Posts written by Filira

  1. .

    Eredi


    III

    Così non funzionerà mai.

    Le parole del cervo non erano certo state pronunciate a caso, e ciò era ancora più evidente agli occhi di Murasaki. Mentre l'animale continuava la sua aspra invettiva contro il Nara, la Hyuga potè chiaramente osservare la frustrazione del compagno materializzarsi nello scorrere del suo chakra. Arrivava a ondate, scorrendo veloce attraverso il sistema circolatorio, per poi infrangersi rovinosamente contro una parete invalicabile. La formazione di uno Hyuga prevedeva lo studio approfondito del sistema anatomico che regolava lo scorrimento del chakra, così come la conoscenza e individuazione di tutti i suoi punti di fuoriuscita. In una situazione di normalità, gli tsubo di Alinamaru avrebbero dovuto dilatarsi per lasciar scorrere la sua energia fuori dal corpo, permettendogli di attingere all'antico potere del suo Clan e controllare così la sua ombra in modi ad altri sconosciuti. Eppure non era quello ciò che Murasaki poteva vedere in quel momento.

    Alinamaru, ti prego di considerare le mie parole non come un insulto, ma come un aiuto.

    Si spostò di fronte al ragazzo, dando le spalle momentaneamente al cervo. Per quanto esso fosse inamovibile e severo, pareva oramai chiaro che l'animale fosse intenzionato a proteggere i due, piuttosto che attaccarli spietatamente alle spalle.

    Stai concentrando una quantità immane di chakra negli arti inferiori, il tuo sistema circolatorio è quasi al limite. Di questo passo, i danni che stai creando saranno permanenti.

    Era stata addestrata per anni a individuare gli altrimenti invisibili tsubo, ne conosceva la collocazione a memoria. E sapeva come occluderli, come provocare danni intangibili all'avversario, provocandone il collasso dall'interno. Ma non aveva mai imparato a utilizzare la sua abilità nel controllo del chakra per favorire un alleato, e non per ferire un nemico. Inspirò, sollevando entrambe le mani e appoggiandole sull'addome di Alinamaru, all'altezza del tantien.

    Non so quanto tu conosca delle nostre abilità, ma la mia specialità consiste nel controllo del chakra e degli tsubo. Questo vuol dire che posso modificarne la chiusura, e, se le cose vanno come dovrebbero, l'apertura.

    Chiuse gli occhi, continuando a visualizzare il proprio sistema circolatorio e quello del Nara. Poteva vedere chiaramente la differenza tra i loro chakra, nelle piccole sfumature che li contraddistinguevano, anche nel momento in cui la Hyuga concentrò il proprio sulla punta delle dita, lasciando che penetrasse gli tsubo del compagno, e che andasse a condividere il sistema circolatorio dello stesso. Sentiva distintamente la resistenza che il corpo del ragazzo esercitava, rifiutando istintivamente la presenza di un elemento così estraneo ed invadente. Murasaki corrugò la fronte, concentrando una quantità gradualmente maggiore di chakra e convogliandolo verso il tantien di Alinamaru; era possibile che il ragazzo percepisse un dolore di sottofondo, dovuto alla natura così diversa del chakra della Hyuga, e al fatto che la ragazza fosse abituata ad usare la sua abilità come un'arma, affilata e tagliente come mille aghi che si muovevano lentamente lungo le sue vene, facendosi strada a forza attraverso un corpo che cercava di rifiutarli in qualsiasi modo.

    Mi dispiace, sono sicura che tu stia soffrendo. Ma non c'è altro modo.

    Il respiro di Murasaki si fece affannoso, mentre ogni cellula del suo corpo era tesa nello sforzo di portare a termine quella delicata operazione. Ci volle circa un minuto perché il suo chakra scivolasse fino alle gambe del Nara, arrivando finalmente dove la Hyuga aveva necessità si trovasse. Se Alinamaru, preso dal dolore o dalla stanchezza, si fosse seduto o accasciato, Murasaki avrebbe fatto lo stesso, seguendo i suoi movimenti senza mai interrompere il contatto con il corpo del ragazzo.
    Cercò di visualizzare il proprio chakra sotto forma di filamenti che si diramassero per tutti gli arti inferiori del compagno, andando a intessersi con il suo chakra e prendendone momentaneamente possesso. Durante la sua breve vita, Alinamaru doveva aver trascurato l'esercizio delle arti ninja, o almeno così pareva constatare la situazione dei suoi tsubo. I piccoli fori risultavano praticamente sigillati, e solo una minima quantità dell'energia del Nara riusciva a fuoriuscirne.
    Murasaki inspirò, tutto era pronto. Fu in quel momento che riaprì per la prima volta gli occhi. Alzò lo sguardo sul viso di Alinamaru, mentre le vene intorno ai suoi occhi bruciavano per il dolore, e tutto il suo sistema circolatorio gridava pietà.

    Perdonami. Non c'è altro modo.

    Un'ondata di chakra della Hyuga avrebbe invaso i vasi circolatori del Nara, procurandogli probabilmente un dolore lancinante, forse ai limiti della sopportazione. Il tempo a loro disposizione era poco, era l'urgenza a muoverli in quel momento. L'unica soluzione che Murasaki era riuscita a trovare in quel breve lasso di tempo era stata quella di utilizzare la stessa spinta esterna, che normalmente portava al collasso e alla cicatrizzazione degli tsubo, ma stavolta esercitandola dall'interno del corpo stesso. La forza d'urto si sarebbe fatta strada tra gli strati di pelle di Alinamaru, trovando finalmente sfogo in un processo estremamente grezzo e intuitivo. L'improvvisa liberazione degli tsubo avrebbe portato ad una fuga incontrollata del chakra del Nara, qualora quello non avesse agito in modo da controllare l'onda d'urto. Murasaki scattò di lato, lasciando al ragazzo la possibilità di riprendersi da quella piccola tortura. Una volta a distanza di sicurezza, si accasciò per terra, facendo leva sulle braccia per non cascare in avanti. Qualsiasi cosa avesse fatto, di certo aveva prosciugato una fetta cospicua delle sue energie.
    Alzò lo sguardo sul Nara, sperando che almeno tutta quella sofferenza e quello sforzo avessero dato i loro frutti.
  2. .

    Yellow Flicker Beat


    II


    Come preferisci. Io allora vado.

    Scrollò le spalle, infilando le mani in tasca e avviandosi lungo la strada. Kunihiro era sparito davanti ai suoi occhi, quasi fosse una specie di mago. Tokiko preferiva decisamente i suoi disegni alle arti illusorie, ben poco pratiche e concrete. La strada per Suna scelta da Kunihiro era ampia e comoda, e di norma ben frequentata. Tuttavia, in quei giorni un importante festival aveva riunito la maggior parte delle persone del paese, lasciando la rete stradale decisamente disabitata. Che qualcuno avesse pianificato quest'incontro a puntino?
    A circa metà strada, una figura spiccò dagli arbusti che fiancheggiavano il percorso battuto, rivelando una capigliatura quantomeno particolare, rasata per metà e color verde acido per l'altra. La donna, che altri non era che Tomoko, il loro obiettivo, non si accorse della presenza di Kunihiro, rivolgendosi solamente alla Fogliosa.

    Ah, finalmente! Ce ne hai messo di tempo. Sai quanto sto rischiando io a essere qui?! Allora, cosa mi offre Konoha per avermi tra le sue fila?

    Alzò un sopracciglio, incrociando poi le braccia e mettendosi in ascolto.

    Offrirti qualcosa? La Foglia ti offre una casa, la sicurezza di un villaggio. E la regolarizzazione del tuo status come ninja non affiliato. Chiuderemo un occhio sul tuo passato, se ci offri collaborazione per il futuro.

    L'iraconda picchiettò le dita sul braccio, spostando il peso da un piede all'altro. Sembrava che quella fosse per lei una decisione combattuta, da tanto ci mise a pronunciare le parole successive.

    Chi mi dice che a Konoha sarò sicura. Tu cosa fai a Konoha, eh? La tirapiedi, ecco cosa fai. Guardati, alla tua età non sei altro che l'ultima ruota del carro. Non so se voglio finire così, mi fai quasi pena.

    Disse, mentre in volto le si dipingeva un'immagine schifata. A quanto pare Tomoko si aspettava che ad attenderla ci fosse qualcuno di ben altro rango, non una studentessa attempata. Se queste erano le premesse, quale sarebbe stato il suo posto alla Foglia?! Giammai avrebbe potuto diventare una semplice recluta senza nome. Proprio lei, la grande Tomoko? Aveva deciso, non avrebbe accettato la proposta della Foglia, non a quelle condizioni. Eppure ora il suo nome sarebbe stato compromesso, qualora la Fogliosa avesse parlato, e non avrebbe potuto più mantenere i suoi contatti con i criminali locali. L'avrebbero presa per una volgare spia. Non le rimaneva altra possibilità, se non quella di eliminare Tokiko.

    Mi dispiace, carina. Ma non posso accettare. E c'è un'altra cosa che non posso assolutamente fare.

    Si lanciò di corsa, caricando un pugno con la mano destra diretto al viso della Fogliosa. Avrebbe poi continuato con una ginocchiata portata con il ginocchio sinistro allo stomaco di Tokiko. Se questo fosse andato a termine, avrebbe concluso con un forte colpo alla nuca piegata della donna di Konoha.

    Non posso lasciarti vivere. Non con quello che sai su di me.


  3. .

