Posts written by Filira

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    生き霊


    IV



    Sembrava non funzionare nulla. La Hyuga aveva provato a seguire i movimenti confusi di quello che riteneva oramai con certezza essere lo spirito di Youkai, ma pareva che qualsiasi loro sforzo portasse ad un nulla di fatto. Murasaki aveva provato a raccogliere qualche libro, ma di certo quello non poteva essere il modo giusto di veicolare più di una semplice parola, che comunque aveva richiesto diverso tempo per essere decifrata. Dal canto suo, Youkai, in qualsiasi forma esso si trovasse, non pareva essere in grado di afferrare oggetti fisici per più di qualche istante. A nulla servì provare a fargli utilizzare una penna, in quanto lo spettro non riusciva a mantenere un contatto prolungato con il mondo reale. In più, pareva che ogni azione lo indebolisse sempre di più, rendendo necessario più tempo fra un'apparizione e l'altra.

    Youkai, devi aiutarmi. Come possiamo entrare in contatto, dimmelo.

    La preghiera della ragazza sortì l'effetto contrario. Infatti, ogni traccia della presenza dell'albino parve dissolversi, lasciando spazio ad un silenzio assordante, che fece sorgere un brivido in Murasaki. Qualcosa doveva essere accaduto dall'altra parte, qualcosa di terribile. Improvvisamente, dal corridoio dietro di lei arrivò il suono inconfondibile di passi concitati contro il duro legno del pavimento. Bastò qualche secondo che la figura di un giovane Hyuga si palesò all'ingresso della stanza, con aria decisamente perplessa.

    Mura...Murasaki-sama? La riunione è ricominciata e... mmm... suo padre non sembra affatto felice della sua assenza. Togoshi sembra essersi calmato, sosteneva di aver visto un accumulo sospetto di chakra in questa direzione, ma gli altri erano scettici e avendo notato la tua assenza hanno mandato me a controllare. ...Sta bene? Cos'è successo qui?
    Non temere, il bibliotecario è già al corrente di quanto accaduto qui. Devono essere stati i ragazzi, di nuovo.

    Mentì, sorridendo appena al cugino. Era combattuta tra lo sperare che Youkai si palesasse di nuovo, e la speranza che ciò non accadesse proprio in presenza di uno dei membri della sua famiglia. La situazione era già assurda di per sé, e coinvolgere tutto il concilio Hyuga non avrebbe fatto altro che rallentarla.

    E' meglio se torniamo in fretta. Mi dispiace interrompere il suo mmmh... studio, ma se torno da solo non saranno per niente contenti.
    Per favore, riferisci a mio padre che mi è stato espressamente ordinato di attendere qui notizie del bibliotecario. E scusati con gli anziani da parte mia, rientrerò alla riunione non appena mi sarà possibile.

    Si avvicinò, prendendo le mani del ragazzo fra le sue. Era un espediente che aveva appreso dal padre, in anni di apprendistato al suo fianco. Nel momento in cui si richiede qualcosa di complesso, è bene farlo a contatto con la persona. Inchiodò i propri occhi a quelli così simili ai suoi del ragazzo, sperando che quello si convincesse.

    So di chiederti qualcosa di complesso, e so come sia difficile parlare con gli anziani. Ma non posso proprio muovermi da qui, adesso. È mia responsabilità sorvegliare la proprietà fino a nuove direttive. Ora puoi lasciarci, cugino.

    Separò le proprie mani dalle sue, voltandosi e tornando al centro della stanza. Dal canto suo, la discussione era terminata, e si aspettava che il ragazzo tornasse sui suoi passi, verso la sala delle riunioni. Tutt'attono continuava a regnare un irreale silenzio, non era udibile nemmeno un singolo ronzio. Pareva che qualsiasi suono fosse ovattato, persino il respiro stesso della Hyuga le era appena percettibile. Eppure, alla base del collo poteva vvertire chiaramente una sensazione strana, come un pizzicorio, che l'avvertiva che c'era qualcosa di estremamente sbagliato in quella circostanza. Qualcuno era in pericolo, e quel qualcuno era Youkai. Si guardò attorno ancora una volta, ma la perlustrazione della stanza non le restituì nessuna soluzione a cui non avesse già pensato, e che non fosse già stata scartata. Poi, un pensiero si introdusse nella sua testa.

    L'ha visto... Togoshi-sama, lui ha visto un accumulo di chakra dirigersi qui! Doveva essere il chakra di Youkai, non ci sono altre spiegazioni! Io... Posso vederlo, con i miei occhi io...

    Il sorriso che si era appena dipinto sul suo volto si spense tutto d'un tratto, facendo posto all'amara realtà. Era vero, Togoshi era stato in grado di percepire la presenza di Youkai. Ma Togoshi aveva qualcosa che a Murasaki mancava, o che, per meglio dire, la ragazza non aveva ancora sviluppato appieno. Il Byakugan. Onore e onere del Clan Hyuga, costituiva insieme allo Sharingan l'ultima reliquia di un passato oramai dimenticato. Secondo le antiche leggende, il particolare occhio bianco era stato uno delle prime peculiarità genetiche ad essere sviluppato, perlopiù da Kaguya Otsutsuki, la prima ninja della storia. Non vi era giorno, minuto, secondo in cui la Hyuga non avesse quel pensiero fisso in testa, quella sensazione di essere un membro incompleto del Clan di cui sarebbe dovuta diventare la prima rappresentante. Portò una mano al volto, sfiorando appena le proprie palpebre chiuse.

    Questo potere... Non arriva dall'esterno, non è qualcosa che gli altri possono darmi o insegnarmi. Inaccessibile ai più, considerato un segreto da proteggere persino nei nostri ranghi. Tanto da ridursi a marchiare i propri fratelli, pur di garantirne l'incolumità.

    Aprì gli occhi, osservando le proprie mani, dalla pelle color del latte. Cosa vedeva? Come poteva vedere oltre, vedere di più? Aveva provato con la lettura, con la meditazione, con la calma e con il furore. Aveva provato a chiedere agli anziani, ma ognuno aveva fornito una risposta diversa. Aveva interrogato la madre e il padre, ricevendo perlopiù risposte laconiche. Alla fine, presa dalla disperazione, aveva cominciato a chiedersi se ci fosse qualcosa di strano, di diverso in lei. A dire il vero, non esisteva una particolare età a cui era necessario sbloccare i propri occhi, eppure dal giorno in cui aveva iniziato a camminare - e dunque a combattere - era stato come se tutti si fossero messi in tacita attesa, osservando i suoi miglioramenti, che però non c'erano stati.

    La risposta è qui, davanti a me. Sotto questa pelle, e i muscoli, a livello molecolare. È nei miei geni, e non può essere altrimenti. Non può... E allora perché è così difficile? Perché proprio io, fra tutti, mi sento così distante da ciò che è mio di diritto?

    Si sedette, sapendo quali sarebbero stati gli effetti delle sue prossime azioni. Non aveva mai sopportato il modo in cui sua madre la costringeva a sedere, con le ginocchia contro il ruvido tatami, e le gambe che le dolevano dopo pochi secondi. Eppure, aveva capito che era il dolore a farle mantenere la concentrazione. Poi, la paura, l'urgenza. Era come se avesse sempre bisogno di una spinta per saltare nel baratro, sapendo bene ciò che l'attendeva sul fondo. Stavolta, sul fondo avrebbe trovato Youkai, o almeno così sperava. Tuttavia, non era tanto l'atterraggio, quanto la caduta che la terrorizzava oltre ogni immaginazione. Inspirò, sapendo che non l'avrebbe fatto per molto tempo.

    Per Youkai.

