazza. Non ucciderlo. Per favore. Non era pronto ad avere un morto sulla coscienza. Per Shunsui sarebbe stato fin troppo pericoloso entrare in quel corridoio, ma poteva essere all'oscuro delle potenzialità di quel guerriero, per quanto ne sapesse. Fortunatamente, Youkai era ben disposto al dialogo, e se Shunsui avesse mantenuto le distanze, probabilmente non sarebbe arrivato a tanto, permettendo ad entrambi di trovare un compromesso. Entrambi volevano la stessa cosa, il konohaniano semplicemente non sapeva se fidarsi degli Hayate, visti i loro precedenti. Era certo che l'attirarli sull'isola era solo un trucco per far scogliere i sigilli, e successivamente prendere il controllo dell'arma per chissà quali scopi. Ad una simile organizzazione non poteva importare realmente la distruzione di un'Arma simile, se non per scopi personali.
  9. .

    La goccia che fa traboccare il Vaso


    I



    Non erano rari i giorni in cui Hebiko arrivava al lavoro già stressata. Non era raro nemmeno che lei stessa sentenziasse che quella sarebbe stata una pessima giornata, fin dal primo passo nell'edificio, costringendo tutti a stare sull'attenti per ore. Ma quella rientrava comunque in una giornata dove nessuno sarebbe stato risparmiato. Diversi eventi passati l'avevano portata al limite, uno dopo l'altro: la scomparsa di Febh e Diogene, che aveva lasciato il villaggio allo scoperto e lei, praticamente sola, a doversi occupare della sua gestione; una breve ma decisamente intensa riunione, dove si era vista sputare in faccia dai nobili del villaggio nonostante tutto il lavoro svolto in solitaria in Amministrazione, vedendo Kato eletto al posto suo; la vera e propria riunione, dove i due Jonin del villaggio si erano finalmente fatti vedere, costringendo gli shinobi a terribili prove per testare la loro fiducia ed ottenere un sigillo (che, per qualche ora, aveva permesso ad Orochimaru di prendere piena coscienza su di lei; l'elezione ed immediata scomparsa del Kokage, e tutti i mesi successivi passati a lavorare sotto la continua osservazione di Eiatsu, parcheggiato nell'edificio per ordine del Mikawa stesso; l'essere costretta a fare a tutti gli effetti la parte del Kage, che nonostante si sforzasse di fare un lavoro impeccabile veniva spesso marchiata come "non matura", "solo una genin", "ancora inesperta",ed il Mikawa, artefice della situazione, riceveva le glorie dei suoi risultati. Il costringersi a tenere momentaneamente segreta la sua relazione con Raizen, dovendo vederlo poco e di nascosto, rigorosamente fuori dal villaggio, non le permetteva nemmeno di gioire di quei momenti. Per non parlare degli incubi piuttosto frequenti che la costringevano a rivivere il momento della morte di Kaji.

    Aveva accumulato tanto, troppo. Era stata costretta a trattenere troppo, troppo a lungo. Era una mina inesplosa, che al primo passo falso avrebbe scaricato ogni cosa addosso a chiunque le stesse attorno.
    Non sarebbe stata nemmeno colpa sua, non di proposito perlomeno. La Vipera non vedeva di buon occhio il Mikawa, e di conseguenza chiunque facesse parte della sua "setta" rientrava nel mirino "possibile spia". Non aiutava il fatto che continuasse a percepire la ragazzina come una debole, incapace di prendere le proprie decisioni, probabilmente finita vittima del colosso proprio per quel motivo. Era certa che lui la avesse accolta in casa sua solo per avere una pedina sacrificabile in cui nascondere il demone bicoda. Avere tutti i giorni una ragazzina fin troppo allegra ed insicura che le ronzava attorno, che lei sospettava essere una spia e vedeva solamente come un fragile contenitore per demoni, beh... Non era il miglior antistress a disposizione.
    Tutto accadde subito dopo l'ennesima riunione con i nobili, che lamentavano per l'ennesima volta la mancanza del Kokage. Dando naturalmente le colpe alla rossa. Apparentemente impassibile, rientrò nel suo ufficio, sedendosi sulla sua poltrona. Un tick nervoso le fece accartocciare i documenti che si ritrovava di fronte. La testa di Harumi fece capolino dalla porta, forse le stava portando la sua solita tisana, forse per consegnarle il suo lavoro della giornata. Ma al solo sentirla chiamare il proprio nome, sarebbe esplosa.