    A little party never killed nobody


    I: L'abito fa il monaco

    Lo specchio le restituì un'immagine che di certo aveva pochi precedenti.
    I colori sgargianti del kimono rosso scuro contrastavano decisamente con il bianco latte della sua pelle, facendo risaltare ancora di più quanto poco sunese la Rossa sembrasse. Alzò gli occhi al cielo, lanciando uno delle decine di haori accatastati sul letto contro lo specchio, coprendolo e decidendo di arrendersi al dress code che la circostanza richiedeva. Quella mattina, a sorpresa, dal cielo erano piovute decine, centinaia, migliaia di foglietti dal cielo, informando la popolazione della Sabbia che presto, finalmente, avrebbero avuto anche loro un capo. La tirannide del consiglio era finita, e tutti dovevano gioirne, a quanto pareva.
    Saru afferrò il volantino che aveva raccolto dal polveroso pavimento della piazza centrale del mercato, aggrottando le sopracciglia. Perché proprio in quel momento? Suna aveva resistito per anni senza una guida forte, sotto il comando di consiglieri e amministratori, e non se l'erano poi cavata così male. Possibile che quella decisione improvvisa significasse la presenza di un qualche pericolo imminente?

    Arrivo!

    La voce impaziente di Jou la distrasse da quei pensieri, riportandola alla realtà. Qualunque fosse la situazione, quello sarebbe stato un giorno di festa. Ci sarebbe stato tempo poi per mettersi a rimuginare sul futuro che attendeva tutti loro. Zampettò fino alla porta, maledicendo già gli scomodissimi geta che aveva avuto la malaugurata idea di indossare.

    TI HO DETTO CHE ARRIVO! Non c'è bisogno di strillare come un'oca, maledetto.

    Si sporse appena dalla porta socchiusa, cercando di nascondersi il più possibile. Quel cretino di Jou era abituato a vederla in situazioni lavorative o che comunque richiedevano un abbigliamento decisamente informale, ed era certa che non l'avesse mai vista agghindata a festa. Affilò lo sguardo, puntando minacciosamente il dito contro il viso dell'Afro.

    Senti, prova a ridere e giuro che ti spedisco a calci in culo fino al palazzo dell'amministrazione.

    Aprì del tutto la porta, mostrando anche al ragazzo il kimono color del fuoco, prima di mettersi decisa in marcia verso il centro del villaggio.
    Più si avvicinavano al palazzo, più le strade si riempivano di gente, un misto di ninja in attività e civili curiosi, nonché di svariate bancarelle che vendevano i prodotti più disparati. L'aria era frizzante, e si respirava una certa agitazione. A quanto pareva, Suna era davvero pronta a dare il benvenuto al nuovo Kazekage.

    Ah, ti piacerebbe Satoshi. Il deserto si trasformerà in oceano prima che tu possa mettere le tue chiappe su quel trono. Quelli sono giochi da pesci grandi. E noi siamo decisamente pesci piccoli, Jou.

    Avevano fatto qualche missione, questo era vero. Ma non erano altro che dei semplici Genin, niente di più che carne da macello che il villaggio mandava al fronte, pedine sacrificabili per un bene superiore.

    Eh?! Un Chikuma? Che, sei un nobile e nemmeno me lo vieni a dire. Disgustoso, Satoshi. Davvero! O devo chiamrti Jou Chikuma, adesso?

    Fece una smorfia canzonatoria, esibendosi poi in un ridicolo inchino. Le luci delle lanterne che illuminavano la piazza erano visibili da centinaia di metri di distanza, guidando i partecipanti ai festeggiamenti come dei pellegrini verso una meta sacra.

    È bellissimo, non trovi? A volte anche Suna riesce a stupirmi.

    Alzò gli occhi al cielo, osservando il terrazzo da cui da lì a pochi minuti avrebbe fatto il suo ingresso il nuovo Kazekage. Non avevano idea di chi era stato nominato, anche se Saru aveva idea che avrebbe visto spuntare il viso sornione di Daishin. Si voltò nuovamente verso Jou, indicando una bancarella di yakisoba da cui proveniva un profumo decisamente invitante.

    Mi pare un'ottima idea, sto morendo di fame. Ah, non ti ho ancora raccontato dell'ultima missione in cui mi hanno spedita. Sai, stavo con due otesi...

    Rise, tirando il ragazzo per la manica e lasciandosi circondare dalla marea di persone in trepidante attesa del nuovo sovrano.


  4. .

    The Climb


    III: Glued

    Salendo le ripide scale di legno che portavano al piano superiore, Saru poté percepire distintamente l'effetto dell'alcool che i due avevano ingurgitato avidamente durante tutta la cena. Stava quasi per inciampare nell'ultimo gradino, rischiando di trovarsi faccia a faccia con il duro parquet del corridoio.

    Oh maledizione, non so più stare in piedi.

    Si trascinò fino alla porta della sua camera, continuando a blaterare sottovoce. Appoggiò la mano sulla maniglia, fermandosi davanti alla porta socchiusa. L'aria fredda che entrava dalla finestra lasciata aperta non fece che accentuare il rossore che l'alcool aveva lasciato sulla pelle bianca delle sue guance, dandole un'aria lievemente alticcia.

    Sai cos'è poco cavalleresco, Kanashige?

    Sbuffò, voltandosi e appoggiandosi allo stipite della porta con la schiena. Domani li attendeva chissà quale missione, e come ogni giornata degna di uno shinobi, quella di domani sarebbe potuta essere la loro ultima. Che male c'era, quindi?

    Lasciare dormire sola una povera fanciulla indifesa. Ecco cosa.

    Rise, girando i tacchi ed entrando nella stanza.

    [...]

    C'era qualcosa di peggiore della mattina?
    Saru se lo chiedeva puntualmente ogni volta che apriva gli occhi, mentre la fastidiosa luce del sole appena sorto le faceva bruciare gli occhi, e venir voglia di seppellirsi sotto una coltre infinita di coperte. Si costrinse ad alzarsi, scalciando via il futon e strisciando le ciabatte fino al lavandino. L'acqua fredda a contatto con la temperatura febbricitante della sua pelle la riportò alla realtà, così come la vista della scatola che avrebbe dovuto consegnare, lasciata in bella vista sulla piccola scrivania della stanza. Inclinò appena la testa, afferrando nuovamente il misterioso oggetto. Provò a scuoterlo, continuando a non percepire alcun rumore. Chissà di che diavoleria si trattava.
    Dopo essersi vestita di fretta scese a fare colazione, con tanto di borsa e ammennicoli al seguito. Lì trovò Munisai, con una faccia tanto funerea da farle pensare che non fosse l'unica a disprezzare tremendamente quell'orario infernale.

    Ehilà rosso. Non troppa allegria, mi raccomando.

    Si sedette vicino a lui, non prima di avergli tirato un buffetto sul collo. Chiamò la donna dietro al bancone con un cenno, ordinando del semplice tè verde senza accompagnamento. Aveva ancora lo stomaco sottosopra dai bagordi della sera prima, e l'ultima cosa che voleva era mettersi a rigettare nel bel mezzo di una missione.

    Ah, di solito non mangio niente a colazione. Sai, per la linea.

    Alzò gli occhi al cielo, esagerando il tutto con una smorfia demente.
    Finirono velocemente la colazione, ricongiungendosi all'esterno con la responsabile di quell'allegra combriccola. Kamine non li aveva raggiunti per colazione, ma era rimasta stoicamente all'esterno ad aspettarli. La Rossa ebbe modo di osservarla alla luce del giorno, ma soprattutto dopo aver ascoltato quanto Munisai aveva avuto da dire su di lei. Sembrava una persona diretta e pragmatica, e questo di sicuro era apprezzabile per una come Saru.

    Mai stata più pronta.

    Disse, alzando il pollice e sistemandosi il marsupio legato in vita. Il loro piccolo viaggio li portò attraverso ampi campi in cui gli steli del grano le arrivavano fino ai gomiti, rendendo difficile anche solo avanzare. Il percorso proseguiva poi attraverso prima una rada macchia vegetale, per trasformarsi successivamente in un vero e proprio bosco in cui il sentiero cominciò a farsi ripido. La cosa non era un problema particolare per Saru, abituata alle scarpinate nel deserto e dotata di una buona resistenza. Arrivarono a fiancheggiare la parete rocciosa della catena montuosa che Kamine aveva mostrato loro la sera prima, e la Rossa rabbrividì appena al solo vedere il sentiero su cui si sarebbero dovuti arrampicare. Non aveva mai scalato una montagna, tantomeno una così ripida, e vedeva la cosa con ben poco ottimismo.
    E ancora non era a conoscenza della parte peggiore.

    Spero che tu stia scherzando, Kamine. Io non sono attrezzata per il free climbing.

    Il suo sguardo scandagliò la parete di fronte a loro, indugiando sui pochi, estremamente instabili appigli che la roccia offriva. Sperava vivamente che la donna se ne uscisse dicendo che era stato tutto uno scherzo, e che c'era una bella strada ampia e comoda che li avrebbe portati fino a quel dannato monastero. Ma così non pareva, e Kamine sembrava maledettamente seria a riguardo. L'otese li esortò a muoversi, appoggiando un piede alla parete e rimanendo attaccata come un dannato polipo.

    Ah, ecco.