    Lasciò che il chakra fluisse libero attraverso il sistema circolatorio, aggrovigliandosi poi intorno ai suoi occhi. L'aveva fatto mille e mille volte, oramai conosceva quella sensazione. Poi, fu come se una lancia le avesse trafitto il cranio da parte a parte. Urlò, afferrandosi le tempie come a voler mantenere unite le due metà della sua testa. Poteva percepire ogni muscolo contrarsi, ogni cellula spezzarsi e ricomporsi. Era come se decine di migliaia di piccole esplosioni si concentrassero dietro ai suoi occhi, pronte a distruggerla, o a condurla alla pazzia. Lacrime copiose cominciarono a scorrere dai suoi occhi, mentre le tipiche vene degli Hyuga si gonfiarono intorno ad essi, tanto da risultare percepibili alla vista e al tatto. Quando aprì gli occhi, tra i gemiti e i singhiozzi, tutto appariva grigio, confuso. Sembrava quasi che qualcuno si divertisse a spostare la stanza, facendole girare la testa e perdere l'equilibrio. Tutto roteava e si muoveva, senza un perché o una logica. Nessuna immagine fissa, solo fugaci impressioni destinate a scomparire pochi millesimi di secondo dopo essersi formate. Chiuse gli occhi, e tutto si fermò. Poteva ancora sentire il dolore alla testa, ma ad occhi chiusi anche questo si riduceva infinitamente. Qualcosa non andava in lei, oramai ne era convinta. Ricordava la faccia sgomenta del padre la prima volta che aveva attivato il Byakugan. La confusione di fronte al dolore della figlia, l'impossibilità di capire cosa stesse succedendo e perché proprio a lei. La sua discendente, la Principessa degli Hyuga. Cos'era una Hyuga senza il Byakugan? Cosa rimaneva del suo retaggio, del suo prestigio, del suo potere, senza i suoi occhi? Respirò, e fu come inghiottire veleno.

    Devo riuscire... Per Youkai, per me... Youkai...

    Per un secondo sentì mancare le forze, il che la costrinse a buttarsi in avanti con il busto. Prostrata, a terra, gli occhi doloranti e gonfi, la testa in fiamme. Se c'era un abisso, un punto di rottura, un luogo di non ritorno, la ragazza l'aveva toccato. E lì non vi era nessuno ad aiutarla, non suo padre, non il suo maestro, non sua sorella. Nemmeno la donna che l'aveva generata avrebbe potuto nulla contro quel vuoto e quella solitudine. Era Murasaki, da sola, di fronte al suo destino.

    Chi sono io?

    Si risvegliò, e sembrava che fossero passati secondi. Eppure il luogo in cui si trovava era un altro, diverso dalla biblioteca di Villa Hyuga. Tutto risplendeva di una lattiginosa luce bianca. Alzò una mano, portandola all'altezza del viso. Quel gesto parve essere al contempo istantaneo ed eterno, come se il tempo attorno a lei si fosse dilatato, salvo poi accelerare. Era una sensazione simile a quella confusione provata all'attivazione del Byakugan. Ma non c'era dolore, non c'era sofferenza. Non c'era... Nulla. Davanti a lei - non avrebbe saputo dire se a pochi metri o centinaia di chilometri - vi era una figura fluttuante. La guardò, e si accorse di stare guardando sé stessa. La figura allungò un braccio, invitandola ad avvicinarsi. Quando ne fu al cospetto, questa aveva già cambiato volto: ora era lo sguardo severo della madre a fissarla, salvo poi cambiare di nuovo, materializzandosi in quello della sorella. Infine, fu quello di una donna sconosciuta a comparire. Pelle bianca, occhi bianchi, due puntini scuri in fronte.

    Chi sei?

    La sua voce riverberò nell'aria, assumendo forme e colori che la Hyuga non pensava fossero possibili. Avrebbe dovuto provare paura, terrore di fronte alla donna. Ma non ne era in grado, non lì.

    Io sono te. Sono me stessa. Sono tutti e sono nessuno. Sono ogni singolo shinobi della Terra. Chi sei tu?
    Io... Io sono Murasaki Hyuga.
    Hyuga. Cosa è Hyuga?

    La voce della donna tuonava potente in quella dimensione. Come poteva non sapere degli Hyuga? I loro occhi erano identici, tanto da apparire inquietanti.

    Hyuga... È la mia famiglia, il mio nome, il mio retaggio. Hyuga sono anche i miei occhi, i suoi occhi.
    I miei occhi? No, i miei occhi non sono Hyuga, sciocca ragazza. I miei occhi sono un mio retaggio. Qualcosa che viene da lontano, oltre i vostri orizzonti di conoscenza. Vi è stato concesso, ma non sarà mai vostro.

    Emanò un'ondata di intensa luce blu, come se tutto l'ambiente fosse una proiezione della sua interiorità. Improvvisamente tutto era divenuto freddo e buio, e Murasaki potè avvertire il terrore impadronirsi nuovamente di lei. Poi, capì.

    Lei... Ho letto di lei, ma non pensavo fosse reale. Non... Non pensavo di trovarla...
    Nella mia testa?
    Non ci sono pensieri che mi siano nascosti, non vi è cosa che io non conosca. Dall'inizio dei tempi, tutto nasce e tutto muore in me. Persino tu, nella tua piccolezza, sei una mia estensione. Avvicinati, Hyuga.

    Non ebbe voce in capitolo, una forza irresistibile l'attrasse verso la donna, come se quella fosse divenuta improvvisamente il centro di gravità di quell'universo. Quando la donna infine le pose una mano sugli occhi, Murasaki urlò. Urlò come non aveva mai fatto, mentre il suo corpo si destrutturava e decomponeva ad un livello che non credeva fosse possibile. Le sembrò di finire in miliardi di pezzi, salvo poi essere ricomposta, in un processo che pareva non avere fine.

    Ho deciso di farti un dono, Hyuga. Ora i tuoi occhi potranno vedere realmente.

    La rispedì indietro, lontano, nella fredda e buia eternità di quel posto che non esisteva in nessun luogo e in nessun tempo. Gli occhi le bruciavano, come se qualcuno le avesse marchiato le palpebre a fuoco.

    Ma ricorda, Hyuga. I tuoi occhi mi appartengono. Un giorno tornerai, e il tuo debito sarà saldato.

    Le ultime parole della donna echeggiarono lontane. Poi, Murasaki si risvegliò, ed era nuovamente sul pavimento della biblioteca. Cercò di regolarizzare il respiro affannoso. Si sentiva come se avesse corso per chilometri, quando in realtà non si era mossa di un centimetro. Non aveva alcun ricordo degli ultimi minuti, ma sapeva solamente di dover aprire gli occhi.

    Devo aprirli, ora.

    Eppure vi era qualcosa che la bloccava, come un'atavica paura. Improvvisamente però, si ricrdò dell'urgenza che l'aveva spinta a quel punto. Youkai. Inspirò, raccogliendo più chakra possibile intorno agli occhi. Pochi secondi dopo, li aprì.
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    Missione: Salvate il soldato Miho


    III: Happy ending



    Quando finalmente il folle capitolò, la Rossa si fece sfuggire un sospiro di sollievo. Vicino a lei, Sachi respirava affannosamente, provata dalle fatiche di quel combattimento. Quando l'uomo parlò, la donna dai capelli viola gli rivolse uno sguardo truce, avvicinandoglisi con aria alterata.

    Cosa ne facciamo di lui?

    Saru si avvicinò ad Hachigoro, estraendo dalla borsa del filo di nylon. Guardò poi Sachi, che nel frattempo si era affiancata a Miho. Pareva che la terza sunese si stesse mano a mano riprendendo, la qual cosa non pareva essere per lei troppo piacevole.

    Potremmo fargli un favore, e tagliarli la testa qui e subito.

    Disse Sachi, somministrando alla malcapitata Miho un tonico. Nel frattempo Saru si era posizionata tra l'Hayate e la sua prigioniera, onde scongiurare un ulteriore attacco da parte dell'uomo, nonostante questo paresse abbastanza provato dal combattimento.