    Hebiko, Hebiko. ripetè, accartocciando ancora di più il foglio che stringeva tra le mani. Tutti vogliono Hebiko di qua e di là, ma allo stesso tempo nessuno la vuole. Perchè Hebiko è sempre tra i piedi, Hebiko dovrebbe lasciare spazio al Kokage, Hebiko è solamente da poco consigliera, dopotutto. Si alzò dalla sedia, camminando per la stanza, lentamente ma con passo pesante. Hebiko dovrebbe trovare il Kage. Hebiko ha delle responsabilità, ma guai a fare un passo troppo lungo, perchè Hebiko diventa subito una capetta che vuole fare il lavoro al posto del Kage. Di Febh non è mai colpa, sia mai che decida di andare a fargli esplodere la casa perchè si sente offeso. Le strade pullulano di drogati, perchè Hebiko non fa qualcosa? Ieri mi hanno derubato, ma Hebiko ancora non dice nulla a riguardo! Il nuovo Kokage a quest'ora avrebbe già sistemato tutto! Il tono si alzò sempre di più, sempre di più, scoppiando in un grido accompagnato da un violento pugno alla scrivania, che rimase in piedi per miracolo: IL KOKAGE NON FA NIENTE PERCHE' SE L'E' FOTTUTAMENTE DATA A GAMBE!! Ecco perchè Hebiko fa questo e fa quell'altro!! Se non faccio io qualcosa, non la farà mai UN CAZZO DI NESSUNO! Prese la scrivania a due mani, ancora posata a terra. Dov'è quel pezzente del Kokage, eh!? sbraitò, alzandola sopra la propria testa. Dove cazzo è il vostro prezioso Kage, che tutti voi avete votato!? Il frastuono dei vetri invase la piazza, seguito dal tonfo della pesante scrivania di legno, ora a pezzi in mezzo alla strada. A FANCULO E', ECCO DOV'E'!! A QUEL FIGLIO DI PUTTANA DEL MIKAWA NON FREGA NULLA DI QUESTO VILLAGGIO MARCIO! Sbuffava, inferocita. Restava solo Harumi nella stanza, costretta a subire la sua furia. Che lo avete votato a fare!? Eh?? TU poi? Perchè ti da un tetto sopra la testa!? Ti fa i pranzettini, e le cenette?? E' bello vivere nel suo villone, vero? E dimmi, te lo ha detto che sei solamente una fottUTA PEDINA SACRIFICABILE?? Le sue sottilissime iridi sembravano minuscole nel vederle gli occhi spalancati in quel modo, mentre si faceva grossa verso Harumi, a spalle larghe, talmente minacciosa che sembrava pronta a staccarle la faccia a morsi. Oh?? Non lo sapevi?? Si ritirò per un'istante, allargando le braccia con espressione isterica: Siamo TUTTI pedine per quel bastardo! Ognuno di noi! Ogni fottuto membro della sua famigliola felice, tutti rintanati nella loro casetta da miliardi di Ryo. Perchè vendersi come puttanelle al Mikawa è così bello!! Era fuori di sè. Tornò a camminare al centro della stanza, con le mani che scattavano, nervose. Qualche scaglia appariva e scompariva dalla sua pelle. Quello schifoso non ha mai avuto un singolo problema nella sua vita. Ogni cosa gli è piovuta davanti, ogni cosa è finita a suo favore. E facendo cosa?? Facendo NIENTE. NIENTE!! Quello sapeva del Colosso. Che era inarrestabile, che chiunque cadeva ai suoi piedi, che i nemici se la facevano sotto all'idea di affrontarlo. Mentre lei non riceveva un briciolo del rispetto che chiunque sembrava avere per quella bestia. Oltre alla certezza che avesse ottenuto ciò che aveva unicamente grazie alla fortuna, l'invidia sosteneva gran parte del suo discorso, facendo venire a galla ogni singola ingiustizia che aveva subito. Se solo potessi... Mimò con le mani il gesto dello strozzamento, se il Mikawa fosse entrato dalla porta in quell'istante gli sarebbe saltata addosso senza esitazione. Quel pezzente! Schifoso, inutile, bastardo figlio di papà, traditore del villaggio stesso! Ci ha abbandonati DOPO LA SUA ELEZIONE! La tua testa vuota riesce almeno a concepire questo concetto!? Se solo sapessi dove si trova lo ucciderei con le mie stesse mani!
    Stava chiaramente delirando. La mina era stata calpestata, ed era esplosa. Metà dei suoi vaneggiamenti erano dati dalla furia provata, dopotutto di Diogene sapeva solamente le informazioni datele da Raizen e quello che tutti vaneggiavano in suo onore. A mente fredda, per quanto non gli andasse a genio, lo avrebbe sicuramente descritto in maniera diversa. Ma in quella giornata di sfogo, aveva sputato tutto il veleno che le si era accumulato in corpo, vomitandolo addosso a quella che si poteva definire la più fedele delle sue pedine.



  10. .

    Schieramento

    VIII



    Xu si mostrò immediatamente sospettoso, guardandosi attorno e rifiutando le parole del giovane Youkai. Una reazione tutto sommato prevedibile visto il suo approccio, ma sentirsi dare del bugiardo lo turbava non poco.

    In che senso, rottura di quale sigillo?? Il terremoto? Ti sto dicendo la verità, ho avuto solamente vaghe informazioni da qualche informatore, siamo venuti per indagare, ma se le persone sono in pericolo ho il dovere di aiutare!