    Sospirò, incrociando le braccia. Aveva già visto qualche bellimbusto dell'accademia combinare cose del genere, andando in giro sfidando qualsiasi sensata legge della fisica, come se la gravità non fosse altro che un'opinione. Saru spostò lo sguardo su Munisai, che pareva avere la sua stessa espressione da ebete dipinta in faccia; era contenta almeno di non essere l'unica a ignorarne il meccanismo, l'ultima cosa che voleva era fare la figura dell'incompetente.
    Vide la frustrazione dipingersi chiaramente sul viso della kunoichi, che prese a inveire contro l'accademia prima, e contro il monastero poi, salvo poi lanciarsi in una spiegazione sommaria di quello che i due novellini avrebbero dovuto fare prima di riuscire a compiere quella scalata, e a consegnare quindi le dannate scatole ai dannatissimi monaci. La Rossa afferrò la pietra che la donna le lanciò, lanciando un'ultima occhiata a Munisai, che si mise subito ad armeggiare con la stessa. Saru invece preferì dirigersi verso la parete rocciosa, sedendosi con le gambe incrociate e appoggiandovi la mano sinistra.
    Al tatto risultava fredda e compatta, antica probabilmente come il tempo stesso. Secondo quanto detto da Kamine, ognuno di loro avrebbe dovuto trovare il proprio metodo per riuscire a rimanere ancorati, ma non era di certo un compito facile.
    Tenendo la pietra nella mano destra, la Rossa provò a concentrare contemporaneamente un'ingente quantità di chakra nella sinistra, e un'infinitesima nella destra, dando - come suggerito da Kamine - una vaga forma alveolare. La mano sulla parete rocciosa venne come respinta, lasciando nella pietra una vaga impronta della mano della ragazza. La roccia nella destra, invece, cadde per terra senza troppe cerimonie. Saru alzò un sopracciglio, osservando la pietra rotolare via inesorabilmente. A quanto pareva, quello non era il metodo giusto per lei.
    Riportò la pietra al suo posto, lasciandola per il momento a contatto con il terreno, appoggiando poi entrambe le mani alla parete di fronte a lei. Concentrò l'attenzione sulla composizione della roccia, saggiandone ogni incrinatura, ogni porosità. Se fosse stata colla, avrebbe riempito ognuna di quelle crepe, insinuandosi nelle fenditure della dura pietra fino a saturarla, per renderne la superficie omogenea e facile da incollare. Che il suo chakra dovesse fungere, in quel caso, da collante? Concentrò la propria energia nelle mani, lasciando che fluisse attraverso gli avambracci fino a dividersi nelle dita. Da lì, immaginò che colasse sulla roccia, oramai liquido e pregnante, e che su di essa si distribuisse, colmando gli infinitesimali buchi fra essa e la sua pelle.
    Poteva avvertire chiaramente come ogni piccola modifica alla quantità del chakra emesso la portasse o a essere rigettata da essa, o a perderne lentamente il contatto, scivolando pian piano verso il terreno. Dopo qualche minuto di immobilità e meditazione decise che aveva trovato il giusto mezzo, e abbandonò la parete, riprendendo in mano la roccia che aveva in precedenza abbandonato. Come la parete, anche questa era ricca di porosità, in cui il suo chakra-colla avrebbe potuto infiltrarsi agilmente, permettendole di ancorarsi ad essa. Dapprima la mantenne in entrambe le mani, concentrando però il chakra solamente nella mano sinistra.
    Quando percepì che il chakra si era correttamente infiltrato in ogni fessura, girò la mano, riuscendo a far permanere la roccia attaccata ad essa per circa un minuto, dopodiché la stanchezza ebbe la meglio, interrompendo il flusso di energia e facendo precipitare la roccia.

    Beh, è stato più facile del previsto.

    Disse, appoggiando le mani ai fianchi e sorridendo stanca. Aggrottò poi le sopracciglia, girandosi nuovamente verso la parete. Certo, una cosa era tenere in mano una pietra per un minuto, un'altra rimanere ancorata alla montagna per un ripido, lunghissimo kilometro. Guardò Kamine e Munisai con aria dubbiosa, incrociando le braccia.

    Non c'è proprio altro modo di raggiungere quei dannati monaci, eh?



    Edited by Filira - 20/11/2018, 14:04
  5. .

    Eredi


    II

    Contaminata.
    Come osava? Come osava appellare sua sorella a quel modo? Ancora più chakra confluì verso i suoi occhi, mentre la sua visione del mondo cambiava, perdendo in colore ma acquisendo in visuale e profondità. Davanti a loro il cervo si ergeva quasi come un guardiano, impedendogli l'ingresso in quel santuario a cielo aperto. L'aria era carica di elettricità, mentre l'animale continuava a inveire contro il Nara.

    Non c'è tempo per tutto questo.

    Sibilò, lanciandosi in avanti.
    Poteva vedere attraverso la carne, i muscoli e le ossa del cervo, pronta a colpirne i punti vitali e farsi strada, anche a corso di farne una carcassa. Fece appena in tempo ad appoggiar il piede sul terreno che il cervo evocò di fronte a sé quelli che sembravano dei rovi, sbarrandole la strada. Si bloccò, osservando con furia l'animale.
    Perché? Perché questo doveva accadere a lei, a sua sorella? Pensò a Tomoe, a quanto avesse sempre temuto il potere che i suoi occhi celavano, tanto da costringersi ad una vita lontano da qualsiasi stimolo combattivo, in modo da mantenerlo sopito. A quanto odiasse il pensiero di combattere e arrecare danno e sofferenza ad un altro essere. Scandagliò disperata l'area a loro circostante, incapace di focalizzare lo sguardo su un solo obiettivo. Aveva risvegliato il potere sopito in lei da poco tempo, e non aveva ancora perfezionato il suo utilizzo. Le immagini si susseguivano davanti ai suoi occhi a velocità impressionante, permettendole di vedere tutto e nulla allo stesso tempo. Istintivamente portò le mani alla testa, cominciando a respirare affannosamente. Tra le tante immagini che le si presentarono, riuscì a fatica a focalizzare lo sguardo su delle lievi tracce di un passaggio, finendo poi con l'individuare una macchia nera nel suo campo visivo, in cui era il chakra stesso ad essere risucchiato vorticosamente.

    Non mi importa. Non mi importa. La riporterò a casa, anche a costo di perdere la vita. Devo salvarla.

    Salvare lei, la sua coscienza. Per quanto ancora possibile. Si voltò disperata verso l'uomo al suo fianco, il volto sconvolto dalla paura e dal terrore. Avrebbe voluto piangere e urlare, ma non ne aveva il tempo, e di certo non avevano il tempo di mettersi a rispondere a degli indovinelli senza senso.

    Ti prego, ti prego sull'amore che ti legava ai tuoi fratelli. So che è l'ultima cosa che vorresti sentirti dire, ma non possiamo perdere tempo. Io... L'ho vista. È imprigionata, dobbiamo fare in fretta.

    Stava meditando su come superare prima i rovi e poi il cervo, quando avvertì distintamente il chakra di Alinamaru agitarsi, crescere nel tantien e concentrarsi ai suoi piedi. Poteva percepire il tremore che animava l'energia del ragazzo, sintomo che sotto quella apparente tranquillità, le parole dell'animale avevano sortito un certo effetto. La Hyuga inclinò il capo, domandandosi per la prima volta cosa il guardiano del bosco intendesse quando definiva l'uomo come estraneo ai Nara. Eppure era sicura che quel peculiare modo di concentrare il chakra negli arti inferiori appartenesse proprio alla famiglia della Foglia che aveva fatto del controllo delle ombre la propria peculiarità.

    Nara...

    Sussurrò, mentre il suo compagno esplodeva contro il cervo, rivendicando il suo retaggio. Murasaki spostò nuovamente lo sguardo sull'animale, sperando che le aspre parole di Alinamaru lo convincessero a lasciarli passare.

  6. .

    In Missione all'Abete


    IV

    Daishin, sei in ascolto?

    Non aveva ancora compreso interamente il funzionamento della tecnica che li legava all'amministratore sunese, ma sperava vivamente che l'albino fosse in ascolto. Avevano avuto l'apparente fortuna di incontrare un Hayate loquace, pronto a fornire risposte quantomeno interessanti a quel gruppo di sconosciuti. Murasaki lasciò la parola a Youkai e all'otese, preferendo cercare di informare il più dettagliatamente possibile il resto della delegazione accademica. Kiri, la Tregua, l'arma di Iwa. Erano tutte informazioni in loro possesso, ma che quantomeno si erano rivelate corrette.

    Cosa intendi per 'non si può morire', Hayate? Possiamo subire ferite, o sentire dolore? E semplicemente continuare a rimanere in vita nonostante i danni? O siamo del tutto immuni a qualsiasi attacco?

    Era una notizia straordinaria, nonché al contempo preoccupante. Qualsiasi cosa stesse agendo in quel luogo, fosse essa l'arma o un'altra forza sovrannaturale, lo stava facendo a livello molecolare, modificando i loro stessi corpi e il modo di reagire agli agenti esterni. Se riuscivano ad agire in questo modo, non potevano avere la certezza che anche i loro sensi e la loro percezione fossero conformi alla realtà.

    È decisamente qualcosa che dovremmo far sapere a tutti: a quanto pare sull'isola non si può morire. Non so di più al momento, purtroppo.

    Spostò lo sguardo sul chuunin di Oto, che pareva saperne parecchio di Hayate e dei loro affari. Murasaki ricordava vagamente di aver letto i rapporti della missione cui aveva partecipato anche Shin, loro compagno della Foglia. Era stata una missione complessa, del cui resoconto ricordava poco o nulla. Eppure le pareva di ricordare che non fosse finita benissimo per l'Accademia. Venne strappata ai suoi pensieri dal bisbigliare di Youkai, che aveva percepito l'apparente affabilità dell'Hayate.

    Stai sempre all'erta. Sono nostri alleati, per il momento, questo è vero. Ma si tratta sempre di Hayate, non è il caso di abbassare la guardia.