    Oppure potremmo portarlo a Suna. Sono certa che i nostri torturatori saranno ben lieti di occuparsi di lui.

    Si avvicinò all'uomo, accucciandosi fino a riuscire a fissarlo negli occhi.Le sue parole erano veleno, ma il tono in cui le pronunciava era così caldo e suadente da fare sembrare dolce anche la più terribile delle minacce.

    Ti faranno pentire di aver mai toccato una sunese, di questo puoi starne certo, feccia.

    Detto questo, si prodigò di zittire definitivamente l'uomo, con un colpo ben assestato al cranio. Di certo, Hachigoro avrebbe dormito fino al suo arrivo alla Sabbia. Una volta svenuto, Saru ne avrebbe legato strettamente mani e piedi con il filo di nylon.

    Ricordami di non farti mai arrabbiare, Sachi.
    Oh, ragazza, non essere sciocca. Non ti toccherei nemmeno con un dito, lo sai bene. Ora, occupiamoci di Miho.

    Le due si diressero verso la prigioniera, che non aveva più smesso di lamentarsi da quando aveva ripreso conoscenza. Le caviglie e i polsi erano lacerati profondamente, e lo stato generale della donna era tutt'altro che roseo. Saru si occupò di caricare il peso di Miho in spalle, così da allentare la tensione delle corde. Sachi, invece, si occupò di liberare la prigioniera, tranciando le corde con il Kaiken di Saru.

    È finita Miho, non temere. È ora di andare a casa.

    Qualora non vi fossero state ulteriori sorprese, il trio più Hagoromo prigioniero si sarebbe diretto nuovamente alla volta di Suna, chi in prigione, chi in ospedale, e chi beatamente di ritorno alla propria casetta.

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    Missione: Salvate il soldato Miho


    II: La furia di Hayate



    C'è qualcuno di là, ma dobbiamo fare attenzione, Sachi!

    La Rossa guardò in modo eloquente la sua compagna, che pareva comunque talmente sconvolta da non riuscire a processare nemmeno una parola che Saru le stesse rivolgendo. Si passò nervosamente una mano tra i lunghi capelli viola, sospirando.

    L'unica cosa di cui mi importa è tirare fuori Miho viva da qui, ragazzina. Del resto, me ne frego.
    Come vuoi, a me basta che tu stia buona e zitta finché non capiamo esattamente la sua posizione, maledizione.

    Alzò gli occhi al cielo, indicando poi un portone in legno, meno consunto rispetto a quello d'entrata. Una volta aperto, furono circondate da un'intensa e fetida penombra.

    Ma che schifo, che diamine hanno combinato qui?!

    Una smorfia disgustata si dipinse sul viso della Rossa, ma questa presto lasciò il posto a un'espressione di sorpresa. Non appena gli occhi si furono abituati all'oscurità, infatti, dalla penombra emerse l'emaciata figura di Miho, appesa come un salame alle pareti dello stanzone. Ovviamente Sachi non si era lasciata sfuggire questo particolare, e altrettanto ovviamente aveva ben deciso di fiondarsi sulla malcapitata prigioniera.

    Aspetta Sachi! Potrebbe essere una...

    Trappola? Esattamente, ma Saru non ebbe tempo di finire la sua tardiva frase di avvertimento che, non appena giunta in prossimità di Miho, un'ondata di acqua verdastra investì Sachi in pieno. La donna dai capelli viola fece appena in tempo a voltarsi e accumulare una modesta quantità di chakra negli arti superiori, ma a poco servì contro la forza impetuosa dell'onda, che la scaraventò per terra, ricoprendola interamente della stessa sostanza melmosa che campeggiava per tutta la stanza.

    Oh, vedremo chi è lo stolto tra i tre. Fatti avanti, stronzetto.

    Quando Hachigoro scattò verso Saru, la ragazza si trovava già in posizione di difesa, e per lei non fu troppo difficile parare il primo colpo dell'uomo diretto alla sua testa, frapponendo fra di loro il proprio avambraccio, rinforzato dalla potenza del chakra. Nel frattempo, Sachi si era rialzata, portandosi in aiuto della Rossa. L'uomo provò a colpire anche lei al volto, ma per la studentessa più esperta fu estremamente facile schivare il colpo del folle. Disturbato dalla facilità con cui la donna dai capelli viola aveva eluso il suo attacco, Hachigoro si rivolse nuovamente contro Saru, la quale, vedendo l'uomo caricare un calcio, si spostò alla sua destra, evitando l'attacco.

    Ora è il nostro turno, puttanella di Hayate!

    Sachi pareva estremamente irritata dalla situazione attuale, con la melma verde che ancora ne ricopriva buona parte del corpo. Fece un cenno in direzione di Saru. Era il momento di agire.
    La Rossa si precipitò verso Hachigoro, sfoderando il propio Kaiken e tenendolo saldamente nella mano destra. Una volta giunta a breve distanza dall'uomo, avrebbe eseguito un fendente diagonale da sinistra a destra, diretto al busto dell'uomo. Una volta che quello l'avesse subito o schivato, Saru avrebbe caricato un micidiale pugnoSpaccamontagne
    Villaggio: Suna
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può sferrare un pugno dalle potenzialità offensive altamente incrementate: la Forza dell'attacco sarà incrementata di 4 tacche; il colpo causerà Dolore (DnT Medio) nella zona colpita. Se utilizzata contro pareti di roccia, è possibile distruggerle facilmente.
    Tipo: Taijutsu -
    (Consumo: Mediobasso))
    [Raggio Distruzione: 3 metri ogni grado]
    [Da studente in su]
    con il braccio sinistro, andando a mirare alla tempia sinistra del malcapitato. Dopo aver sferrato il pugno, sarebbe indietreggiata velocemente, raggiungendo una posizione alla stessa altezza di Sachi.

    ORA!

    Avrebbe gridato, lasciando campo libero alla donna per creare una potente corrente d'aria caldaBrezza del Deserto
    Villaggio: Suna
    Posizioni Magiche: Cinghiale (1)
    L'utilizzatore, con un movimento delle braccia, potrà creare un piccolo flusso d'aria calda che si estenderà per 6 metri. La Velocità è pari alla Concentrazione dell'utilizzatore; la potenza è pari a 10. Il flusso, se colpisce l'avversario, può far indietreggiare l'avversario. Se presente un ambiente polveroso, sabbioso o con la presenza di piccoli detriti, il flusso causa accecamento per un round.
    Tipo: Ninjutsu - Fuuton
    (Consumo: Mediobasso)
    [Indietreggiamento: 3 metri ogni Grado]
    [Da studente in su]
    , che avrebbe spinto l'uomo contro il muro retrostante, sperando di fargli perdere i sensi. Successivamente, Sachi si sarebbe scagliata verso Hachigoro, raggiungendolo e, qualora si fosse trovato per terra, assestando un potente calcio al capo dell'uomo. Se invece quello fosse stato ancora in piedi, sarebbe stato colpito da un pugno al centro del volto, seguito da un formidabile calcio allo sterno per farlo capitolare definitivamente.



    Chakra: 5.25/10
    Vitalità: 7.5/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: Parata
    2: Schivata
    3: ///
    Slot Azione
    1: Fendente
    2: Movimento
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: Spaccamontagne (TA)
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kaiken × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Accendino × 1
    • Shuriken × 5
    • Kunai × 5
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Tekken × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1

    Note
    ///
  4. .

    Missione all'Abete


    I



    Il trottare regolare dei cavalli forniva un ottimo sottofondo per assopirsi, e la Hyuga era cosciente che, se non avesse provveduto a trovare una distrazione che non comprendesse il semplice guardare il panorama esterno, avrebbe presto finito per scivolare nel mondo dei sogni. Erano partiti quella stessa mattina alla volta del porto, e Murasaki voleva gustarsi ogni secondo che le rimaneva da spendere con i piedi per terra, prima di imbarcarsi per un periodo di tempo indefinito su di una nave che l'avrebbe condotta chissà dove, la convocazione non era stata molto precisa a riguardo. Non che ella non amasse la navigazione, ma più che altro per una questione simbolica di stabilità. In mare nulla aveva radici, tutto era transitorio. Il sereno diventava immediatamente temporale, una brezza si trasformava in uragano, una situazione favorevole poteva volgere al peggio in meri attimi. Sospirò, osservando l'ennesima distesa di verde scivolare via veloce di fronte ai suoi curiosi occhi bianchi. Poi, parlò al suo compagno di viaggio.