    Probabilmente stava parlando troppo, soprattutto in un momento dove non poteva spiegare al meglio chi o cosa li avesse fatti arrivare lì. Soprattutto il citare il fatto che fossero più di uno su quell'isola poteva essere una pessima idea, ma se non altro avrebbe quasi costretto Xu ad investigare a riguardo, dando così la possibilità al rosso di spiegargli tutto al meglio.
    Il konohaniano rimase immobile all'arrivo della ragazza, che nuovamente lo accusò di mentire. Agrottò la fronte mostrando il suo risentimento a riguardo, pur mantenendo un tono rispettoso e vagamente spaventato:

    Ho detto che so della Tregua, non che conosco ogni singolo shinobi che ne fa parte!

    Le cose però sembrava si stessero mettendo male, la ragazzina parlava come se fosse pronta ad attaccarlo da un momento all'altro, ma non fu lui a riceverlo, bensì Xu! La ragazzina sembrò quasi trasformarsi in un certo senso, mostrando tutto un altro carattere. Atterrò il guerriero con estrema facilità, facendo rabbrividire Youkai: probabilmente non doveva mettersi contro di lei.

    Mi-Mikumo... ripetè il suo nome balbettando, quasi tentato di presentarsi, cosa che fortunatamente riuscì ad evitare. Senza considerare che la richiesta di decapitazione lo fece sbiancare. Certo, lei come altri in precedenza ribadì l'immortalità dell'isola, però l'idea di eseguire un attacco mortale su qualcuno lo faceva comunque sentire abbastanza strano. Se non altro la ragazza sembrava averlo preso subito come suo alleato nonostante il (probabilmente) finto approccio precedente.

    O-Okai... borbottò, insicuro. Sull'isola si è immortali, non si muore... Farà male? Sembrava sinceramente preoccupato, ma a prescindere dalla risposta avrebbe estratto la wakizashi, stringendola a due mani. Rimase ad osservare l'uomo ormai in trappola, chiudendo gli occhi per un attimo per pronunciare una singola parola:

    Scusami.

    Il colpo scese a martello, inesorabile, ma non puntò al collo dell'uomo bensì alle braccia della ragazza, intento a staccargliele di netto. Se ci fosse riuscito, le avrebbe infilzate con la spada per impedirle di recuperarle ed usare qualche sigillo, e dando una mano al Guerriero per permettergli di rialzarsi.

    N-Non me la sta raccontando giusta. Chi sei tu davvero? E perchè sei cambiata così tanto? Quel poco di tono aggressivo, che mascherava vagamente la sua insicurezza, gli servì per darsi forza e decidere da che parte schierarsi. Sapeva per certo che l'uomo non era nemmeno centenario, tramite la chiacchierata con sua nonna. I ninja mentivano in continuazione, ma un cittadino qualsiasi non ne aveva bisogno, soprattutto per simili dettagli. Era inoltre sicuro che, viste le sue reazioni, Xu fosse fortemente preoccupato riguardo questi sigilli spezzati, che sicuramente avevano provocato quel terremoto e liberato chissà cosa, e che non avrebbe mai fatto nulla che potesse mettere in pericolo la vita della sua famiglia che abitava quell'isola. L'idea di liberare queste pericolose Armi dai sigilli che le tenevano a bada non gli andava a genio, anche se con la scusa di distruggerle. Era un rischio enorme, per il quale avrebbe sicuramente cercato più informazioni. Certo, parte di ciò che aveva detto la ragazza poteva essere vero, ma per il momento quelle piccole discrepanze lo avevano messo in allerta. Aveva fatto la scelta giusta? Pronto al contrattacco, si voltò per un momento verso il Guerriero, con sguardo a dir poco pietoso:

    P-per favore, non mi cancelli dalla faccia della Terra.
  11. .

    Paranoia


    II




    La Vipera rimase in silenzio per qualche secondo, fissando con sguardo socchiuso il ragazzo che le aveva appena criticato la spilletta sostenendola "da checche". Allargò leggermente le braccia, indicandosi:

    ...Sono una ragazza.

    Stavolta fu lei a lamentarsi, borbottando tra se e se in un primo momento. Tasaki avrebbe potuto sentire qualche frase riguardo la precisione e che "prevenire fosse meglio che curare". In generale, sembrava che la ragazza fosse piuttosto paranoica riguardo il loro travestimento.

    E se qualcuno riconosce... Che ne so, una stoffa otese o simili!? Beh, lasciamo perdere, vieni con me due minuti e mi procuro qualcosa di nuovo. Il mio abito è fatto a mano e su misura, si sente la puzza di sospetto lontano un miglio.




    Dopo essersi cambiata, entrambi partirono per il villaggio, ed ebbero modo di discutere un po' tra loro. In primis al personaggio che Tasaki avrebbe interpretato.

    Oh, un esploratore. E cosa esplori di solito, che cos'è che cerchi che ci possa portare a voler sapere di più di questo culto? Sei un teologo? Accompagnavi me? Ti sei preparato a rispondere ad eventuali domande sulla tua professione?