    Gli sussurrò appena mentre il loro ospite era impegnato in una fitta conversazione con Kato. Tra il chuunin e Youkai, i due avevano sommerso l'estraneo di domande, guadagnando forse abbastanza tempo per permettere al resto del gruppo di ricongiungersi e poterlo incontrare. Tuttavia, Murasaki non era certa che quello fosse il modo migliore di procedere. Se veramente la Tregua possedeva tra le sue fila persone in grado di percepire la loro presenza sull'isola, concentrare energie di un certo livello tutte assieme non avrebbe fatto altro che attirare attenzioni per loro indesiderate. Osservò Kato e la donna, e poi Youkai. Qual era il modo migliore di garantire la loro sopravvivenza, il loro anonimato? Forse era il caso di separarsi ulteriormente? Erano capitati su quell'isola in troppi, questo era oramai certo. Ora avrebbero dovuto riorganizzarsi.

    Qui la situazione è tranquilla, ma dobbiamo capire come agire da qui in poi. L'Hayate non sembra sapere molto di più di quanto ci ha già detto, probabilmente è di basso grado.

    Si fermò un attimo, guardando il viso dello sconosciuto. Quanto potevano fidarsi di quei fuorilegge?

    Oppure ci sta ingannando tutti, e sa più di quel che vuole dare a vedere.
  7. .

    生き霊


    IX

    Uno stridio, e poi il nulla.
    Così come era apparso di fronte ai suoi occhi, il mostro si dissolse definitivamente, lasciando come unica traccia di sé il denso fumo nero che aveva impregnato la stanza qualche minuto prima. Se fino a quel momento Murasaki era riuscita, tramite la forza della disperazione, ad ignorare l'odore acre di quella sostanza, non appena il mostro si fu dileguato i polmoni della ragazza cominciarono a contrarsi ritmicamente, mentre il fumo che le grattava la gola la costrinse a tossire a ripetizione, con il solo risultato però di farle ingurgitare ancora più aria. Il chakra aveva oramai abbandonato i suoi stanchi occhi, lasciandola quasi cieca in mezzo a quella coltre.
    A fatica si trascinò fino all'unica sorgente di luce, dove riuscì a intercettare la maniglia della finestra, aprendola e lasciando che quel veleno abbandonasse la stanza, permettendo finalmente all'aria fresca di entrare. Poco alla volta tutto divenne più chiaro, lasciando intravedere persino la sagoma di Youkai, che diede anche i primi segni di vita.

    YOUKAI!

    Con le ultime forze in corpo, la ragazza zoppicò fino al letto su cui, appena entrata, aveva visto il cadavere del ragazzo, con un colorito pallido come la morte stessa. Eppure ora era lì, di fronte a lei, mentre il sangue riprendeva a scorrere, macchiandogli il viso di un intenso color rosso. Nel vederlo lì, respirare e agitarsi per mettersi seduto, Murasaki si lasciò andare ad un sorriso stanco, accasciandosi a fianco del letto. Il pavimento era duro, e non faceva altro che peggiorare il dolore lancinante che attraversava ogni fibra del suo corpo. Eppure... Eppure non importava. Non in quel momento. Alzò il capo, appoggiando la spalla sana al materasso, e tenendo col la mano sinistra quella ferita.

    Mi hai fatta preoccupare così tanto, Youkai. Io ho temuto che...

    Ascoltò con un misto di apprensione e sorpresa il fiume di parole che uscì dalla bocca del ragazzo. Parlava di poteri, di poter abbandonare il suo corpo slegandovene lo spirito, di possessioni. Gli occhi della Hyuga si fecero pensierosi, mentre Youkai sembrava incastrarsi sempre di più in un discorso che, alla sua conclusione, lo vedeva colpevole di ciò che era accaduto quel giorno. Appoggiò la testa sul materasso, sempre incapace di trovare la forza per rialzarsi. Lasciò momentaneamente la spalla ferita, lasciandosi sfuggire un mugolio di dolore quando fu costretta a muovere il braccio destro. Poi, afferrò con quanta forza possibile la mano del ragazzino.

    Non è colpa tua. È stato solo un insieme di eventi sfortunati, non devi sentirtene in colpa, te ne prego.

    Si sforzò di sorridere, facendo leva sul braccio sinistro e issandosi a fatica sul letto. Per la prima volta ebbe il coraggio di abbassare lo sguardo sulla spalla destra, dove campeggiavano i segni del morso della bestia. I lembi di pelle più direttamente interessati avevano cominciato ad assumere un inquietante colorito nerastro, che sembrava volersi spargere in letali macchie viola.
    Deglutì, sollevando nuovamente lo sguardo su Youkai.

    C-cos'era quella cosa? Era... Terribile, e immune a qualsiasi attacco fisico.

    Demoni, spiriti, possessioni.
    Di certo assimilare tutte quelle informazioni si stava rivelando difficile per Murasaki, che nel frattempo cercava di combattere il suo stesso corpo, che tentava di trascinarla verso l'oblio. Era sicura di essere vicina al limite, mentre ai margini del suo campo visivo le ombre si facevano sempre più insistenti, privandola a mano a mano della vista. Che fosse il veleno, la stanchezza, oppure un effetto dell'utilizzo del byakugan, la Hyuga aveva deciso che non era quello il momento per indagare.
    Osservò le mani dell'amico contrarsi per la frustrazione, mentre un'aria colpevole gli si dipingeva in viso. Avrebbe voluto dirgli tante cose, di come il terrore l'avesse invasa nel comprendere che quella presenza era proprio la sua, di quanto la preoccupazione l'avesse attanagliata nel vedere il suo corpo esanime giacere freddo e immobile su quel letto, Di come, cosa più importante di tutte, la sua disperazione avesse funzionato da miccia per accendere finalmente il potere del byakugan, sopito da troppo tempo dentro di lei. Avrebbe voluto, ma non lo fece. Non voleva caricare ulteriormente una situazione già troppo emozionale per il ragazzo. Si limitò a voltarsi, sorridere, e avvolgere le braccia intorno alle sue spalle, avvicinandolo a sé. Non era solita abbracciare le persone, così abituata alla distanza solitamente adottata in casa Hyuga. Eppure sentiva che in quel preciso momento avrebbe avuto più significato di qualsiasi parola avesse potuto pensare.

    Va tutto bene, stiamo bene. È questo quello che conta.

    Lasciò andare il ragazzo, che si allontanò zoppicando, portando poi con sé il necessario per la medicazione. Sperava che potesse bastare, ma qualcosa le faceva credere che una visita in ospedale sarebbe stata necessaria. Per il momento, tuttavia, non era il caso di pensarci. Rise lievemente alle parole di Youkai, scombinandogli appena i capelli in un gesto materno, che le ricordò la madre.
    Già, sua madre.
    La sua famiglia. Un'improvvisa urgenza le riempì la testa, portando il pensiero a Villa Hyuga. Non poteva essere certa dell'incolumità del Clan, dopotutto aveva abbandonato il quartiere per gettarsi all'inseguimento del chakra di Youkai. Come se fosse rinvenuta tutto d'un colpo si alzò, cercando di combattere il tremolio che le agitava le gambe.

    Youkai, mi dispiace lasciarti così. Ma ora devo sincerarmi delle condizioni della mia famiglia. Ci vediamo presto. È una promessa.

    Sorrise, scomparendo nel corridoio e poi fuori dal portone di casa. In un attimo fu per le strade del villaggio, con la frizzante aria autunnale che le accarezzava il viso stanco. La prima attivazione del byakugan aveva lasciato i suoi segni, segnando la sottile pelle intorno agli occhi della giovane di striature rosso intenso, lì dove le vene si erano animate.
    Ma non importava. Non importava la fatica, non importava la sofferenza. In quell'istante, in quel luogo, c'era solo lei.
    Lei, e il suo nuovo modo di vedere il mondo.
  8. .

    Missione: Si vive insieme, si muore soli


    IV: Burn baby, burn



    Se vuoi anche dirgli dove stiamo di casa e a che ora andiamo di solito al cesso fai pure, eh.

    Alzò un sopracciglio, sussurrando appena queste parole tramite il filo di chakra che legava lei e Shin. Capiva quale fosse l'intenzione del ragazzino di Konoha, ma non sapeva se la via dell'onestà avrebbe funzionato con chiunque fosse il padrone di quei due animali. Quando le bestie sottolinearono la loro perplessità riguardo alla questione Hayate, Saru avrebbe volentieri tirato un pugno in testa a Shin, ma decise che mettersi a canzonarlo con un "Te l'avevo detto" non avrebbe migliorato la loro situazione, decidendo dunque di lasciar correre, almeno per il momento.
    Aveva avuto quel dannato lupo alle calcagna per tutto il tragitto. Lo sentiva ringhiare di tanto in tanto, incalzandola ad andare avanti verso chissà dove. La Rossa aveva passato il tempo a guardare in cagnesco un po' quel maledetto cane un po' troppo cresciuto, un po' il chuunin di Konoha. Nella sua testa, era del ragazzino la responsabilità di quanto gli stava accadendo, e di certo il suo spifferare la loro conoscenza degli Hayate non aveva migliorato la situazione. Anzi, li aveva lanciati direttamente, faccia avanti, in un mare di merda.
    Sbuffò, e il lupo ringhiò di rimando.

    Che situazione del cazzo.

    I due animali li condussero verso una torre, attraverso sentieri trasformati oramai in pantano dall'incessabile pioggia che aveva allietato le loro prime ore su quell'isola maledetta. Cercava di descrivere mentalmente ogni dettaglio a Daishin, sperando che quello fosse in ascolto.