    Ho con me quello che mi avevi chiesto.

    Si guardò un attimo attorno, afferrando poi il proprio bagaglio. Quando la serratura scattò, rivelò alla sola Hyuga il proprio contenuto, fatto perlopiù da diversi tessuti e armi. In un angolo giaceva una piccola boccetta dall'intenso color bianco latte, contenente una polverina friabile e compatta.

    Sai, perfino mio padre ha faticato parecchio a trovare qualcosa... Del genere.

    Rigirò la boccetta fra le dita, facendone muovere il contenuto all'interno. Nonostante le conoscenze del genitore, trovare un preparato dalle simili proprietà nel paese del fuoco era stato parecchio complesso. Anzi, quasi impossibile, se il loro interlocutore non fosse stato Genji Hyuga in persona. La madre poi era stata parecchio precisa sulle sue modalità d'utilizzo, fornendo alla ragazza una dettagliata descrizione della delicata procedura.

    Comunque, dovrebbe mantenere il problema a bada per un po'. Dopo, dovremo trovare un'altra soluzione.

    Inclinò la testa, spostando lo sguardo dal contenitore al suo compagno di viaggio. Una intensa macchia rossa regnava mista al bianco, dove una volta tutto era candido come la neve. Youkai se ne stava lì, a disagio, sfiorandosi distrattamente la prorompente ricrescita rossa che gli regnava in testa. Era successo da un giorno all'altro: una sera Murasaki l'aveva salutato come lo Youkai che aveva sempre conosciuto, e la mattina dopo si era presentato con la zazzera mezza rossa. Qualcosa doveva essere accaduto, ma la Hyuga aveva preferito non indagare a fondo, considerata la reticenza dell'amico a parlarne.

    Se vuoi un mio parere, il rosso non è così male, direi quasi che ti dona.

    Sorrise, cercando di incoraggiare il compagno. Dove si stavano recando, e viste le premesse, l'ultimo loro problema sarebbe stato il colore dei capelli del non morto. Il padre le aveva comunicato la convocazione dell'Accademia con aria grave e solenne, al cospetto dei membri più anziani del Clan. La Hyuga sapeva bene che qualsiasi sua azione sarebbe stata attentamente monitorata e riportato al concilio ristretto, ma come sempre non aveva idea di quale fosse la fonte. Un'idea le balenò in testa, provocandole un moto di paura e contemporanea aspettativa: possibile che avrebbe rivisto Oboro, sua mentore e maestra? Non l'avrebbe saputo fino al loro arrivo al porto, tutto ciò che sapeva riguardo alla loro compagnia era che sarebbe stata quasi totalmente Sunese, e che il suo punto di riferimento sarebbe stato Daishin Iga, l'Amministratore della Sabbia. Su questo Genji Hyuga era stato parecchio insistente.

    Signorina Hyuga, siamo in dirittura d'arrivo. Giungeremo al porto in non più di una decina di minuti.
    La ringrazio, ci faremo trovare pronti.

    [...]

    Il ponte di accesso all'imbarcazione scricchiolò leggermente quando i due lo percorsero, arrivando rapidamente sul ponte principale. La Hyuga indossava dei comodi vestiti da viaggio, coperti da un mantello color crema con cappuccio. Una volta fermi sul ponte lo abbassò, assaporando per la prima volta dopo tanto tempo il profumo intenso dell'aria salmastra. Il mare si apriva appena fuori dal porto, immenso e, per il momento, placido. Controllò di avere Youkai ancora l proprio fianco, rivolgendo poi l'attenzione ai presenti. Decine e decine di individui sconosciuti si muovevano freneticamente per il ponte, rendendo difficile accertarsi di eventuali conoscenze presenti in quel momento.

    Per prima cosa dobbiamo trovare l'Amministratore Iga... Poi troveremo un luogo per il nostro piccolo esperimento, non ti preoccupare.

    Rassicurò Youkai, portandosi poi al centro del ponte. Il suo obiettivo era una testa altrettanto bianca di capelli, che, stando alle informazioni in suo possesso, dovevano appartenere a Daishin. Una volta individuato, si sarebbe diretta verso il ragazzo, attendendo a distanza in caso fosse occupato in qualche altra conversazione.

    Iga Daishin, immagino. Il mio nome è Murasaki, del Clan Hyuga. Questo è il mio compagno, Youkai Kuroi. La nostra piccola delegazione è stata inviata dall'Amministrazione della Foglia in vostro supporto. Siamo certi che la missione potrà beneficiare delle nostre particolari capacità, qualora ve ne fosse bisogno.

    Si esibì in un cortese inchino, rialzandosi poi e fissando i bianchi occhi su quelli dell'Amministratore.

    Abbiamo ricevuto alcune informazioni, tuttavia non siamo particolarmente familiari con il nemico. Un nostro infiltrato in Hayate potrebbe rivelarsi utile, ma per ora non abbiamo notizie più particolareggiate. Noi siamo pronti a offrire la nostra totale collaborazione, spero che da parte della Sabbia possa avvenire lo stesso. Ci piacerebbe conoscere il resto della delegazione, qualora fosse possibile.

    Unì le mani in grembo, attendendo risposta e dando anche a Youkai la possibilità di presentarsi ai loro nuovi compagni. Mentre parlavano, un velo di nebbia crebbe a vista d'occhio, andando a rendere difficoltosa la vista a qualche metro di distanza. Alla fine, avevano incontrato la proverbiale nebbia marittima. Una volta terminate le introduzioni, la Hyuga e Youkai si sarebbero fatti da parte per qualche decina di minuti, emergendo poi soddisfatti, con il non morto che sfoggiava una capigliatura nuovamente bianco brillante. A quanto pare, l'intruglio aveva funzionato. Murasaki si spostò a prua, cercando di scorgere il più in lontananza possibile. Eppure, tutto risultava celato, persino ai suoi occhi. E nessuno poteva sapere cosa si agitasse in fondo a quella fitta nebbia.
  5. .

    Missione: Si vive insieme, si muore soli


    I: In mezzo al Mar



    Chi me l'ha fatto fare? Chi me l'ha fatto fare, maledizione?!

    Situazione: la nave che l'allegro gruppetto della Sabbia aveva ingaggiato per portarli su quella dannata isola aveva lasciato il porto da non più di qualche ora. La Rossa, che come mantra dei suoi vent'anni aveva deciso di assumere una certa positività nei confronti delle nuove avventure a cui la vita la sottoponeva, era inizialmente zompata allegramente sul vascello - sempre che così si potesse chiamare - , in estasi di fronte alla sconfinata grandezza del mare che, per la prima volta, le si parava davanti. Ebbene sì, in più di due decadi di vita Saru non aveva mai visto il mare, e ogni racconto in proposito l'aveva sempre riempita di un'insana necessità di vederlo di persona. Beh, ora c'era.

    E che schifo.

    Bofonchiò, attaccandosi poi nuovamente al bordo della nave e rigettando tutto quello - ormai nulla, in realtà - che aveva dello stomaco. Il simpatico teatrino terminò con la ragazza che si accasciava nuovamente per terra, ancor più pallida del solito e con i ciuffi di capelli rossi appiccicati alla fronte da un fastidioso sudore freddo, e con la terribile consapevolezza che tutto il processo si sarebbe ripetuto nel giro di qualche decina di minuti. Se nessuno fosse intervenuto in suo soccorso, la Rossa si sarebbe limitata a mantenere il suo triste posticino, mandando l'occasionale occhiata di sconforto a quelli che sapeva essere i suoi compagni Sunesi. Non conosceva nessuno dei suoi compagni in modo particolare, avendo solo una vaga idea della loro esistenza più per il fatto di aver sempre vagato per le strade del villaggio che per aver avuto con essi un seppur vago rapporto lavorativo.