    Nessun dettaglio andava preso alla leggera, non voleva certo finire nei guai solo per essersi organizzata male, sarebbe stata un'onta terribile.
    Iniziò a sudare freddo ai dubbi dell'altro shinobi riguardo i lineamenti del suo volto, iniziando a sudare freddo:

    Sono famosa ad Oto! Mi aspetto che TU mi riconosca, non dei tizi che vengono da fuori... Oddio. Pensi che sia riconoscibile?? Non voglio usare chakra per mascherarmi mi scoprirebbero subito, ne sono sicura! Dovrei forse coprirmi la faccia con una maschera?? Sarei un po' sospetta... MM-magari la indosso per un motivo preciso, uhmmm... AH! Cicatrici?? No, è inutile, a farle ora non guarirebbero in tempo...

    Tasaki aveva appena premuto il bottone della paranoia, forse senza volerlo. Fortunatamente avevano parecchio tempo per decidere cosa fare. Sembrò approvare l'idea della sorella, dopotutto la forma del loro viso era simile, ed ora avevano anche lo stesso colore di capelli.

    E io che ne so se mi ha vista ho no!! Quei geniacci della missiva non hanno nemmeno inserito una stupida fotografia! Ci hanno mandato alla cieca!

    Era furiosa. Sembrava davvero che i due fossero stati inviati in quel posto per puro caso, senza un briciolo di preparazione vera e propria. Se questo fuggitivo era lì da anni sarebbe stato difficile che i due si fossero mai visti, ma se era una fuga più recente, lavorando in amministrazione le probabilità aumentavano, ma quelle per Hebiko: dopotutto non ogni singolo shinobi si recava in ufficio, ma lei aveva dovuto costantemente archiviare le foto di ognuno di loro, perciò c'erano anche alte probabilità che sarebbe stata lei a riconoscerlo, e non lui. Parlò della sua teoria a Tasaki, cosa che la fece sbollire un po', anche se qualche impiegato dell'Intelligence se la sarebbe vista brutta una volta tornata a casa. L'esitazione di Tasaki però la fece preoccupare, facendo risvegliare il suo dubbio:

    ...Dici che siano stati loro a mandare le missive? Sarebbe una trappola ingegnosa... La lettera era ufficiale, no?


    Arrivarono finalmente al luogo di ritrovo, dove la spia attirò la loro attenzione in modo decisamente peculiare. La Vipera assottigliò lo sguardo mentre ne osservava i lineamenti cercando di capire se lo avesse già visto, giudicandolo silenziosamente:

    Maledetto cretino, una carta da gioco!? Una banconota no, magari falsa? Spero per te che nessuno ci abbia visti o ti strapperò le braccia alla prima occasione buona.

    Lo seguì, sedendosi elegantemente al tavolo, scrutando i dintorni con circospezione, sia la locanda che gli attuali clienti. Ascoltò ogni singola parola senza fiatare, ancora sospettosa nei suoi confronti. Avevano un luogo dove lo avrebbero sicuramente trovato a detta della spia, ma le informazioni restavano scarne. A quanto pare c'era persino un gran numero di shinobi che frequentavano quel culto, ma questo Yoshoru sembrava esserne il capo, sarebbe bastato incontrarlo lontano dagli orari della celebrazione, avrebbero ridotto il numero significativamente.

    Oh sì, una domanda ce l'avrei. Si mise comoda, poggiando le braccia sullo schienale della sedia. L'aspetto di questo signore? Lo "conosci" da non so bene quanto, sai dove si trova, e non sei nemmeno riuscito a darci una fotografia? Oserei dire che il tuo lavoro non raggiunge la sufficienza... Sicuro di essere tagliato nel tuo lavoro?

    Lo provocò sfacciatamente, attenta nel valutare le sue reazioni. Un impeto di rabbia poteva anche non significare nulla, ma avrebbe potuto rendergli più difficile il pensare ad una scusa per l'assenza di un simile indizio così fondamentale. Se avesse esitato anche solo per un istante, i suoi sospetti sarebbero saliti.


    Hebiko rimase in silenzio fino a che non rimasero soli nella camera. Annuì alla sua idea, aggiungendone una seconda:

    Dobbiamo anche incontrarlo lontano dalle ore di culto. Se è lui il capo della baracca sarà sempre lì attorno, non è raro che questa gente abiti di fianco al loro tempio, o addirittura all'interno. Avrà sicuramente un paio di scagnozzi con lui, ma sarà un numero sicuramente ridotto.

    Il sonno li aiutò a recuperare le energie, dandole modo di liberare la mente e ragionare meglio sulla loro missione. Al risveglio, approvò l'idea di Tasaki, dopotutto sembrava l'unica cosa sensata da fare.