    Ci stanno facendo spostare, probabilmente ci porteranno dal loro capo. Il mio amico di Konoha ama ascoltare il suono della sua voce, a quanto pare, e ha ben pensato di spifferare tutto riguardo la lettera di Hayate e il motivo per cui siamo su quest'isola dimenticata dal mondo. Passo e chiudo, capo.

    Arrivarono al cospetto di un bellimbusto biondo, con la faccia da cretino. Le luci delle lampade a olio gli conferivano un'aria quasi sacrale. Se non fosse stato per quella faccia da cretino, s'intende. Inutile dire che in quella situazione, forse, i più intelligenti erano proprio i due animali. Saru si voltò nuovamente, lanciando un'occhiataccia al dannato lupo alle sue spalle. Quanto avrebbe voluto spaccargli il muso.

    Il mio compagno qui è un po' troppo svelto a parlare. Non abbiamo chissà quale rapporto con Hayate, credo che sia passato un messaggio sbagliato. Siamo qui in pace, non abbiamo intenzione di pestare i piedi a nessuno.

    Tantomeno a un cretino come te.
    Ovviamente non lo disse, ma le ci volle tutta la sua buona volontà per tenere a freno quella linguaccia che si ritrovava. Stava ancora rimuginando sulla faccia da schiaffi di quel tipo, quando quello si lanciò a tutta carica su Shin, armato di una specie di forchetta gigante, tirata fuori da chissà dove.
    Stava per scattare istintivamente verso il compagno, quando percepì un movimento alle sue spalle, e subito il suo pensiero andò al lupo che le aveva ringhiato dietro la schiena per tutto il tempo. Si voltò rapidamente, scartando verso sinistra, appena in tempo per schivare la carica dell'animale, che le si piazzò davanti con le zanne in bella vista. La Rossa scattò dunque all'indietro, mettendo un paio di metri tra lei e le zanne di quella cosa. Compose rapidamente due sigilli, lasciando poi che il chakra in forma incandescente si spargesse dalla sua bocca, andando a circondarla nel raggio di tre metri.

    Brucia, bastardo!

    Sibilò, mordendo poi la leggera traccia di fumo che ancora fuoriusciva dalle sue labbra. La nube si sarebbe istantaneamente incendiata, bruciando tutto ciò che il fumo era riuscito a lambire. Saru aveva perso di vista Shin, ma sperò che quello avesse fatto in tempo a scansarsi. Se le due bestie e quel bellimbusto credevano che la Rossa si arrendesse senza combattere, avevano decisamente sbagliato le loro previsioni.

    Daishin, qui siamo nella merda. Io sono stata attaccata, Shin pure. Abbiamo necessariamente bisogno di rinforzi, siamo in svantaggio numerico.

    E la situazione non poteva che peggiorare, ne era certa. Mentre il fumo si disperdeva, si mise in posizione di difesa, acuendo i sensi, pronta a fronteggiare la prossima minaccia.
    Chiunque quell'uomo fosse, qualsiasi cosa volesse da loro, era oramai chiaro che se la sarebbe presa, con le cattive più che con le buone.


    Chakra: 18/30
    Vitalità: 10/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 325
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 275
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: Schivata
    2: Balzo all'indietro
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: Nuvola Esplosiva - Haisekishou (TA)
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Shuriken × 5
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Kunai × 5
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Accendino × 1
    • Tekken × 1
    • Chigiriki × 1
    • Guanto in Cuoio × 1
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 1
    • Katar × 1
    • Cartabomba I Distruttiva × 2
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Fumogeno × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1

    Note
    ///
  9. .

    I Mercanti del Sapere


    II

    Dopo l'iniziale sorpresa, Murasaki alzò gli occhi dalla sua mano intrecciata con quella di Raizen, riprendendo a guardare l'uomo in viso. Era ben conscia delle abitudini relazionali delle persone al di fuori del Clan, la sua era più che altro una mancanza di abitudine al contatto. Non era uso, tra gli Hyuga, che qualcuno avesse il permesso di toccarla senza che fosse lei a darne il permesso. Tutto questo, ovviamente, non lo disse all'Hokage, limitandosi a ricambiare delicatamente la stretta di mano e accomodandosi poi sulla sedia per lei preposta.

    Mi deve scusare, sono conscia delle nostre lacune.

    Abbassò lievemente il capo, preparandosi poi ad ascoltare quanto il capo del villaggio avesse da dire riguardo al loro prossimo incarico.

    [...]

    Comprendo. Dunque del ritorno dovremmo occuparci noi. La ringrazio per la sua cortesia.

    Lo stesso non si poteva dire del suo collega, decisamente. La Hyuga spostò lo sguardo prima su Youkai, e poi su Asami. Se dell'uno poteva dire di conoscere carattere e predisposizioni, di certo la rossa non sembrava altrettanto predisposta a condividere. Probabilmente mossa da timore o timidezza, si era rifugiata in un angolo, come a voler nascondere la sua presenza. Murasaki le si avvicinò, mentre i due uomini finivano di conversare con Youkai.

    Andrà tutto bene, Asami-san. Sono certa che si tratti di una semplice missione di ricognizione, saremo a casa prima ancora di accorgerci di essere partiti.

    Sorrise, rimanendo accanto alla compagna. Presto avrebbero affrontato una situazione sconosciuta assieme, e avrebbero dovuto comportarsi come un fronte unito. Per farlo, un minimo di fiducia era necessaria. Mentre i due uomini preparavano la sala, Murasaki avrebbe invitato i due a seguirla nel corridoio appena attiguo, incoraggiando la nuova aggiunta al piccolo duo formato da lei e Youkai a condividere con loro qualcosa riguardo sé.
    Quando furono richiamati all'interno della stanza, la ragazza osservò rapidamente i cambiamenti che erano stati apportati all'arredamento. Messi da parte i già pochi mobili, il pavimento risultava ora fittamente decorato da svariati sigilli, mezzo attraverso il quale sarebbero stati inviati in chissà quale luogo. Murasaki deglutì, spostando nervosamente lo sguardo su Masato.

    Come funziona? Cosa faranno questi sigilli al nostro corpo?

    Portò istintivamente una mano all'altezza degli occhi, sfiorando appena la tempia destra. Aveva lavorato e sofferto così tanto per ottenere quel potere, che il terrore di perderlo le risultava ora insostenibile. Con riluttanza fece il primo passo dentro al cerchio, trovandosi circondata da segni a lei incomprensibili. Il mondo cominciò a sparire intorno a loro, sgretolandosi molecola per molecola, e i due uomini parevano oramai figure di fumo più simili ad un sogno che alla realtà, quando un urlo lontano li raggiunse, gelando il sangue nelle vene della Hyuga.

    FERMI! FERMATE IL TELETRASPORTO!

    Urlò, mentre quasi per un riflesso automatico il chakra fluivaByakugan
    Kekkei Genkai di Konoha

    A Mantenimento

    La tecnica speciale prevede un consumo d'attivazione e un mantenimento. L'attivazione richiede un consumo Basso di chakra; il mantenimento richiede un consumo per ogni round in cui rimane attiva la tecnica speciale, escluso il primo.
    [L'attivazione richiede slot tecnica]

    Livello I (Genin Verde)
    La Percezione ha un bonus di 1.
    La Vista del Vero ha efficacia 10.
    Serie Interminabile ha bonus massimo pari a 2 tacche.
    Serie Interminabile ha bonus massimo pari a 1 slot azione.
    La Vista Telescopica raggiunge 100 metri di distanza.
    Mantenimento: ¼ Basso
    verso i suoi occhi bianchi, cercando di catturare anche solo un'immagine residua di quello che era successo a Konoha. Ma forse era troppo tardi. L'aria cambiò improvvisamente composizione, diventando umida e pesante, ricca di quel tipico odore che contraddistingue i luoghi chiusi da troppo tempo. Istintivamente si abbassò, per sentire il terreno sotto alle sue dita. Lo percepì freddo e vagamente liscio, il che suggeriva che si trovassero nei sotterranei di un qualche edificio. I loro sensi potevano ingannarli in quel momento, sospesi ancora tra le impressioni lasciate da due luoghi tra loro radicalmente diversi. Ogni sensazione, odore, poteva risultare falsato.

    Non muovetevi, limitatevi a respirare. È appena successo qualcosa, non sappiamo nemmeno se siamo nel posto giusto. Potrebbe essere una trappola, per quanto ne sappiamo. Lasciatemi controllare la situazione.

    Sussurrò appena, avvertendo la presenza dei due appena dietro le sue spalle. Un nemico, una trappola poteva circondarli in quel momento, a loro insaputa. Aprì gli occhi, lasciando che il potere in lei sopito scandagliasseVista Telescopica: L'utilizzatore può attivare la vista telescopica circolare, zoomando gli elementi interessati entro 350° ed attraversando corpi fisici o oscurità; la vista non può attraversare strutture di chakra. Richiede un round di concentrazione; funziona come la normale vista, deve concentrarsi sugli elementi per vederli. Può riconoscere l'impronta di chakra delle persone e il loro 'colore' del chakra, unico per ogni individuo. Spendendo 4 round è possibile osservare ad una distanza decuplicata (x10). la stanza. Restava da capire cosa il byakugan le avrebbe mostrato.




    Chakra: 29/30
    Vitalità: 12/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 275
    Velocità:  325
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: Attivazione Byakugan
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Shuriken × 5
    • Fukibari × 3
    • Kunai × 5
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1
    • Cartabomba I × 2
    • Bende Rinforzate × 2
    • Kit di Primo Soccorso × 1
    • Sonagli [x5] × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Wakizashi × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Accendino × 1
    • Fumogeno × 2

    Note
    ///
  10. .