    E poi, a Suna sono tutti un po' inquietanti.

    Pensò, reprimendo l'ennesimo conato scatenato dal rollio della nave. Chi più chi meno, nel villaggio della Sabbia pareva che chiunque avesse un ottimo, letalissimo, dolorosissimo modo per farti fuori all'evenienza. Per questo la Rossa si esimeva spesso dall'avere contatti stretti con la sua gente, tanto che probabilmente pochi dei presenti avrebbero potuto aver idea della sua identità, il cui unico indizio era dato dal coprifronte sunese annodato alla cintura. Sbuffò, esibendosi poi in un lamento tra l'addolorato e il disgustato. Chi invece non aveva fatto una piega per tutto il viaggio era una specie di santone, barba bianca e divisa da barbone professionista, corredato di fagotto da viaggio al seguito. Per quanto la Rossa si fosse lamentata, pareva che il vecchio fosse entrato in una specie di trance mistica, da cui nessun conato di vomito sembrava capace di risvegliarlo.

    Ehi, amico. Ehi, dico a te! Non è che hai qualcosa per il mal di mare? Non credo proprio di arrivare viva all'isola se continuo così.

    Ebbe a malapena il tempo di finire, che un nuovo colpo allo stomaco la costrinse a quasi-ribaltarsi fuori dal bordo dell'imbarcazione. Chissà se Torikeshi l'aveva sentita, e se avrebbe in qualche modo potuto aiutarla a superare l'annoso problema.

  6. .

    Nel Bosco dei Cento Shuriken


    I: Jou Satoshi



    Camminando, la Rossa aveva lasciato dietro di sé una lunga scia di passi strascicati. Erano tre notti che non chiudeva occhio, attanagliata da una calura estiva inusuale anche per Suna. Come se non bastasse, poteva chiaramente percepire come gli indisciplinati raggi solari le stessero lentamente abbrustolendo la pelle, così chiara da non essere in grado di contrastare il sole della Sabbia.

    Ah, guarda tutti questi maledetti, guarda come affrontano queste temperature con facilità. Belli i geni sunesi, eh? Mah.

    Scosse la testa, asciugandosi per l'ennesima volta il sudore in fronte. Erano passati decenni dal suo ritrovamento a Suna, ma pareva che la vita nel villaggio non facesse altro che ricordarle, giorno dopo giorno, che alla fin fine lei lì non era altro che una straniera. Sospirò di sollievo una volta entrata nella sede dell'amministrazione, protetta dalle spesse mura che la isolavano dal caldo mondo esterno. Quella mattina Saru aveva aperto la porta del suo appartamento - rigorosamente in pigiama - e vi aveva trovato l'ennesimo bell'imbusto dell'Accademia. Doveva essere un periodo lavorativo parecchio intenso, perché l'eterna studentessa non aveva mai ricevuto così tante comunicazioni in tutta la sua vita.

    Yo, Jou! Io sono Saru, Saru Mononobe. Hai detto due volte piacere, devi essere proprio contento di conoscermi.

    Alzò il pollice della mano sinistra in segno di saluto, offrendo allo spilungone il sorriso più cordiale che il suo attuale umore le consentiva. Per fortuna il ragazzo sembrava parecchio entusiasta della situazione, gestendo lui i rapporti con segretarie e funzionari che - quella mattina in particolare, ma anche normalmente - Saru proprio non riusciva a sopportare. Ascoltò annuendo ritmicamente col capo, mentre l'uomo grassoccio di fronte a loro sparava qualcosa come un milione di parole al minuto. Divenne paonazzo da quante poche pause fece per riprendere fiato, tanto che Saru ad un certo punto quasi si rianimò, sperando di vederlo stramazzare su quella scrivania così ingombrante. Ahimè, questo non accadde, e l'uomo riuscì purtroppo a concludere il discorso senza lasciarci la pelle, condendo addirittura il suo discorso con la classica battutina sessista che - vuoi mettere? - non guastava mai.

    Ah, sei fortunato mr. Piggy, che stamattina io non riesca nemmeno a ricordarmi come mi chiamo. Altrimenti non avresti più la testa attaccata al collo.

    Sorrise, alzando al mano in segno di saluto. Fuori dall'ufficio Jou continuò il suo quasi-monologo, confermando alla Rossa tutta l'esuberanza che questa aveva sospettato in precedenza. Sarebbe stato un lungo viaggio.

    Ah, sì, il deserto! Che bello, non vedo l'ora di dormire bella comoda, sulla sabbia.

    Sempre che ci fosse riuscita.

    [...]

    Per la prima volta negli ultimi tre giorni, Saru sorrise di gusto, assaporando l'aria fresca piena dell'odore di erba verdeggiante. Poteva percepire la vitalità delle creature che strisciavano nel sottobosco, agili e guizzanti. Aveva visto poche volte le foreste, ma vi era sempre qualcosa che la legava irrimediabilmente a quei posti. Da bambina, aveva addirittura sognato di provenire da un qualche paese lontano, in cui la sabbia e il caldo non esistevano, ed era il verde della vegetazione a farla da padrone.

    Stupide fantasie da bambina.

    Pensò, sedendosi finalmente per terra e sistemando il suo giaciglio per la notte. Vicino a lei, Jou si era acceso una sigaretta.

    Sai, non dovresti fumarti quella roba. La vecchia Mononobe diceva sempre che è come mettersi a bere del veleno, è una cosa da stupidi. Sei forse stupido, Jou SatoshI?

    Ridacchiò, tirando fuori la lingua in modo canzonatorio.

    Sora? SORA? Jun!? Dopo tutto questo tempo, ancora sbagli il mio nome?

    Sbuffò con aria melodrammatica, asciugandosi teatralmente lacrime che non esistevano. Magari si fosse chiamata Sora.

    È Saru, sì Saru come scimmia. Ah, i miei dici? Ne so quanto te, sono stata ritrovata nei dintorni di Suna da una vecchia guaritrice del villaggio, molto vecchio stile come tipo, sai? È stata lei a darmi nome e cognome, prima... Non ero nessuno, ahah! Ti immagini, per cinque anni ho vissuto da qualche parte, necessariamente. Eppure, non ne so nulla.

    Fece spallucce, cercando di buttare la cosa sul ridere. Era ormai abituata agli sguardi delle persone, ai chiacchiericci, alle cattiverie dei suoi quasi-ma-non-più familiari, che non perdevano occasione per ricordarle quanto lei fosse estranea a loro, straniera. Si infilò nel sacco a pello, accocolandosi tra le coperte. Forse, per la prima notte dopo tanto tempo, avrebbe dormito tranquilla, con qualcuno accanto.

    [...]

    AAAAAAH, CHI È?!

    Saru saltò in aria, estraendo maldestramente un kunai da sotto il cuscino, e finendo per afferrarlo dalla parte sbagliata. Non era di certo abituata a certi risvegli.

    Ma che sei scemo?! Ma ti pare che mi fai venire un colpo così?! Guarda che sono vecchia io, mica ho le coronarie tutte a posto, maledizione. E POI È SARU. S A R U! Dai Jou, un po' di impegno, eh.