    D'accordo, ma non subito. Tieni la parte dell'esploratore, digli che sei interessato per... che ne so, la tua rivista, i tuoi studi, quello che ti pare. Gonfiagli l'ego, digli che il suo tempio è molto bello e che vuoi intervistarlo a riguardo. Faremo in modo che sia lui stesso a chiederci di unirci al culto. Intesi, Kurobi?


  12. .
    Il mio voto magari non vale niente perchè ho roba da recuperare, ma sono tra quelli disposti a mettersi giù e far ripartire il tutto. Per cui hai il mio sì ✊
  13. .

    Infiltrazione


    III



    La gatta sbattè gli occhi un paio di volte vedendo le sue avance rifiutate con eleganza, ma sembrava avesse accettato la sua offerta. Un sorrisetto allegro sarebbe apparso sul suo volto, e con un singolo battito di mani lo avrebbe congedato:

    Grazie tante! Allora ci vediamo domani, dormi bene mi raccomando!


    Si sarebbero dati appuntamento in un vicolo in disparte, Nanako ad aspettarlo paziente. Il ragazzo sembrava avere le idee chiare sul suo piano, valutandone i rischi e optando per l'infiltrarsi nel carro. La gatta si fece pensierosa, valutando mentalmente la situazione, per poi annuire convinta.

    D'accordo. Mi piace la tua intraprendenza. So anche come possiamo fare.

    Indicò la locanda dove si erano incontrati la sera precedente, dandogli informazioni sui due uomini che accompagnavano il loro bersaglio.

    Ha due guardie con se. Lo stanno aspettando seduti al tavolo, non sembrano poi dei professionisti da come li ho visti agire. Se tu riuscissi a prendere le sembianze di uno di loro, potresti infiltrarti senza problemi, e poi penseremo a come impossessarci della pergamena. ...Io posso distrarlo, e mandartelo fuori. Tu mettilo fuori combattimento il più in fretta possibile, e poi torna con le sue sembianze. Tutto chiaro?

    Avuto il suo assenso, Nanako si sarebbe mossa verso la locanda, ordinando al suo alleato di restarsene nel vicolo, consigliandogli di nascondersi. Sarebbe passato un quarto d'ora prima che, dal vicolo, sbucasse una delle due guardie, doveva avere non più di vent'anni. Indossava una semplice cotta di maglia a riparargli il busto, e dalle tasche ai lati sembrava essere armato. In mano aveva una grossa scatola, piuttosto pesante. Non sembrava tuttavia troppo sveglio, e Genji avrebbe avuto modo di sentirlo borbottare tra se:

    Ma guarda questo, appena una gli fa gli occhi dolci subito che ci casca. Poi però tocca sempre a me svolgere i suoi stupidi favori! Un giorno sarò io il fratello maggiore, uffa!!

    Avrebbe presto mollato la scatola nel grosso cassonetto di fronte a lui, in un vicolo completamente al buio nel retro del locale stesso, abbastanza isolato dalla piazza per non destare sospetti. Nanako gli aveva appena dato un'occasione d'oro, ora stava a lui sfruttarla.


    Iniziano le botte! Ti consiglio di leggere tutta la sezione del regolamento intitolata "Slot: Azioni e Round". Dopo averla letta, leggiti i suggerimenti qui sotto:

    -Per ogni turno ci sono un massimo di slot azione utilizzabili. Nella tua scheda è indicato il massimo attuale (3). Il tuo obiettivo è quello di sfruttarli tutti, per non dare libertà all'avversario. In un turno puoi usare anche un solo Slot Azione se vuoi, ma è sempre meglio sfruttare tutti quelli a tua disposizione per garantirti un vantaggio.
    -Una buona serie di attacchi prevede degli attacchi speculari, ad esempio destra-sinistra-destra. Descrivi bene le azioni che fai e il punto in cui vuoi colpire, colpire una gamba ad esempio è molto generico, colpire lo stinco da un'indicazione più precisa (ed il risultato sarà più doloroso). Alcuni punti del corpo sono naturalmente più sensibili e delicati di altri: sfruttali!
    -Un colpo a mani nude ha una potenza base di 10, mentre un colpo dato con un'arma ha la potenza indicata nella descrizione dell'arma stessa. Un arma da taglio inoltre causa un tipo di ferita diverso da un pugno o una a contusione, quindi pensa bene all'effetto che vuoi ottenere con il tuo attacco. E' controproducente cercare di rompere un ginocchio con un kunai, una mazza ti sarà molto più utile!

    Se ti senti abbastanza intraprendente, puoi già cercare di usare una tecnica in questo turno, altrimenti avrai altre possibilità nei successivi se preferisci andare con calma. Per qualsiasi dubbio, sai dove trovarmi!
  14. .