    Gutta cavat lapidem


    I

    Guardava distrattamente la lettera che le era stata appena consegnata da uno dei bonzi.
    L'aveva già letta una volta, e seppure comprendesse il significato singolo di ogni parola, faticava a capire quale fosse lo scopo per cui l'amministrazione, tra tutti i pezzi di carne da mandare al macello che possedeva, aveva dovuto scegliere proprio lei. Inarcò un sopracciglio, prendendo una boccata d'aria dalla lunga pipa con aria pensierosa.

    Dimmi, cosa pensi che possano volere da me? Illuminami.

    Lanciò la lettera ai suoi piedi, lasciando che l'uomo di fronte a lei la raccogliesse e che si inginocchiasse, leggendola rapidamente. Vide la sua espressione cambiare, da un'iniziale concentrazione al successivo stupore, per finire con uno sguardo perplesso che rivolse direttamente a Izanami.

    Credo, se mi è permesso, che il Villaggio abbia richiesto la sua presenza per una missione. Come ci aveva richiesto, abbiamo inoltrato la sua richiesta di adesione all'accademia, in modo da permetterle di allenare il suo nuovo corpo, e di acquisire più forza.

    La Dea annuì pensierosa, appoggiando la pipa e incrociando le mani in grembo.
    Certamente, era stata lei stessa a dare quell'ordine alcuni giorni prima. Alzò una mano, aprendola e chiudendola ritmicamente di fronte a sé. Era debole, e poteva percepirlo in ogni fibra del suo essere. I muscoli non rispondevano ai lenti stimoli cerebrali, perfino le sue ossa parevano stridere ad ogni movimento. Di certo l'incarnazione era un processo complesso, un rituale antico che era stato perfezionato nel tempo dalla Setta. Ma non era perfetto, e una delle sue maggiori controindicazioni risiedeva nel lungo periodo di infermità a cui costringeva il nuovo ospite.
    Tuttavia, Izanami era ben conscia di non avere tempo da perdere. Aveva delle ricerche da portare avanti, degli obbiettivi da raggiungere. Era stata dormiente per troppo tempo, era giunto il momento per l'incarnazione della Morte stessa di camminare nuovamente sulla Terra. E con essa, sarebbe arrivato presto il suo esercito.
    Se per raggiungere tutto ciò che desiderava avrebbe dovuto servire prima Oto, che così fosse.

    [...]

    Ascoltò il discorso dell'uomo in religioso silenzio, limitandosi a prendere le misure della stanza e a osservare la compagna di team che le era stata assegnata. Non che le interessasse particolarmente conoscere qualcosa a proposito, ma l'abitudine a studiare e sezionare cadaveri l'aveva dotata di uno spiccato occhio clinico, nonché di un certo intuito nello stimare le capacità altrui. Quando Iroshi riprese a parlare, illustrando alle due i contenuti della mostra, la Dea non poté fare a meno di considerare che per sezionare il suo, di cadavere, le sarebbero occorsi almeno due dei tavoli su cui era solita operare.
    Quando l'uomo citò la presenza di un antico monile, Izanami inarcò appena un sopracciglio, prestando finalmente orecchio a quello che il mercante d'arte stava effettivamente dicendo. Entrarono nella stanza segreta, e furono subito inondati da un bagliore sorprendente, che si rifrangeva sulle pareti bianche. Effettivamente, il vetro pareva infrangibile. Ma se l'uomo era stato sincero e il monile valeva davvero così tanto, non sarebbe stata una semplice teca a mantenere fuori dei ladri ben motivati.
    Quando finalmente l'uomo si fu allontanato e le due Otesi rimasero sole, l'altra ebbe la poco brillante idea di rivolgersi direttamente a Izanami, cosa che la donna apprezzava poco.

    Non mi pare di averti chiesto la tua opinione sulla faccenda. Non sono qui per collaborare, il mio unico obbiettivo è portare a termine la missione, e mettere alla prova le mie nuove capacità. In futuro evita di comunicarmi i tuoi stati d'animo.

    Disse, voltandosi poi verso la teca. Ne aveva già abbastanza degli esseri umani, di questo era certa.
  11. .

    生き霊


    VIII

    Non seppe nemmeno quando aveva cominciato a urlare. Sentì solo le zanne della bestia trafiggerle la morbida carne del collo, rilasciando al contempo un freddo liquido che le fece bruciare i muscoli dall'interno. Quando riuscì a togliersi la cosa di dosso era troppo tardi, e già non sentiva più alcuna sensazione nel braccio destro. Provò a muoverlo, ottenendo però scarsi risultati. Era stata ingenua, aveva pensato che le sue abilità bastassero a bloccare in un sol colpo l'offensiva dell'avversario. Aveva pagato cara questa sua leggerezza. Tenendosi la spalla con la mano sinistra continuò a tenere d'occhio i movimenti della bestia, almeno fino a che la stanza non si riempì inaspettatamente di un denso fumo grigiastro, che rendeva difficile respirare, e ancor più complesso riuscire a vedere qualcosa. Certo, non per un portatore del byakugan. Continuò a tenere gli occhi sul suo avversario, mentre essa si contorceva per i fumi che era costretta ad inalare. Quando vide che aveva intenzione di usare nuovamente la lingua come frusta per costringerla a terra, la Hyuga saltò in aria velocemente, spostandosi contestualmente di un metro a destra. Doveva essere pronta a reagire con il braccio sinistro, vista l'impossibilità di muovere il suo arto dominante. In quel secondo di calma cercò con gli occhi la presenza del chakra di Youkai, ma sembrava che esso si fosse quasi dissolto, insieme al corpo del giovane. Non ebbe molto tempo di pensarvi, tuttavia, perché il bōzu ripartì all'attacco, caricandola quasi alla cieca all'altezza del bacino. Fu in quel momento, schiacciata tra il mostro e la parete di quella stanzetta, che il suo chakra si mosse quasi automaticamente, come in un processo per lei totalmente naturale. Concentrandolo negli tsubo del bacino, appena la bestia fu abbastanza vicina da risentirne l'effetto, Murasaki rilasciò un'ingente quantità di chakra in direzione dell'essere, deviandoVelo di Chakra
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)

    L'utilizzatore può bloccare un attacco fisico diretto, espellendo dai propri punti di fuga di una zona del chakra che diviene tangibile deviando la traiettoria e rallentando il colpo. Riutilizzare questa tecnica rende Affaticato l'utilizzatore.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: Medio)
    [Richiede Byakugan I]
    [Da genin in su]
    il suo attacco e scartando nuovamente a destra per evitare che, nella sua furia, la trascinasse con sé contro quella parete. Ora era il suo turno, e non aveva intenzione di lasciare alla bestia alcuna apertura. Non questa volta.

    A noi due.

    Si lanciò in velocità per coprire quei pochi metri che li separavano diagonalmente, spiccando un salto e appoggiando la mano sinistra sulla schiena del bōzu, rilasciando il micidiale chakra Hyuga. Avrebbe dunque compiuto una mezza capriola, aggirando il mostro e atterrando appena dietro la sua schiena. Lì, si sarebbe esibita in una serie concatenata di tre colpi portati con il braccio sinistro, mirando ai punti vitali della schiena dell'essere: prima un colpo ai reni, seguito da una leggera pressione a livello dei polmoni. Per ultimo avrebbe lasciato il centro della schiena, cui corrispondeva la posizione centrale del tantien. Colpi diretti, irrorati di chakra, che avrebbero mirato a colpire le strutture interne del mostro. Doveva liberarsene, e doveva farlo in fretta. Youkai era scomparso di nuovo, e stavolta, forse, per sempre.


  12. .

    Il Portale per l'Aldilà


    III

    Youkai! Hai mai incontrato queste presenze?

    Si voltò verso il ragazzo, mentre un brivido di terrore misto ad adrenalina percorse la sua colonna vertebrale. Le tre figure che erano comparse nella radura non appartenevano certamente al loro mondo, e per quanto il Kiriano le risultasse sospetto, sapeva bene che in fatto di soprannaturale era Youkai a dover essere chiamato in causa. Si voltò nuovamente, senza attendere la risposta dell'ex-albino, e focalizzando lo sguardo atterrito sulle tre masse. Non sembravano aver forma umana, ma di certo non erano nemmeno animali. Murasaki deglutì appena quando le vide attraversare indisturbati degli alberi, quasi che essi fossero intangibili. Nella sua breve vita da shinobi aveva avuto necessità di ricredersi su molti di quelli che considerava come punti fermi nella sua vita: eppure non avrebbe mai immaginato di dover rivedere il suo concetto di morte, e del rapporto che essa avesse con il mondo dei vivi.

    Dobbiamo capire cosa sta accadendo, prima che la situazione possa sopraffarci.

    Disse, guardando rapidamente il ragazzo delle tartarughe. Non aveva cambiato idea su di lui, né aveva la presunzione di potersene fidare, ma quando i morti tornavano a camminare sulla terra, era davvero il momento di rifiutare l'alleanza di un vivo? Poi, un'altra presenza si manifestò. Il suo corpo pareva essere costituito del buio stesso, di un nero così profondo da inghiottire i colori che lo circondavano. Il particolare più agghiacciante era nel viso, animato esclusivamente da due fessure per gli occhi e un taglio, che doveva essere la bocca. Da lì fuoriuscì una risata spettrale, che fece stridere le ossa della ragazza e che la riempì di un terrore ancestrale, quasi come se il suo istinto avesse già incontrato quell'essere, e ne fosse da allora talmente terrorizzato da obbligarla a fuggire in sua presenza. Eppure non lo fece, piantando i piedi a terra e obbligandosi a rimanere lì, di fronte a Youkai e faccia a faccia con quella che, per quanto lei ne sapesse, poteva essere l'incarnazione stessa della morte.