    Detto questo, una volta che Saru si fu ripresa, e dopo che ci vollero circa due ore perché la ragazza riuscisse a ricomporre i suoi capelli color del fuoco in una treccia decente, i due si rimisero in cammino, alla volta del punto di contatto. Il paesaggio si ripeteva splendido e uguale intorno a loro. L'aria, agitata da una leggera brezza mattutina, portava rumori lontani di animali e vita naturale, rendendo il cammino dei Sunesi decisamente piacevole. Si trovavano su un sentiero tracciato, e lungo la strada poterono osservare diverse locande, che tuttavia parevano oramai abbandonate da parecchio tempo. A quanto pare l'attività criminale che i due dovevano investigare aveva dato un duro colpo all'economia delle terre dei Fiumi, costringendo parecchi commercianti ad abbandonare le proprie attività, e a rifugiarsi nei centri abitati.

    Guarda, Jou. Qui sembra tutto abbandonato. Non vedo particolari tracce di passaggio recente, ma tra poco dovremmo esserci.

    Arrivarono al luogo stabilito che oramai era calato il buio. All'interno di una piccola radura, delimitata da alti pioppi, si trovava una casupola non molto dissimile dalle locande abbandonate incontrate sulla strada, a circa 10m dai due shinobi. Un profondo silenzio regnava nello spiazzo, interrotto solo dal gracchiare lontano di qualche grillo. Saru fece segno al compagno di avvicinarsi, cominciando poi a sussurrare.

    Eccoci, il posto è questo. Dici che dovremmo entrare in quella casetta lì? Non mi pare molto...

    Non fece in tempo a finire, che una scarica di quelli che parevano proiettiliShuriken [Distanza]
    Le classiche stellette ninja, hanno forma di una stella a 4 punte con lati taglienti; hanno un peso medio e sono abbastanza veloci; al centro si trova un buco per permettere di utilizzarli con fili o in combinazione con altre armi. La gittata massima è 15 metri.
    Tipo: Da Lancio - Taglio
    Dimensione: Piccola
    Quantità: 5
    (Potenza: 5 | Durezza: 3 | Crediti: 10)
    [Da studente in su]
    si abbatté sul suo interlocutore. L'attacco pareva provenire direttamente dalla casa, tuttavia il nemico, o i nemici erano ancora occultati dall'oscurità notturna.

    JOU!

    Urlò la Rossa, sgranando gli occhi. Qualcuno li aveva attesi, ed ora era pronto a dargli un caloroso benvenuto. Ma chi?
  7. .

    Il Teschio del Kazekage


    II



    Sadako fece spallucce, lasciando che l'amministratore si aggirasse per lo scavo. La donna andò a sedersi alla sua usuale postazione, continuando a soffiarsi il naso almeno un paio di volte al minuto.

    Poco lontano, tra gli alberi, Ssekien aveva appena finito di dar conto alle tre voci che popolavano la sua testa, ed era finalmente pronto a fare la sua entrata in grande stile. Si mosse furtivamente attraverso la vegetazione, continuando a ridacchiare fra sé e sé. Erano secoli che non si divertiva così tanto, e la prospettiva di poter ferire e mutilare qualcuno non faceva che aumentare la sua voglia di raggiungere quel dannato teschio. Ma prima, avrebbe fatto conoscere ai due malcapitati tutta la potenza di Ssekien lo Psicopatico.

    Ihih, oh sì sì, lo sapranno, lo sapranno.
    E nessuno ci prenderà più in giro, sì!
    Nessuuuno, nessuno toccherà mai più Ssekien, mai piùùù!


    Si nascose dietro al tronco più vicino al laghetto, schiarendosi la voce e preparandosi alla sua grande entrata.

    Stooolti, come osate giungere in queste terre disabitate a profanare la sacra tomba! Non siete degni, non siete degni, marrani! Togliete le vostre sudicie mani dal nostro tesoro, lasciate che i prescelti ereditino il VERO POTERE!

    Disse, e urlando si lanciò in una corsa sfrenata verso la riva del lago. Era oramai in piena vista, a circa 10m dalla posizione dei due. Si abbassò, agitando freneticamente le mani nell'acqua limpida e fresca. Dal suo unico occhio sprizzava un letale misto di paura e follia.

    Siete pronti ad essere testimoni della furia del GRANDE SQUALO?! AHAHAHAHAHAHAH

    Si lanciò in una risata isterica, mentre un enorme bestia marina si creòSoffio dello Squalo - Suiton: Suikodan no Jutsu
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Tigre, Bue, Drago, Coniglio, Gallo, Drago, Pecora (7)
    L'utilizzatore può creare vicino a sé un costrutto con le fattezze di uno squalo, lungo 6 metri e con diametro pari a 1,5 metri. Potrà percorrere fino a 15 metri prima di sfaldarsi. La potenza è pari a 40 e può causare Dolore (DnT Medio); ha Velocità pari alla Concentrazione dell'utilizzatore. Sono necessari 5 unità d'acqua entro 9 metri per attivare la tecnica.
    Tipo: Ninjutsu - Suiton
    (Consumo: Medio)
    [Da genin in su]
    di fronte ad esso. Lo squalo parve ruggire, lanciandosi poi in una folle corsa contro i due shinobi della Sabbia. Estrasse poi due coltelli da lancioColtelli da Lancio [Distanza]
    I coltelli da lancio rappresentano il bilanciamento perfetto tra potenza e velocità. Ha una gittata pari a 15 metri. La loro lunghezza è pari a circa 15 cm.
    Tipo: Da Lancio/Lama - Perforazione/Taglio
    Dimensione: Piccola
    Quantità: 6
    (Potenza: 10 | Durezza: 3 | Crediti: 15)
    [Da genin in su]
    , applicandovi sulla lama due bombe geloBomba Gelo [Bomba]
    Si tratta di ordigno congelante dalle ridotte dimensioni. Può ghiacciare e creare una prigione di ghiaccio di mezzo metro dal punto d' impatto. La prigione causa Intralcio Grave e si rompe se subite complessivamente 3 leggere.
    Tipo: Speciale - Immobilizzo/Supporto
    Dimensione: Minuscola
    Quantità: 2
    (Potenza: 1 | Durezza: 2 | Crediti: 30)
    [Da genin in su]
    , un'arma tipica dei manipolatori del ghiaccio. I due coltelli avrebbero mirato alla direzione generica delle gambe di Daishin e Sadako, ma il loro vero obiettivo era quello di esplodere non appena a contatto con una superficie solida, così da intrappolare i due malcapitati nel ghiaccio, non di ferirli con le lame. Come si sarebbero comportati i due di fronte ad un nemico dalle armi diametralmente opposte alle loro?


    Statistiche Ssekien:
    Chakra: 24/30
    Vitalità 12/12
    Slot:
    SA
    1: Lancio coltelli x2 + bombe gelo x2
    2: //
    3: //
    ST
    1: Soffio dello Squalo - Suiton: Suikodan no Jutsu [TA]
    2: //
    3: //
    SD
    1: //
    2: //
    3: //
  8. .

    Missione: Salvate il soldato Miho


    I: A spasso per la palude



    Aaah, che schifo! Qualcosa mi ha toccato il piede, ne sono sicura!

    La Rossa saltò in aria, cominciando poi a pestare ossessivamente per terra - sempre che quella melma potesse essere definita terra.

    Maledizione, Sachi. Ma dove siamo finite, diamine.

    La più giovane del duo sunese aveva trascorso la quasi totalità del viaggio impegnata in inutili lagne. Prima era stata colpa del caldo umido che avvolgeva i territori circostanti Oto, poi le zanzare che - a sua detta - non le avevano dato un minimo di tregua. Infine, era arrivata la maledetta fanghiglia, che tratteneva i loro stivali e rendeva difficoltoso il cammino, ben più della sabbia a cui le due donne erano abituate.

    Oh, Saru cara.

    Sospirò la donna, facendo ondeggiare i lunghi capelli violacei con fare melodrammatico.

    Non ti rammaricare piccina mia. Guarda le impronte lasciate da questo sciocco, oramai dovremmo essere più che vicine. Poi guarda, una povera vecchia come me sta riuscendo senza lamentarsi, non vorrai essere da meno?