    La vetta


    VII



    Hebiko si svegliò all'improvviso, spalancando gli occhi. Cercò di rimettersi dritta sulla schiena con naturalezza, schiarendosi la voce e ripulendosi il rigolo di bava con un leggero gesto del pollice. Prese un paio di fogli dal lato della scrivania, rimettendoli in ordine picchiettandoli in verticale su di essa. Si sentiva abbastanza stordita, e a giudicare dalla calma che regnava nell'ufficio quella giornata doveva essere piuttosto scarsa di impegni. Schioccò le dita in direzione dell'impiegato intento a fotocopiare dei documenti, borbottando con voce rinvigorita:

    Ey, tu. Fammi un favore, riassumimi gli appuntamenti di oggi. E mentre ci sei fammi pure un caffè, sii gentile.

    Si massaggiò le tempie, leggermente infastidita da quello che doveva essere un pisolino non previsto. Chissà cosa diavolo era successo il giorno prima per stordirla in quella maniera. Mentre ascoltava il suo dipendente si accorse di quanto la camicia premesse sul suo petto, inspirando profondamente e sbuffando, domandandosi come quei minuscoli bottoni fossero in grado di restare al loro posto. Lei non poteva certo saperlo, ma gli sguatteri del Mikawa non si erano premuniti di trovarle una camicia su misura, e vista l'incredibile organizzazione di tutta la faccenda il loro era forse stato un gesto sadico (o pervertito) nei confronti della Vipera.

    Ma perchè mi ostino ad indossare roba stretta se poi so che non mi sta!? Che fastidio!!

    Mentre armeggiava nel tentativo di mettersi comoda, qualcuno bussò alla porta. Sussultò, quasi fosse stata presa alla sprovvista, riprendendosi con un piccolo colpo di tosse.

    Avanti. Sentenziò, sedendosi composta sulla sua sedia in pelle. Uno degli impiegati entrò dopo il suo comando mostrandosi piuttosto entusiasta, porgendole una lettera firmata dal consiglio stesso. La rossa la lesse sorridendo, influenzata dalle emozioni mostrate dal suo sottoposto... ma quel sorriso si tramutò ben presto in confusione. Non appena si rese conto dell'effettivo contenuto di quella lettera, fu come se fosse stata colpita da un fulmine.





    U-un momento... Kage?? Io???



    Rilesse più volte la lettera alzandosi dalla sedia, iniziando a sudare freddo. Nessun errore. Il suo nome, la sua nomina, le firme dei consiglieri, il timbro ufficiale. Era tutto al suo posto. Eppure dalla sua espressione non sembrava entusiasta della cosa, piuttosto ne era spaventata. Non era sicura del motivo, era una sensazione, ma qualcosa le diceva che lei non voleva che le cose andassero in quella maniera. Ma perchè non dovevano? Dopo tutto quello che aveva fatto per il villaggio c'era da aspettarselo, ormai la gente la trattava come fosse Kokage da sempre, quel foglio di carta era solamente la conferma che tutti aspettavano, una logica conseguenza delle sue azioni. Eppure, quella sensazione di inadeguatezza persisteva. La sensazione che le cose non fossero effettivamente al loro posto, che quello non era davvero quello che voleva. Esporsi così, con un titolo del genere... No, non era tipa da dare nell'occhio a quel modo. Quando si è in cima non ci si può nascondere nell'ombra di nessuno, e tutti, alleati e nemici, sono in grado di vederti chiaramente. Il suo silenzio venne spezzato da un mugolìo, mentre gli occhi saettavano tra l'impiegato delle fotocopie e il postino improvvisato.

    ...Fate venire qui lo Yakushi. Subito.

    Fece chiamare il suo sottoposto più fidato. Aveva bisogno di un consulto, solo loro due. Lo avrebbe atteso impaziente, camminando avanti e indietro per la stanza, con le braccia strette sul petto e una mano sulla bocca, rimuginando confusa sulla sua situazione. Era forse il classico esempio di qualcuno che puntava alla vetta da tutta una vita ed una volta realizzato il suo sogno invece di esserne felice si era resa conto di aver perso tempo lì, piuttosto di passarlo con la sua famiglia? Scosse la testa. Non poteva essere quello il motivo. Una presenza nella sua mente rise di gusto, comodamente seduta su un trono ben decorato.

    Vederti brancolare nel buio mi mette sempre allegria.
    Ma taci, tu. Borbottò, infastidita. Non sembrava violenta come avrebbe dovuto nei suoi confronti, anzi. Era sì egoisticamente concentrata sui propri pensieri, ma allo stesso tempo non si preoccupava della figura alle sue spalle. Figura che, possedendo una mente propria non collegata con quella di Hebiko, era riuscita ad evitare il genjutsu imposto da Eiatsu, aggiungendo un piccolo, semplice dettaglio per potersi godere la scena dalle retrovie: lui e la Vipera erano simbionti. Lei perciò non doveva preoccuparsi della sua presenza, e lui poteva commentare tranquillamente, consapevole di poter riprendere il controllo di quel corpo in qualsiasi momento, avendo la coscienza della ragazza ancora segretamente incatenata, pronto a trascinarla nel subconscio non appena si fosse mostrata instabile. E allora perchè lasciarle il controllo, dopo tutto quel tempo intrappolato? Molto semplicemente, il suo era un piano per graziarsi il Mikawa. Paziente come la Serpe sapeva essere, gli stava permettendo di divertirsi con i suoi giochetti, lasciando che torturasse Hebiko come preferisse, così da ottenerne delle reazioni senza che lo Yakushi sospettasse della sua presenza, soprattutto dopo l'acquisizione del sigillo. Guadagnata la fiducia di entrambi sarebbe finalmente potuto entrare in scena, lavorandosi il Colosso di sangue per bene, aspettando il momento giusto per vendicarsi della sua morte e riprendersi il titolo di Kokage che meritava. Era incuriosito dalla sua prova, immaginando che il suo proclamare Hebiko capo del villaggio fosse un tentativo di farlo uscire allo scoperto. Avrebbe dovuto sforzarsi più di così. Nonostante fosse solamente un frammento, restava pur sempre Orochimaru.