    Oto? Noi non abbiamo alcuna affiliazione con Oto. Chi sta arrivando?

    Fu in quel momento, quando la figura scomparve e consecutivamente apparvero due felini dall'aria vagamente aggressiva, che Murasaki si accorse di quanto poco avesse chiaro dell'intera faccenda. Amava pensare di essere una persona assennata, che non si lanciava in imprese senza senso o poco pianificate. Amava la certezza che l'avere un piano ben congegnato le dava. Eppure, si era imbarcata in quella missione senza pensarci due volte. Senza un capogruppo, senza un superiore di riferimento. Erano lì, due genin inesperti e uno sconosciuto di Kiri, a fronteggiare chissà quale forza soprannaturale. E la certezza era una sola: non erano pronti. Si voltò verso Youkai, mentre i due leoni si presentavano al gruppo disparato. Lo vide, e vide una persona che voleva proteggere. Per molto tempo si era chiesta quale fosse la motivazione che l'aveva spinta a prendere le armi e mettersi al servizio della Foglia. Per l'onore e la gloria del Clan? Per soddisfazione personale? Forse, o forse no. Prima di tutto, e questo l'aveva capito pensando a ciò che non avrebbe sopportato perdere, voleva proteggere le persone a lei vicine. Sarebbe sopravvissuta senza onore, senza gloria. Sarebbe sopravvissuta se il suo nome fosse stato dimenticato dalle generazioni future. Ma non avrebbe potuto continuare a vivere se avesse perso i suoi affetti.

    Possiamo farcela. In qualche modo, ne usciremo vivi.

    Sussurrò al ragazzo, prima di girarsi verso i nuovi arrivati. Poteva sentire il terrore bloccarle le gambe, mentre l'acido lattico le rendeva difficoltoso anche solo muovere un passo. Eppure, un passo dopo l'altro, arrivò al cospetto delle due fiere bestie. Ad un secondo sguardo, la Hyuga si rese conto che in quei volti ferali risiedeva una certa familiarità, come se le forme del muso e degli occhi dei due esseri le fossero conosciuti, e quasi amici.

    Il mio nome è Murasaki, del Clan Hyuga di Konoha. Siamo in questi territori per investigare quanto successo al mio compagno. Non abbiamo nessun collegamento con gli spiriti comparsi in precedenza, questo lo testimonio senza alcun dubbio nel mio cuore.

    Appoggiò la mano destra al petto, dove potè avvertire chiaramente i battiti irregolari del suo cuore. Shishi. Era a conoscenza della natura di quegli esseri. Presenti di fronte a buona parte dei templi della regione, li aveva visti regolarmente anche a villa Hyuga. Scolpiti nella pietra, riservavano un sobrio monito a chiunque osasse disturbare gli astanti in preghiera. Erano guardiani, protettori. Proprio come lei, o come sarebbe voluta essere.

    Siamo alla ricerca di risposte. Il mio compagno appartiene al regno dei vivi, per quanto possa essere difficile da credere. Necessitiamo di una guida, se vorrete concederci il vostro favore.

    Deglutì, osservando le fauci ben spalancate di una delle due bestie. Erano protettori, ma di cosa? E se, in quell'occasione, fossero stati proprio loro tre la minaccia che essi dovevano scacciare?

    Altrimenti, proseguiremo da soli. In un modo o nell'altro.

  13. .

    Il Profumo dei Ryō


    IX



    Non ti preoccupare, Judai. Qui ce ne occupiamo noi. Tu resta con Yoko, ha più bisogno di aiuto con noi al momento.

    Sospirò, chiudendo la comunicazione. Da un certo punto di vista era sollevata che lo Hyuga potesse rimanere lì, lontano da qualunque cosa li aspettasse da quel momento in poi. Concentrò l'attenzione sul filo di chakra che la teneva costantemente in comunicazione con Youshi, sussurrando appena al suo orecchio.

    Pare che dovremo fare a meno di Judai. Yoko non riesce a gestire la situazione da solo, è bene che qualcuno resti ad assisterlo, e ritengo che fra noi tre l'opzione migliore sia proprio lui. Tu prosegui, io ti raggiungo il prima possibile.

    Avrebbe annuito appena a sé stessa, sperando che il Kiriano fosse d'accordo sul lasciare lo Hyuga indietro. Non che comunque potessero far molto in proposito. Lanciò un'ultima occhiata di sfuggita ai due cadaveri, mentre un brivido le percorreva veloce la schiena, andando a focalizzarsi alla base della nuca. Distolse lo sguardo, e partì all'inseguimento.
    Lungo la strada Youshi le aveva lasciato delle piccole tracce disseminate qua e là sulle cortecce quasi marce dei bassi alberi paludosi, per cui non fu particolarmente difficile per la Hyuga individuare il percorso del ragazzo della Nebbia. Intorno a loro la palude si faceva più estesa, e pareva che, ovunque i due fuggitivi fossero diretti, il luogo si trovasse parecchio protetto dalle interferenze del mondo esterno. La giovane attraversò acquitrini e radure, facendosi strada a fatica tra il fango e i rovi.

    Chissà cosa troveremo, una volta giunti a destinazione. Di certo l'uomo in rosso non si farà scrupoli ad eliminarci, in caso venissimo scoperti. O peggio, vista la facilità con cui si è disfatto dei suoi due sottoposti. E poi, questi miei occhi, in caso venissi catturata io...

    Scosse la testa, aumentando il passo e cercando di lasciare dietro di sé quei pensieri. Sapeva che la kekkei genkai del Clan era considerata da tempo immemore un tesoro gelosamente custodito a Konoha, e che un rapimento o uccisione in terre straniere di uno Hyuga significava sempre un notevole dispiegamento di forze per evitare che i segreti del Byakugan cadessero in mani sbagliate. Non poteva, non doveva, non voleva finire in una situazione del genere.

    Ci sono quasi, comunicami la tua posizione.

    Avrebbe raggiunto Youshi in pochi minuti, accovacciandosi vicino al ragazzo, non appena l'avesse trovato. Lo spettacolo che si parò di fronte ai bianchi occhi della Hyuga era di certo singolare. Una grande casa si stagliava sullo sfondo, e sarebbe parsa decisamente disabitata, se non fosse stato per l'inquietante presenza di un ammasso di cadaveri proprio all'ingresso. La ragazza spostò lo sguardo inorridito sul Kiriano, indicando appena la massa informe.

    Qualcosa di terribile è successo in questi luoghi, Youshi. Noi dobbiamo fermarli, a qualunque costo. Abbiamo già troppe vite sulla nostra coscienza. Dimmi, da quanto tempo sono entrati?

    Una volta sentita la risposta avrebbe annuito, continuando a mantenere lo sguardo fisso su quei cadaveri. Erano come un magnete per il suo sguardo, così come lo erano stati i due scagnozzi di prima. Chissà cosa pensava il suo compagno della situazione.

    Comprendo. Grazie, Youshi. Direi di lasciare che escano, non penso che entrare mentre loro sono ancora in casa ci darebbe qualche vantaggio, anzi. Dobbiamo intercettarli nel momento in cui si sentono più sicuri. E in quel momento dovremo colpirli. Io posso pensare a paralizzarli, andrò ad elettrificare il terreno sotto i loro piedi. Non riusciranno a muoversi per un po'. Tu in quel momento dovrai immobilizzarli. Poi penseremo a ricavare più informazioni possibile. L'unica complicazione di questo piano: devo trovarmi il più vicino possibile alle mie prede. Potrebbe essere rischioso, ho bisogno che mi copri le spalle in caso qualcosa vada storto. Bene, io vado.

    Si mosse velocemente verso il cumulo di cadaveri, posizionandosi poi dietro ad essi, in modo che si trovassero fra lei e l'ingresso della casa. Avrebbe dunque atteso pazientemente il palesarsi dei due uomini, che non tardò particolarmente. Chiuse un secondo gli occhi quando sentì la porta aprirsi, preparando una notevole quantità di chakra nelle gambe. Poi, dopo aver riservato un veloce cenno a Youshi, si lanciò all'attacco. Si mosse rapidamente, balzando fuori dal cumulo e posizionandosi a 9 metri dai due nuovi arrivati. Ebbe a malapena il tempo di guardarli mentre concentrava il chakra elettrico verso il terreno, lasciandolo poi fluire liberamente attraverso ghiaia, erba e radici, diretto all'area in cui si trovavano i due malviventi.

    Ora tocca a te, Youshi.


    Chakra: 23.75/30
    Vitalità: 12/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 275
    Velocità:  325
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: Omicidio elettromagnetico [TA]
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Tonico Coagulante Inferiore × 1
    • Shuriken × 5
    • Fukibari × 3
    • Kunai × 5
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1
    • Cartabomba I × 2
    • Bende Rinforzate × 2
    • Kit di Primo Soccorso × 1
    • Sonagli [x5] × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Wakizashi × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Accendino × 1
    • Fumogeno × 2

    Note
    ///
  14. .