    Disse, sfoggiando un ammaliante sorriso incorniciato da labbra assurdamente carnose. L'aspetto di Sachi faceva pensare a tutto, fuorché ad una povera vecchia. Saru arricciò le labbra, grattando l'ennesimo mozzicone di zanzara che le era spuntato sul braccio.

    Mh, sarà come dici tu, ma qui mi sembra che ci siamo quasi da oramai un bel pezzo. Dove si è cacciata Miho, maledizione!

    Secondo le informazioni in loro possesso, la loro compaesana non doveva trovarsi troppo lontana da quei luoghi. Il loro compito, come specificato nella missiva dell'Accademia, era quello di trovare il rapitore e riportare Miho a Suna, il più possibile sana e salva.

    Oh, eccoci. Saru, cara, guarda là.

    La voce felpata della donna, accompagnata da un elegante gesto del braccio destro, accompagnò lo sguardo della Rossa su una piccola casupola in rovina, da cui fuoriusciva il retro di un carretto.

    Come sospettavamo, le impronte indicano la presenza di un mezzo su ruote. Evidentemente ha portato qui Miho di peso, probabilmente è svenuta.
    Se non morta, maledizione.

    Rimasero acquattate fra i rovi, in attesa di un qualche movimento da parte dell'aguzzino, o degli aguzzini. Saru poteva chiaramente sentire il profumo dolciastro della lozione utilizzata da Sachi. Di sicuro, e questo doveva riconoscerglielo, era la ninja più curata che avesse mai trovato in missione.

    Bene, cara. Direi di muoverci, stando qui ferme non risolveremo niente.
    Ma, veramente... Sai, se si leggono le linee guida dell'accademia, non è ritenuto saggio entrare così in un luogo in cui...
    Ah, l'Accademia di qua, l'Accademia di là. Saru, piccina mia

    Sospirò , incrociando teatralmente le braccia sotto i seni prosperosi.

    Quando arriverai alla mia età, se ne avrai il privilegio, capirai che ci sono situazioni in cui devi prendere le linee guida dell'Accademia, e fargli fare la fine che meritano. Ovvero, ignorarle senza alcun ripensamento.

    Sorrise sorniona, annuendo fra sé e sé. Evidentemente era fiera del proprio discorso.

    Ah! Ovviamente, io sono una specialista di genjutsu, cara, quindi non attacco mai in prima persona. Dovrai essere tu a guidare la prima linea, piccina.

    La Rossa sbattè un paio di volte le palpebre, perplessa.

    Beh, certo. Così il suo discorso sull'ignorare le regole diventa molto più facile da seguire, maledizione.
    Come preferisci, questa Miho è amica tua. Io non ho intenzione di rischiarci la pelle, eh.

    Sbuffò, alzandosi e dirigendosi verso la catapecchia. Ad un primo sguardo da lontano, parve che il piano inferiore fosse disabitato, così come quello superiore, le cui finestre erano sbarrate, impedendo la vista all'interno. In generale, l'edificio dava tutta l'impressione di essere in fase di decomposizione avanzata.

    Possibile che in questa dannata regione tutto faccia sempre così... Schifo?

    Scosse la testa, disgustata. Le due donne si sarebbero mosse con cautela, affacciandosi dapprima all'ingresso, girando intorno al carro. Erano quasi riuscite a penetrare senza farsi scoprire, quando Sachi, che si era mostrata stranamente silenziosa negli ultimi minuti, inaspettatamente proruppe in un grido.

    MIHOOOO! MIHO DOVE SEI?!

    Saru si voltò, mentre nelle sue vene il sangue parve gelarsi. Possibile che tutti i pazzi capitassero proprio a lei?

    Sachi, CHE COSA FAI?! Sei impazzita, per caso?

    Si voltò, assumendo una posizione di difesa. Non sapevano ancora chi vi fosse ad attenderle, ma di certo ora avevano attirato tutta l'attenzione possibile.



    Chakra: 10/10
    Vitalità: 8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kaiken × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Accendino × 1
    • Shuriken × 5
    • Kunai × 5
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Tekken × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1

    Note
    ///
  9. .

    Ocean's Three


    I - Il labirinto degli sportelli bancari



    Aveva ancora la mandibola a terra, assolutamente sconvolta dalla vergognosa ricchezza che l'Iwata aveva ammassato negli anni. La giovane donna proveniva dalle aride lande Sunesi, in cui certe dimostrazioni di opulenza erano quasi inimmaginabili, almeno in tempi recenti. La vecchia Mononobe le aveva spesso raccontato di un passato grandioso, fatto di palazzi di terracotta e infinite distese di oasi. Eppure, a vedere il villaggio adesso, parevano tutte fandonie. Ma, come si diceva, la Rossa si trovava ora al cospetto di Mr. Ricchezza Molesta, e per giunta se ne era sentite su una grande quantità, poiché tacciata di imperdonabile ritardo.

    Ah no, guardi lei, Mastino. È la mia amministrazione ad avermi mandata qui dopo la Nekki, a quanto pare si sono resi conto che mandare a piede libero una rampolla di tale nobiltà non era proprio il caso, eh. Comunque, il mio nome è Mononobe, Saru Mononobe.

    Rimase un secondo in attesa mentre quello bofonchiava qualcosa e scribacchiava di qua e di là. Non appena ottenuto il permesso, si diresse verso la piccola - o così l'aveva definita il Mastino, a lei pareva una reggia in miniatura, maledizione questo Iwata! - carrozza che l'avrebbe portata a Onitara. In mano stringeva una mappa disegnata in fretta e furia dall'inserviente dell'Iwata, insieme ad un foglio con varie informazioni di cui i suoi compagni erano già a conoscenza.

    Ah, maledizione! Odio la burocrazia, io. Ogni volta che devo entrare in amministrazione mi viene mal di testa, possibile che abbiano dovuto mandarmi proprio in una schifosa banca da nababbi?

    Lanciò i fogli sul sedile vuoto accanto a lei, e per poco questi non volarono fuori dalla finestra, impertinenti. Saru si lanciò con davvero poca grazia, andando ad atterrare con un tonfo sul fondo della carrozza.

    Ouch! Beh, almeno non mi è volato tutto via, eheh.

    Si strofinò il capo, sperando di non veder spuntare un imbarazzante bernoccolo. In quel preciso istante i cavalli inchiodarono, sbattendo nuovamente la Rossa all'interno del mezzo. Un grido soffocato avrebbe accompagnato l'uscita della shinobi dalla carrozza.

    Ah, questa dev'essere la banca, eh sì.

    Estrasse la cartina, girandola un paio di volte per sincerarsi della sua posizione. Poi, entrò.

    [All'interno della banca, 10:00h]

    Dopo aver guardato in cagnesco l'impiegato che le aveva requisito tutti gli attrezzi ninja, Saru fece il suo trionfale - più che altro largamente ignorato dal resto dei clienti frustrati - ingresso in banca. Non ci volle molto ad individuare il suo obiettivo: la Nekki se ne stava lì, imbambolata, tutta intenta a parlare con uno strano essere, una specie di bambina alta quanto una sua gamba, con in braccio un inquietantissimo peluche.

    Ah, sì, certo. Tutti quelli strani sempre a me, mi raccomando.

    Sbuffò, togliendosi un ciuffo dal volto. Quando fu sufficientemente vicino all'albina della Sabbia, potè finalmente captare le sue parole - o almeno, i tentativi che essa faceva di pronunciarle.

    Ah, Nekki! Finalmente, ti ho cercata per tutte queste lande desolate.

    Disse, alzando la mano sinistra in segno di saluto. Poi, volse lo sguardo vagamente perplesso verso la bambina demoniaca.

    Beh, tu devi essere... qualcuno, immagino.

    Dalle sue spalle giunse un'altra voce, questa volta di un ragazzino biondo dall'aria vagamente emaciata.

    Oh, guarda te, un altro ragazzino. Mi hanno mandata qui a fare da baby sitter per caso?!