    Non sei contenta? Finalmente hai ereditato il posto che tanto desideravamo. E l'hai ottenuto con le tue forze! Faceva il gioco di Diogene, per puro divertimento. Ed un leggero tocco di sadismo.
    IO non... non lo so. Dovrei? Ho fatto di tutto per arrivare fin qui, ma non... non è quello che volevo. Credo??

    All'arrivo dello Yakushi lo avrebbe trascinato nell'ufficio tirandolo per la maglia, chiedendo a chiunque fosse presente di uscire, chiudendosi poi la porta alle spalle. Con fare sconvolto, porse la lettera al suo più fedele sottoposto.

    Mi aiuti a capire?

    Sembrava una domanda trabocchetto (o la domanda di un analfabeta). Gli avrebbe dato a malapena il tempo di balbettare una risposta rapida, prima di riprendere il discorso. Ripensare allo Yakushi le aveva fatto tornare in mente un particolare episodio che non le permetteva di fare del tutto chiarezza sulla situazione, ma allo stesso tempo apriva mille dubbi.

    Kokage. Kokage!! Perchè sono Kokage adesso!? Non... Era stata una tua idea, no?? Dovevo diventarlo per evitare che il Mikawa prendesse troppo potere! Ma dicevi che non ero pronta, che dovevamo trovare un'altra soluzione... Che cosa avevamo deciso alla fine?? Io avrei voluto te su questa sedia, maledizione. Se solo non fossi così ostinato. Era ironico come lo stesse criticando per una rinuncia che anche lei sembrava volere. Si massaggiò nuovamente la fronteHo mal di testa. E faccio fatica a respirare dentro questa stupida camicia. E non capisco cosa mi succede. Voglio dire... questo è il sogno di una vita. O almeno credo? Non mi sarei mai impegnata a tal punto se non mi interessava...

    Sperava che lo Yakushi sapesse rispondere ai suoi dubbi. Dopotutto lavoravano fianco a fianco da una vita, era più che sicura che se qualcuno avesse potuto aiutarla quel qualcuno era lui.
  15. .

    L'Offerta


    II



    Finalmente sembrò farsi avanti la persona che cercava. Il gruppo di uomini attorno alla gatta fulminò con lo sguardo quello che poteva essere un loro rivale, ma lo sguardo ammaliante di lei sembrava invitarlo ad avvicinarsi, unito ad un leggero gesto della mano ad indicargli la sedia al suo fianco, momentaneamente occupata da un'altro uomo. Le bastò uno schiocco di dita per far si che questo venisse scaraventato via con arroganza dal suo improvvisato esercito, lasciando così posto al giovane nukenin. Appena arrivato, aveva già creato zizzania in quel gruppetto di uomini che avrebbero fatto di tutto in cambio di un premio da parte della dolce ragazza.

    Non essere timido, avvicinati. Non mordo mica...

    Ridacchiò, maliziosa, posando i gomiti sul tavolo per posare il volto sulle sue mani, osservando il nuovo arrivato con aria curiosa. Gli toccò le labbra con un dito, troncandogli l'ultima parola a metà, causando un sussulto generale nel resto del gruppo per il suo gesto. Un orecchio fino avrebbe udito uno dei presenti commentare Ha toccato il nuovo tipo, mentre ella prendeva il comando della discussione

    Con calma ragazzino. Non posso mica affidare questa missione a chiunque, le voglio io un po' di informazioni prima. Come ti chiami, carino? E da dove vieni? Hai l'aria piuttosto trasandata per uno shinobi. Sei forse selvatico?

    La gatta era ancora poco abituata al mondo umano, la parola che cercava era vagabondo. Purtroppo il nuovo arrivato non aveva ancora avuto modo di conoscere il suo piccolo problema linguistico, ed avrebbe dovuto cercare di tradurre al meglio la sua domanda. Dopo le eventuali risposte del ragazzo avrebbe raddrizzato la schiena, sedendosi più comodamente, strusciandogli appena una gamba con la punta della coda.