    Yellow Flicker Beat


    I



    Erano tempi di magra a Konoha.
    E su questo non vi era alcun dubbio, anche Kunihiro ne era di certo a conoscenza. I ninja in attività si contavano oramai sulla punta delle dita, lasciando che la Foglia diventasse sempre più debole ai propri occhi, ma specialmente a quelli del nemico.
    Proprio per questa ragione, Tokiko era stata incaricata di cercare tra le fila, nemiche e non, dei validi shinobi che risultassero compatibili con i profili che Konoha al momento stava cercando. Origliando di qua e di là, la kunoichi aveva captato il nome di Tomoko, una giovane ninja senza affiliazione, che a quanto pare aveva espresso la volontà di unirsi ad un villaggio, stanca dei pericoli a cui la vita da nukenin la sottoponeva. Tuttavia, queste erano soltanto voci, e la faccenda avrebbe anche potuto rilevarsi null'altro che un buco nell'acqua, o, peggio, persino una trappola! L'amministrazione aveva dunque deciso di inviare Kunihiro a supporto della studentessa, così da non incorrere in troppi guai in caso la situazione fosse precipitata.
    Lo shinobi avrebbe ricevuto la classica lettera di convocazione dall'Accademia, che lo avrebbe invitato a presentarsi all'ingresso di Konoha la mattina successiva, munito del suo miglior mantello anti-sabbia. Ovviamente, la direzione era Suna! Una volta giunto ai cancelli della Foglia, il ragazzo avrebbe trovato una donna dall'aria attempata, con i capelli rosso fuoco (che fossero tinti?) a incorniciare un viso sgraziato e due occhi gialli che lo fissavano con aria nervosa.

    Tu devi essere Kunihiro. O almeno così dice la convocazione. Allora, spero che ti abbiano già spiegato il contenuto della missione. Andata e ritorno in giornata, non abbiamo tempo da perdere in strambe azioni che non c'entrino con l'obbiettivo. Ti prego di non lasciarti andare a comportamenti che possano farci arrivare in ritardo. La puntualità è tutto in una situazione del genere.

    Di certo era una tipa simpatica. E com'era possibile che, oramai passati i cinquanta, fosse ancora una studentessa? Tutto questo ovviamente non l'avrebbe condiviso con Kunihiro, limitandosi a fissarlo con i suoi occhi gialli.

    Bene, se non hai domande possiamo partire.

    La strada per Suna era la solita, ampia e facilmente percorribile. Potevano scegliere quella, con il rischio magari di farsi intercettare qualora qualcuno fosse già in loro attesa. Se invece Kunihiro avesse preferito, avrebbero potuto scegliere una strada secondaria, che si snodava tra boschi e paludi, finendo per giungere a precipizio nel deserto Sunese. La scelta ricadeva sul chuunin, in quanto membro di grado più alto di quel piccolo team.

    Allora, che strada vuoi prendere?
  15. .

    Lupus in Fabula


    I



    Quanto tempo era passato da quando aveva abitato quel corpo? Ore, giorni? O forse anni. Izanami non lo sapeva, e d'altronde percepire lo scorrere del tempo non era mai stato il suo forte. Era lei che piegava il tempo, non viceversa.
    Aprì gli occhi, muovendo lentamente ogni singolo muscolo per prenderne nuovamente possesso. Avvertiva chiaramente come quelle carni tentassero di rigettare il suo spirito, eppure non vi era più nulla che potesse separarla da quella forma umana. Il rituale era ormai completo, ed era tempo per la Dea della Morte di camminare nuovamente sulla Terra.

    Sacerdotessa, i nostri messi segnalano agitazioni nei pressi del villaggio. Pare che si sia verificata anche un'esplosione.

    La donna mosse il capo con un gesto meccanico, mentre le fibre muscolari del collo si stiravano dolorosamente. Al suo cospetto si trovava uno dei membri più giovani della setta, giunto al tempio poco dopo la sua reincarnazione. Il giovane aveva ancora molto da imparare, e ancora tremava e abbassava lo sguardo al cospetto di Izanami.

    Comprendo. Stai tremando, cosa temi, ragazzino? La mia ira? Oppure l'uomo che ha compiuto ciò che mi hai appena descritto? O, ancora, i tuoi superiori?

    Si alzò lentamente, facendo leva su un ginocchio e lasciando che i lunghi capelli corvini e la veste le ricadessero pigramente sul corpo minuto. Compì lentamente i pochi passi che la separavano dal ragazzo, che ora aveva preso a fissarla con aria inebetita, come se il pensiero che la Dea potesse muoversi lo riempisse di un terrore sacro, quasi reverenziale.

    Esiste solo un timore, una sola paura. Tutte le nostre fobie riconducono ad essa, e in essa hanno origine e fine. Dal giorno in cui i nostri polmoni assaggiano per la prima volta l'aria, facendoci urlare di disperazione, al giorno in cui con l'ultimo soffio vitale la nostra esistenza cessa, è essa a spronarci e tormentarci. È grazie ad essa che la nostra vita assume colore. Dimmi, hai capito di cosa sto parlando?

    Inclinò il capo, appoggiando una mano gelida sulla guancia del ragazzo. Era poco più alto di lei, e aveva forse tredici anni. Probabilmente era stato abbandonato al tempio da una famiglia indigente, ultimo scarto di una società che l'aveva rifiutato. Sotto la sua larga veste color pece, Izanami potè intuire il profilo del costato. Un ragazzo debole, di certo. Ma ciò non ne comprometteva l'utilità.

    Come immaginavo. Alla tua età è comprensibile non avere risposte a queste domande. Tuttavia, in questo tempio questo tipo di ignoranza non è permessa. Era un quesito semplice, bambino mio. Cosa può essere alla base della vita, se non la morte stessa? Così come la morte regge la vita, io reggo questo tempio. Servendo me, tu servi la morte. In un modo o nell'altro, il tuo sarà un sacrificio a me gradito. Questo te lo posso garantire.

    Sorrise, continuando a tenere stretto il viso del giovane, che era oramai in preda ad un terrore tangibile. Il suo viso aveva perso colore, diventando candido come la neve: bianco quasi come quello di Izanami stessa. Fu in quel momento che la donna, con un movimento fulmineo, estrasse un ventaglio fiorato. Con un unico fluido gesto lo aprì, tagliando la tenera carne della gola del ragazzo. Un fiume di sangue si riversò dalla ferita, tra i rantoli del malcapitato. La donna lo avvicinò a sé lasciando che il sangue le scorresse copioso sul petto e sulle vesti, macchiandone l'innaturale candore. Quasi fosse un agnello sacrificale, il ragazzo morì accasciato su Izanami, regalando ad essa il suo sangue, la sua energia vitale. Immediatamente, due membri anziani del Tempio comparvero alle spalle della Dea incarnata, accorrendo a recuperare quello che presto sarebbe stato un cadavere.

    Ripulitelo, e portatelo nei miei appartamenti. Ciò che non è stato in vita, potrà diventarlo da morto. Ognuno ha la propria utilità.

    Disse, distogliendo lo sguardo dal trio e prendendo a fissare le proprie mani insanguinate. Il contrasto tra il bianco della sua pelle e il rosso intenso del sangue risultava quasi inebriante. Inspirò a fondo, mentre l'odore ferroso impregnava i muri in legno. Poi, si rivolse nuovamente ai due bonzi.

    Ah, portatemi delle vesti pulite. Pare che ad Oto stia succedendo qualcosa di interessante. Ho intenzione di verificare in prima persona.

    [...]

    Arrivò sul luogo che tutto era finito. O almeno questa fu la sensazione che ebbe. La zona da cui era provenuta l'esplosione risultava quasi deserta, tranne che per una figura. Statuaria, immobile. Come se si trovasse in quel luogo da migliaia di anni, e per altrettanti fosse destinata a rimanervi.
    Izanami estrasse la pipa, inspirando l'aria acre che essa filtrava. Di fronte a lei, lo sapeva perfettamente, si issava il Demone di Oto, dominatore del sangue e bestia che con il solo nome procurava terrore nelle genti. Questo, di certo, li accomunava. Era conscia che lui si sarebbe accorto presto della sua presenza, se già non l'aveva fatto. Non si premurò dunque di nascondersi, lasciando che i geta che indossava stridessero a contatto con la ghiaia. In poco tempo fu a fianco dell'uomo, la cui stazza sovrastava decisamente la sua. Anche Izanami prese ad osservare il cielo sopra di loro.

    Sei arrivato lontano, Diogenes Mikawa. Tutto questo è encomiabile, per un essere umano.

    Inspirò un'altra volta attraverso la lunga pipa, lasciando che il fumo grigiastro si disperdesse nell'aria sopra le loro teste. Poi voltò il capo, spostando lo sguardo sul viso dell'uomo che le stava accanto. Era conscia della disparità di forza che incorreva fra i due, vista la debolezza a cui era stata relegata da quel nuovo corpo. Eppure, non provava timore, non in presenza di un uomo che più di altri si era dimostrato un degno servitore di ciò che lei stessa rappresentava. Diogenes, Demone di Oto, Dominatore del Sangue, Seguace della Dea Morte. Cosa avrebbe visto in lei quell'uomo che, più fra tutti, si avvicinava ad una divinità?

    Eppure continui a guardare il cielo, a guardare avanti. Cosa vedi nel futuro, Diogenes? Potere, fama?

    Si lasciò andare ad una risata appena soffocata, tornando a fissare il cielo sopra di sé. Poteva il Mikawa vedere quello che lei stessa aveva percepito?

    Un potere terribile, malvagio e formidabile oltre ogni comprensione incombe su tutti noi. Presto verrà il buio. E verrà la notte che non ha fine. A meno che i tuoi uomini non trovino il coraggio di combatterlo. Uomini i cui cuori sono fatti di morte. Sei pronto a guidarli, Mikawa?
186 replies since 6/4/2018
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