    Il giovane si presentò brevemente, rivelando di essere in forza ad Oto. Saru dovette mordersi la lingua per evitare di chiedergli se davvero proprio lì, ad Oto, le persone fossero libere di entrare e uscire a proprio piacimento. Durante la sua vita da Sunese, ne aveva sentite davvero di tutti i colori su quei piccoli pervertiti di Otesi.

    Ah, Yukine di Oto! Bene, che bel gruppetto variegato abbiamo qui. Allora, quali di queste bocche dell'infer... Ehm, volevo dire, quali di questi sportelli avete già controllato? Prima portiamo i soldi al vecchio pervertito, prima possiamo andarcene da questa maledetta banca.

    Incrociò le braccia, attendendo notizie dall'allegra combriccola.


    Chakra: 10/10
    Vitalità: 8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kaiken × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Accendino × 1
    • Shuriken × 5
    • Kunai × 5
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Tekken × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1

    Note
    ///


    Eccomi! Mi aggiungo previo consenso di Leo :riot:
  10. .
    Bentornato! :riot:
  11. .
    Bentornato!
    Oh che bello, un foglioso! :riot:
    Ti aspettiamo su Discord per qualche chiacchiera in compagnia (https://narutolegend.forumfree.it/?t=71814626) :D
  12. .

    Salvataggio





    Territorio: Risaia del Golfo
  13. .
    Benvenuto! :riot:
  14. .

    Il Teschio del Kazekage


    I



    A chiunque si chiedesse, era ben risaputo che a Suna il Kazekage per eccellenza, quello con la K maiuscola e tutto il resto, era il Terzo. Gli abitanti della Sabbia, ma più in generale quelli di tutto il continente, erano da sempre affascinati nel sentire i racconti riguardanti quella misteriosa figura, genio del magnetismo finito poi nelle crudeli mani di uno dei peggiori nukenin che avessero mai tradito Suna.

    Per questo, quando qualche giorno prima alcuni studiosi aveva rinvenuto resti ossei riconducibili al tempo in cui il Terzo era vissuto, si era subito collegata la presenza di un'ingente quantità di attività elettromagnetica alla figura mitica del disperso. L'amministrazione aveva immediatamente inviato una delle sue reclute, una tale Sadako, la quale era stata posta a protezione dell'inestimabile artefatto. La zona degli scavi era di dimensioni ridotte, un quadrato di circa 6m x 6m, la cui profondità era di circa 3m. Sul fondo dello scavo giaceva il teschio del Kazekage, ripulito e ben visibile. La parete nord dello scavo conduceva ad una roccia di forma piramidale, alta circa 10m, con diversi appigli e parti scoscese. Fortunatamente per i tecnici e per la shinobi guardiana, la zona degli scavi era attorniata da una lussureggiante oasi tropicale, ricca di vegetazione e con addirittura un laghetto abbastanza grande da potervisi immergere con facilità.

    Sadako si trovava lì a piantonare quelle stupide ossa da oramai tre giorni. Più passavano le ore, più poteva avvertire gli antichi germi rimasti sepolti per secoli strisciarle addosso, pronti ad attaccare il suo fragile, fragilissimo sistema immunitario.

    Ah, eccoli. I sudori freddi in mezzo al deserto! L'avevo detto io, non ci voglio andare a sorvegliare quella cosa, e invece dove mi hanno spedita? Brr, che freddo.

    Per sua fortuna, l'Ammnistrazione Sunese aveva deciso di mandare uno dei pezzi grossi a controllare la veridicità e lo stato della reliquia. Una volta giunto sul posto, Daishin Iga avrebbe trovato l'Ipocondriaca intenta a soffiarsi il naso, sepolta sotto strati e strati di giacche, coperte e sciarpe. Il tutto corredato da una ridicola mascherina.

    Ah! Signore, signore! La stavo aspettando.

    Qualora Daishin le avesse porto la mano o si fosse avvicinato troppo, Sadako avrebbe indietreggiato appena, evitando a tutti i costi il contatto umano. Chissà con quali malattie avrebbe potuto contagiarla.

    Qui tutto regolare, nessuna attività sospetta da registrare negli ultimi giorni.

    Poi si guardò attorno, come a verificare che non vi fosse nessuno in giro, proseguendo a parlare a voce bassa.

    Comunque, se lo vuole sapere, secondo me qui hanno preso un granchio bello e buono!

    Daishin avrebbe potuto controllare lo scavo a suo piacimento, persino avvicinandosi al teschio. In quel momento gli studiosi non erano presenti sul luogo, e l'unica responsabile era Sadako, la quale non pareva minimamente interessata al valore storico delle ossa.

    A insaputa dei due Sunesi, tra le fronde di uno degli alberi dell'oasi si nascondeva Ssekien di Kurotenpi. Se ne stava lì, ridacchiando e parlottando tra sé e sé, non badando minimamente ai ninja presenti a circa 20m dalla sua posizione. Aveva sentito delle voci sulla presenza del magico teschio del Terzo, e si era assolutamente convinto che ingerendone una parte di osso polverizzato avrebbe assorbito il suo mitico potere. Il suo obbiettivo, dunque, era quello di prelevare la reliquia. Il come, era tutto da scoprire.


  15. .

    Missione: Indovina chi viene a Suna?


    IV: Come un sacco di patate



    Maledizione, dimmi te se mi devi far stancare così!

    La Rossa sbuffò, asciugandosi un rivolo di sudore dalla fronte. Yumi giaceva sul terreno, oramai avviata al mondo dei sogni. Saru si guardò intorno, agitando disperatamente le braccia con l'intenzione di attirare l'attenzione di quell'ubriacona di Fumi - sempre che essa fosse già rinvenuta dal suo coma etilico-traumatico.

    Fumi! FUUUUUMI! Ohi, vecchiaccia maledetta, dove ti sei cacciata?

    E quella effettivamente comparve - contro ogni aspettativa della più giovane. Certo, barcollava appena e aveva miracolosamente trovato una bottiglia di sake nel frattempo, ma almeno pareva intera.

    Fumi, ma che diamine...!
    Ma poi dove caspita l'ha trovato del sake qui, in mezzo al nulla?! Tutte a me, dico io!

    Si alzò, portandosi di fronte all'ubriaca e incrociando le braccia in segno di disappunto. Ci mancò poco che non mettesse pure il broncio.

    Bbravo Saruu oootttimo laavoroo ragazzoooo! Ccche ne ffaccciomo di leii? Vuol ucciiideerl?

    Saru sgranò gli occhi, e mancò poco che la sua mascella toccasse terra per lo sgomento.

    Senti, Fumi! Ma non vedi che sono una ragazza?! I capelli, Fumi!

    Afferrò la sua lunga treccia rossa, sventolandola con aria sconfitta di fronte alla donna.

    Sai che ti dico, lasciamo stare eh! Per quanto riguarda la stronza qui...

    Tirò appena un calcetto alla gamba della spia, verificando ancora una volta che quella non fosse in punto di rianimarsi.

    Guarda, mi piacerebbe tanto darle il benservito, ma penso proprio che ai piani alti preferirebbero farci due chiacchiere, potrebbe non essere l'unica a volersi infiltrare a Suna.

    Si abbassò, estraendo dalla borsa mezzo metro di filo in nylon, procedendo poi a girare la donna sulla schiena, legandole mani e piedi. Detto ciò si alzò, caricandosi Yumi in spalla e facendo cenno a Fumi di seguirla.

    Saaruu a cassa mia a festeggiareee? Iii vesstiti nonon sono oobliigaatorii caroo!
    Ahhh Fumi! Ma che dici, mannaggia. Sai che faccio ora?! Porto questa disperata al boss, e poi me ne vado a casa, maledizione! Che giornata assurda, vecchia mia.

    Le battè una mano sulla spalla, prendendo poi la strada che le avrebbe ricondotte alla Sabbia.
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