    Ah, suppongo sia il mio turno. Beh, devi sapere che la cucciola dell'uomo che mi ospita si è ammalata. So che esiste un rotolo contenente una tecnica in grado di curarla... Ma l'uomo che la possiede è un taccagno e non vuole cedermela!! Questo sacchetto di monete non gli è bastato, ne voleva almeno il triplo! Sembrò innervosirsi al pensiero, placandosi qualche istante dopo. Per questo mi serve un prezioso aiutante per rubargliela. So che ha intenzione di partire domattina, e so anche da dove e con quale carro! Potremmo nasconderci al suo interno, oppure aspettarlo a metà strada e assaltarlo nel momento giusto... Che ne dici? La sua mano si mosse con delicatezza, arrampicandosi sul suo petto sfiorandolo solo con la punta delle dita, fino ad arrivare al mento, spinto con leggerezza verso l'alto, in un gesto che sembrava invitarlo ad un bacio. Un secondo sussulto a mò di ola si alzò nel gruppetto di uomini attorno a loro. Poteva sentire il sospiro della gatta sul suo volto, oltre ad un lievissimo rumore simile a delle fusa, mentre implorava con sguardo malizioso l'aiuto dello straniero. Aiuteresti una povera gatta bisognosa? Il suo tono di voce sembrava far intendere tutt'altro rispetto alla sua reale richiesta.


    Hayate ridacchiò divertito all'affermazione del giovane, sbattendo poi un piede a terra senza preavviso. Il rumore del legno che si spezzava invase la stanza. Lo sguardo dell'uomo si fece glaciale, accentuato da quel sospetto di sbruffonaggine da parte del nuovo arrivato.

    Pensi che Hayate sia un gioco?

    Sarebbe rimasto in silenzio, aspettando una risposta che non voleva davvero udire. Avrebbe ricominciato a parlare non appena sentito un accenno da parte dell'altro.

    Non è l'organizzazione a chiamarsi in questo modo, siamo noi. Tutti siamo Hayate. Anche tu sarai Hayate... sempre se io ti riterrò degno di esserlo.

    Lasciò poi che fosse l'altro a parlare, osservandolo vagamente stizzito dal precedente discorso. Annuì, confessando di conoscere la sua storia.

    Hayate ha fatto le sue ricerche. Ad alcuni di noi piace sapere con chi abbiamo a che fare prima di invitarli nella nostra organizzazione. Mi domando se tu sia davvero pronto ad unirti a noi... Non siamo vendicativi con chi rinuncia al nostro invito. Ma dal momento in cui sarai un Hayate, non potrai più liberarti da quel nome.

    Non sembrava convinto della serietà del ragazzo, non dopo quei discorsi. Le sue ultime affermazioni però sembrarono far breccia in lui, spezzando per un momento la sua rigidità. Accortosi di quel lieve gesto, si schiarì la voce, sistemandosi i guanti per poi rimettersi bene in posa, dritto e fiero come un degno soldato.

    Ti sei salvato in estremis, mio caro Uchiha. Detesto perdermi in chiacchiere, io stesso preferisco i fatti alle scuse. Allora lasciamo parola a questi fatti. Sorrise beffardo, voltandosi per indicare un punto imprecisato verso il centro del villaggio.

    In una di queste baracche stanno ospitando un ricco imprenditore. Pare che in uno dei suoi ultimi viaggi abbia acquistato a caro prezzo un rotolo ninja. All'interno è contenuta una tecnica curativa, che potrebbe tornare utile ad Hayate per la ricerca sull'immortalità. Quest'uomo non è che un civile, vorrà sicuramente tenere come trofeo quell'affare. Sbuffò, stizzito. Quale vergogna. Il tuo compito è quello di rubare quella pergamena. Domattina, all'alba, quell'uomo partirà per Suna. Non importa in che modo, ottieni la pergamena e verrai riconosciuto da Hayate. Questi sono i patti.


    Il mattino dopo, un carro guidato da due splendidi cavalli bianchi fece capolino sulla strada principale, parcheggiato al di fuori del locale nel quale aveva passato la notte il bersaglio dei due shinobi. Non sembrava esserci molta gente nella piazza, ad eccezione del cocchiere ed un paio di negozietti di prodotti freschi. La zona era sufficientemente illuminata da permettere a chiunque di vedere chi stesse passando, ad eccezione di qualche vicolo in ombra.


    Momento della preparazione della missione :solerò:
    partendo dal presupposto che entrambi accettiate, al momento sapete solamente ciò che vi hanno detto i vostri informatori, e ciò che riuscite a vedere la mattina successiva. Dovete decidere come prepararvi per la missione! Io come QM vi ho dato una breve descrizione dell'ambiente, ma tutto ciò che non è scritto può essere sfruttato a vostro favore, sempre che non vada contro la logica. Scegliete indipendentemente l'uno dall'altro, i vostri pg non possono ovviamente leggere i post altrui :guru: Se avete qualche dubbio chiedetemi pure, dal prossimo turno si passa all'azione vera e propria!
146 replies since 29/3/2008
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